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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 27/07/2009 @ 09:46:03, in Europa, visitato 2487 volte)

Da Slovak_Roma. Spesso, sull'onda di fatti di cronaca e delle emozioni che suscitano, quando si parla di Rom si finisce nei massimi sistemi, o peggio nelle tragedie interminabili. Viene data poca attenzione alla conoscenza, al come si viva la vita di tutti i giorni, ai sentimenti e alle loro aspettative. Il brano che segue (lunghetto) fa parte di una serie di interviste che Kristína Magdolenová ha compiuto per presentare le donne rom come sono, con i loro problemi e speranze. Individuando dei modelli positivi in cui le altre romnià possano identificarsi o replicare. Cercando di smontare quell'aurea di mito (positiva o negativa) che sempre le ha circondate. Un'altra intervista, che avrei voluto tradurre ma non ho trovato il tempo, su Roma Press Agency

The Slovak Spectator

20 luglio 2009 Abbiamo il diritto di essere chiamati Rom By Kristína Magdolenová & Jarmila Vaňová

Margita Damová Source: Courtesy of Roma Press Agency

Margita Damová non ha mai lasciato il villaggio di Rankovce nella regione di Košice. E' nata terza di 11 figli in una casa di muratori. Ha terminato il nono grado delle scuole primarie, ma dice che avrebbe sempre voluto andare a scuola ed imparare di più. Oggi, a 50 anni di età, crede di avere ancora il tempo per cambiare la sua vita.

Quante ragazze eravate in famiglia?

Eravamo undici figli. Sette ragazze e quattro ragazzi.

Quanti di voi hanno terminato la scuola?

Sei in tutto. I miei quattro fratelli e due sorelle.

Che tipo di scuola hanno frequentato? Cos'hanno studiato?

Mio fratello più giovane si è formato meccanico per auto e altri due sono muratori. L'altro mio fratello è un saldatore. Tutte e due le sorelle hanno terminato l'istituto tecnico.

Lavorano?

Uno dei miei fratelli vive nella Repubblica Ceca. Ha un lavoro, ed un fratello in Slovacchia ha un lavoro.

Perché non hai completato gli studi?

Ero la ragazza più grande ed era necessario aiutare mia madre, perché c'erano sorelle e un fratello più giovani. Lui era ammalato e mamma spesso lo portava dal dottore, così dovevamo aiutarla a casa.

Per te non è stato difficile rimanere a casa e non continuare i tuoi studi? E' stato un bene per te?

E' stato difficile. Io volevo fare la parrucchiera. Era il mio desiderio, ma non sono stata fortunata nella vita. Ma in ogni modo, taglio i capelli. Sia alle donne che agli uomini.

I tuoi genitori cosa vi hanno incoraggiato a fare?

Volevano che facessimo le cose bene, fare qualcosa per noi stessi. Ma non ne ho avuto la possibilità.

Si sono curati adeguatamente di voi? Avevate abbastanza da mangiare, di che vestirvi e tutto ciò di cui avevate bisogno?

Sì, si prendevano cura di noi, ed avevamo tutto di cui ci fosse bisogno. Mio padre lavorava duro. A volte portava a casa una sola corona del suo stipendio, perché aveva saldato un grande conto per gli alimenti.

Ha avuto altri figli?

Ha avuto altri quattro figli che ha mantenuto.

Quindi avete avuto una vita difficile?

Non penso. Mio padre è stato comunque premuroso.

Tu non hai completato gli studi, Vostra madre ha incoraggiato tu e le tue sorelle a rimanere a casa e a curarla?

No, no, no. Ero io che volevo aiutarla, perché vedevo che era troppo per lei.

Come ti ha detto tua madre che non avresti terminato gli studi?

Ma i miei genitori volevano che andassi a scuola. Lo volevano. Volevano che studiassi, perché mi piaceva. E mi piace ancora.

Quindi è stata una tua decisione di non andare a scuola e rimanere a casa per aiutare tua madre con i più piccoli?

Sì, volevo aiutarla. Le ho detto che non sarei più a scuola, ma che mia sorella avrebbe continuato a farlo.

Quindi hai abbandonato il tuo grande sogno per la tua famiglia?

Sì, ho lasciato per la famiglia.

Quanti anni avevi quando ti sei sposata?

20 anni. Per un po' avevo lavorato in un ospedale. Aiutavo mia madre in questo modo, perché stavamo costruendo una casa, così andai a lavorare.

Come hai incontrato tuo marito?

Lo incontrai qui a casa, nel villaggio. Avevo quattro anni più di lui. Prima non mi ero mai sognata una cosa simile. Lavoravo, e lui vide che guadagnavo bene e che ero una persona onesta, così iniziammo ad uscire assieme.

Lo amavi?

Non del tutto, no, perché i miei genitori non lo volevano.

Perché?

Era un orfano. Aveva solo 10 anni quando morì sua madre. E' per questo che non lo volevano. Perché era un orfano e con lui non avrei avuto una buona vita.

Avevano ragione?

Sì, l'avevano. Ora mi spiace, anche se viviamo insieme. Lavora di tanto in tanto, porta a casa un po' di soldi... ama i nostri figli... ma penso che non sia quello che voglio.

E cosa vuoi?

Qualcosa di meglio. Non mi impedisce di fare le cose; frequento dei corsi, vado in giro, e mi appoggia e i miei bambini anche mi appoggiano. Ma non mi aspetto niente di buono da lui...

Quanti figli avete?

Sette.

A che età hai avuto il primo figlio?

Ho avuto il primo figlio a 22 anni. Il secondo a 24 anni. Ho sette figli, sei ragazzi e una ragazza.

Se tu potessi tirare indietro l'orologio, vorresti avere così tanti bambini con tuo marito?

No. Non lo vorrei, perché viviamo tempi difficili.

Quando ti sei sposata, pensavi che la tua vita sarebbe stata così?

Pensavo che avrei avuto una bella vita, perché lui è orfano e sarebbe stato più gentile con me. Ma non è così. Al contrario, è umano, ha solo un aspetto negativo. Preferirei non parlarne.

Quale aspetto? Beve?

Gli piace bere. E' il suo lato cattivo.

E i vostri figli a che punto sono? Cosa vorreste per loro?

Cosa vorrei per i miei figli? Qualcosa di meglio. Una vita migliore di quella che hanno adesso. Che vivano come facevo io con mia madre, avevo tutto il necessario. Ma forse a loro non manca niente di significativo, perché do loro tutto l'amore che ho in me e ogni cosa che posso. Proprio come faceva mia madre.

Hai avuto l'opportunità di offrire loro una vita migliore?

No, non l'ho avuta.

Cosa non hai avuto?

Cosa non ho?! Non ho una casa. L'ho desiderata per tutta la vita.

Hai mandato i tuoi bambini a scuola?

No. Mia figlia, che ora va alla scuola primaria, voleva studiare. Ma ora ha solo 13 anni. Ma io continuo a ripeterle sempre: io non ho studiato, e neanche i tuoi fratelli, ma almeno tu puoi. Lei mi ascolta, e mi dice che studierà, che vuole farlo. Vorrebbe andare ad un istituto d'arte, lo spera. Mi dice sempre che andrà ad una scuola artistica.

Cosa la incoraggi a fare?

Ho solo una figlia e vorrei che avesse una vita migliore della mia.

Ed i ragazzi?

Ora solo tre sono con me. Gli altri vivono con le mogli; tre sono single.

Pensi di essere stata felice nella tua vita?

A volte sono felice e a volte no. Non mi sento così bene come vorrei.

Quando sei felice?

