Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 10/03/2009 @ 08:46:40, in Regole, visitato 4361 volte)

Elaborato da Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa
Integrato da Cristina Sebastiani, progetto Baobab ARCI Milano

Con 154 voti favorevoli e 114 contrari il 4 febbraio 2009 il Senato della Repubblica ha approvato il “pacchetto sicurezza”, il disegno di legge 733/08.
Ora il disegno di legge tornerà alla Camera [NB la discussione riprenderà martedì prossimo 10 marzo], dopodiché, se approvato, dovrà essere firmato dal Presidente della Repubblica e pubblicato in Gazzetta Ufficiale – solo allora sarà legge dello Stato .

Intanto, con decreto legge, il 23 febbraio 2009 viene approvato dal Consiglio dei Ministri il cosiddetto “pacchetto antistupro”, dl 11/09, che contiene alcune delle misure prima previste dal ddl 733 e che è, dato il carattere emergenziale previsto dall’utilizzo di un decreto legge, immediatamente esecutivo.

Ecco cosa prevede il DL 11/09:
Espulsioni e Trattenimento nei CIE (ex CPT)
L'espulsione disposta dal Prefetto non necessita più di nulla osta da parte della Magistratura;
Il trattenimento in un CIE (ex CPT) viene stabilito da subito per 60gg prorogabili fino a 18 mesi;
Viene introdotta la possibilità di dotare l'espellendo, privo di documenti utili all'identificazione, di un lasciapassare utile a raggiungere il proprio consolato o anche il paese d'origine, aggirando la giurisprudenza attuale che si è assestata su un indirizzo in base al quale non commette reato chi si trattenga sul territorio italiano con un giustificato motivo (tra cui la mancanza di un titolo di viaggio)

Ed ecco cosa prevede il ddl 773/09:
Matrimoni e cittadinanza italiana
La presentazione della richiesta della cittadinanza italiana a seguito di matrimonio con un cittadino italiano potrà avvenire dopo due anni di residenza nel territorio dello Stato o dopo tre anni nel caso in cui il coniuge si trovi all’estero.
L'effettivo acquisto della cittadinanza potrà avvenire dopo ulteriori due anni, a condizione che il matrimonio sia ancora valido e non sia sopravvenuta separazione legale o divorzio;
Tempi dimezzati in presenza di figli nati dalla coppia.
Le precedenti disposizioni prevedevano un termine di sei mesi per la presentazione della richiesta;
Sarà poi necessario il pagamento di una tassa di 200 euro e la pratica presentata dovrà essere completa, non essendo più previste ulteriori integrazioni.
Ulteriore stretta sui matrimoni con una modifica al Codice Civile che prevede l’introduzione dell’obbligo di esibire il permesso di soggiorno: niente più matrimoni quindi neppure tra persone presenti irregolarmente e tra cittadini italiani e cittadini stranieri irregolari;

Iscrizione anagrafica
Sarà richiesta per l’iscrizione o la variazione della residenza anagrafica, la certificazione dell’idoneità alloggiativa.
Se dopo 30 gg il Comune non avrà proceduto a verifica dell'idoneità alloggiativa, l'iscrizione verrà accettata con riserva, potendosi effettuare successiva verifica e revoca dell'iscrizione in qualunque altro momento.
Moltissime abitazioni, anche tra quelle reperibili dietro lauto compenso nel mercato privato, non potranno rispondere a questo criterio: ecco uno dei provvedimenti che andranno ad intaccare i diritti dei cittadini migranti, dei comunitari e degli stessi cittadini italiani;

Esibizione del permesso di soggiorno
Si introduce la necessità di esibire il permesso di soggorno per tutti gli atti di stato civile. Ciò significa che anche il semplice ma sacrosanto diritto di riconoscere un figlio verrà sottoposto al filtro della richiesta del permesso di soggiorno;

Visto d’ingresso per ricongiungimento familiare
Non sarà più possibile richiedere il visto d’ingresso per motivi famigliari, se il nulla osta non verrà rilasciato dalle Prefetture dopo 180 giorni dal perfezionamento della pratica.
Svanisce così anche l’unica possibilità di garanzia del diritto all’unità familiare prevista per far fronte alle lentezze burocratiche;

Rimesse di denaro
I cosiddetti servizi di money transfer avranno l’obbligo di richiedere il permesso di soggiorno e di conservarne copia per dieci anni. Inoltre dovranno comunicare l’avvenuta errogazione del servizio all’autorità competente nel caso riguardi un soggetto sprovvisto di permesso;

Ingresso e soggiorno irregolare
Si introduce il reato di ingresso e soggiorno irregolare ma senza che questo comporti l’immediata incarcerazione. E’ prevista un’ammenda da 5.000 a 10.000 euro, il pagamento della quale però non estingue il reato che sarà quindi ancora perseguibile e punibile con il carcere a fronte della commissione di ulteriori e differenti reati (aggravante di clandestinità);
anche nel caso di richiedenti asilo e protezione internazionale è previsto il reato di ingresso e soggiorno irregolare, sospeso però fino alla definizione del procedimento della richiesta di asilo;

Permesso Ce di lungo periodo
L’estensione del diritto ad ottenere la carta di soggiorno (oggi chiamato “permesso di soggiorno CE per lungo permanenti) ai familiari dei titolari della stessa potrà avvenire solo se questi sono soggiornanti già da 5 anni e solo dopo il superamento di un test di lingua italiana; questo impedirà a molte famiglie non solo una effettiva stabilità, ma anche l'accesso ad assegni e sussidi famigliari;

Reati ostativi all’ingresso
Dovranno essere prese in considerazione anche le condanne non definitive per reati che lo straniero può aver commesso al proprio paese d'origine; si aggiungono i reati relativi alla tutela del diritto d'autore e alla contraffazione commessi nel proprio paese o in Italia;

Una tassa di 200 euro
Per tutte le pratiche relative al rilascio o al rinnovo del permesso di soggiorno;

Valutazione della pericolosità sociale a fronte della tutela dell'unità famigliare
Nel rilascio o rinnovo del permessi di soggiorno per motivi famigliari si introduce la valutazione della pericolosità sociale con conseguente adozione di provvedimenti di revoca del permesso di soggiorno; tra i reati considerati utili per la valutazione della pericolosità sociale sono introdotti anche il furto e l'utilizzo di documenti contraffatti o alterati;

Esibizione dei documenti
Arresto fino ad un anno e multe fino a 2.000 euro (attualmente sono 413 €) per la mancata esibizione, ad un controllo da parte dell'Autorità di Pubblica Sicurezza del permesso di soggiorno unitamente al passaporto (oggi la richiesta è quella di esibire il solo passaporto o il solo permesso di soggiorno);

Registro per senza fissa dimora
Se da un lato viene cancellata per i senza fissa dimora (ma non solo) la possibilità di iscrizione anagrafica, viene istituito presso il Ministero dell’Interno un registro per la schedatura dei cosiddetti clochard;

Cancellazione anagrafica
E’ prevista dopo sei mesi dalla data di scadenza del permesso di soggiorno;

Permesso di soggiorno a punti
E’ disposta l’istituzione di un accordo di integrazione articolato in crediti da sottoscrivere al momento della richiesta di rilascio del permesso di soggiorno. i criteri e le modalità verranno stabiliti da un apposito regolamento;

Favoreggiamento ingresso irregolare
Vengono inasprite tutte le norme legate al favoreggiamento dell’ingresso irregolare, non vengono invece minimamente toccate le sanzioni per quanto concerne gli sfruttatori. Chi, nello sfruttamento di situazioni di soggiorno irregolare trarrà un ingiusto profitto (chi impiega lavoratori irregolari sottopagati) non vedrà quindi aggravata la sua situazione;

Soppressione del divieto di segnalazione
I medici ed il personale ospedaliero potranno segnalare all’autorità competente, ai fini dell’espulsione, gli stranieri senza permesso di soggiorno, ed in possesso quindi della tessera Stp, che si recheranno presso le strutture ospedaliere.

