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Notizie in italiano dai Rom, Sinti, Kalé, Pavees di tutto il mondo

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 17/10/2011 @ 09:47:11, in Italia, visitato 1489 volte)

Da Coopofficina

Nelle scorse settimane ho denunciato i possibili danni che può fare alla popolazione romanì una iniziativa NON coerente ai bisogni ed alla realtà.

Per fare questa mia denuncia non ho consultato "la palla vetro" ma i risultati delle esperienze fallimentari del passato.

Mi riferisco al corso di formazione per mediatori culturali promosso dal Consiglio d'Europa.

In questi giorni mi viene segnalato il primo danno di questo corso, ne sono convinto che altri seguiranno.

Lo scorso mese di settembre la Caritas di Salerno ha promosso il corso di formazione per mediatori culturali rom avviato dal Consiglio d'Europa per tre giorni e alcune organizzazioni locali hanno inviato i "propri rom" a questo corso. Evito di commentare la struttura ed i contenuti del corso per il rispetto al lavoro degli altri anche quando è palesemente NON adeguato.

Accade che in una regione italiana ci sono mediatori culturali rom GIÀ FORMATI negli anni scorsi e che hanno svolto diverse attività di mediazione culturale rom con un ottimo successo visibile e riconosciuto.

In questa regione una organizzazione provinciale nel mese di Marzo 2011 decide di preparare un progetto per i rom e visto che non si è mai occupata progettualmente di rom decide di chiamare i mediatori culturali rom già formati (presenti di alcuni decenni in questa provincia) per avviare una collaborazione, la presenza di professionalità romanì qualifica il progetto.

I mediatori culturali rom di questa provincia dopo aver letto le linee progettuali preparati da questa organizzazione, propongono modifiche perché le finalità del progetto NON rispondono alla realtà ed ai bisogni della comunità rom locale, anzi arrecano danno alla popolazione romanì.

A fronte delle osservazioni dei mediatori culturali questa organizzazione inizia a ragionare sulle modifiche da apportare al progetto, ma con evidente difficoltà perché l'iniziativa era stata preparata più per dare risposte ai bisogni occupazioni di questa organizzazione che alla realtà ed ai bisogni della popolazione rom locale.

Ad un certo punto si blocca il confronto sulle modifiche del progetto e questa organizzazione invia un giovanissimo rom al corso di mediatore culturale rom promosso dal Consiglio d'Europa a Salerno per tre giorni.

Dopo aver partecipato al corso automaticamente questo giovane rom diventa mediatore culturale rom da impiegare nei progetti che questa organizzazione vuole realizzare per i rom.

Il giovane rom, senza esperienza e disoccupato, per qualche centinaio di euro ha accettato di lavorare con questa organizzazione come mediatore culturale rom (ha fatto un corso di tre giorni!) ed ha fatto bene visto che è disoccupato, ma quali danni produrrà e quando durerà il suo lavoro?

Le esperienze fallimentari di questo tipo ne abbiamo visto tantissime, giovani rom che potevano essere una buona risorsa per la "causa romanì" sono stati bruciati per perseguire interessi estranei alla realtà romanì.

In questo modo questa organizzazione non deve più fare modifiche al progetto per i rom perché il giovane rom non ha alcun tipo di esperienza e professionalità, ma è rom, quindi basta essere rom, aver letto un libro sui o aver partecipato ad un convegno o aver partecipato a tre giorni di corso di formazione (prestigioso perché promosso dal Consiglio d'Europa) per essere un esperto del mondo rom.

Non sarebbe stato corretto inserire questo giovane rom al fianco di mediatori culturali rom già formati e farlo crescere professionalmente?

NO, perché questa soluzione portava ad una modifica del progetto che questa organizzazione non voleva fare per propri interessi.

Invece con la presenza nel progetto del giovane rom, utilizzato come fantoccio, questa organizzazione può manovrare come vuole ed il fallimento certo di questo progetto sarà attribuito "ai rom che non vogliono integrarsi", ma anche a falsità come "i rom presentano una problematica difficile e complessa", MAI il riferimento è al progetto sbagliato.

Questa tipologia di utilizzo strumentale della partecipazione attiva dei rom (come un mezzo) è sempre stata utilizzata nel passato ed ho sempre prodotto danni enormi alla popolazione romanì, ed è per questa motivazione che la Federazione romanì finalizza la sua azione verso una partecipazione attiva "COME UN FINE".

Il corso formazione per mediatori culturali rom promosso dal Consiglio d'Europa, con il suo prestigio istituzionale, si presta molto bene alla strumentalizzazione della partecipazione attiva dei rom, come è accaduto nel passato, per arrecare danno alla popolazione romanì.

Mi meraviglio di quei rom e quelle persone che si dichiarano amiche del popolo rom che con la loro partecipazione attiva hanno cercato di legittimare una iniziativa sbagliata del consiglio d'europa, senza riuscirci.

E' facile riempirsi la bocca di belle parole e di denunce se poi i fatti dimostrano altro.

