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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 02/12/2009 @ 09:23:05, in Regole, visitato 1708 volte)

Segnalazione di Elisabetta Vivaldi

COMUNICATO STAMPA: PROCESSI BREVI E … PROCESSI SOMMARI

A.V. è la quindicenne rom accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli (Na) nel maggio 2008, avvenimento che scatenò la feroce devastazione dei campi rom di Ponticelli. L’accusa contro A.V. fu formulata dalla madre della neonata, unica testimone dell’avvenimento, che fornì una versione dei fatti oggettivamente poco verosimile. Secondo il racconto della madre, infatti, A. V. sarebbe riuscita ad introdursi nella sua abitazione dove, approfittando del fatto che la neonata sarebbe rimasta per pochi attimi sola in cucina, sarebbe riuscita a “rapire” la neonata e ad uscire dall’appartamento, il tutto in pochissimi secondi, senza produrre il minimo rumore e senza provocare il pianto della bambina.
L’Avv. Cristian Valle, difensore della piccola rom, ha messo in evidenza la scarsa verosimiglianza del racconto.
Nonostante ciò, il Tribunale per i Minorenni di Napoli ha condannato la minore rom a 3 e 8 mesi, fondando la decisione di colpevolezza sul presupposto che la madre della neonata non avrebbe avuto alcun interesse ad accusare la minore rom se il fatto non fosse realmente accaduto.... Mostra tutto
La difesa della piccola rom ha sempre denunciato la violazione dei diritti fondamentali come, ad esempio, la mancata traduzione degli atti nella lingua conosciuta dall’imputata, questione più volte sollevata ma sempre respinta, nonostante le dichiarazioni della mediatrice culturale che accolse a Nisida la piccola rom, secondo la quale A.V. al momento dell’arresto non comprendeva minimamente la lingua italiana. Ogni richiesta della difesa è stata sistematicamente respinta, perfino la richiesta della messa alla prova e l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato, con la motivazione che A.V. potrebbe avere ingenti patrimoni nel suo paese d’origine. Non le è stato concesso alcun beneficio di legge benché la minore risulti incensurata e in stato di abbandono. I familiari di A.V., infatti, sono scappati a seguito della devastazione del campo rom e delle persecuzioni verificatesi a Ponticelli. La sentenza d’appello ha confermato in pieno quella di primo grado e si attende ora la decisione della Corte di Cassazione. Con il processo ancora in corso, la piccola rom si trova in custodia cautelare nel carcere di Nisida da un anno e mezzo. A nulla sono valse le motivate istanze di scarcerazione.

Da ultimo, il Tribunale per i Minorenni di Napoli, in sede di appello al riesame, ha rigettato le richieste della difesa con una motivazione assolutamente sconcertante e che conferma le denunciate violazioni dei diritti fondamentali della piccola rom. Si legge infatti nel breve provvedimento: “Emerge che l’appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom. Ed è proprio l’essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti, concreto il pericolo di recidiva.” La decisione afferma, quindi, l’esistenza di un nesso di causalità tra l’appartenenza etnica e la possibilità di commettere reati e, ancora più insidiosamente, la tendenza a condotte recidive. Questo assunto, sfacciatamente razzista, si traduce nella decisione di non concedere nemmeno misure alternative alla carcerazione: “Sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano, infatti, misure inadeguate anche in considerazione alla citata adesione agli schemi di vita Rom che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole. Da quanto detto ne consegue il rigetto del proposto appello.”
Il provvedimento di rigetto della richiesta di modifica della misura cautelare afferma a chiare lettere che il collocamento in comunità non è ammissibile in quanto la minore aderisce agli schemi di vita del popolo cui appartiene. In modo assolutamente sconcertante, si afferma l’opzione del carcere su base etnica, e, attraverso la definizione di “comune esperienza”, i più biechi e vergognosi pregiudizi contro la minoranza rom vengono elevati al rango di categoria giuridica.
Questa decisione del Tribunale dei Minorenni - e le stesse parole usate, agghiaccianti quanto spudorate - è perfettamente coerente alle attuali politiche in materia di immigrazione, andandosi a delineare l’esistenza di due distinte giurisdizioni, una per i cittadini e l’altra per gli stranieri.
In un paese che sanziona la clandestinità come reato, l’intera vicenda di A.V. è rappresentativa dell’accanimento giudiziario contro gli “stranieri” che gravemente annichilisce i diritti umani, e della perdita di limiti etici e giuridici oltre i quali le pulsioni più cupe, non incontrando più filtri di alcun genere, si caricano di forza di legge e fondano decisioni giudiziarie.

