Da
Czech_Roma (link in inglese)
Jurist.org
24/11/2010 - 
Catherine Twigg 
[Direttrice alla Comunicazione, 
The European Roma 
Rights Centre]: "In un insediamento romanì in Slovacchia, ad un ragazzo che 
frequentava la scuola tradizionale era stata assegnata una piccola borsa di 
studio per le sue capacità. Sognava crescendo di diventare un meccanico d'auto. 
In seguito, per una disputa con un insegnante, venne messo in una classe 
speciale per alunni con disabilità mentale, frequentata solo da bambini rom, 
come misura punitiva. Nessuna valutazione psicologica precedette la 
decisione e né lui né i suoi genitori furono informati o tantomeno venne loro 
richiesto l'assenso per questa misura. Questa decisione influenzò la sua 
carriera scolastica, le sue prospettive e le opportunità di accesso ad 
un'occupazione dignitosa. La promozione finale dalla scuola speciale non gli 
permise di frequentare la scuola tecnica per diventare meccanico. Dalle sue 
stesse parole: -Loro [la scuola] mi hanno portato via il sogno. Mi hanno reso 
stupido.-"
Disgraziatamente, questa è una storia comune in Europa. Il più alto tribunale 
europeo sui diritti umani si è pronunciato tre volte su questo tema; ogni 
giudizio espressamente condanna le pratiche discriminatorie nell'istruzione 
contro i bambini rom. La natura e le giustificazioni della segregazione 
differisce nei casi. Nel 2007 il Tribunale Europeo sui Diritti Umani ha emesso 
una sentenza storica in
D.H. and Others 
v. The Czech Republic, che equiparava il collocamento dei bambini romanì in 
scuole speciali per alunni con disabilità mentali, alla discriminazione 
illegale. L'anno successivo, in
Sampanis and Others v. Greece, la Corte ha ritenuto all'unanimità che ci 
fosse stata una violazione dell'art. 14, in combinato disposto con l'art. 2 del 
Protocollo n. 1 della Convenzione Europea sui Diritti Umani [.pdf], 
ovvero il fallimento dello Stato nel garantire la scolarizzazione dei bambini 
richiedenti e la loro susseguente collocazione in classi separate a causa della 
loro origine rom. Più recentemente, in
Oru and Others v. Croatia, 
la Camera Grande del Tribunale è andata oltre ed ha annullato una decisione 
della Camera, dichiarando che le difficoltà linguistiche non possono essere 
utilizzate come un pretesto per segregare i bambini romanì.
Nonostante questi progressi, rimangono la norma per molti bambini rom in 
Europa problemi di segregazione, disuguaglianza e curriculum inferiori, e 
l'attuazione di queste sentenze nei rispettivi paesi è stata praticamente 
inesistente. Nella Repubblica Ceca continua il
monitoraggio rapido dei bambini rom in scuole speciali per alunni con lievi 
disabilità mentali. Per esempio in alcune regioni gli studenti rom, oggi, hanno 
27 volte più probabilità di essere piazzati in una scuola speciale rispetto ai 
non-rom. In tribunale sono stati presentati nuovi casi contro la Grecia. Una 
ricerca del 2010 di European Roma Rights Centre e Greek Helsinki Monitor 
rivelava che in 21 delle 50 comunità visitate, i bambini rom non vanno del tutto 
a scuola. Dove frequentano la scuola, sono spesso collocati in strutture 
separate. In Croazia sono ancora segregati in base a fattori linguistici.
Ma le questioni della segregazione e dell'istruzione inferiore vanno oltre la 
Repubblica Ceca, Grecia e Croazia. E' un problema esteso a tutto il continente. 
Per esempio, secondo un sondaggio del 2009 in Slovacchia, almeno tre studenti su 
quattro che frequentano scuole speciali per bambini con disabilità mentale sono 
romanì; in tutto il paese, l'85% dei bambini nelle classi sono rom (Roma Education Fund, "School as 
Ghetto," Budapest 2009, p. 23). In Ungheria, l'ERRC si è unito alla Fondazione 
Chance For Children nel depositare casi nei tribunali nazionali riguardo bambini 
romanì inseriti nelle scuole speciali in base a prove di valutazione viziate. A 
febbraio 2010 l'Ufficio dell'Ombudsman macedone
ha 
pubblicato un rapporto che conferma in diverse località la 
sovrarappresentazione dei bambini romanì in scuole speciali per bambini con 
disabilità mentale. Problemi simili di segregazione o di sovrarappresentazione 
nelle scuole o nelle classi speciali esistono in
Serbia e Romania.
Nell'Unione Europea ed in diversi paesi candidati UE, pratiche persistenti 
separano i bambini romanì dai non-rom. Che semplicemente non vengano iscritti, 
siano posti in scuole o classi speciali per studenti con disabilità mentali, o 
ancora segregati per presunte difficoltà linguistiche, i bambini romanì sono 
segregati perché sono rom. Simili politiche e/o pratiche continuano a condannare 
generazioni di Europei ad una vita di povertà, privati del diritto alla pari ed 
inclusiva istruzione, lasciandoli con poche o nessuna possibilità di trovare 
un'occupazione di qualità. Soprattutto, il fallimento dei governi nel cambiare 
le loro pratiche e le loro politiche, nega a generazioni di Rom la possibilità 
di perseguire i propri sogni.
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