La "causa romanì" (?) solo uno strumento per perseguire altro.

A buoni intenditori poche parole.

Scelta legittima ma si abbia la onestà morale ed intellettuale di riconoscerlo pubblicamente, per permettere alla popolazione romanì di subire meno danni.

La mia prossima riflessione (appena avrò il tempo necessario) sarà sulla mediazione culturale e sul profilo professionale (ruolo e compiti) del mediatore culturale rom.

Dr. Nazzareno Guarnieri – Presidente Federazione romanì

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Di Fabrizio (del 18/10/2011 @ 09:41:59, in scuola, visitato 1624 volte)

Notizie precedenti

Care amiche e amici,

alla lettera sottoscritta nei giorni scorsi da tutte le forze politiche di centro sinistra e centro destra (con la sola esclusione della Lega), a quella successiva congiuntamente inviata al Commissario dalle tre Parrocchie buccinaschesi, che abbiamo portato alla vostra paziente attenzione, si aggiunge ora l'intervento del Dirigente scolastico, che testimonia "l'impegno pluridecennale" che la scuola di Buccinasco ha attuato per il diritto costituzionale all'istruzione dei bambini sinti del Quartiere Terradeo, "con riscontri positivi su tutta la popolazione scolastica".

A tutto questo lavoro ha dato un forte e continuo sostegno la Caritas Decanale, che ha sottoscritto con Apertamente le proposte iniziali al Commissario; e vi hanno contribuito nel seguire questa vicenda i media e vari blog locali. Ci auguriamo dunque che esso possa raggiungere le positive conclusioni auspicate da un'intera collettività.

Nel frattempo rimaniamo nell'attesa dell'avvio del lavoro organizzativo vero e proprio per l'attuazione della delibera commissariale che recepiva le nostre proposte.
Non è che siamo impazienti: è che sono trascorsi dieci giorni, certo impegnativi per il Comune, ma cambia ora anche la stagione e, con l'arrivo dell'autunno vero, diventerà più difficile attuare i provvedimenti previsti, che dovranno essere discussi e predisposti con la collaborazione degli Uffici e accompagnati e sorvegliati nella loro attuazione, per conseguire il migliore risultato.
Manca solo che chi dirige il Comune dia le necessarie disposizioni.
Mai pensare che i problemi siano risolti col primo sì.

Un caro saluto dall'Associazione "ApertaMente di Buccinasco", Ernesto Rossi e Augusto Luisi


Comune di Buccinasco

  • c.a. Commissario Prefettizio Dott.ssa IACONTINI
  • e.p.c. Spett.le Ass.ne Apertamente Sig.ra GABRIELI

Sono venuto a conoscenza della situazione del quartiere TERRADEO e del rischio di demolizione di alcune "casette di legno, senza fondamenta" che costituiscono l'alloggio di alcuni nuclei familiari di giostrai Sinti.

In qualità di Dirigente Scolastico, non posso e non voglio entrare nel merito della complessa questione amministrativa ma le rivolgo queste poche righe per testimoniare l'impegno pluridecennale che la nostra Scuola ha attuato per l'integrazione dei bambini Sinti, con riscontri positivi su tutta la popolazione scolastica.

Per questo motivo Le rivolgo un accorato appello affinché sia garantito a questi nostri alunni la continuità di un percorso scolastico che costituisce per loro un diritto costituzionale e per la comunità tutta motivo di soddisfazione quale garante di questo stesso diritto.

Augurandomi una soluzione positiva per tutti, porgo distinti saluti.

IL DIRIGENTE SCOLASTICO, Dott. Vittorio CIOCCA

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Di Sucar Drom (del 18/10/2011 @ 09:59:39, in media, visitato 1673 volte)

Dalla newsletter di Articolo 3, di Maria Bacchi

Il mio formaggio preferito lancia su tutti gli schermi uno spot che mi fa andare di traverso il boccone. Lo racconto con le parole che presentano il video sul web:

Come vi sentireste se vi trovaste a cena un completo sconosciuto? È proprio quello che raccontano Grana Padano e Leo Burnett con la loro nuova campagna pubblicitaria, il cui spot tv è on air da ieri. In un contesto in cui le imitazioni prendono sempre più spazio, Grana Padano ha voluto ribadire la propria originalità, mostrandoci scene intime e quotidiane, in cui viene portato in tavola un formaggio non autentico. Ed ecco che con questo appaiono all'improvviso degli sconosciuti, a interrompere la scena: un motociclista malizioso, un pescatore appena uscito da una tempesta, un fantino che si ritrova a un pranzo di Natale. Tutti guardano sgomenti il personaggio. Non c'entra niente ed è uno sconosciuto: proprio come un formaggio non originale. Chiude il claim: ‘Grana Padano DOP. Fatto di un'altra pasta'. Hanno lavorato per l'agenzia gli executive creative directors Riccardo Robiglio e Paolo De Matteis, gli art directors Matteo Fabi e Barbara Cangemi, i copywriters Joseph Menda e Lucia Ceccolini.

