Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 14/12/2006 @ 09:15:19, in Europa, visitato 2053 volte)

Da Czech_Roma

 

Ostrava, Praga – 8 Dicembre 2006 L'inaugurazione della mostra intitolata Il Mondo attraverso gli Occhi delle Vittime di Sterilizzazione Forzata (ha avuto) luogo lunedì 11 dicembre alle 16:00 nell'atrio della Camera dei Deputati della Repubblica Ceca, col supporto finanziario dell'Ambasciata USA. L'esposizione si terrà sino al 18 dicembre 2006, sotto gli auspici della Palamentare Kateřina Jacques.

Le foto catturano i sentimenti delle vittime di sterilizzazione forzata come loro si percepiscono. Scopo dell'esposizione è ricordare al pubblico che [..] sono donne in carne ed ossa quelle che hanno citato in tribunale gli ospedali cechi, donne in carne ed ossa, con una differenza significativa - la loro integrità fisica e psicologica è stata violata dagli interventi medici illegali.

"Una donna, che non può generare, non si riconosce nello stesso modo di una donna che può compiere questo atto unico e di valore," dice Elena Gorolová, membro del Gruppo di Donne Vittime della Sterilizzazione.

La collezione di 21 fotografie è già stata mostrata nelle città di Brno e Ostrava. I visitatori della Libreria Municipale di Ostrava hanno avuto l'opportunità di vedere la mostra dal 2 al 31 ottobre, e quelli di Brno dal 17 agosto alla fine di settembre presso il Museo di Cultura Romani, in occasione della presentazione del rapporto di Elena Gorolová al Comitato ONU per l'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Contro le Donne (CEDAW).

Dopo il successo di Brno e Ostrava, le fotografie arrivano ora alla Camera dei Deputati. Lo scopo è ricordare ai politici cechi che gli strascichi della sterilizzazione forzata continuano tuttora perché gli alti funzionari del governo non hanno preso le distanze dall'accaduto. Questo nonostante che il Difensore Pubblico dei Diritti (Ombudsman)  abbia chiaramente espresso la propria opinione nel dicembre 2005: "... Ritengo che il problema delle sterilizzazione nella Repubblica Ceca esista e sia compito della società prenderne conto."

Inoltre il 25 agosto 206, il CEDAW ha chiesto al Governo ceco di accogliere le raccomandazioni dell'Ombudsman [...] e di attuare un'apposita legislazione. Inoltre il CEDAW chiede al Governo di creare meccanismi per il risarcimento delle vittime di sterilizzazione forzata e per scoraggiare questa pratica nel futuro.

Durante l'inaugurazione [...] hanno preso la parola membri del Gruppo di Donne Vittime della Sterilizzazione. C'è inoltre stato il tempo di presentare, attivisti nel campo dei diritti umani, diritti dei Rom e diritti femminili, nella discussione a cui hanno partecipato anche dei Parlamentari.

Scopo della discussione è stata l'illustrazione dell'illegalità delle sterilizzazioni, ottenuta senza il consenso dei pazienti. Soltanto una comunicazione intensiva e a lungo termine tra tutte le parti interessate può gradualmente arrivare ai legislatori, perché ci siano scuse pubbliche del Governo e venga scritta una legge sul risarcimento.

Questi cambiamenti fondamentali darebbero dalla società civile un chiaro segnale alle richieste delle vittime e ridare loro dignità e giustizia [...]

La mostra di Praga è stata organizzata da Vzájemné soužití  (l'associazione civica Vivere Assieme) sotto gli auspici della Parlamentare Verde Kateřina Jacques, in cooperazione con la Camera dei Deputati [...]

Si ringrazia il Museo di Cultura Romani per aver messo a disposizione le fotografie.

L'associazione Vzájemné soužití è una OnG registrata, non-profit e indipendente dai partiti, attiva a Ostrava dal 1977. Offre consulenza legale sull'esclusione sociale della comunità Rom della regione e creando piattaforme per l'interazione tra comunità Rom e il resto della popolazione. Attraverso il metodo del lavoro di comunità, Vzájemné soužití vuole migliorare le condizioni sociali e di vita delle famiglie bisognose. Le attività si concentrano nell'area dell'educazione umanitaria, consulenza sociale e legale e sui temi della casa e dell'impiego [...] Scopo dell'associazione è il rinforzarsi della mutua fiducia e collaborazione. www.vzajemnesouziti .cz

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Di Fabrizio (del 15/12/2006 @ 09:55:37, in casa, visitato 1673 volte)

L’Alleanza Internazionale degli Abitanti ha lanciato un concorso internazionale aperto a tutti coloro che hanno talento nel design e vorrebbero contribuire come volontari nella lotta per il diritto alla casa senza confini.
Lo scopo di questo concorso è di creare un Logo ufficiale che sarà utilizzato come segno distintivo della “Campagna Sfratti Zero - IAI”.
Questo Logo sarà il simbolo identificativo di coloro che lottano per il diritto alla casa senza confini, rafforzando così la loro visibilità e i loro obiettivi.
Il Logo sarà ufficialmente presentato durante il World Social Forum (Nairobi, 20-25 Gennaio 2007) per lanciarlo e diffonderlo a livello mondiale.

