Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 17/11/2009 @ 09:48:19, in Italia, visitato 1621 volte)

martedì 24 novembre 2009 alle 21.00
Sala del Consiglio della Circoscrizione n.3 - via D'Annunzio, 35 - Monza

Da secoli sono parte integrante della storia urbana e rurale del nostro Paese. Li chiamiamo con diversi nomi: zingari, nomadi, rom, sinti, caminanti, yenish. Negli ultimi anni la loro presenza è diventata uno dei principali temi di dibattito e mobilitazione nella vita politica, soprattutto a livello locale. I Comuni sono chiamati a realizzare politiche sociali e abitative, e spesso non sanno cosa fare. Tentate dalla demagogia, incalzate dai media, le amministrazioni sovente non conoscono esperienze già attuate in altre città e di cui è stata valutata l’efficacia. Nel volume vengono esaminati aspetti storici, culturali e sociologici dei differenti gruppi zigani e vengono descritte le linee di politica progettate dall’Unione Europea. Sono poi esposte nel dettaglio le politiche sociali, sanitarie, educative, del lavoro e, in particolare, abitative realizzate verso i nomadi in diverse realtà italiane. Dall’insieme emerge come, se programmate e negoziate con i rom e i sinti, politiche locali che affrontano i problemi e le contraddizioni e rispettano i diritti di tutte le parti in gioco sono possibili.

Intervengono:

Tommaso Vitale è ricercatore di Sociologia presso l'Università di Milano Bicocca dove insegna Scienza politica e Sviluppo locale, ed è membro del comitato di redazione della rivista “Partecipazione e conflitto. Rivista italiana di studi sociali e politici”. Conduce ricerche sui conflitti urbani, sulla governance dei processi di conversione industriale e sulla programmazione dei servizi sociali. Fra le sue pubblicazioni più recenti: Le convenzioni del lavoro, il lavoro delle convenzioni (2007, con V. Borghi), In nome di chi? Partecipazione e rappresentanza nelle mobilitazioni locali (2007); I rom e l’azione pubblica (2008, con G. Bezzecchi e M. Pagani).

Laura Di Martino è membro dell'ARCI "Blob" di Arcore.

L'appuntamento su Facebook

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Di Fabrizio (del 17/11/2009 @ 09:32:03, in Europa, visitato 1358 volte)

Da Nordic_Roma

13/11/2009 - La polizia in Romania ha ricercato a casa e trattenuto 12 persone, sospettate di trafficare sistematicamente mendicanti rom verso la Finlandia.

Investigatori finlandesi e rumeni hanno lavorato assieme sin dall'estate scorsa per confermare i sospetti che ci sia il crimine organizzato dietro il flusso costante di componenti della minoranza rom verso le strade delle città finlandesi (leggi anche QUI ndr).

Alla fine di ottobre, le autorità di Helsinki hanno iniziato a smantellare le baraccopoli e gli accampamenti illegali costruiti dai mendicanti rumeni.

Le baraccopoli nei quartieri Kyläsaari e Kalasatama di Helsinki sono state abbattute, mentre almeno un container usato come riparo è stato trasportato via. Molti degli allontanati dal campo di Kalasatama hanno lasciato il paese all'inizio di novembre. Solo in quattro hanno detto di voler restare in città.

Source: YLE

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Di Fabrizio (del 16/11/2009 @ 08:57:56, in media, visitato 1779 volte)

Segnalazione di Alberto Melis

Una donna di una cinquantina di anni è stata fermata questo pomeriggio una quarantina di minuti dopo avere rapito una bambina romnì di tre anni, davanti ad un negozio in Francia (Ostricourt ), secondo quanto dichiarato dalla polizia.

La bambina romnì chiedeva l'elemosina con sua madre, verso 15,30, quando è stata avvicinata e poi rapita da una signora in un'automobile.

La madre, testimone della scena, ha allertato, terrorizzata, la direzione di un centro commerciale, che ha avvertito le forze dell'ordine, ha spiegato un ufficiale della gendarmeria.
"Le plan épervier" ( sistema di allerta per le scomparse, ciò che precede l'allerta diffusa tramite i mass media "allerta di rapimento (AMBER ), è stato lanciato subito.