La coppia, la casa, la cucina, l'intimità. Lui porta in tavola un formaggio dall'aria ambigua: grana o non grana? Con il perturbante formaggio compare nella stanza un estraneo, un intruso, un selvaggio, un naufrago. La donna lo guarda atterrita. Poco importa che l'uomo di casa – elegante, apparentemente inappuntabile – cerchi di rifilare alla bella compagna un formaggio tarocco. La vera minaccia è che a tavola con voi si siedano sconosciuti, quelli che con l'intimità ‘non c'entrano niente' e che "rovineranno la serata". "Non portare a tavola uno sconosciuto", scorre in sovrimpressione.

E dire che da piccola, in parrocchia, specialmente sotto Natale, ci incoraggiavano a fare esattamente il contrario.
Oggi, invece, chi non si conosce deve essere per forza una minaccia, soprattutto se malvestito o, quantomeno, poco convenzionale.
Forse la famosa agenzia pubblicitaria che ha concepito lo spot non voleva esplicitamente incrementare il senso di paura dell'altro, di diffidenza verso l'estraneo che permea il senso comune prevalente nel nostro Paese, dove molti strepitano che dobbiamo essere ‘padroni a casa nostra'. L'impatto immediato però è questo, nonostante l'intelligente evocazione di un padrone di casa ‘furbetto' che tenta di fregare la sua donna.
Del resto siamo circondati da fantasmi e da acchiappafantasmi.

Il signor Dario Casali, responsabile stampa e comunicazioni delle società sportive giovanili di Sant'Egidio e San PioX, ha inviato a giornalisti e amministratori dichiarazioni che francamente mi appaiono un po' allucinate (oltre che cariche di pregiudizi e insulti) e che la Voce riporta sotto il raffinato titolo "Una sbarra che scoraggi i culattoni". Fin dove arriva il signor Casali? Cosa ci mette di suo la Voce? "Intorno al campetto sportivo di via Learco Guerra dove i ragazzini delle due squadre si allenano c'è un intollerabile via vai di malintenzionati e comunque di personaggi sospetti". Sì, tra i rifiuti abbandonati "forse da nomadi di passaggio", si materializzano mane e sera "pederasti (in altri passaggi dell'articolo meno elegantemente definiti "culattoni"), donne di malaffare, pedofili". Una folla da Notte dei morti viventi che assedia "i piccoli atleti", affidati alle cure del signor Casali e dei suoi collaboratori della CSI.
Non deve essere facile distinguere un pedofilo dal cliente delle "donne di malaffare" o dai cosiddetti pederasti: ma Casali ci riesce. Fa un inventario livido e feroce degli intrusi e informa allarmato le autorità competenti. Che finiscono fotografate sotto l'infame titolo che riportavamo.

Infinitamente più garbati i bambini sinti dell'area di sosta di via Learco Guerra. Che anni fa, raccontandomi le loro paure, mi avevano confidato timidamente di aver visto una volta aggirarsi intorno al campo un "gagio maniaco"[1]. Ma degli intrusi nostrani che potrebbero insidiarli nessun giornalista o politico si preoccuperebbe. Se mai, secondo molti, sono loro il corpo estraneo da cui la comunità maggioritaria e i suoi ‘giovani atleti' devono guardarsi: sembrano bambini, in realtà sono piccoli "zingari". Che non ci capiti di trovarceli a cena.

[1] In lingua romanes, il "gagio" è la persona non appartenente alla comunità rom e sinta.

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Di Marylise Veillon (del 19/10/2011 @ 09:37:34, in sport, visitato 2192 volte)

Brutto come la fame, ecco come attaccare bottone con un Rom rumeno : - D. Da Roma_Francais

(Crédits photo: Marianne Rigaux) Lesinrocks.com Banel Nicolita, il Rom del calcio francese

Insultato quanto acclamato in Romania, Banel Nicolita tenta di integrarsi in Francia, nel suo club del Saint-Etienne.

Un Rom benvenuto in Francia? La stampa inglese non si lascia ingannare. "Il Saint-Etienne compra un gitano allorché la Francia li paga per andare via." E' il titolo del quotidiano The Guardian in seguito al trasferimento del calciatore Banel Nicolita, che ha firmato per tre anni all'Asse, il 31 agosto, lasciando lo "Steaua Bucarest" dopo sei stagioni.
Segno particolare: è l'unico giocatore rom a giocare nella selezione della nazionale rumena. Un "exploit" in un paese in cui i rom sono molto discriminati.

"Banel è un'eccezione. Può darsi che possa cambiare l'immagine dei rom in Francia e in Romania" auspica Valeriu, il suo uomo di fiducia. Un augurio pio, soprattutto quando un ministro della Repubblica non cessa di puntare alla "delinquenza rumena".

Durante l'allenamento, il rumeno salta su ogni palla, sotto l'occhio attento di Valeriu, che funge anche da interprete, da agente, da guardia del corpo e da coinquilino. "Resterò con lui i primi tempi. Non è facile integrarsi senza parlare francese". Nicolita sorride molto ma non è chiacchierone. Abbrevia l'intervista dicendo che "è molto contento di stare qui". La sua famiglia – sei fratelli e sorelle – è "molto orgogliosa" di lui, dal suo villaggio di Faurei (duemila anime). Trova Saint-Etienne "molto calma".

