Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 27/10/2005 @ 11:04:18, in conflitti, visitato 2619 volte)

Pristina, 25 ottobre 2005: Il giorno dopo l'annuncio del Consiglio di Sicurezza dell'ONU sull'apertura dei negoziati sul futuro politico della regione, i Rom del Kosovo hanno chiesto di essere ammessi alle discussioni. In una lettera indirizzata ai rappresentanti della comunità internazionale ed europea, Rom, Askali ed Egizi chiedono una soluzione urgente al problema di quanti di loro, cittadini della ex Jugoslavia, sono diventati vittime di violenze razziste, continuando in molti a sopravvivere in un limbo giuridico ed esistenziale. I firmatari, tra cui organizzazioni internazionali dei Rom, ONG e centinaia di privati cittadini (cfr: Petizione Europea per il Kossovo) chiedono la moratoria immediata delle deportazioni in Kossovo e il riconoscimento del diritto d'asilo.

Durante un incontro sullo sviluppo delle politiche sui Rom e Sinti, che si è svolto settimana scorsa a Varsavia col patrocinio dell'OSCE e dell'ODIHR, i rappresentanti dei Rom kossovari hanno concordato s una piattaforma comune per la futura cooperazione. [...] Alla presenza del capo missione OSCE e ambasciatore europeo Jens Modvig, hanno chiesto il riconoscimento della pulizia etnica contro i Rom, avvenuta a seguito dei bombardamenti NATO, il riconoscimento dei danni patiti per la guerra, il ritorno alle loro proprietà [ora] occupate, il ripristino della sicurezza e della libertà di movimento nel Kosovo e un'indagine imparziale sulle violenze e discriminazioni; la rappresentanza paritetica e l'accesso alle istituzioni pubbliche, l'effettivo accesso dei non-albanesi alla casa, scuola, educazione e lavoro; un adeguato supporto ai rifugiati interni e a quanti hanno fatto già ritorno. Inoltre chiedono il la certezza del diritto delle comunità non-albanesi, nell'ipotesi che il Kosovo diventi indipendente e il riconoscimento dei Rom come popolo costituente. Visto che la comunità dei Rom è attualmente dispersa nel mondo, chiedono inoltre l'organizzazione di una conferenza internazionale sui Rom del Kosovo, come misura d'emergenza e per rendere possibile il coordinamento degli interessi comunitari.

I Rom costituivano la terza più grande comunità etnica nella regione, stimata la loro presenza in 150.000. Cacciati a seguito delle vicende di guerra, distrutte le loro case e proprietà. Nonostante la precarietà dell'attuale situazione, esacerbata dalla volontà politica dei governi occidentali per un rapido ritorno di Rom, Askali ed Egizi, l'interesse di media e politici sembra concentrarsi solo sulle due principali comunità in Kosovo, i Serbi e gli Albanesi, abbandonando le altre comunità ad un destino incerto e senza futuro politico.

Per ulteriori informazioni, contattare

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Di Fabrizio (del 27/10/2005 @ 12:20:50, in scuola, visitato 2708 volte)

26. 10. 2005: International Helsinki Federation for Human Rights (IHF) ha inviato ieri una lettera ai ministeri per l'Educazione, a quello per l'Ordine Pubblico, e al Tribunale Supremo, per richiamare la loro attenzione sulla detenzione illegale di Theo Alexandridis, avvocato di Greek Helsinki Monitor (GHM) e difensore dei diritti dei Rom.

La lettera ricorda anche le recente dispute ad Aspropyrgos (vicino Atene), che hanno coinvolto la locale comunità Rom e un gruppo di greci profughi dall'ex Unione Sovietica. Il caso è scoppiato lo scorso giugno, quando 24 tra i 70 bambini rom nell'età della scuola dell'obbligo, sono stati iscritti alla scuola pubblica, dopo anni di esclusione dall'istruzione. Da questo mese, quegli alunni devono recarsi a scuola sotto scorta, a causa di minacce e vere e propri atti di violenza.

L'impunità che circonda Aspropyrgos, è dovuta anche alla mancanza di iniziativa da parte delle autorità e condanna i Rom ad una vita di paura costante. 

Il testo completo della lettera QUI

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Di Fabrizio (del 27/10/2005 @ 18:56:18, in Regole, visitato 2788 volte)
  1. La leggenda della zingara rapitrice (II)
  2. Sgomberi in saldo

In questo periodo, ci sono numerose notizie estere che dovrei tradurre ma, impegni di lavoro a parte, ci sono alcuni fatti italiani che meritano un po' di attenzione, diciamo che l'argomento è:

Diritti, Legalità, Sicurezza

Il blog di Miguel Martinez ricostruisce un recente fatto di cronaca. Non so com' è andata, ma è l'unico che nella melassa di notizie, si discosta da quello che TUTTI ripetono in coro

Vietato guardare i bambini

[...]

Scendo dal treno a Firenze e trovo la città tappezzata di locandine dei giornali, che dicono tutte più o meno, "nomadi tentano di rapire bambino in pieno centro".

Ancora, la leggenda della zingara rapitrice...

Compro La Repubblica e La Nazione, dove leggo gli articoli, rispettivamente, di Michele Bocci e di Amadore Agostini.

Cerco di ricostruire, non quello che è successo, ma almeno quello che scrivono. Abbiamo una signora di 22 anni (Repubblica, cronaca nazionale) o di 24 anni (La Nazione), di nome Alessia, con accanto il marito operaio di 40 anni, e il bambino di cinque mesi nel passeggino. Sono turisti provenienti da Sanremo, e sono a passeggio per una delle strade più famose di Firenze, via Calzaiuoli, alle 13.30.

Di sicuro c'è che si avvicinano due donne Rom. La mamma caccia un grande urlo, le due donne scappano. Una riesce a fuggire, l'altra, "corpulenta e facile da riconoscere" anche per il vistoso e inconfondibile abbigliamento, viene subito catturata dai carabinieri e portata al carcere di Solliciano "per tentato sequestro di persona". E' una clandestina rumena, di 34 anni.

