Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 10:38:46, in blog, visitato 1473 volte)

Da Puta a queer invader

Il testo della mia lettera al giornale, pubblicata oggi da Il Domani di Bologna

Oggi alle 17.00 in Piazza del Nettuno, la cittadinanza bolognese si ritrova per un appuntamento promosso dall'Arci e dall'Ufficio Stranieri della CGIL: Prendete le impronte anche a noi!. L'obiettivo è protestare contro le schedature dei rom avviate dal Ministro degli Interni Roberto Maroni. Durante il Bologna Pride, gli organizzatori hanno sottolineato con iniziative e dichiarazioni che questi provvedimenti prefigurano l'avvio di una politica discriminatoria su base etnica e che ricordano dolorosamente le leggi razziali. Leggi razziali che il fascismo approvò contro la popolazione ebraica e che portarono al confino e ai campi di concentramento anche molte persone omosessuali. La comunità gay e lesbica bolognese sarà in piazza a lasciare le sue impronte: se qualcuno dev'essere schedato, che lo siano tutti, allora. Zingari, froci, etero, donne, operai, casalinghe, impiegati, disoccupati. Tutti. Fabrizio De André cantava che gli zingari sono speciali perché sono la memoria vivente del nostro lontanissimo passato di nomadi e cacciatori. Che questi versi risuonino anche nelle stanze del Viminale: "Porto il nome di tutti i battesimi / ogni nome il sigillo di un lasciapassare / per un guado, una terra, una nuvola, un canto / un diamante nascosto nel pane / per un solo dolcissimo umore del sangue / per la stessa ragione del viaggio, viaggiare".

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Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 12:49:25, in Italia, visitato 2320 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

"Capire le differenze, valorizzare le diversità". Questo slogan con cui si apre oggi il Meeting di San Rossore, appuntamento annuale dedicato alla lotta al razzismo e ai tanti volti che può assumere. Nell’anniversario del manifesto della razza che fu firmato nel luglio del 1938 proprio in questa località toscana, l’incontro si inaugura con un appello per fermare la deriva che attraversa la nostra società. Tra i primi firmatari il premio Nobel Rita Levi Montalcini, Massimo Livi Bacci, Enrico Alleva, Guido Barbujani, Marcello Buiatti…

I. Le razze umane non esistono. L'esistenza delle razze umane è un'astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze "psicologiche" e interpretate sulla base di pregiudizi secolari.

Queste astratte suddivisioni, basate sull'idea che gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in "migliori"e "peggiori" e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.

II. L'umanità, non è fatta di grandi e piccole razze. E' invece, prima di tutto, una rete di persone collegate. E' vero che gli esseri umani si aggregano in gruppi d'individui, comunità locali, etnie, nazioni, civiltà; ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi geni ma perché condividono storie di vita, ideali e religioni, costumi e comportamenti, arti e stili di vita, ovvero culture. Le aggregazioni non sono mai rese stabili da DNA identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti storici: si formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e dissolvono con una rapidità incompatibile con i tempi richiesti da processi di selezione genetica.

III. Nella specie umana il concetto di razza non ha significato biologico. L'analisi dei DNA umani ha dimostrato che la variabilità genetica nelle nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri "cugini" scimpanzè, gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra continenti diversi sono piccole.

I geni di due individui della stessa popolazione sono in media solo leggermente più simili fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi. Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia costituita la nostra specie, e hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento razze.

IV. E' ormai più che assodato il carattere falso, costruito e pernicioso del mito nazista della identificazione con la "razza ariana", coincidente con l'immagine di un popolo bellicoso, vincitore, "puro" e "nobile", con buona parte dell'Europa, dell'India e dell'Asia centrale come patria, e una lingua in teoria alla base delle lingue indoeuropee. Sotto il profilo storico risulta estremamente difficile identificare gli Arii o Ariani come un popolo, e la nozione di famiglia linguistica indoeuropea deriva da una classificazione convenzionale. I dati archeologici moderni indicano, al contrario, che l'Europa è stata popolata nel Paleolitico da una popolazione di origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si sono sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino Oriente.

L'origine degli Italiani attuali risale agli stessi immigrati africani e mediorientali che costituiscono tuttora il tessuto perennemente vivo dell'Europa. Nonostante la drammatica originalità del razzismo fascista, si deve all'alleato nazista l'identificazione anche degli italiani con gli "ariani".

V. E' una leggenda che i sessanta milioni di italiani di oggi discendano da famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio. Gli stessi Romani hanno costruito il loro impero inglobando persone di diverse provenienze e dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di meticciamento culturale e sociale, che hanno caratterizzato l'intera storia della penisola, e a cui hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma anche greci, fenici, ebrei, africani, ispanici, oltre ai cosiddetti "barbari", hanno prodotto l'ibrido che chiamiamo cultura italiana.

Per secoli gli italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in piccoli Stati, hanno continuato a identificarsi e ad essere identificati con questa cultura complessa e variegata, umanistica e scientifica.

VI. Non esiste una razza italiana ma esiste un popolo italiano. L'Italia come Nazione si è unificata solo nel 1860 e ancora adesso diversi milioni di italiani, in passato emigrati e spesso concentrati in città e quartieri stranieri, si dicono e sono tali. Una delle nostre maggiori ricchezze, è quella di avere mescolato tanti popoli e avere scambiato con loro culture proprio "incrociandoci" fisicamente e culturalmente. Attribuire ad una inesistente "purezza del sangue" la "nobiltà" della "Nazione" significa ridurre alla omogeneità di una supposta componente biologica e agli abitanti dell'attuale territorio italiano, un patrimonio millenario ed esteso di culture.