Centinaia di agenti, disponendo del connotato del veicolo, sono state mobilitati per sorvegliare il traffico stradale nella regione.

Le forze dell'ordine belga sono state anche esse allertate. La rapitrice è stata poi individuata in un altro negozio di Ostricourt. A causa della rapidità con la quale la bambina è stato ritrovata, le autorità non hanno avuto il tempo di lanciare la procedura di allerta di rapimento (AMBER).

La gendarmeria non dispone ancora di elementi sulle motivazioni del rapimento.

Montserrat http://www.facebook.com/reqs.php#/notes/esperanza-missing-children/rapimento-francia-120309-piccola-ragazza-rrom-zingara-vecchia-di-3-anni-rapita-i/177116797108

Questa è la prima notizia sul rapimento lanciata sui media francesi; ad essa è seguita una seconda nota delle forze dell'ordine francesi, che comunica che la signora è stata prontamente rilasciata, con la motivazione che in realtà non c'è stato alcun rapimento ma un malinteso atto di generosità.
La donna infatti, di cui non è stato divulgato il nome, ha dichiarato di aver chiesto alla madre della piccola romnì il permesso di portarla con sé solo "per un po'", per offrirle qualcosa da mangiare e per regalarle un giocattolo. Può anche darsi che sia così, anche perché la madre della bambina non comprende una sola parola di francese. Nonostante questo però non si spiega perché la donna abbia portato via la piccola in automobile. E a parte questo, su questa vicenda resta sospesa una domanda: cosa sarebbe successo, se a portare via con sé una bambina, con le identiche motivazioni, fosse stata una donna romni?

Di sicuro sarebbe ancora in carcere.

altri link:
http://www.nordeclair.fr/Actualite/Depeches/2009/11/13/nef-1134114.shtml
http://www.lavoixdunord.fr/Region/actualite/Secteur_Region/2009/11/13/article_a-ostricourt-la-ravisseuse-presumee-d-un.shtml

e una riflessione dai dati della Cei:
12 novembre 2008
Dossier Cei: Gli zingari non hanno mai rapito un bimbo in Italia

Il sito internet dell'associazione «Troviamo i bambini» segnala tutti i bambini scomparsi in Italia e nel mondo. Spulciando fra le pagine web, le parole «rom» o «zingaro» compaiono un numero infinito di volte. Si parla dei bambini rom venduti, di quelli costretti a mendicare. Ma anche di piccoli italiani rapiti dagli zingari. In un'intervista a la Padania di qualche mese fa, Cora Bonazza, dell'associazione, ha dichiarato: «Non vogliamo dire che tutti i rom sono dediti al rapimento, ma il problema esiste. Abbiamo ricevuto segnalazioni di rom che si aggirano fra i supermercati, dove i bambini piccoli siedono esposti sul carrello della spesa. Basta un attimo di distrazione della madre, e il piccolo sparisce». Ammesso e non concesso che i rom vadano al supermercato per rapire bambini e mai per fare la spesa, il mito della zingara rapitrice affonda le radici nella storia dei tempi. Ancora oggi, negli anfratti più nebbiosi della campagna veneta, le anziane minacciano i nipotini disobbedienti: «Ti faccio portar via dagli zingari». Molto più grave, è stato proprio un caso di presunto rapimento di bambino ad opera di una piccola rom a scatenare la furia e i roghi di Ponticelli. Eppure, mito e realtà discordano. Ieri mattina, ai microfoni di Radio Vaticana, è stata presentata una ricerca sulle «zingare rapitrici»: promosso dalla fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale italiana, lo studio è stato commissionato all'Università di Verona (la città del sindaco leghista Tosi, condannato dal tribunale per «propaganda di idee razziste»).I 29 casi di presunti rapimenti di bambini gagè (come i rom chiamano i bambini non rom) e gli 11 casi di sparizioni di bambini vanno dal 1986 al 2007, e nessuno di questi annovera il coinvolgimento di rom nel rapimento. L'analisi, condotta avvalendosi anche dell'archivio dell'Ansa e dei fascicoli dei Tribunali, riporta: «Nessun esito corrisponde ad una sottrazione dell'infante effettivamente avvenuta, ma si è sempre di fronte ad un tentato rapimento, o meglio, ad un racconto di un tentato rapimento». Sei casi fra quelli analizzati hanno portato all'apertura di un procedimento penale contro un rom, ma i risultati sono stati «sempre negativi». Non solo: «Questi bambini sono stati vittime di una violenza brutale tutta interna ai contesti in cui vivevano». Come nei casi di violenza sulle donne, quasi sempre il mostro è fra le mura domestiche, non al supermercato, o ai giardinetti. La ricerca non perdona neanche i media, colpevoli troppo spesso di «generare confusione» nel puntare il dito contro i rom, senza poi dar rilievo alla notizia dell'assoluzione degli accusati (esempio lampante, quello di un presunto tentato rapimento a Catania lo scorso maggio, poi sconfessato in sede di tribunale).«Un risultato sorprendente, anzi sconcertante», dichiara monsignor Saviola. E aggiunge: «Non dico che i provvedimenti del governo siano contro questi valori, ma vorrei sottolineare una maggiore attenzione verso questi problemi».La deriva xenofoba prende piede in tutta Europa. L'altro ieri in Ungheria due rom sono stati uccisi a fucilate nella loro casa (data alle fiamme) durante un raid razzista. Il presidente del consiglio nazionale dei rom e il presidente della Fondazione dei diritti civili dei rom hanno denunciato l'ondata di razzismo dilagante. Perseguitare i popoli in Europa non è mai passato di moda.