25 Novembre 2009 soccorsolegalenapoli@yahoo.it

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Di Fabrizio (del 03/12/2009 @ 00:06:25, in Italia, visitato 1559 volte)

Segnalazione di Claudia Tavani

Gazzetta di Reggio

Reggio. La piccola, martedì mattina, si è vestita ed è scappata di casa, vagando tra i parcheggi dei controviali. Antonio De Barre, nomade sinti, l’ha vista e l'ha accompagnata nella caserma della Polstrada di Marco Martignoni

REGGIO. Si è vestita, ha calzato un paio di stivaletti, ha aperto la porta di casa ed è uscita. Da sola, ha affrontato i pericoli della circonvallazione, attraversando viale Timavo. Sara (nome di fantasia per proteggerla, ndr) ha due anni e mezzo e ieri mattina, poco dopo le 8 è sfuggita al controllo dei genitori, vagando tra i parcheggi dei controviali, vicino all’area sgambatura cani di fronte all’ufficio postale. Fino a quando, poco dopo le 9.30, è stata notata da Antonio De Barre, nomade sinti, che stava lavorando, per la cooperativa sociale l’Ovile, impegnato nella manutenzione delle aiuole che delimitano le aree di parcheggio.

L’uomo, ha preso per mano la piccola, l’ha rincuorata coprendola con la sua giacca, accompagnandola al più vicino posto di polizia: la caserma della Polstrada di Reggio che si trova proprio in viale Timavo. Lì, l’ha «consegnata» agli agenti che si sono immediatamente attivati per cercare di rintracciare i genitori della bambina.

FRENETICHE INDAGINI. Dalla centrale della Polstrada si sono staccati due ispettori che, dopo aver fotografato la piccola, hanno setacciato l’area tra viale Timavo, viale Magenta e via Guasco. «Armati» di un palmare, i poliziotti hanno bussato porta a porta, mostrando a residenti e commercianti il viso della bambina con la speranza che qualcuno potesse riconoscerla indirizzando gli agenti alla residenza dei genitori. I controlli sono proseguiti anche all’Esselunga e nella farmacia dello stesso centro commerciale. Fino alla svolta, intorno alle 10.30.

LA DENUNCIA. Il padre della piccola, si è presentato nella caserma della Polstrada di Reggio: «Aiutatemi. Vorrei denunciare la scomparsa di mia figlia». Quando gli agenti hanno sentito il racconto dell’uomo, lo hanno accompagnato negli uffici del comando, dove, alcuni agenti stavano giocando con la bambina, cercando di farle ritrovare il sorriso. A quel punto l’a bbraccio tra il padre e la piccola e la successiva chiamata a De Barre per comunicargli che la bambina che lui aveva salvato dalla strada, stava riabbracciando la famiglia.

LE INDAGINI. Per il padre della piccola, però, sono iniziati diversi accertamenti. Secondo il racconto poi fornito dall’uomo agli investigatori, ieri mattina poco prima delle 8, la moglie era uscita di casa per accompagnare gli altri due figli a scuola. All’improvviso, la più piccola di casa, aveva deciso di seguire la mamma e, sfruttando un momento di distrazione del padre, è uscita di casa.

Un racconto che l’uomo ha poi ripetuto agli assistenti sociali del Comune, immediatamente allertati dagli agenti della Polstrada che, nel frattempo, hanno anche avvisato la procura del tribunale dei Minori di Bologna. Gli investigatori ora stanno valutando tutti gli elementi raccolti e stanno vagliando attentamente la posizione del padre della bambina che rischia una denuncia per omesso un controllo.
(02 dicembre 2009)

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Di Fabrizio (del 03/12/2009 @ 09:43:13, in Regole, visitato 2320 volte)

Segnalazione di Eugenio Viceconte

Immigrazione.biz Accordo raggiunto con il Prefetto di Roma

Ai nomadi che non hanno commesso reati verrà rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Questo l’accordo raggiunto con il Prefetto di Roma, Pecoraro alla vigilia dell’attuazione del piano nomadi del Comune di Roma.