VII. Il razzismo è contemporaneamente omicida e suicida. Gli Imperi sono diventati tali grazie alla convivenza di popoli e culture diverse, ma sono improvvisamente collassati quando si sono frammentati.

Così è avvenuto e avviene nelle Nazioni con le guerre civili e quando, per arginare crisi le minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo è suicida perché non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli stessi che lo praticano. La tendenza all'odio indiscriminato che lo alimenta, si estende per contagio ideale ad ogni alterità esterna o estranea rispetto ad una definizione sempre più ristretta della "normalità". Colpisce quelli che stanno "fuori dalle righe", i "folli", i "poveri di spirito", i gay e le lesbiche, i poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro che non sono omologabili a tipologie umane standard e che in realtà permettono all'umanità di cambiare continuamente e quindi di vivere. Qualsiasi sistema vivente resta tale, infatti, solo se è capace di cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre meno con i geni e sempre più con le invenzioni dei nostri "benevolmente disordinati" cervelli.

VIII. Il razzismo discrimina, nega i collegamenti, intravede minacce nei pensieri e nei comportamenti diversi. Per i difensori della razza italiana l'Africa appare come una paurosa minaccia e il Mediterraneo è il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i razzisti sostengono che non esiste una "comune razza mediterranea". Per spingere più indietro l'Africa gli scienziati razzisti erigono una barriera contro "semiti" e "camiti",con cui più facilmente si può entrare in contatto.

La scienza ha chiarito che non esiste una chiara distinzione genetica fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal punto di vista paleontologico e da quello genetico, le teorie che sostengono l'origine africana dei popoli della terra e li comprendono tutti in un'unica razza.

IX. Gli ebrei italiani sono contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli ebrei, come tutti i popoli migranti (nessuno è migrante per libera scelta ma molti lo sono per necessità) sono sparsi per il Mondo ed hanno fatto parte di diverse culture pur mantenendo contemporaneamente una loro identità di popolo e di religione. Così è successo ad esempio con gli Armeni, con gli stessi italiani emigranti e così sta succedendo con i migranti di ora: africani, filippini, cinesi, arabi dei diversi Paesi , popoli appartenenti all'Est europeo o al Sud America ecc. Tutti questi popoli hanno avuto la dolorosa necessità di dover migrare ma anche la fortuna, nei casi migliori, di arricchirsi unendo la loro cultura a quella degli ospitanti, arricchendo anche loro, senza annullare, quando è stato possibile, né l'una né l'altra.

 X. L'ideologia razzista è basata sul timore della "alterazione" della propria razza eppure essere "bastardi" fa bene. E' quindi del tutto cieca rispetto al fatto che molte società riconoscono che sposarsi fuori, perfino con i propri nemici, è bene, perché sanno che le alleanze sono molto più preziose delle barriere. Del resto negli umani i caratteri fisici alterano più per effetto delle condizioni di vita che per selezione e i caratteri psicologici degli individui e dei popoli non stanno scritti nei loro geni.

Il "meticciamento" culturale è la base fondante della speranza di progresso che deriva dalla costituzione dell'Unione Europea. Un'Italia razzista che si frammentasse in "etnie" separate come la ex-Jugoslavia sarebbe devastata e devastante ora e per il futuro.

Le conseguenze del razzismo sono infatti epocali: significano perdita di cultura e di plasticità, omicidio e suicidio, frammentazione e implosione non controllabili perché originate dalla ripulsa indiscriminata per chiunque consideriamo "altro da noi".

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Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 13:43:42, in Italia, visitato 1827 volte)

Da ChiAmaMilano

Voci e storie dei Sinti italiani che chiedono solo di essere trattati come tutti gli altri cittadini

Noi li chiamiamo zingari, loro ci chiamano gagè: ma la parola ‘zingari’ include un insieme di comunità di diversa provenienza, religione e tradizioni che si riuniscono dando origine a un unico popolo, i rom. Un popolo che viene da lontano, dall’India del Nord, tra la valle dell’Indo e le pendici himalayane e parla una propria lingua traslitterata dal sanscrito chiamata "romanès".
In questo gruppo ci sono anche i Sinti, i "rom" del Sind (oggi Pakistan): oggi i Sinti in Italia vivono in comunità sparse in tutta la penisola, costituite per lo più da piccoli gruppi parentali. Sono cittadini italiani e vivono sulla Penisola da oltre mezzo secolo. Le loro attività principali rimangono le giostre, anche nei parchi fissi, e il commercio ambulante. I Sinti che vivono in Italia sono cittadini italiani a tutti gli effetti, e per ribadire il loro diritto ad essere riconosciuti e non discriminati hanno manifestato lo scorso lunedì 7 luglio in piazza San Babila a Milano, contro i provvedimenti decisi dal governo che li vorrebbe sottoporre a censimento, insieme a tutto il popolo rom.

