Eugenetica e Rom - Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

ASSETTO VARIABILE

E' sospeso sino a data da destinarsi.

Le puntate precedenti sono disponibili QUI


Volete collaborare ad ASSETTO VARIABILE?
Inviate una
mail
Sostieni il progetto MAHALLA
 
  
L'associazione
Home WikiMAHALLA Gli autori Il network Gli inizi Pirori La newsletter Calendario
La Tienda Il gruppo di discussione Rassegna internazionale La libreria Mediateca Documenti Mahalla EU Assetto Variabile
Inoltre: Scuola Fumetti Racconti Ristorante Ricette   Cont@tti
Siamo su:  
Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
-

\\ Mahalla : Articolo
Eugenetica e Rom
Di Fabrizio (del 10/11/2005 @ 09:04:19, in Italia, visitato 2648 volte)

Intervista a Tommaso Vitale, Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale,
Università degli Studi di Milano – Bicocca (tommaso.vitale@unimib.it):

Per gentile concessione dell'autore. L'intervista è riportata in "Il Porrajmos dimenticato" Edizioni Opera Nomadi ed è scaricabile in formato pdf


Mi sono avvicinato alla questione dei Rom a Milano per motivi di ricerca scientifica molto distanti dai temi del multiculturalismo, a partire da una riflessione sui conflitti urbani. Nello specifico stavo conducendo una ricerca sulla “proprietà privata” e mi domandavo se, come e quando la pubblica amministrazione arroghi a sé la facoltà di sottrarre un bene privato. Una ricerca classica sugli strumenti dell’azione pubblica, distante perciò dai temi della povertà e dell’esclusione all’interno di cui abitualmente si parla dei nomadi.

Nel 1999 si avvertiva, in giro per l’Italia, quello che i sociologi definiscono “panico morale”: momenti di effervescenza in cui tutti identificano un nemico rispetto a un contesto locale. Un nemico interno, o più facilemente esterno. Un nemico che, moralmente, è identificato come cattivo. Precisamente, come dice Marcello Maneri riprendendo Stanley Cohen, il panico morale è dato da attivazioni mediatiche, ondate emotive nelle quali un episodio o un gruppo di persone viene definito come minaccia per i valori di una società; i mass media ne presentano la natura in modo stereotipico, commentatori, politici e altre autorità erigono barricate morali e si pronunciano in diagnosi e rimedi finché l’episodio scompare o ritorna ad occupare la posizione precedentemente ricoperta nelle preoccupazioni collettive. In quel periodo alcuni rom furono nuovamente identificati come cattivi e quindi nemici, e in conseguenza di ciò, in diverse città tra cui Milano, vennero eseguiti degli sgomberi punitivi, motivati da ragioni relative alla sicurezza della comunità.

Assistetti personalmente allo sgombero di via Barzaghi (una via di Milano, dietro il cimitero Maggiore) e rimasi colpito da due aspetti: innanzitutto erano state distrutte delle roulotte; in secondo luogo erano state distrutte le roulotte che non avevano ruote. Abitualmente è davvero difficile per l’amministrazione pubblica “attentare” alla proprietà privata, anche se questa è posta in una zona illegittima. Ad esempio, un Comune non può distruggere un’automobile, anche fosse molto malridotta. Può farla rimuovere, al limite, ma non distruggere. Gli è impedito in chiave amministrativa; è necessaria un’autorizzazione specifica, e la responsabilità del decisore politico. In via Barzaghi, invece, ho potuto constatare, e ne rimasi estremamente colpito, come certi effetti personali, ma sarebbe meglio dire effetti e affetti, venissero distrutti dalle ruspe senza alcuna prudenza. In altre parole, non mi colpiva tanto lo sgombero in sé, o il registro securitario all’interno di cui era inquadrato, ma il fatto che non vi fosse il rispetto delle proprietà dei Rom, e che dunque non vi fosse rispetto, in questo caso, per l’istituto giuridico della proprietà privata. Mi stupì che non si sia usato il repertorio della requisizione, o altri strumenti a disposizione dell’amministrazione, e che si utilizzasse invece il repertorio troppo immediato della distruzione.