I nomadi residenti nei campi della Capitale privi di permesso di soggiorno ma senza precedenti penali, chiederanno alla Questura di Roma il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. La valutazione del possesso dei requisiti per il rilascio sarà valutata da una commissione governativa e chi non ne avrà diritto sarà espulso. “Il documento umanitario”, spiega Najo Adzovic, rappresentante del Casilino 900 “consentirà a quelle persone che mostrano volontà di integrazione, di lavorare e mandare i figli a scuola, di regolarizzare la loro posizione. Basta pensare che molti di questi sono in Italia da oltre 30 anni”. Sono già cominciate presso l’ufficio immigrazione della Questura di Roma le operazioni di fotosegnalamento dei primi Rom dell’ex Jugoslavia del campo nomadi di via di Salone.

Il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, come spiega Adzovic, si è reso necessario soprattutto a seguito dell’ entrata in vigore della legge sulla sicurezza che ha previsto il reato di ingresso e soggiorno illegale in Italia. Le sanzioni penali – un’ammenda da 5mila a 10mila euro - sarebbero dunque scattate per tutti i residenti del campo privi di permesso di soggiorno. Accanto al permesso di soggiorno resterà comunque il Dast (Documento di autorizzazione allo stanziamento temporaneo) presentato dal Campidoglio che servirà per attestare la residenza di una persona in un determinato campo nomadi.

Il permesso di soggiorno per motivi umanitari è regolato dall’articolo 5 comma 6 e dall’articolo19 comma 1 del Testo Unico Immigrazione che prevedono l’inespellibilità se ricorrono seri motivi di carattere umanitario o risultanti da obblighi internazionali che non consentono l’allontanamento dal territorio nazionale. Può essere rilasciato dalla questura a seguito di acquisizione di documentazione riguardante i motivi della richiesta relative ad oggettive e gravi situazioni personali – art. 11 c. 1 lett. C)ter DPR 394/99.

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Di Fabrizio (del 03/12/2009 @ 09:54:54, in Italia, visitato 1767 volte)

 Cronaca della deportazione della comunità romena di via di Centocelle a Roma, (11.11.09), raccontata attraverso le foto di Simona Granati e Stefano Montesi.

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Di Fabrizio (del 04/12/2009 @ 09:00:13, in Italia, visitato 1842 volte)

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Di Fabrizio (del 04/12/2009 @ 09:29:24, in musica e parole, visitato 3220 volte)

Venerdì 11 dicembre 2009 dalle ore 18.00
Presso: C.S. Casa Loca Viale Sarca 183 Milano

Trio Mirkovic & Muzikanti di Balval presentano la
GRANDE FESTA BALCANICA
IV EDIZIONE
Ven11 dicembre 2009 alla CASALOCA

Dalle 18
Milano e razzismo: dalle politiche xenofobe alle alternative sul territorio
Incontro pubblico con la partecipazione di Alfredo Alietti (Università di Ferrara) autore di "Società urbana e convivenza interetnica", le Maestre del quartiere Lambrate/Rubattino e Omar Caniello di Radio Popolare

Dalle 20
Cena tradizionale balcanica a cura della Kafana Sevdah Marinkovic
Zuppa
Peperoni ripieni
Cevapcici, Insalata di cavolo, Pane fatto in casa

Dalle 22 fenomenale concerto
Muzikanti - Trio Mirkovic
& all the night… Jam session esplosiva

Per la cena si consiglia la prenotazione via mail: festabalcanica@yahoo.com prezzi popolarissimi (5euro l'ingresso+5 per la cena!)

www.casaloca.it

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Di Fabrizio (del 05/12/2009 @ 09:01:47, in Europa, visitato 1738 volte)

Ricevo da Roberto Malini

nell'immagine tratta da Wikipedia: La Giralda di Siviglia. Attualmente campanile della Cattedrale, era in età islamica il minareto della Grande Moschea