Non è chiaro cosa sia successo esattamente, nel "giro di cinque o sei secondi", come scrive Agostini. La madre afferma che le donne non solo erano chine sulla culla, ma "cercavano di sganciare le cinture del passeggino".

A questo punto, il Commissario Maigret ha tutti gli elementi per ricostruire quello che è successo.

Prima ipotesi.

Un gruppo di persone che chiameremo la Banda dei Rom decide di compiere uno dei delitti più rischiosi che si possano commettere in Italia. Perché quando scompare un bambino, non si mobilitano solo tutte le forze dell'ordine del paese. Si mobilitano anche, e spesso per anni, i media e i politici, che tengono sotto pressione le forze dell'ordine e la magistratura.

Per eseguire questo audace colpo, la Banda dei Rom sceglie una città affollata, all'ora di punta. Una delle città più sorvegliate d'Italia. In una zona praticamente chiusa al traffico: l'esecutore dovrà quindi fuggire a piedi, dopo il colpo.

A custodire il bambino, oltre alla madre, c'è anche il padre, un signore descritto come "operaio" e quindi presumibilmente non invalido.

Per compiere la missione, si sceglie l'esecutrice del delitto: una tonda signora, "brutta come una strega", dai vestiti coloratissimi.

Seconda ipotesi.

Due clandestine, che vivono in condizioni inimmaginabili di degrado, girano per uno dei centri più ricchi del mondo.

Penso a Gabriela Calderashi, certo non bellissima, rumena anche lei, evangelica convinta, clandestina, che ogni tanto mi raccontava spezzoni della sua vita. So che aveva diversi figli, so che poi pensava di andare con il marito nelle Marche. E so anche che in una notte attorno al Natale del 1999, due bambini che di cognome facevano Calderashi morirono nell'incendio di una roulotte, proprio nelle Marche. Baxtalì... la fortuna sia con te.

Ma torniamo alle due Romnì - donne Rom - di via Calzaiuoli. Forse volevano proprio vedere il bambino. Perché, per quanto possa sembrare inimmaginabile a molti italiani, le mamme Rom sono sentimentali esattamente quanto le mamme di Sanremo o le nonne di Toscolano Maderno.

I latifondisti bianchi del sud degli Stati Uniti potevano disporre come volevano delle loro schiave. Mentre fino a tempi molto recenti, un nero che fosse sospettato di aver concupito una donna bianca veniva immediatamente linciato.

Allo stesso modo, quello che è la normalità per qualunque donna bianca - sciogliersi in complimenti per bambini casualmente incontrati per strada - è delitto per le donne Rom.

Stanotte c'è in carcere una donna che avrà sicuramente mille difetti, che sarà veramente brutta come una strega, ma che rischia anni di carcere per una leggenda metropolitana, deliberatamente alimentata da persone come Bruno Vespa.

Sempre da Kelebek


SGOMBERI = LEGALITA' è la parola d'ordine che unisce Milano a Bologna. Con qualche ovvio mal di pancia e parecchi distinguo, nella sinistra storica, che rischia di vanificare uno dei suoi punti della guerra allo sceriffo Albertini, e di sparare al Tex Willer di Bologna (classe Sesto San Giovanni e Bicocca, comunque).

E per la mia noia nel dover scegliere tra il "bertinottismo" (impallinare qualcuno, purché sia un alleato di sinistra) e la scelta tra una destra e una sinistra che, all'atto pratico, soffrono delle medesime miopie.

Non intendo parlare oltre del solito teatrino nazionale, ma questa premessa "politica" era necessaria, per capire alcuni corto circuiti mentali tipici dei media, della gente comune, degli intellettuali e dei politici europei. 

Se a Milano gli sgomberi sono all'ordine del giorno (anche per una presenza di insediamenti illegali - Rom e no - ben più estesa), a Bologna sembra ci sia sorpresa per questa svolta autoritaria.

Ma è la stessa Liberazione che svela che il Reno era a rischio per le copiose piogge. Qualsiasi giunta aveva il dovere di sgomberare le roulottes e le baracche. Se la giunta chiude gli occhi, il sindaco ha fatto bene ad intervenire.

Il problema "politico" per la sinistra è nel chiudere gli occhi e sperare che l'abusivismo e gli abusivi siano in grado di badare a se stessi, senza rompere le palle ai comuni e ai votanti. Che siano invisibili. La piena di un fiume, chissà quanti indesiderati avrebbe fatto emergere.

La sinistra storicamente ha sempre combattuto contro gli abusi edilizi, perché ha sempre riconosciuto il patrimonio pubblico come patrimonio della collettività. Collettività, di cui gli stessi "abusivi" fanno parte e devono godere, con pari diritti e doveri per tutti.

La distanza tra destra e sinistra non sta nella parola d'ordine della legalità: ma nel coniugarla col darwinismo sociale piuttosto che con i diritti.

In parole povere: quando le ruspe intervengono, c'è la buona abitudine di non danneggiare le proprietà degli sgomberati (per quanto abusivi) e, visto la stagione, di assicurarsi che abbiano un posto dove andare. 

Queste regole elementari valgono per tutti, a meno che la legge non prescriva (la cosa mi sfugge) che i Rom siano una categoria a parte e per loro il diritto non esista. Rimando a voi la palla: se non esiste diritto, su cosa poggia la legalità?

Ma, sono così importanti le questioni di principio? Dipende: ad esempio sono quelle gabbie mentali che ci permettono (a noi società maggioritaria e più o meno regolare) di dividere il mondo in ladri e onesti, lavoratori e sfaticati, cittadini e clandestini...

Poi, se permettete, esistono le questioni pratiche... Leggendo i giornali, vengo a sapere che a Milano la giunta di destra smantella ville (abusive) hollywodiane (sarà...), e a Bologna la sinistra un campo (abusivo) di disperati. Quello che manca in queste cronache, è che non c'è bisogno di casi estremi: in tutta la pianura padana casi simili si ripetono a pioggia in provincia di Milano, Bergamo, Brescia, Mantova, Verona, Reggio Emilia... Famiglie di Rom e Sinti che hanno un terreno di proprietà, ma condannati a non stabilirvisi. Non chiamateli Nomadi, sono sfollati, persino il termine "abusivi" è molto più rispettoso, perché l'abusivo ha diritti e il Rom no.