Guarda il video

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Di Fabrizio (del 11/07/2008 @ 21:49:17, in scuola, visitato 1474 volte)

Ricevo da Michela

La vergogna comincia dalla scuola - circolopasolini@splinder.com
Benché nessuno voglia parlare di scuola non avendo alcun appeal, ne parlo e scrivo. Quella che segue è una circolare dell'Ufficio scolastico di Milano per la "rilevazione" degli alunni Rom e Sinti, rilevazione su base etnica. Da molto tempo ormai nella scuola italiana il degrado morale e civile impera passando inosservato. E' un degrado dei comportamenti, dei principi, del linguaggio, della mentalità. E' da tempo che a ottobre arriva nelle aule una circolare che parla di sussidi "ad alunni lombardi" intendendo con questo quelli residenti in Lombardia. Ma il linguaggio rivela. In una scuola italiana si può lasciare appeso al muro per mesi di una classe prima il discorso che Mussolini fece in occasione del concordato, e nessuno, delle centinaia di persone che vi transitano, dica nulla. Solo quando sono messi di fronte alla minaccia di una denuncia per apologia di reato si disturbano a toglierla. E quante altre cose si potrebbero raccontare se solo trovassero orecchie ad ascoltare. Non ci stupiamo quindi se troviamo in questa circolare una scheda con la dizione: "Indicare se l’alunno è Nomade italiano o straniero". (ic)

UFFICIO SCOLASTICO PROVINCIALE DI MILANO
Formazione - Politiche giovanili e Sostegno alla persona

Prot. n. 3058
Milano, 11 Giugno 2007

Ai Dirigenti Scolastici
delle Scuole di Milano e provincia
Loro Sedi

Oggetto: rilevazione alunni ROM SINTI.
Si informano le SS.LL. che l’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia ha promosso l’approfondimento della sezione delle ricerca sugli insediamenti delle famiglie rom e sinte in alcune città della Lombardia, con particolare riguardo agli aspetti educativi che coinvolgono i minori rom e sinti.

A tale scopo - come sottolinea la lettera, prot. 11897 del 4/6/07 inviata dall’USRL a questo Ufficio- viene proposta la rilevazione in oggetto che ha come finalità una raccolta di dati quantitativi e qualitativi che permettano di leggere i seguenti aspetti:

Caratteristiche dell’alunno
Qualità della presenza in Italia
Situazione abitativa di provenienza
Iter scolastico pregresso
Modalità inserimento nella classe
Tipo di strutturazione delle scuole per accoglienza, inserimento, apprendimento
Livello di frequenza/ motivazione del minore nomade
Esiti scolastici
Rapporti con la famiglia

La tabulazione dei dati, che le SS.LL. vorranno cortesemente inviarci compilando l’allegata scheda, permetteranno non solo di avere un quadro dettagliato della realtà nelle scuole della nostra provincia , ma anche di utilizzare tali dati per una sempre migliore programmazione dell’offerta formativa sia della scuola sia di altri soggetti istituzionali e non, che sono interessati dalla problematica dell’inserimento sociale e scolastico dei minori “nomadi”.

Si invitano , pertanto, le SS.LL. a far pervenire entro il 6 Luglio 2007 le schede contenenti i dati relativi ai propri alunni rom e sinti, inviandole all’indirizzo e mail intercultura.csa.mi@tiscali.it alla cortese attenzione della Prof.ssa R.Spadaro, oppure tramite consegna a mano, che dal 20 Giugno 2007, data prevista per il trasloco, dovrà essere indirizzata a USP di Milano , Via Ripamonti 89 , piano 6° Area Intercultura Successo Formativo.

Si ringrazia per la loro cortese collaborazione e si porgono distinti saluti.

F.to Il Dirigente
Antonio Zenga

La scheda in allegato:
http://www.milano.istruzione.lombardia.it/circ2007/all_30587_07.doc

comprende le seguenti Voci

Denominazione scuola
Sigla Alunno
Età
Sesso
Indicare se l’alunno è Nomade italiano o straniero
Stato in cui è nato
Se straniero, anno di arrivo in Italia
Gruppo nomade di appartenenza (Es. Sinti , Rom , Abruzzesi….)
Luogo di Abitazione (Campo, Appartamento, ….)
Anno di arrivo nell’attuale scuola
Classe in cui è inserito
GRADO di scuola frequentata
Inserimento in classi inferiori all’età (n. anni di ritardo)
Inizio frequenza scolastica: se a settembre o in corso d’anno
Tipo di frequenza (regolare, saltuaria, a periodi alterni )
Proveniente da quale scuola: la stessa, altra italiana , altra straniera
Percorso scolastico pregresso: materna, elementare, media (indicare se in Italia o estero)
Livello conoscenza lingua italiana orale, scritta: nessuna, elementare , sufficiente,buona,…)
Esiti scolastici ottenuti Insuff. Scarsi Suff. Buoni
Programmazione didattica diversificata (per lingua italiana – per discipline…) se Sì Come:
Attività laboratoriali se Sì Quali,quando:
Attività di supporto con extrascuola se Sì Dove,chi:
Certificazione degli esiti: materiali di verifica “dedicati” se si Come, quali:
Rapporti con la famiglia: se si Come e perché:
Impiego di Mediatori Culturali: se Sì Quando:

Su: http://www.milano.istruzione.lombardia.it/circ2007/cprot30587_07.html  

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Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 08:42:14, in Italia, visitato 1640 volte)

Ricevo da Eleonora Casula

In tutta Italia, giorno dopo giorno, i diritti umani e civili del popolo rom vengono violati dai nostri amministratori. Un popolo, quello dei Rom, tutelato sulla carta anche in Sardegna con leggi regionali ad hoc che "danno diritti" ai "nomadi" per "preservare la loro cultura", ma ciò poi non è praticato dai fatti, o quando si tenta di praticarlo i soldi stanziati dall'assemblea regionale non bastano mai.