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Di Fabrizio (del 09/03/2009 @ 09:25:17, in Italia, visitato 1735 volte)

Ricevo da Roberto Malini sui fatti di Pesaro

INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELL'INTERNO MARONI E AL MINISTRO DEL LAVORO, DELLA SALUTE E DELLE POLITICHE SOCIALI SACCONI

BERNARDINI

– Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.


– Per sapere –

Premesso che:

– Nella mattina del 25 febbraio, a Pesaro, circa 20 tra agenti della Polizia di Stato e della Polizia Locale sono intervenuti in via Fermo 49, all’altezza della fabbrica dismessa dove da quasi un anno si erano rifugiati 30 Rom romeni – tra cui vittime di pesanti aggressioni e agguati razzisti, pazienti cardiopatici e oncologici dell’ospedale San Salvatore, molte donne e 9 minori, compreso un bimbo di pochi mesi – con l’obiettivo di notificare una denuncia di invasione di stabile privato e notificazione di prossimo sgombero (senza alternativa abitativa né assistenziale) e sottrarre tutti i minori ai genitori;

– Secondo gli attivisti del Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i Diritti Umani incaricata ufficialmente dall’on. Viktoria Mohacsì al Parlamento Europeo di monitorare e indagare sulla condizione del popolo Rom in Italia, gli agenti avevano annunciato alle famiglie, alla presenza degli attivisti, che i bambini sarebbero stati affidati ai Servizi Sociali e quindi sistemati in una comunità. Solo le mamme, però, avrebbero potuto restare con loro, mentre i padri sarebbero stati messi in mezzo alla strada;

– Durante l’operazione di polizia, secondo le testimonianze degli attivisti di EveryOne accorsi sul posto (attestate da materiale fotografico), una giovane donna è stramazzata a terra ed è stato necessario richiedere l’intervento di un’ambulanza, mentre altre donne si lamentavano disperate e una mamma Rom nascondeva un coltello da cucina in una piega della gonna e sussurrava che si sarebbe sgozzata se l’avessero divisa dal marito. Inoltre, alcuni padri di famiglia esprimevano le loro tragiche intenzioni di darsi fuoco con taniche di benzina nel caso le loro famiglie fossero state smembrate. La preservazione dell’unità familiare fa parte infatti della cultura Rom, nonché delle leggi etiche e sociali del popolo Rom;

– E’ stata limitata e in diversi momenti interdetta dagli agenti ogni mediazione umanitaria, nonché la libertà di movimento e comunicazione, da parte degli attivisti del Gruppo EveryOne tra Rom e forze di Polizia, anche da parte di Nico Grancea, giovane attivista Rom testimone e consulente con mandato per il Parlamento europeo e organizzazioni internazionali per i Diritti Umani;

– Impaurite dalle parole e dall’atteggiamento degli agenti di polizia, le madri Rom hanno approfittato di un momento di distrazione degli agenti per mettersi in fuga con i propri bambini, scongiurando un’azione di sottrazione dei minori da parte delle Forze dell’Ordine e facendo perdere definitivamente le proprie tracce, mentre i padri e gli altri Rom sono rimasti senza alcuna meta né punto di riferimento, e alcuni di loro hanno deciso di rientrare in Romania per evitare repressioni di qualunque tipo;

– Secondo articoli de “Il Messaggero” e de “Il Resto del Carlino” del 2 agosto 2008, nelle edizioni locali pesaresi, il Comune di Pesaro si era impegnato formalmente a garantire, anche ai membri EveryOne, un programma assistenziale casa–lavoro per la comunità Rom in questione ed escludeva ogni azione forzosa, come per l’appunto uno sgombero. Tale asserzione è confermata da dichiarazioni pubbliche su quotidiani locali dell’assessore alla Sicurezza Riccardo Pascucci, del Sindaco Luca Ceriscioli e dell’assessore alla Cultura Marco Savelli. Per questi motivi la comunità Rom pesarese è rimasta nella fabbrica, in attesa dell’attuazione del piano di integrazione promesso, mai portato a compimento;

– Il Gruppo EveryOne aveva segnalato da alcuni mesi nomi, cognomi e caratteristiche della comunità Rom sia ai Servizi Sociali che alle Autorità per sollecitare un intervento assistenziale di tipo umanitario che sopperisse ai bisogni primari delle famiglie in indigenza;

Considerato che:

1. La legge 149/2001 stabilisce che lo stato di povertà della famiglia non è motivo sufficiente al fine dell'adottabilità o dell'inserimento del minore in un diverso ambiente: “Le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. A tal fine a favore della famiglia sono disposti interventi di sostegno e di aiuto” (art. 1 c. 3)

2. Secondo quanto prescrive la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa 2004/38/CE, riguardante la libera circolazione dei cittadini europei all'interno degli Stati membri, le norme europee tutelano l'integrità delle famiglie e trattandosi di cittadini dell'Unione europea con residenza regolare in Romania è da escludersi in ogni sede l’adozione di procedure che possono ritardare il loro libero e volontario rientro in Patria, così come l'affidamento ingiustificato dei figli a persona o Istituzione diversa dai genitori;

3. Le norme europee che tutelano il popolo Rom sono ancora più esplicite riguardo al valore civile e sociale delle famiglie unite, come riassume la Risoluzione del Parlamento europeo del 15 novembre 2007, ed è sottolineata l'importanza del nucleo familiare Rom e la sua tutela da parte delle Istituzioni nella Risoluzione del Parlamento europeo del 31 gennaio 2008 su una strategia europea per i Rom;
se siano a conoscenza dei fatti e se l’operazione delle forze dell’ordine è stata concordata con l’amministrazione comunale di Pesaro e per quali motivi nel caso di specie non si è tentato di procedere in modo alternativo e meno traumatico;
quali iniziative intendano prendere al fine di ripristinare il rispetto della legge, evitando il perpetuarsi di ulteriori episodi quali quelli descritti, configurabili come una violazione dei diritti umani, in particolare quelli alla non–discriminazione e alla libera circolazione, diritto previsto dalle norme europee;
cosa si intenda fare, vista l’evidente emergenza sociale e sanitaria esistente in numerosi campi rom, abusivi e non, al fine di salvaguardare la salute di coloro che ci vivono con particolare riferimento ai bambini;
se non si ritenga un errore gravissimo continuare ad affrontare l’emergenza rom come un problema di ordine pubblico e che di conseguenza sia necessario, con il contributo delle stesse comunità, ricercare politiche di accoglienza che favoriscano l’inserimento e salvaguardino la dignità e la cultura degli stessi.