In Kossovo sono rimpatriati a forza, e chi aveva una casa ora finisce in un campo per rifugiati. In Gran Bretagna (ne ho scritto parecchie volte) sono 10.000 i Rom e Viaggianti a rischio sgombero. Se non si trovano soluzioni, riempiremo le strade di nuove carovane che, permettete anche a me un'immagine forte e scandalosa, "diffonderanno il virus dei Nomadi in giro per il paese" (da leggere con sottofondo di colonna sonora di film horror). 

E intanto novembre è alle porte, e nessuno ha voglia di giocare all'allegro campeggiatore perché anche l'anno prossimo si vota.

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Di Fabrizio (del 28/10/2005 @ 06:04:24, in Kumpanija, visitato 4716 volte)

SABATO 29 OTTOBRE

alle ore 17.00 presso la:

libreria il libro – via Ozanam, 11 - Milano

NADA STRUGAR E RAMONA PARENZAN

PRESENTERANNO IL LORO LIBRO:

"TI RACCONTO IL MIO PAESE: SERBIA E MONTENEGRO"

Vannini Editrice, Settembre 2005, pag. 80

Suggerimenti e percorsi di decentramento linguistico e culturale a scuola.

Il testo presenta livelli diversi: conoscitivo e divulgativo, ma anche educativo e didattico. La proposta delle autrici è di tipo interculturale e consiste nel promuovere la conoscenza e la narrazione, a scuola e non solo, di due importanti paesi balcanici, da noi ancora poco conosciuti dal punto di vista culturale. Il libro si offre, inoltre, come occasione preziosa per favorire l’incontro tra gli alunni e per dare spazio e voce a differenti linguaggi espressivi. Durante la presentazione saranno forniti suggerimenti didattici per costruire percorsi a sfondo ludico, linguistico e culturale. Il libro si presta ad essere utilizzato sia nelle scuole elementari sia nelle scuole medie.

A tutti i partecipanti all’incontro sarà dato un simpatico ed utile omaggio.

il libro

libreria internazionale

Via F. Ozanam, 11

20129 Milano -MI-

tel. +39022049022

fax +390229516896

info@il-libro.it

SABATO 29 OTTOBRE

dalle 18.00 alle 20.00

Libreria Utopia di via Moscova 52 Milano - 02/29003324

Incontro con Luca Bravi sulla storia, la cultura e l'identità dei Rom d'Europa 

Te informamos de que acabamos de actualizar nuestra página web.

Salud y libertad
UNIÓN ROMANI
Unión del Pueblo Gitano


Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)

Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail: u-romani@pangea.org
URL: http://www.unionromani.org/index_es.htm

Romany singer Vera Bila playing with new band

24. 10. 2005

Vera Bila is one of the most famous Roma singers of the Czech Republic and is often compared to Ella Fitzgerald. In the beginning of September 2005, Vera Bila split up with her band Kale and manager and producer Jiri Smetana. Kale has intended to play without its most charismatic performer whom they have replaced by Dezider Lucka, a member of Kale.

http://www.dzeno.cz/?c_id=8956
INOLTRE:
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Di Fabrizio (del 28/10/2005 @ 06:18:43, in Europa, visitato 2442 volte)
da Mundo Gitano

Alto Comissariado para a Imigração e Minorias Étnicas (ACIME) ha presentato "Olhares", una nuova raccolta di pubblicazioni sulla comunità portoghese dei Rom. Il primo argomento affrontato è la partecipazione sociale.
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Di Fabrizio (del 29/10/2005 @ 00:24:38, in Europa, visitato 2546 volte)

E' uscito il numero di ottobre.

Contiene informazioni su notizie e sviluppi politici riguardanti i diritti sociali fondamentali dei migranti privi di documenti in Europa. La newsletter è attualmente disponibile in formato Word e scaricabile dal sito internet di PICUM (www.picum.org) nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese. Vi invitiamo a diffondere ampiamente questa newsletter.
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Di Fabrizio (del 29/10/2005 @ 00:28:36, in Kumpanija, visitato 2523 volte)

Nella sua recente intervista in chat, Filippo Podestà diceva, parlando del Comune di Milano:

  • sarebbe bello che vincessero anche loro qualche volta... loro vincono sul campo di gioco e la MultiEtnica fuori, per la strada...

Sarà per un'altra volta. Ieri sera alla Coppa della Pace, la squadra del Comune non si è vista, per un forfait all'ultimo momento. E' dovuto intervenire lo spirito casinista che sinora ha protetto i "MultiEtnici", sotto forma di qualche telefonata concitata, e così la manifestazione si è svolta con ben quattro squadre: la "Nuova Multietnica", che ha vinto il torneo, la Provincia di Milano (arrivati ultimi, ma la colpa è anche dei pochissimi tifosi italiani che si sono presentati), una riedizione della originale Multietnica che nel 2001 dal campo di Barzaghi sfidò le ruspe e i calciatori del Comune (ieri sera classificati terzi), e una rappresentativa di immigrati - senegalesi per la maggior parte - che si è precipitata da Cremona al campo dell'Arena (avvisati nel pomeriggio, e sono pure arrivati secondi).

Alla faccia degli italiani assenti, il casinismo multietnico ha concluso la serata con musiche e balli che hanno mischiato rom, croati, argentini, senegalesi, peruviani, colombiani...

[foto scattata ieri da Filippo Podestà]


Cambiando argomento (ma di poco): dopo l'intervista a Yuri del Bar, tocca a un altro Sinto, candidato al comune di Bolzano per le elezioni del prossimo 6 novembre.