Nella realtà quotidiana, la pacifica vita del popolo rom, viene disturbata da raid autorizzati con ordinanze di sgombero immediato dove le loro abitazioni vengono distrutte, i beni frantumati, e le persone vengono lasciate sulla strada, ma soprattutto vengono puniti i più piccoli delle comunità, bambini e bambine che già vivono un difficile contesto di inclusione sociale.

A volte ci capita di legger e notizie di sgombero nelle più svariate parti d'Italia, rimaniamo immobili, quasi siamo certi che qui, nella nostra terra, questo non potrebbe mai accadere. Invece accade... Qualche giorno fa, è stato sgombrato e raso al suolo un insediamento rom che sorgeva ai margini di Terralba, ed ora la piccola comunità, con 28 minori, è profuga per forza, o meglio lo sarebbe se non esistesse don Giovanni Usai e la comunità il Samaritano.

L'apporto dato da Don Giovanni Usai che gli ospita nei terreni della comunità da lui gestita è sicuramente immenso e prezioso, accogliere e dare nuove certezze in particolare ai minori ha un grandissimo valore umano e sociale, dovrebbe essere l'esempio da seguire per tutti noi.

Molti membri e militanti della nostra associazione si battono da anni, per il rispetto e la tutela di questo popolo e soprattutto per i diritti dei piccoli rom sempre oltremodo violati.

Noi che abbiamo camminato con loro, che abbiamo pianto e festeggiato, sentiamo un profondo disagio quando leggiamo il battage politico sulla nostra stampa regionale, e, come tutt* quell* che da sempre si occupano di esseri umani in difficoltà leggere quotidianamente sulla stampa di amministratori e politici pro o contro ROM, come se non si trattasse di essere umani con i loro corpi, i loro sorrisi, le loro gioie, i loro amori e i loro dolori ci fa male. Non basta e non serve dire IO SONO UNO ZINGARO, IO SONO UN IRREGOLARE come te, non è utile, non risolve il problema, continua purtroppo a fomentare un'ulteriore bagarre, ora più che mai serve ora più che mai la SOLIDARIETA' CONCRETA. Per ora le famiglie rom, e per i loro bimbi, in età scolastica sono ben ospitati presso la comunità il SAMARITANO, serve tutto, ma soprattutto servono azioni concrete, come ci ha confermato lo stesso don Giovanni USAI, da lui in prima persona sono stati accolti umanamente, alloggiano in tende fornite dalla protezione civile, hanno acqua luce e quel che serve per TIRARE A CAMPARE.

Però non basta, non basta perché lo sgombero del loro campo li ha lasciati inermi senza nulla. Ora è giunto il momento di dare una concreta mano di aiuto, perchè questo è quello che vi chiedono ed è quello che ci siamo resi conto che serve. Soltanto Don Giovanni e i suoi amici non possono bastare e noi ci troviamo in DOVERE, in DOVERE UMANO, di chiedere aiuto a tutta la popolazione sensibile a questo problema. Servono con urgenza BENI ALIMENTARI (pasta, sugo, zucchero, caffè....) ABITI e BIANCHERIA INTIMA, PANNOLINI, LATTE PER BAMBINI; Giocattoli per i bimbi, MEDICINE di primo soccorso, antinfiammatori, antistaminici e altro (forniamo la lista a chi la dovesse richiede) - chiediamo ai medici della provincia di Oristano e anche oltre di aiutarci nella raccolta.

Necessita tutto il vostro aiuto, anche se non potete materialmente economico, la nostra associazione come sempre fatto fin ora pubblicherà tutto online, per questo mettiamo a disposizione il nostro conto corrente postale n 83660159 intestato all'associazione EL GATO OBRERO o IBAN IT75 L076 0117 4000 0008 3660 159 bonifici o conto paypal gatoobrero@yahoo.it con causale "per i bimbi rom di Terralba".

E' necessario fare un'azione concreta, un gesto di solidarietà umana per ridare fiducia a chi oggi è sotto accusa proprio come se vi fosse in atto una pulizia etnica. Quello che sta succedendo in questo territorio oramai è diventato ridicolo. Prima un sindaco rade al suolo un campo per altro ben sistemato, poi un altro emana un'ordinanza di sgombero immediato, e l'emana non nei confronti dei Rom ma intima Don Giovanni. A noi sorge il dubbio che si preferisce vedere le kampine dei rom parcheggiate lungo le strade provinciali del nostro territorio. Non è più dignitoso e più sicuro per loro stessi e per i bimbi stare comunque, si accampati, ma accampati in un luogo sicuro e protetto???Noi siamo e sosteniamo Don Giovanni ma sopratutto stiamo dalla parte dei Rom, nostri fratelli.
In questi giorni i nostri tanti amici portano avanti una raccolta di beni necessari e, saremmo come associazione in piazza ad Oristano per raccogliere il vostro contributo, comunicheremo al più breve ore e luoghi, ma nel frattempo restiamo a disposizione sulla nostra utenza 3397916117 o su mail gatoobrero@yahoo.it affinché tutt* i cittadini che volessero contribuire con un gesto solidale possano farlo liberamente ed al più presto.

ciao a tutti

eleonora

blog: http://gatoobrero.blogspot.com

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Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 08:52:38, in Europa, visitato 1723 volte)

Da Roma_Daily_News

Riporta La Repubblica nell'edizione online, che i cittadini Europei più infastiditi dalla presenza dei Rom sono gli Italiani, seguiti soltanto dai Cechi, secondo i dati rivelati da una ricerca di Euro-barometro condotta tra febbraio e marzo sull'argomento della discriminazione nell'Unione Europea.