"Non ama parlare delle sue origini"

La situazione dei rom in Francia? Il giocatore elude la questione. Avrà forse ricevuto istruzioni di bypassare l'argomento? Valeriu interviene: "non ama parlare delle sue origini". Al comune di Saint-Etienne l'argomento viene evitato: questione sensibile. Dall'estate, la municipalità socialista ha fatto espellere diversi occupanti di "squat" (alloggi occupati ndr.) e, regolarmente, militanti e rom si riuniscono sulle gradinate del comune per esigere nuovi alloggi. "Ovviamente quando si riesce nel mondo dello sport, si è subito accolti meglio." nota, amareggiata Anne Sara dell'associazione Solidarietà Rom di Saint-Etienne.

La storia di Banel Nicolita è infatti quella di un'ascensione fulminea. Nel 2008 all'età di 26 anni incarna la migliore speranza del calcio rumeno. Deve aspettare tre anni prima di potere essere comprato dall'Asse per soli 700.000 euro. Guadagnerà 35.000 euro al mese, cioè il doppio che con il Steaua, ma meno dello stipendio medio di un giocatore di serie A. Come Thierry Henry prima di lui, Banel Nicolita è stato nominato ambasciatore contro il razzismo, dalla FIFA. Un titolo simbolico, ma non veramente invidiabile, poiché riservato ai giocatori maggiormente insultati durante la loro carriera.

"Il giorno in cui ha ricevuto la fascia dal capitano dello Steaua, fu per costui uno smacco: la fascia a un rom! Era inconcepibile per alcuni!" Ricorda il giornalista che lo seguiva all'epoca.
Idem, anche peggio il giorno in cui segnò contro il suo campo, facendo vincere il Real Madrid. Ogni volta Nicolita ha molto fair-play e fa buon viso a cattivo gioco. Perfino quando, dalle tribune dello stadio Ghencea di Bucarest salgono dei "Zingaro! Zingaro!" -insulto supremo da quelle parti. Paradossalmente sarebbe anche il rom più popolare della Romania, abbondantemente acclamato dalla stampa locale. "E' molto amato da tutti" assicura Valeriu. La sua prossima sfida: diventare il rom più amato di Francia.

Marianne Rigaux

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Di Fabrizio (del 19/10/2011 @ 09:51:03, in musica e parole, visitato 1442 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Il neonato centro studi Sa Mergem, di Terra del Fuoco, si cimenta in versione inedita con la presentazione di fiabe tradizionali della cultura Rom. Sa povestim! In scena, la suggestiva narrazione in romanes, i suoni di una chitarra folk e gli interventi in lingua italiana s'intrecciano per completare un quadro nel quale i giovani studiosi vogliono trasportare il pubblico, sperando di abbattere alcune barriere e di condividere emozioni, pensieri e maggiore conoscenza reciproca.

Il ciclo d'incontri è rivolto ad alcune classi della scuole materne, in occasione del Festival Internazionale di Letteratura, alla sua VIII edizione, presso la Biblioteca civica multimediale "Archimede" di Settimo T.se, il primo appuntamento è per il 21 ottobre, ma verranno presto comunicate le nuove date.

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Di Fabrizio (del 20/10/2011 @ 08:55:38, in conflitti, visitato 2582 volte)

Lunedì scorso il tribunale ha dato l'OK per lo sgombero di Dale Farm, che è iniziato mercoledì mattina

Dalefarm.wordpress.com - Posted on October 19, 2011 by dalefarmsupport MATTINA

Lo sgombero è stato descritto dagli osservatori come brutale e illegale.

Altre immagini su The Mirror

Stamattina presto la polizia antisommossa e gli ufficiali giudiziari hanno preso d'assalto la comunità di Dale Farm con un raid all'alba. La polizia ha infranto l'ordinanza del tribunale, usando delle mazze per sfondare il recinto di una piazzola completamente legale, al fine di aprirsi un varco. Gli osservatori dei diritti umani riferiscono di diversi feriti dalla polizia tra i residenti e gli attivisti al momento della prima carica.

La polizia sta usando i taser (le pistole che danno la scarica elettrica ndr).

Residenti ed attivisti rimangono dentro il sito, molti di loro si sono incatenati ai cancelli e alle roulotte per resistere allo sgombero. La polizia ha violato il perimetro e sta procedendo.

Kathleen McCarthy, residente di Dale Farm, ha detto: "Il ricordo di Dale Farm peserà fortemente sulla Gran Bretagna per generazioni - siamo trascinati fuori dalle uniche case che avevamo in questo mondo. La nostra intera comunità è stata fatta a pezzi dal consiglio di Basildon e dai politici al governo."

