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Di Fabrizio (del 24/06/2007 @ 10:12:36, in casa, visitato 2232 volte)

Da British_Roma

Ustiben report

By Grattan Puxon

Minacciati dalla distruzione delle loro case, i residenti di Dale Farm, la più grande comunità di Nomadi e Viaggianti della Bretagna, intende inviare settimana prossima un'ingiunzione al consiglio di Basildon per prevenire l'autorità locale dall'intraprendere uno sgombero con la forza.

Gli avvocati dei residenti dicono che è stata preparata una domanda di rassegna giudiziaria che sarà immediatamente presentata dopo il consiglio di giovedì 28 giugno, che dovrebbe dare il via libera al piano di distruggere con le ruspe undici proprietà a Dale Farm, vicino Crays Hill, Essex.

L'ingiunzione estenderà l'attuale protezione di 40 proprietà alle undici minacciate di distruzione entro il 6 luglio.

Nel frattempo, il portavoce dei residenti Richard Sheridan dice che questa settimana la comunità ha ricevuto nuove offerte di aiuto dai gruppi che promuovono i diritti di Nomadi e Viaggianti. Si impegnano assieme nella Campagna per Salvare Dale Farm.

"Siamo tutti preoccupati per quanto può succedere alle nostre dimore, e loro hanno risposto alla nostra richiesta di aiuto," dice Sheridan. "La nostra fiducia nel risultato finale è stata ristabilita."

I gruppi includono l'European Roma and Travellers' Forum, il Traveller Law Reform Project ed il IrishTravellers' Movement. Il Rev.Joe Browne, cappellano dei Viaggianti Cattolici, ha recentemente visitato Dale Farm impegnandosi di persona.

Padre Browne ha detto di sperare che l'esperienza vittoriosa di Smithy Fen, una simile enclave Viaggiante a Cottonham, Cambridegeshire, possa essere ripetuta nell'Essex.

"Il nostro approccio è costruire ponti, non muri," ha detto ai residenti. "Devono essere una priorità gli incontri con Crays Hill."

Kathleen McCarthy, reggente alla Scuola Primaria di Crays Hill, afferma che bisogna tentare con ogni mezzo di migliorare le relazioni tra i Viaggianti e gli altri residenti. Ha detto di aver sperato nell'aiuto del parlamentare locale John Baron  in questo processo.

Nel frattempo la Dale Farm Housing Association si incontrerà lunedì a Wickford per considerare la risposta al rifiuto del consiglio di Basildon nello sviluppo di un'area sosta a Pitsea.

L'associazione intende fissare un appello e sottoporre il caso ad inchiesta pubblica. Dato che il progetto di prevedere una possibile alternativa a Dale Farm presso Terminus Drive è stato inizialmente appoggiato dal Vice Primo Ministro John Prescott, l'associazione ritiene di poter vincere l'appello.

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Di Fabrizio (del 23/06/2007 @ 10:24:55, in Europa, visitato 1915 volte)

Attivisti della Lega per i Diritti Umani lamentano un altro attacco a sfondo razziale. Secondo le informazioni fornite dal direttore della Lega, C. Igboanusi, cinque individui incappucciati e mascherati vestiti di nero si sono introdotti nella casa di una famiglia rom, i Sarközys di Záhorská Ves. I cinque erano armati di mazze di legno e di ferro e hanno gridato "Siamo della polizia, svegliatevi!". Gli assalitori hanno malmenato l'intera famiglia e distrutto la mobilia. Una delle donne picchiate testimonia: "Piangevo che c'era un bambino piccolo, che dovevano lasciarci in pace, ma continuavano a picchiarci lo stesso. Mi hanno dato bastonate in testa e tutto il mio torace è blu per le botte. Mio marito che è disabile - ha una pensione di disabilità - è finito in ospedale per contusioni ed una frattura al polso. Mi hanno detto che il mio bambino ha subito uno shock psicologico." La famiglia era già stata attaccata da persone mascherate nel 2003. Igboanusi nota che l'investigazione su quel fatto è ancora incompleta. "Dato  che gli attacchi razzisti a questa famiglia continuano senza che lo stato intervenga, saremo costretti a ricorrere al Parlamento Europeo appena possibile, chiedendo che si occupi della situazione della famiglia." Un portavoce della polizia di Bratislava dice che scoperti chi fossero gli assalitori, l'azione legale partirebbe immediatamente.

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Di Fabrizio (del 22/06/2007 @ 11:59:57, in Italia, visitato 2855 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale


Davanti all’esodo forzato di una comunità di circa 200 rom (tra l’altro cittadini dell’Unione Europea), cacciata dal comune di Legnano dopo 3 anni di stanzialità e ben 9 sgomberi (evidentemente inefficaci!), anche il Comune di Busto ha scelto di lavarsene le mani. Una delibera del 1994 che vieta ai nomadi di accamparsi sul territorio comunale e l’assenza di spazi adeguatamente attrezzati sono le insormontabili ragioni che impediscono alla amministrazione cittadina di farsi carico del problema.
Conosciamo le ragioni della “linea dura” delle forze politiche che governano la nostra città, e purtroppo negli scorsi giorni abbiamo anche potuto verificare che anche una parte della sinistra (i fatti del consiglio comunale di Milano ce ne danno prova) faccia fatica a non cedere al richiamo di parole d’ordine che si crede possano portare voti: la sicurezza, gli sgomberi immediati, il controllo, le quote.
Purtroppo restano ancora troppo isolati i casi in cui si tenta di andare oltre, di ragionare in termini di “patto sociale”, di integrazione come momento sui cui investire con risorse e relazioni da spendere per costruire comunità che sappiano convivere e crescere, con vantaggi per tutti.
Abbiamo incontrato alcune famiglie rom che sono rimaste in zona: non abbiamo visto minacciosi ladri o parassiti che vogliono campare alle spalle degli onesti lavoratori o rubando nelle nostre case, ma abbiamo visto bambini piccolissimi, madri spaventate, padri angosciati per la sorte delle loro famiglie. Sono poveri, non hanno nulla, e davanti alla domanda “Che cosa vi serve?” allargano le braccia sorridendo: “Non abbiamo niente”. Non abbiamo trovato nè imponenti roulotte nè macchine lussuose, ma solo la povertà dignitosa di chi può tenere tutti i suoi averi in qualche sacchetto di plastica.
Facciamo appello a quanti a Busto Arsizio continuano a credere nella solidarietà, nell’eguaglianza, nell’integrazione.
Vi chiediamo di contribuire, come singoli ed associazioni, con cibo e vestiti (per tutte le età). È l’unica cosa che purtroppo, di fronte alla cecità dell’amministrazione, possiamo fare: non possiamo impedire che i rom vengano cacciati dalla nostra città, ma possiamo impedire che sembri che tutta la città è d’accordo e che tutti i cittadini se ne infischiano dei poveri, da qualunque luogo essi vengano. Possiamo solo lanciare un segnale a queste persone e supportarli in questi giorni drammatici. È poco, pochissimo, ma sono le nostre coscienze a chiedercelo.

Sabato 23 giugno, dalle 9 alle 12.30, presso Migrando – La bottega, in via Pozzi – sarà possibile portare il proprio contributo (alimentari e abbigliamento).

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Di Fabrizio (del 22/06/2007 @ 11:47:30, in casa, visitato 1972 volte)

Ricevo da Paolo Cagna Ninchi

Al prefetto di Milano

Al consiglio comunale di Milano

Alla società civile di Milano


Il consiglio comunale di Milano ha deciso unitariamente con la sola opposizione di cinque di consiglieri della minoranza, di sgomberare a tappeto i campi senza predisporre nessun tipo di soluzione per centinaia di rom rumeni che si trovano ora in condizioni disperate determinando gravi situazioni di tensione come è avvenuto al campo di Triboniano.

Le conseguenze di questa scelta destano grandissime preoccupazioni. Questi sgomberi non offrono alternative: uomini, donne e bambini vengono semplicemente abbandonati a se stessi costringendoli a cercare rifugi di fortuna o, peggio ancora, a bivaccare nei parchi milanesi. Costretta a un nomadismo da tempo abbandonato perde le tracce di integrazione che si erano create - occasioni di lavoro, inserimento scolastico - una popolazione che ha lasciato il disastro della loro terra per cercare la loro piccola parte di felicità nell'opulenta Lombardia e per questo sono disposti ad accettare condizioni che una società normalmente civile non dovrebbe consentire a nessuno.

Chi voleva, a parole, la sicurezza ora soffia sul fuoco

genera una situazione di degrado umano e di conflitto;

legittima le azioni squadristiche contro i rom di leghisti e razzisti vari;

giustifica chi pensa che cittadini stranieri, persone e popoli abbiano meno diritti e più leggi speciali, secondo precedenti storici che hanno tragicamente segnato la storia umana;

infine abbandona a se stesse le molte associazioni e i volontari che agiscono sul sociale e seguono i rom..

Noi crediamo che una politica responsabile e degna di un Paese civile non debba inseguire il malcontento, il disagio e anche il pregiudizio ma costruire le condizioni di diritti e doveri uguali per tutti per una convivenza pacifica e rispettosa delle .diverse culture.

Per questo chiediamo alle autorità prima di tutto di sospendere questa scelta dissennata che porta solo tensione, che si trovino nell'immediato soluzioni che rispettino la dignità e la condizione umana dei rom, infine che le aree vengano svuotate solo dopo aver trovato soluzioni abitative adeguate per tutti, avviando una politica concordata anche con i rom di processi di inserimento reale nel mondo lavorativo e sociale; dopo aver consegnato alla gestione delle forze dell'ordine e al sistema di giustizia solo chi lo deve essere.

Bisogna abbandonare la logica dei campi e prevedere, come è avvenuto e avviene in molti altri paesi, sia in Italia che in Europa, percorsi di inserimento sociale, lavorativo ed abitativo adeguato, come anche per i rifugiati e richiedenti asilo.

Facciamo perciò un appello

alle istituzioni e alla politica perché tornino a produrre e proporre idee, contenuti, progetti per l'agire sociale della nostra comunità, mettendo al centro il diritto-dovere dell'accoglienza di una città, il rispetto dell'interesse generale di tutti i cittadini, italiani o stranieri che siano;

alla società civile perché intervenga anche con atti concreti manifestando la volontà di. rifiutare una comunità fondata sull'esclusione e sull'odio esercitato sui più deboli e indifesi dei nostri concittadini.

