Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 16/11/2008 @ 09:07:30, in Europa, visitato 1436 volte)

Da Roma_Francais

9 novembre 2008 - 122 Rom abitano su un terreno abbandonato di Fréjus dal maggio 2007. In cinque anni, è il quarto sito dove si sono installati e da cui sono stati sgomberati. Sono state acquistate dal Soccorso cattolico alcune roulottes in buono stato.

Alin ha 23 anni. I suoi due bambini corrono nella roulotte, il terzo nascerà tra poco. La famiglia abita [...] lì da cinque anni. Prima, questi Rom hanno percorso l'Italia e il Belgio. La Romania, il suo paese? "Non bene," si scioglie, la voce grave."No lavoro, no casa. Niente." Tuttavia, questi metri quadrati illuminati da un debole lampada sono lontani da costituire un paradiso. Ma si riesce a guadagnare un po' di denaro. Non molto - e sempre di meno, si rammarica. Prima dell'estate, il rottame di rivendeva a 26 centesimi al chilo. Il prezzo è crollato: 3 centesimi oggi. Neanche di che rimborsare il gasolio sino a Pignans, dov'è la raccolta.

"Quando i bambini hanno fame," va a mendicare. Così da portare qualche euro al giorno.

Accompagnamento sociale e professionale

Come Ali e sua moglie Grenguta, 21 anni, ci sono 122 Rom che vivono da maggio 2007 su quest'area, che appartiene ad un proprietario privato. Da almeno cinque anni che il piccolo gruppo si è formato a Fréjus, le 28 famiglie ed altrettante roulottes hanno già cambiato posto quattro volte. Anche da qui devono partire, l'ordine di espulsione è ufficiale. Ma hanno ottenuto una proroga. La forza pubblica non sloggerà le famiglie. Piuttosto che smuoverli, si cerca di risolvere il problema.

Lo Stato ha indetto un comitato pilota per trovare una soluzione "prima della fine dell'anno," spera Caroline Gadou, sotto-prefetto incaricato della missione (alloggio, impiego, politica cittadina). Sono stati esplorati due siti. Ma tra le zone inondabili, quelle esposte agli incendi, i proprietari recalcitranti ed i vicini malfidenti, non è per niente facile. "L'obiettivo non è soltanto trovare un luogo d'accoglienza, ma anche organizzare l'accompagnamento sociale e professionale," aggiunge Caroline Gadou.

E' il compito affidato a Sichem. Mediatore di questa associazione, Philippe Loiseau conosce i Rom da tempo. Inizialmente con il Soccorso cattolico, dove ha militato e che ha aiutato molto. "Quando li ho incontrati, mi sono detto: che problema!" Ha imparato a conoscerli uno per uno, con le loro qualità e difetti. "E' la povertà della povertà," dice semplicemente di questa popolazione fuggita da un paese (da quando si sono aperte le porte della Romania dopo Ceausescu), colpiti dalla discriminazione.

Le ragioni per essere lì: "Quando voi non avete da mangiare, se trovate un posto dove mangiare, anche male, vi fermate." Ma in nessun caso, insiste il mediatore, le associazioni presenti sul terreno hanno contribuito a far fermare i Rom. Erano già là, radicati su questa terra.

Rompere i pregiudizi

Cittadini europei, attualmente i Rom hanno il diritto di circolare liberamente e di vivere in Francia. Ma restano miserabili, perché per il lavoro, "è più complicato, spiega l'assistente sociale di Sichem, Christelle Berger, il padrone deve chiedere un autorizzazione per loro, come la carta verde negli USA."

Christelle aiuta quanti vogliono organizzare il loro ritorno. Il suo lavoro è anche di difendere il loro diritto alla sanità e all'istruzione. Una ventina di bambini vanno a scuola o al collegio, a Fréjus, in edifici diversi. L'assistente sociale si occupa dell'urgenza: una bombola di gas, un aiuto, "con un contratto, Non siamo una banca." E' un dare per avere. I Rom apprendono a farsi carico, a tenere il terreno pulito, ad essere buoni cittadini.

"Ma hanno bisogno di talmente tante cose," sospira Philippe. E rompere i pregiudizi, non è facile. Conclude Christelle: "Mi piacerebbe che la gente venisse a vedere la realtà. Comprenderebbero che se un bambino arriva coperto di fuliggine a scuola, è perché si scalda ad un fuoco di legna. E che non ha acqua calda per lavarsi."

Catherine Aubry

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Di Fabrizio (del 16/11/2008 @ 09:38:39, in Italia, visitato 1950 volte)

Due articoli di Giulia Cusumano da ChiAmaMilano:

MENO FACILITATORI, PIU' DIFFICOLTA'
Sempre meno fondi statali per l'integrazione degli alunni stranieri. La Provincia corre ai ripari e stanzia 4 milioni di euro

Una decina di anni fa erano 447, oggi sono appena 98. L'esercito dei facilitatori di inserimento all'interno delle scuole della provincia di Milano è stato letteralmente falciato via da una raffica di tagli dettati dal Ministero dell'Istruzione.