Natalie Fox, del comitato di sostegno, ha detto: "La comunità traveller è stata criminalizzata, è stato reso illegale il loro viaggiare, ma non gli viene permesso di fermarsi. Se alle famiglie traveller non è permesso di fare di un'ex discarica la loro dimora, quando troveranno dove vivere?"

Lily Hayes, osservatore dei diritti umani, ha detto: "Il consiglio di Basildon sta violando l'ordinanza del tribunale sfondando le recinzioni di una piazzola assolutamente in regola a Dale Farm. Stanno anche operando brutalmente usando i taser contro chi protesta contro lo sgombero."

Cronaca della sera

Il consiglio di Basildon, il governo centrale e la polizia stanno affrontando diffuse proteste pubbliche ("Ci hanno promesso uno sgombero pacifico. Non è stato pacifico" THE GUARDIAN ndr) in seguito alle scene di brutalità poliziesca nel sito di Dale Farm dei Traveller dell'Essex. Attivisti e residenti sono stati oggetto di numerosi incidenti, colpiti da scariche elettriche dei taser, manganellati senza provocare e altri comportamenti brutali che hanno avuto come conseguenza l'ospedalizzazione di entrambi (Johnny Howorth: Nora Egan, altra residente mandata stamattina in ospedale, è tornata a #DaleFarm in sedia a rotelle. "Per lei in ospedale non c'erano letti" da Twitter ndr.).

Kathleen McCarthy (vedi sopra ndr.) ha descritto scene di "brutalità poliziesca. Ho visto residenti col sangue che gli colava dalla faccia, ed un altro mandato in ospedale dalle bastonate della polizia. La maniera in cui a polizia sta agendo, qui ha scioccato ed indignato tutti. Ci auguriamo che il mondo ci stia guardando."

Gli eventi di oggi sono stati ispirati da un raid della polizia all'alba, che ha visto distruggere una piazzola (vedi video successivi, ndr.), in palese violazione dell'ordine del tribunale. Questo ha causato ferite a diversi residenti, molti dei quali avevano cercato rifugio in quello che percepivano come un posto sicuro.

Ali Saunders, sostenitore di Dale Farm, ha detto "questo attacco alle vite delle famiglie di Dale Farm, ricadrà sulla coscienza di tutto il popolo britannico. I contribuenti sono stati obbligati a pagare 22 milioni di sterline per finanziare questa brutale operazione, che stanotte lascerà 82 famiglie senza un posto dove dormire. Fin dagli albori della mattina, la polizia non ha mostrato alcun riguardo per la sicurezza e la dignità dei residenti, o la proporzionalità della forza da impiegare. Le modalità con cui il consiglio di Basildon ha condotto lo sgombero, confermano quanto era apparso chiaramente durante tutto il processo legale: cioè che vedono i Traveller come cittadini di seconda classe da cacciare dall'area." (alla fine della giornata si conteranno 23 arresti, ndr.)

Il vescovo di Chelmsford e padre Dan Mason, il prete del luogo, hanno rilasciato una dichiarazione che condanna "l'atteggiamento violento" adoperato dalla polizia con l'uso di taser e manganelli.

Il vescovo di Chelmsford ha aggiunto "Ricordiamoci che questo sgombero non risolve i problemi, ma li sposta altrove. Queste famiglie da qualche parte dovranno dormire stanotte."

Media enquiries: 07040900905, 07583761462
Twitter: @letdalefarmlive


(ndr.) A volte mi rimproverano di guardare a ciò che succede intorno con un occhio troppo personale e per niente oggettivo.
E' vero: non riesco a togliermi dalla testa quando sono stato a Dale Farm, e dormivo sulla paglia assieme agli altri ragazzi del comitato di solidarietà.
Una donna vide che non avevo niente per coprirmi e mi diede una coperta. Era tra le tante a rischio sgombero.
Capirete come mi sento da ieri.

Mi resta una domanda: scene simili le vediamo spesso in televisione, dai conflitti e dalle violenze in quello che per cattiva coscienza chiamiamo "Terzo Mondo". Dico "cattiva coscienza" per la gioia nascosta che ci prende: "Guarda quei mezzi selvaggi, per fortuna che in Europa ci siamo evoluti!"
Non manca mai chi, seduto in poltrona e ciabatte ai piedi, mentalmente fa il tifo per la fazione più bastonata e "politicamente corretta". Politicamente corretti i "nomadi" non lo sono mai stati... ma se sono a qualche migliaio di km. dal nostro portafoglio, forse hanno qualche speranza di trovare la simpatia di questo isolato tifoso.
Che schiaffo alle nostre sicurezze, sapere che il mitizzato e violento "Terzo Mondo" fisicamente ci appartiene, e anche nel cuore del nostro continente c'è ancora chi deve lottare per la terra.

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RomaToday di Francesca Divetta 18/10/2011

Conferenza stampa del Pd davanti al centro di accoglienza di via Salaria. Alcune famiglie divise dopo gli sgomberi, per il Pd la struttura è precaria

Civici 981 e 971. Sono solo due numeri. Eppure a questi due numeri sono collegate due serie problematiche che affliggono via Salaria: l'una, quella dell'impianto Ama, a pochi metri dall'altra, quella del centro di accoglienza.