Quando vado ai corsi di formazione. Lì sono contenta con tutto e sono felice. E quando ho soldi.

Quando sei triste?

Sono felice. Perché no? Lo sono.

Nella tua opinione cos'è la felicità?

Cos'è la felicità per me?! Non so dirlo. Soldi? I mie figli, penso. Perché sono tutto quel che ho. E mia madre. Mia madre è tutto quel che mi rimane. Mio padre è morto.

Come ti vestivi quando ci sono i tuoi genitori?

Con mia madre? Come gli altri giorni, forse un po' meglio. Compravo le cose che volevo.

Indossavi pantaloni?

Sì, pantaloni moderni. Li facevo da me. E per questo guadagnavo un po' di soldi.

Il tuo modo di vestire è cambiato con tuo marito?

All'inizio era più povero, ma ora mi permette di più. Ha solo un difetto ed è il bere. Non tutti i giorni, ma davvero non sopporto l'alcool.

Quando beve, ti picchia o picchia i bambini?

No. Non posso dirlo. Non mi picchia. Piuttosto finisce che piange su di noi. Dice che sua madre gli manca davvero. Non picchia me o i bambini.

Chi ha cresciuto tuo marito?

La sua matrigna. Avevano una matrigna cattiva. Penso che dipenda da quello.

E' andato a scuola?

Ha studiato due anni come carpentiere, ma non ha potuto finire con la sua matrigna. Poteva avere, ed ha avuto un'opportunità all'inizio. Sa leggere e scrivere, ma ha perso questa possibilità di completare la scuola. Lei non le dava i soldi per il biglietto del bus.

Quando pensi alla tua vita, ne sei soddisfatta? Ti va bene come stanno le cose?

Beh, devo esserne soddisfatta. Cos'altro posso fare?

Quando qualcuno è vivo, vuole sempre qualcosa. Non ti aspetti nient'altro dalla vita?

Sono soddisfatta della mia vita. Tutto ciò che ho fatto, l'ho terminato. Non sono soddisfatta del fatto di vivere con i miei figli. Vorrei una vita migliore per loro. Vorrei una casa per loro. Se vincessi alla lotteria, comprerei una casa e farei qualcosa anche per mia madre. Allora sarei più soddisfatta.

Cosa vorresti fare per tua madre?

Che ne so? Farei qualcosa per lei.

Lei manca di qualcosa?

Realmente no. Non le manca niente, perché l'aiuto in tutto, anche se forse sarei più contenta se avesse legna per l'inverno.

Chi vive con tua madre?

Vive in una casa con mio fratello, ma ha una casa sua. Ma... una figlia è una figlia.

Perché? E' meglio per i Rom se una figlia più grande si prende cura di loro?

Sì. E' meglio perché una nuora non curerà una suocera come può farlo una figlia. Le spiacerà.

Allora tua madre non ti lascerà la sua casa, ma lo farà con sua nuora.

Non importa. Ho portato a termine ogni cosa. Non sono invidiosa. Non invidio mio fratello. Nostro padre si prese cura di noi, ma non gli obbedivamo. Avremmo dovuto maritarci meglio. Avremmo dovuto fare come mio fratello.

Quando tua figlia crescerà, le dirai di ascoltarti perché sennò finirà come te, una persona che non obbediva ai suoi genitori?

Ecco cosa le dico tutto il tempo: di obbedirmi come io obbedivo a mia madre.

Come vuoi migliorare la tua vita? Cosa vuoi fare?

Cosa voglio fare? Come cambierei la mia vita? Come posso risponderti? Beh, per mia figlia, voglio che stia a scuola. Cambierei questo. Anche se non ho terminato gli studi, che almeno lei lo possa fare.

E se lei non volesse, la obbligheresti?

No, perché anche lei lo desidera. Mi dice sempre che finirà la scuola e che vuole continuare gli studi. Vuole andare ad un istituto artistico, come me.

Secondo te, la vita di una donna rom è differente da quella di una non-rom?

Sì, perché hanno una condizione generale migliore delle donne rom. Ma se una donna rom diventa più saggia, può ottenere tutto ciò che ottiene una donna non-rom.

Pensi che le ragazze non-rom obbediscano alle loro madri più di quelle rom?

Obbediscono, sì. Le donne non-rom obbediscono alle loro madri perché vanno a scuola e la finiscono e così hanno una vita migliore.

Tu non hai un'istruzione; non hai terminato la scuola, ma ora stai frequentando dei corsi di formazione, non solo a Košice o qui a Rankovce, ma talvolta vai anche più lontano. Cosa vi hai trovato di così interessante. Perché ci vai?

Perché ho iniziato ad andarci? Perché me l'ha chiesto Kveta. Aveva bisogno di un'altra donna. Me ne ha parlato e le ho detto che sarei andata con lei. La prima volta che ci sono andata mi è piaciuto veramente. Sono due anni che frequento. Lì ho incontrato altre donne e abbiamo portato avanti due progetti, così adesso so come fare tutte queste cose e voglio imparare di più.

Cosa ne dicono in famiglia o i tuoi figli?

Mio marito è orgoglioso del fatto che ci vada. Sa che avrei sempre voluto studiare ed imparare qualcosa e che non è stato possibile. Così da quando ho iniziato mi dice che dovrei continuare e che lui ed i figli mi appoggiano.

Spesso sei lontana da casa ed i bambini hanno bisogno di qualcuno che li curi. Chi lo fa per te?

Lo fa mio marito. Porta nostra figlia a scuola, perché è l'unica che la frequenta, ed i tre ragazzi l'aiutano in ogni cosa. Gli sto insegnando a cucinare. Lui sa fare soltanto piatti semplici, ma vuole imparare a fare cose più complicate. Ne sarà capace. Molte volte torno a casa e mia figlia mi dice: "Mamma, papà cucina meglio di te". Così mi da supporto in questa maniera.

Tuo marito ed i bambini sono orgogliosi di te?

Sono orgogliosi di me. Spesso mio marito va da un non-rom a lavorare e là mi elogia, gli racconta tutto quello che ho ottenuto, e come vorrebbe che usassi le cose che ho imparato altrove. Lui non è stato capace di farlo e sa che è il mio sogno, questo desiderio di essere istruita, così è orgoglioso di me.

Cosa dicono di questo gli altri Rom?

Cosa dicono i Rom? Tu sai com'è tra di noi. Talvolta ne parlano bene, altre volte dicono cose cattive. A volte sono orgogliosi che due donne del villaggio frequentano dei corsi e a volte ci sottovalutano. Noi, d'altra parte, non ce ne preoccupiamo. Siamo orgogliose di quel che facciamo. Succede nella vita, che gli altri ti tirino giù, ma avevamo previsto che accadesse, perché vedono solo il fatto che ci dirigiamo altrove.

Tu hai familiarità con la difficile vita delle donne negli insediamenti rom. Cosa c'è bisogno che cambi? Cosa dovrebbero essere in grado di fare?

Cosa dovrebbero fare le donne? Non c'è acqua. L'acqua ti permette di fare molte cose, è per questo che usciamo per procurarcela. A volte il pozzo funziona, altre no. L'acqua corrente a disposizione ci manca davvero.

Pensi che sia bene che le donne rom non lavorino e si prendano cura della famiglia?

No, questo non è giusto. Ora si stanno aprendo nuove opportunità di lavoro. Non sarebbe per niente un problema, visto che ho perso il lavoro e c'è sempre bisogno di soldi.

Riesci ad immaginarti in politica?

