Rom e Sinti da tutto il mondo

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La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 29/10/2010 @ 09:27:01, in lavoro, visitato 2044 volte)

Segnalazione di Orhan Tahir

 Il link per chi legge da Facebook

Aldo, Bibi e i loro due figli restaurano una fonte battesimale

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Di Fabrizio (del 29/10/2010 @ 09:58:17, in Italia, visitato 2010 volte)

La Nazione

Claudia, una giovane donna rom, è stata sgomberata a gennaio dal campo ex Osmatex di Sesto Fiorentino. Trasportata d'urgenza in ospedale qualche giorno dopo, ha perso i due gemellini che portava in grembo

Firenze, 26 ottobre 2010 - Ha perso i due gemellini che aveva in grembo da sette mesi la giovane donna rom che, sgomberata dal campo ex Osmatex di Sesto Fiorentino il 16 gennaio 2010, è stata costretta a vivere in condizioni di vita brutali.

Lo rende noto Matteo Pegoraro, del Gruppo EveryOne, affermando che il Gruppo EveryOne ha depositato per questo epiosodio un atto di denuncia in Procura nei confronti delle Istituzioni locali.

"Trasportata d'urgenza in ospedale nella giornata di domenica 24 e subito ricoverata - scrive Pegoraro - , Claudia, già oggetto di un'incomprensibile pressione poliziesca e giudiziaria, è stata informata dai medici che i suoi due bambini non erano sopravvissuti, con tutta probabilità a causa di ripetuti traumi e delle avverse condizioni di vita cui la donna è soggetta assieme ad altre 185 persone romene di etnia Rom: senza una casa, senza pasti caldi né medicinali e senza alcuna assistenza sociale da parte degli enti locali".

Prosegue Matteo Pegoraro che "Claudia, incarcerata nei mesi scorsi con l'accusa di estorsione aggravata per aver richiesto 20 euro per rendere un gattino ritrovato per strada alla legittima proprietaria, è stata - ancor prima del processo - preventivamente oggetto di un'espulsione, per ordine del Prefetto e del Questore di Firenze, per cinque anni dal territorio fiorentino, perché considerata asociale e pericolosa per l'ordine pubblico. Successivamente assolta dalla Procura per il reato di estorsione, è stata ed è tuttora oggetto di fermi e perquisizioni da parte delle autorità, il più recente proprio all'uscita dell'ospedale, dopo che era stata operata e suturata. Claudia, ovviamente provata e terrorizzata dell'intera situazione, è riuscita a scappare grazie all'aiuto dei suoi connazionali e ora è probabilmente ricercata e rischia anni di carcere per non aver rispettato un provvedimento di espulsione che si configura come illegittimo, anticostituzionale e contrario alle direttive europee 38 sulla libera circolazione e 43 sulla non discriminazione. Oltretutto, versa in una condizione psicofisica tragica".

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Genova - Si aprono martedì 2 Novembre al Teatro Stabile di Genova le prenotazioni e le vendite per tutte le rappresentazioni dello spettacolo "Senza Confini - Ebrei e zingari" di e con Moni Ovadia che sarà di scena alla Corte da giovedì 11 a domenica 14 novembre.

Prodotto da Promo Music, "Senza confini - Ebrei e zingari" è, come annota lo stesso Ovadia che dello spettacolo è autore, regista e interprete: «Un recital di canti, musiche, storie rom, sinti ed ebraiche che mettono in risonanza la comune vocazione delle genti in esilio: una vocazione che proviene da tempi remoti e che in tempi più vicini a noi si carica di un’assenza che sollecita un ritorno, un’adesione, una passione, una responsabilità urgenti, improcrastinabili. Senza confini è la nostra assunzione di responsabilità. La sua forma si iscrive nella musica e nel teatro civile, arti rappresentative e comunicative che possono e devono scardinare conformismi, meschine ragionevolezze e convenienze nate dalla logica del privilegio per proclamare la non negoziabilità della libertà e della dignità di ogni singolo essere umano e di ogni gente». Ad accompagnare Moni Ovadia sulla scena c’è un gruppo di musicisti composto da Ivanta Baltenau (voce), Paolo Rocca (clarinetto), Massimo Marcer (tromba), Albert Florian Mihai (fisarmonica), Ennio D'Alessandro (clarinetto), Marian Serban (cymbalon), Marin Tanasache (contrabbasso) e Virgil Tanasache (violino). Suono di Mauro Pagiaro.

