Rom e Sinti da tutto il mondo

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Gli Zingari fanno ancora paura?

La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 07/08/2010 @ 09:37:50, in scuola, visitato 1789 volte)

Da Czech_Roma

ČTK | 3 agosto 2010
Berlino, 2 agosto (CTK) - L'attivista Georg Armbruester ha detto lunedì a CTK che le organizzazioni romanì della Germania centrale premieranno un gruppo di 18 giovani rom di Ostrava, Moravia settentrionale, per aver vinto nel 2007 presso la Corte Europea dei Diritti Umani un ricorso legale contro lo stato ceco per discriminazione nell'istruzione (vedi QUI ndr.)

I Rom cechi riceveranno il riconoscimento il 16 dicembre a Berlino, ha detto Armbruester, del Centro Culturale di Documentazione dei Sinti e Rom Tedeschi ad Heidelberg.

"Saranno premiati per il loro coraggioso impegno," ha detto Armbruester.

Il tribunale aveva stabilito che la Repubblica Ceca aveva violato il divieto di discriminazione contenuto nella Convenzione Europea sui Diritti Umani, quando mandò 18 bambini di origine romanì in scuole speciali per bambini con difficoltà d'apprendimento.

I Rom di Ostrava, di età tra i 16 e i 22 anni, hanno fatto ricorso a Strasburgo per essere stati messi in scuole speciali nel periodo 1996-1999, in circostanze che violavano la Convenzione Europea sui Diritti Umani.

Il tribunale assegnò 4.000 euro a titolo di risarcimento per i danni morali subiti a ciascuno dei 18 ricorrenti ed un totale di 10.000 euro a tutti loro come risarcimento per le spese processuali.

Armbruester ha aggiunto che i giovani erano tra i candidati al primo premio, il Premio Europeo dei Sinti e Rom per i Diritti Umani, che è poi andato all'ex presidente del Parlamento Europeo, la francese Simone Veil.

"La giuria aveva un problema nel concordare su un premio unico. Come risultato, Manfred Lautenschlager, fondatore del premio, ha detto che in apprezzamento allo sforzo dei giovani, verrà loro conferito un riconoscimento speciale," ha detto Armbruester.

Assieme a loro, lo riceverà anche Agnes Daroczi, attivista ungherese per i diritti dei Rom.

Il premio viene assegnato ogni due anni. E' sponsorizzato con 15.000 euro. La prima volta venne assegnato nel 2008 all'ex ministro degli esteri polacco, Wladyslaw Bartoszewski.

[...]

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Di Marylise Veillon (del 08/08/2010 @ 09:10:51, in Europa, visitato 1756 volte)

Da Roma_Benelux

E' responsabilità di tutti noi, esigere dall'autorità pubblica che rispetti i suoi obblighi nei confronti dei popoli viaggianti: è una questione di libertà, di uguaglianza, di solidarietà. Un'opinione di Veronique Van der Plancke, vicepresidente della Lega dei Diritti dell'Uomo.

Da alcuni giorni, una piccola comunità di circa ventimila individui in Belgio, solitamente chiamati "Gens du voyage", attira l'attenzione come non mai. Visti talvolta come un solo uomo, comprendiamo gradualmente che la loro realtà è multipla, e di conseguenza, che le risposte da dare alle domande attuali, dovranno essere diversificate.

E' così che questi discendenti degli Tzigani (chiamati anche Rom, Zingari, Sinti a secondo della loro provenienza geografica), arrivati in Belgio nel XV o alla fine del XIX secolo, hanno generalmente mantenuto la tradizione dell'abitazione mobile, benché non per questo tutti svolgono una vita itinerante. Alcuni di loro viaggiano per un periodo più o meno lungo dell'anno, fermandosi per alcune settimane in luoghi che si susseguono.

Numerosi di loro sono diventati sedentari, ma preferiscono tuttavia risiedere in una roulotte, installata stabilmente su un terreno, in modo da perpetrare un modo di vita aperto verso l'esterno, al quale sono abituati dall'infanzia, modo che permette loro di mantenere un legame (anche solo simbolico)con il viaggio. A questi si aggiungono i Viaggianti residenti nei paesi vicini, in Francia e nei Paesi Bassi soprattutto, i quali attraversano il Belgio durante il periodo estivo.

Nello stesso modo in cui la rivendicazione relativa all'indossare il velo ci interpella riguardo al posto che prende la religione nelle nostre vite, i Viaggianti ci ricordano, tramite il loro modo di vivere, che non c'è nessuna ragione per cui la vita sedentaria generalizzata debba essere il solo modo di esistere. Turbano così, con la loro diversità culturale, una società tentata dall'omogeneizzazione delle pratiche. Incarnano un'idea di libertà e di distacco in un mondo ossessionato dalla sicurezza, il confort e la capitalizzazione. Si potrebbe anche asserire che sono precursori in materia di alloggi alternativi, nel momento in cui ci si interroga sull'abitazione raggruppata, o intergenerazionale.

Vettori di una diversità culturale da preservare, fanno ugualmente luce, loro malgrado, su un tipo di abitazione incline a moltiplicarsi in un contesto di disuguaglianze sociali: un certo numero di persone, senza alcuna origine tzigana, s'installano in roulotte per motivi economici, non potendo provvedere alle spese di un appartamento. Che siano "ricchi o miserabili", i Viaggianti suscitano numerose reazioni negative. La loro fortuna sarebbe frutto della loro disonestà, e la loro povertà del loro ozio.

Questi pregiudizi violenti circolano come una scia di polvere esplosiva, in Francia come qui, ed è la storia deplorevole di un appuntamento mancato. Piuttosto che focalizzarsi in modo maldestro sul comportamento reprensibile di alcuni, è verso un rovesciamento di prospettiva che diventa urgente porsi: puntando sulla responsabilità del potere pubblico il quale, a causa della sua relativa inerzia, non rispetta il diritto fondamentale dei Viaggianti di conservare un'identità tzigana e di svolgere una vita conforme alle tradizioni di questa minoranza.

E' così che, a proposito di un fatto riguardante la Grecia, il Comitato Europeo dei Diritti Sociali – organo quasi giurisdizionale scaturito dal Consiglio Europeo – ha consacrato in dicembre 2004, un obbligo per gli stati, di organizzare siti di stazionamento adeguati, a beneficio dei viaggianti, onde "evitare l'esclusione sociale, rispettare la diversità e impedire ogni discriminazione".