Approssimativamente il 47% degli intervistati Italiani dichiara di essere importunato dall'idea di avere un vicino Rom, comparato alla media EU del 24%.

Questa è la più alta percentuale vista in Europa, ma l'Italia non è il solo paese in questa posizione, dato che anche il 47% dei Cechi è infastidito dalla prospettiva di vivere vicino ad una persona Rom. Segue la Slovacchia, col 38%. Ma la situazione è differente in Francia, dove soltanto il 15% degli intervistati è infastidito dalla presenza dei Rom, mentre la percentuale in Germania è del25%.

Attraverso la UE, il 24% degli Europei, vale a dire un quarto della popolazione, non vuole avere niente a che fare con gente di etnia Rom. Secondo i dati da Euro-barometro, la percentuale riguardo gli altri gruppi etnici scende in questo caso al 6%.

D'altra parte, soltanto il 5% degli Italiani dichiara di avere amici Rom, la stessa percentuale è presente pure tra gli intervistati Tedeschi. Ma in Francia, questa percentuale è del 14%, la stessa della percentuale generale europea.

I dati del sondaggio indicano che il 14% degli Italiani non si sente infastidito dai Rom, comparato con la media Europea del 36%. In Francia, questa percentuale è del 48%, comparato al 33% della Germania.

Nel medesimo contesto, possiamo vedere che i tre quarti degli intervistati Polacchi considerano che la tematica Rom sparirebbe se avessero un lavoro. D'altra parte, l'avversione verso i Rom è minore in Polonia che in Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, scrive il giornale Gazeta Wyborcza.

La maggioranza dei Polacchi (92%) considera che ogni bambino Rom ha il diritto di imparare nella stessa classe di altri bambini; soltanto il 4% la pensa differentemente. In confronto, i rapporti sono del 77% e del 18% in Slovacchia.

Il Centro di Ricerca per l'Opinione Pubblica in Polonia (CBOS) puntualizza il fatto che nel loro paese, il numero dei Rom è inferiore di quello di altri paesi inclusi nella ricerca. Per questo, l'opinione dei Polacchi è, in larga misura, il risultato di stereotipi e non è basato sull'esperienza reale. Solo il 19% dei Polacchi dichiara di conoscere i Rom, mentre questa percentuale ammonta a circa l'80% negli altri paesi.

Secondo altri studi di CBOS, i Rom causano ancora la più alta avversione tra tutti, ma questa decresce di anno in anno. Nel 1995, il 73% dei Polacchi dichiarò la propria avversione verso i Rom, mentre la percentuale scese al 59% nel 2007.

DIVERS – www.divers.ro

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Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 09:07:21, in Europa, visitato 1412 volte)

Da rage against the world

Sempre più dura la reazione dell'America latina alla direttiva Ue sulle espulsioni
Dopo la minaccia di chiudere i rubinetti del petrolio, Hugo Chávez ha avvertito nuovamente l'Unione europea: se andrà avanti con la nuova direttiva sull'immigrazione, Caracas potrebbe rispondere con l'espulsione di capitali europei. L'Assemblea Nazionale (Parlamento) del Venezuela analizzerà prossimamente la proposta lanciata dal presidente: "Se i governi d"Europa applicano la direttiva per il ritorno degli immigrati illegali approvata recentemente dal Parlamento dell'Ue - ha detto la presidente dell'Assemblea Nazionale, Cilia Flores - si metterà in pratica il principio della reciprocità" e "si prenderanno delle misure rispetto ai capitali presenti nel nostro territorio". Il messaggio di Chávez è stato chiaro: "Se l"Europa inizia a oltraggiare il nostro popolo", allora "noi potremmo prendere in considerazione" una nuova norma, ovvero "una legge di ritorno dei capitali europei". L'avvertimento non poteva essere più esplicito: "Se ne vadano, tornino in Europa. Qui ci sono varie banche europee, potrebbero andarsene" come le "compagnie petrolifere". Chávez ha assicurato che le aziende e i cittadini del vecchio continente vengono accolti a braccia aperte nel paese sudamericano, ma ha avvisato: "Siamo disposti a far sì che ci rispettino in tutto il mondo". In Venezuela esistono importanti investimenti europei nel settore del greggio (da Total a Statoil) e nel campo finanziario (ad esempio i gruppi spagnoli Bbva o Santander).

Non è la prima accesa reazione di Chávez contro la nuova politica migratoria approvata dai 27 membri dell'Unione. Qualche settimana fa il leader venezuelano annunciò la possibile sospensione delle vendite petrolifere ai paesi che applicheranno la direttiva. Si calcola che circa 1,8 milioni di latinoamericani senza documenti potrebbero essere interessati dalla nuova legge.

Anche il vicepresidente del Parlamento venezuelano, Saúl Ortega, ha assicurato che l"Assemblea Nazionale discuterà la proposta di Chávez. Tutta l'America latina - secondo Ortega - dovrebbe rispondere contro questa nuova politica migratoria. Una delle condanne più dure, finora, è arrivata dai presidenti del Mercosur.