Gli ebrei e gli zingari (il popolo degli "uomini") hanno parallelamente condiviso per secoli lo stesso destino di emarginati, di tollerati e di perseguitati. Per ragioni simili o specifiche, hanno vissuto nel corso degli anni la condizione di radicale "alterità" alle culture dominanti dell’occidente cristiano. Gli ebrei per avere rifiutato la verità assoluta del Cristo che i poteri ecclesiastici volevano imporre, gli zingari perché, pur avendo accolto il Cristo, non vollero omologarsi a modelli di vita estranei al loro spirito di libertà. Il comune nomadismo non fu storicamente una vocazione originaria, ma solo una risposta di dignità e di indipendenza alle persecuzioni. I due popoli chiedevano di vivere secondo la loro identità senza recare nocumento a nessuno. Non fu loro concesso, se non in brevi periodi, ad arbitrio dei poteri espressione delle maggioranze. Perché?
Commenta ancora Moni Ovadia: «Uniti dalla persecuzione dei sistemi tirannici che mal sopportarono la loro cultura e le loro tradizioni improntate a un mondo "senza confini", senza burocrazie, senza eserciti, senza retorica patriottarda, gli ebrei e gli zingari hanno avuto per secoli storie simili, anche se parallele. Poi, dopo il tentativo di sterminio nazista, gli ebrei hanno cambiato la loro storia, hanno conquistato una terra, una nazione; il loro immenso calvario ha avuto pieno riconoscimento e, anche se la condizione ebraica è talora difficile, ancora sottoposta a pericolo, gli ebrei sono entrati nel salotto buono del potere». Non così gli zingari. Anche per questo, pertanto - aggiunge Ovadia per spiegare la genesi del suo spettacolo - «noi ebrei abbiamo il dovere di alzare la voce contro la persecuzione di rom e di sinti, dobbiamo denunciare come malvagia e perversa l’esibizione dell’amicizia verso gli ebrei quando viene usata per legittimare la mano libera contro i nostri fratelli "uomini" e contro ogni minoranza o alterità».

Per "Senza confini - Ebrei e zingari" – in scena alla Corte da giovedì 11 a domenica 14 Novembre 2010 – sono validi tutti gli abbonamenti (Fisso, Libero e Giovani), oltre che le consuete agevolazioni per studenti e gruppi organizzati in collaborazione con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico.

Info: 010/5342300 www.teatrostabilegenova.it info@teatrostabilegenova.it orari: feriali ore 20,30 - domenica ore 16 prezzi: 23,50 euro (1° settore), 16,00 euro (2° settore). Prenotazioni a partire da martedì 2 novembre.

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Di Fabrizio (del 31/10/2010 @ 09:35:01, in Italia, visitato 1818 volte)

Ciao a tutti, sperando di fare cosa gradita vi invio la posizione unitaria di cgil cisl uil di Monza-Brianza in risposta a un odg razzista e spietato della lega contro i rom.
ciao
Marta Pepe

CGIL CISL UIL Monza e Brianza, venuti a conoscenza degli ordini del giorni sui Rom in discussione al Consiglio Provinciale di oggi, esprimono le seguenti valutazioni.

Riteniamo che sia un fatto grave innanzitutto parlare di "espulsione su base etnica" dei Rom dalla Provincia di Monza e Brianza perché questo termine, in contrasto con le normative europee e nazionali vigenti, prefigura reato di discriminazione razziale.

