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Espulsioni Forzate e Diritto alla Casa dei Rom in Russia
Riassunto Esecutivo: I Rom che vivono nella Federazione Russa sono vittime di 
dure forme di discriminazione razziale, le più flagranti sono gli sgomberi 
forzati, un fenomeno esteso ed in crescita.
Nel 1956, un decreto del Soviet Supremo proibiva il "vagabondaggio" da parte 
dei cosiddetti Zingari, obbligandoli a stabilirsi. Dopo il collasso dell'Unione 
Sovietica, le autorità russe hanno accordato la privatizzazione della terra, ma 
rifiutato di legalizzare effettivamente gli alloggi delle famiglie Rom sedentarizzate a forza.
Avvantaggiandosi della mancanza della mancanza di documenti sicuri, 
dell'analfabetismo e dei livelli di povertà estremi nella popolazione Rom, le 
amministrazioni russe hanno rifiutato di legalizzare l'occupazione delle terre e 
più spesso l'hanno venduta all'asta al miglior offerente.
I Rom sono incapaci di reagire alle misure di acquisizione delle terre o alle 
ripartizioni delle porzioni nei programmi generali di progettazione urbana (GenPlan), 
che spesso sono decise senza consultarli. Di solito non sono considerati quando 
esprimono lamentele territoriali e senza poteri di fronte ai reclami legali 
presentati dall'amministrazione.
E' un fatto che l'attuale quadro legale sui diritti di proprietà nella 
Federazione Russa è particolarmente complesso. La prescrizione conforme 
dell'articolo 234 del Codice Civile della Federazione Russa sembra essere 
l'unico rimedio legale disponibile per il precaria situazione dei Rom. 
Garantisce la proprietà individuale legale  a quanti ne siano stati in 
possesso apertamente e continuativamente per quindici anni. D'altra parte, di 
solito i Rom non hanno i documenti richiesti per legalizzare le loro case.
Inoltre, la non registrazione delle loro case impedisce ai Rom l'accesso ad 
un'ampia gamma di diritti economici e sociali. Effettivamente, la registrazione 
permanente nella Federazione Russa è obbligatoria, ma pratiche discriminatorie 
ed un alto livello di corruzione tra gli amministratori locali, spesso privano i 
Rom della possibilità di ottenere tali documenti. Ciò ostacola il loro accesso 
all'istruzione, al lavoro e ad altri diritti sociali. Inoltre, gli insediamenti 
dei Rom sono spesso deprivati di servizi essenziali, come l'acqua, l'elettricità 
e il gas.
Come risultato, l'unica maniera è di ricorrere ad accordi sottobanco che non 
offrono garanzia di un indennizzo adeguato o di rilocazione. Sono quindi 
truffati o diventano vittime di sgomberi forzati quando rifiutano di 
allontanarsi volontariamente.
Nella maggior parte dei casi, gli sgomberi forzati seguono ad una decisione 
del tribunale che autorizza l'amministrazione a demolire le case considerate 
"edifici non autorizzati". In queste decisioni, il diritto ad un equo processo è 
spesso violato.
Gli sgomberi vengono spesso condotti con violenza. In alcuni casi, i verdetti 
di espulsione seguono a campagne nei media locali contro l'intera popolazione 
Rom, che li presentano come trafficanti di droga e criminali. In molti casi, 
viene richiesto agli stessi Rom di distruggere le loro case. I Rom non 
beneficiano di alloggio alternativo o di adeguato indennizzo, e sono obbligati a 
trovare un altro posto dove insediarsi.
In questi casi, i cittadini russi non Rom sono di solito capaci di 
legalizzare le loro case o ottenere un alloggio alternativo o un adeguato 
indennizzo, un fatto che conferma la natura discriminatoria degli sgomberi 
forzati. Questi e la demolizione delle case Rom portate avanti dalle autorità 
violano il diritto ad un alloggio adeguato, garantito dalla Convenzione 
Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali e la Convenzione 
Internazionale sull'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Razziale, 
ratificate dalla Federazione Russa.