A fronte di un aumento annuale del 13% dei ragazzi stranieri nella popolazione studentesca milanese, diminuiscono viceversa le figure di riferimento capaci di aiutare i giovani stranieri ad inserirsi nelle classi. Il rapporto alunni-insegnanti, che nel ‘99-2000 era di 1 a 50, nel 2007-2008 è stato pari a più di 1 a 500.
Per questo la Provincia scende in campo stanziando per il 2009 ben 4 milioni di euro. Con il progetto "Non uno di meno", giunto al quarto anno e realizzato in collaborazione con il Centro COME, l'Ufficio Scolastico e l'Università Bicocca, verranno finanziati laboratori di italiano per gli studenti e corsi di formazione per i docenti, oltre ai servizi di consulenza delle scuole, di orientamento scolastico per i ragazzi e le famiglie immigrate e di mediazione culturale. Il progetto, che negli anni scorsi ha coinvolto 29 istituti e 1.761 studenti, è rivolto a tutte le scuole superiori che ne faranno richiesta.

"La scuola è il primo elemento di integrazione –ha spiegato l'Assessore Provinciale all'Istruzione Giansandro Barzaghi (ascolta l'intervista) – Siamo contrari alle classi ponte che invece segregano gli studenti stranieri e li differenziano. Noi vorremmo seguire il modello integrato europeo, non quello separatista di alcuni lander tedeschi".

Con la legge 517 del 1977 in Italia venivano abolite le classi differenziali per gli studenti svantaggiati. Oggi, con l'istituzione delle "classi ponte" promossa dalla Lega, c'è il rischio di tornare indietro di 30 anni.

Eppure oggi gli studenti "svantaggiati" oggi sono molti di più. Dati ministeriali parlano di un incremento di mezzo milione di iscritti di origine straniera in dieci anni. Se nell'anno 1999-2000 gli studenti di cittadinanza non italiana in Italia erano 119.679, oggi sono 572.621.
Secondo il Dossier Immigrazione Caritas/Migantes la Lombardia è la prima regione per quanto riguarda la numerosità delle presenze (137.444 pari al 24% dell'intera popolazione straniera nelle scuole italiane), mentre la Provincia di Milano con i suoi 53.387 alunni stranieri, è la prima per numerosità non solo in Lombardia, ma anche a livello nazionale.

Oggi in Italia circa 1 bambino su 20 non è italiano, in Lombardia 1 su 10. E' stato stimato che nel 2050 i bambini di origine straniera nelle scuole saranno di più di quelli italiani.

Risulta chiaro come gestire il multiculturalismo all'interno delle classi sia di fondamentale importanza. Di soldi lo Stato e gli enti locali ne mettono sempre meno, tanto che, come ormai accade frequentemente, sono i privati ad investire in un servizio che dovrebbe essere garantito dal pubblico. La Fondazione Cariplo quest'anno investirà un milione e duecentomila euro per finanziare progetti di integrazione culturale in 15 scuole di Milano e altre 15 tra Brescia e Mantova.

"Il Comune ha via via ridotto la sua presenza –spiega Patrizia Quartieri, consigliere comunale di Rifondazione Comunista– Invece di investire nella figura dei facilitatori si è preferito allocare le risorse ai singoli istituti che li gestiscono autonomamente affidandosi a cooperative che non sempre mettono a disposizione operatori preparati e competenti. Non solo le poche risorse a disposizione conducono a una scelta al ribasso. Il Comune non compie neppure un controllo sulla qualità dei servizi".

Anche da Roma mancano fondi specificamente destinati alla figura dei facilitatori. "Ci vorrebbe cooperazione tra stato ed enti locali; non è soltanto una questione di soldi; manca una volontà politica e una regia." Conclude la Quartieri.

Tra la grande stagione dei tagli avviata dall'attuale Governo e le sconfortanti previsioni di bilancio previste da Palazzo Marino per il 2009 (link articolo 16 ottobre "futuro da ribilanciare"), difficile che saltino fuori soldi per il ripristino dei facilitatori. Più facile, oltre che politicamente più coerente con la linea "protezionista" tanto cara alla Lega, creare delle classi differenziali per chi italiano non è.


L'INTERCULTURALITA' NASCE TRA I BANCHI DI SCUOLA
Soprattutto per i più piccoli l'integrazione e l'apprendimento dell'italiano è più facile all'interno di classi normali e accanto ai coetanei italiani

"I bambini si aiutano, si capiscono, creano solidarietà e amicizia. Sono loro i veri facilitatori linguistici".

Lo assicura Luigi Ambrosi, insegnante della scuola elementare Fabio Filzi in zona Corvetto. Lì di bambini stranieri ce ne sono tanti: 6 su dieci hanno origine non italiane, anche se molti di loro nel nostro paese ci sono nati.

Lì fino a 10 anni fa di facilitatori ce n'erano diversi, lui era uno di loro. Oggi ce n'è solo uno.

"L'anno scorso eravamo supportati dagli operatori di due cooperative incaricati dal Comune che si sostituivano ai facilitatori. Quest'anno ci hanno tolto anche questo servizio, non sappiamo perché" spiega Ambrosi.

