Da
Roma_ex_Yugoslavia
Antony Mahony, visitatore da Londra
La
Voivodina, provincia settentrionale della Serbia attuale, è sempre stata 
considerata l'area più culturalmente mista dell'ex Jugoslavia, lo stato durato 
dal Trattato di Versailles del 1919 allo scoppio della guerra civile nel 1991. 
Ma le origini del popolo della Voivodina è posta più indietro nella storia. Al 
tempo dell'imperatrice Maria Teresa quella ricca e fertile pianura tra due 
grandi fiumi, il Danubio e la Tisa, accolse coloni agricoli dai paesi 
confinanti: Ungheresi, Rumeni e Tedeschi come pure Serbi. Stabilirono 
insediamenti che tuttora si possono riconoscere dallo stile architettonico dei 
loro villaggi, in particolare nelle chiese. Nel tardo XIX secolo, che fu un 
periodo di egemonia ungherese, gran parte del terreno venne drenato per 
sfruttare ulteriormente il suo potenziale agricolo. Molte delle comunità 
tedesche disintegratesi nel 1945 furono espulse per ordine del nuovo regime 
del maresciallo Tito. Ci sono anche piccole ma significative presenze di 
Slovacchi, Ucraini, Ruteni, Croati e Montenegrini. Sino al 1944 c'era anche una 
comunità ebraica a Novi Sad, dove resiste tuttora la straordinaria sinagoga di 
mattoni rossi. La Voivodina è sempre stata citata come esempio di area dove la 
coesistenza pacifica era una realtà nella vita quotidiana piuttosto che 
un'aspirazione.
La
Voivodina è anche patria di un'altra importante minoranza: i Rom. Durante il 
loro lungo viaggio dalle regioni del Punjab e del Rajasthan nell'India, che 
iniziò nell'XI secolo, i Rom si spostarono nel Caucaso e nell'Asia Minore prima 
di arrivare nei Balcani. Per questo, la popolazione Rom nei paesi moderni 
dell'Europa del sud est è sempre stata considerevolmente più alta che 
nell'Europa occidentale. 
Però, c'è una differenza significativa tra i Rom e le altre minoranze in 
Voivodina, cioè la sistematica discriminazione ai cui i primi sono stati 
sottoposti e rifiutati come stranieri, in particolare durante la II guerra 
mondiale. Non c'è dubbio che i Rom continuano ad essere tra i popoli più poveri 
e svantaggiati in Europa. Le loro generali povere condizioni di vita e la 
mancanza di accesso al sistema sanitario significa che raramente pochi 
raggiungono la tarda età, ed in termini di istruzione pochi proseguono dopo la 
scuola dell'obbligo. Nel linguaggio delle analisi sociali, gli indicatori sono 
molto bassi. Questi fattori pesano anche pesantemente contro i Rom nel mercato 
del lavoro dove la loro mancanza di istruzione e formazione professionale, 
assieme alla severa situazione economica di questo periodo della Serbia, sono 
severi ostacoli a progredire. A Novi Sad, uomini e ragazzi rom si vedono spesso 
sui loro carri a cavallo nella raccolta di cartoni e materiale da discarica per 
essere riciclati.
Il tradizionale stile di vita dei Rom è saldamente ancorato alla cultura rom 
e le famiglie hanno vagato per vasti territori con i loro carri trainati da 
cavalli, per tutta la loro storia. Ma, durante gli anni '70, il governo di 
Belgrado introdusse una nuova politica di insediamento forzato verso i Rom. Ma 
dato che i Rom non avevano mai posseduto alloggi, furono incoraggiati - per così 
dire - ad installarsi in edifici in disuso come unità industriali abbandonate o 
ex quartieri di lavoratori ai margini delle città, dove iniziarono ad apparire i 
cosiddetti quartieri rom. Un insediamento simile vicino a Novi Sad si è formato 
nei ripari provvisori di un'azienda agricola. E' il posto che ora localmente è 
conosciuto come "Bangladesh".
