Da  QuiBrescia.it
 Sergio Suffer: immagine tratta da Sucar Drom (la foto è di Giorgio Maione, assessore ai Servizi sociali del comune di Brescia)
giovedì 23 ottobre 2008 (fr.zam) "Abbiamo cercato di procurarci la vernice  per diventare invisibili, ma purtroppo non l'abbiamo ancora trovata". Ci scherza  sopra Sergio Suffer, dell'associazione Nevo Gipen (Nuova vita) che aderisce alla  rete nazionale "Federazione rom e sinti insieme". Nel campo di via Orzinuovi la  Camera del Lavoro ha incontrato la stampa per ribadire che "c'è la necessità di  una discussione tra l'amministrazione e le famiglie, se un incontro è andato  male non bisogna chiudere la porta ma aprirne un'altra".
Secondo il segretario della Cgil bresciana, Marco Fenaroli, "le basi del  dialogo dovrebbero iniziare con la fine delle stigmatizzazioni: bisogna  smetterla di parlare male dei nomadi, dei rom e dei sinti, altrimenti il  confronto non può nemmeno iniziare. Come dialogare", ha aggiunto Fenaroli, "con  chi affigge sui muri i manifesti della demolizione del campo di via Girelli, e  ci scrive - Uno in meno - ?".
L'amministrazione comunale vuole il superamento dei campi nomadi, e in questo  anche le famiglie sono d'accordo, "ma il superamento non può arrivare manu  militari". La Cgil non vuole essere portavoce dei nomadi, ha continuato  Fenaroli, "perché ogni famiglia si rappresenta da sé"; e questo rende la  situazione più complicata perché l'assessore ai Servizi sociali Giorgio Maione  "vorrebbe parlare con una sola persona, ma qua non c'é un rappresentante unico e  allora bisogna parlare con tutti".
 
 A raccontare le loro storie ci sono alcuni sinti di Brescia. Sergio  Suffer si chiede dove possono andare: "Hanno detto no a tutto e ora, con la  nuova ordinanza, anche ai parcheggi. Verrebbe da dire che ci vogliono in mezzo  alla strada ma anche in mezzo alla strada non possiamo più stare. L'ho detto,  non siamo ancora riusciti a diventare invisibili".
C'erano delle bambine, nel campo, in età scolare, nonostante fosse mattina e  avrebbero dovuto essere a scuola. Si sono giustificate con un "abbiamo perso  l'autobus".
"Ma di sicuro non riusciremo a mandare i bambini a scuola stando in mezzo ad  una strada", ha aggiunto Suffer. La soluzione, secondo i sinti, potrebbe essere  quella di trovare micro aree dove lasciare le famiglie; un'ipotesi che pare  essere già stata scartata dall'amministrazione. Nel campo ora abitano due o tre  famiglie allargate, il che significa circa centoventi persone, anche se il  numero preciso nessuno è sembrato in grado di darlo. 
 
 Francesco Held ha raccontato la sua storia: "Mio padre era nomade, quindi  io sono nomade, se fosse stato avvocato non sarei stato qui". Di lavoro è  giostraio, e un po' di tempo fa si era comprato un'area agricola in via  Serenissima, a Buffalora, "per dare stabilità e un futuro a mia figlia. Un'area  edificabile non potevo permettermela, così ho messo su la mia casetta in un'area  non autorizzata. A quel punto è arrivata questa lettera, mi hanno sequestrato il  terreno, mi hanno detto di portare via la mia casa, ma come faccio? Addirittura  han detto che la casa la demoliscono e io devo pagare la demolizione!"
 
 Come vivono i sinti del campo? Secondo Suffer, "la maggior parte si  occupano della raccolta del ferro"; proprio in quel momento un furgone stava  entrando. "Quell'uomo ha settant'anni e da quaranta raccoglie il ferro. Poi c'è  la solidarietà delle famiglie, che aiutano i loro parenti più in difficoltà. Noi  qui siamo controllati in continuazione", ha concluso poi, con amarezza,  indicando le telecamere all'entrata, "c'è il Grande Fratello, ma nessuno di noi  diventa famoso".