Le cooperative, ci racconta l'insegnante, essendo composte da operatori che girano e che cambiano in continuazione, non erano comunque la soluzione ideale. I facilitatori, viceversa, si inseriscono a 360 gradi nell'ambiente in cui lavorano, conoscono le storie dei bambini che seguono e delle loro famiglie, il loro passato e il loro presente.

Eppure la situazione è gestibile. Non ci sono alunni che bloccano i lavori della classe, anzi; i casi di eccellenza si registrano proprio tra i bambini stranieri. "C'è più impegno, più rispetto dell'istituzione scolastica, e soprattutto c'è la speranza del riscatto attraverso la mobilità sociale. Una speranza che molte famiglie italiane disilluse hanno perso da tempo".

Nelle classi in cui lavora Ambrosi ci sono bambini con gli occhi a mandorla e bambini con la pelle color caffelatte. Molti di loro sono nati in Italia.
"I neoarrivati a Milano dopo 6 o 7 mesi tra i banchi di scuola hanno già acquisito il 70% della conoscenza dell'italiano. Ma non è solo una questione di lingua-spiega l'insegnante- il progetto mandato avanti per anni attraverso la figura dei facilitatori parlava di interculturalità e integrazione, di aiuto alla comprensione e di insegnamento alla solidarietà".

Ambrosi ci racconta dei capodanni cinesi e delle ricorrenze musulmane preparati e festeggiati con entusiasmo e divertimento dai "suoi" bambini; ci racconta immagini di amicizia ed uguaglianza, di condivisione e curiosità, di avvicinamento e reciprocità.

Ci racconta che l'integrazione, quella parola di cui si riempiono la bocca alcuni politici sostenitori delle "classi ponte", prevede bilateralità, non assimilazione; scambio, non imposizione.

Perché il rapporto tra culture diverse non arricchisce soltanto i bambini stranieri; anche quelli italianissimi, le cui origini ed usanze qualcuno si affanna a voler preservare a tutti i costi da eventuali pericolose contaminazioni esotiche, ricevono insegnamenti e informazioni preziosissime per la loro crescita individuale.
Imparare a comprendere che esistono punti di vista differenti, imparare a non fossilizzarsi in schemi prestabiliti. Imparare che la "diversità" è bella, stimolante, costruttiva; questo è l'arricchimento più prezioso.

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Di Fabrizio (del 17/11/2008 @ 08:33:19, in conflitti, visitato 2343 volte)

Da Czech_Roma

Cari amici,

[...] il 17 novembre si svolgerà una marcia di un vasto fronte dei gruppi di estrema destra (si attendono 2.000 persone) nel città di Litvinov (Repubblica Ceca settentrionale), precisamente nel quartiere Janov, abitato principalmente da Rom.

Ci sono già stati degli scontri in precedenza.

 Nel video (in lingua ceca), è documentato lo scontro verbale tra le due parti. Come si vede alla fine, la Polizia si comporta amichevolmente coi nazisti e questa settimana un Rom è stato accusato di razzismo e discorsi razziali. Nessun estremista di destra, uomo o donna - c'erano anche loro, è stato incriminato.

Stavolta, la municipalità e la polizia non hanno trovato nessuna ragione per proibire la manifestazione e nei giorni scorsi, gli estremisti hanno fatto propaganda su internet alla manifestazione.

Sono un produttore cinematografico austriaco, di origine ceca, e sto terminando un documentario su una famiglia Rom.  Sarà il seguito di Romane Apsa - Lacrime Romanì, un documentario che feci 5 anni fa.

Sto seguendo la crescita dell'anti-ziganismo e del razzismo nella Repubblica Ceca ed in Slovacchia.

A Litvinov, ci sarà una grande copertura dei media.

Ieri ho preso parte a una discussione in un articolo a proposito di questa marcia su http://www.aktualne.cz/ e hanno minacciato di spararmi se avessi continuato ad esprimere le mie opinioni. Sto valutando quali misure legali prendere.

Sono scosso e sconvolto dagli sviluppi nel mio ex paese, la Cecoslovacchia. Alcuni militari e poliziotti sono stati sospesi a causa della loro vicinanza con l'estrema destra.

Nella città di Brno, i militanti di estrema destra minacciano i Rom nelle strade in cui vivono. I neonazisti manifestano in varie città ogni fine settimana, e la polizia combatte il movimento antifascista. Il cantante Daniel Landa canta di razza Bianca ed è molto popolare. Il popolare giornale "Lidove Noviny" annincia uno "studio" del Delnicka strana (partito Laburista), che intende provare che i Rom dovrebbero tornare in India. Ho contattato il giornalista, era convinto di aver fatto bene ad annunciare lo studio.

La Repubblica Ceca assumerà la presidenza dell'Unione Europea l'anno prossimo.

[...]