In ottobre 2009, è la Francia che viene condannata dal Comitato, malgrado la sua legge di luglio 2000, imponendo a tutti i comuni di più di cinquemila abitanti, di dotarsi di un'area di accoglienza. Il Comitato constata in realtà una messa in opera insufficiente di codesta legislazione, avendo per conseguenza di esporre il Viaggianti all'occupazione illegale di siti, quindi a successive espulsioni. Ad oggi, meno della metà dei comuni francesi rispettano i loro obblighi: dei quarantaduemila posti giudicati necessari, soltanto ventimila sono state attrezzati, tra cui alcuni in prossimità di discariche, altri tra binari delle ferrovie e autostrade.

E' sulla base del metro di paragone di questa constatazione di manchevolezza, che bisogna valutare le dichiarazioni chiassose e sfrontate del Ministro dell'Interno francese.

E in Belgio? Tramite un effetto combinato di politiche pensate in funzione delle persone, (le quali abitano o aspirano ad abitare in alloggi classici), e della cattiva volontà dei comuni, poco desiderosi di accogliere sul loro suolo popolazioni fortemente stigmatizzate, le famiglie dei Viaggianti sono da una decina di anni a questa parte, in preda a delle difficoltà crescenti, nella ricerca di un luogo in cui sia loro concesso abitare serenamente, e nel rispetto delle loro tradizioni.

Coloro i quali desiderano stabilirsi in modo permanente in una roulotte piazzata su una proprietà da loro stessi acquistata o affittata, si scontrano spesso con un rifiuto delle autorità di rilasciare le necessarie autorizzazioni a costruire. Coloro i quali si spostano, faticano a trovare siti dove sono autorizzati a fermarsi temporaneamente, perfino a pagamento: il regime francese di obbligo di creare "aree d'accoglienza" non esiste da noi.

Nella capitale, le possibilità per le persone d'installare le loro roulotte sono molto limitate (Haren Anderlecht). La regione vallone conta soltanto un terreno di transito pubblico (Bastogne), benché i comuni valloni che deciderebbero di creare "terreni di accampamento in favore dei nomadi" possono ottenere, dal 1982, un sussidio presso la comunità francese del 60% del costo globale. Ma le autorità comunali non sono propense a richiedere un aiuto finanziario per un progetto così poco influente ai fini elettorali, quale è l'accoglienza dei Viaggianti in degne condizioni.

Le famiglie coinvolte sono quindi ridotte a tentare d'ottenere autorizzazioni specifiche, e accordate in modo discrezionale, a soggiornare su terreni inutilizzati e non attrezzati. In queste condizioni, visto la mancanza evidente di piazzali autorizzati in Vallonia, la maggioranza dei Viaggianti, poiché non si conformano alla normativa dominante in materia di abitazione, sono costretti a vivere nella precarietà e l'instabilità, soggetti a frequenti espulsioni, talvolta negoziate, talvolta inopinate e speditive (non beneficiando delle garanzie inquadranti l'espulsione di un locatario in difetto).

Senza contare altre vessazioni: per esempio, alcuni comuni rifiutano, in piena illegalità, di iscrivere nei registri della popolazione le persone residenti in roulotte, il che può intralciare drammaticamente il loro accesso all'impiego e alle cure sanitarie. La Regione Fiamminga si distingue con un bilancio migliore – riconoscimento della roulotte come "alloggio", cinque terreni di transito, trenta terreni residenziali pubblici (destinati ad accogliere una occupazione permanente) e 90% delle spese a carico delle autorità regionali – benché sia considerato che solo il 60% delle "esigenze residenziali" sarebbero oggigiorno coperte.

Constatiamo peraltro che, ben preparata, la coesistenza temporanea o prolungata dei viaggianti con il restante della popolazione è generalmente positiva – i cittadini sono rassicurati, le paure sfumano – e logisticamente poco costosa. E' responsabilità di tutti noi esigere dall'autorità pubblica, che gli obblighi verso i viaggianti vengano rispettati: è una questione di libertà, di uguaglianza e di solidarietà.

Marie Charles
Conseillère juridique
Ligue des droits de l’Homme

22 rue du Boulet
1000 Bruxelles
Tél : 02/209.62.83
Fax : 02/209.63.80

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Di Fabrizio (del 09/08/2010 @ 09:22:11, in Italia, visitato 1897 volte)

Da Giancarlo Ranaldi, con richiesta di pubblicazione

Qualche tempo fa (settembre 2009), grazie all'ospitalità di "U Velto", presi l'iniziativa di scrivere una "lettera aperta" alle principali organizzazioni che fanno proprie le istanze delle Popolazioni Rom, per raccontare la storia di "Ladra di Profumi", una giovane Romnì al nono mese di gravidanza, sorpresa a rubare in un negozio di profumi.
Arrestata, due giorni dopo dava alla luce il suo bambino, nato probabilmente all'interno della stessa struttura carceraria. Quasi contemporaneamente, un Giudice le negava qualsiasi misura alternativa alla prigione.
Questa lettera che, come potrete leggere, non apriva nessuna polemica se non quella di una carcerazione ai limiti del legittimo, si limitava soltanto ad auspicare la possibilità di andare a trovare mamma e figlio per sincerarsi delle loro condizioni di salute, per poi vedere, tutti insieme, se era possibile "immaginare" per loro un futuro diverso.

http://sucardrom.blogspot.com/2009/09/ladra-di-profumi-lettera-aperta-ai.html

Nella discussione che ne seguì (che pure potete leggere), quasi nessuno intervenne.
Ma quello che veramente mi colpì fu l'intervento del Presidente dell'Opera Nomadi, Massimo Converso, che pur di non assumere un impegno pubblico, in tutti i modi disattese la mia semplice richiesta: rifiutandosi d'intervenire direttamente nella discussione, tacciando di "provincialismo" la Redazione di "U Velto", contestando, in maniera del tutto superficiale, l'indagine svolta dal Partito Radicale sulla presenza di donne e bambini di etnia Rom all'interno delle carceri, rivendicando lo "spirito di volontariato" che da 43 anni aveva sempre contraddistinto l'Ente Morale da lui presieduto, al contrario di tutte le altre organizzazioni, legate a diverse Chiese e Partiti, che a suo dire si realizzavano soltanto sulla base di "contratti e convenzioni economiche". Poi, ingenuamente, ricordai la "Convenzione" che Converso aveva appena "chiuso" con la Regione Puglia (agosto 2009), per 480.000 euro, e qui si concluse la discussione.