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
info@everyonegroup.com :: www.everyonegroup.com
Tel: (+39) 334–8429527 – (+39)331–3585406

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Di Fabrizio (del 09/03/2009 @ 09:20:09, in Italia, visitato 2108 volte)

Da Virgilio notizie

Sconfessata da studio Università Verona ripresa da mensile Popoli postato 17 ore fa da APCOM

Milano, 6 mar. (Apcom) - Gli zingari rubano i bambini: è una frase che si ripresenta periodicamente, che si ripete sempre uguale negli anni, quasi sempre in occasione di una campagna politico-mediatica sull'"emergenza nomadi" nel nostro Paese. Per sfatare questa "leggenda", la Fondazione Migrantes ha commissionato al Dipartimento di psicologia e antropologia culturale dell'Università di Verona, sotto la direzione di Leonardo Piasere, una ricerca dal titolo: "Adozione di minori rom/sinti e sottrazione di minori gagé", di cui da conto "Popoli", il mensile internazionale dei Gesuiti, nel numero di marzo.

In un articolo scritto da Sabrina Tosi Cambini, docente di Epistemologia ed ermeneutica etnografica e di Antropologia culturale all'Università degli studi di Firenze, si spiega che dei 29 casi di presunti rapimenti di bambini italiani (i "gagé") da parte di Rom, tra il 1986 e il 2007, presi in esame, gli esiti degli accertamenti investigativi sono stati sempre negativi. "Il risultato principale della ricerca è che non esiste nessun caso in cui sia avvenuta una sottrazione del bambino da parte di rom: si è sempre di fronte a un tentato rapimento o, meglio, a un racconto di un tentato rapimento" scrive Tosi Cambini, che sottolinea che "anche laddove si apre un processo, il fatto contestato viene sempre qualificato come delitto tentato e non commesso, le cui circostanze aprono a una complessa valutazione dell'esistenza o meno della volontà dolosa". "Dei 29 casi, solo 6 hanno portato all'apertura del procedimento e dell'azione penale - continua nel suo articolo la professoressa - e si registrano: un'archiviazione, una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste, una di colpevolezza per tentato sequestro di persona e una di colpevolezza per tentata sottrazione di persone incapaci; inoltre, vi sono due procedimenti penali in corso (con richiesta di assoluzione da parte del Pm)".

Sottolineando la responsabilità dei "dei mass media nel generare allarmismo e confusione" e la presenza di "elementi comuni a tutti i racconti dei tentati rapimenti", Tosi Cambini sostiene che "lo schema mentale 'gli zingari rubano i bambini' risulta essere molto più potente di qualsiasi altro", e conclude affermando che "non dobbiamo scordarci che ci troviamo davanti a persone appartenenti a gruppi socialmente e giuridicamente deboli: non solo immigrati, ma soprattutto rom, sempre definiti nei documenti 'nomadi' e definire gli imputati 'nomadi' sembra di per sé una giustificazione per adottare nei loro confronti qualsiasi decisione a tutela della collettività".

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Di Fabrizio (del 09/03/2009 @ 09:03:32, in Europa, visitato 1971 volte)

Da Romanian_Roma

by Barbara Frye - 2 marzo 2009

Un ambizioso progetto offre alle Romnià e ad altre donne una possibilità di uscire dai parti a ripetizione

HOLOD, Romania | Lenuta Gruia ha appena dato alla luce il suo settimo figlio. Lei aveva 28 anni e, per un certo periodo, ha avuto un figlio all'anno. Suo marito era un violento alcolista che non contribuiva per niente alle attività di casa.

Mentre era un'altra volta in ospedale, disperata ed esausta, ha chiesto ad un dottore se ci fosse niente che potesse prendere per non avere bambini. Gruia era contraria all'idea della sterilizzazione, così accolse il suggerimento di usare il Depo-Provera, un contraccettivo iniettabile.

Lenuta Gruia

"Era pazzesco" ha detto in un pomeriggio di metà dicembre. "Sette bambini e tutti piccoli. Non potevo farci fronte e con un marito ubriaco."

Ogni tre mesi per il seguente paio d'anni, Gruia fece il viaggio di circa 15 miglia sino al villaggio vicino per avere un'altra iniezione. Ogni volta, pagava circa $ 100. Fu una fortuna che qualcuno appoggiasse quella famiglia di nove persone con lavori occasionali che lei dice fruttavano circa € 150 al mese.

E' un quadro fosco, ma Gruia, una Romnì, è davvero l'eroina di una storia di successo. Quando il dottore locale - l'unico per una municipalità di otto villaggi e 3.000 abitanti - introdusse la pianificazione familiare gratuita, fu la prima ad aderire ed è diventata la più abile nel far proseliti.

"La gente dice sempre che i Rom sono pigri," dice Gruia che era solita raccontare alle donne riluttanti del villaggio. "Ma guardate me. Sette anni fa, io andavo a Beius per non avere figli e pagavole medicine. Ora le avete gratis e non siete disposte a farlo?"

Benché sembri che le donne non abbiano bisogno di grandi convincimenti. A Dumbrava, un insediamento di circa 600 Rom, ha detto Relu Andor, il dottore, che quando partì il programma nel 2003, 10 donne vi presero parte. Nel 2005, vi partecipavano in 105. Il numero è sceso poi rapidamente a 30, soprattutto come risultato della migrazione in altri paesi dopo l'entrata della Romania nell'Unione Europea - e molte di quelle donne optarono per la sterilizzazione dopo la partenza - o perché, continua Andor, alcune donne scelsero di volere nuovamente dei bambini.

Ci fu una piccola riluttanza inizialmente tra gli uomini più religiosi, che sono Pentecostali e ritengono che usare il controllo delle nascite sia uccidere lo sperma. "Questo non è vero," ha detto loro il dottore. "Vogliamo solo dare loro un po' di tranquillità."

UNO E' PIU' FACILE DI TRE

Ogni giovedì, Andor monta sul suo SUV nero e supera le rattoppate strade per Dumbrava, dove fa i suoi giri, distribuendo iniezioni e pillole.

Sua moglie ed assistente, Aurelia, compila uno spesso registro, pagina dopo pagina riempite a mano: nome, prescrizione e data. In questo modo, il dottore sa a chi è dovuto un certo trattamento.

Se non trova una donna a casa sua, di solito può contare sul vederla nella clinica, a diverse miglia da Dumbrava. "Loro sono qui," dice. "Se c'è neve in inverno, caldo in estate, il giorno stabilito per l'iniezione sono qui. Arrivano la mattina col bus o più tardi in bicicletta."