Zuzana Brejcha

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Di Fabrizio (del 17/11/2008 @ 08:50:47, in Regole, visitato 3334 volte)

segnalato da Cristina Seynabou Sebastiani

Dopo l'approvazione del Pacchetto Sicurezza le retate della polizia si sono intensificate. Spesso controllori e vigili salgono sugli autobus a far dei controlli diretti in particolare contro gli immigrati. Ora è anche arrivato l'esercito. Tutti accusano i cittadini immigrati di essere clandestini ma nessuno dice che la clandestinità è tutta responsabilità del governo . Quelli che governo, mass media e settori di popolazione chiamano "clandestini" sono persone che lavorano ma che non possono regolarizzarsi perché la legge sull'immigrazione non lo permette. Molti italiani che si lamentano (ipocritamente) del pericolo "clandestini" hanno poi un "clandestino" alle loro dipendenze che lavora nelle loro fabbriche, cura i loro figli e i loro genitori. Questo testo è un intento di far conoscere ai cittadini immigrati, ma non solo, cosa la polizia può fare e cosa non può fare affinché si possano denunciare gli eventuali abusi. Il testo è stato prodotto grazie al lavoro degli avvocati di "Supporto legale contro il razzismo". L'associazione Arci Todo Cambia e la Rete degli Sportelli di ARCI Milano hanno contribuito alla sua realizzazione.

1. Controllo documenti, identificazione e fermo

a) In generale

Gli ufficiali-agenti di polizia (polizia di stato, carabinieri e altri corpi appartenenti all'esercito, polizia municipale - ma questi ultimi solo se hanno la qualifica di agente di polizia di sicurezza- ) possono costringerti a seguirli nei propri uffici se rifiuti dichiarare le tue generalità (nome, cognome, luogo e data di nascita) o mostrare un documento d'identità oppure quando ci sono indizi sufficienti per ritenere che il nome che hai dato o i tuoi documenti siano falsi (art. 11, d.l. 21.3.1978 n. 59): questo viene chiamato fermo di identificazione o accompagnamento. Gli ufficiali-agenti di polizia che ti accompagnano in questura per identificarti devono darne immediata notizia al Procuratore della Repubblica e possono trattenerti per il tempo necessario alla tua identificazione1 e comunque entro le 24 ore ti devono rilasciare. Non è previsto il diritto alla nomina di un difensore.

E' perciò importante e - hai diritto di pretendere - che la comunicazione al Procuratore della Repubblica venga effettuata subito al momento dell'accompagnamento, perché solo da questo momento si contano le 24 ore entro cui devono rilasciarti. Se rifiuti di dire le tue generalità / esibire i documenti, oltre all'accompagnamento in questura di cui abbiamo parlato, puoi essere denunciato per i seguenti reati:

- se sei cittadino italiano o comunitario, e rifiuti di dire il tuo nome, puoi essere denunciato e rischi la pena dell'arresto fino a 1 mese (art. 651 c.p.). Invece se non fai vedere i documenti puoi essere denunciato e rischi la pena dell'arresto fino a due mesi (art. 294 reg .att. tulps e art. 221 tulps).

- se sei cittadino extracomunitario e non fai vedere i documenti (passaporto-permesso), senza un valido motivo, ad agenti-ufficiali di polizia quando te lo chiedono puoi essere denunciato e rischi la pena dell'arresto fino a 6 mesi; se c'è motivo di dubitare della tua identità, puoi essere accompagnato in questura per rilievi segnaletici (fino a un max di 24 ore.) - art. 6 d.lgs. n. 286/98.

Se invece fornisci false generalità a un pubblico ufficiale o a un incaricato di pubblico servizio, il reato è punito con pene maggiori (che sono stata aggravate col c.d. pacchetto sicurezza - d.l. 23.5.2008, n. 92):
se dichiari (a voce o per iscritto) false generalità e rischi il carcere fino a un massimo di sei anni (artt. 495 e 496 c.p.);
la stessa pena è prevista se alteri il tuo corpo per impedire la tua identificazione - es. alterazioni delle impronte digitali (art. 495-ter c.p.).
E' stata anche introdotta l'aggravante di clandestinità. Questo significa che la pena prevista per il reato che hai commesso può aumentare solo per il fatto che non hai il permesso di soggiorno (art. 61, n. 11 bis c.p.).

Non esiste più il reato di oltraggio a pubblico ufficiale ma rimangono il reato di ingiuria cioè l'insulto o l'offesa a una persona (art. 594 c.p.) che viene spesso utilizzato dalle autorità e il reato di resistenza a pubblico ufficiale (cioè quando qualcuno si oppone con violenza o minaccia un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio mentre questo compie un atto d'ufficio (art. 337 c.p). Ti possono accusare del reato di resistenza (anche) se usi violenza o minaccia nei confronti di un incaricato di pubblico servizio o di dipendenti di istituti di vigilanza privata (guardie private) in servizio presso stazioni dei treni, metropolitana e sugli autobus perché sono considerati ausiliari di pubblica sicurezza.