Dopo mesi in cui si è sentito parlare del centro di smaltimento rifiuti, adesso i riflettori si accendono anche sul centro di via Salaria 971, in cui attualmente sono presenti oltre 300 Rom.
Questa mattina il Partito Democratico ha tenuto una conferenza stampa davanti al centro di accoglienza per rendere note le difficoltà di numerose famiglie che gravitano nella zona del centro, ma anche la situazione precaria della struttura.
"Centinaia di persone si trovano qua fuori nella speranza di essere ospitate. Alcuni sono andati a chiedere un appuntamento con il Dirigente del V Dipartimento per spiegare la situazione, ma lui naturalmente ha altro da fare. In più da due anni ci sono problemi sulla sicurezza di adulti e bambini in questa struttura, dove le condizioni igienico-sanitarie sono molto precarie, qui la gente vive con il neon sempre acceso giorno e notte, per separare gli spazi usano delle tende e coperte per avere un minimo di privacy", spiega il Capogruppo Pd del IV Municipio Paolo Marchionne, presente oggi insieme ad altri esponenti del Pd capitolino e municipale, fra cui Paolo Masini, Marco Palumbo, Paola Ilari, Fabio Dionisi.

Una donna di etnia Rom che vive nel campo ci spiega: "Io vivo qui dentro da due mesi con mia zia, invece mio figlio e la mia nipotina stanno per strada: lei va a scuola a Settebagni e non sappiamo dove lavarla. Quando esce dalla scuola viene qui fuori e io le porto un po' d'acqua e la lavo qui. La notte dorme nella macchina con mio figlio e mia nuora, da quando li hanno mandati via dal posto lungo il fiume. Noi ringraziamo di stare in questa struttura, ma non possiamo stare separati, quando farà freddo non posso lavare mia nipote per strada".
La storia di questa donna è uguale a quella di altre persone ospitate nel centro che si sono viste dividere da alcuni familiari, i quali, per restare vicini al centro di accoglienza, si erano accampati lungo il fiume e sono stati recentemente sgomberati. Ad oggi, dunque, i familiari rimasti "fuori" fanno la spola tutto il giorno davanti al centro, e alcuni la notte restano a dormire nelle macchine parcheggiate in prossimità della struttura.

Il Pd capitolino e municipale critica quindi il piano nomadi di Alemanno, per il quale la relazione stilata e diffusa dal Pd riferisce che "tra la gestione commissariale e quella ordinaria, siano già stati spesi oltre 2,5 milioni di euro, molti dei quali assorbiti dalle operazioni di sgombero e demolizione dei campi abusivi e per il recupero e la gestione del centro di via Salaria 971. Nessuna risorsa invece è stata impiegata per progetti finalizzati all'integrazione e all'uscita dal centro di accoglienza, minori compresi, per sua stessa definizione luogo transitorio di prima accoglienza dopo gli sgomberi". Nella relazione si legge anche: "Il 13 Marzo 2010 Alemanno annunciò la chiusura dell'ex cartiera con un'intervista rilasciata al quotidiano il Messaggero. In contrasto totale con quelle dichiarazioni il Comune ha provveduto ad ampliare la struttura, recuperando altri spazi".
Il Pd chiede quindi al Sindaco di Roma quali misure abbia intenzione di prendere per risolvere la situazione di via Salaria 971, "considerato che gli sgomberi fatti sono risultati solamente drammatici e inutili", ha dichiarato Emanuela Droghei del Pd.

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Di Fabrizio (del 21/10/2011 @ 09:21:30, in scuola, visitato 1610 volte)

La Provincia Pavese 19 ottobre 2011 - di Marianna Bruschi

Belgioioso, coscritti dividono la strada tra «italiani e zingari». Il sindaco: «Contro il lavoro di integrazione, la cancelliamo»

BELGIOIOSO- Una linea di demarcazione: italiani da un lato, zingari dall'altro. Pennellate bianche sull'asfalto davanti alla scuola media di Belgioioso, in via Donna Anna d'Este. Una scritta razzista difficile da non notare, caratteri bianchi in stampatello proprio accanto alle strisce pedonali, davanti alle case, alla scuola Ada Negri, poco distante dalla bocciofila. Una goliardata dei coscritti che hanno "firmato" e imbrattato anche le strade attorno. «Potevano evitare, è di cattivo gusto – spiegano nella strada, all'incrocio con via Fratelli Cervi – quando c'è stata la sagra le bancarelle e le giostre arrivavano proprio nel punto dove è stata disegnata la linea e la scritta». Ed è a questo che riferisce la "divisione" disegnata sull'asfalto.

Nel piazzale dopo le scuole ora non ci sono più le giostre, ci sono solo le roulotte del circo che sta per lasciare Belgioioso. Un pony mangia il fieno, ci sono caprette e anatre. «Il circo non c'entra niente – spiegano al bar della bocciofila – non ci sono stati episodi di razzismo da queste parti».