Perché non dovrei? Sono una donna abbastanza saggia su queste cose, sul cosa fare nel mondo. Mi piacerebbe essere coinvolta; ogni donna lo sarebbe.

Hai mai incontrato donne non-rom?

Sì, ci incontriamo. Ci incontriamo anche con alcune donne della Grecia. Erano qui per insegnarci. Molte volte vengono donne da Bratislava. Ora torniamo a Bratislava.

Le donne non-rom come vi percepiscono?

Intendi qui in Slovacchia. Bene. Sono orgogliose di noi, orgogliose del fatto che hanno trovato almeno due donne rom di buonsenso, e anche se non abbiamo studiato a scuola, sappiamo come andare avanti, che è anche ciò che vogliamo.

La maggioranza dei Rom dice che prima del 1989 i Rom vivevano meglio. Com'è cambiata la vostra vita?

Com'è cambiata... prima tutti avevano da lavorare. Ora molti Rom dipendono dai benefici sociali, ma ci sono opportunità... anche per i Rom, di lavorare. Forse quattro di noi lavorano regolarmente a contratto. Anch'o vorrei trovare un lavoro.

La tua famiglia viveva meglio prima o dopo la Rivoluzione?

Forse è lo stesso. Non importa. Mio fratello ora guadagna abbastanza bene. Io penso che non importi, prima o adesso. Solo, prima della Rivoluzione il cibo costava parecchio di meno, ora è più caro. Ma una persona deve vivere sempre.

Si possono cambiare la posizione e le vite delle donne rom?

Si può se le donne rom vogliono cambiare. Perché no? E' pieno di donne rom capaci, Queste cose possono cambiare.

Nella famiglia chi è il cosiddetto "capofamiglia"? La donna o l'uomo?

In casa nostra lo siamo tutti e due su basi di parità. Lui porta a casa i soldi e io mi prendo cura della casa.

Hai detto che la politica per te è interessante. Come vorresti essere coinvolta, per esempio, come rappresentante o cosa?

E' una domanda molto difficile, ma penso probabilmente in qualche tipo di rappresentanza. Se lo fossi allora tornerei a casa, sarei capace di dire agli altri cosa c'è di nuovo sulla scena politica. Mi piacerebbe.

La vita di una donna è più difficile di quella di un uomo?

Penso che gli uomini abbiano una vita più dura, perché trovare un lavoro e viaggiare per avere uno stipendio e poi le donne spendono questi soldi guadagnati con fatica. Lei deve essere una brava donna di casa e considerare seriamente ogni corona che suo marito ha guadagnato duramente.

La donna non ha una vita difficile?

Anche la sua è dura, perché oltre a tutto, deve anche lavorare. Non può sedersi a casa e aspettare suo marito. Ora c'è un programma di attivazione al lavoro e lavoro volontario. Se fa lavoro volontario, ha da fare sempre di più. Ti offrono il lavoro che svolgi di più degli altri nell'attivazione al lavoro. Lavoro duro.

Se tornassimo tra cinque anni, cosa pensi che sarebbe cambiato nella tua vita rispetto a oggi?

Penso che vivrò meglio di adesso. A dire il vero, anche adesso non vivo così male, ma forse ciò andrà meglio se mi impegno.

Per cosa ti stai impegnando? Tua figlia ha ora 13 anni, tra cinque anni ne avrà18. Che sarà di lei?

Allora, che si sposi presto - non lo vorrei. Non voglio questo. Voglio che impari e che vada a lavorare da qualche parte. Non dovrebbe lavorare all'aperto, è meglio dentro, perché ora ci sono più opportunità. Anch'io ho lavorato dentro un edificio. Stavo al caldo e facevo il lavoro degli uomini.

Se tu potessi dire qualcosa ai membri del Parlamento Europeo riguardo i Rom in Slovacchia, cosa sarebbe?

Che è una questione abbastanza importante.

Cosa dovrebbero conoscere questi rappresentanti sui Rom in Slovacchia? Cosa vorresti dirgli sulla vita dei Rom?

Non so di come vivano i Rom altrove nel mondo, ma ci sono Rom poveri e Rom ricchi. Sarebbe tutto se i Rom avessero pari diritti agli altri, perché i Rom non hanno mai diritti.

Cosa vorresti cambiare nella vita dei Rom per i prossimi cinque anni?

Cosa vorrei che cambiasse? Tutto: la loro vita, così che non vivano come adesso, ma come deve vivere una persona; così che non fossero tanto poveri, che la disoccupazione non fosse così alta. Vorrei che i Rom potessero vivere come gli altri.

La tua famiglia mantiene qualche tradizione rom?

Non penso. Io non so nemmeno che tipo di tradizioni siano le tradizioni rom.

Parli il romanés?

Sì, parlo romanés. E' la lingua che mi ha  insegnato mia madre.

Quando sei tra i non-rom cosa ti offende o ti avvilisce di più nel loro approccio verso di te o verso gli altri Rom?

 Se sono lavoro, non mi importa degli impedimenti. Faccio lavoro volontario e lì mi chiamano zingara. I dico: zingari non ce ne sono più, ci sono solo Rom. Prima, apparentemente "ingannavamo" la gente, mentivamo, ma ora siamo Rom. Quindi questo mi offendeva, così dovetti rispondere ad una donna. Anche tu sei una "zingara", dissi, perché anche tu "inganni", tu menti, e sei una non-rom. Ora abbiamo il diritto di essere chiamati Rom.

Interviews with Roma women are part of a project by the Roma Press Agency and will be published in a forthcoming book.

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Di Fabrizio (del 26/07/2009 @ 09:40:34, in musica e parole, visitato 4303 volte)

Ricevo da Alberto Maria Melis

Fiaba romà russa in italiano - romanés - curata da Angela Tropea per il mio volume di fiabe zingare

Saporo
Questa fiaba è stata raccolta e trascritta da Vadim Toropov nel 2002 nel villaggio di Natukhaev, che si trova nella regione di Krasnodar, in Crimea.
L'informatore è Pjotr Nicolaevič Ğumalej (Ljatjuni) nato nel 1985.
Il tema trattato è comune a quello di altre fiabe simili presenti in diversi gruppi zingari. E' una fiaba molto diffusa anche nella tradizione popolare russa (Lo zar Serpente).
Di essa esiste anche una versione kalderaš , trascritta dagli ziganologi Efim Drutz e Aleksej Gessler (registrata nella zona di Leningrado – l'attuale San Pietroburgo).
Gli antenati dei kalderaš erano di origine balcanica e apparvero in Russia nella seconda metà del XIX sec.
Gli Zingari di Crimea di autodefiniscono Romà e definiscono gli Zingari di tutti gli altri dialetti Lachoja, spesso usato in forma dispregiativa.
In base al luogo in cui si stanziano, gli Zingari di Crimea si suddividono in Krymlydes (che abitano in Crimea), Kubanludes (abitanti in Kuban, parte settentrionale dell'attuale regione di Krasnodar, al confine meridionale del fiume Kuban) e Cjornomorludes (abitanti della costa caucasica del Mar Nero).
La lingua parlata dai diversi gruppi presenta una sorprendente stabilità e non ha subito fenomeni di creolizzazione. Tra di loro preferiscono usare la lingua materna, sebbene tutti parlino con padronanza il russo e le lingue dei posti in cui soggiornano. Il dialetto da loro utilizzato è privo di alfabeto scritto, pertanto per la trascrizione si fa ricorso all'alfabeto russo e all'ortografia russa che purtroppo a volte non dà un'adeguata riproduzione del termine zingaro (da Istorjia i Fol'klor Krymskych Cygan, di Vadim Toropov).