Giovedì 3 novembre

dalle ore 11.00

in chat linea diretta con

Radames Gabrielli

Radames Gabrielli

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Di Fabrizio (del 30/10/2005 @ 21:59:12, in Europa, visitato 3472 volte)
EurActiv

24. 10. 2005 - La presenza Rom europea è stimata tra i sette e i nove milioni, praticamente la popolazione di un piccolo stato. Circa il 70% di loro vive nei paesi di recente (o potenziale) adesione alla comunità europea. Pál Tamás analizza la situazione dei Rom nella Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia, chiedendosi: la UE può influenzare efficacemente la politica degli stati membri, in particolare di quelli di recente ingresso? L'articolo è stato pubblicato su The Analyst, rivista specializzata sui temi chiave della politica e degli sviluppi economici e sociale nell'Europa Centro Orientale.

[nota del traduttore: molto lungo, meglio leggere a puntate oppure offline]

Storicamente, la politica europea verso i Rom si è sempre focalizzata sull'esclusione a priori - attraverso le espulsioni, la ghettizzazione forzata e il diniego dei servizi - o viceversa perseguendo la loro piena assimilazione, spesso ricorrendo a coercizioni. Esclusione ed assimilazione forzata condividono un obiettivo: ridurre la visibilità dello stile di vita dei Rom - singoli o comunità - marginalizzandoli e infine obbligandoli all'assimilazione.

Le strategie impiegate ricadono in questi quattro gruppi: politiche di esclusione, assimilazione, integrazione e diritti delle minoranze. Questo approccio riflette risposte differenti alle due domande di base: s ei Rom devono essere considerati un gruppo distinto o membri individuali di una società più vasta, e quanto le politiche romani debbano essere perseguite attraverso misure coercitive piuttosto che col rispetto dei diritti dei Rom.

La presenza Rom europea è stimata tra i sette e i nove milioni, praticamente la popolazione di un piccolo stato. Circa il 70% di loro vive nei paesi di recente (o potenziale) adesione alla comunità europea. Difficile fornire una risposta precisa alla domanda: quanti sono i Rom in Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia?

Nell'Europa Centrale ed Orientale le identità spesso sono confuse e mischiate. Per questa ragione, è impossibile disegnare una chiara distinzione tra gruppi etnici in maniera "obiettiva". Un'altra spiegazione è che durante i censimenti i Rom hanno spesso mostrato paura e riluttanza a dichiarare la loro identità etnica.

L'ultimo censimento (2001) nella Repubblica Slovacca riporta 89.920 Rom dichiarati e residenti, circa l'1,7% della popolazione totale. Al contrario altre fonti - per esempio l'OnG Minority Rights Group con sede a Londra - stimano in 500.000 la popolazione Rom, cioè il 9-10% della popolazione.

Il censimento 2001 nella Repubblica Ceca riporta 11.718 Rom nel paese, stime alternative indicano una cifra tra 160.000 e 300.000. Minority Rights Group indica il loro numero in 275.000, il 2,5% della popolazione (UNPD 2002).

La comunità Rom in Ungheria si dimensiona su circa 600-640.000. Meno di un terzo di loro si sono dichiarati col censimento.

Le testimonianze più antiche sulla presenza dei Rom nella regione datano 1322, testimonianze di gruppi nomadici con carte di viaggio compilate dall'imperatore e dal papa. I Rom furono musicisti di corte, lavoratori del metallo e servirono nell'armata reale ungherese. Le politiche anti-Rom iniziarono in Europa nel XV secolo e si intensificarono nel regno d'Ungheria nel XVI secolo, a seguito dell'occupazione turca dell'Ungheria centrale.

Le politiche restrittive continuarono nel XVIII secolo. Leopoldo I dichiarò fuorilegge i Rom. La politica cambiò con l'imperatrice Maria Teresa e con Giuseppe II. Entrambe mirarono all'assimilazione dei Rom come cittadini dell'impero. Furono introdotte misure draconiane per obbligare i Rom a stabilirsi, pagare le tasse e fornire servizi a favore dei proprietari terrieri. Altri editti riguardavano la scuola dell'obbligo e la frequenza alle funzioni religiose.

Questa doppia politica coercitiva continuo per tutto il XX secolo. Nella Repubblica Cecoslovacca (1918-38) fu votata una legislazione che limitava la mobilità e i diritti civili dei Rom, riferita ai gruppi nomadici e di senza casa. La legge istituiva carte d'identità e l'obbligo delle impronte digitali. Durante la II guerra mondiale l'espulsione dalla società coincise con lo sterminio fisico. In tutta la regione, i Rom furono il bersaglio di diverse leggi discriminatorie, e durante l'Olocausto la maggior parte dei Rom Cechi perì nei campi di concentramento, ma solo alcuni dei Rom Slovacchi andarono nei campi di sterminio, mentre la maggior parte di loro finì nei campi di lavoro forzato. Le misure anti-Rom in Ungheria raggiunsero il culmine col 1944, quando una gran parte di loro fu deportata nei campi di sterminio.

Dopo questa breve introduzione storica, vorrei soffermarmi su come i singoli paesi europei hanno influito sul destino dei Rom. Solo recentemente queste specifiche politiche sono diventate una tematica di interesse, per l'intenzione politica di migliorare la loro situazione. Le cose, tuttavia, non sono cambiate. La maggior parte dei Rom soffre l'esclusione sociale e la discriminazione, nelle opportunità di lavoro, nella scuola, nei servizi pubblici, nell'accesso alla casa. [...] Persistono i pregiudizi in tutta l'Europa Centrale e Orientale. 

La maggior parte dei Rom che attualmente risiedono nella Repubblica Ceca sono originari della Slovacchia, migrati alla fine della II guerra mondiale in cerca di migliori condizioni di vita e di lavoro. In diversi casi, fu l politica ad indurre queste migrazioni, destinando i Rom ad aree diverse.