Da questo episodio, dunque, ho cominciato a ragionare anche su altre modalità di trattamento amministrativo che interessano i Rom. E ho scoperto, ad esempio, che ci sono alcune amministrazioni, come il Comune di Milano, che quando approntano delle soluzioni, giuste o sbagliate che siano, per questa popolazione, lo fanno in una maniera sistematicamente "differenzialista”. È stato così quando hanno fatto il campo per i macedoni in via Novara nel 1998 o quando hanno istituito il campo di via Barzaghi/Triboniano nel 2001. Prescindendo dal problema se questi campi siano opportuni oppure no, è un dato di fatto che la amministrazione pubblica abbia dato vita a due strutture che non prevedono i requisiti minimi di abitabilità. Il fatto che, anche in presenza di un atto dell’autorità pubblica, questi assembramenti di persone non prevedano i requisiti minimi di abitabilità, prima di tutto gli allacciamenti elettrici e fognari, mi sembra indice di qualcosa di profondo, che non può essere trascurato. Intendiamoci, non stiamo parlando del fatto che non si voglia qualcuno, perché a quel punto lo si “caccia”, lo si espelle. Il fatto di cui sto parlando è profondamente diverso: nel caso dei campi di via Novara e di via Triboniano si sono disposte, da parte della pubblica amministrazione, due strutture per qualcuno che si è deciso lì dovesse abitare. Ma queste strutture pubbliche di accoglienza sono state costruite prive di impianti elettrici e di impianti fognari. Il punto che ci deve far riflettere è che questa prassi non è accettabile all’interno del nostro ordinamento giuridico poiché l’abitare in Italia è una condizione normata nel dettaglio. Eppure, nel caso dei Rom, la prassi di allestire dei campi senza requisiti minimi di abitabilità è esercitata sistematicamente, e non solo a Milano: in diverse città, spesso al di là del colore politico della giunta.

Su questo punto credo si debba essere precisi, e non fare troppi giri di parole. Se c’è qualcuno, un gruppo o un individuo per il quale è possibile costruire un habitat che non abbia energia elettrica e fognature, significa che quel qualcuno, gruppo o individuo, è considerato in maniera differenziale rispetto agli altri. Ci tengo molto a questa parola: “differenziale”. E’ un termine che emerge dal dibattito sull’Olocausto nella società moderna.

Se si costruiscono delle case popolari, queste per legge devono possedere i requisiti di abitabilità. Si possono costruire degli obbrobrii che vengono criticati a lungo: è una questione di merito sulla qualità e l’opportunità dell’intervento pubblico ed attiene alla sfera del un giudizio politico sulla politica sociale. Nel caso dei campi per i Rom, però, il problema non è se un campo è bello o brutto, se è funzionale o meno, se è collocato nel luogo più opportuno o meno, se è una forma di intelligenza o di stupidità sociale. Il problema è se questi campi rispettano i criteri minimi di abitabilità: reti elettriche e fognarie. Se non li rispettano, ciò mi pare un segnale molto grave, perché si presume che esista un gruppo sociale, degli esseri umani, che non appartengono alla ‘comune umanità’. ‘Comune umanità’ in questo caso, significa fruire di una condizione abitativa, bella o brutta che sia, che rispetti quei requisiti di abitabilità considerati propri e degni della condizione umana. Sono due, ripeto, questi requisiti minimi. L’espletamento delle funzioni superiori, la comunicazione e l’espressione delle attività intellettuali, e quello delle funzioni corporali. In questo senso oggi, nella nostra società, l’accesso all’energia elettrica è proprio della ‘comune umanità’: sfido chiunque a dire che non ci troviamo nella ‘società dell’informazione’ o nella ‘società delle reti’, alle cui basi c’è la risorsa energetica. Allo stesso tempo, è proprio della condizione umana l’espletamento e la gestione, per così dire organizzata e addomesticata, dei bisogni corporali. Non rispettare queste condizioni significa considerare le persone a cui gli habitat sono destinati, alla stregua di animali, estranei alla ‘comune umanità’. A queste persone sono implicitamente attribuiti dei requisiti che sono propri degli animali, dei quali si prevede che di giorno agiscano grazie alla luce del sole e che di notte si orientino al buio, ed espletino le funzioni corporali all’aria aperta. Per questo gli animali non hanno bisogno della rete elettrica e fognaria. I requisiti di animalità sono attribuiti di fatto dal trattamento amministrativo che spesso subiscono i Rom. Certo, si può obiettare che quegli habitat siano stati costruiti così in emergenza, e che poi “i Rom si sarebbero arrangiati”: ma l’arrangiarsi non rientra nella legalità, e un’amministrazione non può programmare una modalità di risoluzione illegale. È un’obiezione insostenibile. Evidentemente, nei confronti dei Rom, scatta un’idea differenzialista per la quale essi manifestano esigenze tutte diverse dalle nostre, intendendo per nostre le esigenze della ‘comune umanità’. Si potrebbe dire che l’amministrazione comunale a Milano non aveva i soldi per fare gli allacciamenti alla rete fognaria ed elettrica (per altro allacciamenti non particolarmente costosi). E che perciò ha preferito procedere per piccoli passi: “meglio poco che niente”. C’è ad esempio chi sostiene che ciò avviene ed è avvenuto perché le urgenze sono altre, ad esempio dare un tetto a chiunque ne abbia bisogno; e che di fondo, pur se ingiusto, elettricità e fogne non siano priorità. Ma le amministrazioni, lavorando in regimi di scarsità, funzionano sempre per priorità e non fanno mai più di quanto sono costrette a fare dal loro ruolo amministrativo. L’amministrazione più progressista, così come l’amministrazione più conservatrice, tenderà sempre a fare il minimo indispensabile a cui è costretta e vincolata da una scelta politica. Il problema è proprio quale è il livello minimale dell’intervento amministrativo. E soprattutto: per chi valgono i requisiti minimi e indispensabili delle necessità vincolanti fissati per l’abitabilità? Quando si tratta di esseri umani, però, vi sono delle condizioni sotto le quali non si può andare. In sede di diritto, le amministrazioni non possono spingersi a fare qualcosa che sia contrario a degli assunti fondamentali, anche di fronte a un’urgenza. La mia impressione è che in diversi schieramenti politici, anche di sinistra, così come in alcuni gruppi di volontariato sociale, si condivida l’idea che possano esserci delle abitazioni senza elettricità e fognature.