… e così nessuno andò a Monza: di "Ladra di Profumi" e del suo bambino, nato carcerato, non se ne è saputo più nulla.

Questa storia ritrova la sua attualità, per via di due notizie di questi giorni che riguardano la Regione Lazio:

Il Garante dei detenuti e l'Opera Nomadi firmano protocollo di intesa per detenuti Rom http://www.ristretti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2058%3Alazio-il-garante-dei-detenuti-e-lopera-nomadi-firmano-protocollo-di-intesa-per-detenuti-rom&catid=16%3Anotizie-2010&Itemid=1

Il Garante per l'Infanzia e l'Associazione "21 luglio" firmano protocollo d'intesa per l'Osservatorio permanente sui diritti dei minori Rom
http://www.vita.it/news/view/106037

Per quanto riguarda l'Opera Nomadi se dovessimo pensare alla sensibilità dimostrata dal suo Presidente, ogni commento appare superfluo. Dobbiamo, invece, congratularci con l'Associazione 21 luglio, "New Entry" assoluta, costituitasi a Roma il 6 aprile 2010, con "pratica" in via di definizione per l'acquisizione della "personalità giuridica"ed il "riconoscimento" di Ente Morale, ma da subito chiamata a confrontarsi con la realtà difficile dei bambini Rom che, per Statuto, sono oggetto della propria attività.

Sembra quasi che in Italia, oggi più di ieri, nessuna seria politica di sostegno al "disagio" sia possibile se non attraverso il coinvolgimento di "partner" occasionali, scelti chissà come e perché.
Eppure le attuali contraddizioni della nostra società, le infinite emergenze, la precarietà delle condizioni di vita di tante Famiglie, dovrebbero far riflettere e suggerire strade diverse da quelle fin qui percorse, che non possono trovare risposte nel "volontariato" più o meno assistito.

Noi aspettiamo con ansia che la "Politica", fuori da ogni logica assistenziale ed abbandonando le tentazioni securitarie, ritrovi i suoi giusti spazi, senza più subappaltare ad altri i problemi delle persone ma, semplicemente, riscoprendo "percorsi istituzionali" certi che con "azioni amministrative" concrete, consentano il graduale superamento delle "precarietà" che, non necessariamente, sono rappresentate solo dalle "emergenze" dei Rom per i quali, invece, si concretizzano sempre più, vere e proprie politiche di "apartheid".

... ed anche perché, come direbbe "Ladra di Profumi", nel momento del bisogno tutti spariscono.


Per completezza d'informazione, riporto questa precisazione di Carlo Stasolla:

Caro Giancarlo, grazie per la nota che condivido.
Consentimi però due precisazioni che riguardano l'associazione 21 luglio che rappresento. Essa è composta da soggetti gagè e rom che da 25 anni, in maniera volutamente nascosta e discreta, vivono nei campi della periferia romana e conoscono l'ambiente e che dopo tanti anni di silenzio hanno sentito la necessità di "uscire allo scoperto" partendo dai diritti dei minori rom, quelli che incarnano il futuro della popolazione romanì. La "new entry" di cui parli riguarda l'associazione come soggetto giuridico, non certo i suoi associati che a Roma sono conosciuti da lungo tempo per impegno e dedizione.
La 21 luglio, inoltre, è probabilmente l'unica associazione che si interessa di rom e che ha nel suo statuto la norma che le vieta l'accesso a pubblici finanziamenti per restare equidistante nei giudizi ed imparziale nelle scelte. E' quest'ultimo un tratto caratteristico della 21 luglio che ritengo fondamentale per comprendere professionalità e motivazioni dei suoi volontari che tali e sono e tali vanno considerati.
La scelta del Garante è stata probabilmente suggerita da questi due aspetti che sopra ho segnalato.
[...]
Grazie per lo spazio. Carlo

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Di Fabrizio (del 10/08/2010 @ 08:56:16, in Europa, visitato 3936 volte)

by Paul Polansky

[continua]

Zylfi Merxha (immagine da Assembly-kosova.org)

IL PREMIO MARIONETTA MAJUPI: disonora quella persona che ha venduto il suo stesso popolo (Rom, Askali, Egizi) e poi l'ha accusato di essere ingrato verso l'etnia albanese che l'ha cacciato dalle sue case e comunità durante l'estate del 1999 dopo l'arrivo delle truppe NATO.

Incontrai Zylfi la prima volta nel settembre 1999, dopo che si era barricato in casa e negava di essere Rom, mentre molti dei suoi vicini romanì fuggivano dal ritorno degli Albanesi. Agitandosi e tremando, Zylfi spiegava di essere solo un musulmano timorato di Dio. Un anno dopo quando gli aiuti tedeschi iniziarono a piovere "per i Rom" nella sua città natale, Zylfi si autoproclamò loro leader e dichiarò non solo di essere un "Rom puro", ma che la sua priorità principale era di salvare la lingua romanì dall'estinzione.

Nel 2002 offrii a Zylfi di guidarlo verso ogni comunità zingara in Kosovo, per visitare il suo popolo. Disse che era tropo pericoloso, anche se io e la mia squadra romanì eravamo stati in oltre 300 mahala a portare aiuti. Anche se oltre 14.000 case di RAE (Rom, Askali, Egizi) erano state distrutte dal ritorno degli Albanesi del Kosovo, solo qualche centinaio erano state ricostruite, principalmente per i Rom di Prizren, la città natale di Zylfi.

Anche se i Rom nei campi tossici abbandonati a Mitrovica nord hanno chiesto a Zylfi di visitarli, per testimoniare le loro sofferenze, lui ha rifiutato. Invece, ha proclamato alla televisione del Kosovo che i Rom dei campi sono da biasimare per la loro situazione.