I Rom Slovacchi arrivavano nella Repubblica Ceca lasciandosi alle spalle miseria ed ignoranza. Vennero organizzati corsi di base per gli analfabeti negli anni '50 e '60 e scuole speciali (differenziali NdR) nel tentativo di accrescere le possibilità future. Nel contempo, in alcune aree fu offerta loro la possibilità di usufruire di corsie preferenziale per gli asili nido e furono istituite delle classi preparatorie all'accesso. tutto questo, ottenne qualche successo. Il numero degli analfabeti nella generazione del dopoguerra calò significativamente. Rimanevano altri problemi.

Negli anni '70 e '80 crebbe in maniera drammatica il numero dei bambini nelle scuole per handicap mentali. E' un problema che persiste tutt'oggi, anche dopo i cambiamenti nel sistema scolastico introdotti nel 1989.

La cittadinanza è stata un argomento discusso: nell'Atto Costitutivo del 1969 erano previsti due tipi di identità: come cittadini cecoslovacchi o con doppia cittadinanza federale estesa al paese di provenienza. Sino al 1993 la cittadinanza federale ha avuto un puro valore simbolico. Con la dissoluzione della Cecoslovacchia, in molti hanno acquisito automaticamente la cittadinanza slovacca, anche se nati nella Repubblica Ceca, avessero lì vissuto per lungo tempo e lì risiedessero da tempo. Quanti erano cittadini slovacchi nel 1969, hanno dovuto richiedere nuovamente la cittadinanza ceca nel 1994 - anche se residenti permanentemente lì da decenni. Le procedure per i Rom si sono mostrate più complicate, ad esempio: chi dichiarasse di avere una residenza fissa doveva certificare che fosse almeno di 4 mq per ogni abitante. Fu a cosiddetta "clausola zingara", che voleva colpire quei Rom con famiglie numerose che abitavano in appartamenti sottodimensionati. Molto più facile acquisire la cittadinanza slovacca: era sufficiente aver risieduto permanentemente in uno dei due spezzoni federali prima che fossero dissolti. Si ritiene che così furono 150.000 i Rom che sfruttarono questa possibilità.

Già nel 1992, prima della dissoluzione dello stato federale, c'erano timori ed apprensioni su migrazioni di massa dalla Slovacchia verso la Repubblica Ceca, paure che in realtà non si basavano su alcun dato di fatto, ma che spinsero il Parlamento Ceco a proporre una legge anti-immigrazione, che non venne approvata, ma che durante la discussione fece emergere chiaramente i generali sentimenti anti-Rom.

Fu nel 1997 che nelle due differenti repubbliche iniziò un "esodo" che denunciava la volontà dei Rom di rinunciare alla cittadinanza ceca e nel contempo la richiesta di essere considerati cittadini come tutti gli altri- Nell'ottobre 1999 la Repubblica Ceca ottenne l'indesiderata attenzione internazionale, quando un comune nella Boemia Settentrionale votò per la costruzione di un muro che dividesse i quartieri dei Rom da quelli degli altri cittadini. I piani furono sottoposti al parere del governo nazionale. ma toccò alle istituzioni comunitarie europee nel 1999, dare il parere finale sul progetto.

Il destino dei Rom che vivevano nella parte slovacca fu lo stesso per decenni: politiche stringenti ed aggressive tendenti alla sedentarizzazione, che spaziavano dall'impiego alla scolarizzazione, Nel 1959 il governo iniziò una pressante campagna contro il nomadismo, affiancandola con progetti specifici a rilocare i Rom dalle aree della Slovacchia Orientale verso le aree ceche. Simili sforzi  vennero compiuti anche per aumentare la frequenza scolastica. In effetti, la percentuale nella scuola dell'obbligo salì dal 17% del 1971 al 26% del 1980.

Con i cambiamenti avvenuti nel 1991, il governo slovacco adottò "I Principi della Politica Governativa Riguardante i Rom", però l'azione del governo si avviò effettivamente solo alla fine degli anni '90. Dopo le elezioni del 1998 venne istituito l'Ufficio del Plenipotenziario per le Comunità Rom; sotto la giurisdizione del Ministero ai diritti umani, minoranze e sviluppo regionale, guidato da un Rom sin dal 1999. 

La situazione dei Rom slovacchi è così caratterizzata: la popolazione è molto giovane e cresce più rapidamente degli altri gruppi etnici, specialmente nelle aree più isolate e segregate. Il tasso di natalità slovacco è crollato dal 15,2 del 1990 al 10,7 del 1998. Viceversa la speranza di vita tra i Rom è di parecchio inferiore alla media nazionale, anche se non sono disponibili dati ufficiali; le stime comparate tra i censimenti del 1970 e del 1980 indicherebbero rispettivamente in 55 e 59 l'aspettativa di vita tra uomini e donne Rom, confrontata con 67 per gli uomini e 74 tra le donne della popolazione globale.

Una ulteriore indagine stima 591 aree di insediamento dei Rom in Slovacchia nel 1998, rispetto alle 278 del 1988. In crescita verticale il numero di chi vi risiede: da 15,.000 circa nel 1988 ai 120.000 del 1997.

Tra i Rom sono diffusi alti tassi di disoccupazione e dipendenza dall'assistenza sociale, con l'eccezioni di quanti tra loro vivano in aree completamente integrate o in insediamenti in regioni con alti tassi di impiego. Il tasso nazionale di disoccupazione era del 18% nel 2000, mentre tra i Rom era dell'85% e nelle aree più segregate raggiungeva il 100%.

Una specifica della Slovacchia sono le terribili condizioni delle "osady": i quartieri di baracche abitate esclusivamente dalle comunità rom. Erano già 1.305 le "osady" a metà degli anni '50, contavano 14.935 alloggi (l'80% dei quali giudicato inadeguato per viverci) che ospitavano 95.000 Rom.

Il rifiuto di sviluppare le politiche di supporto ai Rom, sta causando frizioni tra il governo centrale e le amministrazioni locali. In Slovacchia i servizi essenziali (scuola, alloggio, welfare, sanità) dipendono quasi totalmente dal potere locale. I sindaci rifiutano di impegnarsi a migliorare le condizioni dei Rom, adducendo che nel territorio non ce ne sono. Portano a testimonianza i risultati del censimento, dove sono registrati solo cittadini "slovacchi". Nel 2004 la cosiddetta rivolta della fame nelle zone orientali (cfr http://it.groups.yahoo.com/group/arcobaleno_a_foggia/message/261 e seguenti ndr), è stata una perfetta dimostrazione delle disastrose condizioni di vita dei Rom. Condizioni che perdurano a peggiorare, di pari passo coi pregiudizi della società maggioritaria.