Milano, 2 dicembre 2009. Dall'Italia l'intolleranza si diffonde in Svizzera, dove un referendum ha proibito la costruzione di nuovi minareti. E' stato facile, per il Partito Popolare Svizzero (SVP), di estrema destra, ottenere il 57% dei voti. Nel clima di diffidenza e sospetto che caratterizza oggi la Svizzera, come si poteva credere che il popolo decidesse di manifestare apertura verso la fede islamica? Perché mai avrebbe dovuto farlo, visto che i media descrivono tutti i musulmani come nemici della civiltà occidentale? A causa delle politiche contro i Diritti Umani, l'Unione europea rischia una vera e propria crisi della democrazia. La democrazia si fonda infatti sulle Costituzioni e le carte che tutelano i diritti delle minoranze, visto che le maggioranze hanno quale privilegio intangibile - nell'istituzione democratica - il diritto di governare. Nel nostro continente è in vigore la Carta dei diritti fondamentali nell'Unione europea (http://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf). La "volontà popolare", spesso manipolata attraverso i media e la propaganda, non può e non deve sostituirsi ai Diritti Umani. In Italia movimenti anti-immigrazione e anti-minoranze come la Lega Nord, Forza Nuova, i partiti di estrema destra e, ormai, anche il Pdl chiedono ai cittadini: "Volete i Rom?", "Volete i rifugiati?", "Volete gli stranieri poveri?", prospettando scenari apocalittici o invasioni barbariche. I cittadini rispondono "no, non li vogliamo" e le Istituzioni fanno leggi razziali. Con i referendum, si ottengono gli stessi risultati. Ma tutto questo è illegittimo e antidemocratico, perché viola i diritti delle minoranze, che non dovrebbero essere in discussione. Per recuperare la democrazia, è necessario impedire la propaganda e i referendum contro le minoranze. Altrimenti, sull'onda della "volontà popolare", presto i comparti sociali più vulnerabili saranno privati dei più elementari diritti della persona: "Volete le sinagoghe?", "Volete coppie omosessuali in giro per le città?", "Volete che circolino pubblicazioni che presentano altre forme di cultura, religione, civiltà?", "Volete che il denaro pubblico sia speso per dare assistenza ai poveri?", "Volete che si diffondano modi di vivere alternativi a materialismo e consumismo?". Un po' di propaganda e la risposta sarà sempre "no". No alle diversità, che spaventano il "comune buon senso". Senza l'inviolabilità dei Diritti Umani, vi sono le atrocità che si commettono da sempre in nome del popolo, quello steso popolo che applaudiva l'Inquisitore assistendo al tragico spettacolo dei roghi; quello steso popolo che acclamava Hitler e i suoi volenterosi carnefici; quello stesso popolo che in tante occasioni ha partecipato attivamente a pogrom e purghe etniche; quello stesso popolo che. armato di badili, picconi e bastoni, massacrava il popolo ebraico negli Stati Baltici, affiancando le sanguinose operazioni degli Einsatzgruppen. Quello stesso popolo che oggi - nonostante gli insegnamenti che la Storia recente cerca invano di trasmetterci - sorride agli sgherri e applaude il loro operato quando sgomberano un insediamento Rom o arrestano qualche immigrato scampato alle guerre o alle carestie nei Paesi poveri. Totale disumanità. Grado zero della democrazia.

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Di Fabrizio (del 05/12/2009 @ 09:40:06, in Europa, visitato 1590 volte)

TicinoOnLine

BERNA - Il Consiglio federale ha approvato il quarto rapporto sull'applicazione della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie. Esso fornisce uno spaccato della politica linguistica della Svizzera con particolare attenzione alla promozione dell'italiano e del romancio.

Il rapporto prende posizione sulle raccomandazioni del Consiglio d'Europa, che chiedeva in particolare ai cantoni Ticino e Grigioni di promuovere l'italiano e il romancio. Nel canton Grigioni l'introduzione del rumantsch grischun nelle scuole è un progetto pilota ancora in fase di realizzazione. Per quanto concerne la raccomandazione di utilizzare il romancio nelle sfere pubbliche, Coira ha fatto sapere che la legge cantonale sulle lingue garantisce l'uguaglianza delle tre lingue ufficiali del Cantone (italiano, tedesco e romancio).

Il Consiglio d'Europa aveva raccomandato anche alla Svizzera di mantenere vivo il dialogo con chi parla la lingua jenisch (il popolo Jenish rappresenta la terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom e i Sinti). Berna risponde di sostenere un progetto realizzato dagli jenisch stessi, che permette loro di mantenere e promuovere la loro lingua e cultura.

La Svizzera ha approvato la ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie nel 1997. I paesi coinvolti sono tenuti a consegnare ogni tre anni un rapporto. Le finalità essenziali della Carta sono: conservare e promuovere la pluralità linguistica come uno degli elementi più preziosi della vita culturale europea.

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Di Fabrizio (del 06/12/2009 @ 09:01:30, in Europa, visitato 1558 volte)

Da Czech_Roma. Per una volta, un lieto fine

Ostrava, 2.12.2009, 14:02, (ROMEA) I dottori hanno rilasciato oggi Natálka dall'ospedale, per continuare la degenza a casa. La bimba rom di due anni aveva sofferto di severe ustioni come risultato di un attacco incendiario contro la sua famiglia a Vítkov. Continuerà comunque ad andare regolarmente all'ospedale e probabilmente dovrà subire ulteriori operazioni. Sconterà l'impatto del trauma per il resto della vita.