Scadenza per la presentazione: 23 Novembre- 23 Dicembre 2006

>>> Inviate liberamente le vostre proposte per e-mail a info@ habitants.org!

>>> Più informazioni cliccando qui (pdf)

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Di Fabrizio (del 15/12/2006 @ 13:39:01, in musica e parole, visitato 1721 volte)
*Casa della Carità e Provincia di Milano presentano*
"CANTO LA LINGUA DI TUTTI"
*- SUONI E NARRAZIONI DALLE CULTURE DEL MONDO -*
Spettacolo del *Teatro Officina*
con in gruppi musicali
*MAMAFRICA, TRI MUZIKE, LA BANDA DEL VILLAGGIO SOLIDALE*
e la partecipazione di *MONI OVADIA*
Regia di *Massimo de Vita*
17 DICEMBRE 2006 - ORE 20.30
AL TEATRO DAL VERME
Via San Giovanni Sul Muro, 2 (M1 CAIROLI)
/INGRESSO LIBERO - //fino ad esaurimento posti /*-*

Raccontare con parola e musica un viaggio nel patrimonio di libertà e di pace che connota le diverse culture e religioni è l'intento che ci ha mosso nella costruzione di questo spettacolo interculturale.

La salvaguardia della dignità dell'uomo, il diritto ad una vita serena e positiva, pervadono costantemente sia le tre grandi religioni monoteistiche (ebraismo, cristianesimo, islamismo) che le laiche Costituzioni dei Paesi democratici. In questo orizzonte comune, si accende il dialogo fra le diverse culture e ogni popolo porta il suo contributo di storia, i suoi dolori e le sue speranze di liberazione.

Un cristianesimo che riflette su se stesso, messo in campo attraverso le parole di David Maria Turoldo e di Giovanni XXIII, è il contributo che il Teatro Officina - attraverso i suoi attori - pone sul tavolo di un fraterno convivio. A questa medesima tavola, che è luogo concreto di accoglienza e di condivisione, convergono l'intensa espressività corporea dei Mamafrica, il fascino delle musiche mediterranee dei Tri Muzike (arricchite dalla voce del palestinese Faisal Taher), i suoni gioiosi e struggenti dei fratelli Rom della Banda del Villaggio Solidale (straordinaria esperienza - nata in Casa della carità - di valorizzazione di un popolo a lungo perseguitato ed emarginato) e, ospite prezioso, l'amico Moni Ovadia, che offrirà il suo contributo dando corpo e voce alla cultura ebraica.
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Di Fabrizio (del 15/12/2006 @ 22:24:54, in Europa, visitato 1838 volte)
14 dicembre 2006, a Milano tornano gli sgomberi dei Rom, dopo un periodo di relativa calma pre e post elettorale.
Dal sito Amisnet, l'mp3 con l'intervista a Maurizio Pagani, vice-presidente di Opera Nomadi Milano.
Nell'home page, si parla anche della situazione in Slovenia e dell'iniziativa a ricordo di Carlo Cuomo, sulla partecipazione di Rom e Sinti alla Resistenza.
Grazie a Marzia Coronati per la segnalazione.
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Di Fabrizio (del 16/12/2006 @ 09:54:15, in Italia, visitato 1930 volte)
Dal Manifesto:

La storia Ferid Sulejmanovic, espulso nel 2000. Ma la Corte europea gli aveva dato ragione
Morte assurda di un rom legale
Era uno degli zingari del campo Casilino, Roma, spediti a Sarajevo. A torto. Ha provato a rientrare da clandestino. E' morto soffocato in un tir
Cinzia Gubbini
Sembra quasi l'ultimo atto di una tragedia. Solo che è tutto vero. Niente palcoscenico, niente applausi finali. Per Ferid Sulejmanovic, il protagonista di questa storia, un'uscita di scena tra i gas tossici sprigionati dall'alluminio ferroso. 
Ferid, 33 anni, rom bosniaco, era stato cacciato sei anni fa dell'Italia, nel corso di un'espulsione di massa che la Corte di Strasburgo ha dichiarato illegale. Il suo cadavere è stato trovato sabato mattina nel cassone di un camion sbarcato al porto di Ancona. Il tir, che trasportava lui e un altro uomo non ancora identificato era partito dal porto di Zara, in Croazia. I due viaggiatori «abusivi» sono stati uccisi dalle esalazioni sprigionate dai lingotti di alluminio, che erano destinati a un'azienda del nord, e dietro cui si erano nascosti. L'inchiesta aperta alla Procura sulla loro morte dovrà anche accertare se quelle sostanze sono consentite. Quando al porto è arrivata l'agenzia regionale non ci ha visto chiaro: nonostante il telone fosse ormai stato alzato da tempo, e la banchina fosse ventilata, ha rilavato un'alta concentrazione di ammoniaca, anidride solforosa e arsina. Ma anche di altre sostanze, al momento ignote, e forse illegali. I due uomini non avevano documenti addosso: nelle tasche dei loro indumenti sono stati trovati soltanto un pacchetto di sigarette e soldi bosniaci. Ma la sorella di Ferid è andata ieri alla polizia di frontiera per riconoscerlo: sapeva che stava per arrivare, che aveva intenzione di infilarsi in un camion per raggiungere l'Italia, da dove era stato cacciato. Considerato illegale, al pari dei gas che lo hanno ucciso.
Solo che l'espulsione di Ferid è particolare. Illegale, anche quella: a dirlo è stata nel 2002 la Corte europea dei diritti dell'uomo. Era l'alba del 3 marzo del 2000 quando polizia e carabinieri arrivarono senza preavviso nei campi rom di Roma Tor de' Cenci e Casilino 700. Furono prelevate 67 persone, tra di loro bambini, donne incinte, anziani e malati. In dodici ore furono portati all'aeroporto e rispediti a Sarajevo, nonostante la maggior parte di loro fosse fuggita dalla guerra, e i bambini fossero nati in Italia e nulla sapevano di quel paese. Manifestazioni, interrogazioni parlamentari, appelli, non servirono a nulla.
Ma chi protestava aveva ragione. La comunità di Sant'Egidio, che seguiva le famiglie di Casilino 700, assistita dall'avvocato romano Nicolò Paoletti, fece ricorso alla Corte europea per i diritti umani, raccogliendo la procura delle persone che riuscirono a rintracciare: quasi tutti avevano trovato riparo nel quartiere di Ilizda, un sobborgo di Sarajevo dove vivono molti rom. Il fotografo Stefano Montesi ricorda il viaggio per intercettare le famiglie espulse: «Vivevano in case diroccate, intorno c'erano cartelli con scritto "attenti alle mine"». Furono messe insieme 16 procure. La Corte fece sapere che il ricorso era ammissibile. Solo allora, era il 2002, il governo si decise a trovare un accordo, pur di evitare una condanna che avrebbe stigmatizzato l'Italia per la violazione di diversi articoli della Convenzione europea: quello che vieta «trattamenti disumani e degradanti», quello che vieta discriminazioni, e quello che assicura il diritto a un ricorso effettivo. E fece tornare i ricorrenti, riconoscendo loro anche un risarcimento economico. 
Ferid Sulejmanovic venne a sapere della «vittoria» solo dopo la sentenza, chiese all'avvocato se potevano rientrare: «Ho studiato a fondo il caso - spiega Paoletti - ma tutti i termini di legge erano ormai scaduti per un ricorso. Certo, una buona amministrazione, preso atto della posizione della Corte, avrebbe dovuto riesaminare tutte le espulsioni. Ma così non è stato». 
Allora Ferid è salito su un camion diretto in Italia. Con lui c'era un altro uomo: al campo rom Casilino 900 dicono che probabilmente si tratta di Tissan Severovic, un altro rom espulso qualche anno fa. Ma il suo corpo ieri non era ancora stato identificato. Anche se - nonostante la questura di Ancona non abbia diffuso dettagli - poco dopo il ritrovamento dei cadaveri le agenzie di stampa hanno informato che «entrambi erano stati espulsi dall'Italia» e che uno dei due aveva precedenti penali. Le notizie corrono, spesso a metà.

Ljuba e Sasha *
Tommaso Di Francesco

Così manco i cani, manco i non umani
muoiono abbruciati nelle trappole
di latta e di fumo a via Gordiani,
tra la memoria e i sassi pasolini.
Qui nell'Eterna. Roma radice di rom...
Unici puri in città ad aspettar futuro,
Ljuba e Sasha di diciassette e sedici
nel fuoco per vivere pronto per morire,
con la creatura negli occhi luminosi
ancora nel bianco della festa, sposi.
Tutto l'amore mio è per voi cenere
per voi deportati, è per voi caduti
nei fili spinati, per caso, dicono
... provate voi per caso a non morire
in otto corpi in quattro metri quadri.
Ad ardere, solo voi amo che ho rincorso
nelle periferie che inghiottono certezze
tra boemie, serbie ed i kosovi, cacciati
e offesi da cronache luride e dagli armati
tra i battimani e i silenzi occidentali.
Adesso che la città vuole sentire voci,
il desiderio che mi resta è sul sorriso
vostro che con me ha in corpo Mauthausen,
a voi rifiuti che nell'addio discarica
l'Ama, sigla del nostro comune disamore. 
Tommaso Di Francesco