Sosteniamo che tutti i cittadini hanno diritto all'ordine e alla sicurezza così come diciamo che la responsabilità penale è personale e che vanno perseguiti tutti i reati da chiunque commessi. E' però preoccupante, a nostro avviso, utilizzare stereotipi per incriminare una intera etnia, basandosi su pregiudizi e non su dati concreti. Sosteniamo che ritenere una comunità collettivamente responsabile di reati e contrastare la legislazione europea sulla libera circolazione delle persone si configura come una palese manifestazione di razzismo e intolleranza.

Ricordiamo infatti che oltre alle recenti posizioni espresse dal Papa e dal Parlamento europeo, uno specifico articolo del Trattato di Lisbona vieta la discriminazione basata su sesso, razza od origine etnica, religione o credo, disabilità, età e orientamento sessuale e conferisce al Consiglio dell'UE un chiaro mandato a svolgere le azioni necessarie per combattere queste discriminazioni.

Parlare di degrado ambientale, di aumento di furti nelle abitazioni di Pescara, Palermo e Alassio e di incendi di baracche e roulottes nei campi nomadi; pensare di risolvere tutto chiedendo fondi al Ministero per attuare le stesse politiche per cui il Governo francese è appena stato censurato dalla Commissione Europea non serve a nessuno, così come non serve una visione esclusivamente repressiva nei confronti della presenza delle popolazioni Rom e Sinti che vivono nel nostro Territorio, prescindendo da ogni considerazione circa il loro stato personale e giuridico.

Non riteniamo affatto che la politica degli sgomberi e dei rimpatri forzati (sull'esempio francese) sia la risposta che un territorio come la Brianza, noto per la sua storia di accoglienza, possa mettere in campo. Ci pare che risponda invece solo a costruire un clima di insicurezza e paura finalizzato a distogliere l'attenzione dai problemi urgenti da affrontare per risolvere la situazione difficile del Paese.

Siamo favorevoli, invece, all'implementazione di tutte le azioni che possano costruire reali processi di integrazione, come condizione per superare gli aspetti critici della convivenza e garantire migliori condizioni di vita a tutte le persone che vivono nella nostra Provincia.

Riteniamo perciò che la strada debba essere quella della cooperazione nel territorio tra tutti i soggetti Istituzionali, sociali e sindacali per realizzare quelle politiche di integrazione che ovunque si sono dimostrate la vera arma per affermare i diritti dei cittadini, da quello della sicurezza e cittadinanza, a quello della legalità contro la clandestinità.

Auspichiamo che il Consiglio Provinciale deliberando su un tema tanto delicato, tenga in considerazione queste nostre osservazioni.

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Di Fabrizio (del 01/11/2010 @ 09:24:20, in Europa, visitato 1468 volte)

Segnalazione di Alberto Maria Melis

Blitz notturno in campo rom con fucili e manganelli

Hanno fatto irruzione in un campo Rom incappucciati ed armati fino ai denti, poi hanno cominciato a molestare e minacciare tutti i presenti. È successo in Francia, da settimane al centro di una dura polemica sull'espulsione dei Rom da parte del governo, dove il commissariato di polizia di Poissy, nel dipartimento delle Yvelines, ha aperto un'indagine dopo la violenta intrusione di diversi uomini nella notte tra mercoledì e giovedi 28 ottobre, in un campo situato a Triel-sur-Seine.

Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, gli uomini sono giunti nel campo verso le due del mattino a bordo di un'auto munita di sirena. Poi sono entrati nei camper, nelle roulottes, impugnando fucili e manganelli, sfondando alcune porte. Diverse persone detto di essere state molestati e minacciate con le armi, mentre una donna sarebbe stata costretta a spogliarsi. Il blitz è durato circa mezzora, durante la quale gli aggressori avrebbero anche esploso diversi colpi in aria. I Rom hanno anche precisato che "erano vestiti come poliziotti".

"Queste famiglie non potranno mai dimenticare ciò che hanno vissuto. Ma la cosa più drammatica è che questi uomini sono andati via con i documenti d'identità di diversi abitanti del campo", dice Annick Omond, del collettivo di sostegno alle famiglie Rom della zona. Nel campo, si legge sul sito internet del settimanale Le Nouvel Observateur, vivono da tempo una trentina di famiglie Rom minacciate di espulsione.