Il tasso di fertilità è cresciuto ancora. Nel 2003, nell'insediamento c'era una nascita ogni 19 donne in età fertile. L'anno scorso, il tasso era di una su 17. Questo supera parecchie volte la media rumena, ma Andor dice che la maggior parte delle gravidanze sono state programmate. Altrimenti, il numero sarebbe stato ancora superiore, aggiunge.

L'urgenza del programma è ovvia. Un freddo giorno di dicembre, adulti e bambini stanno fuori dalle loro case o sulla strada fangosa che taglia attraverso Dumbrava. Le donne portavano secchi di plastica verso un pozzo comunale. La maggior parte degli uomini era andata nella foresta per guadagnare circa 10 euro al giorno tagliando legna. Andor racconta che la scuola più vicina, distante diversi km., non avrebbe accettato i bambini rom.

E' giorno di scuola, ma questi ragazzi rom non sono i benvenuti nella scuola più vicina

Qui le case sono solide, fatte di legno coperto d'intonaco, ed alcune sono dipinte di uno strano blu cielo. La maggior parte ha due stanze. Dumbrava è molto lontana dai terrificanti insediamenti rom in alcune parti d'Europa, accanto a discariche e depositi tossici. Nondimeno, qui la gente vive alla giornata, e le donne accolgono le domande del giornalista sull'importanza di un programma di pianificazione familiare con educata incredulità.

"E' logico che è più facile con un bambino invece che con tre," dice Maria Gruia, 23 anni e nessuna parentela con Lenuta, cullando in grembo sua figlia Marina di 7 anni.

Le statistiche sui tassi di nascita suddivise per etnia non sono disponibili in Romania, ma setacciando le statistiche UE e quelle governative, un gruppo di appoggio ha estrapolato che circa il 23% dei bambini in Romania sono Rom. Dato che i Rom rappresentano circa l'11% della popolazione, ciò rende il loro tasso di nascita significativamente più alto della media nazionale.

"Mediante aneddoti, quando nei gruppi di discussione chiediamo alle Romnià qual'è il numero ideale di bambini in una famiglia, la grande maggioranza dice due," ha scritto in unae-mail Leslie Hawke, co-fondatrice di Asociatia Ovidiu Rom, il cui scopo è che ogni bambino rumeno vada a scuola. "La ragione per cui il loro tasso di nascita è così alto NON è perché vogliano così tanti bambini! (e neanche perché lo domandino i loro mariti) E' perché la principale forma di controllo delle nascite è l'aborto - che significa diverse volte all'anno, una donna altamente fertile deve decidere se tenere o no un bambino. E allora deve attivamente cercare il termine ed agire con dottori che frequentemente sono sprezzanti verso di lei."

Anche i tassi di aborto non sono disponibili, e le donne di Dumbrava intervistate per questo articolo hanno detto di non averne avuti. Ma i tassi d'aborto in Romania sono storicamente alti, dove un divieto sul controllo delle nascite sotto il regime comunista portò molte donne a terminare illegalmente le gravidanze indesiderate.

JSI Research and Training,  un gruppo di ricerca sulla sanità pubblica di Boston, Massachusetts, ha formato i dottori, incluso Andor, per il programma, che è durato dal 2001 al 2006. Nel rapporto finale si certifica che il tasso d'aborto è sceso da 1.157 a 685 aborti ogni 1.000 nati, durante i cinque anni del programma. Sono scese anche la mortalità materna ed infantile.

JSI ha varato il programma con l'Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale ed il Ministero Rumeno della Sanità Pubblica allo scopo di migliorare l'assistenza sanitaria primaria per i gruppi vulnerabili in Romania. Nel 2004, è stato allargato da otto a tutte le 42 contee del paese, e dal 2001 al 2006, la spesa del Ministero della Sanità per "acquisizione e gestione" dei metodi contraccettivi è cresciuta di 18 volte, da $ 100.000 a $ 1,8 milioni.

Sin dall'inizio del programma, il governo si è mosso per rendere gratuito a tutti i rumeni i servizi di pianificazione familiare, senza curarsi dello status assicurativo e ora fornisce contraccettivi gratuitamente a chi ne ha i requisiti. Dal dicembre 2006, l'80% dei villaggi rurali ha almeno un assistente sanitario formato alla pianificazione familiare.

Aurelia Andor ha detto che alcune Romnià con cui lei e suo marito hanno avuto a che fare, hanno partorito due volte in un anno prima del lancio del programma, e suo marito ha detto di aver deciso di partecipare al programma dopo aver visto troppe ragazzine incinte. Quel problema non è stato superato: una dodicenne e una quindicenne sono incinte e un'altra ragazza di 15 anni ha recentemente partorito.

Ma Relu Andor ha aggiunto che molte delle madri hanno iniziato a portare le loro figlie nella clinica per le pillole per il controllo delle nascite o iniezioni di Depo-Provera quando raggiungono la pubertà.

Lenuta Gruia ha aspettato un poco più a lungo. Ha detto che quando la sua figlia maggiore, 19 anni, ha avuto il primo figlio: "Le ho detto 'Ragazza, vuoi avere sette figli come me?' L'ho presa per mano e portata dal dottore.

Barbara Frye è redattrice di TOL. Robert Matei, studente di giornalismo all'Università Babes-Bolyai di Cluj, ha contribuito all'articolo. Foto di Barbara Frye.

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Di Fabrizio (del 08/03/2009 @ 09:39:16, in Italia, visitato 1938 volte)

Rom e Sinti: un libro da leggere, una cena da gustare, una festa da provare

sabato 14 marzo
Auditorium San Fedele via Hoepli 3 a b MILANO (mappa)

h. 18.00
Presentazione del libro a cura di Giorgio Bezzecchi, Maurizio Pagani e Tommaso Vitale, I rom e l’azione pubblica. Pagine: 288. ISBN: 978-88-7039-0377. Milano, Teti Editore

Fra gli autori saranno presenti:
Giorgio Bezzecchi (Opera Nomadi di Milano),
Alberto Giasanti (Università di Milano Bicocca),
Maurizio Pagani (Opera Nomadi di Milano)
Antonio Tosi (Politecnico di Milano)
Amun Sleem (Presidente della Domari Society di Gerusalemme).
Tommaso Vitale (Università di Milano Bicocca)

Discutono:
Giacomo Costa s.J.
Moni Ovadia

h. 20.00
Buffet a cura della Cooperativa Romano Drom.

h. 21.00 (Cine Teatro San Fedele)
Overture: Breve esibizione del maestro di fisarmonica Jovica Jovic e presentazione del suo ultimo album Impronte nomadi (edizioni musicali Opera Nomadi di Milano/SIAE).

Monologo: Dijana Pavlovic

Concerto: Roberto Durkovic e musicisti rom (special guest: Enrico Nascimbeni)

Nel corso della serata saranno raccolti fondi a sostegno della Domari Society, associazione di Dom (i gruppi zigani del Medio Oriente) per solidarietà con le famiglie zigane nella Striscia di Gaza.