La rappresentanza politica delle comunità Rom nella regione si è sviluppata sotto l'influenza della cultura maggioritaria e del sistema politico dominante. I primi giorni che seguirono la caduta del comunismo furono pieni di speranza per i Rom dell'Europa centrale ed orientale, ma presto è sopravvenuta la disillusione.

Ecco alcuni esempi: tra il 1991 e il 1994 si formarono forse una dozzina di partiti, gruppi e coalizioni politiche Rom in Slovacchia, che poi si divisero e svanirono per la maggior parte. Attualmente non ci sono Rom nel Parlamento. I due partiti di Iniziativa Civica Rom e Movimento Politica dei Rom, assieme hanno raccolto meno di 15.000 voti nelle elezioni 2002.

In Romania, nelle elezioni parlamentari del 2000, il Partito dei Rom ha mantenuto il monopolio del voto Rom e conta due membri in Parlamento. nelle recenti elezioni bulgare (cfr. http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=119 ndr), i partiti Rom hanno ottenuto scarso successo; nelle precedenti elezioni del giugno 2001, otto di loro avevano formato la coalizione Bulgaria Libera, che però non aveva raggiunto il quorum previsto del 4%. La coalizione si era fermata a meno dell'1%, a fronte di una percentuale del 70% dei Rom che avevano partecipato al voto (secondo stime UNPD, i Rom sarebbero tra l'8 e il 10% dei votanti totali). Vi sono due Rom eletti in Parlamento, uno dei quali in uno dei partiti Rom. In Ungheria ci sono poco meno di una dozzina di parlamentari Rom, tanto nella coalizione di governo che all'opposizione, e due parlamentari europee (cfr. http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=193 ndr).

Il numero dei Rom eletti attraverso i principali partiti rimane basso e addirittura si registra una loro diminuzione nell'ultimo decennio. Non ci sono forti segnali che i Rom votino necessariamente per candidati Rom, indipendentemente dalla posizione ideologica delle liste che li candidino. Diverse OnG nei vari paesi indicano che i Rom hanno un voto molto disperso e che in alcuni casi, siano attratti da partiti che hanno chiare istanze contro le minoranze.

Virtualmente, non ci sono tra i maggiori partiti politici dei Rom nei tre paesi, linee guida espressamente identificabili su principi e valori politici e filosofici, ispirati a un programma anti-discriminatorio. In tutti e tre i paesi, i Rom sono più politicamente attivi a livello locale che nazionale. La loro tradizionale leadership politica - con rare eccezioni - appare impreparata, inesperta e divisa.

Discorso simile per le elites dei Rom ungheresi. Dal 1989, lì si sono sviluppate numerose politiche e progetti specifici, più che altrove. Ciononostante, i Rom rimangono tra i gruppi più marginalizzati e le loro condizioni socio-economiche restano ben al di sotto della media nazionale.

L'Ungheria ha sviluppato un quadro di riferimento nazionale per la protezione delle minoranze; manca però una legge nazionale contro le discriminazioni e capitoli anti-disciminatori sono suddivisi in leggi specifiche, come nel campo del lavoro o della scuola. Nell'ambito del quadro di riferimento, nel 1990 è stato stabilito un Ufficio per le Minoranze Etniche e Nazionali - NEKH - per lo sviluppo e il monitoraggio delle politiche specifiche. Sin dalla metà degli anni '90, il NEKH ha assunto un ruolo guida nei rapporti tra i Rom e il governo. Dopo le elezioni del 2002, il governo ha stabilito un nuovo Ufficio Rom, sotto la responsabilità del Primo Ministro, per il coordinamento delle politiche romani, ufficio presso cui sono stati trasferiti molti dei dirigenti del NEKH, a cui rimane il compito di sovrintendere alla cultura dei Rom e ai diritti delle minoranze (cfr. http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=191 ndr).

La Commissione Parlamentare per le Minoranze Etniche e Nazionali (Minorities Ombudsman) è un'istituzione indipendente per lo sviluppo dei diritti delle minoranze e per indagare sulle lamentele, di conseguenza individuare i rimedi. Secondo l'ufficio stesso, la maggior parte dei ricorsi avviene da parte dei Rom, principalmente riguardo ad atti discriminatori. Circa il 48% di questi reclami è indirizzato verso i governi locali.

Il Minority Act del 1993 allarga i diritti delle minoranze in Ungheria e stabilisce un sistema elettorale, per cui le minoranze possono formare i propri corpi elettivi tanto a livello locale che nazionale. Nel 1995 è stato stabilito l'Auto-Governo delle Minoranze Nazionali.

Dal 1994 non si registrano differenze sostanziali nelle politiche verso i Rom da parte delle differenti coalizioni di governo. Anche se non si possono registrare miglioramenti significativi nelle loro condizioni, si è verificato comunque il riconoscimento che i problemi specifici dei Rom non possono essere separati da quelli della popolazione maggioritaria. 

Uno dei principali limiti del sistema di auto-governo ungherese, è che chiunque può votare per un rappresentante nel consiglio delle minoranze. Si ritiene che meno del 10% di chi ha votato per un Rom, era Rom lui stesso. Ciò è dovuto al fatto che il ballottaggio è distribuito sul voto complessivo, essendo contro la legge di registrare nazionalità o etnicità dei votanti. In questo modo, chiunque può avocare l'appartenenza ad una minoranza nazionale, anche se al solo scopo di influenzare l'esito elettorale. Le modifiche introdotte nel giugno 2005, hanno consentito di registrare l'appartenenza etnica dei votanti. Si prevede che in futuro solo chi sarà identificato come appartenente a una minoranza nazionale, potrà concorrere al voto. Le organizzazioni Rom hanno ottenuto il diritto di controllare la registrazione dei votanti. la decisione ha sollevato aspri dibattiti. Alcuni politici rom hanno attaccato la decisione senza mezzi termini, con l'argomento che molti hanno paura di identificarsi come Rom, e che così solo un terzo del totale sinora si sono identificati come tali.