Molti Rom dicono che Zylfi lavora solo per il suo portafoglio, e che se ci fosse qualche aiuto o lavoro per i Rom, si assicurerebbe che lo ricevessero solo i suoi Rom di Prizren. Nel 2009, il governo del Kosovo tenne a Pristina una Conferenza Romanì per celebrare il Giorno Internazionale dei Rom. Non venne invitato nessun Rom di Pristina, nessun Rom dai campi, nessun Rom da nessuna città del Kosovo eccetto che da Prizren. Durante le cerimonie, Zylfi presentò il Primo Ministro del Kosovo con un riconoscimento di eterna gratitudine della comunità Rom  per tutto quanto il governo aveva fatto per ...lui? Alla TV del Kosovo, Zylfi ha affermato che i Rom sono a posto dopo l'indipendenza, non hanno problemi. Probabilmente il 99% dei Rom kosovari non ha mai incontrato il loro "leader". Molti Rom credono che Zylfi dica solo quello che il governo del Kosovo vuole che dica. Anche se i Rom di Mitrovica hanno sofferto per quasi undici in queste distese tossiche, Zylfi è stato citato dalla TV del Kosovo dicendo, "Ritengo che tanto il sindaco di Mitrovica che il governo del Kosovo stiano lavorando sodo perché la comunità ritorni alle proprie case." Dato che Zylfi non ha mai visitato questa gente o la loro comunità, è ovvio che non sappia che tutte le loro 1.200 case furono distrutte nel 1999, e che più tardi le rovine furono spianate dall'UNMIK-KFOR. Allora il municipio di Mitrovica sud ha reclamato per sé quei terreni, dicendo che i Rom non potevano provare che una volta erano loro. Tra i pochi Rom che lo conoscono personalmente, Zylfi è considerato un buffo vecchietto. Ma non c'è niente di divertente in ogni bambino rom nato con danni irreversibili al cervello nei campi ONU, perché il loro "leader" dice che non ha tempo di visitarli.


Norwegian Church Aid (NCA)

Il campo di Cesmin Lug costruito da ACT (Action by Churches Working Together) e da NCA (immagine da Sandro Weltin/ © Council of Europe)

IL PREMIO ANTI-CRISTIANO: disonora quell'organizzazione non-governativa che si auto-pubblicizza per promuovere la compassione, l'amministrazione responsabile, ed i diritti basici degli esseri umani... ma fa esattamente l'opposto. NCA viene disonorata da questo premio per aver amministrato i campi zingari a Mitrovica su terreni contaminati per nove anni, dove sono morti 84 Rom ed Askali, molti dei quali bambini piccoli. NCA non ha mai richiesto l'immediata evacuazione, nonostante lo fecero l'OMS e l'ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa ndr).

Finanziata all'80% dal governo norvegese, NCA è anche partner attuativo di ACT (Action by Churches Together) e dell'UNHCR nei campi di Mitrovica/Kosovo settentrionale dal 1999 alla fine del 2008.

Nonostante l'NCA neghi di essere mai stata coinvolta sino al 2005 nei campi (quando le venne assegnato un contratto a sei cifre di euro dall'UNHCR per l'amministrazione esclusiva dei campi), la newsletter ACT del 10 ottobre 1999 pubblicava questa chicca:

Il gruppo ACT/NCA ha, su richiesta dei diritti interessati, rilevato il controllo amministrativo dei campi rom temporanei a Mitrovica nord. E' stato stipulato un contratto con l'appaltatore locale per costruire vicino alla città il campo "permanente". La preparazione del sito è quasi completata, con l'erezione dei 45 prefabbricati assegnati (costruiti in realtà con vecchi pannelli con pitture al piombo) accompagnati da unità centrali cucine/bagni di prossimo inizio.

In un'altra newsletter, datata 17 ottobre 1999, ACT dichiarava: Il gruppo ACT/NCA per la sanificazione dell'acqua continua ad operare nel campo temporaneo per Rom dispersi a Mitrovica nord.

Nell'ottobre 2000 ACT pubblicava questo breve rapporto:

Programmi ACT in Kosovo
by Rod Booth

...e due campi rom a Mitrovica nord sono stati forniti  di sistema idrico e di visite educative casa per casa istituite sull'intera area operativa.

Assistenza alle minoranze

Percepiti da molti Kosovari albanesi di ritorno come fiancheggiatori delle forze serbe, la maggior parte dei 40.000 Rom del Kosovo sono stati costretti alla fuga al ritorno dei Kosovari. Vicini vendicativi hanno bruciato sistematicamente l'intera ex comunità rom a Mitrovica sud, durante le ultime due settimane di giugno 1999. Oltre 400 dei dispersi sono rimasti senza casa a Mitrovica nord. Su richiesta tanto dei Rom che dell'UNHCR, ACT è diventata l'agenzia capofila nel rifornire di cibo, riparo e supporto a questo settore vulnerabile della società kosovara.

Nel momento in cui altre OnG stanno iniziando a muoversi, i sei partner attuativi nell'arena del Kosovo rimangono determinati a restare con la gente di questa terra devastata, ad assisterla nel loro sforzo di ricostruire una nuova società dalle ceneri di quella vecchia.

I PARTNER INTERNAZIONALI ATTUATIVI DI ACT IN KOSOVO

ChristianAid, GB
DanChurchAid (DCA), Danimarca
Diakonie Emergency Aid, Germania
Lutheran World Federation, Ginevra
Macedonian Centre for International Cooperation (MCIC), Macedonia
Norwegian Church Aid (NCA), Norvegia
United Methodist Church Office for Relief (UMCOR), USA

Ad agosto 2000, vennero richiesti dall'SPSG dr. Bernard Kouchner esami casuali del sangue sull'avvelenamento da piombo nell'intera regione di Mitrovica. Gli unici livelli di piombo pericolosi trovati furono nei campi per IDP (Persone Internamente Disperse ndr) costruiti da ACT/NCA. La squadra medica ONU del dr. Kouchner raccomandò la rilocazione dei campi rom in un'area a minor rischio. L'UNHCR e i suoi partner d'attuazione ACT/NCA non risposero.

Dopo la morte di diversi bambini romanì nel 2004 ed un numero imprecisato di donne che avevano abortito, causa complicazioni dovute all'avvelenamento da piombo, l'ONU in Kosovo rifiutò di riconoscere che era stato scritto un rapporto, che raccomandava la chiusura dei campi rom e recintò tutta l'area inquinata. D'altronde, Jackie Holmboe di Norwegian Church Aid, durante un incontro UNMIK a Mitrovica il 25 novembre 2004, confermò che NCA aveva già nei propri archivi una copia del rapporto dal 2000.