Organizzato da: Opera Nomadi, Fondazione Culturale San Fedele, Aggiornamenti sociali, Popoli, Consorzio SiR (Solidarietà in Rete)

Aiuto!!!
Cerchiamo un aiuto per pubblicizzare l'evento.
Cerchiamo persone che durante la serata ci aiutino a raccogliere i fondi in solidarietà

INFO: segreteria@operanomadimilano.org

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Di Fabrizio (del 08/03/2009 @ 08:55:45, in Kumpanija, visitato 1390 volte)

Da Mundo_Gitano

Messaggio di PROROM presentato nella sessione plenaria del secondo Congresso Nazionale del POLO DEMOCRATICO ALTERNATIVO [Bogotá, D.C., 26, 27 E 28 febbraio 2009]
da ANA DALILA GÓMEZ BAOS, Rappresentante del popolo Rom nel Comitato Esecutivo Nazionale del PDA

Ricevano tutti i delegati e delegate presenti in questo Secondo Congresso Nazionale del Polo Democratico Alternativo (PDA) un saluto fraterno e libertario a nome del popolo Rrom, meglio conosciuto come Gitano.

Con la nostra parola millenaria, forgiata lungo secoli di resistenze e lotte contro la discriminazione, il razzismo, la xenofobia e la schiavitù, vi salutano gli invisibili di queste terre, che nonostante vivano in questo paese dall'epoca della dominazione ispanica, seguono ad essere sconosciuti e negati nei loro diritti collettivi.

Tramite me, qui e ora, parlano le voci variopinte di un popolo che spinto alla marginalizzazione e all'esclusione, si è visto obbligato a rimanere in silenzio per lungo tempo. Quindi la mia voce in questo scenario, sono migliaia di voci che vogliono farsi sentire per dire qui anche noi siamo presenti, apportando alla costruzione di questo progetto di speranza in cui partecipano altri popoli,  altre lingue, altre culture, altri colori, altri modi di pensare, infine, altri che son distinti dal nostro popolo però con i quali ci siamo incontrati in questa proposta di costruire un paese dove entriamo tutti.

Quindi voglio che comprendiate che dietro il mio viso ci sono molti altri visi, alcune volte tristi, a volte caricati di frustrazione e rabbia, però oggi specialmente allegri di poter parlare davanti a questo nutrito auditorio dove convergono le diversità di questo paese.

Il Proceso Organizativo del Pueblo Rrom (Gitano) di Colombia (PRORROM) è sorto il 6 agosto 1998 col proposito centrale di rendere i Rrom visibili davanti alla società nazionale e allo Stato colombiano e poter così richiedere il riconoscimento pieno ed integrale dei nostri diritti collettivi, tra cui si stacca, come uno dei più significativi, il nostro diritto alla libera determinazione.

Il nostro collegamento al PDA si spiega perché qui stiamo incontrando scenari adeguati per farci conoscere come siamo, nella nostra grandezza ma anche nelle nostre debolezze, e per tessere alleanze con i popoli indigeni e afrodiscendenti, con i movimenti sociali che si sono mutati in alleati della nostra causa. Non è per caso, quindi, che il mio popolo sta partecipando al PDA.

Nella nostra instancabile ricerca di riconoscimento qui abbiamo incontrato altri popoli e settori sociali che han fatto eco alle nostre domande, ragione per cui possiamo dire senza dubbio che in molti dei visi di chi sta ascoltando queste modeste e disordinate parole, possiamo davvero vedere visi conosciuti, visi di altri Rrom. E' incontrandoci con voi che il nostro popolo può smettere di essere una minoranza etnica, definita quantitativamente, per passare ad essere un popolo soggetto di diritti a cui si riconosce, tra gli altri aspetti, i suoi contributi al processo di configurazione di quella che oggi si chiama Colombia.

Abbiamo visto che molti dei nostri princìpi che danno ordine e armonia alla nostra vita quotidiana, si installano nei lineamenti che han dato forma e contenuto a questo progetto politico e sociale che è il PDA. Il nostro popolo, non occorre ricordarlo, si regge sulla solidarietà, la reciprocità, il mutuo appoggio, la complementarietà degli opposti, la dispersione e l'orizzontalità delle sue autorità, per un enorme attaccamento alla libertà ed all'autonomia... tutti valori che pensiamo possano servire a questo progetto in costruzione permanente com'è il PDA a misura dei nostri sogni e alla portata di tutti.

Rispetto al nostro popolo, sinora il PDA ha dimostrato di essere abbastanza inclusivo, come richiesto ha garantito l'accesso e la partecipazione alle principali istanze di direzione a rappresentanti del nostro popolo e della nostra organizzazione. Senza dubbio, occorre dirlo, manca tuttora molto perché all'interno del PDA si dia una vera democrazia di popoli e culture, cosicché si rompa questo etnocentrismo di radice occidentale, sempre favorito in questo tipo di organizzazioni e che finisce per imporre la sua logica ai popoli e culture portatori di altre tradizioni della conoscenza.

I tre delegati di PRORROM presenti in questo Secondo Congresso Nazionale del PDA - un donna, un giovane e un uomo - in questi due giorni hanno partecipato con entusiasmo e convinzione, pensando quanto sia necessario preservare l'unità e allontanare le minacce di divisione che a volte si sommano. In questo senso abbiamo dispiegato tutte le nostre capacità magiche, eroiche ed inventive per fare che questo sogno di speranza e futuro continui ad avanzare con fermezza, trascendendo sempre le tensioni ed i conflitti che vengono presentandosi.

Contate sempre sui Rrom per aggiungere, mai per dividere. Contate su di noi per rafforzare una proposta amplia ed inclusiva, però senza che questo significhi cambiare sino al punto di smettere di essere quello che il PDA è stato sino a oggi. Quindi, contate sul nostro popolo per continuare a costruire un progetto politico e sociale che necessariamente dev'essere alternativo, progressista, di sinistra... che renda possibile l'uso del socialismo magico in queste terre.

Per finire, un appello fraterno ai Senatori e Rappresentanti alla Camera del PDA: Chi di voi vuole accettare la sfida storica di presentare, col nostro concorso, un progetto di legge che dia al nostro popolo il posto che si merita nel paese e che ci permetta di lasciare indietro questa atavica invisibilità?

Saluti e libertà!

Bogotá, D.C., 28 febbraio 2009.

PRORROM
Proceso Organizativo del Pueblo Rrom (Gitano) de Colombia
Correo-e: prorrom@gmail.com

"Yo no se qué tristeza o qué alegría me producen estas aves errantes a quienes amparan el sol y la luna y el cielo y las estrellas y los árboles. Tristeza de irse a todas horas. Alegría de renovar el horizonte a cada que los pájaros cantan al alba. Alegría de no pesar sobre la tierra más de lo que pesa una yerba. Tristeza de no tener Patria, ni raza, ni alero nativo" / (Tic Tac: 1913)

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Di Fabrizio (del 07/03/2009 @ 09:35:09, in Italia, visitato 2133 volte)

Cronaca 06/03/2009

MAXI OPERAZIONE. Coordinata da Roma e Venezia ha coinvolto tutte le province del Veneto
La questura: "Un semplice monitoraggio di routine" La comunità: "Censimento di massa mai visto prima"

Sono arrivati all'alba. Almeno sei automobili della polizia, tra i dieci e i venti poliziotti, armati di telecamere e macchine fotografiche, che hanno iniziato a individuare e identificare tutti i presenti nel campo nomadi di strada La Rizza 65, di Forte Azzano.