Su questo ho indagato a Milano; perché è questo il problema.

Viene detto che “comunque si deve tener conto di certe differenze culturali”. Alcuni gruppi politici, quelli più a destra, dicono che Rom e Sinti sono abituati a ‘vivere nel vento’, e dunque hanno una cultura peculiare: in sociologia chiamiamo questo atteggiamento ‘differenzialismo culturalista’. Un’accezione multiculturale talmente forte tale per cui due individui non condividono niente: ‘Io ho bisogno della fogna perché appartengo a una cultura, mentre tu che non ne fai parte non ne hai bisogno’. C’è poi un differenzialismo di tipo biologico, secondo cui vi sono persone, esseri umani, che non hanno requisiti di umanità severi come i nostri. Per “razza”, i Rom non avrebbero bisogno di energia elettrica e fogne.

Che si tratti di differenzialismo biologicista o culturalista, il problema non cambia.

Formalmente, nessuna amministrazione, da nessuna parte del mondo, potrebbe porsi il problema dell’adeguamento delle proprie regole e dei propri standard sulle strutture ed infrastrutture materiali alle esigenze, più o meno immaginate, di una minoranza culturale. Se in Italia arrivasse una minoranza che dice: io non ho bisogno delle fogne, quindi posso costruirmi delle case senza fognature. No: in Italia la legge prescrive l’obbligo delle fognature, e dunque un’abitazione non può non avere un allacciamento fognario. Se l’abitazione non ha le fogne, non ha i requisiti minimi di abitabilità. Punto e chiuso: dal punto dell’amministrazione pubblica dovrebbe essere irrilevante la presunta cultura del gruppo che abita una casa. Se quell’abitazione non può essere abitata, e se non può essere allacciata alla fognatura, va sgomberata. Punto e a capo, chiuso. Neppure una malga per le mucche, in montagna, può essere priva di fogne. Se anche Rom e Sinti facessero una richiesta del genere, e sono ben lungi dal farla, lo stato di diritto italiano non potrebbe accoglierla. Anzi, lo Stato nelle sue articolazioni territoriali dovrebbe rispondere: ‘No, dovete abitare in strutture che siano pertinenti rispetto ai requisiti minimi di abitualità, che sono comuni per tutti’. Prendiamo i centri di permanenza temporanea per clandestini, come quello di via Corelli a Milano: possiamo considerarli crudeli, possiamo essere contrari oppure favorevoli; mi risulta però che tali centri rientrino nei criteri minimi di abitabilità.

