Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 00:42:09, in Italia, visitato 1718 volte)
Da Romano Lil: “Profondo zingaro - risorse dell’identità” è un’iniziativa avviata dalla Direttore della Casa Circondariale di Rovigo e che vede coinvolti Rovigo Opera Nomadi ed altre associazioni ed istituzioni. Un progetto di scambio fra culture, quella “nomade” e quella maggioritaria, per fare conoscere la cultura dei Rom/Sinti ma anche per avviare processi effettivi di integrazione con cooperative di lavoro.
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Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 01:42:02, in Kumpanija, visitato 3474 volte)
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ROZM Daja-Kumanovo na site vernici

od muslimanska veroispoved im go cestita praznikot

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Pativale Pralalen thaj pejnalen,
Sellamun alekum, o ALLAH Dj-shane huu insala o mubareko Kurban Bajrami te kerele kabuli-bahtalo. Insala o Devel te durjarel amendar sakova bilachipe, nasvalipe, sakova hohavipe, sakova kskanluko. Sakoja buti so ka astarala leskere anavesa te ovel lokeste,  Devla durjar amendar o pharipe, bichal amengje sastipe thaj kamipe maskare amende. Jarabi ma muk amen ko iskusenije, de amen thaj zurar amari pakjiv, ker amen te ova jeka-jek thaj phanle vastencar te djas ko tiro sukaripe. Devla ma muk amen te phira korore keda isiamen jakja, de amen tiro nuri-parlaj-ros te shaj te dika o cacuno drumo, te shaj te djas angle, te shaj te da amare chavengje majlacho trajo thaj lachi pakjiv. TU ALLAH sijan odova so sakole narodo-Djihane dejale piko thaj ikaleja le taro majpare thaj bilache trajostar, rudjivtut ikal vi amen, de amen thaJ zurar harica amari godi thaj bah, de amen pralipe thaj jekipe, ma muk amen panda te ove majtele thaj sare te ustaven amen, Devla TU so sijan o serutno vaso saa akava so kergjan so dikas thaj odova so nasti dikas,  de amen vi amende te ovel amen bahtalo thaj loshajmo trajo, ker amare chavengje te ovel mistos, soske amen pakjas but ke tute thaj sijem tire cacune pakjivale.
Ko alav miro kamav saa e pralengje thaj e pejnengje bahtalo o KURBAN BAJRAMI.
AMIN!
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Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 10:31:54, in lavoro, visitato 2312 volte)

Da Radio Praha

Nuovo sistema di controllo per raccogliere dati sulla comunità rom

[05-01-2006] By Rob Cameron

Ascolta: 16kb/s ~ 32kb/s 


La Repubblica Ceca conta una vasta minoranza rom, che vive ai margini della società. Ma è sempre stato problematico calcolare le stime su questa minoranza, come problematiche sono sempre state le misure governative per affrontare la loro marginalità sociale. In settimana il governo ha annunciato una serie di piani per compilare schemi anonimi che possano rendere il quadro della situazione. Rob Cameron ha chiesto il perché di questo schema a Czeslaw Walek, capo del Consiglio Governativo per le Tematiche Rom.


"Vorrei dire, che la risposta è ovvia: per controllare quanto abbiano effetto le misure che il governo sta sviluppando per aiutare quelle fasce di Rom socialmente escluse, per controllare come vengono spesi i soldi in questo campo e sapere se ci sono effettivi miglioramenti nelle comunità interessate.”

Quindi, per fare un esempio, se qualcuno con l'aspetto apparentemente rom, si presenta all'Ufficio di Collocamento per cercare lavoro, lì troverà un incaricato che metterà una croce sulla casella “Rom”. Funziona così?

"Assolutamente no! Le uniche informazioni le raccoglieremo per scopi sociologici. Dipende dal tipo di ricerca, di solito si svolgono tramite questionari o interviste di massa. I dati dell'Ufficio Statistico sono ufficiali, dal censimento. Le informazioni provenienti da altre istituzioni, come i ministeri, sono soprattutto riguardo schemi e piani di lavoro.”

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Czeslaw Walek, photo: www.romea.cz

Ciononostante, durante l'ultimo censimento soltanto in 11.000 si sono dichiarati Rom, mentre è appurato che nel paese ce ne sono 200/300.000. Non avrete problemi nel raccogliere informazioni dettagliate?

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"Direi di sì, è per questo che vogliamo combinare queste tre diverse ricerche. Se mi basassi sui soli dati dell'Ufficio Statistico, è chiaro che non sarebbero sufficienti. Quindi li leggiamo in aggiunta alle ricerche sociologiche, che verranno svolte a livello nazionale.”