Adesioni aggiornate: Acea Onlus, Accesso coop.sociale , Mario Agostinelli, Salvatore Amura, ARCI Milano, Paola Arrigoni, Associazione Altropallone, Associazione Aven Amenza, Associazione Cittadini dal mondo, Associazione Comitato italiano contro la schiavitù moderna, Associazione Oltre il Campo, Associazione OsservAzione, Associazione Guerre&Pace, Associazione culturale Punto rosso, Associazione Rom Sinti @Politica, Associazione Liberi, Associazione NAGA, Associazione Sinistra critica, Associazione Sucar drom, Associazione Todo Cambia, Associazione Unaltralombardia, Daniele Barbieri, Gabriella Benedetti, Pierluigi Branca, Paolo Cagna Ninchi, Grazia Casagrande, Fabrizio Casavola, Marco Cavedon, Circolo migranti PRC-SE, Comitato per le libertà e i diritti sociali, ConGES Consorzio Giusto Etico Solidale, Sergio Cusani, Bianca Dacomo Annoni, Giorgio D'Andrea, Deafal ong, José Luis Del Roio, Festa dei popoli di Opera, Diario Fo, David Gentili, Massimo Gentili, Marina Gori Sanremo, Roberto Guizzi, Marcello Maneri, Marina Mariani, Pietro Maria Maestri, Ainom Maricos, Andrea Membretti, Giovanni Merlo, Luciano Muhlbauer, Giuseppe Natale, Alfonso Navarra, Giorgio Nobili, Opera nomadi, Officina Soc. Coop, Osadonna, Moni Ovadia, Michele Papagna, Stefano Panigada, Luigia Pasi, Dijana Pavlovic, Fabio Quassoli, Franca Rame, Valentina Rossi, Anna Maria Satta, SDL intercategoriale, Sergio Segio, Bebo Storti, Atomo Tinelli, Antonio Tosi, Pino Vanacore, Roberto Veneziani, Tommaso Vitale

 

Per adesioni: leonardo.fiorentino@comune.milano.it

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Di Sucar Drom (del 22/06/2007 @ 10:43:09, in blog, visitato 1750 volte)

Roma, indetta la conferenza stampa dal Comitato Rom e Sinti Insieme
Il Comitato Rom e Sinti Insieme, composto dalle associazioni rom e sinte in Italia presenterà, domani 19 giugno 2007, le azioni che saranno intraprese per:
1. contrastare i “patti di sicurezza”,
2. riaffermare l’assoluta necessità di partecipazione attiva e ufficiale, a tutti i livelli (nazionali e locali) e in tut...

Milano, l'Arci cerca volontari per gli sportelli immigrati
Nell'ambito del progetto "Città Aperte" promosso dal Ministero della Solidarietà Sociale, Arci Milano apre una campagna di allargamento della cultura della difesa dei diritti, il cui ambito elettivo sono gli Sportelli di Consulenza e Orientamento per Cittadini Immigrati.
Gli sportelli sono nei circoli di ARCI CORVETTO (via Oglio, 21), ARCI BAIA DEL RE (via Palmieri 8), ARCI METIS...

Se Cambridge si scopre antisemita
Ben prima di fondare nel 1948 lo Stato, gli ebrei fondarono l'Università: il Politecnico di Haifa nel 1924 e nel 1925, a Gerusalemme, la Hebrew University. Ambedue, con altri atenei israeliani, oggi si trovano nell'ambito dell'eccellenza. Ma questo non importa all'accademia inglese, accecata da un'ideologia di cui sarebbe andato fiero Sdanov.
Il boicottaggio contro le università israeliane...

Roma, terzo meeting italiano: media, diversità e pluralismo
Si terrà il 22 e 23 giugno 2007, presso il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, il terzo meeting dei media multiculturali "Media, Diversità, Pluralismo". Il metting si terrà a Roma, 22-23 giugno 2007 - Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità - Sala Momumentale - 2° piano - Largo Chigi n. 19.
L'evento è organizzato da...

Scrivi al Governo Italiano: l'Europa sociale è una priorità!
I Capi di Stati e di governo dell'Unione europea si incontreranno il 21 e 22 giugno per decidere come procedere alla revisione dei trattati dell'Ue. e negoziazioni attualmente in corso per la preparazione del vertice europeo mandano segnali preoccupanti: mini trattato, Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea espunta dal trattato, soppressione dell'articolo I.47 sulla democrazia partecip...

Roma, il Comitato Rom e Sinti Insieme chiede la partecipazione
Ieri è stata una giornata molto intensa per il Comitato Rom e Sinti Insieme che è composto dalle associazioni rom e sinte in Italia. Quattordici persone hanno rappresentato il Comitato alla conferenza stampa, tenuta alle 13.30, e al seminario dal titolo "...

Mantova, i Rom al Festival della Letteratura
Il Festival della Letteratura è oramai una realtà affermata a livello internazionale, ogni anno centinaia di scrittori si ritrovano a Mantova e dialogano con i lettori. Da alcuni anni il Festival invita sia scrittori sinti e rom che scrittori che scrivono di queste popolazioni.
Quest'anno è stato invitato...