* Si è svolto ieri alla periferia di Roma (a Via Gordiani) il funerale dei due giovanissimi sposi, Sasha Traijkovic e Ljuba Mikic, morti bruciati nell'incendio del campo rom dove vivevano, il 2 dicembre scorso.
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Di Fabrizio (del 16/12/2006 @ 10:04:04, in Europa, visitato 1851 volte)
A Bucarest si stanno festeggiando i 10 anni della nascita di Parada, la scuola di clown di Miloud. Ripropongo un'intervista effettuata qualche anno fa, durante una tournee a Milano:

Premessa tratta dalla presentazione in italiano del progetto (a cura di COOPI)

A seguito della grave crisi economica e sociale attraversata dalla Romania all’inizio degli anni Novanta dopo la caduta del regime di Ceasescu, migliaia di bambini e di ragazzi sono scappati dalle loro famiglie o dagli orfanotrofi finendo sulle strade di Bucarest e del resto del paese, esposti alla solitudine, alla violenza e alla povertà assoluta. Nel 1992 il clown francese Miloud Oukili li ha incontrati nei canali sotterranei della capitale dove si rifugiavano la notte per sfuggire al freddo e alla pioggia.

Da allora Miloud non li ha più lasciati: li ha conquistati con arti del circo e attraverso la creazione della Fondazione Parada ha offerto loro assistenza medica, sostegno psicologico e un tetto…

Il centro diurno  accoglie regolarmente centinaia di bambini e di giovani provenienti da diversi paesi della Romania ed è diventato un punto di riferimento importante per la città. Al suo interno si svolgono laboratori teatrali, atelier di clownerie, giocoleria e acrobazia.

Gli educatori inoltre forniscono ai ragazzi supporto psicologico e propongono corsi di formazione scolastica e professionale.

Due équipe di educatori incontrano quotidianamente i ragazzi che ancora vivono sulla strada offrendo loro ascolto, assistenza e un’opportunità educativa.

Negli appartamenti sociali i ragazzi che hanno scelto di abbandonare la strada possono organizzare la propria vita con regolarità, mantenendo la propria autonomia e seguendo progetti personalizzati concordati con gli educatori.

  

Interviste di Marta Rabbiosi e Fabrizio Casavola al termine dello spettacolo di sabato 20 marzo a ASSOCIAZIONE COLORE via Moncucco 29, MILANO

Zamfir Mia

Da quanto conosci Parada?

Da 12 anni sono col gruppo Parada. Allora vivevo per strada e ci siamo conosciuti lì. C’era una casa, era di Terres des Hommes, che ospitava bambini che vivevano in strada. Andavamo lì la mattina per fare teatro e disegno. Più  tardi, ho conosciuto Miloud, che stava con noi tutto il giorno, ma con noi allora non faceva il pagliaccio – questo l’ho capito solo quando abbiamo cominciato a fare spettacoli. Adesso quella casa è stata chiusa dalla polizia, c’erano problemi con i vicini che vedevano tutti quei ragazzi che andavano avanti e indietro.

Io adesso lavoro con Parada e con un gruppo di francesi ho fatto un giornalino.

Sembra una rivista per ragazzi

No, nessun ragazzo comprerebbe un giornalino fatto e venduto da ragazzi di strada! Viene venduto agli adulti in abbonamento. Ci sono alcune cose che sembrano per bambini: qui si parla di Mowgli e del libro della giungla, perché anche lui era stato abbandonato e ha vissuto come un animale. Qui invece uno di noi parla di religione, lui si chiama Costantin, ve lo traduco: “Se non c’era Dio, non c’ero neanch’io… se Adamo ed Eva non avessero fatto peccato, non ci sarebbe stato nessuno di noi…” E poi c’è un mio articolo, dove su un foglio quello che faccio adesso e sull’altro ci sono le foto di com’ero prima.

Se volete riceverlo, richiedetelo a:

Echipa “Strada

Strada Jului, nr. 37

sect. 1 Bucuresti

0742 330392 stradaziar@poste.net

In questi 12 anni la situazione a Bucarest è cambiata?

Credo che i ragazzi per strada stiano aumentando, ma la polizia li va a prendere e li riporta alle famiglie o li rinchiude in carcere molto più di prima. Probabilmente è perché la Romania sta per entrare nella NATO. I canali di Bucarest sono stati sigillati, perché erano il rifugio preferito dei ragazzi di strada e di chi li usava per nascondere la refurtiva.

Qualcosa di importante è cambiato con Miloud. Vedete, io adesso sto facendo questa intervista, ma anche quando vivevo per la strada mi ricordo che si parlava molto di noi, tutti facevano solo parole!  C’erano i giornalisti che ci cercavano e ci facevano parlare, ma poi tutto rimaneva come prima. Miloud invece, lui diceva una cosa e la faceva.  Così ci ha dato da mangiare!