ATS

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Di Fabrizio (del 02/11/2010 @ 09:06:38, in Italia, visitato 1882 volte)

IL MATTINO di Padova

Giuseppe Cancelli, 57 anni, ha vissuto dall'infanzia all'età adulta in carovana

Popolo misterioso quello degli zingari. Misterioso e irriducibile al vivere stanziale. E per questo motivo percepito come pericoloso. "Troppo facile fare di tutta l'erba un fascio", risponde Giuseppe Cancelli che ha trascorso dall'infanzia alla vita adulta in carovana, per le strade del mondo. Cinquantasette anni, ben piantato, lo sguardo indagatore ed il sorriso ironico sotto i baffi spruzzati di bianco, Cancelli si racconta seduto su un divano del soggiorno arredato in giallo. Mentre sua moglie Iside, sinta di Ferrara riservata e gentile, serve il caffè agli ospiti in tazze di porcellana a fiori.

Cancelli: un cognome italiano...

E' quello di mia madre, una sinta italiana con sangue tedesco nelle vene. Sono nato a Pisa, ho studiato in scuole italiane, ho fatto il servizio militare a Pordenone, nella divisione corazzata Ariete, caserma Fiore. Lavoro in Italia, ho documenti italiani, voto in questo paese, i miei figli sono italiani.

Al tempo stesso lei è fiero di far parte del Romané Chavé, del popolo rom.

Non c'è contraddizione, se si risale indietro nei secoli. Con una precisazione: da quando l'Europa ha aperto le frontiere dell'Est, molti pensano che rom sia l'abbreviazione di rumeno. Invece nella nostra lingua di origine indiana, il Romanès, rom significa uomo.

Siete diversi all'origine?

No, casomai per paesi di destinazione. Immagini due rette parallele originate entrambe, a partire dall'VIII secolo d.C. per successive migrazioni dovute a carestie e conflitti, dalla medesima regione del Pakistan chiamata Sindh giunte poi in Grecia dalla Mesopotamia con le legioni romane d'Oriente. Da allora il nostro cammino non si è più fermato: stiamo in un paese trenta, quaranta, anche cent'anni, se ci lasciano vivere tranquilli; per andarcene quando veniamo perseguitati. Noi, Rom e Sinti, parliamo un'unica lingua con inflessioni dialettali legate ai paesi di permanenza; di cui abbiamo adottato i costumi senza offuscare la nostra identità.

In Italia il popolo nomade ha sempre conosciuto persecuzioni?

No. Conserviamo dei salvacondotti papali del 1200, che ci permettevano di muoverci senza essere carcerati. Le vessazioni partono dal '400 con bandi del ducato di Milano, della Repubblica di Venezia, in cui viene quantificato il valore dello zingaro catturato vivo e di quello ucciso. I galeoni, che solcavano l'oceano verso l'America, erano pieni di zingari ai remi, imprigionati e deportati. Oggi si trovano rom ai quattro angoli del pianeta.

Facendo un salto di secoli: avete conosciuto le persecuzioni naziste?

I nonni paterni e mio padre durante il fascismo sono stati internati a Berra, nel ferrarese, altri del gruppo in quella di Campobasso. Non ci è stato riservato l'atroce destino dei lager nazisti, ma molti rom sono deceduti lì dentro per fame, freddo, malattie: eravamo gli ultimi ad essere considerati. Dicono che nell'Olocausto sono morti 500.000 zingari, almeno il doppio secondo la nostra stima.

Come campavate, quando giravate con i carri?

Il mio gruppo di appartenenza è quello dei Rom Kalderash, emigrato in Moldavia e Valacchia e lì rimasto schiavo cinque secoli; per giungere poi in Montenegro, paese dei miei bisnonni e nonni. Come dice il nome stesso, i Kalderash sono sempre stati bravi calderai e ramai. Anche mio padre lo era e da lui ho imparato a girare per i paesi in cerca di caldaie in rame ed acciaio da stagnare; di ristoratori, pasticceri, grandi alberghi. D'inverno ci fermavamo e vivevamo dei guadagni dell'estate, come le formiche.