Nel 2006, due dei quattro campi NCA furono chiusi a causa dei più alti livelli di piombo nella letteratura medica e gli zingari vennero inviati in un altro campo (precedentemente occupato dalle truppe francesi, quando lo lasciarono venne detto loro di non mettere al mondo figli per almeno nove mesi, a causa dei livelli di piombo nel loro sangue) chiamato Osterode, che era a soli 50 metri da due degli esistenti campi zingari. L'NCA dispose un servizio di guardia 24 ore su 24, per impedire ai giornalisti, ad esempio della ZDF (TV tedesca), di entrare.

Sotto l'amministrazione dei campi della NCA (dal 1999 al2008) perirono più di 80 Rom in questi campi, la maggior parte a causa di complicazioni dell'avvelenamento da piombo. NCA non ha tenuto una lista dei morti, nessun nome è stato scritto e nessun aiuto fornito per la sepoltura. Nessuno dello staff di NCA è mai intervenuto ai funerali. Tuttavia, i leader dei campi ed un'altra OnG (KRRF Kosovo Roma Refugee Foundation ndr) hanno tenuto una lista di tutti quanti sono morti sotto l'amministrazione NCA.

Per confutare le accuse che l'NCA sapeva dei pericolosi livelli di inquinamento da piombo nei campi da loro amministrati, ma mai aveva fatto pressione sui funzionari ONU per evacuarli e curare le persone più in pericolo (bambini sotto i sei anni e donne incinte), l'ufficio NCA di Pristina dichiarò che da una loro ricerca, "i Rom erano più suscettibili all'inquinamento da piombo del resto della popolazione, e quindi dovevano conviverci."

Secondo la loro pagina web:

Norwegian Church Aid è un'organizzazione volontaria, ecumenica, che lavora per promuovere i diritti basici degli esseri umani. L'organizzazione è radicata nella fede cristiana. Appoggiamo chi ha più bisogno, senza differenze di genere, convinzioni politiche, religione ed origine etnica. Le chiese e le congregazioni norvegesi compongono i sostenitori di Norwegian Church Aid. Per ottenere risultati durevoli operiamo con le chiese di base e altre organizzazioni locali in tre maniere:

  • Progetti di sviluppo a lungo termine
  • Preparazione e risposta d'emergenza
  • Consulenza

Norwegian Church Aid agisce ritenendo che tutti gli umani siano stati creati ad immagine di Dio, con pari valori e pari dignità. Le nostre attività si basano su cinque valori base:

  • Compassione
  • Giustizia
  • Partecipazione
  • Pace
  • Amministrazione responsabile della creazione

Tutti gli zingari dei campi sono musulmani.

Fine ottava puntata

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Di Sucar Drom (del 10/08/2010 @ 09:17:28, in Italia, visitato 1784 volte)

LA NAZIONE - Pistoia Allarme: rubinetti asciutti per intere settimane. Disagi per gli anziani e per i numerosi bambini. I rappresentanti del campo accusano il cantiere aperto per il nuovo ospedale

Pistoia, 9 agosto 2010 - Quest’estate, in particolare nel mese di luglio e anche in questi giorni, quando il caldo torrido raggiunge i picchi più alti, la vita nel campo nomadi in via Ciliegiole è diventata un inferno per l’assoluta mancanza d’acqua. Il disagio che stanno vivendo le numerose famiglie che abitano il campo, un centinaio di persone, ma soprattutto tanti bambini, è diventato insopportabile. Una situazione che mette a rischio la salute dei più anziani e dei più piccoli. I capi famiglia del campo hanno fatto presente la condizione in cui si trovano attraverso gli operatori che assistono gli abitanti dei campi, ma ciò nonostante i rubinetti del campo continuano a restare a secco.

Uno dei capifamiglia ci ha contattato per denunciare la situazione e chiedere agli amministratori e tecnici del comune di accertare le cause della carenza idrica e di trovare una soluzione urgente. Il problema - ci hanno spiegato i portavoce del campo - si verifica in particolare nei giorni in cui il vicino cantiere aperto per la costruzione del nuovo ospedale è attivo. Dal lunedì al venerdì l’acqua viene a mancare e ritorna nei rubinetti il sabato e la domenica, cioè quando i cantieri sono chiusi. Elvis e Andrea, due rappresentanti del campo, ci hanno chiesto, appunto, di far presente, attraverso il nostro giornale, la drammatica situazione che nel campo si sta vivendo dal mese di luglio ad oggi, affinché si possa accertarne quanto prima le cause e trovare una soluzione.

"Tutti i giorni - ci dicono Elvis e Andrea - le famiglie che vivono al campo di via Ciliegiole sono costrette a munirsi di taniche per fare provvista di acqua alle varie fonti della città . Meno male - ci sottolineano - che per bere ci si può rifornire alle fontanelle aperte di recente dal Comune a S.Agostino, Scornio e Monteoliveto, ma per tutte le altre esigenze l’erogazione per soli due giorni alla settimana è del tutto insufficiente, con i gravi problemi igienici che ne conseguono".

"I nostri bambini - continuano i due giovani rappresentanti del campo - e gli anziani sono quelli che soffrono di più per questa situazione. Per questo rinnoviamo l’appello alle autorità competenti perché risolvano al più presto una situazione che si va facendo ogni giorno più intollerabile". Recentemente, come è noto, è stata annunciata la costruzione di un nuovo campo nomadi. Il progetto prevede di costruire dodici unità abitative in legno a un piano, poste in circolo, intorno a un parcheggio da 48 posti macchina.