 Dove sei stata con Parada?

In Francia a Bordeaux e poi a Milano. Ogni tour dura un mese. L’Italia l’ho vista molto, ma non mi ricordo tutti i paesi.

Da 12 anni fai teatro e ce l’hai nel sangue. Vorresti continuare o fare qualcos’altro?

Devo dire che in questi 12 anni, ogni tanto ho lasciato Parada e magari sono tornata alla vita di prima. Io sono così. Adesso vorrei lavorare anche con altre compagnie. Miloud lo sa. Ormai sono grande e se potessi lascerei lo spazio agli altri. Magari, iniziare io a lavorare coi bambini.

Cosa studiate a Bucarest?

Studiamo circo e teatro. Parliamo di com’era la nostra vita. I bambini imparano anche a leggere e a scrivere.

Ad aprile, ci sarà un nuovo centro con gli spazi per i laboratori teatrali e la scuola, ed ufficio per l’assistenza legale e per fare i documenti.

 

Daniel Porcescu

Tu nello spettacolo facevi anche il fachiro. Ci spieghi come si fa?

Mah… E’ una questione di concentrazione. Bisogna stare attenti…

Sei anche uno dei più vecchi di questo gruppo

Ho 28 anni. Io, Corinne e Rafael siamo tra i più vecchi. Sono con Parada da 4 anni, ma ho conosciuto Miloud quasi 12 anni fa.

Ho conosciuto solo mio padre, ma in quel periodo lo frequentavo poco ed ero sempre per la strada, non mi drogavo – non l’ho mai fatto, ma avevo bisogno di aiuto e così mi hanno trovato.

Dodici anni fa c’era un'altra organizzazione, Terres des Hommes e Miloud vi lavorava come volontario.

Cosa ti ha attirato di ciò che ti proponevano?

Ci sono diversi tipi di studio: giocoleria, acrobazia, clownerie, piramide, andare sul motociclo.

Comunque, noi andavamo al centro perché si stava tranquilli e sicuri, poi abbiamo iniziato per divertimento e mi ricordo che mi è piaciuto molto.

Ho iniziato con Parada che ero già grande, e da noi chi lavora col circo viene pagato pochissimo, a meno che non si sia dei veri professionisti di un grande circo.

Adesso lavoro come animatore.

Com’è il lavoro dell’animatore?

Da un anno c’è una squadra di tre/quattro persone con una ragazza francese e lavoriamo sulla strada e negli orfanotrofi. Facciamo circo, sport, disegno, ogni tanto andiamo al cinema.

Lo scorso dicembre c’è stata un’iniziativa chiamata “Decembre magique” e siamo andati a fare uno spettacolo negli orfanotrofi.

Ogni giorno usciamo a cercare ragazzi, di solito 2 o 3 ogni giorno.

In questo gruppo che è qua a Milano, ci sono due ragazzi piccoli, di 14 e 16 anni, è da un anno e mezzo che sto lavorando con loro e solo da tre mesi sono usciti dalla strada.

Voglio continuare a fare l’animatore.

Quanti siete in tutto?

Siamo 4 animatori oltre all’animatore francese. Per i ragazzi che frequentano le attività, non saprei essere preciso: non esistono gruppi stabili di ragazzi coinvolti, il loro numero cambia continuamente. Per esempio: un giorno ne troviamo 2 in una piazza, e il giorno dopo magari si sono spostati in un’altra zona, oppure hanno altro da fare e magari riagganciamo qualcuno che avevamo conosciuto un’altra volta.

C’è qualche viaggio che ti ricordi?

Neanch’io ricordo tutti i posti dove siamo stati: le tournee sono molto piene e difficilmente troviamo il tempo di fare qualche visita.

Ho fatto 10 tourneé: 7 in Italia, 2 in Francia e una a Mostar, in Bosnia Herzegovina. Sono stato molto contento di essere andato a Mostar, perché per noi è stato il segno che la guerra fosse veramente finita. Quello di Mostar era un progetto veramente grande, si chiamava “Carovana dell’acqua”, c’erano tante organizzazioni francesi con Miloud, gruppi italiani da Novara, Varese, Torino e circhi professionisti. L’ultimo spettacolo che abbiamo fatto a Mostar, al solito la platea era divisa con i cattolici da una parte e i musulmani dall’altra, ma alla fine applaudivano mischiati tutti assieme.

 

Emil … - assistente sociale del gruppo

Parlate tutti molto bene l’italiano

Sì, la lingua è simile e poi la perfezioniamo nelle tourneé. Inoltre, a Bucarest abbiamo rapporti non solo con i francesi, ma anche con molte organizzazioni italiane, COOPI ad esempio collabora col nostro progetto

Tu sei arrivato a Parada in un’altra maniera…

Non vengo dalla strada, me lo si legge in faccia! Ho studiato a Bucarest e come tutti cercavo qualcosa da fare, però volevo anche occuparmi degli altri in maniera seria.