Qualcuno vedrà con ostilità un simile schema, forte dei ricordi di uno spiacevole passato, come la raccolta di dati sugli Ebrei nell'anteguerra.

"Sì, può essere, ma il fatto è che abbiamo bisogno di monitorare l'efficacia delle misure e delle somme spese per la comunità rom, questa è la prima cosa. Secondariamente, se svolgeremo una buona campagna informativa, soprattutto tra i Rom, per spiegare cosa stiamo facendo, credo che causeremo meno controversie di quanto si potrebbe ritenere.”



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Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 15:43:02, in Italia, visitato 1612 volte)

Cambia l'Italia, cambia anche l'approccio tra le comunità

stati


Conferenza stampa di presentazione


Mercoledì 11 gennaio 2006 alle ore 11, presso la Sala Parlamentino della camera del Commercio di Milano, Otto Bitjoka, in qualità di presidente della fondazione Ethnoland, [ha presentato] gli Stati Generali degli immigrati, un progetto volto a rendere visibile il concetto di immigrato come risorsa sociale e come vantaggio per l'intera comunità cittadina.

Alcuni concetti dalla presentazione di Otto Bitjoka: Ci siamo e non siamo gli unici. Per l'Italia di oggi, valgono quelle poche parole di De Gaulle agli immigrati di allora: “Vi ho capiti”.

Per noi è arrivato il momento di non chiedere cosa può fare l'Italia per noi, ma viceversa cosa faremo noi per l'Italia. Come immigrati che i valori cittadini li hanno assimilati e condivisi. C'è una considerazione che abbiamo in comune, noi immigrati e i cittadini italiani, come si dice nel mio paese: “Se non sai dove vai, devi sapere da dove vieni”.

Perché una considerazione comune? Sono in Italia da 30 anni, e ho vissuto i cambiamenti di questa città: c'erano le tute blu, le tute rosse dell'Alfa, questa è la Milano di quando sono arrivato e che molti ricordano. Ma oggi è una città diversa: le industrie hanno iniziato a scomparire negli anni '80, e con gli anni '90 anche la New Economy si è fermata. Come proseguire, se non sapendo ALMENO da dove veniamo.

Dicevo, siamo in Italia da 30 anni. Non possiamo permettere ancora che qualcuno parli per conto nostro. Non dobbiamo dimostrare altrimenti di essere parte di questa città, dove siamo alla seconda, terza generazione. Sono i dati che lo dimostrano:

il 14% della popolazione è immigrata

ma nelle superiori il 19% degli studenti sono immigrati o figli di immigrati.

E Milano, l'Italia hanno bisogno di noi, per non finire come l'impero romano. Tutti dobbiamo passare attraverso la contaminazione.

L'integrazione avviene nei fatti e nel quotidiano. 20.000 imprese gestite da immigrati ne sono il risultato.


Il blog degli Stati Generali


Alcuni concetti dalla presentazione di Piero Bassetti: Già negli anni '50 e '60 a Milano c'era un assessorato all'immigrazione. Il problema dell'immigrazione di allora non era la pelle, ma la cultura. Non c'era la “via di fuga” della diversità. Anche gli immigrati votavamo e per lo stato tutti erano uguali, con tutto ciò di buono o cattivo che questo concetto comportava.

Le soluzioni nacquero qui, piuttosto che in altre città. Il problema, anche allora, non si limitava all'accettazione, ma prefigurava l'integrazione, a tutti i livelli, compreso quello della classe dirigente.. Un esercizio pieno della cittadinanza.

Oggi i problemi non sono uguali, ma simili. E la crisi che si vive in città, ha echi dovunque. E' andato in crisi il concetto di multiculturalismo, di Melting Pot all'americana. Per resuscitarli, dovremmo avere tutti il coraggio di dichiarare la volontà, come avevano i pionieri americani, di costruire una società nuova. E di andare contro tutte quelle realtà che per forza di cose si pongono per la conservazione, anche tra gli immigrati stessi.

Non neghiamolo: a Milano l'integrazione degli immigrati meridionali fu mediazione, avvenne perché c'erano i partiti di massa, e oggi non ci sono più. E non vedo chi possa prenderne il posto.

I media, avrebbero questa possibilità, ma lavorano contro l'emigrazione: non solo per il razzismo visibile e percepibile, ma anche non contribuendo al dibattito, non offrendo copertura alcuna a realtà come queste, che non esprimono solo problemi e disperazione – ma proposte e voglia di contribuire – e che sono maggioritarie.