Per la traslitterazione dai caratteri russi ai caratteri latini , sono stati seguiti i criteri indicati da Giulio Soravia nei suoi interventi sulla rivista Lacio Drom.
– [ č ] è la c di cielo; – [ ğ ] è la g di gelato – [ g ] è la g di ghiro; – [ k ] è la c di cane; – [ h ] è leggermente aspirata, come in inglese o in tedesco; – [ x ] è la aspirazione del tedesco ch in ach; – [ j ] è la i di ieri; – [ kh, ph, th ] si pronunciano come k, p e t seguite da una leggera aspirazione; – [ s ] è la s di sasso; – [ š ] è la sc di scena; – [ ts ] è la z di zio (affricata dentale sorda); – [ z ] è la s di rosa, o la z del francese o dell'inglese; – [ ž ] è la j del francese jour.


SAPORO

Bešelas phuro taj phure, taj na sas lende puja. Taj sas gere, vaj, phure. Taj nanaj, kon pal lende doghljadyval, vaj gere. Vaj pečka si, vaj kašta kamen. Taj gele ande veš, ande veš te phagerel kašta. Phagerel o phuro, e phurjake phenel: Aj tyj taskaj!
Ej, akana, koroče, lel o phuro phagerel, e phure tašydijel. Akana phakarel, phakarel, koroče, taj phakerel jekh kaš. Aj dikhel ande si tiknoro saporo. Saporo si taj si, kaj marel les ande phu, taj si, kaj rovel sar pujos. Akana o phuro dikhel. Šašty, ajady les. E phure, atjal – atjal, na phenge phurjake. Les ov, ej, odole sapores taj gelel, vaj khere. Taj sas lende pečka. Aj e dukhovka, ğanes. Taj geneja sar tikneri dukhovka, tol'ko oj čut – čut naghrevalas' taj thel odole sapores ande. Thel o phuro. Ej akana, koroče, khavdjarel les o phuro: suti leske po ghalisa. Aj ov, vaj barjol, barjol, barjol… .
Uže ande odole dukhovkate na resel, taj aš niklisto, koroče, taj si kaj rovel, ej, marel les an phu. Koroče, ej, o phuro, uže phuri dikhljas les. Sar? So? Ej, taj ras, taj čhel opral peste koža, odova sap, taj ovel baro sap, taj čhel opral peste e koža taj si čhavoro romano.
Koroče, taj nikljol andar patišaij. Ej, šukar, o Del me na del. Nene, dade, ake, me kova, - phukavljas lenge, - ( me ande koža somas).
On šaštyral. Ej, khanas, pnjenas, radujskerenas peske phuro taj phure. Ake, o Del bičhaldjas lenge čhaves. Ej, koroče, kana ada akava o… ej odova čhavoro (phenel): Nene , dade, ake, me kamel te ğav te kazandijav, možet perava me bachtate. Ej, odova. Ej da, gelo oda čavoro.
Ğal, ğal, koroče, taj perel. Ej, koroče, korolevstvo sas, koroli bešelas, taj sas leste čhaj. Koroče, barvalo, o Del me na del. Taj (sas) pasjolki. Ej, akana, ande odole pasjolkate stražnikja. Ej, davaj. Odola stražniki sar strašnja. Okova pašol, o tsari. Ej, na! Pašol odole soldatenge (taj phenel) : Tak, u menja doč. Kova, smotrite, vopšemsledite za nej, ja pojedu po delam!.
Nu davaj. Akana, vaj, gelo oda tsari. O čhavoro – ras, lasa, ej, naš late, vaj, khaj ke komnata taj storožyskerel, taj dekhljas ov la. Ej akana, koroče, avel o tsari. Ake kan-aven me čhija te mangljarel aver tsari. Kova, koroče. Ej, kana ada pašilo leste, oda čhavoro. Ej, možno vas! – (phenel) odole pareske. Možno!
Ej so ? (phenel o tsari). Koroče, tu, čhja manges te les romeste?
Ba ! – (phenel o čhavoro).
Soske? – phučel o tsari.
Ake, o tsari me som! - phenel – o tsari. Taj nazvalsja kaj si o tsari. Ej, prosto ajakha, te dikhav, uvedit'sja, kaj normalno si o khorandas. Ej davaj.
Ej, akana, kana leske: Te keresa tumange, me tuke dava phabaj.... Te keres, - phenel - mange, ake, kareta, na, mosti, te keres ada mostja khrustal'nja okole rečkatar ği okothe, šop me mokh te nakhav, to deči me čhija dikav te dav tute ja na.
Ej ladno. Akana, aj ov late o vasta pholjake, sar e Develesko si, koroče, birsaghat (poka zborizel) te našel lasa, ejdavaj. Taj kerel aka mosti, Devlale, taj liljas te blistizel oka mosti, ej ghibel'! Pholja! Sabastan ušel o tsari, sar dikhljas, šašty.
So kerel? - del les godi taj akana ada phenel čhavoreske. –
Nu, jesli zdelaještumange kova, genera kareta pholjaki, to me deči dukhava te dav tut m me čhija, nu davaj.
Gene že, rati, e bari rat, ras, ušel o tsari, dikhel až briljantentsa, kolentsa, pholentsa. Ghibel', šašty o tsari. Ej koroče, genera, ej gene me tuke o šansi dav, te dikhav, sar tu bešes. Ker akatar tropinka ği tute, šop me rano vyjekhal taj te dikhav sar tu bešes, ej ladno.
Ej akana, koroče, vaj kerel odova, vaj droma, odova – tropinka, tropinka. Ej, koroče, kerdjas ği pe khereste, taj liljas te ğal ko kher.
Ušel o dad, e daj sabastan, sar dikhljas, šašyral.
Aj ov, vaj urjavdjas corona sar koroleva, koroli. Šaštyral akana. Avel, koroče, ej, o tsari opre odole (tropinkes) pe čhajasa, khaj, te dikhel, sar ov bešel. Sar ale, sar dikhle, šaštyral. Ej, ladno, koroče, uže slughja si lende, khaj kova, koroče, bukandar (slughja) ko tsari.
Akana o tsari: Nu, ladno! Nu kerde otkha bijav. Akala keren bijav, kova aj otkhe sas aver čhavoro taj dekhelas la taj mangljas (vidimo: mangle) on, ej, oda koroli, ov mangljas pe čhaveske te mangljarel, taj lel odova čhavoro taj ğal ande komnata, taj dikhel odoja šersti leski, kaj čhitjas katar ko sap, aj on khan, pijen pudende.
Ej, vaj khelen, vaj bijav. Ej, lel odova taj čhel ande pečka e samores, aj leske, ej ženekheske, vaj šos' uže naši, vaj thabol leski koža, ej, na koža, e katar sap, odova, kaj čhitjas, odoja mortkhi . Ba1 Prastal odoring te dikhel, so thabol, so tume kerde? Terdjo, vopšena ajakha.
Ej, koroče, ğanes sar sas. E printsesa geli taj dikhljas, si si, taj phenljas:
Soske odova, koža si ande komnata? – taj čhel ande pečka. Akana ov prastanilo, o raklo, vaj ghaljos šos leske bulo plokho. Del beberja: So tu kerdjan, so tu thardjan, kova, akana me – vsjo.
Koroče, taj perel angal late. Gkhe!
Akana oj liljas te rovel, koroče. Odolaavsja, kaj pele opre leske moste, taj ras, taj ğivindilo o raklo. Ej čumidyj la, koroče, taj kerde maj baro bijav.
Khaljam, piljam. Li tu sanas otkha, li me – alaij.
Koroče, vsjo.