"Una normale attività di monitoraggio e di controllo", la definisce il capo della Squadra mobile della questura, Marco Odorisio.

"Una schedatura di massa mai vista prima", controbatte don Francesco Cipriani, il sacerdote che per conto della diocesi assiste spiritualmente nomadi, cura la pastorale tra i Rom e i Sinti e da 39 anni vive in mezzo a loro, con una piccola comunità di cui fa parte anche una delle maggiori teologhe italiane, Cristina Simonelli, che ieri mattina era partita poco prima dell'arrivo degli agenti. "Hanno fotografato tutti, compresi tre minorenni, di fronte e di profilo, con un cartello in mano coi dati anagrafici".

"Le fotografie sono state fatte solo a chi ha rifiutato di fornire documenti", sostiene invece Odorisio, "ai sedicenti". Ossia, a chi ha fornito solo a voce le proprie generalità".

"Niente affatto", replica don Cipriani, "molti sono stati fotografati con le carte di identità in mano".

Al di là delle versioni contrapposte, che non sia comunque una operazione "normale" lo conferma indirettamente proprio il comunicato della questura, che parla di "oltre 150 uomini della polizia, appartenenti a tutte le questure del Veneto, alla polizia scientifica, ai reparti prevenzione crimine Veneto, Liguria, Piemonte e Lombardia" e di "un controllo in 15 campi di nomadi giostrai nelle province di Venezia, Padova, Verona, Vicenza e Treviso". Un'operazione pianificata dalla Squadra mobile di Venezia e coordinata dal Servizio centrale operativo della polizia, ossia da Roma, che, recita il comunicato, "ha consentito di censire centinaia di giostrai, molti dei quali ritenuti dediti alla commissione dei cosiddetti reati predatori".

Una mobilitazione massiccia che ha partorito un topolino dal punto di vista della sicurezza, se è vero che c'è stato un solo arresto, quello di una quarantacinquenne trovata a Cerea, P. C., che deve scontare una pena di "mesi cinque e giorni ventotto di reclusione".

Colpisce, invece, nella comunicazione ufficiale la presenza del termine "censire", che era evidentemente il vero scopo dell'operazione, e la contemporanea assenza dei termini "rom" e "sinti", minoranze etniche alle quale appartenevano tutti i cittadini italiani "censiti", quasi a voler preventivamente nascondere un qualsiasi obiettivo di tipo razziale.

"Questa è invece un'operazione di polizia etnica", diceva in serata, in una piccola manifestazione di protesta che, nonostante la pioggia, ha radunato una ventina di persone davanti alla prefettura, Daniele Todesco, vicino a Migrantes, l'organismo della Chiesa cattolica che si occupa di immigrazione. "E in una struttura creata dal Comune nel 1989. Un domani che faranno? Verranno nelle nostre case?"

"Se poi si parla di “giostrai”", precisa Elisabetta Adami, della comunità del campo, "si dice una falsità. Perché qui nessuno lavora con le giostre e se lo fece in passato non lo fa più da decenni".

Giancarlo Beltrame

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Di Fabrizio (del 07/03/2009 @ 09:26:59, in Regole, visitato 1447 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

Da Futuroinsieme - 10 Gennaio 2009

Qualche mese fa, prima delle elezioni politiche in Romania, sono venuta a conoscenza di una interpellanza sottoscritta da alcuni deputati PD (Soro, Bernardini, Touadi, Minniti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Mecacci, Zamparutti, Beltrandi, Burtone, Marrocu, Melis, Duilio) e presentata al Governo italiano dalla deputata radicale Rita Bernardini (11 novembre scorso), affinché sia garantito il diritto di voto ai cittadini comunitari.

Ero molto contenta che finalmente la questione del voto per i comunitari fosse arrivata in Parlamento e che politici italiani si fossero decisi a darci una mano…anche perché, in questo modo, pensavo tra me e me, avrei potuto dare meglio il mio contributo alla causa…dell’integrazione dei miei connazionali che vogliono vivere in Italia.

Il 17 dicembre 2008, presso la sede dei Radicali di Roma, dove ero presente accanto ad altri miei connazionali, tra cui il sig. Decebal Tanase (in rappresentanza della comunità zingara di nazionalità romena a Roma) e rappresentanti della comunità polacca, ad una tavola rotonda organizzata ad hoc , si è discusso insieme a giornalisti, docenti universitari, politici, rappresentanti di associazioni, della messa a punto di una campagna di comunicazione per i cittadini comunitari aventi diritto di voto in Italia: “625.278 romeni, 90.218 polacchi, 40.163 tedeschi, 33.477 bulgari, 30.803 francesi, 26.448 britannici, 17.354 spagnoli…”.
Dal dibattito è emerso che manca totalmente l’informazione…, nemmeno i politici, la maggior parte, non sono a conoscenza del grande numero di cittadini comunitari aventi diritto di voto (circa un milione). Per parlare di integrazione è importante fare la campagna d’immagine (Romania, piacere di conoscerti), ma è più importante il diritto di voto e la partecipazione, sia attiva che passiva, nonché la corretta informazione.

La soluzione, condivisa da tutti, è di far partire subito una campagna comunicativa per informare i comunitari, compresi i rom, che hanno il diritto di votare e che le amministrazioni devono agevolarli con tutti i mezzi. A tale proposito, si è convenuto organizzare un convegno a Roma, previsto per il 23 c.m.

Molti zingari, alcuni provenienti dalla Romania, hanno la residenza nei campi. Ma sono iscritti all’anagrafe? Sì! Bene, allora devono sapere che possono chiedere la tessera elettorale e votare! E noi faremo di tutto per coinvolgerli e portare loro le informazioni corrette su questo diritto, sancito dalla legge, ma impossibile da esercitare.
E, a proposito degli zingari romeni, Sergio Bontempelli ha pubblicato una spettacolare sintesi, che merita essere letta e diffusa per una migliore conoscenza dell’altro… ma anche di se stessi. Chi sono i Rom di Romania? “La stampa quotidiana e le televisioni ci hanno abituati a parlare comunemente di questo fenomeno migratorio, ma non ci aiutano a capirlo: così, quando si discute di «rom rumeni», a molti verranno in mente ladruncoli, spacciatori, scippatori, violentatori di donne o rapitori di bambini, e poco altro. [...] Nella campagna elettorale del 1946, il Blocul Partidelor Democratice (alleanza elettorale guidata dal PC) indirizza agli zingari uno speciale appello, «Fraţi romi şi surori romniţe» (fratelli Rom e sorelle romnì), che invita a votare per il Blocul, e si impegna a contrastare discriminazioni ed esclusioni contro le minoranze”.