Dalle finestre della scuola la scritta si vede. Non è educativo per gli studenti. Ma la preside Loredana Lanati, tramite la vice Maria Grazia Casagrande, dice che preferisce non parlare, ancora prima di poterle domandare se la scuola chiederà al Comune di cancellare la scritta razzista. Il passaggio dei coscritti classe 1993 è evidente in tutto il quartiere. Sempre davanti alla scuola hanno scritto: «La vera storia non si impara sui libri». Ma la divisione tra italiani e zingari lascia un segno sull'asfalto in contrasto con il lavoro che si sta facendo a Belgioioso per favorire l'integrazione di comunità con provenienze diverse. «Abbiamo istituito una commissione per l'integrazione di cittadini extra comunitari e comunitari – spiega il sindaco di Belgioioso Fabio Zucca – è un progetto che funziona bene, ci sono rappresentanti delle diverse comunità. L'integrazione c'è anche nelle nostre scuole, il clima è abbastanza costruttivo, con tutte le difficoltà che ci sono». E la scritta? «Ha origine più da un clima nazionale – dice Zucca – qui è stata avvertita come una goliardata, altre volte ci sono state scritte che hanno suscitato molto più fastidio». A cancellarla ci penserà il tempo. E il Comune? «Come tutte le scritte provvederemo al ripristino». Parola del sindaco.

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Di Fabrizio (del 21/10/2011 @ 09:41:53, in conflitti, visitato 1891 volte)

Craig Murray, ex ambasciatore, attivista dei diritti umani - 19 settembre 2011

(foto da Romea.cz)

L'antiziganismo è l'ultimo razzismo socialmente accettabile. Anche i commentatori abitali di questo blog postano cose simili: "Arrivano e combinano pasticci incredibili", "Hanno fregato nel mio locale", [...] ed altre caricature etniche. "Loro", senza dubbio, rubano i bambini.

Stamattina in TV osservare in diretta la violenta pulizia etnica nell'Essex è stata un'esperienza straziante. Il consigliere Tony Ball, leader dell'autorità che stava conducendo la pulizia etnica, star di Murdoch, spiegava che la sua azione è popolare. Non ho dubbi che lo sia. Sarebbe popolare a Basildon se ogni giorno il consiglio appendesse un uomo di colore al pennone della bandiera. Senza dubbio il piccolo bigotto compiaciuto di sé stamattina è un uomo felice.

Quanti giustificano la sottrazione delle case alle famiglie, distruggere una comunità ed interrompere la scolarizzazione dei bambini, sulla base di una rigida interpretazione della legalità e dei permessi edificativi, deve rispondere anche di questa strettoia del punto legale. L'attacco (perché tale è stato) a Dale Farm questa mattina è stato condotto dalla polizia antisommossa e senza la partecipazione degli ufficiali giudiziari. Almeno due donne, entrambe Traveller e residenti permanenti del sito, hanno avuto bisogno di cure mediche. La polizia ha sfondato le recinzioni sia interne che esterne, cosa che era stata espressamente vietata dall'Alta Corte, dicendo che le proprietà erano dei Traveller e non potevano essere distrutte dagli ufficiali giudiziari. Cosa ha a che fare questo atto illegale di distruzione con la reiterata difesa legalistica di questo attacco razzista?

Murdoch News di stamattina ha anticipato la difesa legale della polizia. "L'Intelligence" della polizia aveva informazioni su una "riserva di oggetti da usare come armi". Hanno perciò dovuto assaltare il campo nell'interesse della sicurezza pubblica. Per questo dovevano infrangere il giudizio dell'Alta Corte: demolire le recinzioni protette come una misura d'emergenza per salvare vite. Tutto ciò è un pretesto trasparente, un mancato rispetto della legge da parte della polizia, ben peggiore di qualsiasi suo infrangimento da parte dei Traveller, perché il comportamento susseguente della polizia è sfociato in violenze e lesioni. Le scorte di armi ovviamente non esistevano.

Torniamo ai fatti chiave: anche se situato nella "greenbelt", ogni cm. del sito dei Traveller era in precedenza una fascia degradata, occupata da una discarica. Le foto dal satellite (QUI ndr) provano che i Traveller non hanno invaso la Greenbelt. La ragione per cui non hanno ottenuto i permessi di edificazione è che diverse richieste in questo senso sono state respinte, e la ragione di questorifiuto è che il consiglio di Basildon è razzista. Senza dubbio qualsiasi simpatico costruttore Tory avrebbe ottenuto il permesso di riempire di case quella ex discarica. I Traveller erano proprietari del terreno su cui risiedevano.

Che male facevano? Nessuno Qual era il loro crimine? La loro etnia. Tutto il resto è camuffamento legalistico, del tipo utilizzato da ogni stato per perseguire ovunque la pulizia etnica. Agli occhi dello stato che la svolge, la polizia etnica ha sempre la sua ragione nel rispetto della legge. E' piuttosto questo il punto.