Versione Italiana
Un'ultima avvertenza riguarda lo stile e la forma di questa fiaba. La versione in italiano qui proposta è infatti scevra di quegli accomodamenti letterari che di norma si pongono in essere nel passaggio dal racconto orale al racconto scritto, quando il racconto è deputato a un'ampia divulgazione. In altre parole si è preferito dare testimonianza dell'approccio orale a una fiaba zingara, secondo i canoni dell'oralità zingara, che adattare questa oralità a uno stile e a una forma magari più precisi ma meno autentici. Non stupiscano perciò quelle che potrebbero essere percepite come piccole omissioni o imprecisioni: sulla ricchezza e sulla completezza del racconto orale gioca quell'ampia gamma di elementi gestuali del linguaggio qui impossibile da riprodurre.

SERPENTACCIO
C'erano una volta un vecchio e una vecchia che non avevano figli ed erano infelici, perché vecchi e perché non avevano nessuno che si prendesse cura di loro.
Siccome avevano bisogno di legna per la stufa, un giorno si recarono nel bosco a far legna.
Il vecchietto raccoglie la legna e dice alla vecchietta: " Portala tu!…"
Così il vecchietto raccoglieva, e la vecchietta la trascinava.
E quel giorno il vecchietto raccoglie un ramo. E vede che all'interno vi era un piccolo serpente.
Ad un tratto quel serpentaccio si mette a strisciare sulla terra, e piange come un bambino.
E il vecchino nel vederlo piangere, prova una gran pena. Così senza pensarci due volte, decide di portarlo con sé a casa, senza dire niente a sua moglie!
Prende e allora porta con sé a casa quel serpentaccio.
A casa avevano una stufa, anzi no, era un forno per la precisione, sai.
Allora il vecchietto pensò di mettere il serpentaccio dentro quella piccola stufa che si stava riscaldando piano piano.
Così il vecchio lo pose lì.
Da quel momento il vecchietto comincia ad allevarlo, a dargli da mangiare, gli dà un po' di latte. E quello cresce, cresce, cresce…
Cresce talmente che presto non ci entra più in quella stufa… anzi incomincia a fuoriuscire dalla stufa, tanto che, per farla breve, piange e striscia per terra.
Anche la vecchia vede il serpentaccio. Come? Cosa?
E così, una volta, quando decide di togliere a quel serpente la pelle di dosso, ecco che si alza un grande serpente!
Toglie ancora la pelle al serpente e viene fuori un figlio zingaro!
Per farla breve, da quel giorno lo chiamano zar .
E va tutto bene, Del non voglia.
"Madre, padre, io sono così" , raccontava loro. -"Ero prigioniero in quella pelle".
I due vecchietti erano stupiti, stupiti e felici.
E allora mangiarono, bevettero, festeggiarono, erano felicissimi! Del gli aveva mandato un figlio in dono.
Per farla breve, un giorno il figlio dice: "Mamma, padre, bisogna che io vada a guadagnarmi da vivere, devo andare a cercare la mia felicità".
E così il ragazzo partì per la sua strada.
Cammina, cammina, un giorno cade.
Per farla breve, da quelle parti vi era un regno, e vi era un re che aveva una figlia.
E quel re era molto ricco, che Del mi dia la grazia.
E in quel regno vi era un villaggio. E in quel villaggio vi erano delle guardie, delle guardie veramente terribili!
Così il giovane diventa una guardia .
Un giorno lo zar di quel regno va da questi soldati, e dice:
"Ho una figlia, sorvegliatela in tutto, seguitela, io parto perché ho da fare!"
Su, dai.
E così lo zar partì.
Il giovanotto – trovandosi vicino a lei, quando faceva la guardia nella sua stanza - in quattro e quattr'otto si innamorò di lei.
Dunque adesso, per farla breve, ritorna lo zar.
(…) E allora il ragazzo (che chiamavano zar) andò dal re, il padre della principessa.
E allora che fa? , chiede la sua mano allo zar.
Per farla breve lo zar dice: "Tu vuoi prendere mia figlia in sposa?".
"Sì!" – dice il ragazzo
"Per quale ragione?" chiede lo zar
"Ecco, zar, io", dice "[anche io, N.d.T.] sono zar!". Lo chiamavano zar.
"Naturalmente voi avete una famiglia".
E a un certo punto gli dice:
"Se tu costruirai per me …. ti darò un ben di dio…. se mi farai una carrozza, anzi no, un ponte…! Voglio che tu costruisca un ponte di cristallo su quel fiume, da lì fino a qui, affinché io possa attraversarlo, e poi, forse, vedrò se posso darti mia figlia o no".
Bene.
Questo ragazzo aveva le mani d'oro (era un bravo maestro), come Del, e per farla breve, in men che non si dica costruisce questo ponte (per poter stare al più presto con la sua amata), o Del, e questo ponte cominciò a brillare, eccome! Oro puro!
La mattina seguente lo zar si sveglia e appena vede il ponte, strabuzza gli occhi dalla meraviglia.
Cosa fare? Si ricorda della promessa e si rivolge al giovanotto:
"Dunque, se se mi riesci a costruire una carrozza d'oro, allora, forse, vedrò se darti o meno mia figlia in sposa".
E di nuovo quella notte, a mezzanotte, di nuovo si alza, lo zar, e vede una bellissima carrozza tutta ornata d'oro e di brillanti.
Caspita, lo zar era stupito!
Dunque, per farla breve, dice al giovanotto: "Ti darò ancora un'altra possibilità, voglio vedere come vivi. Devi costruire da questo punto un sentiero che conduca fino a casa tua, così io domani vengo da te per vedere come vivi" .
Su d'accordo.
E il giovane costruisce una strada, un sentiero, un sentiero che conduceva fino a casa sua, e così iniziò ad andare a casa.
La madre e il padre, appena si alzarono, la mattina seguente, non appena videro quella strada, si stupirono.
E il ragazzo indossava la corona ( … ?) , come un re, un re. Allora si meravigliarono ancora di più.
E lo zar si appresta per quel sentiero, assieme sua figlia per poter vedere come vive. Non appena arrivarono, non appena videro, subito si meravigliarono.
Per farla breve, tutti si fecero in quattro per loro (come servi).
Allora lo zar disse: "Dunque, bene!".
E così decisero di celebrare lì le nozze. E celebrano festosamente queste nozze ma quel ragazzo lì sembrava un altro e al re sembrava che avesse dato sua figlia in moglie ad un altro.
Mentre gli altri mangiano, bevono e fanno baldoria, il ragazzo va nella camera, e vede quella pelle, quella che si era tolta dal serpente.
Allora prende e porta il serpentaccio nella stufa [la poggia sopra la stufa, N.d.T.], perché non vuole assolutamente che la mogliettina veda quella pelle. Vuole bruciare la sua pelle, la pelle del serpente, quella che si era tolto.
Sì!
E lei corre precipitosamente nella stanza per vedere cosa stesse bruciando.
Cosa succede? State seduti, che vi racconto tutto.
Dunque, per farla breve, sapete cosa successe? La principessa andò per vedere, e domandò:
" Perché questa pelle nella camera?" a questo punto la prende e la mette nella (dentro la?) stufa.
Allora il ragazzo si mette a correre, capisci, perché gli faceva male, e grida:
"Cosa hai fatto, cosa hai bruciato! Questo, ora sono io!"
Detto questo, cade davanti a lei.
Ahimè! La fanciulla (si china su di lui) e inizia a piangere. E man mano che le sue lacrime cadevano sul viso del fidanzato, lo facevano ridiventare un bellissimo giovanotto.
Allora lui la baciò e festeggiarono subito un grande grandissimo matrimonio.
Si mangiò e si bevve a sazietà, anch'io ero lì a mangiare e bere!
E' tutto.