Simona C. Farcas

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Di Fabrizio (del 06/03/2009 @ 16:01:53, in Italia, visitato 1696 volte)

Stasera a Milano alle 18.00 presso il cavalcavia Bacula (Ponte della Ghisolfa) si terrà una ronda sponsorizzata dalla Lega Nord contro i Rom che lì sotto vi sono rifugiati, già minacciati  di sgombero.

La Comunità di S. Egidio, i padri Somaschi e l'associazione Segnavia, Todo Cambia, la Federazione Rom e Sinti insieme, il Naga con anche il loro camper, l'Opera Nomadi, hanno organizzato in fretta e furia (causa i tempi strettissimi) un presidio, silenzioso e nonviolento a protezione e difesa delle persone che li vivono, perché a nessuno vengano strane idee e ci siano gesti inconsulti (dopo l'incendio di mercoledì al campo di via Sarca).

Di seguito riporto il volantino che verrà distribuito stasera al presidio:

CHI NON CONOSCE LA VERITA’ E’ UNO SCIOCCO, MA CHI CONOSCENDOLA LA CHIAMA BUGIA, E’ UN DELINQUENTE (Bertolt Brecht)

Supponiamo che ci sia qualcuno interessato a farti pensare che i rom rubino, siano vandali e aggressori.. a costruire un problema e ingigantirlo cosi tanto da farti credere che sia il problema fondamentale della tua vita, per poi poterti dare una risposta non risolutiva ma che tu percepisci come tale. Non daresti il tuo voto a chi ti risolve la vita? Ma questa ovviamente è solo una supposizione...

De Corato ha annunciato lo sgombero di Bacula entro metà marzo, e la Lega ha indetto una fiaccolata per essere sicuri che questa volta sarà fatto davvero. “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Siamo a fianco dei cittadini”, dichiara Salvini.

Anche noi siamo a fianco dei cittadini, anche dei rom.

Siamo il gruppo di Medicina di Strada del Naga una unità mobile che si occupa di salute e diritti. Da anni conosciamo queste persone e ne seguiamo il peregrinare.

Nessuna vera possibilità di cambiamento, nessuna possibilità di miglioramento delle condizioni di vita per chi in Italia ci abita da anni. Solo slogan e azioni di forza, senza alternative, che mirano a far credere alla gente di risolvere i problemi, per accaparrarsi voti creando paura e tensione. Esasperazione diffusa e trasversale, quello che si ottiene.

Questi sono i fatti: a Bacula vivono 200 persone, tra cui 60 bambini. Sono in Italia in media da 5 anni, alcune persone da oltre 10. Ci sono persone che lavorano e bambini che vanno a scuola. Per loro nessuna possibilità di accedere ad una casa, pochissime di avere un lavoro in regola, l’assistenza sanitaria, l’accesso ai servizi.

Lo sgombero non è una soluzione. E non sarà un muro in più a cambiare le cose.

Nel 2008 a Milano ci sono stati 22 interventi di sgombero cui si aggiungono le 60 operazioni del 2007 e i 350 allontanamenti dalle strade effettuati tra 2007 e 2008.

04.09.07: Da via San Donigi vengono sgomberati 159 rom romeni.
12.07: Cavalcavia Bacula. Le famiglie si trasferiscono a Via Bovisasca.
29.01.08 Sgombero in via Rubattino: 45 rom romeni.
02.04.08: Via Bovisasca. 750 persone di cui 280 bambini e 200 donne.
08.05.08: “Allontanamento volontario” di una centinaia di Rom Romeni.
04.07.08: Una settantina di rom romeni sgomberati da Bacula.
08.08.08: Circa 40 rom romeni sgomberati da Via Console Marcello: numerosi bambini e alcuni uomini e donne con gravi malattie oncologiche e cardiache. Si trasferiscono a Bacula.

Cosa significa uno sgombero?

- Per noi, solo un dispendio inutile di risorse ed energie: le condizioni dei cittadini che vivono nel quartiere non cambiano e le zone sgomberate non vengono “rivalutate” (Bovisa aspetta ancora che si inizi la bonifica!)

- Per i bambini: abbandonare la scuola dove lentamente avevano iniziato un percorso di inserimento

- Per gli uomini: perdere il lavoro nella ricerca di un nuovo posto per la famiglia

- Per tutti gli abitanti di Bacula: condizioni di vita sempre peggiori.

NON SGOMBERI INUTILI MA ALTERNATIVE CONCRETE

Sgomberare senza offrire alternative è una violazione dei diritti umani, è un’azione inutile e controproducente.

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Di Fabrizio (del 06/03/2009 @ 09:31:09, in Europa, visitato 1744 volte)

Da Roma_Daily_News (seconda lunga intervista tradotta in tre giorni! Sono contento quando esempi positivi parlano in prima persona)

divers.ro 02/03/2009

Daniel Ganga è il primo diacono Rom ufficialmente ordinato dalla chiesa ortodossa rumena e che si incaricherà dei Rom di Bucarest e Ilfov. Dopo 153 anni dall'abolizione della schiavitù rom, il giovane prete dichiara che [...] non incriminerà più e va verso una cultura ortodossa senza colore etnico.

Chiesa di tutti

Cosa le ha fatto dichiarare chiaramente e con fermezza la sua etnia entro la chiesa ortodossa rumena?

Vengo da una famiglia dove la Chiesa e gli ordini ecclesiali sono sempre stati presenti. Venendo verso la Chiesa non è stato difficile comprendere che nelle nostre i Rom non sono molto presenti e non sono per niente apprezzati. Pochissimo apprezzati! La maggior parte delle volte sono visti come "credenti di seconda mano".

Perché?

Perché di solito gi altri ritengono che la Chiesa per i Rom è solo un posto per mendicare. Inoltre, gli altri, a maggioranza, credono che i Rom non siano ben iniziati, non fanno le regole. Non conoscono niente! E, nel migliore dei casi, sono ignorati. Questo significa, se un Rom entra in chiesa, lo lasciamo pregare se "si comporta come si deve". Viceversa, quando arriva alla partecipazione alla vita ecclesiale, in ogni modo, gli altri sono riluttanti. Io vengo da una famiglia dove andare in chiesa era una cosa normale e ho pensato di fare qualcosa. Ho considerato che fosse mio dovere creare, se vogliamo chiamarlo così, un "ponte" tra il popolo della Chiesa, dato che Dio ha creato la possibilità di stare vicini e di conoscersi. Per puntare la loro attenzione sul fatto che non è normale per i Rom essere messi in disparte e che la Chiesa dovrebbe essere per tutti. Fortunatamente, succede che da qualche anno Sua Eminenza Padre Varsanufie, Vescovo vicario dell'Arcivescovado di Bucarest, ha iniziato azioni che mi hanno sorpreso. Non mi aspettavo tanta buona volontà!

Che azioni sono?