Ho sentito parlare di Parada, questo gruppo di matti, e sono andato a vedere cosa c’era da fare. E’ stato 5 anni fa e da allora sto con Parada.

Il primo che ho conosciuto è stato Rafael, che oggi faceva il presentatore. Con lui e con gli altri nel tempo quella che all’inizio è un’amicizia spontanea e istintiva, diviene un rapporto vero e profondo, al di là dei ruoli reciproci.

Come si crea il rapporto con i ragazzi?

In realtà, il mio lavoro non ha molto a che fare con l’assistente sociale. Seguo i ragazzi nelle materie scolastiche e nelle uscite, principalmente il mio lavoro è parlare e farli parlare, metterli a confronto in ogni momento del giorno sui problemi che hanno avuto e che vogliono affrontare.

Verso le 7, le 8, raggiungo il centro e c’è da fare sino a mezzanotte, insomma è un lavoro serio e impegnativo.

Adesso disponiamo anche di un caravan, che gira per le strade per dare vestiti e assistenza sociale ai ragazzi abbandonati. La mattina lo adoperiamo per andare a cercare i ragazzi e qualche volta per portarli con noi al centro.

Anche per strada non mi presento come “assistente sociale”, ma chiedo: “chi sei, cosa fai?” e a loro volta mi chiedono chi sono io e cosa voglio da loro. Io gli dico che sono di Parada e non ho bisogno di dire altro, questo nome è conosciuto da tutti i ragazzi di strada. Loro sanno chi siamo e cosa facciamo, quindi se vogliono cominceranno a frequentare il centro. Anche al centro le regole e il lavoro sono chiari: succede anche che qualcuno appena arrivato mi chiede di partire in tournee, e gli dico: prima studia e poi vedremo…

Anche dopo lo spettacolo vi siete ritrovati a discutere

E’ un confronto diverso da quello che dicevo prima. In quel caso parliamo espressamente dello spettacolo che è appena terminato, cosa è andato bene e cosa si può migliorare. Questo pomeriggio è stata una riunione molto lunga.

I ragazzi di strada ci sono solo a Bucarest o anche nelle altre città?

Principalmente a Bucarest. Nelle altre città non è un fenomeno rilevante: di solito i ragazzi abbandonati vivono per un po’ di tempo nei pressi delle stazioni e appena possono raggiungono Bucarest, che vedono come una specie di La Mecca.

Ho sentito che gli altri dicevano che i ragazzi che vivono in strada stanno aumentando: io ho visto alcune statistiche (ma non so quanto siano veritiere) e sembra che invece stiano diminuendo. Anche la situazione sulla chiusura dei canali non è definita: la polizia li chiude per ragioni di sicurezza, ma spesso i ragazzi riescono a riaprire dei passaggi e tornano a rifugiarsi lì. Quello che può essere cambiato negli anni, è che prima i ragazzi di strada sopravvivevano per una specie di spirito di clan, che li univa e in parte serviva a proteggerli da loro stessi e dagli altri, mentre adesso ognuno è abbandonato a se stesso.

C’è qualche ragazzo che ha lasciato Parada per fare altro?

In 8 anni saranno stati una ventina. Manteniamo comunque i rapporti. Tutti hanno scelto un’attività in proprio. La maggior parte lavora nelle costruzioni o nel piccolo commercio, in regola con la legge e i suoi permessi.

Che altro dire? E’ dura, anche se una durezza differente dal vivere per strada.

 

Dopo intervista

·          Con 10 euro al mese finanzi i laboratori di clownerie e giocoleria del centro diurno

·          Con 25 euro al mese finanzi le attività del caravan notturno

·          Con 50 euro al mese contribuisci allo stipendio di un educatore

·          Con 100 euro al mese finanzi una borsa di studio per un ragazzo

 

NUMERO VERDE 800.11.77.55 – c.c. postale 142273 intestato a COOPI – Ragazzi di Bucarest

Tel./Fax 0376 73.00.77 ragazzi.Bucarest@coopi.org

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Di Fabrizio (del 17/12/2006 @ 10:11:56, in Europa, visitato 1903 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

By UPI - Dec 12, 2006, 16:35 GMT - BELGRADO, Serbia (UPI): Un esponente dei diritti delle minoranze ha detto martedì che circa metà dei Rom che vivono in Serbia non usufruiscono del diritto all'istruzione, al lavoro e alla sanità.

Una recente ricerca su un gruppo di 36.000 Rom, mostra che il 46% di loro non può registrare la residenza perché vive in baracche improvvisate, spesso senza acqua ed elettricità. Senza residenza non possono ottenere documenti, che sono necessari per comunicare con gli apparati statali.