fonte: il Manifesto

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Di Fabrizio (del 16/11/2009 @ 08:54:45, in Europa, visitato 1604 volte)

Da Mundo_Gitano

Per vostra conoscenza ed informazione, trascriviamo di seguito la lettera che un gruppo di giovani gitani spagnola ha inviato al Consiglio d'Europa, lamentandosi per la marginalizzazione degli artisti gitani in un contesto culturale dedicato precisamente ai gitani spagnoli ed all'arte Flamenco.

SILVIA RODRIGUEZ
Responsable de Comunicación de la Unión Romaní

Robert Palmer
Consejo de Europa
Dirección de Cultura y Patrimonio Cultural y Natural
PO Box 431 R6
Avenue de l'Europe
STRASBURGO Cedex
F-67075 Francia
Robert.PALMER@coe.int

Spagna, 5 novembre 2009

Stimato Signor Palmer,

Siamo un gruppo di cittadini romanì spagnoli (gitani) ed utilizzatori del Foro de la Cultura Kali (cultura gitana/romaní spagnola) di Internet e vogliamo manifestare quanto segue:

  1. Le nostre congratulazioni ed il nostro appoggio per la recente messa in marcia della Ruta Europea de la Cultura y el Patrimonio Cultural de los Roma/Gitanos. Siamo sicuri che questa iniziativa renderà possibile il miglioramento dell'immagine sociale del Popolo Gitano d'Europa e contribuirà al miglioramento delle relazioni interetniche nelle nostre società.
  2. Assieme a questo, dobbiamo manifestare la nostra sorpresa ed indignazione per la scelta di due artisti di origine etnica non-gitana/romanò per rappresentare la cultura gitana/romanì di Spagna. E' questa, ci permetta di esprimere il nostro sincero parere, una frode al pubblico ed un'ingiustizia per la nostra cultura ed i nostri artisti.
  3. In Spagna c'è un'enorme moltitudine di artisti etnicamente gitani/romaní, che ogni giorno contribuiscono al sostentamento ed all'incremento del nostro patrimonio culturale e che sono realmente quanti lo hanno generato. E' ingiusto che li si releghi e che non si riconosca il loro enorme apporto non solo al contesto culturale romaní, ma anche all'insieme della cultura spagnola ed europea.
  4. La cultura gitana spagnola ed i suoi musicisti hanno apportato al mondo il flamenco, la rumba catalana ed un'enorme varietà di musiche attuali. Si può affermare che la musica spagnola si sostiene grazie all'apporto romaní.
  5. Il razzismo antigitano opera ancora nella nostra società in maniera tale che malgrado la rilevanza artistica dei nostri musicisti, la critica non riconosce loro il rispetto che meritano. Incluso quei supposti critici musicali che negano l'apporto romaní/gitano alla creazione della musica spagnola per antonomasia: il flamenco. Questo, anche se risulta sorprendente, è abituale ed ha come conseguenza la maggior promozione di artisti di flamenco di origine etnica payo (non-gitana), anche quando la loro categoria artistica sia inferiore ad altri artisti, questi sì, gitani, che rimangono relegati oppure esclusi dai circuiti commerciali della musica.