Nella Cecoslovacchia fu con la Primavera di Praga che emerse la prima rappresentanza dei Rom nel dopoguerra. Nel novembre 1968 il Ministro degli Interni approvò la costituzione di Unione dei Rom a livello nazionale. La sua attività verteva a promuovere i Rom come minoranza nazionale. Ma questa esperienza si interruppe forzatamente l'anno seguente. 

Nel 1990 il primo partito Rom prese parte alle elezioni nell'allora federazione della Repubblica Ceca e Slovacca, e 11 Rom candidati in diversi partiti vennero eletti in Parlamento. Fu un successo eccezionale, dovuto soprattutto al clima di generale euforia, con l'opinione pubblica che vedeva i Rom come vittime del comunismo. Già le elezioni del 1992 videro un solo Rom eletto al Parlamento. I due gruppi tuttora più significativi nella Repubblica Ceca sono l'Iniziativa Civica Rom, fondata dopo il novembre 1989 e che contava nel 1998 circa 12.000 aderenti - l'altro è l'Alleanza Democratica dei Rom.

Il coinvolgimento dei loro attivisti nel processo di integrazione nella società, registrò un importante progresso nel 1997, con la creazione cella Commissione Interdipartimentale, divenuta nel 2001 il Collegio Governativo per gli affari della comunità Romani.

Nel marzo 1990 in Slovacchia, intellettuali Rom registrarono l'Iniziativa Civica Rom (ROI) presso il Ministero degli Interni, un partito politico Rom su base nazionale. Nel giugno 1990, concorse alle elezioni assieme al Forum Civico e a Cittadini Contro la Violenza, tutti movimenti politici che avevano contribuito alla caduta del comunismo. ROI ottenne quattro seggi nel parlamento federale cecoslovacco e uno nella Camera Nazionale in Slovacchia.

Tutto il 1990 fu un periodo di grande vivacità politica, che vide nascere nuove organizzazioni culturali e partiti politici dei Rom. Da lì, iniziò un lungo periodo che vide il disperdersi del peso politico accumulato. ROI partecipò da sola alle elezioni del 1992, come partito di ispirazione indipendente. Raccolse soltanto lo 0,52%. Rimase comunque l'entità romani politica più influente ed importante del paese. Tra la fine del 1996 e l'inizio del 1997, crebbero le tensioni interne, che videro la contrapposizione sempre più netta contro i movimenti degli skinheads. Tensioni che sfociarono in conflitti più o meno aperti col resto della popolazione e che portarono alla nascita di un nuovo partito: Intellettuali Rom per la Coesistenza nella Repubblica Slovacca (RIS).

Sino a metà 1998, ci furono diversi infruttuosi tentativi di riunire i due partiti, che riportarono però un risultato significativo alle elezioni municipali di dicembre, con diversi candidati Rom eletti nelle liste del ROI, del RIS e di altre liste locali indipendenti. Le elezioni videro la partecipazione di 254 candidati Rom, 8 dei quali concorrevano per posizioni di rilievo. Alla fine, furono eletti 56 Rom e sei divennero sindaci. Ma anche in questo caso, il risultato non fu poi ripetuto e i partiti non riuscirono ad accordarsi per una strategia comune alle elezioni del 2002. 

Contemporaneamente, negli anni '90 la situazione dei Rom entrava nell'agenda politica della Comunità Europea. Cominciava a porsi per gli stati sovrani la questione dell'accesso alle strutture decisionali, come prerequisito democratico per accedere all'Unione Europea. Il tema aveva una stretta attinenza alle politiche di inclusione dei Rom e la Commissione Europea iniziò a monitorare i progressi compiuti dai paesi candidati, sin dal 1998.

La risoluzione EU del maggio 1989 prevedeva corsi multiculturali per l'insegnamento della storia, lingua e cultura dei Rom. Nel febbraio 1993 il Parlamento Europeo adottò la risoluzione 1203 "Sulla situazione dei Rom in Europa", che conteneva le disposizioni più urgenti per gli stati candidati. Nel marzo 1994 si tenne a Siviglia il primo Congresso Europeo dei Rom. Lo stesso anno venne formato il Comitato per la Cooperazione e il Coordinamento delle Organizzazioni Rom d'Europa; tra i suoi scopi, stabilire una base istituzionale di azione permanente, tramite un Ufficio per i Rom e redigendo una Carta dei Diritti dei Rom, per definire la loro posizione legale in Europa. Nel marzo 2005 l'Ufficio delle Istituzioni Democratiche e per i Diritti Umani, formò un Punto d'Incontro sulle Tematiche Rom, il cui scopo è la diffusione di informazioni, favorire la capacità organizzativa dei Rom e studiare le discriminazioni e le violenze nei loro confronti.

Durante il processo di accesso, il principale canale EU nei paesi candidati (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia) fu il Programma Phare, che devolveva parte del budget ai programmi nazionali rivolti alle comunità Rom. Il totale dei finanziamenti è cresciuto da 11,7 milioni di euro nel 1999, ai 13,65 del 2000 3 ai 31,35 del 2001.

Un rapido sguardo ai differenti programmi e ai budget impegnati mostrano che le iniziative (che spaziano nelle aree primariamente dell'antidiscriminazione e dell'inclusione sociale, della scuola, del lavoro, delle relazioni esterne e dell'assistenza regionale) hanno un alto potenziale riguardo al miglioramento della situazione dei Rom. Il loro limite è di essere isolate l'una dall'altra e di essere scarsamente efficienti per mancanza di coordinamento e di strategie condivise. Col tempo, le strutture EU stanno mostrando più capacità di adattamento alle realtà locali e maggiore proattività verso gli stati membri.