Sto parlando del libro di preghiere tradotto in romanes. Ha appoggiato i bambini rom che volevano andare in seminario. Ed ha anche tradotto la Santa liturgia in romanes. Questo è assolutamente straordinario. Senza nessun precedente nella storia della chiesa ortodossa rumena e nella nostra comunità, che è una cosa fondamentale, in cui difficilmente avrei sperato. Pensavo che sarebbe stato bello se qualcuno avesse tradotto la Santa liturgia della Romania a questa gente, messa da parte, perché potesse ascoltarla nella sua lingua, la sua lingua blasfema. Per molta gente, la lingua zingara suona male. Così, eccoci qui, venerdì (si riferisce al 20 febbraio 2009, quando al Monastero Radu Vola di Bucarest venne ordinato diacono con Liturgia bilingue rumena/romanes), ho sentito le preghiere e le canzoni avevano una magnifica melodia e suonavano davvero bene.

Nella parrocchia "Santi Romani della Domenica" di Ferentari, dove lei è stato investito diacono, celebrerà in romanes?

[...] Dopo che spolvererò il mio romanes, dato che al momento non conosco molto bene la lingua, la cerimonia sarà solo in romanes. Non esclusivamente! Ma anche in lingua romanes.

Ha familiarità con la situazione dei Rom della parrocchia di Ferentari?

E' difficile dirlo perché non conosco il posto. Sono stato nominato lì solo qualche settimana fa. Non conosco la situazione. Conosco qualcuno di Ferentari. Ho lavorato anche con RomaniCriss e quando sono stato ripreso alla TV ho visto come la gente vive lì. Zabrauti è un posto rappresentativo. Lì la gente vive in case coniche di 4 metri o anche più piccoli. Vivono in sette, otto o anche dieci persone assieme ai bambini. E' difficile capire che ci sia gente che vive così da tanto tempo. E' un fatto che sono lì ed hanno bisogno di me per portare attenzione sulla loro situazione, credo. Ho bisogno di motivarli a chiedersi cosa succede con le loro vite e dopo queste domande, se vogliono qualcuno che dica loro qualcosa sul Signore, sarò lì. Perché, secondo me, è normale che qualcuno si chieda "chi sono?", "cosa mi succede?" e "dove vado?". E per me la risposta è stata: sono un essere intelligente creato da Dio a sua immagine e somiglianza, a cui sono state donate alcune qualità e fatto, come senso e scopo dell'esistenza, per assomigliare a Dio. Per assomigliare intendo agire bene. Un effetto della pratica delle buone cose, se possiamo chiamarle così, è vedere l'altro, che può essere anche un Rom, ad immagine e somiglianza di Dio ed essere contento della sua presenza. E dovrebbe essere contento anche della vostra presenza.

Nella Chiesa siamo uguali

Non pensa che riconoscendola come il primo diacono rom per la sua comunità, il patriarcato ortodosso rumeno abbia fatto un passo verso l'integrazione dei Rom?

Possiamo chiamarlo un passo. Ma non verso l'integrazione. Non mi piace questo termine. Integrarsi in cosa? Le persone sono esseri intelligenti, con la loro volontà e personalità e integrandole si raggiungerà uno standard. Questo è come la vedo. Il passo fatto dalla Chiesa è in qualche modo una riparazione. Poco più di 100 anni fa i Rom erano schiavi nei monasteri. A quei tempi, la cosa era naturale per la Chiesa. Ora le cose sono differenti e la Chiesa, intendo le istituzioni tramite i suoi rappresentanti, è andata incontro ai Rom confermando che non sono un gruppo separato di credenti, si pensa di considerarli che possano camminare assieme verso Dio. Una chiesa senza Rom e una chiesa dove siano lasciati in disparte, è espressamente una chiesa incompleta. La chiesa è completa solo includendo tutti i membri che la comunità conta tra i suoi figli. Solo così la Chiesa è completa e può andare di fronte a Dio come estensione del lavoro del Salvatore. Perché LUI disse "andate ed insegnate a tutta la popolazione!" Non ha specificato a chi! "Battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!" Questo è il significato della Chiesa. E' così! Nella chiesa siamo tutti uguali.

E questa è la ragione per cui lei è stato ordinato lo stesso giorno che si commemorava l'abolizione della schiavitù rom in Romania, e non a gennaio, come inizialmente deciso?

Sì. Sua Eminenza pensava fosse molto meglio organizzare questo momento esattamente lo stesso giorno in cui celebriamo i 153 anni dall'abolizione della schiavitù dei nostri antenati. Ecco qui! Posso considerare il gesto come un ritorno della Chiesa, di buona volontà, di vicinanza. Dirò che nessuno può più rimproverare la Chiesa di discriminare i Rom. Forse ci sono casi isolati, ma fuori dalle regole della Chiesa.

Sono stato sorpresa di sentire che i Rom che vivono accanto a noi non sanno niente dell'abolizione della schiavitù dei loro antenati (vedi ndr). Cercherà di far conoscere quei fatti storici a quelli con cui lavorerà assieme?

Naturalmente, è ciò che voglio. Ci proverò per quanto posso, con l'aiuto di intellettuali, di chi vuole essere coinvolto in azioni simili, per raccontare ai membri della comunità qualcosa sulla nostra storia. Sono in uno stato di ignoranza verso la propria storia, perché non hanno mai studiato cose simili e mai sono stati incoraggiati a farlo. Nei fatti, manca la volontà di studiare la storia recente o antica dei Rom.

Vuole fare questa proposta all'ufficio catechistico della comunità rom dell'Arcivescovado di Bucarest?

Sì, l'ufficio catechistico ha più obiettivi da raggiungere: costruire chiese dove vivono i Rom, sviluppare programmi sociali per gli adulti, programmi educativi e culturali per giovani e bambini. In quei programmi verranno disseminati informazioni sulla storia dei Rom, in volantini, opuscoli, forse in programmi radio e TV. Quanto a me, intendo andare nella comunità, sedermi tra loro, parlare e fare cerimonie, atti liturgici e ricordare alla gente le nostre attività come comunità. Voglio credere che sia un inizio per i Rom e a partire da adesso sapranno che sono ortodossi e perché lo sono, specialmente cosa significa essere ortodossi. Voglio chiamarli ad unirsi alle preghiere, cambiare insieme le cose e se Dio, nella sua misericordia, ci permette, creare una cultura ortodossa senza alcun colore etnico, una vita normale e Cristiana.

Daniel Ganga (29 anni) è stato ordinato Diacono il 20 febbraio, in occasione della celebrazione dei 153 anni dall'abolizione della schiavitù rom in Romania. Attualmente è redattore presso la stazione radio Trinitas del Patriarcato Rumeno e coordina i progetti socio-caritativi e socio-educativi dell'Arcivescovato progettati per le famiglie Rom. Ma, attraverso una nuova nomina, coordinerà le attività per le comunità rom dell'ufficio catechistico nella stessa istituzione. Nel contempo, servirà come Diacono nella parrocchia "Santi Romani della Domenica" di Ferentari.

Mihaela Dumitrascu – DIVERS

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