E' importante sapere che per violenza e minaccia si intende qualunque comportamento idoneo ad opporsi all'atto che non sia una semplice resistenza passiva. (ad esempio se ti bloccano fisicamente e cerchi di divincolarti o difenderti in qualsiasi modo verrai accusato di resistenza).
In caso di resistenza, la pena prevista è il carcere da 6 mesi e 5 anni.

b) Casi specifici e consigli pratici

Se ti ferma un agente di polizia/carabiniere:
Se chi ti controlla è un agente in borghese deve prima identificarsi (generalità, numero di matricola, corpo di appartenenza) e mostrare il tesserino di riconoscimento; se non lo fa, non sei tenuto a seguire i suoi ordini.
Negli uffici di polizia è sempre consigliabile chiedere il tesserino di identificazione, segnare la targa della macchina, scrivere il nome dei poliziotti che ti interrogano o fanno il verbale e chiedere sempre una copia di quello che ti fanno firmare; queste cose servono per denunciare eventuali irregolarità e/o prepotenze.
Se ti ferma un militare appartenente all'esercito I militari attualmente in servizio nelle città hanno lo status di agente di pubblica sicurezza, ma non possono svolgere funzioni di polizia giudiziaria. Questo significa che, come polizia e carabinieri, possono:
1)chiederti generalità e documenti di identità
2)portarti in questura per procedere all'identificazione (fermo di identificazione)
3)possono perquisirti e perquisire la tua auto ma SOLO in caso di eccezionale urgenza che non consenta l'intervento del giudice o se devono verificare l'eventuale presenza di armi o esplosivi o droga quando l'atteggiamento della persona non è giustificabile.
Al di fuori di questi casi NON POSSONO perquisirti e le perquisizioni non sono legali. E comunque deve essere sempre fatto un verbale e te ne devono dare una copia (art. 4 L. 22 maggio 1975, n. 152)

Se ti ferma un agente della polizia municipale (ex vigili urbani)
Gli agenti di polizia municipale sono pubblici ufficiali e quasi sempre sono anche agenti ausiliari di pubblica sicurezza (ma possono anche non esserlo) e svolgere funzioni di polizia giudiziaria o polizia amministrativa. Possono quindi fermarti e portarti in questura, commissariato, comando per identificarti.
Se non hanno funzioni di polizia giudiziaria NON possono:

- obbligarti a fare dichiarazioni od obbligarti con la forza ad altro;

- accompagnarti con la forza negli uffici di polizia giudiziaria

- ispezionare nella tua casa, roulotte, tenda o all'interno della macchina salvo che la legge lo autorizzi espressamente.

Non c'è un modo chiaro che identifica le funzioni dell'agente di polizia municipale in quel momento, ma è sempre possibile sollevare la questione.
Il Pacchetto Sicurezza ha dato maggiori poteri ai sindaci quindi è possibile che decretino misure che limitano le libertà personali (multe per chi beve alcolici per strada o si ritrova in gruppo in alcuni luoghi, ecc.) e che gli interventi della polizia municipale contro venditori ambulanti siano maggiori. Nel caso di sequestro di merce durante la vendita ambulante le autorità di polizia devono fare un verbale ed a consegnarlo all'interessato. E' punito il pubblico ufficiale che sottrae, distrugge, al di fuori dei casi previsti dalla legge, o deteriora le cose sottoposte a sequestro (Art. 334 cp: "sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro"). Se sull'autobus o sul treno ti ferma un controllore Il controllore è considerato un pubblico ufficiale (art. 357 c.p.). Cosa può fare:

- può chiederti le tue generalità (nome, cognome, ecc) e se ti rifiuti di dirle ti può accusare del reato art. 651 c.p. (vedi sopra);

- può chiederti di mostrare i documenti SOLO nel caso in cui ti deve fare la multa (perché sei senza biglietto). Se non mostri i documenti può fermarti e chiamare la polizia per procedere alla tua identificazione. Quindi è sempre meglio avere il biglietto.

- ricordati che il controllore non è un agente di polizia anche se a volte si comporta come un poliziotto. Se ti accusa di un reato, deve andare a fare la denuncia come un normale cittadino. A parte il caso in cui non mostri i documenti e deve farti la multa (v. sopra), NON può usare la forza o altri mezzi per obbligarti a far qualcosa, non ti può fare una espulsione, non ti può fermare per consegnarti alla polizia affinché questa proceda all'espulsione.
Riguardo ai casi di rastrellamento sugli autobus, cioè quando i controllori salgono sull'autobus insieme alla polizia o ai vigili, è bene sapere che queste azioni possono essere denunciate all'autorità giudiziaria nel caso in cui controllori e polizia chiedano biglietti e documenti solo agli stranieri e non agli italiani, quindi fanno un controllo basato sulla provenienza etnica o nazionale. In questo caso può essere una azione discriminatoria che può essere denunciata alla magistratura.