Radio B92 riporta le parole di Petar Antic, del Centro Serbo per i Diritti delle Minoranze, secondo cui i Rom vivono in una specie di mondo parallelo al sistema serbo. Antic ammonisce che se il problema non sarà risolto, nei prossimi 10 anni diverrà il più grande ghetto europeo.

Il governo ha adottato piani per affrontare il problema, ma i rappresentanti della comunità Rom dicono che anche la legge dev'essere modificata.

Circa l'80% dei Rom sono analfabeti e il 60% non ha completato la scuola dell'obbligo.

Le statistiche ufficiali indicano in 150.000 i Rom presenti in Serbia, ma i leaders della comunità reclamano che il loro numero salirebbe a 500.000.

Copyright 2006 by United Press International

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Di Fabrizio (del 18/12/2006 @ 09:37:46, in Italia, visitato 1411 volte)

OPERA NOMADI SEZIONE DI MILANO ONLUS

Lo sgombero di giovedì 14 Dicembre di una piccola comunità di rom rumeni in via Ripamonti a Milano, riaccende le polemiche sulla presunta “emergenza nomadi” in città.

Come in un “gioco delle parti”, i rappresentanti di Prefettura, Provincia, Comune e Casa della Carità che fino a ieri sedevano insieme al tavolo interistituzionale per disegnare le nuove politiche di accoglienza rivolte ai rom, si dicono “sorpresi” o del blitz improvviso o delle conseguenze che ha provocato, riposizionandosi attorno alle proprie sensibilità e al diverso modo di considerare l’insieme della problematica.

In buona sostanza un “incidente di percorso”, che naturalmente non bisogna ripetere, ma che lascia le cose così come sono, anche per il futuro.

Ma in cosa consistono le iniziative che “bollono in pentola”?

Da mesi, è in preparazione un Piano di Intervento Comunale che si fonda sulla sottoscrizione di un “Patto di socialità e legalità” da parte delle comunità rom e sinte, in cambio di una adeguata assistenza e ospitalità.

Le linee fondamentali del piano prevedono: la creazione di piccoli campi che non superino le 100 – 150 presenze; il censimento per chi abbia titolo a rimanere in Italia; aiuti umanitari affidati a gruppi di volontariato; la realizzazione di una graduatoria dei regolari che saranno poi sistemati nei campi.

Campi che saranno gestiti attraverso un Regolamento che fissa alcuni impegni essenziali, come l’obbligo di mandare i figli a scuola, inserirsi nel mondo del lavoro, garantire la pulizia del territorio contro il degrado, “denunciare” le situazioni di illegalità ecc.

Un percorso “ben chiaro” che assicuri vivibilità e sostegno, seguito da vicino da associazioni del volontariato e forze dell’ordine, che coniughino sicurezza con solidarietà.

Com’è ovvio, alcune di queste enunciazioni sono genericamente condivisibili o quantomeno non esclusivamente riferibili ai rom in quanto tali, ma ai comportamenti civili che dovrebbero tenere tutti i cittadini e le stesse Istituzioni.

Altri aspetti, la maggior parte, andrebbero analizzati con più attenzione, perché ripropongono un’idea stantia di assimilazione, controllo e assistenzialismo, nel più completo immobilismo culturale.

L’idea di costruire “campi nomadi” (o villaggi della solidarietà) di 100 – 150 persone è, ad esempio, ormai ampiamente superata nella società, per la consapevolezza degli insufficienti benefici che ne derivano e per il significato di separazione sociale che li accompagnano, ma è anche respinta dalla maggioranza delle stesse comunità rom e sinte che appena possono ne rifuggono.

Non si possono poi ignorare le modalità di partecipazione e condivisione del progetto che i proponenti dichiarano essere la premessa per ogni intervento.

Di sicuro queste non riguardano i diretti interessati, cioè i rom, del tutto ignari di quanto sopra, ma nemmeno l’arcipelago di piccole o grandi associazioni che da anni se ne occupano sul territorio, ugualmente escluse anche se citate per convenienza, che se vorranno continuare ad operare in questo settore erogando servizi, dovranno sottostare alla medesima logica politica subalterna e ricattatoria.

Un’ultima considerazione riguarda la presunta offerta di luoghi di ospitalità: non ve ne sono, né di nuovi né all’orizzonte, nemmeno nell’area provinciale, dove il rinnovamento politico dell’amministrazione aveva creato molte aspettative.