Da quanto risiedete a Padova?

La mia famiglia da 37 anni, io sono stanziale da 18. Ho figli e nipoti nati, chi a Monselice, chi ad Abano, chi a Camposampiero. Nei primi anni '90 abbiamo comprato la terra ed incominciato a farci la casa. Ma i tempi cambiano e per dare un futuro ai figli ho iniziato a fare l'ambulante: abbiamo dei chioschetti, con cui giriamo per fiere, sagre e mercati vendendo bibite, panini, salsicce. E' tutto in regola: partita Iva, richieste, licenze, pagamenti Tosap, conservo tutto, ecco qua. Ai Comuni non chiedo aiuti né soldi, solo il permesso di lavorare: voglio integrarmi del tutto nella società, in cui vivo.

I suoi figli hanno studiato?

Con l'aiuto dell'Aizo sezione di Padova, presieduta dall'infaticabile Elisa Bertazzo, i nostri ragazzi arrivano alla terza media. I Sinti spesso frequentano le superiori, sono ben integrati, trovano poi impiego come cassiere, magazzinieri, saldatori, muratori, imbianchini.

Professa una religione?

Sono cattolico battezzato, come i miei figli. Con una parte della famiglia ci stiamo orientando verso gli evangelici-cristiani, di cui mio genero è pastore. Ci raduniamo spesso qui a meditare sulla Bibbia.

Perché la titubanza di certi suoi sguardi, certi silenzi?

Ci portiamo dentro una diffidenza atavica. Crede sia facile per i miei figli non essere salutati dagli ex compagni di scuola? Per me dai loro genitori, con cui ci siamo visti per anni? Siamo contenti di vivere qui, vogliamo essere cittadini come gli altri, ci impegniamo a rispettare le leggi di questo paese, a studiare, a non delinquere. Coscienti che nei nostri confronti vien fatta di tutta l'erba un fascio e che non cambierà mai.

31 ottobre 2010

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Di Fabrizio (del 02/11/2010 @ 09:19:41, in Europa, visitato 1789 volte)

Da Roma_Daily_News

28/10/2010 TEKIRDAG/ Il quartiere Hacı Evhat è un vecchio insediamento zingaro, da 60 anni nel distretto Malkara di Tekirdağ. L'intrecciatura di cestelli e la stagnatura sono andate dimenticate a Haci Evhat. Molti dei residenti oggi lavorano nelle miniere di carbone.

Il quartiere da molti anni è uno dei più importanti insediamenti rom nella regione della Tracia. Tra i residenti circolano racconti della guerra nazionale turca che mostrano quanto sia antico il quartiere. Uno dei ricordi più drammatici su quel periodo e su una donna che cercava di nascondersi col suo bambino dai soldati invasori. Comprimeva al petto il bambino perché non lo si sentisse piangere e questo causò la morte di lui.

Sino al 1950 la popolazione zingara era bassa. Crebbe con le migrazioni da 72 villaggi zingari verso Malkara dopo il 1950. C'erano state migrazioni da Edirne, Uzunköprü e Tekirdag verso il quartiere accanto ai villaggi di Malkara. Quanti si stabilirono nel quartiere erano generalmente zingari specializzati nell'intrecciare cesti e nella stagnatura. Dicono i più vecchi residenti del quartiere che le loro condizioni di vita erano molto dure. Le case erano costruite con canne. Anche se la maggior parte erano zingari provenienti dai villaggi di Malkara, c'erano tra loro zingari che venivano dalla zone che facevano parte dello scambio di territori del 1924 tra Grecia, Bulgaria e Turchia.