Le casette sono di varie dimensioni, a seconda della composizione delle famiglie: 1 per una persona di circa 26 metri quadrati; 4 da due persone di 38 metri; 3 da tre persone di 50 metri; 3 da quattro persone di 52 metri; 1 per cinque persone di 70 metri. La zona sarebbe stata individuata a circa 400 metri di distanza dall’attuale campo, in prossimità dell’autostrada Firenze Mare.

di ALBERTO CIULLINI

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Di Fabrizio (del 11/08/2010 @ 09:51:24, in Europa, visitato 1942 volte)

Da Roma_Daily_News (ndr. i link sono in inglese)

Leighphillips.wordpress.com by Le Rétif

02/08/2010 - Forse potremmo essere accusati di eccessivo cinismo, ma [...] regolarmente noi del corpo di stampa a Bruxelles giriamo lo sguardo alle opportunistiche propensioni della Commissione Europea a redigere dichiarazioni-di-cordoglio-fotocopia ogni volta che c'è una tragedia o cade l'anniversario di qualche grande o piccola (ma storicamente incontrovertibile) malvagità: la Notte dei Cristalli, un terremoto in Cina, la fuga precipitosa della Love Parade, la morte di Michael Jackson.

Ma il cinismo era giustificato lunedì, quando il condoglianzificio-automatico della UE sembrava per qualche ragione non funzionare bene. Nessun solenne comunicato di simpatia, nessun momento di silenzio, neanche un blando messaggio redatto a mano da PR tirapiedi che reciti "Mai più" questo o quello, la sera del 2-3 agosto, la notte della Memoria dello Sterminio dei Rom, la data internazionale per la commemorazione degli zingari e dei Sinti vittime del Porraimos o Samudaripen, le due parole romanì usate per descrivere l'Olocausto.

Perché vedete, lunedì non è il giorno giusto per farlo. Ma forse lo sarà l'anno prossimo per uno dei presidenti UE, quando quella data non coinciderà goffamente con un'ondata di espulsioni e di nuove leggi rivolte ai Rom, come inopportunamente accade quest'anno.

Le settimane scorse, abbiamo imparato che il presidente francese Sarkozy ha annunciato che distruggerà 300 accampamenti rom ed espellerà i Rom dal territorio francese, che la Germania ha detto di voler espellere 12.000 zingari verso il Kosovo - inclusi 6.000 bambini ed adolescenti, che la Svezia in violazione alle leggi interne e UE sta deportando i Rom mendicanti, che Copenhagen ha chiesto assistenza al governo danese, incluso l'uso della forza, per espellere i Rom e che una carovana di 700 viaggianti è stata cacciata dalle Fiandre.

In cima a tutto ciò la pratica ceca e slovacca di mandare automaticamente i bambini rom in "scuole speciali" per disabili mentali, la dichiarazione in Italia nel 2008 dello stato d'emergenza dovuto alla presenza di Rom, che ha visto l'espulsione di migliaia di loro, soprattutto verso Romania e Bulgaria, e l'uccisione l'anno scorso di otto Rom da parte di individui legati all'estrema destra di quel paese.

Così adesso non sarebbe davvero un buon momento per ricordare il 66° anniversario della liquidazione da parte dei tedeschi nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1944, di 2.897 uomini, donne e bambini rinchiusi nello Zigeunerfamilienlager o "Campo familiare zingaro" ad Auschwitz-Birkenau.

Si potrebbe pensare che sia scomodo attirare l'attenzione sulla similitudine di quanto accadde molti decenni fa e l'attacco orchestrato-dai-governi che oggi si trova a fronteggiare la più grande ed oppressa minoranza d'Europa

Come mi ha detto Anneliese Baldaccini, avvocato presso l'ufficio UE di Amnesty: "C'è un chiaro e sistematico programma dei governi della UE verso i Rom. Questo preciso momento è di grande preoccupazione."

E' un peccato che la data sia così scomodamente fuori stagione, perché la UE ha realmente poteri molto considerevoli per porre fine a tutto ciò, poteri che nessuno aveva sette decenni fa.

Al cuore del trattato UE si trova la sanzione finale che Bruxelles può applicare ad ogni stato membro: i diplomatici la chiamano "l'opzione nucleare". Ai sensi dell'art.7 del Trattato UE, che stabilisce che in casi di "violazione grave e persistente" dei diritti umani, sanzioni sino alla revoca dei diritti di voto al Consiglio Europeo e persino l'espulsione dall'Unione.

Amnesty ritiene che questo sia il tempo di agire. "La UE secondo gli art. 2, 6 e 7 del Trattato di Lisbona ha la responsabilità di affrontare i diritti umani all'interno dei 27 stati membri," ha detto Susanna Mehtonen, funzionaria esecutiva del gruppo per le questioni legali nell'Unione Europea.

Ma la Commissione Europa, che come il Consiglio ed il Parlamento Europeo, hanno il potere di invocare una simile sanzione, intende tenersi lontano il più possibile dal problema. Giovedì Matthew Newman, portavoce della commissaria alla giustizia Viviane Reding, ha detto: "Quando si tratta di Rom e della possibilità di espellerli, l'azione spetta agli stati membri, in questo caso la Francia, e decidere come applicare la legge."

Quando la Carta dei Diritti Fondamentali è entrata in vigore col Trattato di Lisbona l'anno scorso, la UE ha annunciato il momento come una nuova alba per i diritti umani in Europa. Il membro della commissione responsabile per il dossier giustizia stava ora per diventare esplicitamente commissario ai "diritti fondamentali", su pressione dei Liberali al Parlamento Europeo.

Per la verità, ad aprile durante una conferenza della Commissione Europea, la commissaria Reding aveva giudicato "inaccettabile" la discriminazione contro la più grande minoranza del continente.

Ma nel momento in cui si è scatenato nella comunità ed in molti stati UE un diluvio di assalti governativi, Bruxelles è rimasta in silenzio.

La Carta, chiarisce ora la Commissione, non è una carta dei diritti per i cittadini, ma è invece solo uno strumento che copre due aree molto specifiche: gli atti delle stesse istituzioni UE e degli stati membri quando applicano la legge UE. Le mosse della Francia e degli altri paesi in questo caso si trovano quindi fuori dalla sua responsabilità, si insiste.

Il curioso è che, applicando questa stessa stessa rigida interpretazione, la Commissione non ha neanche competenza nel difendere i diritti di gay e lesbiche, eccetto quando ci sia una violazione della carta in queste due situazioni, anche se i diritti dei gay sono da tempo affermati nelle metropoli europee occidentali, non altrettanto in gran parte dell'Europa orientali, ed abbastanza difesi dalle istituzioni.