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Di Fabrizio (del 26/07/2009 @ 09:17:10, in conflitti, visitato 1360 volte)

Segnalazione di Vielka Araya

Da Mundogitano.net Puerto Montt - 22/07/2009

Sette persone sono state accusate formalmente questa mattina a Puerto Montt come autrici dell'incendio di un accampamento gitano, accaduto lo scorso aprile nel quartiere Antonio Varas della città.

Il fatto ebbe origine quando degli abitanti lì attorno accusarono uno dei membri dell'accampamento di essere il responsabile della morte di Juan Víctor Alvarado Velásquez (29 anni) in un assalto in avenida Presidente Ibáńez, cosa che scatenò la furia di circa 300 abitanti che diedero alle fiamme quattro veicoli ed una tenda, secondo quanto riferito da radio Biobío.

Tramite le indagini delle autorità venne determinata la responsabilità delle sette persone di seguito accusate di incendio, disordini e danni alla proprietà pubblica e privata.

Fuente: latercera.com

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Di Fabrizio (del 25/07/2009 @ 14:39:15, in Italia, visitato 1796 volte)

Per i lettori dalla Sardegna, che si lamentano che lì non succede mai niente... ; - )

Un fitto calendario di concerti, mostre, dibattiti, cortometraggi, con grandi nomi della musica e dell'arte: tutto raccolto sotto un titolo, Clandestino, che rimanda a un tema ambizioso e di strettissima attualità. Questo offre ai tanti vacanzieri che in estate moltiplicano la potenziale "audience" sarda l'undicesima edizione del Dromos Festival, che per oltre venti giorni tiene banco a Oristano e in altri centri dell'Oristanese.

Ricca la sezione arte, dalla mostra Gazela del tedesco Udo Rein a San Vero Milis - che deve il titolo a un recente video dell'artista tedesco sulla comunità Sinti e Rom di Belgrado - alla mostra Di tanto mare a Oristano, con il pezzo forte e momento centrale dell'intero festival, il Tavolo Mediterraneo Love Difference di Michelangelo Pistoletto, piattaforma intorno alla quale si svolgeranno una serie di incontri e dibattiti.

Dromos dedica anche quest'anno una sezione ai cortometraggi, con la rassegna La meta trasgredita, ideata e curata da Cristiana Collu, direttrice del Museo MAN di Nuoro, che anche suggella un'altra delle novità di questa edizione della manifestazione, la collaborazione del vivace museo d'arte moderna con il festival. In programma la proiezione - prima di ogni concerto - di una selezione di lavori in sintonia con il tema di questa edizione di Dromos: cortometraggi di Adrian Paci, Carlos Garaicoa, Gianluca e Massimiliano De Serio, Armin Linke, Hans Op De Beeck, Paolo Meoni e Sejla Kameric.

Programma dettagliato: www.dromosfestival.it
Dal 24 luglio al 16 agosto 2009
Sedi varie - Oristano e provincia
Info: 0783310490 - dromos@dromosfestival.it

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Di Fabrizio (del 25/07/2009 @ 09:03:33, in Kumpanija, visitato 2120 volte)

Ricevo da Agostino Rota Martir

MIGRANTES: CONVEGNO NAZIONALE UNPRES Le Minoranze: dinamica per la società e per la Chiesa

Udine, 27-30 agosto 2009 - PROGRAMMA:

GIOVEDI' 27 AGOSTO

Nel pomeriggio arrivo e sistemazione
19.30 Cena

21.00 Veglia di Accoglienza (Torino)

VENERDI' 28 AGOSTO

09.00 Liturgia (gruppo Toscana)

09.30 Introduzione Convegno

10.00 Rom e Sinti minoranze: la fatica di un riconoscimento
Eva Rizzin

11.00 Intervallo

11.30 “Voi siete nel cuore della Chiesa”
Don Claud Dumas

13.00 Pranzo

16.00 Nell’ex campo di concentramento fascista di Gonars: “Silenzi suoni e parole” con
Eva Rizzin
Demir Mustafa’
Dijana Pavlovic
Kersel

19.30 Cena

21.00 Rom Cabaret: momento teatrale musicale
con Dijana Pavlovic

SABATO 29 AGOSTO

09.00 Liturgia (comunità francescana)

09.30 Saluto e messaggio di Furio Honsel (sindaco di Udine)
“Friuli: crocevia di minoranze”

10.00 Riflessione Biblica:
“Le minoranze” nella Bibbia forza creatrice
Carmine Di Sante

11.00 Intervallo

11.30 Approfondimento

13.00 Pranzo

15.30 Presentazione Libri sulla ricerca: “La zingara rapitrice”

16.30 Confronto di Gruppo:
“rom-gagi il dato e il ricevuto: dinamiche sociali ed ecclesiali”

19.00 Liturgia (S. Egidio)

19.30 Festa insieme con prodotti Regionali

DOMENICA 30 AGOSTO

08.30 Liturgia

09.00 Assemblea: “Tracciare prospettive per un cammino comune”

10.30 Eucarestia di Pentecoste: confermazione di alcuni giovani rom

12.30 Pranzo

INDIRIZZO CONVEGNO:

Seminario Interdiocesano
Via Castellerio, 81/2
33010 Pagnacco (Ud)
Tel. 0432 650265 Fax. 0432 650721
e-mail: info@seminarioudine.it

Per informazioni rivolgersi:
Don Federico Schiavon
cell. 348/2650796
federico.schiavon@bearzi.it

COME RAGGIUNGERCI:

Il Seminario Interdiocesano di Castellerio nasce in una collina dinanzi Pagnacco, paese situato a nord di Udine, a circa 10 minuti di distanza dalla città.

Raggiungerlo è molto semplice:

1. Dalla città di Udine: seguire le indicazioni della S.P. 49 (Osovana) per Pagnacco e Buja. Arrivare al punto 3 delle nostre indicazioni.

2. Dall’autostrada:

A. uscita Udine SUD: proseguire nella tangenziale, proseguendo dritti al semaforo, fino all’uscita Pagnacco-Buja-Osoppo, oltrepassando quelle indicanti lo stadio (sud e nord e centro commerciale Città Fiera);

B. uscita Udine NORD: proseguire a destra verso la tangenziale che porta a Udine, prendere la prima uscita, indicante Pagnacco-Buja-Osoppo. Usciti dalla tangenziale, svoltare a sinistra all’incrocio. Proseguire sempre diritti per circa 400 metri.

3. In prossimità del Seminario, troverete davanti a voi la Chiesa. Svoltate a sinistra, nella strada indicante Seminario Interdiocesano, via Castellerio. Dopo 15 metri svoltare a destra

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Di Fabrizio (del 24/07/2009 @ 15:17:27, in lavoro, visitato 1470 volte)

COMUNICATO STAMPA

"LA PIAZZA DEL RIUSO E DELLA SOLIDARIETA' ATTIVA"

SABATO 25 LUGLIO 2009
via della vasca navale 6, Roma (p.le ex cinodromo)
Ore 09:00 INAUGURAZIONE

"La Piazza del Riuso e della Solidarietà Attiva" vuole essere uno spazio dedicato all'incontro con la cultura, la tradizione e l'economia Rom, ancora largamente sconosciute ai cittadini italiani.

La presenza di artisti, musicisti e danzatori gitani vi accompagnerà nella visita del Mercatino dell'Usato, dove potrete trovare idee curiose e a buon mercato per la vostra casa e i vostri regali.