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Di Daniele (del 11/01/2006 @ 16:25:34, in conflitti, visitato 2030 volte)
9 gennaio 2006

Aggiornamenti sulla vicenda del campo Rom contaminato in Kosovo-Metohija (Serbia e Montenegro), arrivano da Reuters AlertNet e dal Times di Londra.
Le circa 125 famiglie Rom rifiutano di lasciare il campo contaminato da piombo dove vivono da sei anni. Secondo Skender Gushani, un rappresentante della comunità, il sito dove dovrebbero collocarsi temporaneamente, prima della ricostruzione delle loro case, è a soli trenta metri da dove vivono. Bensì , loro vorrebbero tornare nelle loro case a Pristina e a Kosovska Mitrovica, dove vivevano sei anni fa, quando i terroristi albanesi kosovari hanno raso al suolo le loro case.
I rappresentanti delle comunità Rom dicono che accettando un'altra soluzione temporanea, significherebbe solo altri ulteriori ritardi per il ritorno alle loro case originarie."Ci siamo mossi abbastanza da un campo all'altro", dice Elizabeta Bajrami, "le Nazioni Unite dicono che rimarremo lì solo per sei mesi, ma noi non ci crediamo".
Nel Kosovo-Metohija, dall'entrata delle Nazioni Unite (giugno 1999), i terroristi albanesi kosovari hanno distrutto più di 7000 abitazioni di famiglie Rom, additandoli come collaboratori dei Serbi.La burocrazia e la generale inerzia delle Nazioni Unite e dell' O.N.U. nel Kosovo, hanno rallentato il piano di ricostruzione, ora appena iniziato.
Purtroppo le trattative rimangono sospese.
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Di Fabrizio (del 11/01/2006 @ 18:07:38, in musica e parole, visitato 1856 volte)

Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento

porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane

per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso

qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura

nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finchè un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace

i figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via

e poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere

ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare

e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio

lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio

Cvava sero po tute
i kerava
jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta
               Poserò la testa sulla tua spalla
                   e farò
                   un sogno di mare
                   e domani un fuoco di legna

vasu ti baro nebo
avi ker
kon ovla so mutavia
kon ovla
               perché l'aria azzurra
                   diventi casa
                   chi sarà a raccontare
                   chi sarà

ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti
               sarà chi rimane
                  io seguirò questo migrare
                  seguirò
                  questa corrente di ali
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Di Fabrizio (del 12/01/2006 @ 00:57:48, in Italia, visitato 2246 volte)
Da: Agenzia SIR

9 GENNAIO 2006, 18:03 - ZINGARI: PARTITO DA LECCE IL TRENO DELLA MEMORIA, PER NON DIMENTICARE IL MASSACRO NAZISTA DEI ROM

 
 
Un treno per non dimenticare gli zingari. E’ partito ieri sera dalla stazione ferroviaria di Lecce, quello che può essere definito, “il treno della memoria”, promosso dall’Associazione comunità straniere in Italia e dalla regione Puglia che vogliono così ricordare la deportazione e lo sterminio del popolo Rom durante il nazismo ed anche in epoche più recenti. Il treno che nelle prossime settimane toccherà le stazioni di Brindisi, Taranto, Bari e Foggia, ha al suo interno una mostra fotografica che ripercorre le fasi della deportazione degli ebrei e degli zingari, quest’ultimi nei Zigeunerlager (campo degli zingari). “Non vogliamo dimenticare – dice al Sir il presidente dell’associazione comunità straniere in Italia, il tunisino Habib  Sghaier - che a fianco di milioni di ebrei furono eliminati anche migliaia di zingari colpevoli solo della loro diversità e di non voler uniformarsi ai valori dominanti. La deportazione nei campi di concentramento nazisti e le eliminazioni di massa nelle camere a gas sono il culmine di una storia secolare persecuzioni, espulsioni ed internamenti che hanno accompagnato il popolo Rom dal suo arrivo in Europa, agli inizi del ‘400”. “In Italia – spiega ancora Sghaier - esistevano due campi di concentramento per gli zingari: a Agnone e a Bojano. Si trattava prevalentemente di zingari slavi, che erano fuggiti in Italia nel 1941 per salvarsi dai nazisti che avevano occupato la Croazia. A Bojano gli zingari furono internati nei capannoni dell'ex-tabacchificio. Ad Agnone, nel Convento di San Bernardino, furono internati circa 150 zingari slavi. Molti di loro riuscirono a scappare: alcuni di loro si unirono alle bande partigiane. Ancora oggi, purtroppo, la situazione è molto grave. La questione zingari – conclude - è sempre affrontata come questione sociale, prima che questione etnica. La negazione dell'identità del popolo Rom porta con sé la degradazione della cultura zingara a sottocultura marginale a cui viene negata ogni dignità, la riduzione della lingua, il Romanès, a gergo, la lettura delle strutture sociali, educative, economiche come prodotti dell'emarginazione e del disagio”.
 