Comunicazione di tutt'altro genere: in questo momento mi è difficile raccogliere testimonianze dirette da Dale Farm: ignoro se alcune persone con cui ero in contatto siano state arrestate o malmenate dalla polizia.
Traduco con gioia una nota di S., una delle colonne tra i sostenitori di Dale Farm e per un certo periodo dato per disperso dopo gli scontri, arrivata ieri (pubblico col consenso dell'interessato):

Prima di tutto, grazie a quanti ieri hanno commentato sul mio profilo FB, inviato SMS, o in qualsiasi altro modo abbiano cercato di offrirmi sostegno.

Ho avuto così tante richieste, specialmente attorno alle 14.00, che la mia batteria s'è esaurita. Come sapete l'energia elettrica a Dale Farm era stata tagliata e non avevo modo di collegarmi a FB per rispondere a tutti.

La polizia antisommossa ha usato tecniche apposite per contenerci per ore, anche se ad un certo punto ho pensato di scavalcare le impalcature e superare le loro teste attraverso gli alberi, come se fossi stato minuscolo... LOL

Sono arrivato a Dale Farm qualche tempo fa, per offrire il mio sostegno e la mia solidarietà ad una comunità che è stata e continua ad essere in un disperato bisogno di aiuto da parte degli altri. Le mie ragioni sono personali, ma chi mi conosce sa che non posso accettare il razzismo sotto qualsiasi forma. E nessuno mi convincerà che lo sgombero di ieri, forzato, brutale ed orrendo, non è stato altro che un programma razzista per cui alcuni disprezzano la popolazione zingara-viaggiante in questo paese e altrove.

Anche se non voglio commentare o seguire la retorica anti Dale Farm che abbiamo visto nei mesi scorsi in alcuni siti internet, non si può tacere che quanti sono stati d'accordo con lo sgombero ed il modo in cui è stato condotto, hanno secondo me scelto deliberatamente di ignorare i sotterranei moti vi razzisti alla base di tutta questa vicenda.

Dale Farm è l'inizio della fine per quanti pensano di poter "spianare" la loro strada sulla vita di Traveller-Rom e zingari. I residenti di Dale Farm hanno mostrato un immenso coraggio e convinzione nel mantenere la loro posizione perché le loro case e vite non andassero distrutte. Come abbiamo visto e continuiamo a vedere ancora adesso in tutto il mondo, questo singolo ma storico evento costringerà le autorità locali ed il governo a ripensare le proprie strategie su come "gestire" in futuro tutto ciò, e con ciò credo veramente che alla fine i Traveller otterranno il rispetto e la dignità che meritano.

Personalmente mi sento privilegiato per essere stato ammesso a prendere parte alle proteste ed alla resistenza, e che le famiglie di Dale Farm mi abbiano accettato sulla loro terra e nelle loro case. Ho conosciuto nuovi e buoni amici sia a Dale Farm che attraverso la rete dei siti internet.

Non è ancora finita, se me lo permetteranno continuerò ad appoggiare i residenti di Dale Farm e la comunità viaggiante, anche sottoponendo alla polizia i commenti razzisti di alcuni siti anti-viaggianti ed assicurandomi che gli autori siano giudicati.

Infine, non ho dubbi, da quanto dei Traveller di Dale Farm, che siano stati e sono pienamente a favore degli attivisti e manifestanti di Camp Costant, per l'azione svolta a difesa delle loro case, bambini e terra.

La conclusione era inevitabile, ma io, assieme a molti altri, a volte ho davvero creduto che potessimo vincere e che il risultato per i residenti sarebbe stato di rimanere fino a che non si fosse trovata una soluzione adatta e culturalmente accettabile. Tutto ciò è molto triste per la cosiddetta giustizia britannica...

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Di Fabrizio (del 22/10/2011 @ 08:57:02, in Regole, visitato 1577 volte)

venerdì 28 ottobre dalle 16.00 alle 18.00
Auditorium Unicef in Via Palestro, 68 ROMA

Quanto è vera la leggenda che i rom rubano i bambini? O forse è vero che sono le istituzioni a "rubare" i bambini rom?
Quanti rom sono accusati ogni anno di rapire bambini nel nostro paese? Quanti i bambini rom dichiarati ogni anno adottabili?

Al fine di trovare risposte veritiere a queste domande sono state realizzate due ricerche sul territorio nazionale che l'Associazione 21 luglio e la Fondazione Migrantes presenteranno venerdì 28 ottobre a Roma nell’ambito del convegno: "LADRI DI BAMBINI. I rom e le istituzioni: dalle leggende metropolitane alle responsabilità nascoste".

Nel corso dell'evento, moderato dalla giornalista Rachele Masci, Sabrina Tosi Cambini dell'Università di Verona presenterà la ricerca "La zingara rapitrice" e, a seguire, la ricercatrice Carlotta Salezzi Salza presenterà "Dalla tutela al genocidio? Le adozioni dei minori rom e sinti in Italia (1985-2005)".

Le conclusioni saranno affidate a Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes e Carlo Stasolla, presidente dell'Associazione 21 luglio.

Siete tutti invitati a partecipare!

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