Casalmaggiore (CR), il Sindaco e i presunti "matrimoni di convenienza"
Leggo incuriosito le esternazioni di Luciano Toscani, Sindaco di Casalmaggiore, nell’articolo sul presunto matrimonio combinato da due novelli “Renzo e Lucia”, pubblicato oggi dalla Provincia a pagina 33.
Il Sindaco, in un colloquio privato, già mi aveva esternato tutte le su

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Di Fabrizio (del 22/06/2007 @ 09:40:07, in casa, visitato 1759 volte)

Il Comune vuole sgomberi sempre e comunque, nonostante in Questura crescano i dubbi

“E adesso?” È questa la domanda che serpeggia in Questura. A denti stretti e assolutamente in via non ufficiale. Eppure l’interrogativo si fa sempre più insistente poiché la Giunta, con in testa il Vicesindaco, sembra non sentire ragioni.
Nei mesi scorsi gli strateghi di Palazzo Marino hanno tracciato la via –Milano è attanagliata dalla criminalità– e dopo le fiaccole è iniziata la giostra degli sgomberi.
Del resto l’equazione tra la figura dell’immigrato-povero-senza tetto e quella del criminale fa ormai parte delle ossessioni radicate nel profondo di una città invecchiata, acritica e capace di sentirsi viva solo quando spaventata. Pertanto la serie di sgomberi degli ultimi giorni, destinata probabilmente a non fermarsi nell’immediato, costituisce solo un altro elemento dell’ennesimo dispiegarsi dell’ossessione securitaria all’ombra della Madonnina.
Rimane però la domanda:“E adesso?” che racchiude sia una preoccupazione immediata che una a lungo termine. Infatti gli sgomberi riguardano spesso cittadini ormai comunitari come i Rom rumeni o africani con permesso di soggiorno per motivi umanitari come coloro che da un anno e mezzo hanno fatto il giro della città passando dallo stabile di via Lecco, all’ex caserma di via Forlanini per arrivare alla scalo ferroviario abbandonato di Porta Romana.
Il Comune può anche continuare ad affrontare la situazione limitandosi ad invocare l’intervento delle forze dell’ordine e ignorando situazioni drammatiche come quella dello scalo di Porta Romana, ma una volta rientrati in caserma poliziotti e carabinieri le risposte vanno date sia alla città che ad esseri umani che non si possono rispedire nei paesi d’origine.
È possibile che i responsabili di via Fatebenefratelli siano più lungimiranti di chi governa a Palazzo Marino?
Sembra proprio di sì. Infatti per quanto ci è dato sapere la Questura preferirebbe tenere sotto controllo le situazioni che non si configurano come territori franchi in mano alla criminalità più o meno piccola e colpire invece i contesti di abusivismo e occupazione dove si commettono reati e si creano catalizzatori di attività illegali. Il Comune invece esige sgomberi, sempre e comunque. Anche un’Assessore di peso come Mariolina Moioli, che sulla ‘questione Rom’ aveva provato la strada della mediazione, è stata rimessa in riga. A Palazzo Marino è prevalsa la linea dura; su questo il Vicesindaco è stato chiaro.
Meno chiaro è l’obiettivo.
Infatti, se si tratta di risolvere un problema della sistemazione di centinaia di persone che non possono essere rimpatriate una successione di sgomberi significa non risolvere nulla. Se, al contrario, l’obiettivo è quello di continuare a giocare la carta securitaria la girandola degli interventi affidati unicamente alle forze dell’ordine sono assai utili; poiché è ovvio che non appena si risolvesse il problema non ci sarebbe più nessuno da sgomberare.

Beniamino Piantieri

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Di Fabrizio (del 21/06/2007 @ 10:19:06, in Italia, visitato 1556 volte)

Ricevo da Etem Dzevat questo contributo

Zingaro deriva dal nome Athinganos con cui Greci definivano “intoccabili” le persone di questa etnia. In Italia, ladro, sporco, pericolo = zingaro

Nel mondo più o meno 40 milioni Rom e Sinti

In Europa sono circa 14 milioni

In Italia sono 180 mila tra cui cittadini italiani 70 mila, 70 mila ex jugoslavi e 40 mila rumeni e bulgari.

Nella città di Pisa sono circa 800/1000 Rom di ex Jugoslavia (Macedonia, Kosovo, Bosnia) , più i nuovi cittadini europei Rom Rumeni 300/500

Il primo problema che devono risolvere gli amministratori locali, prefetti e governo, monitorare con certezza quanti Rom sono realmente presenti per città, per regione e nella stato. Questa attività deve essere svolta da un gruppo misto gagè-rom, sapendo che ogni gruppo porta il suo stile e cultura diversa, cerchiamo essere presenti in questo fondamentale lavoro. I rom jugoslavi è possibile suddividerli in due grandi gruppi : Khoracane che appartengono alla religione Islam e Gagicane di religione ortodossa. Per integrazione sociale e diritti delle “minoranze” ci sarebbe una emergenza continuativa. Punto primo permesso di soggiorno, Secondo lavoro, Terzo abitazione, ecc. ecc. Sapendo il pregiudizio sugli zingari in questo senso servirebbe un reale appoggio da parte delle istituzioni. Una delle idee per una soluzione abitativa consisterebbe in micro villaggi, dove le famiglie allargate che arrivano a 50 persone…. Immagine del campo deve consistere in una soluzione di passaggio, per i Sinti che ancora svolgano attività circense e di giostrai che ancora vivono in maniera nomade o semi nomade. Sottolineo che il gruppo Rom di ex Jugoslavia sono con cultura abitativa assolutamente sedimentaria.

Dando la possibilità di un permesso di soggiorno, si da una responsabilità…

Far un “patto” di stabilità con cui i ragazzi sono obbligati ad andare a scuola ed evitare di chiedere l’elemosina. Se ci sono disoccupati ricevere un sostegno economico e avere assegno familiare…

Il prezzo per rispettare il patto è legge, altrimenti sanzioni, che significa senza nessun aiuto delle istituzioni.