 
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Di Fabrizio (del 12/01/2006 @ 02:35:28, in musica e parole, visitato 25376 volte)

Internet è una delle mie passioni, passo molto del mio tempo libero al computer. Cerco informazioni per me, faccio ricerche per il mio lavoro, su teatro e scrittori. Anche sui Rom, internet è uno dei pochi luoghi dove trovare notizie, senza doversi perdere nell'informazione pilotata o di parte. Detto così, sembra quasi ingenuo, ma sono convinta che internet e i blog siano ormai l'unica maniera per capire qualcosa e trovare le informazioni che altrimenti non passano ai telegiornali. Dove la trovi altrimenti la lista delle 50 persone condannate in via definitiva e sedute in Parlamento. Dove gli ultimi tagli del ministero alla scuola?

Il problema non è la troppa informazione, ma di trovare qualcosa che vada fuori dai soliti binari. Tutti vogliono subito una “verità pronta”, abbiamo poco tempo e invece il tempo serve se vuoi farti un'opinione. Meglio molta informazione che nessuna!
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Il curriculum di Dijana Pavlovic'

Così è iniziata una lunga chiacchierata con Dijana Pavlovic'. La prima domanda, rotto il ghiaccio, è stato di raccontare qualcosa di sé.

Sono nata nel 1976 a Vrnjacka Banja, un comune di 200.000 abitanti nel centro della Serbia, molto noto per le terme, a 200 km.da Belgrado. I miei genitori sono Rom, ma da generazioni vivevano con la comunità serba.

I miei nonni erano molto più legati alla cultura e alla lingua, mio nonno era maniscalco un'occupazione tradizionale tra i Rom. I miei genitori invece si erano affrancati dalla tradizione, erano andati a scuola: mia madre aveva studiato elettrotecnica, mio padre dirigeva un piccolo negozio.

Ho passato la mia prima infanzia con il comunismo, che verso i Rom era molto, come dire, “protettivo”: i principi erano quelli di fratellanza, uguaglianza, libertà, il razzismo non era tollerato, i libri erano passati dallo stato.

Io ero l'unica Romnì della scuola. Lì sono venuta a conoscenza della mia origine, quando a 7 anni una mia compagna di classe mi ha detto: “Oggi tu hai avuto il voto più alto, ma resti una zingara!”. Tornata a casa, ho quasi “torturato” i miei genitori perché mi spiegassero perché quella bambina mi avesse parlato così e mia madre mi disse: “C'è una cosa peggiore di esser zingari: essere maleducati!”

E' stata una cosa che ha deciso la mia vita. Da allora mi sono sempre imposta di essere “la più brava” in tutto. Ho poi frequentato il liceo scientifico, e mi sono diplomata che ero già iscritta all'Accademia di Arte Drammatica di Belgrado, unica Rom iscritta. Mi sono laureata.
-

Come sei arrivata in Italia?

Nel frattempo, c'era stato il collasso del comunismo e il difficile passaggio alla democrazia, con la conseguente crisi economica, battaglie politiche, proteste degli studenti. Io vivevo da sola a Belgrado e la vita era sempre più difficile.

Durante un festival internazionale, ho conosciuto Claudio, il mio futuro marito, un italiano.

Era un periodo molto confuso, e nel 1999 sono venuta in Italia. Mi sono sposata qua.

Arrivata in Italia, parlavo serbo e inglese. Così l'italiano l'ho studiato qua.

Dopo 3 mesi che ero in Italia, sono iniziati i bombardamenti in Serbia. E' stato il periodo più brutto della mia vita: mio padre era al fronte e io sempre al telefono per avere notizie. Con difficoltà ho iniziato anche a lavorare in teatro.
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Come stanno i tuoi?

Tutti salvi, per fortuna. Ma il paese è distrutto, manca il lavoro. Inoltre, il razzismo che prima era sconosciuto, è esploso con violenza, soprattutto in Vojvodina, dove studia mio fratello. Lui è molto più scuro di me, e mi raccomando sempre che stia attento.
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Come sono stati i primi tempi in Italia?