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Di Fabrizio (del 12/07/2008 @ 11:35:51, in Italia, visitato 2075 volte)

VAKRIBEN* !
Giornata Rom all'insegna del dialogo interculturale in Europa
Università La Sapienza, P.le Aldo Moro, Roma – 17 Luglio 2008

17.30 TAVOLA ROTONDA Rom, sinti e camminanti: dall'esclusione all'integrazione europea

[Aula Amaldi, Dipartimento di Fisica]
Saluti:
Renato GUARINI, Rettore Università La Sapienza
Pier Virgilio DASTOLI, Direttore Rappresentanza in Italia della Commissione europea

Introduzioni:
Commissione europea
: Joachim OTT, Unità Azioni contro le Discriminazioni, DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità

Parlamento europeo: Roberta ANGELILLI (UEN), Marco CAPPATO (ALDE), Monica FRASSONI (VERDI), Viktoria MOHACSI (ALDE)
Onu: Marta GUGLIELMETTI, Referente Italia Campagna del Millennio

Testimonianze:
Roberta CIPOLLINI, Docente Facoltà di Sociologia, Università La Sapienza
Umiza HALILOVIC, Portavoce Villaggio Rom di Monte Mario
Mirko GRGA, Gruppo di lavoro CILAP/EAPN Italia partecipazione persone e povertà
Alexian Santino SPINELLI, Rappresentante per l'Italia dello European Roma and Travellers' Forum e Docente di Lingua e Cultura Romanì all'Università di Trieste
Pino PETRUZZELLI, Regista e attore, autore del libro "Non chiamarmi zingaro"
Sergio GIOVAGNOLI, Presidente ARCI Solidarietà Lazio ONLUS
Carlo DE ANGELIS, Presidente Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) Lazio

Modera il dibattito Angela MANGANARO, Giornalista Sole 24Ore

19.30 Buffet

21.00 Serata di cinema, musica e poesie
[Piazzale della Minerva, Università La Sapienza]

Proiezione del cortometraggio: "Treni strettamente riservati", realizzato da Fandango Film per l'Ufficio per l'Italia del Parlamento europeo. Presenterà il cortometraggio l'autore e regista Emanuele Scaringi

HOT CLUB DE ZAZZ, formazione musicale dedicata al musicista jazz Django Reinhardt
Lettura poesie Romanì da Alexian Santino SPINELLI
MUSICANTI RUDARI musica tradizionale e moderna di area balcanica
ALEXIAN GROUP musica romanì di diverse regioni del mondo

Una delegazione della Commissione europea e del Parlamento europeo visiterà venerdì 18 i campi Rom Salone, Casilino 900, Candoni e Martora

In collaborazione con:
Sapienza – Università di Roma – Parlamento europeo Ufficio per l'Italia – EAPN Arci Solidarietà – Ermes Cooperativa sociale Onlus -CNCA

Per ulteriori informazioni, contattare: Elena Montani, Elena.Montani@ec.europa.eu – 06.69999215

* Vakriben significa dialogo in lingua romanì

Rosella Conticchio Schirò
Commissione europea
Rappresentanza in Italia
Via IV Novembre, 149
00187 Roma
tel. + 39 06 69999 204
fax + 39 06 679 16 58
e-mail: Rosella.Conticchio-Schiro@ec.europa.eu
http://ec.europa.eu/italia

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Di Fabrizio (del 13/07/2008 @ 09:06:03, in musica e parole, visitato 1658 volte)

Da Bulgarian_Roma

Blowing the Blues Away by Vesselin Dimitrov

I giovani Rom trovano nelle offerte musicali una via di fuga dagli slum bulgari

2 luglio 2008 SOFIA | Angel Tichaliev sembrava vecchio e stanco mentre aspetta alla stazione nella sua città di Sliven, Bulgaria. Era già primavera, ma quel famoso trombettista aveva indosso il cappotto. Tossiva.

Sino all'anno scorso, Tichaliev e la sua banda, la Karandila Gypsy Brass Orchestra, suonava ogni estate sui palchi dei più grandi festival di musica europei. Ma i problemi di asma del leader della banda peggioravano e i Karandila dovettero tagliare le loro esibizioni.

Benché la carriera del Tichaliev abbia cominciato a calare, egli è molto fiero.

Angel Tichaliev insegna a giovani musicisti pieni di speranza. L'anno scorso, Tichaliev ha aperto una scuola di musica per ragazzi nel quartiere-ghetto dove vive. Foto di Nadezhda Chipeva.

Nonostante l'occasionale ostilità che la banda incontra, i Karandila hanno superato la scena della musica locale e sono diventati un hit internazionale. Tichaliev, 53 anni, suona da quando era un bambino ma non fu conosciuto finché non si unì ai Karandila. Nel suo paese, la musica ha aiutato Tichaliev e gli altri membri del complesso nell'integrarsi nella società bulgara.

"Tutti qui ci conoscono - anche i topi," dice il trombettista.

E' questo amore per la musica che Tichaliev spera cambierà la vita dei giovani Rom che affrontano difficoltà simili. Recentemente, il musicista ha deciso di creare una scuola per la gioventù svantaggiata di Nadezhda, il quartiere Romani di Sliven.

"Ho avuto questo sogno," ha detto Tichaliev. "Aiutare i bambini, perché anche se vanno a scuola, non sono ben istruiti. Ho deciso di fare qualcosa per loro." Gli occhi di Tichaliev si illuminano quando parla dello studio, dove insegna a 15 ragazzi tra gli 8 e i 14 anni. "Alcuni di loro frequentano il sesto grado ma non saprebbero calcolare tre volte sei. La musica è la loro unica possibilità."