Ci aspettiamo da lei che prenda le decisioni opportune per evitare che in seguito si ripetano episodi come quelli riportati, che discreditano davanti la cittadinanza romaní europea l'istituzione che lei dirige e che danno fiato alla sopravvivenza del più disprezzabile tra i mali sociali, il razzismo. Siamo convinti che la Ruta Europea de la Cultura y el Patrimonio Cultural de los Roma/Gitanos sarà un referente nell'attuazione della promozione della nostra cultura, però si deve evitare che si converta in uno scandalo della ragione e che serva solo perché gli artisti gachós (non-romaní) vivano a lato della vera cultura romaní come, disgraziatamente, è successo tanto volte nel passato e continua a succedere.

Per terminare, vogliamo manifestarle la nostra piena disposizione a collaborare con la Direzione della Cultura del Consiglio d'Europa per risolvere questo tipo di inconvenienti.

Te del o Del but baxt aj sastipen! ¡Salud y libertad!

Nicolás Jiménez
Sociólogo
50.953.756 Q

José María Martínez Picón
Psicólogo y Técnico de Intervención Social
23.031.596 V

Miguel Fernández Rodríguez
Delineante
72.521.118 W

Antonio R. Fernández Rodríguez
Pastor Evangélico
74.187.266 F

Vicente Rodríguez Fernández
Realizador cinematográfico
53.722.745 N

Carmen Cabanillas Vázquez
Vendedora
23793421 J

Ricardo Moreno Aguilera
28684349 Z
Conductor gruista

Carlos Muñoz Nieto
50961322
Autónomo

Ramón Vázquez Salazar
28604888 H
Realizador audiovisual

UNION ROMANI
Dirección Postal/Postal Address:
Apartado de Correos 202
E-08080 BARCELONA (Spain)

Tel. +34 934127745
Fax. +34 934127040
E-mail: u-romani@pangea.org
URL: http://www.unionromani.org

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Di Fabrizio (del 15/11/2009 @ 09:40:16, in musica e parole, visitato 1445 volte)

Ogni tanto ho il sospetto che tra i lettori ci siano anche degli "intellettuali". Da dove nasca il sospetto... non lo so, ma questo post è dedicato a loro. Una serie di libri sui rom da scaricare (per lo più in formato .pdf) gratuitamente. La segnalazione arriva da Roma_Daily_News. Per oggi riposo, dato che i libri segnalati sono in inglese, non sto neanche a tradurvi il tutto, basta che clicchiate sull'immagine qui sotto

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Di Fabrizio (del 15/11/2009 @ 09:04:30, in Italia, visitato 1869 volte)

pagina.to.it BEINASCO - 11/11/2009 CRONACA -di Gabriella Serravalle

La comunità rom beinaschese è una piccola comunità composta da una trentina di persone. Oggi vivono in una nuova area, inserita, vista la vicinanza al fiume Sangone, nelle aree protette della fascia del Po.
Lasciato il vecchio campo, situato dietro il cimitero, oggetto di esproprio da parte della Provincia di Torino, la comunità ha occupato il nuovo campo situato nel Parco del Sangone, in prossimità della rotonda dei Dragoni, dove nascerà la nuova circonvallazione, nei pressi degli orti urbani.