Problemi: forse il fatto di essere Serba in Italia, proprio mentre la Serbia era accusata di crimini internazionali e io passavo il mio tempo al telefono con la preoccupazione per i miei sotto le bombe...

Sposando un attore, frequentando quell'ambiente, non ho mai avuto problemi di razzismo. Qualche difficoltà è subentrata dopo, continua anche adesso, quando dico che sono Rom.

Le mie radici avevo cominciato a riscoprirle in Serbia, come reazione ai miei che se ne erano dimenticati, rivendicavo l'orgoglio di essere Rom, le cose belle della mia origine.
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Regalane qualcuna ai lettori:

  • Il temperamento, l'anima, la personalità: improvvisare l'allegria anche nei momenti più tristi, questo mi aiuta molto nel lavoro (e anche nella vita);

  • vivere una situazione schizofrenica in un ambiente estraneo: integrazione totale e crisi di identità;

  • vivere le passioni: gli occidentali tendono a contenersi e a mantenere un atteggiamento di facciata. Ma anche il senso del sopravvivere, sono convinta che questo fa parte del patrimonio genetico di tutti, ma in occidente la gente è, come dire, “iperprotetta” e non ha più questo senso di sopravvivenza;

  • infine, mi piace il mio aspetto fisico, gli occhi...

Mantengo l'adattabilità classica del Rom, ma sono molto rigida nei miei principi. So di non confondere il recitare con la vita reale: a teatro usi una tecnica, hai un copione. Quando hai davanti una persona, non puoi nasconderti.
-

Reciterai a Milano, con un pezzo impegnativo sulla Porrajmos.

E' un'idea che si è formata man mano, sino a coinvolgermi totalmente.

Nel 2000 ho fatto un progetto assieme a mio marito, Claudio Migliavacca: abbiamo portato in Italia una raccolta di poesie popolari e d'autore dei Rom serbi, che ho tradotto in italiano. Le abbiamo presentate nello spettacolo teatrale “Sentiero color cenere” (che poi sarebbe il colore dei Rom di Serbia). Li è cominciata anche la collaborazione col gruppo musicale dei Rhapsodija Trio.

Lo spettacolo trattava i temi fondamentali della cultura rom: i bambini, il rapporto con dio e la morte, i cavalli, il viaggio, la criminalità (perché no?), la magia...

Una volta, abbiamo invitato Maurizio Pagani e Giorgio Bezzecchi dell'Opera Nomadi di Milano, e poi ci siamo persi di vista. Ci siamo reincontrati nuovamente alla registrazione di una trasmissione televisiva. Lì, ha preso vita l'idea di “Porrajmos, voci di uno sterminio dimenticato”.

Lo scopo è raccontare la verità, farsi sentire, perché ancora nessuno ne sa niente, o addirittura c'è chi nega che sia successo. Mio marito e io abbiamo voluto correre il rischio di raccontare.

Sono due storie: quella di Barbara Richter, una bambina rom della Repubblica Ceca portata ad Auschwitz. Maurizio Pagani aveva trovato questa storia su Lacio Drom e mi aveva proposto di leggerla per vedere se andava bene.

La storia di Barbara Richter, viaggia accanto a quella di Mile, un bambino rom yugoslavo, sepolto come molti in quell'epoca, in una fossa comune. Mile l'ho incontrato e tradotto in italiano da un racconto di Miroslav Antic, che in quel periodo viveva accanto alla Mahala.

La sfida era: come affrontare un testo così difficile e pesante? Cercando di restituire anche il sentire di un bambino rom ad Auschwitz: si fissavano su alcuni giochi per evadere con la fantasia. E' stata la strada per parlare della mia cultura, della poesia: Barbara che con un mucchio di fango costruisce un pupazzo, e il pupazzo diventerà uno zingaro, che sarà un grande musicista conosciuto in tutto il mondo. Il musicista immaginario che l'aiuterà nei momenti più brutti, un pupazzo di fango nella tasca della sua divisa e le racconterà di centauri e cavalli...

Ultima cosa: E' una lettura spettacolo, dove oltre che le due storie c'è anche la parte legata alla Storia, si percorre il momento storico, anno per anno, (un po' come un documentario). Le due recite sono accompagnate da diapositive e musiche dal vivo. E non dimenticate che Giorgio Bezzecchi leggerà le poesie in lingua romanès ; - )

Dura un'ora, all'origine molto di più, ma è stato necessario procedere a molti tagli, anche dolorosi.