Ci sono Rom jugoslavi con tre generazioni e tre cittadinanze, padre madre kosovari, macedoni o bosniaci, figli nati in Croazia e nipoti nati in Italia. Tanti senza nessun documento (pure per quelli nati in Italia)… tutte queste persone possono fare solo richiesta per attesa apolidia ma senza davvero arrivare a essere apolidi riconosciuti… L’emergenza Rom rumeni secondo noi si elimina con l’aiuto allo stato Rumeno. I progetti fatti dagli stessi Rom Rumeni finanziati dall’EU e nazioni unite.

Si buttano migliaia di euro per rimandare al loro paese di provenienza cittadini rom rumeni che ora fanno parte dell’Europa. Non buttare più soldi per niente ma si aiutano loro in casa loro, creando delle opportunità lavorative e abitative che permettano di rimanere nella loro terra. Dopo ultimo successo ad Appignano del Tronto, dove 4 ragazzi da 13 a 16 anni sono deceduti per causa di un Zingaro ubriaco… Rom rumeno arrestato per il duplice omicidio di Mendicino, Calabria… E il Rom bosniaco che per rubare una macchina a Giugliano si è trascinato dietro la proprietaria, uccidendola.

Il Ministro Amato ha pensato di far scattare l’emergenza Rom con finanziamenti speciali da regioni, province e comuni, prevede le seguenti misure: campi nomadi sotto vigilanza, telecamere e maggiori poteri ai prefetti. Soluzioni adottate in periodi della storia da regimi violenti e totalitari. Noi diamo fiducia al Governo di sinistra italiano e lanciamo un appello per arrivare con fondi speciali ad una soluzione al problema ROM, più grande minoranza europea, unico popolo con bandiera e senza terra madre , più discriminata in Europa. Pieni di speranza, grazie ed arrivederci.

Etem Dzevat, presidente ACER di Pisa, membro del Comitato Rom e Sinti insieme

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Di Fabrizio (del 21/06/2007 @ 00:20:16, in Regole, visitato 1374 volte)

20 giugno 2007 - LETTERA APERTA ALLA CITTADINANZA E ALLE ISTITUZIONI IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

Acli, Arci, Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, Cgil, Cir, Cisl, Consorzio Farsi Prossimo , Naga e Uil

La situazione in Italia

La condizione dei richiedenti asilo in Italia è molto critica. La mancanza di una legge sulla tutela del diritto d’asilo, pure sancita dall’articolo 10 della nostra Costituzione, ha prodotto in questi anni una situazione di estremo disagio e sofferenza per persone che sono state costrette a lasciare la propria terra e i propri affetti a causa delle persecuzioni subite.

Prima che la richiesta d’asilo venga esaminata dalle apposite Commissioni Territoriali possono passare tempi che variano sensibilmente da Commissione a Commissione: dalle poche settimane nelle Commissioni del Sud Italia ai molti mesi (quasi un anno) nella Commissione territoriale di Milano, senza contare le migliaia di domande ancora pendenti presso la cosiddetta Commissione Stralcio di Roma. Nel frattempo il richiedente asilo attende quasi un anno per vedersi rilasciare un permesso di soggiorno che consente di lavorare regolarmente.

Queste lunghe attese per la definizione della domanda di asilo determinano conseguenze gravi: oltre al disagio derivante dal protrarsi di una condizione di incertezza e spesso di vera e propria indigenza, risultano evidenti le difficoltà di inserimento socio-lavorativo, dovute principalmente ai lunghi tempi di attesa per l’ottenimento di un permesso di soggiorno che consente di lavorare regolarmente.

Desta, inoltre, preoccupazione il ricorso al trattenimento dei richiedenti asilo all’interno dei Centri di Identificazione in modo sempre più generalizzato: la scarsa possibilità di uscita diurna (come è evidenziato dal numero bassissimo di autorizzazioni all’allontanamento dai centri) configura una privazione della libertà personale non soggetta al controllo dell’autorità giudiziaria. Il fatto che nella medesima area (ad esempio in via Corelli a Milano) sorgano centri dalle finalità molto diverse provoca, infine, il concreto rischio che si verifichi nei fatti una assimilazione sostanziale e del tutto impropria dei centri per richiedenti asilo con i Centri di Permanenza Temporanea (strutture destinate all’esecuzione delle espulsioni).

La situazione a Milano

La città di Milano si è trovata recentemente a dover affrontare l’afflusso consistente di profughi del Corno d’Africa, la maggior parte dei quali è titolare di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Queste persone giungono quasi interamente dalle regioni meridionali, dove sono sbarcati fortunosamente, dove sono stati accolti (in massa) temporaneamente e dove, a tempo di record, è stata loro concessa una protezione umanitaria, anch’essa temporanea.

Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) non solo non è dotato di posti sufficienti in accoglienza, ma non è neanche in grado di valutare la portata di questi flussi, di individuarne le provenienze dalle Commissioni Territoriali meridionali e di coinvolgere strutture sia pubbliche che private esterne allo SPRAR che, in questa fase, possono fornire un supporto ad un sistema inadeguato.

Il compito di segnalare le presenze al Servizio Centrale dello SPRAR spetta alle Prefetture (su indicazione della Questura che ha accolto la richiesta di asilo), ma a Milano questo sistema non sembra funzionare: i richiedenti asilo non vengono adeguatamente informati sui loro diritti, attendono a lungo la convocazione presso la Commissione Territoriale e, dopo l’audizione, attendono ancora molti mesi per conoscere l’esito della richiesta.