A maggio, l'ufficio di Reding scrisse a Vilnius per lamentarsi che un tribunale ordinario avesse proibito la manifestazione del Gay Pride. "La Commissione è preoccupata sui recenti sviluppi." diceva la lettera. Pochi giorni dopo, la più alta corte di giustizia della Lituania assicurava che la marcia poteva effettuarsi. Il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, mandò anche un "forte messaggio di condanna dell'omofobia" al Baltic Pride di quest'anno.

La differenza nelle due situazioni è che esiste una tacita gerarchia entro il blocco tra i nuovi stati dell'Europa orientale e le potenze economiche ad ovest. Bruxelles può schiaffeggiare le capitali dell'est senza paura di conseguenze. Lo stesso non accade quando l'esecutivo UE va contro un Sarkozy o un Berlusconi.

Non è che la Commissione non ritenga che si stia verificando una flagrante violazione dei diritti umani. "Questa è la sorta di cose che Sarkozy è abituato a fare. In questo momento è davvero giù nei sondaggi, così sta usando la solita tattica. In passato ha funzionato. Ed è davvero popolare dappertutto," mi ha detto un funzionario della Commissione.

"E' forse la questione più delicata che ci sia," ha continuato il funzionario, ricordando quando un altro portavoce l'anno scorso suggerì appena che l'Italia forse intendeva spiegare perché avesse deportato in Libia un barcone carico di rifugiati. Allora il primo ministro Silvio Berlusconi minacciò di porre il veto a tutte le azioni del Consiglio Europeo, se la Commissione non avesse licenziato quel portavoce per aver avuto la temerarietà di spingere Roma ad applicare la legge.

Così questa volta, "si è presa la decisione di dare una risposta molto istituzionale."

Privatamente la Commissione sostiene, come per "l'opzione nucleare" di invocare l'art. 7: "Si farebbe se ci fosse una retata di tutti gli zingari e li si mettesse in campi di concentramento. Da nessuna parte siamo ancora arrivati a ciò."

Ma un Olocausto, o Porraimos o Samudaripen, non arriva improvvisamente un giorno ex nihil, di ritorno da una lunga pausa alle Bahamas e bussando alla porta di Barroso per annunciarsi: "Ciao, Jose-Manuel? E' il cugino Fascismo! Sono tornaaato! Cosa c'è per il tea? Oooh, guarda, guarda - austerità, disoccupazione di massa! Io amo questa stagione nel ciclo economico!" Il fascismo arriva lentamente, quasi con calma, ma riconoscibile per un generale inasprimento. L'Europa deve agire ora prima che appaiano i campi di concentramento. In ogni caso, non saranno chiamati campi concentramento o qualcosa di simile. I centri di detenzione in Grecia e a Malta per i sub-sahariani migranti irregolari non sono costruiti con cancelli di ferro e al loro ingresso non fa bella mostra un "Arbeit macht frei", ma in realtà non sono altro che campi di concentramento. I leader eviteranno un linguaggio o forme d'azione archetipicamente fasciste, cosicché Bruxelles potrà sempre dire che quanto sta accadendo è "completamente diverso".

Secondo l'art. 7, non sono specificate sanzioni precise in anticipo del livello di espulsione o ritiro dei diritti di voto, quindi esiste ancora un ampio raggio di manovra a Bruxelles. Nessuno si aspetta che la Francia venga espulsa dalla UE. Perlomeno, Reding potrebbe non inviare una lettera simile a quella che mandò alla Lituania, quando la marcia del gay pride venne proibita?

O forse l'anno prossimo, forse gli zingari potrebbero organizzare un barcone durante la Love Parade, per ottenere che la UE si accorga di loro.

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Di Sucar Drom (del 12/08/2010 @ 09:10:12, in Europa, visitato 1317 volte)

Da Ticino Libero

I Comunisti denunciano Bignasca per razzismo.

Giuliano Bignasca segnalato in Magistratura per istigazione alla violenza e alla discriminazione.

"Negli ultimi anni il nostro cantone – scrivono i Comunisti ticinesi – è stato teatro di numerose aggressioni, anche a mano armata, contro le famiglie Rom che facevano tappa in Ticino. Nonostante il ripetersi di questi aberranti episodi non ci risulta che nessuno mai sia stato indagato e condannato. Qualche settimana fa ci si è messo anche Bignasca che il 20 giugno scorso ha avvertito i nomadi (tutti definiti "gentaglia", "ladri", "truffatori", ecc.) di "levarsi dalle scatole con le buone". Se ciò non fosse avvenuto sarebbero stati fatti "sloggiare con altri metodi", evidentemente – scrivono ancora i Comunisti – meno buoni".

(in foto Giuliano Bignasca, leader della Lega dei Ticinesi, QUI un suo recente discorso ndr.)

Il Partito Comunista nella sua nota stampa ritiene opportuno distanziarsi in modo inequivocabile da questo modo di "fare politica" segnalando al Ministero Pubblico il presidente della Lega per verificare se sussiste il reato di "Pubblica istigazione alla violenza" e di "Discriminazione razziale". Che la giustizia – concludono – verifichi se quest'istigazione all'odio è conforme al nostro sistema democratico.

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Di Fabrizio (del 13/08/2010 @ 09:29:21, in scuola, visitato 2103 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Redattore Sociale - 29/07/2010

La denuncia di due docenti, preoccupate per la frequenza di 15 bambini iscritti negli istituti di via Feltre e via dei Pini, alla riapertura delle lezioni. L'assessore Moioli: "Non spetta alle insegnanti occuparsi della sicurezza"

MILANO - "Non spetta alle insegnanti occuparsi della sicurezza": risponde così Mariolina Moioli, assessore ai servizi sociali del comune di Milano, alle due insegnanti, Flaviana Robbiati e Stefania Faggi, delle scuole di via Feltre e via dei Pini, che le hanno scritto una lettera un paio di settimane fa per esprimerle la loro preoccupazione per i 15 bambini rom che frequentano i due istituti. Bambini che vivono nei vecchi capannoni dismessi di via Rubattino, insieme a circa 200 altri rom. Il rischio, secondo le insegnanti, è che gli sgomberi compromettano la loro frequenza alle lezioni. Questa mattina il sindaco Letizia Moratti e l'assessore hanno visitato proprio la scuola di via Feltre per celebrare la chiusura dei centri estivi. "Nella legalità c'è accoglienza per tutti - afferma Mariolina Moioli -. Il tema della sicurezza e la salvaguardia dei bambini, però, spetta innanzitutto al comune e poi agli insegnanti".