E' perciò importante:

- documentare quello che succede (con foto o video). Se ci sono furgoni della polizia documentare quante e quali sono le persone che vengono fatte scendere dall'autobus e portate sulle camionette della polizia; prendere il numero di targa;

- reperire sul posto persone disposte a testimoniare, sia i cittadini stranieri che subiscono questi rastrellamenti sia i cittadini italiani presenti sui mezzi;

- identificare a che corpo appartengono gli agenti (polizia di stato, carabinieri, polizia municipale/vigili) che fanno queste operazioni

- le persone straniere portate sui furgoni della polizia hanno l'obbligo di mostrare passaporto/permesso di soggiorno, eccetto nel caso di giustificato motivo (smarrimento, furto, sottrazione, permesso temporaneamente trattenuto da altri, ecc.); la polizia può portare lo straniero in questura in caso di dubbio sulla identità; il dubbio non può essere comunque basato solo sull'origine etnica/ nazionale.
E' quindi consigliabile chiedere subito spiegazioni sul motivo del controllo e del perché la persona viene portata in questura.
È sempre meglio girare in coppia o in gruppo e che in casa vi sia qualcuno, in modo che vi siano testimoni in grado di raccontare gli eventuali abusi fatti da parte delle forze dell'ordine.
Altri luoghi, oltre all'autobus o al treno in cui si può essere controllati/fermati:

- in ospedale: l'accesso alle strutture sanitarie da parte del cittadino straniero irregolare/clandestino NON PUO' COMPORTARE ALCUNA SEGNALAZIONE ALL'AUTORITA' (art. 35 d.lgs. n. 286/98); quando però si va in ospedale per lesioni derivanti da reato (aggressioni, violenza sessuale, ferite d'arma da fuoco o da taglio, infortunio sul lavoro) i medici hanno l'obbligo del referto, devono cioè segnalare il fatto alla polizia ; non c'è tale obbligo quando il referto esporrebbe la persona a procedimento penale (art. 365 c.p.); la tutela della salute è un diritto fondamentale che deve perciò essere assicurato anche ai cittadini stranieri irregolarmente presenti in Italia: secondo la Cassazione le cure mediche essenziali non comprendono solo le prestazioni di pronto soccorso ma sono comprensive di tutti gli interventi necessari per l'eliminazione della patologia (Cass. 22.9.2006, n. 20561)
Se viene emesso un decreto di espulsione nei confronti della persona che si reca in ospedale per ricevere cure mediche, l'espulsione è illegittima e si puo' fare ricorso

- quando vai in Questura a denunciare un reato che hai subito oppure perché hai smarrito o ti hanno rubato il passaporto, ricordati che se non hai il permesso di soggiorno la polizia puo' darti un'espulsione: in questi casi puoi delegare una persona a presentare la denuncia per tuo conto

- alcuni Comuni richiedono per la pubblicazione del matrimonio misto (fra cittadini italiani/comunitari e stranieri) l'esibizione del permesso di soggiorno, anche se non è previsto questo specifico obbligo. In questi casi il cittadino straniero privo di permesso di soggiorno deve evitare di presentarsi per la richiesta di pubblicazioni. Se insistono nel richiedere l'esibizione del permesso di soggiorno si puo' avviare un procedimento giudiziario per evitare la pubblicazione del matrimonio (art. 100 c.c.) e così ottenere l'immediata celebrazione del matrimonio, per effetto del quale lo straniero irregolare non puo' essere espulso.
L'espulsione del cittadino straniero al momento della celebrazione del matrimonio con cittadino italiano è in contrasto con le norme comunitarie (sent. Corte di Giustizia Europea 25.7.08 nel proc. C/217) e si puo' fare ricorso.

2. Perquisizioni e accesso nell'abitazione

a) In generale
La polizia non può perquisire una persona né entrare in una casa privata o locale privato o una macchina, senza un mandato del giudice (cioè senza un documento scritto che dice chiaramente che lo possono fare). Se hanno il mandato, la persona ha comunque diritto:

- prima di iniziare la perquisizione, ad avere una copia del mandato;

- durante la perquisizione, alla presenza di un avvocato o altra persona di fiducia (che siano facilmente reperibili);
Si possono fare perquisizioni personali e nei locali senza mandato del giudice, nei seguenti casi:
1) quando si sta commettendo un reato o una evasione (fuga) o quando si deve eseguire un'ordinanza di custodia cautelare o un ordine di carcerazione o un fermo (art. 352 c.p.p.);
2) la polizia giudiziaria (polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza, corpo forestale) può perquisire le persone, i locali, le macchine, i bagagli e gli effetti personali per prevenire o reprimere il traffico di droga (art. 103 dpr n. 309/1990) o se ha fondato motivo di credere che ci sono armi, munizioni o esplosivi, qualcuno cercato dalla polizia che si nasconde, un evaso in relazione a determinati delitti di associazione mafiosa, traffico di droga o delitti con finalità di terrorismo (art. 41 tulps e art. 25 d.l. 8.6.1992, n. 306);
Anche in questi casi ti devono lasciare sempre una copia del verbale di perquisizione, anche se non viene sequestrato nulla, dove si indicano le operazioni fatte, il motivo per cui hanno fatto la perquisizione senza l'autorizzazione del giudice, i nomi e la qualifica degli agenti che hanno fatto la perquisizione. Se sequestrano oggetti, documenti, devono essere specificamente indicati nel verbale di perquisizione. Se non sei in grado di leggere, hai diritto ad un interprete e comunque fai sempre scrivere che non parli l'italiano.
La perquisizione in una casa o nei luoghi chiusi vicini a essa NON può farsi prima delle ore sette e dopo le ore venti. Puoi farsi fuori da questi orari se c'e' un'autorizzazione scritta del giudice che ti deve essere mostrata prima (art. 251 c.p.p.)