Soltanto pochi richiedenti asilo, che si rivolgono direttamente agli sportelli del Comune o alle organizzazioni più visibili sul territorio riescono ad inserirsi nello spazio angusto del Sistema di protezione, mentre la maggior parte di essi cerca rifugi di fortuna, caratterizzati da condizioni igieniche preoccupanti, o si accampa nei pressi dei parchi cittadini: al momento ci sono circa 100 profughi, prevalentemente sudanesi, lungo la ferrovia dello Scalo Romana, mentre più o meno cinquanta persone, in prevalenza eritrei, dormono lungo i binari del tram, tra le aiuole dei bastioni di Porta Venezia. E’ oltretutto molto probabile che nel giro di pochi mesi il numero di profughi accampati in questi luoghi aumenti, per via dell’incremento degli sbarchi nelle coste meridionali nel periodo estivo.

L’Italia oggi non è come in passato un Paese di transito di rifugiati, ma di insediamento a più lungo termine. In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato le nostre organizzazioni intendono richiamare l’attenzione della cittadinanza sulle condizioni di vita di queste persone, sollecitando al tempo stesso le istituzioni centrali e locali a procedere con urgenza verso:

1. LA RAPIDA APPROVAZIONE DI UNA LEGGE ORGANICA SUL DIRITTO D’ASILO;

2. LA RIDUZIONE DEI TEMPI DI ATTESA, ANCORA TROPPO LUNGHI, PER LA CONVOCAZIONE DEI RICHIEDENTI ASILO IN COMMISSIONE E PER LA RISPOSTA ALLA DOMANDA DI ASILO (PROCEDURE PIÙ CELERI E TRASPARENTI) ;

3. L’AUMENTO DEI POSTI IN ACCOGLIENZA PREVISTI DAL S.P.R.A.R. NONCHÉ UN PROGRAMMA EFFICACE DI ACCOGLIENZA E DI INTEGRAZIONE SOCIO-LAVORATIVA GESTITO A LIVELLO LOCALE, MA COORDINATO, MONITORATO ED ADEGUATAMENTE FINANZIATO A LIVELLO CENTRALE DAL MINISTERO DELL’INTERNO E ANCI;

4. UN MAGGIOR COORDINAMENTO TRA ENTI LOCALI E PRIVATO SOCIALE PER FACILITARE PERCORSI DI ACCOGLIENZA E DI INSERIMENTO SOCIO-LAVORATIVO RIVOLTI A RICHIEDENTI ASILO, RIFUGIATI E TITOLARI DI PORTEZIONE UMANITARIA.

Acli

Arci

Caritas Ambrosiana

Casa della Carità

Cgil

Cir

Cisl

Consorzio Farsi Prossimo

Naga

Uil

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Di Fabrizio (del 20/06/2007 @ 10:17:43, in Italia, visitato 2238 volte)

Minori. Una ricerca sui suicidi in carcere per prevenirli
15 giugno 2007


(DIRE) Roma, 15 giu. - "Il suicidio e gli atti autolesivi nei carceri minorili (un tasso 10 volte superiore a quello degli uomini liberi) rappresentano un fenomeno diffuso, doloroso e destabilizzante sia per la popolazione carceraria, sia per la società civile". Con questa consapevolezza è stata presentata oggi, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, una ricerca sul suicidio nel carcere minorile, prendendo a riferimento i ragazzi transitati negli ultimi anni nell'istituto penale minorile di Roma "Casal del Marmo". La ricerca è stata finanziata dall'ufficio del Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Roma (con il contributo dell'assessorato alle Politiche sociali della Regione Lazio e dell'università la Sapienza di Roma). Ed è stato proprio il Garante, Gianfranco Spadaccia, ad illustrarne i risultati: "Il campione, selezionato tra il 2006 e il 2007, è stato composto da 77 soggetti, dei quali 55 maschi (71,4%) e 22 femmine (28,6%).

L'età dei detenuti variava da 14 a 18 anni, con una prevalenza di soggetti intorno ai 17 anni. Le etnie più rappresentate sono gli zingari dell'ex Jugoslavia (19,5%), italiani (20,8%) rumeni (31,2%) e zingari rumeni (26%). Nel confronto con lo stesso periodo dell'anno precedente - prosegue Spadaccia - emerge un incremento del 60% delle prese in carico di Rom della ex Jugoslavia e un incremento del 50% di nomadi rumeni". Spadaccia afferma poi che "ogni anno fra gli adulti detenuti si registra un tasso di suicidi che è dieci volte superiore alla percentuale della 'societa' del liberi'. Sono il frutto del disagio mentale, della separazione dai propri affetti, ma soprattutto della disperazione. Ciò che è drammatico e doloroso per gli adulti, è tuttavia inaccettabile per i minori".

Il sindaco Walter Veltroni ha inviato una lettera ai relatori, con il quale ha ringraziato tutti coloro che hanno preso parte al progetto, perché "condividere i bisogni dei ragazzi più emarginati, le loro sofferenze, le loro storie dolorose, capire quali sono gli eventi maggiormente stressanti per un adolescente all'interno della struttura carceraria e favorire, quindi, le eventuali misure preventive e gli interventi terapeutici è un compito arduo e faticoso", ha scritto il sindaco. Anche l'assessore capitolino Dante Pomponi, delegato per i rapporti con il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, ha inviato una lettera con cui afferma che la ricerca può "costituire l'apripista per un lavoro di costante monitoraggio sul comportamento pericolosamente incline al suicidio che spesso si riscontra negli istituti per i minori".