Per i Rom invece no, per i loro campi, spesso, questi criteri non sono previsti.

Come è possibile, mi chiedo, che siamo arrivati al punto di accettare, favorevoli o contrari alla loro presenza, condizioni di abitabilità che non rispondono ai parametri minimali di ciò che oggi è considerato comune all’umanità?

In sociologia, l’abitare è considerato una condizione di consistenza di una persona: la persona può essere individuo in pubblico soltanto se ha una sua consistenza nel privato, e tale consistenza è data dalla sfera domestica degli affetti, ed è evidente che questa, a sua volta, si caratterizza qualitativamente anche e soprattutto secondo i parametri di abitabilità degli spazi in cui si abita.

Ecco, a fronte di tutto ciò Milano, l’area metropolitana più ricca d’Europa, attrezzata di una rete elettrica e fognaria ineccepibile, di fronte a problemi che non sono emergenziali, se non nella loro tematizzazione pubblica, anziché elaborare risposte politiche, promuove modalità di intervento che non rispettano i criteri determinati e garantiti dal diritto.

I rom di via Barzaghi, hanno ricevuto un trattamento differenziale e l’azione nei loro confronti si è caratterizzata per la “legittimità differenziale” con cui è stata accettata. Per accettare che un trattamento differenziale sia legittimo occorre che emergano delle “convenzioni” capaci di espellere i rom dalla comune umanità, di considerarli cioè di natura differente rispetto a quella di tutti noi. Il concetto di legittimità differenziale è un ossimoro. La legittimità è un rapporto di riconoscimento che ha un carattere propriamente universalista: è legittimo ciò che è universalmente riconosciuto come tale. Le stesse eccezioni di legittimità sono pubbliche, hanno ugualmente un carattere di universalità - sebbene in un sottoinsieme dell’universo di riferimento -, e non sono caratterizzate da eccessiva ambiguità. Di conseguenza, parlare di legittimità differenziale implica il riferimento ad una logica di azione che presuppone la presenza di universi rigidamente distinti e paralleli. In questo senso, uso questo ossimoro per indicare come negli argomenti degli attori politici a Milano sia emerso un progressivo trattamento differenziale dell’umanità, cioè una distinzione fra quelli che comunemente sono considerati esseri umani; distinzione che ha portato all’espulsione di una parte di questi dalla comune umanità.

Qui è importante segnalare un passaggio fondamentale. Separare l’umanità in due o più universi separati, cioè far collassare le appartenenze sociali su distinzioni ontologiche fondate biologicamente, è proprio della tradizione eugenetica. L’eugenetica è infatti la sola dottrina politica che ha preteso di fondare un modello di giustizia su caratteristiche biologiche, espellendo della comune umanità particolari categorie di esseri (umani), istituendo pubblicamente forme di legittimità differenziale.

Il trattamento differenziale dei rom, come abbiamo visto, è una modalità dell’azione pubblica ed in quanto tale va letta in chiave istituzionale per coglierne la portata normativa nelle culture e nelle identità degli attori politici a Milano (siano essi della maggioranza o dell’opposizione, dei partiti o delle associazioni). L’assenza di fogne e di elettricità nei campi ha dato vita solo a qualche lamentela timida. Nessuno ha urlato contro la matrice eugenetica di questo trattamento amministrativo.

L’eugenetica ci pone problemi soltanto a nominarla, dopo l’olocausto compiuto nel corso della II guerra mondiale, e non ne parliamo più. Parliamo di xenofobia, parliamo di razzismo perché è più facile. Io sono razzista con qualcuno perché non apprezzo una sua caratteristica, associo a questo qualcuno tutti quelli che presentano la medesima caratteristica e, tendenzialmente, cerco di eliminarla. L’eugenetica è diversa, perché ha una sua collocazione e tradizione in seno alla filosofia politica e fa riferimento a un criterio di giustizia sociale, per quanto opinabile: migliorare la vita propria e soprattutto quella delle generazioni a seguire, mettendo in pratica meccanismi di miglioramento delle condizioni biologiche. Da Galton in avanti, l’eugenetica è “evoluta” anche in senso culturalista: pretende di migliorare la società nel suo insieme, modificando alcuni aspetti della cultura di chi ne fa parte. Nessuno degli eugenisti ha mai definito quali fossero le basi biologiche della diversità e dell’inferiorità, ma tutti hanno sempre parlato di come migliorare le condizioni complessive della società, partendo da una forma di violenza profonda sulle basi culturali e corporali di una qualche minoranza.