Alcune famiglie iniziarono a lavorare nell'agricoltura e nell'allevamento in fattorie donate dal governo nel periodo 1940-1945. Alcuni svendettero le loro fattorie a causa di bisogni urgenti. Altre famiglie le persero nelle discussioni sulla proprietà della terra. Per alcune famiglie le fattorie iniziarono ad essere inadeguate con la crescita della popolazione ed anche loro vendettero la terra. Solo qualche famiglia si dedica all'agricoltura. Molte di loro vivono nei villaggi di Malkara ed hanno condizioni di vita migliori comparate alle altre famiglie zingare.

Negli anni '60 alcuni residenti andarono all'estero per lavoro. Gli altri continuarono con i lavori di fabbricazione di cesti, stagnini, fabbri ed attività agricole. Anche se la musica era un'attività comune tra gli zingari arrivati dalla Bulgaria e dalla Grecia, i loro discendenti oggi non sono musicisti. Oggi nel quartiere non resistono più le tradizionali forme di sussistenza [...], i residenti ne hanno trovate altre , come il lavoro nelle miniere di carbone. Ci sono almeno 20 miniere di carbone a Malkara. Vengono pagati 20 lire turche (14 $) per un intero giorno di lavoro. Alcuni dei residenti raccolgono i pezzi di carbone caduti dai carrelli, per rivenderli. Alcuni residenti nella raccolta rifiuti per il comune. Nel quartiere ci sono anche zingari macellai e proprietari di bar e caffè.

Ci sono tre gruppi di dialetto romanes parlati dai residenti: il  Kalayci, lo Sepetçi ed i dialetti dei Rom migrati dalla Grecia e dalla Bulgaria.

I problemi principali del quartiere riguardano l'istruzione e la disoccupazione. Specialmente i residenti più anziani ricordano Tahsin Eren con gran rispetto, a causa del suo appoggio al quartiere quando era presidente del comune.

Sono 7.000 i Rom che vivono oggi nel quartiere [...].

Çingeneyiz Tekirdağ - www.cingeneyiz.org

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Di Fabrizio (del 03/11/2010 @ 09:01:57, in musica e parole, visitato 1581 volte)

 il link per chi legge da Facebook

Milano. Coordinata e finanziata dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, "Dosta!" è una campagna che, grazie a giornate di incontro e conoscenza reciproca, vuole aiutare a combattere le discriminazioni verso i Rome i Sinti che vivono nel nostro Paese. Il programma degli appuntamenti milanesi si trova su: http://www.sivola.net/dblog/articolo.... Servizio di Claudia Bellante
Guarda questo video anche su: http://www.c6.tv/video/10638-dosta-un...

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Di Fabrizio (del 03/11/2010 @ 09:39:26, in lavoro, visitato 1758 volte)

Da Hungarian_Roma

* - 29/10/2010 scrive Szabolcs Szûcs:

Riportano i giornali canadesi che dei Rom ungheresi sono stati trattati come schiavi da una famiglia ungherese ad Hamilton, Ontario, e le autorità comunali hanno emesso un mandato relativo a traffico di persone contro 10 membri della famiglie.

I sospettati avrebbero attirato più di 16 persone da Pápa verso il Canada con la promessa di una vita migliore e di opportunità di lavoro.

Al loro arrivo [le vittime] erano costrette a lavorare gratis e a lasciare i loro benefici sociali. I sospetti aguzzini trattenevano i documenti delle vittime, le chiudevano in uno scantinato e davano loro avanzi di cibo. Tutte le vittime conosciute sono maschi.

E' il più grande reato di traffico di persone mai scoperto in Canada e gli imputati potrebbero essere i primi nel paese ad essere condannati per questo crimine. Ferenc Dömötör, Ferenc Dömötör Jr., Gyöngyi Kolompár, Gizella Kolompár, Lajos Dömötör, Ferenc Kolompár, Gizella Dömötör, Attila Kolompár, Gyula Dömötör e Zsanett Kolompár sono ricercati dalla Polizia Canadese a Cavallo. Nove di loro sono accusati di tratta.

Il caso è arrivato all'attenzione dicembre scorso quando uno dei Rom è riuscito a protestare pubblicamente sul modo in cui erano trattati. Prima le vittime non erano state in grado di rivolgersi alle autorità, perché erano sorvegliati strettamente e non parlavano bene l'inglese.