(Com/Mav/Dire)

CARCERI: MINORI E SUICIDI;A ROMA RISCHIO AUMENTA CON L'ETA'

(ANSA) - ROMA, 15 GIU - I livelli di sofferenza e di rischio di suicidi nell'Istituto penale minorile 'Casal del Marmo' di Roma aumentano con 'l'aumento dell'eta' e del numero di ingressi'. E' quanto emerge dalla ricerca sulla 'prevenzione del rischio suicidiario e degli atti autolesivi' nell'Istituto penale minorile romano. Lo studio, presentato oggi durante un convegno nella sala della Protomoteca in Campidoglio, e' stato condotto su 77 giovani selezionati (55 maschi e 22 femmine), di eta' compresa tra i 14 e i 18 anni; le etnie piu' rappresentate, quelle della ex Jugoslavia, Italia, Romania.
Sono le 'persone campione' utilizzate per la ricerca effettuata dal novembre 2006 al marzo 2007, i cui dati sono stati oggi presentati dallo psicologo Francesco Burruni e dai neuropsichiatri infantili Lucrezia Cirigliano e Nadia Fedeli.
Altro dato, emerso dai risultati della ricerca e ritenuto interessante dagli esperti e' 'l'alta percentuale di disturbi del pensiero tra gli zingari, che non apparivano coincidere con un difetto di esame di realta'. In generale, le ragazze tendono maggiormente verso modalita' piu' interiorizzate di espressione del disagio, i maschi verso la dipendenza da sostanze e l'azione'.
Le aree prese in esame per la valutazione dei rischi, sono: depressione e ansia; lamentazioni somatiche; rabbia e irritabilita'; esperienze traumatiche; ideazione suicidaria; disturbi del pensiero; e alcool e droga. 'E' presente un'alta correlazione tra diverse di queste aree - hanno detto gli esperti -, soprattutto tra ansia e depressione, ideazione suicidiaria, rabbia ed irritabilita', uso di alcool e droga'.
Secondo i dati, 'la 'variabile sesso' e' significativa per alcool e droga (piu' presente nei maschi) e depressione ed ansia (piu' presente nelle femmine); l'appartenenza etnica e' significativa per l'uso di alcool e droga (punteggi piu' alti per gli italiani) e disturbi del pensiero (che appaiono piu' presenti negli zingari', mentre 'il numero degli ingressi a Casal del Marmo appare fortemente significativo per quasi tutte le aree, in particolare uso di alcool e droga, rabbia e irritabilita', depressione ed ansia, ideazione suicidiaria, esperienze traumatiche; maggiore e' il numero di ingressi, piu' alto e' il punteggio in queste aree'.(ANSA).

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Di Fabrizio (del 19/06/2007 @ 22:21:20, in Italia, visitato 2039 volte)

COMUNICATO STAMPA: Il numero chiuso è illegale

La mozione votata a maggioranza “bipartisan” dal Consiglio Comunale di Milano riunitosi lunedì 18 giugno, in merito alla presenza delle “comunità di rom rumeni nel Quartiere di Chiaravalle” è, nella parte che prevede l’istituzione di un “numero chiuso”, un atto illegale ed illegittimo, contrario ai dettami costituzionali e alla legislazione nazionale e internazionale vigente e sottoscritta dal nostro Governo nei trattati di adesione all’Unione Europea.

Di fronte alla legge infatti non esiste “un’entità rom o zingara” che possa essere discriminata o sottoposta ad un trattamento differenziale ma, solo cittadini che hanno pari diritti e dignità.

La canea che in queste settimane sta montando a Milano in merito ad una presunta invasione di Rom (c.ca 5 mila su una popolazione di 1 milione e trecentomila abitanti), trova un’inedita alleanza tra il centro destra che governa la città e i partiti dell’Ulivo all’opposizione, ma mette in evidenza il pieno fallimento delle politiche fin qui seguite.

Infatti, la “questione rom” affrontata solo attraverso provvedimenti emergenziali discutibili (come la realizzazione di un grande campo destinato ad accogliere 700 persone e l’imposizione ai suoi ospiti di un Patto di Legalità dai contenuti discriminatori ma dalle ricadute pratiche inconsistenti) è risultata inefficace e sbagliata, mantenendo irrisolta la questione abitativa più generale e riproponendo, come nel passato, la logica degli sgomberi selvaggi per cercare di placare l’esasperazione dell’opinione pubblica.

Chiediamo quindi l’immediato ritiro di un atto palesemente illegittimo e l’apertura di un tavolo di reale confronto tra istituzioni, cittadini e associazioni che aiutino a superare “l’emergenza democratica” venutasi a creare a Milano.

Il Vicepresidente Maurizio Pagani


COMUNICATO STAMPA

Una pagina nera per Milano: prove di maggioranze variabili?