"Il trattamento è stato molto impegnativo dal punto di vista medico. Nessun altro infante di quell'età con ferite tanto estese era mai sopravvissuto prima in questo paese." ha detto a ČTK Michal Kadlčík, rappresentante della divisione del Centro Trattamento Ustioni dell'ospedale di Ostrava.

La madre di Natálka, Anna Siváková, non sa come ringraziare i dottori. "Dire grazie non basta. E' troppo poco: le hanno salvato la vita. Vorrei dare loro un abbraccio enorme," ha detto la giovane donna.

Oggi, dopo sei mesi di degenza in ospedale, la signora Siváková porterà sua figlia a vivere nella nuova residenza di Budišova nad Budišovkou. La famiglia ha ottenuto la casa con i soldi di una sottoscrizione pubblica. Le due sorelle e a suo padre la stanno aspettando assieme agli altri parenti. "E' tanta la voglia di rivedere Natálka che sono rimaste a casa da scuola," ha detto Siváková.

ROMEA, ČTK, translated by Gwendolyn Albert

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Di Fabrizio (del 06/12/2009 @ 09:17:35, in musica e parole, visitato 1845 volte)

VareseNews

Un libro sui pregiudizi verso i popoli nomadi, costruito a partire da un viaggio in un campo rom. Con la prefazione di don Colmegna, presidente della Casa della Carità

È in libreria Quel virus chiamato rom, libro-diario di Silvio Mengotto, edito dalla cooperativa culturale In dialogo di Milano, dove con parole e fotografie si racconta il lungo viaggio compiuto, giorno dopo giorno, in un campo rom alla periferia di Milano. Un giorno, parlando con una donna, l’autore del libro rimase colpito da una frase: «Noi continuiamo nel bene e nel male a parlare di rom, mentre abbiamo bisogno di parlare con i rom». Da questa intuizione nacque l’idea di scrivere un diario dell’esperienza vissuta accanto ai nomadi nell’arco di due anni, sino allo sgombero definitivo del campo, eseguito freddamente e senza una reale alternativa. Pagine scritte dal vivo, per sconfiggere il disagio e persino la paura della presenza degli zingari nelle nostre città. Pensieri, riflessioni, emozioni, dubbi, interviste che hanno memorizzato le relazioni significative, aprendo gli occhi del cuore su un mondo rom, ancora troppo sconosciuto. Un diario che si è trovato a costruire il ponte della relazione non per parlare dei rom, ma dopo aver parlato e comunicato con loro.

Scrive l’autore: «Tra i cinque sensi dell’uomo quello della vista esercita un’autorità che stordisce, molto più forte dell’udito. Quando si entra nel campo rom per vedere, per conoscere bene la
situazione, occorre superare l’autorità esercitata da ciò che si vede subito, a prima vista, e aprire gli occhi ad un secondo sguardo. Guardare il campo rom significa tradurlo, decifrarlo, per “accogliere” ciò che si può vedere solo aprendo le ciglia del cuore. Non è solo un’esperienza fisica dei sensi, ma un vero esercizio di sapienza.»

Dice don Virginio Colmegna, fondatore e presidente della Casa della carità di Milano, nella prefazione al volume: «In questo mondo vi è tanto inferno… eppure il fatto che il Figlio dell’Uomo vi è stato ed ha portato proprio lì il germe del paradiso mi fa comprendere il valore dello stare in mezzo, non per assorbire il senso di morte, ma per ridare la speranza di attraversare, di lasciare alle spalle questo stare in mezzo, nella periferia di abbandono, per poter ripensare alla risurrezione scendendo ogni giorno negli inferi. […] Quando essere nati in un campo nomadi o essere rom diventa un’infamia che marchia il singolo a prescindere dalla sua storia personale, noi vediamo crescere uno strisciante razzismo. Dobbiamo, invece, far respirare la bellezza della giustizia fraterna, rifuggendo dall’orribile fraintendimento che colloca la proclamazione della legalità come difesa di sicurezza contro qualcuno, come via carica di mentalità espulsiva. Per questo stiamo nel mezzo promuovendo una legalità, soffocata nei tanti inferni, soprattutto laddove la diversità è presupposto di inferiorità».

2/12/2009

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