La nuova sistemazione della comunità è su un terreno di proprietà comunale di 1300 metri quadrati, opportunamente attrezzato e suddiviso in sei sotto aree. Una per ognuna delle sei famiglie rom. Vi si sono trasferiti nell’aprile 2009. In quattro giorni fecero il trasloco dal vecchio campo, situato su un terreno di loro proprietà, al nuovo campo comunale. Sono inseriti in un progetto culturale e sociale che fa capo al Cidis e che coinvolge anche i comuni di Rivalta e Orbassano. A fare da mediazione la cooperativa San Donato di Torino che, oltre a seguire l’intero progetto, ogni due mesi relaziona al comune.

Gabriella Scaperotta è la mediatrice culturale che segue il progetto e il campo beinaschese. «Il trasferimento non è stato facile per loro – dice - Nel vecchio campo si sentivano a casa loro, questa è proprietà del Comune. Devono rispettare le regole che fanno parte del progetto. Inoltre il 21 ottobre dell’anno scorso è morto Hamia Suleymanovic, il loro capo clan. Oggi le famiglie sono un po’ spaesate, manca loro una figura di riferimento».

C’è un vero e proprio programma di inserimento scolastico. Tutti i bambini vanno a scuola regolarmente: tre bambini frequentano la materna, sei le elementari, due le scuole medie, gli altri sono tutti piccolissimi. Gabriella Scaperotta è entusiasta. «Siamo fieri, tutti i bambini vanno a scuola e sono ben inseriti. All’inizio, nel 2007, qualche problema c’è stato. Il risultato raggiunto è ottimo. Avere due ragazze che frequentano le scuole medie, regolarmente, recandosi da sole a scuola, arrivando tutti i giorni puntuali, è per noi un successo inaspettato. Una ragazza ha quindici anni. Per i rom quindici anni è l’età in cui ci si sposa, non in cui si va ancora a scuola. Poi certo a scuola l’integrazione non è totale. Alle feste di compleanno a casa i bambini rom non vengono invitati, ma loro non ci fanno caso. A parte questo Beinasco è sicuramente un comune all’avanguardia, da cui prendere esempio. Qui, su questo tema, siamo avanti, molto avanti». C’è un progetto in cui Beinasco è addirittura comune pilota in Italia: il Coi, progetto sulla salute orale nei campi nomadi.

Il rapporto con l’autorità, rappresentata dalla polizia municipale beinaschese, è ottimo. Kemal, venticinque anni, padre di tre bambini, è sposato con Elisabetta: «Ah sì, Sergio, lui viene spesso a trovarci. E’ bravo». Gabriella Scaperotta: «Sergio è Sergio Florio, comandante della polizia municipale. E’ per loro una figura molto importante è una persona che sa ben rappresentare la legge ma mettendoci un forte lato umano. Loro lo rispettano ma lo considerano un amico. Quando viene qui sgrida i ragazzini che combinano guai e loro lo ascoltano. E’ importante, molto importante».

Il campo ha delle regole precise da seguire. «Una specie di regolamento condominiale. Se seguono le regole bene, altrimenti fuori » aveva affermato perentoriamente Bruno Guarnieri, vicesindaco e assessore al sociale della vecchia amministrazione. La pulizia del campo, l’inserimento scolastico dei bambini, il non arrecare disturbo alla popolazione locale, l’obbligo di vaccinazioni, un progetto di consultorio familiare. Il campo è ben organizzato e pulito. Le sei famiglie che vi vivono, complessivamente trenta persone, di cui una ventina di minori e dieci adulti, hanno ognuna il loro spazio delimitato da una blanda recinzione, la propria roulotte, il proprio punto acqua. Esistono poi gli spazi collettivi: un lavatoio per le stoviglie, un rubinetto d’acqua per lavare i panni, due bagni chimici, cinque bidoni per la raccolta di rifiuti, un generatore di corrente per illuminare il campo la sera.