NOTA: Il pacchetto sicurezza ha introdotto una nuova disposizione che prevede la reclusione da sei mesi a tre anni per "chiunque a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto, dà alloggio ad uno straniero, privo di titolo di soggiorno in un immobile di cui abbia disponibilità, ovvero lo cede allo stesso, anche in locazione". Non si rischia di essere denunciati per questo reato quando si affitta a casa a una persona straniera anche se clandestina a prezzi contenuti.

b) Consigli pratici
Chiedi sempre il motivo della perquisizione e ricorda che fuori dai casi scritti sopra, la polizia non ha diritto di entrare nella tua casa: se ad esempio la polizia si presenta a casa tua, senza mandato, perché l'hanno chiamata i vicini perché c'era troppo rumore, non sei obbligato a farla entrare in casa. Se la polizia entra in casa con la scusa di ricercare armi o droga e fa delle espulsioni, queste espulsioni non sono legittime (Trib. Trieste 24.7.2004).

3. Tutela legale

L'uso illegittimo/arbitrario della forza e/o dell'autorità da parte delle forze dell'ordine puo' essere sempre denunciato all'autorità giudiziaria penale.
In caso di percosse, trattenimenti e perquisizioni illegali, atti di razzismo da parte delle forze dell'ordine e controllori dei mezzi di trasporto, puo' essere presentata una denuncia/querela alla Procura della Repubblica del luogo dove si è verificato il reato.
Per i reati che vengono perseguiti solo se la vittima fa denuncia (per es. percosse, lesioni lievi, ingiuria, minaccia ecc.), la denuncia- querela deve essere presentata nei tre mesi successivi al reato.
La denuncia-querela può essere presentata dalla vittima personalmente; è comunque consigliabile l'assistenza di un legale o il supporto di associazioni che offrono assistenza legale, anche per contrastare le eventuali controdenunce.
Contro qualsiasi atto (anche di carattere normativo, come leggi statali, regionali, regolamenti comunali, ordinanze del sindaco, ecc.) e/o comportamento che abbia l'effetto di creare un trattamento differenziato in ragione dell'origine nazionale, etnica, razziale o religiosa può essere proposta l'azione civile contro le discriminazioni etnico-razziali.
Quando il giudice accerta che è in atto una discriminazione, puo' condannare a risarcire i danni, anche di natura esistenziale, subiti dalla vittima della discriminazione.
E' possibile in questi casi rivolgersi ad associazioni che operano nella lotta alla discriminazioni razziali: queste possono infatti avviare questo tipo di processo, sia a supporto di vittime di discriminazioni sia contro le discriminazioni collettive
1. Per identificarti possono effettuare rilievi segnaletici (fotografie e impronte digitali),anche senza la tua autorizzazione. Non possono prendere capelli o saliva senza la tua autorizzazione, eccetto nel caso in cui lo autorizzi un giudice.

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Di Fabrizio (del 17/11/2008 @ 09:15:48, in Europa, visitato 1575 volte)

Da Czech_Roma

(CTK) Praga, 10 novembre 2008. I Rom nella Repubblica Ceca hanno dimenticato lo stile di vita nomadico dei loro antenati, ha detto a CTK Ivan Vesely, presidente di Dzeno e vice-presidente del consiglio governativo per gli affari Romanì.

Cinquanta anni fa l'ex regime comunista della Cecoslovacchia promosse una legge sull'insediamento permanente delle persone migranti che ebbe effetto dall'11 novembre 1958.

La legge è andata in proscrizione dieci anni fa ed il nomadismo non è più stato punito dalla caduta del comunismo del 1989.

Ha detto Vesely: "La gente ha già dimenticato quello stile di vita. "Non è più sentito come minaccia se qualcuno nella Repubblica Ceca volesse comprare un cavallo o un caravan."

Ha detto, che comunque i Rom non hanno perso il sangue dei viaggiatori. "Una nuova forma di nomadismo è la migrazione dopo il lavoro," ha detto, aggiungendo che questo vale anche per le altre persone.

La maggioranza assoluta dei Rom sul territorio ceco già viveva in maniera simile alla società maggioritaria, quando venne pubblicata la legge che vietava il nomadismo.

Vesely ha affermato che 30.000 Rom al massimo, soprattutto gli Olah, conducevano in quel periodo una vita nomade.

"Per loro fu un cambiamento fondamentale che ebbe un impatto immediato completamente distruttivo per loro," ha detto Karel Holomek, presidente della Comunità Romanì in Moravia, che ha ricordi dell'atmosfera al tempo dell'emanazione della legge.

"Rimossero le ruote dai carri e probabilmente mandarono i cavalli al macello. La gente si sistemò in posti dove sono tuttora," ricorda Holomek.