Ieri la Milano solidale ha subito una sconfitta. Chi l'amministra da oltre 15 anni, non essendo in grado di governare, ha preferito cavalcare la paura e l'insicurezza dei cittadini, approfittando del salvagente lanciato da una parte dell'opposizione: nessuna politica inclusiva, nessun progetto oltre ad un piano di sgomberi, ruspe e cancellate che altro non fanno che spostare più in là il problema.
Ma quello che è più grave è che l'Ulivo per il Partito Democratico abbia scelto di seguire questa strada (un puro incidente di percorso o un progetto più preoccupante? ) adottando così lo stesso linguaggio della destra, come sgomberi innanzitutto, tolleranza zero, numero chiuso, questione d'ordine pubblico!
Se davvero pensiamo alla stato di abbandono in cui è lasciata la città , una opposizione responsabile dovrebbe battersi per individuare le vere responsabilità e per politiche che coniughino la solidarietà e l'accoglienza con il rispetto della legalità e la lotta al degrado.
Di fronte ad una scelta che aveva il solo obiettivo di compiacere l'opinione pubblica senza risolvere alcun problema, e col solo risultato di spaccare l'Unione, noi non abbiamo partecipato al voto, in completo dissenso con un ordine del giorno inaccettabile e discriminante, anche alla luce degli emendamenti peggiorativi approvati in aula.

Milli Bossi Moratti (Lista Ferrante)
Giuseppe Landonio (Gruppo Misto - Sinistra Democratica)
Vladimiro Merlin (PRC)
Patrizia Quartieri (indipendente PRC)
Basilio Rizzo (Lista Uniti per Dario Fo)

Milano, 19.6.2007


COMUNICATO – PENATI E LA SICUREZZA

“Le politiche della sicurezza e dell’integrazione non sono né di destra né di sinistra”: parola di Filippo Penati.

Nulla di più sbagliato. In materia di politiche per gli stranieri e della “sicurezza” si possono dire e fare cose molto diverse. E quanto ha detto e proposto il Presidente Penati in questi giorni è indubbiamente frutto della subordinazione ad una cultura di destra.

Cultura che vuole vedere come causa del disagio sociale nelle metropoli prima di tutto la “criminalità non nazionale” e una presenza “non sostenibile” di cittadini provenienti da Romania e Bulgaria. Dopo aver annunciato l’invasione di oltre 30mila rumeni in pochi mesi, oggi i De Corato di turno annunciano che “a Milano dallo scorso gennaio ne sono arrivati ben mille”, un numero che francamente non può essere bollato come “fenomeno ingovernabile” .

E di fronte a un fenomeno che si ritiene (in modo irresponsabile) ingovernabile, di fronte a un’inesistente “invasione” le uniche soluzioni, lo conferma la mozione bipartisan approvata dal Consiglio comunale, sono quelle basate sugli sgomberi e sui “numeri chiusi”. Altro che “buonismo di derivazione sessantottina” (che certamente non è mai stato al governo di Milano…): in realtà sono state proprio le “non-politiche” sicuritarie che non hanno voluto affrontare la realtà dell’immigrazione straniera – in particolare di Rom e Sinti – a produrre i campi, i ghetti, la non-integrazione. Quando mai sono state pensate e praticate altre scelte a Milano? Nelle province italiane in cui dei tentativi sono stati fatti i risultati si sono ottenuti, con una migliore qualità della vita per tutti: Rom, Sinti e italiani.

Proseguire con queste politiche non è certamente una scelta “di sinistra”, ma nemmeno troppo intelligente: infatti nessuna legge e nessuna politica di chiusura è mai riuscita a fermare le donne e gli uomini che provengono dai disastri politico-sociali dei loro paesi. L’unico risultato ottenuto da queste politiche è sempre stata la creazione di clandestinità ed esclusione sociale.

Rifondazione Comunista e la sinistra cosiddetta “radicale” hanno commesso un grave errore nella riunione della Giunta provinciale pensando che la proposta di un “fondo per la sicurezza” potesse essere accompagnata da una “riduzione del danno” con la previsione di un finanziamento anche per politiche sociali (peraltro indefinite). In questo modo è stata comunque confermata l’idea che le politche per gli stranieri debbano comunque partire dalla “sicurezza”.

Oggi si deve invece provare davvero a essere radicalmente alternativi, rifiutando questi deleteri “patti per la sicurezza” – vere e proprie “leggi speciali” per stranieri, che istituiscono altri “commissari straordinari” , utilizzando risorse preziose ai soli fini repressivi - rilanciando invece una politica di riconoscimento di diritti, di rilancio di politiche abitative sociali (a partire da una prima accoglienza assolutamente inesistente a Milano, per i Rom come per rifugiati e profughi), di sperimentazione di una nuova vitalità culturale e sociale delle periferie delle metropoli: a queste politiche devono essere indirizzate le risorse degli enti locali.

E questo deve accompagnarsi ad un deciso e intransigente contrasto alle campagne razziste messe in campo da forze come la Lega Nord o i vari gruppi neo-nazisti (cominciando dalle ronde padane sui bus o nei vari territori) e ai continui sgomberi dei Rom: sgomberi che vantano il “ripristino della legalità”, mentre riproducono solamente sofferenza e nuovi ghetti. E non riproducono in altri luoghi le stesse condizioni di degrado e disagio sociale.

Questa radicalità si deve affermare sul piano dei programmi politico-amministra tivi - rilanciando scelte che avevano portato alla vittoria del centrosinistra alla Provincia nel 2004 – ma soprattutto nel lavoro politico quotidiano nella metropoli e nella società, valorizzando l’esperienza solidale di quelle/quei giovani e di quelle associazioni che provano a costruire giorno per giorno le condizioni per la convivenza sociale. Esperienze che le parole di Penati e decisioni come quella di lunedì scorso rendono decisamente più difficili.

Piero Maestri – Consigliere Provinciale Prc

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