I panni puliti stesi ai fili della recinzione, i piatti insaponati sul lavatoio, addirittura il tavolino all’esterno della roulotte con il vassoio e le tazzine con il caffè.
Kemal è uno dei capofamiglia: «Abbiamo girato tanti posti ma a Beinasco ci troviamo bene, ci sentiamo accolti, ben integrati. Io voglio vivere sempre qui nel campo, meglio qui che sulla strada. Ci sentiamo più sicuri. Non voglio una casa. Per noi rom il campo è la libertà. La gente qui è abbastanza gentile. Qualcuno si spaventa quando ci vede. Li capiamo, siamo abituati. Ma hanno accolto bene i nostri bambini, questo per noi è molto importante. Non voglio andare via. Quello che ci manca di più sono le docce e la luce, la sera qui è tutto buio. Il generatore funziona per due o tre ore poi siamo immersi nel buio totale del bosco».

Gli fa eco una bella ragazza giovane, vestita in maniera moderna: gonna di jeans, maglietta viola, Patrizia è una ragazza decisa, guarda avanti. E’ una delle poche ad avere la cittadinanza italiana. E’ seduta al suo tavolino, fuori dalla roulotte, dove prende il caffè: «Per me è importante la cittadinanza. Io voglio essere cittadina italiana. Ho combattuto per averla per me e per le mie figlie. Non abbiamo precedenti. E’ importante avere i nostri diritti. Le mie figlie vanno a scuola. Il mio sogno? Una casa. Un giorno forse riuscirò ad esaudirlo. Non voglio vivere per sempre qui».

Arifa è la donna più anziana che vive nel campo. Oggi è vedova, suo marito è morto quattro anni fa. E’ la mamma di quattro figli maschi che vivono tutti nel campo. Kemal è uno di loro. Ha una bella casa-roulotte che tutti le invidiano. Già, perché anche qui c’è chi ha la casa più grande e più bella e chi non ha neanche la porta nella roulotte.

Se la questione nomadi inizialmente è nata per il discorso sicurezza oggi si è estesa al discorso spese. Il campo ha avuto dei costi per la sua creazione, ci sono dei costi annuali. A seguito della stipula dell’accordo di programma tra i comuni di Beinasco, Rivalta, Orbassano, il Cidis e la cooperativa Sociale San Donato hanno richiesto dei finanziamenti regionali.

Sono stati finanziati: il progetto “Tante Culture” (tavolo di lavoro per azioni di integrazione sociale e culturale della popolazione rom) dal settembre 2007 al giugno 2008 per un contributo totale di 25mila euro; il progetto “In-Legale” (interventi per l’integrazione culturale e lavorativa dei soggetti rom) per 12 mila euro; il progetto “Rom in Comune” (interventi a favore delle popolazioni zingare quali tutela minori, sostegno alla genitorialità e prevenzione della devianza minorile). Il Comune ha inoltre approvato un progetto autonomo per “Accompagnamento sociale all’abitare rivolto ai nuclei familiari Rom” redatto dalla cooperativa San Donato con uno stanziamento presunto di 12.700 euro. I costi del progetto previsti sono di 205 mila euro, di cui il 77% sarebbe stato finanziato dal ministero e il 23%, pari a 47mila euro, dai comuni. I costi per interventi strutturali sono stati invece pari a 20.900 euro per la prima sistemazione, e 53.350 per la seconda sistemazione.

L’interrogazione consiliare presentata dall’opposizione è proprio sui contributi al campo nomadi. In particolare sul noleggio dei wc chimici. Proprio per questo si sta valutando la possibilità di realizzare un blocco di servizi che comporterebbe una spesa di 15 mila euro.