Per riconoscere le esigenze speciali dei Rom, la UE introdusse il "Decennio 
dell'inclusione Rom" dal 2005 al 2015, allo scopo di influenzare politiche ed 
azioni a livello strategico. Ma a livello base c'è un'organizzazione che ha 
lavorato per diversi anni a fianco della locale comunità Rom: l'Organizzazione 
Umanitaria Ecumenica (EHO), che è il braccio sociale delle cinque chiese della 
minoranza locale (protestante, riformata e greca cattolica). EHO ha lavorato con 
i Rom per oltre 15 anni, e l'approccio dell'organizzazione al rinnovamento 
sostenibile degli insediamenti rom è stato prima testato nel quartiere 
"Bangladesh" e mostra essere un gran successo. Questo modello è stato anche 
adoperato nel villaggio di Đurđevo, nel comune di abalj, dove c'è un 
altro insediamento rom conosciuto come "Ciganski Kraj" (quartiere zingaro), dove 
EHO sta lavorando in attiva cooperazione con la comunità rom. Qui le case sono 
piccole, le hanno costruite i Rom stessi usando mattoni riciclati ed altro 
materiale dai siti in demolizione nelle aree circostanti. Quasi senza eccezione, 
le case non hanno bagno o acqua corrente. La comunità ha identificato in ciò 
l'urgenza sociale più immediata ed è stata richiesta l'assistenza di EHO. La 
loro risposta è arrivata in tre tappe: prima, un processo di consultazione con 
la comunità ed una valutazione dei bisogni - incluso la capacità dei Rom ad 
intraprendere loro stessi i lavori necessari; seconda, i fondi sono stati 
raccolti da EHO tramite donatori in Svizzera; terza, il progetto si sviluppato 
nel 2009 prima di novembre e dell'arrivo dei freddi venti invernali. Con un 
prezzo base di €1.500 per edificio, ogni famiglia ha ricevuto il materiale per 
costruire un piccolo bagno interno, compresi le mattonelle e l'impianto 
idraulico, senza bisogno di adoperare manodopera extra. Un vero esempio di 
progetto di auto-aiuto che risponde ai bisogni espressi dalla comunità.
Robert Bu è il manager del programma Rom per EHO. "Attualmente siamo l'unica 
organizzazione di base in Voivodina con la capacità di guidare un progetto 
alloggiativo e di inclusione sociale. E'una sfida ed una grande responsabilità, 
ma qui stiamo ottenendo qualcosa di molto importante".Robert vede nella 
partecipazione dei Rom in tutte le fasi del progetto la differenza tra questo ed 
altri programmi regionali. La gente costruisce sulle proprie capacità e risorse 
e ciò contribuisce allo sviluppo della comunità locale. "Questo modello non 
impone soluzioni prefabbricate. La progettazione individuale accresce il 
sentimento di appartenenza del processo e permette al gruppo individuato di 
prendere le proprie decisioni".
Zlatko Marjanov e sua moglie stanno partecipando al progetto alloggiativo nel 
quartiere Ciganski Kraj. "Sono molto contento dell'approccio tenuto perché ho 
appreso nuove tecniche di costruzione che posso anche applicare altrove" dice 
Zlatko. Sua moglie annuisce, aggiungendo che senza il supporto finanziario, non 
avrebbero mai potuto investire soldi per un bagno loro.
Ristrutturare case e fornirle di acqua e servizi igienici è solo una parte 
del programma EHO per i Rom. Il programma include istruzione, educazione 
sanitaria di base, formazione vocazionale, consulenza legale ed aiuto nel 
trovare lavoro. Attraverso un impegno a lungo termine con la comunità rom in 
Voivodina, EHO sta creando una reale differenza nella vita di una delle più 
povere comunità in Europa. Come scrisse Anna Frank. "Come sarebbe meraviglioso 
se nessuno dovesse aspettare un solo momento per iniziare a migliorare il 
mondo".