L'idea era di arrivare dai campi di sterminio ai campi nomadi di oggi. Vedremo se ce l'abbiamo fatta.
-

La II guerra mondiale ha toccato anche la tua famiglia?

Sai che tra di noi, soprattutto tra i più anziani, c'è ancora reticenza e vergogna a parlarne (vedi gennaio 2005 ndr.). Mio nonno non ha mai voluto farlo.

So che dove vivevano allora i miei, i tedeschi giravano la notte a fucilare i Rom. C'era un dottore di un paese vicino al mio. Ancora oggi ogni anno tutti i Rom gli portano i fiori sulla tomba, perché in periodo di guerra, proprio all'ingresso della Mahala, lui scrisse un cartello in tedesco: “ATTENZIONE, C'E' LA PESTE”, salvando la vita agli abitanti
-

Sei anche mediatrice culturale.

E' capitato durante le prove di teatro. C'era l'opportunità di lavorare nella scuola.

Sto con i bambini in classe, anche se il ruolo non mi è ancora del tutto chiaro. Devo coinvolgere tutti, sia nello studio che nella ricreazione. Mi piacerebbe fare un laboratorio teatrale, ma è prematuro, incombono le esigenze primarie: studiare e la frequenza.
-

Ti è mai capitato di trasmettere quel tuo sentimento di quando eri bambina: dimostrare sempre che eri più capace e più determinata?

Vedi, già allora me lo ero imposto, e non lo rinnego. Ma questa scelta mi ha comportato anche un prezzo alto da pagare, e oggi non mi sento di dare la stessa responsabilità ai bambini che si trovano in quella situazione.

La situazione in Italia è terribile per loro e c'è bisogno di investire, sui bambini e sull'istruzione. Una via bisogna trovarla: Rom, Italiani, chi può.
-

Per finire, lo spettacolo sulla Porrajmos sarà presentato anche in altre città?

Questo, bisognerà chiederlo a Pagani. Io voglio “portarlo” al 24 gennaio come si deve. E non è facile, perché l'ho vissuta molto questa recita, come una parte di me, che va oltre il momento storico.
-

Martedì 24 gennaio 2006 - ore 21.00

SALA DI VITTORIO – CAMERA DEL LAVORO di MILANO – corso di Porta Vittoria 43

PORRAJMOS
lettura spettacolo
voci da uno sterminio dimenticato
Rom e Sinti nell'Europa della 2° guerra mondiale

Con
Dijana Pavlovic' e Claudio V. Migliavacca


MUSICHE ESEGUITE DAL VIVO DA
RAHPSODIJA TRIO
Muarizio Deho', violino
Luigi Maione, chitarra
Giampietro Marrazza, fisarmonica


Con la partecipazione di Giorgio Bezzecchi, Naum Jovanovic e Daniela Di Rocco

Un progetto di MaurizioPagani

Elaborazione video
Itsos “Albe Steiner” sezione cine tv:
Simone Ferrari, Luca Lossani, Desiré Ieva

Luci e tecnica – Lele Cascione

Testi & Regia: Dijana Pavlovic' – Claudio V. Migliavacca

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Di Daniele (del 12/01/2006 @ 10:50:13, in Europa, visitato 1970 volte)
Hamdija superstar : - )

11.01.2006 Da Osijek, scrive Drago Hedl
E’ un Rom il vincitore del 'Grande Fratello' in Croazia. Hamdija Seferovic, 27 anni, è stato scelto dalla maggioranza degli spettatori del più popolare reality show televisivo, proprio mentre il caso Gotovina provocava un rigurgito di nazionalismo nel Paese. Ma la situazione dei Rom croati resta di grande emarginazione
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Di Daniele (del 13/01/2006 @ 10:37:08, in Kumpanija, visitato 1782 volte)
Fabrizio e Cicciosax, nonostante le promesse, quest'anno non sono passati dal GucaFestival...
Visto che la sezione foto in Mahalla è sguarnita, eccone una fatta da me in loco (le altre le trovate su Gustomania):
uno
è pieno di bimbi rom che vanno in giro come tutti a divertirsi... sono uno più bello di un'altro e simpaticissimi. ecco il motivo dello scatto. ne avevo altri tre o quattro del genere ma non li ritrovo più... anzi, adesso che ci ripenso, due di quelle che non ritrovo le regalai ad una mia amica che studia a roma...
e volendo c'è anche questa:
due
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