Ente Morale DPR n. 347 del 26.3.1970

Via Archimede n. 13

20129 Milano

Tel 0284891841 - 3393684212

operanomadimilano@ tiscalinet. it

C.F. 97056140151

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Di Fabrizio (del 18/12/2006 @ 10:34:38, in Europa, visitato 1832 volte)

da Hungarian_Roma

E' stata rilasciato a Budapest un nuovo studio del Fondo Educazionale (REF) sui benefici dell'investire nell'educazione dei Rom in Ungheria. Durante la conferenza stampa, Rumyan Russinov, vice-direttore di REF, ha detto: "E' ora che gli europei capiscano che l'educazione dei Rom non è solo un tema per i genitori Rom, e che devono essere rimosse molte barriere formali e informali. Ciò richiede un serio impegno da parte dei Governi e questo studio provano che questi investimenti hanno il loro ritorno". Alexandre Marc, direttore di REF, ha menzionato che la sua associazione è impegnata nel dimostrare che analisi simili sono importanti non solo dal punto di vista dei diritti umani, ma anche nel senso economico, che è l'argomento che il Ministero delle Finanze dovrebbe intendere.

Il deficit di educazione della popolazione Rom è ben documentato in tutti i paesi che partecipano al Decennio dell'Inclusione Rom. L'eredità delle passate politiche esclusioniste non solo contribuisce al mantenimento dell'esclusione sociale, preclude anche alla partecipazione nel mercato del lavoro e quindi perpetua la dipendenza dall'assistenza sociale e riduce drammaticamente il ritorno in forma di tasse. Lo Studio Fondo Educazionale Rom, condotto da  Gabor Kertesi e Gabor Kezdi [1] utilizzando dati ungheresi illustra quanto i governi potrebbero incamerare nel futuro investendo nell'educazione verso i Rom [...] I ricercatori mostrano come il deficit educativo sia associato con bassi tassi di impiego e delle conseguenze sul prelievo fiscale e sull'assistenza sociale. [...]

The study is available on www.romaeducationfund .org

[1] Institute of Economics , Hungarian Academy of Sciences and Central European University / Institute of Economics , Hungarian Academy of Sciences respectively.

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Di Fabrizio (del 18/12/2006 @ 12:34:38, in Europa, visitato 1423 volte)

5.000 pagine di informazioni su cultura, formazione, lavoro, diritti, partecipazione e cittadinanza
Tutto gratuito


Bancadatigiovani presenta "L'Europa per te": un sito internet ed un CD-Rom multimediale gratuiti nati dalla collaborazione fra alcune associazioni ed istituzioni italiane ed internazionali.
Il progetto, una vera e propria Enciclopedia dei programmi per i giovani, per chi lavora con i giovani, per chi si occupa di formazione e di cooperazione internazionale, è stato realizzato in italiano e inglese e contiene complessivamente circa 5.000 pagine di informazioni; è stato realizzato in 6 mesi di lavoro da alcuni volontari italiani e finlandesi ed è stato supportato dal Parlamento Europeo-Direzione per l'Informazione, dalla Provincia regionale di Palermo e dal Centro di servizi per il volontariato di Palermo.
Il Cd-Rom ed il sito contengono una dettagliata e completa guida ai programmi ed alle iniziative delle Istituzioni europee in materia di cultura, formazione, lavoro e partecipazione, oltre a diversi programmi realizzati da altre istituzioni internazionali ed una guida ai tirocini in oltre 100 organizzazioni internazionali.
Tra le iniziative europee documentate ed analizzate in dettaglio nel sito e nel CD-Rom, oltre a quelle più note come Leonardo, Erasmus, Europass, Fondo Sociale Europeo e Gioventù, si trovano anche i recentissimi programmi Progress e "L'Europa per i cittadini"oltre ad una guida alle carriere internazionali e la lista completa dei Governi stranieri che offrono borse di studio per cittadini italiani.
Infine, anche grazie alla collaborazione del Consiglio dEuropa, una specifica sezione è stata dedicata alle iniziative delle Istituzioni europee in materia di diritti umani e politica di vicinato.
Tutte le informazioni sono aggiornate al 30 novembre 2006 e sono consultabili con i più comuni software di navigazione in Internet.

Il Cd-Rom sarà distribuito gratuitamente in 3.500 copie ed il sito offrirà aggiornamenti costanti sui nuovi programmi o i nuovi bandi che saranno realizzati.
Chi volesse, potrà richiedere l'invio del CD al domicilio gratuitamente. Per l'invio del Cd-Rom è necessario soltanto registrarsi gratuitamente sul sito http://www.bancadatigiovani. info dove si potrà anche compilare il modulo di richiesta.

Collegato al Cd e al sito, anche un servizio gratuito di informazioni sempre aggiornato su bandi e concorsi delle istituzioni internazionali in materia di istruzione, cultura, lavoro, partecipazione dei giovani e diritti umani.

L'iniziativa è destinata, secondo i suoi ideatori, ad una vasta gamma di beneficiari: studenti universitari, docenti, scuole, amministratori pubblici, servizi sociali, centri di ricerca, giovani disoccupati, neo-laureati, centri di informazione giovanile, università e centri di ricerca.

Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito dell'iniziativa
http://www.europe4you. info
info@europe4you. info

Tel. 091/336920 o 335/8086689

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