Gli oggetti presenti negli stands del mercatino sono stati in gran parte salvati dal triste destino di finire in discarica grazie al duro lavoro degli operatori dell'usato rom, che rovistando i cassonetti svolgono un'attività economica onesta anche se informale.

L'idea di una "Piazza del Riuso e della Solidarietà Attiva" nasce dall'esigenza di coniugare piu' aspetti: quello culturale, quello sociale e quello della sostenibilità ambientale.

Lo stand dedicato al tema del Riutilizzo a cura dell'Occhio del Riciclone potrà aiutare tutti i cittadini a conoscere meglio tutte le potenzialità del settore dell'usato rom, che potrebbe avere un grande sviluppo se potesse rifornirsi di merci direttamente dalle isole ecologiche in sostituzione all'opzione anti-igienica del cassonetto.

"La Piazza del Riuso e della Solidarietà Attiva" sara' inaugurata questo sabato dal Presidente del Municipio Roma XI Andrea Catarci, e a partire da Settembre diventera' un appuntamento fisso tutti i sabati e le domeniche.

INFO:
3471217942
riusare@yahoo.it
www.occhiodelriciclone.com

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Di Fabrizio (del 24/07/2009 @ 08:55:32, in Europa, visitato 1270 volte)

Da Roma_Francais

Rigettata la domanda di espulsione dei Rom di un accampamento gestito da MDM

BOBIGNY - Si apprende da diverse fonti che il tribunale delle grandi istanze (TGI) di Bobigny ha rigettato lunedì la domanda d'espulsione dei Rom che occupano un terreno dello Stato, sul quale l'OnG Médecins du Monde (MDM) ha installato delle tende.

MDM aveva preparato il 26 maggio a Saint-Ouen (Saine-Saint- Denis) sette tende d'urgenza per alloggiare 116 Rom, tra cui 41 bambini e 5 donne incinte, dopo la distruzione di un hangar che serviva loro da abitazione, in un incendio che era costato la vita ad un bambino di 10 anni qualche giorno prima a Bobigny.

Avevano ugualmente subito diversi sgomberi dai luoghi dove avevano tentato di trovar rifugio dopo questo trauma.

La prefettura di Seine-Saint- Denis aveva allora nominato l'OnG davanti al TGI di Bobigny per occupazione di un terreno di proprietà dello Stato, reclamando l'espulsione dei Rom che vi erano accampati.

"La domanda è stata rigettata. La prefettura ha visto respingere l'istanza, considerando il tribunale che l'associazione Médecins du Monde non poteva essere considerata come rappresentante degli occupanti", ha dichiarato ad AFP un fonte che ha richiesto l'anonimato.

Interrogata da AFP, la prefettura di Seine-Saint- Denis ha dichiarato che "è allo studio il seguito da dare a questa decisione".

"Il tribunale ha riconosciuto che MDM ha avuto ragione d'agire nell'urgenza", s'è rallegrato un portavoce dell'OnG raggiunto da AFP. Per il dottor Olivier Bernard, presidente di MDM, con questa decisione, il giudice "domanda allo Stato di sedersi ad un tavolo con le associazioni e gli eletti per trovare una solazione di alloggio permanente ai Rom".

I "villaggi d'inserimento", sperimentati dal 2007 in tre municipalità di Seine-Saint- Denis, che accolgono essenzialmente delle famiglie rom desiderose di cercare un impiego e di scolarizzare i bambini, "sono una soluzione efficace", avanza il dottor Bernard.

Circa 2.300 Rom sono installati a Seine-Saint- Denis, di cui secondo la prefettura circa la metà Rom della regione dell'Ile-de-France.

Altre notizie (in francese ndr)

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Di Fabrizio (del 23/07/2009 @ 09:22:34, in media, visitato 1405 volte)

Da Roma_Daily_News

Divers.ro

20/07/2009 - Dopo tre anni di tentativi, è stata fondata l'Associazione dei Giornalisti Rom (AJRr). Secondo il comunicato stampa, è un progetto ideato e finanziato dal Centro per il Giornalismo Indipendente (CJI) ed appoggiato da Amare Romentza.

AJRr ha cinque fondatori: George Lacatus, giornalista investigativo al Cotidianul – presidente; Ciprian Mailat – capo del dipartimento economico dall'Evenimentul Zilei – direttore esecutivo; Zoltan Petru – giornalista al Jurnalul National; Boby Neacsu – giornalista al Financairul; ed Antoaneta Etves, giornalista all'Evenimentul Zilei.

Lo scopo principale di AJRr è di promuovere standard di qualità nei media in relazione ai Rom - media di massa. Riguardo a ciò, i fondatori intendono organizzare formazione per giornalisti sui Rom nei media centrali, per eliminare dai loro articoli stereotipi e pregiudizi.

Nel contempo, AJRr intende organizzare formazione per i giornalisti rom, simili ai programmi organizzati da CJI, che saranno seguiti anche dai fondatori. AJRr intende anche monitorare come i media di massa relazionano sui Rom e porterà attenzione sul materiale che non rispetta i principi dell'obiettività riguardo ai Rom.

L'Associazione, che ha appena iniziato la sua attività, sarebbe grata di collaborare con qualsiasi associazione rom che abbia obiettivi comuni e sia interessata nell'ottenere esperienza nella formazione di attività delle OnG.

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Di Fabrizio (del 23/07/2009 @ 00:08:18, in Italia, visitato 2275 volte)

Avevo promesso di tenervi informati se ci fossero stati sviluppi sulla vicenda di Capua: un comunicato pubblicato su Tarantolati Sud Magazine

L'Opera Nomadi di Caserta denuncia le numerose menzogne contenute nelle dichiarazioni che la stampa riporta sull'ex campo profughi di Capua, colpevolizzando alcune etnie presenti che non sono responsabili del degrado in cui versa. In seguito alle dichiarazioni del sindaco di Capua Antropoli e dell'assessore all'ambiente Marco Ricci in merito all'ex campo profughi di Capua, appare evidente che bisogna fare chiarezza onde evitare che le colpe di altrui responsabilità ricadano impunemente su capri espiatori, alimentando xenofobia e intolleranza nella pubblica opinione. In un articolo si riporta che i bambini giocano con le lamiere di amianto. Ci domandiamo se è colpa dei bambini che un domani avranno il cancro, oppure degli adulti che non bonificano l'area in cui da anni l'amianto svolazza diventando polvere per l'incuria. (continua sotto le foto)


Da circa venti anni il campo, nel quale esisteva un presidio di gestione, è stato abbandonato senza alcuna manutenzione, né forma di controllo e pulizia degli stabili e dei terreni in cui sono situati. Circa venti anni fa una ventina di famiglia polacche hanno occupato un paio di palazzine. Negli anni 90, in seguito all'incendio del Ghetto di Villa Literno, alcuni migranti (Burkinabe, Ivoriani) furono ospitati in megatende, per circa un anno, per volontà della prefettura di Caserta. Il degrado degli edifici (con gli usci murati) e dei megacontainer incendiati, era già evidente e ampiamente documentato con foto. I rifiuti però erano almeno prelevati. In seguito, nel corso degli anni, si sono insediati migranti di varie etnie, rumeni, camminanti siciliani (stagionali, solo d'estate), qualche famiglia di albanesi, di rom slavi, di sinti. In una parte dell'ex campo mediante un progetto realizzato dal Comune con la collaborazione della cooperativa sociale Città Irene sono state ristrutturate due palazzine per l'ospitalità delle famiglie polacche "storiche" spostate da quelle occupate anni fa. Accanto a queste da un paio di anni circa si sono insediate due comunità di rumeni (muratori, braccianti agricoli) che hanno pulito i terreni adiacenti rendendoli vivibili. I figli dei polacchi e dei rumeni giocano insieme. I rumeni hanno chiesto al Comune il permesso di ristrutturare a spese loro.