Ora, consideriamo il caso degli albanesi. Ho chiesto agli studenti del I anno di Sociologia quanti abitanti abbia l’Albania, metà di loro mi ha risposto che ha più di dieci milioni di abitanti (contro i reali 3.582.000), probabilmente accompagnando questo errore alla percezione, spaventata, che gli albanesi siano criminali. Qui siamo di fronte a un problema di xenofobia che, come tale può facilmente spostarsi su altre minoranze. Oggi, comprensibilmente, sono i mediorientali e i magrebini sotto l’occhio del ciclone, e gli albanesi se la cavano un po’ meglio. Il problema non è quello di guardare male il Rom perché attenta alle tue condizioni di vita rischiando di peggiorarle. Questa, per inciso, è l’istanza leghista della prima ora, nei confronti degli
extracomunitari: gli stranieri ci portano via la casa e il lavoro, si fanno pagare di meno, i nostri operai perdono potere contrattuale, ecc. Sui Rom, invece il problema è differente e specifico. Nei loro confronti le amministrazioni manifestano un’attitudine differenzialista: per molti amministratori non si tratta di persone che vanno cacciate in conseguenza di comportamenti criminali, assolutamente. I Rom, più semplicemente, non appartengono alla ‘comune umanità’ per cui togliendoli di mezzo si fa un favore a tutta la società. La questione è stata tematizzata dagli antropologi in relazione al tema della purezza. Il problema dell’eugenetica è quello di impedire a una razza inferiore di contaminare e sporcare la società. Ne consegue che, liberandosene, si agisca in favore della integrità di tutti.

Sentite cosa ha detto un assessore milanese: (Tiziana Maiolo, assessore alle politiche sociali di Milano, il 4 settembre 2001): “In via Barzaghi non è questione di linea dura o linea morbida, ma di semplice buon senso: saranno espulsi i clandestini e basta... Del resto, diciamolo chiaramente: voi sareste contenti di tenere in città tutti questi zingari che vengono in casa a rubare? Insomma è risaputo che gli zingari mandano i bambini a rubare nelle case: o no?”. E ai cronisti presenti, che le chiedevano se intendesse che ‘tutti gli zingari sono ladri’, ha risposto: “Non fareste questa domanda se anche voi aveste subìto un furto in casa, come è capitato a me tanti anni fa”. In un altro intervento, riguardo ai Rom, lo stesso assessore afferma anche che: “sono tornate malattie che sembravano estinte, come la Tisi e la Scabbia”. Quello che mi colpisce, da sociologo, nel primo caso, è il processo inferenziale: il fatto che l’assessore abbia subito un furto in casa non significa che uno sappia dire chi è stato a rubare. Negli anni Ottanta c’è stato panico morale nel centro italia rispetto alle violenze sessuali per cui si sentiva dire: “sono stata violentata da un branco di persone, e questo gruppo parlava l’italiano con accento stentato, le persone di quel gruppo erano zingare”. I processi inferenziali sono segnali abbastanza consueti nelle società, e sono indice di semplice, si fa per dire, razzismo. Il salto di qualità, però, è sulla questione della malattia; per un certo periodo qualcuno lo ha detto anche degli immigrati (“gli immigrati portano malattie”), anche se poi, per fortuna, nessuno è riuscito a sostenerlo. I rom come fonte di contaminazione invece è un motivo costante del discorso pubblico. La questione della malattia non è tematizzata mai per denunciare il trattamento differenziale dei rom che genera habitat privi di quei requisiti minimi abitabilità che oggi esigiamo per legge anche per le mucche. La malattia non deriverebbe dalle loro attuali e precarie condizioni igieniche, delle quali le amministrazioni sono responsabili. No: sono loro, i Rom, a portare la malattia. E questo, a mio giudizio, è segnale di una postura eugenetica, e la conseguenza diretta è quella di sbarazzarsi, di escludere i Rom dalla comune umanità, con l’obiettivo “di giustizia” di migliorare la società a venire. Sbarazzarsi dei Rom, non cambiare la politica sociale o la politica di accoglienza. La mia impressione di studioso è che questo atteggiamento nei confronti dei Rom persista da tantissimo tempo, ben prima dell’avvento del nazismo. Il Rom fa paura più degli immigrati, anche quando è italiano, anche quando ha un lavoro, conosce bene la lingua, non è indigente, ecc. Per avere delle condizioni minime di civiltà giuridica in Europa, pertanto, diventa necessario aggredire questo atteggiamento. Di fronte alla presenza di un trattamento amministrativo differenzialista dei rom, io ritengo fondamentale lo sforzo di metterne a fuoco le matrici eugenetiche. Le atrocità dell’eugenetica a mio parere vanno richiamate sempre, in particolare ai responsabili dell’amministrazione, essendo le istituzioni il nostro patrimonio più prezioso per convivere. Il trattamento differenziale che espelle i Rom dalla comune umanità, mi sembra debba essere capito a fondo, per potere essere riconosciuto e avversato da tutti.