Questi diversi processi e cambiamenti, hanno favorito la formazione di un'elite internazionale tra i Rom. E' strettamente legata alla risoluzione 1203 quando definisce i Rom "una minoranza realmente europea", il parziale rifiuto delle elites, che rivendicano il carattere non statuale di questa minoranza e la necessità di norme quadro che li proteggano in quanto minoranza non-territoriale, di conseguenza la richiesta di uno status speciale europeo.

Le tematiche Rom come istanze transnazionali, il conseguente processo di formazione politica e adattamento delle politiche nazionali, sottintendono alcuni limite che attualmente paiono di difficile superamento. Molti Rom hanno scarse capacità di spostamento e di produrre azioni positive di lobbying, e rimane da definire quale possa essere l'istanza rappresentativa, il Roma National Congress di Amburgo o invece la International Roma Union con sede a Praga? Il popolo, la nazione Rom transnazionale, la nazione della diaspora, o la minoranza presente in diversi stati, manca una definizione condivisa che permetta di inquadrare gli interessi e gli obiettivi immediati da proseguire. Nel frattempo il Roma National Congress spinge sul principio di autodeterminazione, mentre International Roma Union persegue l'obiettivo di una nazione senza stato territoriale.

Come intendere questo nuovo tipo di "cittadinanza postnazionale", nell'ottica dell'integrazione di un gruppo che è stato perennemente marginalizzato?

Già dai primi anni '90, le elites intellettuali transnazionali, hanno focalizzato la loro azione nella difesa dei diritti umani e delle minoranze, controllando che fossero tematiche presenti nelle agende e nei programmi comunitari europei. Questa strategia ha permesso di ottenere visibilità e capacità di interloquire a livello europeo e, di conseguenza, nazionale. Conseguentemente, le strategie governative si sono evolute dalla generale richiesta di democratizzazione, verso i nodi sociali da dipanare. Questo è avvenuto per fasi nell'Europa Centrale:

  • all'inizio si è trattato di sviluppare le tematiche dei diritti umani, ma senza ottenere risultati significativi contro le discriminazioni;
  • in seguito si è agito per diminuire le discriminazioni sociali ed economiche, prestando attenzione al particolare momento storico di transizione, che per molti Rom ha significato la perdita del lavoro e di conseguenza l'accesso ai servizi essenziali. Occorre tenere conto che ci si riferiamo a 1,2 - 1,5 milioni di persone, che vivono alla giornata in baia di discriminazioni e pregiudizi;
  • la terza fase vede la necessità del risveglio e della mobilitazione dei diretti interessati.

Dal 1998 ad oggi, il maggior cambiamento ha riguardato leggi e norme, che hanno dato spazio a nuove voci e sono la base per azioni future. I Rom hanno iniziato ad essere identificati come minoranze nazionali. Questa cosa, ha generato anche apprensioni in diversi stati, in particolare presso determinati strati di popolazione, che non riescono ad identificare nei Rom alcun fattore distintivo.

E' anche da ricordare che lo sforzo posto nell'enfatizzazione dei diritti civili, ha ottenuto più attenzione presso la Comunità Europea che tra gli stati nazionali. Resta da capire quanto l'Unione Europea può influenzare le politiche nazionali degli stati membri, particolarmente quelli di nuovo e recente ingresso.

Pál Tamás, è Direttore dell'Istituto di Sociologia, Accademia Ungherese delle Scienze. 

The article was published in The Analyst, a new quarterly focussed on the key political, economic and social developments in Central Eastern Europe. 

(EurActiv.com, Pál Tamás)

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Di Fabrizio (del 31/10/2005 @ 00:33:35, in lavoro, visitato 2598 volte)

Ho notato, che nel vecchio blog mi capitava spesso di scrivere di lavoro, ma che da qualche tempo latitano le notizie.

Due recenti segnalazioni:

Da Sucar Drom:

Il Progetto di ricerca europeo, intitolato I Rom ed il sistema economico, si prefigge di studiare i meccanismi di inclusione/esclusione dei Rom e Sinti nel sistema economico ed educativo, e di rilevare eventuali iniziative finalizzate al loro inserimento formativo e lavorativo, nonché miranti a combattere ogni forma di discriminazione in tali percorsi specie nell’ambito di lavoro.

continua


da Romanian Roma

BRAILA - La partnership tra il Gruppo Comunitario di Iniziativa Rom, il comune e l'amministrazione distrettuale di Braila ha permesso la nascita di un forno. Il progetto è stato finanziato dall'Unione Europea per 52.000 EUR e si sviluppato negli ultimi 10 mesi.

Trattasi di forno da pane, che darà lavoro alla locale comunità Rom e coinvolge anche le presenze nella campagne. 

DIVERS


Infine, ricordo che altre opportunità sono presenti nella borsa/mercato della Mahalla, LA TIENDA, dove potete anche pubblicare gratuitamente i vostri annunci.

Sul resto, ci si aggiorna

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Di Fabrizio (del 31/10/2005 @ 07:59:06, in scuola, visitato 2703 volte)

European Roma Rights Centre
1386 Budapest 62
P.O. Box 906/93
Hungary

Notizia originale

Il 25 ottobre scorso, il tribunale distrettuale di Sofia ha stabilito che il MInistero dell'Educazione pratica la segregazione razziale nel proprio sistema scolastico, riguardo un caso sollevato da European Roma Rights Centre (ERRC).

ERRC ha portato ad esempio il caso della scuola 103, tipica scuola ghetto del quartiere Filipovtsi, all'estrema periferia di Sofia, frequentata esclusivamente da ragazzi rom. La corte ha stabilito che quegli studenti sono soggetti a segregazione e ad un trattamento differenziale e che è stato violato il loro diritto ad un'istruzione uguale ed integrata. Questo non è possibile sia per l'isolamento che vivono nella scuola 103, che per le condizioni in cui versa l'edificio e il materiale didatttico a disposizione degli stuidenti.
                            
Rif: un caso in Slovacchia

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