Il Canada ha lanciato un'indagine e dopo 10 mesi ha emesso gli avvisi di garanzia.

Le accuse a Ferenc Dömötörs e agli altri includono quella di aver insegnato agli immigrati come truffare le autorità canadesi.

Altri due membri della famiglia sono accusati dello stesso reato. Il capo del gruppo sembra essere Ferenc Dömötör senior, descritto dal procuratore della corona Sandra Antoniani come il capo del gruppo criminoso di Rom ungheresi, composto da parenti di vario grado. Durante un'audizione Ferenc Dömötör ha negato le accuse, dicendo di essere stato minacciato dalla polizia e dalle autorità canadesi, a causa della sua discendenza rom.

La maggior parte delle vittime sono ritornate in Ungheria.

Il ministro canadese dell'immigrazione, Jason Kenney, ha detto che il crimine organizzato ha portato queste persone in Canada a rubare i loro benefici sociali. Ha detto che molti cittadini ungheresi sono migrati nel paese, ma dei 2.500 che nel 2009 hanno richiesto asilo in Canada, solo tre l'hanno visto accolto.

Nota dell'editore: Il Kyiv Post è un membro fondante del New Europe News Network, assieme ad altri giornali in lingua inglese. I media includono il Krakow Post in Polonia, The Budapest Times in Ungheria, The Slovak Spectator di Bratislava, Slovacchia, The Sofia Echo in Bulgaria e The Prague Post nella Repubblica Ceca. In base ad un accordo informale, i giornali condividono articoli nelle versioni stampate e online con gli altri membri del network.

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Di Fabrizio (del 04/11/2010 @ 09:19:49, in Europa, visitato 1661 volte)

Da Roma_und_Sinti

Berlino, 02/11/2010 - Il premio Nobel per la letteratura Günter Grass, martedì ha accusato la Germania di "spaventosa violazione dei diritti umani", dicendo che i rimpatri di Rom kosovari era uno "scandalo" più grande della deportazione francese degli zingari.

Lo scrittore ha fatto l'accusa in una lettera aperta al ministro degli interni Thomas de Maiziere.

La sua protesta riguarda la politica tedesca di rinviare 8.500 Rom in Kosovo, da cui erano arrivati come rifugiati negli anni'90, ora che i loro permessi sono scaduti.

Berlino ha negato di pianificare deportazioni di massa, ma dice che continuerà, come in passato, a rimandarli gradualmente a casa.

Grass a sua volta accusa il governo di pianificare deportazioni che metterebbero "in ombra" le espulsioni francesi dei Rom verso la Romania.

Scrive nella lettera: "Mentre tutta l'Europa guarda la Francia ed è furiosa per i Rom ed i profughi espulsi verso la povertà della Romania, è in corso un'operazione di deportazione su larga scala dalla Germania verso il Kosovo."

Grass, 83 anni, chiama i rimpatri "uno scandalo per la Germania ed una macchia sulla pace Europea." Aggiunge che la Germania sta mandando in miseria all'estero, bambini nati sul suo suolo che hanno vissuto nel paese per 15 anni.

"Niente alloggi, cibo, contatti sociali, niente scuole o lavoro: questa è la realtà per la gente ricacciata in Kosovo," aggiunge.

"E' tempo ormai di agire. Questa ingiustizia cresce di giorno in giorno," dice. "Nel nome della fondazione, faccio appello alla Germania Federale ed ai governi dei Länder perché modifichino questa decisione."

Grass e sua moglie Ute hanno contribuito alla nascita della Fondazione per il Popolo Rom nel 1997. Grass, autore de Il Tamburo di Latta, ha vinto il Nobel per la letteratura nel 1999.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha innescato una polemica politica a settembre, quando ha giustificato i rastrellamenti negli accampamenti rom dicendo che la Germania stava pianificando deportazioni simili. I Rom in Germania generalmente vivono in appartamenti pubblici piuttosto che in accampamenti abusivi.

© Deutsche Presse-Agentur

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