Articolo Articolo Commenti Oppure (0) Storico >> Stampa Stampa

Titolo
Quest'anno ci saranno le elezioni europee. Ti senti coinvolto:

 Per niente
 Poco
 Normalmente
 Abbastanza
 Molto

 

Titolo
La Newsletter della Mahalla
Indica per favore nome ed email:
Nome:
Email:
Subscribe Unsubscribe

 

********************

WIKI

Le produzioni di Mahalla:

Dicono di noi:

Bollettino dei naviganti:

********************


Disclaimer - agg. 17/8/04
Potete riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo il link:
www.sivola.net/dblog.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicita'. Non puo' pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. In caso di utilizzo commerciale, contattare l'autore e richiedere l'autorizzazione.
Ulteriori informazioni sono disponibili QUI

La redazione e gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ai post.
Molte foto riportate sono state prese da Internet, quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non hanno che da segnalarlo, scrivendo a info@sivola.net

Filo diretto
sivola59
per Messenger Yahoo, Hotmail e Skype


Outsourcing
Questo e' un blog sgarruppato e provvisorio, di chi non ha troppo tempo da dedicarci e molte cose da comunicare.
Alcune risorse sono disponibili per i lettori piu' esigenti:

Il gruppo di discussione

Area approfondimenti e documenti da scaricare.

Appuntamenti segnalati da voi (e anche da me)

La Tienda con i vostri annunci

Il baule con i libri Support independent publishing: Buy this e-book on Lulu.


Informazioni e agenzie:

MAHALLA international

Romea.cz

European Roma Information Office

Union Romani'

European Roma Rights Center

Naga Rom

Osservazione


Titolo
blog (2)
Europa (7)
Italia (6)
Kumpanija (2)
media (2)
musica e parole (4)

Le fotografie più cliccate


19/03/2024 @ 06:51:17
script eseguito in 50 ms

 

Immagine
 c'era una volta... di Fabrizio



Cerca per parola chiave
 

 
 

Circa 6128 persone collegate


InChat: per non essere solo un numero scrivete /n  e poi il vostro nome/nick

< marzo 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
    
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
             
Titolo
blog (506)
casa (438)
conflitti (226)
Europa (986)
Italia (1410)
Kumpanija (377)
lavoro (204)
media (491)
musica e parole (445)
Regole (348)
scuola (335)
sport (97)

Catalogati per mese:
Maggio 2005
Giugno 2005
Luglio 2005
Agosto 2005
Settembre 2005
Ottobre 2005
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024

Gli interventi più cliccati

Ultimi commenti:
BuongiornoE-mail: giovannidinatale1954@gmail.comOf...
28/12/2021 @ 11:20:35
Di giovannidinatale
Hi we are all time best when it come to Binary Opt...
27/11/2021 @ 12:21:23
Di Clear Hinton
 

Locations of visitors to this page

Contatore precedente 160.457 visite eliminato il 16/08/08 per i dialer di Specialstat

 Home page © Copyright 2003 - 2024 Tutti i diritti riservati.

powered by dBlog CMS ® Open Source