La lettera è sottoscritta anche da due genitori ed è indirizzata anche al Prefetto, al Questore, ai provveditori regionale e provinciale all'Istruzione, al Sindaco, ai consiglieri comunali e a Amnesty International. "Alcuni scolari di etnia rom che frequentano le scuole dell'obbligo a Milano sono stati bocciati a causa dell'elevato numero di assenze -si legge-. Tali assenze sono la conseguenza della catena di sgomberi che hanno subito da novembre in poi. Ora ci troviamo di fronte a un paradosso: le istituzioni con gli sgomberi rendono impossibile la frequenza, e sono sempre le istituzioni a bocciare perché le assenze sono troppe". Le insegnanti voglio capire cosa accadrà ai loro alunni rom alla riapertura delle scuole. "Il 13 settembre inizierà il nuovo anno scolastico, e il rischio fortissimo cui ci troviamo di fronte è quello di ripetere l'esperienza di quest'anno: decine di bambini cui di fatto viene negato il diritto alla scuola. Chiediamo alle istituzioni da voi presiedute di affrontare il problema e di trovare entro settembre una soluzione affinché l'anno scolastico possa iniziare anche per i bambini rom sotto il segno del rispetto, della serenità, della continuità, dell'osservanza dei diritti sanciti dalla Costituzione e dall'ordinamento giuridico nazionale e internazionale". Durante la visita alla scuola di via Feltre, l'assessore Moioli ha annunciato che Milano è stata premiata dal "Fiuggi Family Festival" come "Comune amico delle famiglie". Insieme a Milano il riconoscimento è stato assegnato anche ai comuni di Bareggio (Mi) e Parma. "Il premio non è per un progetto specifico -sottolinea il sindaco Letizia Moratti-, ma a un modello che abbiamo attuato per dare risposte alle domande delle famiglie". (dp)

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Di Fabrizio (del 14/08/2010 @ 09:14:38, in Europa, visitato 2189 volte)

Segnalazione di Eugenio Viceconte

Gadjo dilo*, nella lingua romanì vuol dire straniero pazzo; straniero in un mondo dove l'essere diverso appare più come un crimine che una virtù o semplicemente un altro punto di vista, pazzo in quanto capace di adattarsi a vivere in una cultura differente, un modo di essere, di pensare e di vivere all'estremo opposto rispetto ai parametri addottati ed accettati dalla società in cui viviamo.

Questo è un viaggio in un mondo emarginato, un mondo discriminato e mai accettato, un mondo dove la gentilezza, l'ospitalità ed il saper vivere sono di casa , un universo magico dove il tempo non passa mai.

Un ringraziamento speciale alla familia Matovic che mi ha praticamente adottato e mi ha lasciato libero di descrivere la loro realtà.

Questo il SET su Flickr http://www.flickr.com/photos/aaditya_net/sets/72157607029504137/with/4873763192/

Questo una versione web: http://ideebn.org/2010/08/07/gadjo-dilo-di-edvard-ciani/

* nome preso in prestito dal film di Toni Gatlif, cineasta francese.

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Di Fabrizio (del 15/08/2010 @ 09:39:55, in media, visitato 1581 volte)

Da Czech_Roma

Qualcuno può dirmi quando viene riportata l'etnia dei criminali sui media cechi? Di regola, l'etnia viene elencata solo nei casi di crimini commessi da Rom. Non ho mai letto sui media cechi di un "Boemo" che abbia commesso un furto, un omicidio da parte di un "Moravo", una rapina da parte di un "Ebreo" (perdonatemi Achab, Mosé ed il resto) o che uno "Slensano" abbia saccheggiato. I componenti di queste etnie, inclusi quelli di noi che sono Rom, sono tutti cittadini della Repubblica Ceca, con documenti d'identificazione e passaporti.

Ci sono pochi rituali che mi piace seguire. Uno di questi è seguire le principali notizie alla TV. Alle 18.50 guardo TV Prima, Alle 19.00 giro su ČT1 ed alle 19.30 seguo Nova. La mattina compro il Děčín Daily e comprensibilmente navigo nel web. Dovunque,  la notizia si ripete nello stesso contenuto fuorviante che deforma l'opinione pubblica. DOVUNQUE!

Le prime "iene" che hanno iniziato a saccheggiare i luoghi afflitti dalle recenti inondazioni, si dice siano "stranieri". Io capisco che ci si riferisce a persone di un paese vicino. Invece. il giorno dopo sento e leggo che i Rom stanno saccheggiando. Anche se i Rom sono cittadini della Repubblica Ceca, ci si riferisce alla loro etnia e alla loro nazionalità. Il tempismo di TV NOVA sulla notizia è stato il migliore. Prima il canale ha trasmesso una relazione strappacuore di un soldato che stava aiutando le vittime quando qualcuno gli ha rubato il cellulare e altri oggetti personali - tutto il paese, incluso io, eravamo al suo fianco - a cui, improvvisamente, segue un rapporto sui Rom che saccheggiano. Non sono molto acculturato in psicologia o in messaggi subliminali, ma anche un idiota lo vedrebbe. Tutto l'odio ha ora un bersaglio specifico.

Stamattina, altro riferimento a saccheggi, furti, ecc. Al momento, il colpevole non è identificato, ma se si appurasse che non è un Rom, evidentemente non sapremo mai se fosse un Boemo, un Ebreo, un Moravo o un Sleso. Si tratta solo di folklore locale. E' normale informare il pubblico con una tale mancanza di obiettività?

Fondamentalmente sono contrario a dichiarare l'etnia o la nazionalità dei criminali se si tratta di cittadini della Repubblica Ceca. Piuttosto, ecco un'idea: menzioniamo sempre l'etnia, per tutti, non solo con i casi che hanno a che fare con i Rom. Ho l'impressione che sarebbe molto strano sentire: "Un Moravo ha rubato, uno Slensano ha rapinato una banca, un Ebreo ha saccheggiato, un Boemo ha fatto si è spogliato in pubblico..."

Drahomír Radek Horváth, http://blog.aktualne.centrum.cz/blogy/drahomir-radek-horvath.php?itemid=10524, translated by Gwendolyn Albert

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