LA STRADA PER LA FAMA

I Karandila iniziarono a Sliven il 10 luglio 1994. Quella fu una data storica per la Bulgaria, perché la nazionale di calcio batté la Germania nei quarti di finale del Campionato Mondiale negli Stati Uniti. Yordan Letchkov, nato a Sliven, segnò il gol vincente ed quel gruppo di musicisti da matrimonio improvvisò un'aria chiamata "Letchkov Kocheck", suonando in città tutta la notte.

Letchkov gradì ed appoggiò i musicisti, aiutandoli a trovare ingaggi ed anche a registrare il loro primo album, Estate Zingara, nel 1999.

Nel contempo i Karandila iniziarono a suonare nei festival in Bulgaria. Lo stile proprio della banda - un mix distinto di ritmi balcanici e zigani e di ottoni americani - fece presa e presto vennero notati dagli scout della musica internazionale. La banda da allora ha condiviso i palchi con star della world-music come Orchestre Baobab e Fanfare Ciocarlia.

La carriera della banda raggiunse il culmine nel 2002 quando furono invitati al Vienna Volksoper per sostenere alcune speciali performance dell'operetta Contessa Maritza di Emmerich Kalman. La direttrice Vera Nemirova, figlia di immigrati Bulgari, aveva ascoltato i Karandila a Sofia e fu così impressionata da cambiare la partitura di "Contessa Maritza" perché i musicisti Romani potessero suonare con l'orchestra classica.

I Karandila suonarono con i propri tempi e stile e secondo i media locali il pubblico ne fu entusiasta. Il giornale viennese Kurier giudicò lo spettacolo un trionfo. Una banda di ottoni Zingari salì sul palco ed "improvvisamente un sound mai ascoltato in una prima guidò il Teatro dell'Opera," scrisse il giornale.

VIVERE ROMANI

Alla luce del loro successo musicale, può sembrare sorprendente che tutti i 12 membri del gruppo continuino a vivere a Nadezhda, un povero quartiere adiacente lo scalo merci di Sliven.

Circa un quarto dei 100.000 abitanti di Sliven sono Rom, e la maggior parte vive tra le mura di Nadezhda. Il muro, ricorda Tichaliev, fu costruito alla metà degli anni '80, per fermare i furti dei treni che da Sliven passavano verso l'URSS.

Tichaliev ci ha raccontato questa storia mentre attraversavamo il muro ed entravamo in quello che tutti qui chiamano "il ghetto" in una strada fangosa. Era difficile vedere perché i lampioni erano rotti. Non c'era nessuno per strada, a parte pochi ragazzi che fumavano tranquillamente al buio.

Nonostante l'atmosfera oppressiva, una recente indagine dell'istituto bulgaro di ricerca GfK cita Nadezhda come esempio di tolleranza verso la minoranza Romani. In nessun'altra città bulgara i Rom sono accettati meglio che qui, riporta l'indagine, puntualizzando che gli indicatori del tasso di disoccupazione dei Rom della città è del 40%, molto meno della stima nazionale del 70%. Un investimento nell'istruzione già dal 1977 ha aiutato i Rom ad integrarsi ed ha promosso "lo sviluppo di sani rapporti sociali tra differenti gruppi etnici di Sliven" ha detto Dimirar Kostov, capo del Dipartimento Integrazione di Sliven.

In generale, d'altra parte, "l'intero gruppo etnico è discriminato dalla società [Bulgara]" asserisce la ricerca.

Tichaliev ha detto di aver provato la discriminazione solo una volta nella vita, ma il suo manager, Viktor Lilov, potrebbe raccontare un'altra storia. Lilov, fondatore della Messechina Music, ha promosso i Karandila dal 2005.

"Durante uno dei nostri primi tour con i Karandila, stavamo aspettando nell'aeroporto di Sofia, quando un ufficiale della dogana mi si è avvicinato," racconta Lilov. L'ufficiale chiese a Lilov cosa facessero "quegli Zingari" nell'aeroporto. Lilov rispose che erano musicisti che rappresentavano la cultura Bulgara attraverso l'Europa.

"Quelli sono Zingari, non Bulgari," rispose l'ufficiale.

Lilov ammette di non avere difficoltà ad organizzare concerti all'estero, ma quando vengono in Bulgaria, suonano meno spesso. "E' quasi impossibile trovare il supporto finanziario per gli spettacoli," dice Lilov, la cui compagnia dirige musicisti e produce musica. "Quando gli sponsor sentono il termine 'musica Zingara' perdono interesse.

RIDARE INDIETRO

La banda appare occasionalmente in patria, ed è attesa per suonare in due festival Bulgari a luglio. Un concerto a Sofia lo scorso maggio potrebbe aver indicato un nuovo inizio, non per il suo successo - c'erano solo 300 persone, si lamenta Lilov - ma perché ha visto il debutto dei "Karandila Junior", una banda dei ragazzi che stanno studiando con Tichaliev.

Quando la salute del trombettista peggiorò nel 2007, decise di investire tempo e denaro per sviluppare i successori della sua banda. Costruì una stanza per le ripetizioni accanto alla sua casa a Nadezhda, e poi iniziò a cercare giovani talenti.