Rosalba La Fauci: «Dalle cifre fornite dagli uffici del Comune emergono contributi regionali e provinciali (60 mila euro circa) già impegnati per interventi a progetto.
Risultano ulteriori 107.850 euro spesi da questa amministrazione. Rapportato alle trenta persone che occupano il campo sono una cifra pro-capite non indifferente. Se poi raffrontiamo questa spesa all’impegno finanziario che questa amministrazione dimostra alle famiglie che stentano ad arrivare a fine mese, alle associazioni di volontariato e ai Centri di ascolto che operano sul nostro territorio, vediamo che non corrisponde neanche ad un terzo per tutta Beinasco. Ricordiamo che questo è accaduto grazie a una sconsiderata politica integrativa che allo sgombero ha preferito sanare una situazione inaccettabile, che grava oggi sulle tasche dei cittadini e che ancora oggi, dopo anni, non risulta essere regolata in maniera da garantire il rispetto dei diritti e dei doveri così come richiesto a tutti gli altri abitanti di Beinasco».

Replica il sindaco Maurizio Piazza: «Tralasciando la demagogia, il Governo centrale ha messo milioni di euro in finanziamenti non per abbattere i campi nomadi ma per regolamentarli. Noi seguiamo delle direttive centrali. Le linee sono di regolamentare anche a fini igienico-sanitari. Il presidente del consiglio in una sua ordinanza nomina i prefetti commissari in questa materia. Ecco perché la maggior parte delle spese sostenute sono finanziate. Oltretutto noi siamo convinti di quello che facciamo ed evitiamo strumentalizzazioni. Stiamo anche predisponendo un vero e proprio regolamento. Dire che spendiamo più per i rom che per le famiglie di Beinasco vuol dire vivere su un altro pianeta, non conoscere la realtà della città, dire un mare di bugie. Non stiamo togliendo nulla alle famiglie beinaschesi, stiamo integrando una comunità che fa parte di una minoranza etnica. E siamo orgogliosi dei risultati raggiunti a livello di inserimento. Tutto il resto sono bugie, le solite bugie. Beinasco è il primo comune in assoluto per quel che riguarda le borse lavoro. Ma dove vivono?».

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Di Fabrizio (del 14/11/2009 @ 09:48:05, in Europa, visitato 1692 volte)

A Tarnow il museo sulla storia della Polonia ha da qualche anno una sezione sulla storia e la cultura "romanì".

Il loro sito dovrebbe avere anche una versione in inglese (che però non si apre) : - (

In compenso si può vedere un video, con poco testo e molte belle immagini, sull'esperienza itinerante del museo

Adam Bartosz
Dyrektor Muzeum Okręgowego w Tarnowie
Rynek 20-21
33-100 Tarnów
tel. 014 6212149, 6287250 fax. 014 6261585
NIP: 873-000-76-51

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Di Fabrizio (del 14/11/2009 @ 09:25:35, in musica e parole, visitato 1548 volte)

La Scighera - Via Candiani 131 - Milano - Zona Bovisa (mappa) - Comodo parcheggio fuori dalla stazione della metropolitana
sabato 21 novembre 2009

15.30 - 17.30 - Stage di fisarmonica con Jovica Balval.

17.45 - 19.45 - Stage di Gispy Fusion Dance, con Melissa. Danze dei Balcani, Flamenco Fusion e Danze Mediorientali.

22.00 - Serata di trascinanti ritmi balcanici con I Muzikanti di Balval e le danze Gpsy Fusion di Melissa. Ingresso con tessera Arci.

L'appuntamento su Facebook

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Di Fabrizio (del 13/11/2009 @ 22:30:16, in media, visitato 1467 volte)

Da RadioPopolareRoma

In centinaia vengono cacciati dalla ex fabbrica della Heineken in via dei Gordiani. 150 persone, molte donne e bambini. Dalle 8 del mattino circondati dalle forze di pubblica sicurezza e caricati sui camion per tornare in Romania. Anche questo è il "piano nomadi" dell'amministrazione Alemanno. Interferenze Rom è tutta dedicata a quanto accaduto. Dirette, interviste e il dibattito fra gli ascoltatori.

Durata: 53:19 minutes (24.41 MB)
Formato: MP3 Mono 44kHz 64Kbps (CBR)

Ascolta la puntata del 12 novembre 2009

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Di Fabrizio (del 13/11/2009 @ 09:42:00, in musica e parole, visitato 1509 volte)

Segnalazione di Cosimo Specolizzi

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