Nelle altre parti dell'ex campo invece esiste una situazione di degrado per la presenza di cumuli di rifiuti e di macerie mai rimossi. Palazzine sventrate ricoperte di rifiuti, abiti smessi che sventolano alle finestre, vetri rotti, carcasse di auto e container, ricoperte di cespugli di piante selvatiche, in un paesaggio spettrale. Il parco è immenso, decine di ettari, abbandonati all'incuria, anzi un tentativo realizzato dal Comune per la potatura degli alberi secolari, mediante l'incarico a ditta specializzata, ha portato alla distruzione totale degli stessi. Un testimone ha spiegato che "qualcuno" avrebbe lucrato sul legno ricavato.

Il sindaco di Capua, interpellato dalla presidente Nadia Marino (in ottobre 2008 durante il censimento voluto dalla prefettura) sulla destinazione dei terreni (nei quali in un primo tempo si parlava dovesse sorgere un polo ospedaliero) ha risposto che quasi tutti gli ettari saranno venduti a privati per "fare cassa" e coprire il deficit dell'Amministrazione Comunale. Solo una parte, quella in cui sono situate le palazzine dei polacchi, sarà recintata e rimarrà con una destinazione d'accoglienza migranti. A tal proposito l'Opera Nomadi ha chiesto che eguale trattamento sia riservato agli altri abitanti dell'ex campo profughi sottolineando che una decisione di sgombero solo per alcuni sarebbe ingiusta e lesiva dei diritti di ciascuno maturati nel corso degli anni. Si è fatto notare che circa 40 bambini frequentano le scuole limitrofe. La risposta è stata che a quei tempi il nostro Papa era polacco ed è per questo che si è riservato un trattamento diverso ai polacchi (testuali parole).La nostra replica: "Bisognerà aspettare un Papa rumeno o cos'altro?"

Inoltre nelle varie riunioni tenutesi in prefettura si è presentato un progetto di scolarizzazione e di segretariato sociale, rimasto lettera morta. Nell'ultima riunione un mese fa in cui si è firmato un protocollo d'intesa con i Comuni della provincia, il sindaco di Capua, non solo era assente, ma ha mandato un messaggio in cui spiegava che l' Amministrazione Comunale non era interessata a tale protocollo. Nella precedente aveva ribadito la necessità di spostare le 4 famiglie rom (per liberarsi definitivamente del "problema") a S. Maria C.V. nel campo di via Parisi (a confine dei due Comuni in aperta campagna). Si ricorda che proprio in questa microarea il Comune di Capua ha negato l'allaccio dell' acqua per anni (concessa dal sindaco Pasca, negata dal commissario Provolo, nonostante un container bagni di 20mila euro, ora distrutto dalle fiamme appiccate da anonimi dopo la partenza dei rom a dicembre) costringendo i rom ad andare in parte in Francia e in parte a Capua. Nella zona infatti ci sono villette lussuose ed è per questo che anche lì la loro presenza era di danno all'immagine e alla speculazione immobiliare. Si fa presente che il Comune di Capua dovrebbe occuparsi anche della comunità di Rom presenti a S. Angelo in Formis, che fa parte dello stesso Comune, quindi farebbe bene a firmare il protocollo d'intesa, ad adoperarsi per il decollo dei progetti per la "gestione della sorte" dei migranti dell'area ex campo profughi e soprattutto per evitare che siano perpetrate azioni chiaramente palesi di ingiustizia sociale, di chiaro stampo xenofobo, lesive dei diritti delle comunità ospitate in quell'area.

L'Opera Nomadi sollecita la prefettura e la questura di Caserta ad istituire, nell'ambito del Consiglio territoriale per l'immigrazione, una conferenza di servizi specifica su Capua, per trovare una soluzione per il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità presenti spostandole in un'unica zona da bonificare, recintare, dotare di utenze e servizi. Lancia un appello a tutte le associazioni, le Onlus, le cooperative sociali, i sindacati per costituire una rete che gestisca i progetti per dare all'ex campo profughi la sua vecchia destinazione di luogo in cui i migranti erano ospitati nella pienezza dei loro diritti all'insegna della pace e dell' armonia (come ci ha raccontato il figlio del responsabile del campo profughi d'un tempo, nato e vissuto, felicemente nell'aria salubre dell'intercultura, in quegli edifici).

La sezione dell'Opera Nomadi di Caserta

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Di Fabrizio (del 22/07/2009 @ 09:46:22, in scuola, visitato 2207 volte)

Stefania Ragusa segnala questo articolo su Redattore Sociale

Si chiama Pamela Bevilacqua e vive nel campo di Scordovillo. Ha sostenuto l'esame di maturità all'istituto per l'industria e l'artigianato

LAMEZIA TERME - Si chiama Pamela Bevilacqua, ed e' la prima ragazza della comunita' Rom di Lamezia Terme a conseguire il diploma di scuola media superiore di secondo grado. La ragazza, che ha sostenuto gli esami di maturita' all'Istituto professionale per l'industria e l'artigianato "Leonardo Da Vinci", indirizzo moda e costume, ha superato brillantemente gli esami conseguendo un ottimo voto. In particolare Pamela Bevilacqua ha discusso la tesina affrontando diversi argomenti: il Surrealismo per la storia dell'arte, Pirandello come autore di letteratura insieme ad altri scrittori del primo Novecento, e la Seconda guerra mondiale per quanto riguarda l’argomento di storia. Nel corso del suo quinto anno scolastico, la ragazza Rom ha frequentato anche uno stage di moda a Rimini, e adesso spera di poter frequentare l'Università.

"Ho dovuto lottare all'inizio contro la mia famiglia - ha dichiarato Pamela - perché i miei genitori non volevano che frequentassi la scuola superiore, anche perchè dei miei amici non c'era nessuno. Le compagne che hanno iniziato la scuola insieme a me, dopo un po’ di tempo, hanno abbandonato gli studi". Pamela, invece, ha sfidato pregiudizi e luoghi comuni ed è andata contro tutto e contro tutti.

"A me piace tanto studiare, soprattutto la storia dell'arte, in particolare Munch e Canova - ha confidato la giovane Rom - Il mio sogno ora e' poter proseguire gli studi e potermi laureare". Pamela rappresenta una svolta significativa nella storia del popolo Rom che a Lamezia vive nell’accampamento di località Scordovillo, il ghetto più grande della Calabria che accoglie circa mille persone, decine di nuclei familiari che vivono in estrema indigenza e con una situazione igienico-sanitaria vergognosa. Il campo Rom di Scordovillo è finito spesso alla ribalta dei media nazionali e perfino il quotidiano francese Le Monde gli ha dedicato spazio, denunciando le condizioni disumane della popolazione che vi abita.

Nella "favela" calabrese opera da più di vent’anni l’associazione "La strada" che si è sempre occupata della scolarizzazione dei bambini e dei ragazzi dell’accampamento. Pamela è stata seguita costantemente dai volontari dell’associazione, nata dalla Comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza. Il suo diploma è una vittoria per la gente Rom ed è anche un importante traguardo per i rappresentanti de "La strada": l’esempio concreto che circa un quarto di secolo fa qualcuno ha visto giusto, scegliendo di operare in mezzo ai rom.

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