Cominciò invitando il figlio del musicista più anziano della banda, ma poi la voce girò nel ghetto ed i ragazzi iniziarono ad arrivare ogni giorno per le audizioni. Tichaliev spiega che prima cercò di ottenere un'impressione sul senso del ritmo dei ragazzi. Poi, misurò quanto i ragazzi erano seri sulla musica come carriera. Nell'ottobre 2007, aveva già 10 studenti.

Diversi mesi dopo che aveva iniziato ad insegnare ai ragazzi, Tichaliev aprì una porta e mi guidò in una stanza stretta, ricoperta di manifesti dei differenti festival in cui avevano suonato i Karandila senior.

Uno dopo un altro, i ragazzi di Karandila hanno rivelato come iniziano le lezioni giornaliere. Di solito, si parte alle sei e si prosegue per due ore, ma erano tutti in ritardo con l'eccezione di un ragazzo magro in giacca di  cuoio. "Non posso aspettare di venire qua tutte le sere. E' molto più interessante della scuola", dice Hasan, il ragazzo.

Tichaliev è un insegnante paziente. Lascia suonare i ragazzi , fermandoli di volta in volta per dare istruzioni. La lavagna sul muro è ricoperta delle sue note musicali scribacchiate. "Devono imparare la struttura della musica, i tempi dell'improvvisazione è finito", dice.

Benché sia il principale insegnante, Tichaliev chiama spesso insegnanti professionali dalla vicina città di Kotel - dove si trova una delle due scuole superiori di musica in Bulgaria - per aiutarlo.

"Aspettate e vedrete, in pochi anni la piccola Karandila sarà di classe mondiale," ha detto il manager Ivaylo Ivanov, alla prima dei ragazzi a Sofia.

Ivanov ripetè in seguito le stesse parole, quando Tichaliev scese dal palco. Ivanov ha detto che i suoi piani sono di lavorare con questo gruppo di ragazzi e non aggiungere per il momento nuovi musicisti.

Ivanov repeated the same words soon afterwards, as Tichaliev came down from the stage. Ivanov said his plans are to work with this group of boys and not add any new musicians for the time being. e non aggiungere qualsiasi nuovi musicisti per il momento.

Tichaliev ha sospirato. "Bene, farò qualsiasi cosa che posso per loro, qualsiasi cosa…"

Vesselin Dimitrov is a TOL correspondent in Sofia.

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Di Fabrizio (del 13/07/2008 @ 09:28:39, in Kumpanija, visitato 1276 volte)

Da Roma_Francais

La Provence Gli evangelici non vogliono più essere mostrati a dito

Occupano tre siti ad Istres ma dicono di rispettare la legge. Quando ci sono le aree

Espulsi da un altro terreno proprio prima di arrivare ad Istres, questo gruppo della missione "Vie et Lumière" s'è installato da più di una settimana su di un terreno privato delle Tartugues. Foto J.R.

Pubblicato lunedì 7 luglio 2008 alle 07H55 - Come distinguere a colpo sicuro gli evangelici dal resto della gens du voyage? Facile. Appena installati, rivestono un capitello che serve loro da tempio, la loro "cattedrale di tela".

Questo perché la religione è al centro del loro accampamento come lo è al cuore del loro modo di vita. E la Bibbia accompagna spesso le tavole del camping. Tre gruppi - è il termine consacrato - della missione "Vie et lumière" si sono installati nei giorni scorsi a Istres, su dei terreni appartenenti alla SAN, alla Città e ad un privato.

Si tratta senza dubbio di occupazioni illegali - che hanno d'altronde dato luogo a procedure per direttissima per gli accampamenti di Deven e dello stadio Audibert - gli evangelici non vogliono più passare per "ladri di polli, ladri di bambini, mangiatori di ricci che vivono in mezzo ai rifiuti" dice il portavoce del gruppo installato alle Tartugues, per gli altri pastori.

Per provarlo, ricorda che chiunque è il benvenuto, cristiano o no, perché "Vie et Lumière" è prima di tutto una missione evangelica aperta al dialogo, con statuto di associazione culturale e membro della federazione protestante di Francia.

"Occorre vedere che l'evangelo ha portato enormemente al nostro popolo e ci comanda di vivere nel dritto cammino, di avere un lavoro, prosegue il pastore. Occorre osservare da vicino prima di esprimere un giudizio. Noi siamo zigani ma siamo tutti francesi e soprattutto, lavoriamo. Io, impaglio le sedie, molti sono commercianti e fanno i mercati, ecc. Ma è vero che in "Vie et Lumière", come dappertutto, può esserci chi non rispetta la legge, esistono pure dei gendarmi che sono ladri la notte!".

A capo di qualche settimana - meno a d' essere sloggiati prima - "Vie et Lumière" finisce sempre col levare il campo. La prossima tappa di questo viaggio ininterrotto potrebbe essere la convenzione annuale, che sarà organizzata in un luogo ed una data ancora sconosciuti.

E' lo Stato che ogni anno decide dove si svolgerà questo grande incontro, che riunisce in agosto dozzine di migliaia di evangelici.


Le carovane hanno lasciato Audibert

Ieri pomeriggio tardi, le carovane che occupavano lo stadio Audibert da più di una settimana hanno impacchettato i bagagli ed lasciato il luogo, in convoglio, poco dopo le 18.00. Questa riunione evangelica s'era installata di forza sul prato dello stadio e non sul parcheggio, perturbando le colture e causando danni all'erba.

Par Joël Rumello (jrumello@laprovence-presse.fr)

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