"Da un giorno all'altro furono obbligati a vivere in un ambiente che per loro era insolito, nei villaggi. Dovettero accettare le regole del gioco, furono obbligati a cambiare completamente lo stile del loro comportamento," ha detto Holomek.

Ha poi aggiunto che i Rom spesso non sono riusciti a coesistere con i locali.

"Il loro modo di vita libero offriva una miglior possibilità di assicurarsi da vivere e venne definitivamente distrutto," ha aggiunto.

Holomek ha poi detto che l'intenzione dei legislatori era assimilare i Rom, ma che questo spesso non ha funzionato.

Emersero dei ghetti per Rom da varie parti, i loro abitanti non avevano lavoro e vivevano in condizioni peggiori degli altri cittadini "bianchi".

"Inoltre, i pregiudizi sopravvivono ancora, sono generalizzati ed applicati a tutti i Rom," ha detto Holomek.

Tuttavia, aggiunge, la Repubblica Ceca ha una posizione di partenza migliore degli altri paesi dell'Europa post-comunista nel migliorare le condizioni di vita dei Rom e le loro relazioni con la società maggioritaria, questo è dovuto al buono stato dell'economia e della democrazia.

"Se i politici iniziassero davvero a premere per il compimento dei programmi e così cambiasse l'atmosfera, ci vorrebbero lo stesso altre due generazioni o altri 50 anni," termina Holomek.

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Di Fabrizio (del 18/11/2008 @ 08:58:55, in Europa, visitato 1553 volte)

Da Hungarian_Roma

By: MTI - 2008-11-11 h. 10:31 - Combattere gli stereotipi basati sul "crimine zingaro" come pure incoraggiare i giovani rom a considerare la carriera di poliziotto, sono gli obiettivi di un'iniziativa lanciata lunedì a Budapest, hanno annunciato gli organizzatori in una conferenza stampa.

"Tutti gli zingari sono criminali" è lo stereotipo ripetuto più spesso riguardo i Rom in Ungheria ed in tutta Europa, ha detto durante l'incontro Greg Dorey, ambasciatore GB in Ungheria. Ha aggiunto di sperare che questa campagna possa aiutare a cambiare quella falsa immagine.

L'iniziativa può portare a una nuova era di apertura e tolleranza, ha detto April H. Foley, ambasciatore USA.

C'è paura che l'attuale crisi economica si evolva in crisi sociale e morale, e dobbiamo fare tutto quanto è nel nostro potere per evitarlo, ha detto Katalin Levai, parlamentare ungherese. Le persone tendono a cercare dei capri espiatori quando le loro condizioni di vita si fanno incerte, ha detto.

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Di Fabrizio (del 18/11/2008 @ 09:38:11, in scuola, visitato 1552 volte)

Da Roma_Francais

Lepetitjournal.com

La segretaria di Stato francese con incarico agli Affari esteri e ai diritti dell'Uomo era ieri a Bucarest. Rama Yade ha incontrato Mariana Campeanu, ministro del Lavoro, diversi parlamentari, rappresentanti della società civile, OnG e ha visitato l'associazione "Per una comunità solidale ed un intervento sociale" (ACSIS), che opera nel campo della prevenzione dell'abbandono materno e del sostegno alle giovani madri sole. Per concludere il suo viaggio rumeno, Rama Yade ha consegnato il premio dei diritti dell'Uomo dell'Ambasciata di Francia a Elena Motas, ispettrice scolastica per i bambini rom a Iasi, per la sua azione in favore dell'integrazione dei giovani rom nel sistema scolastico rumeno. Molto emozionata, Elena Motas ha dichiarato essere "molto onorata di essere stata decorata dalla Francia (...) Non succede spesso a una donna di origine rom."

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Di Fabrizio (del 18/11/2008 @ 09:43:08, in Italia, visitato 1462 volte)

Da El Gato Obrero

.... Gli sbarchi nel Sulcis continuano.... ma il governo vuole chiudere le frontiere....
ma quali frontiere? quale governo?
nelle coste del mediterraneo, giovani uomini, giovani donne, bambini, affollano i porti per attraversare quel canale di mare che li separa dalla sognata Europa....
Sfidare il nostro mare.... sfidare i flutti e le onde... sperare... viaggiare...sognare... temere... non sapere...ma VOLERE...
sono convinta che è la sana, forte, necessaria VOLONTA' di CAMBIARE che spinge l e genti a vendere i corpi alle organizzazioni di stampo mafioso pur di attraversare quelle fisiche frontiere... sempre chiuse perché e questo è il volere dei governi europei....

e allora TENTARE LA FORTUNA su BARCHE e BARCONI, SCAFI e GOMMONI, attraversare misteriosamente facendo una breccia in fronte x per poi approdare o essere avvistati nelle coste sarde e FINIRE il SOGNO in un CPA .... al centro di un aeroporto internazionale... dietro anguste sbarre e con un reggimento che osserva, o ciondolare qui e là per CAGLIARI
QUESTA è la FINE DEL VIAGGIO dei PIU' FORTUNATI
ALTRI giacciono nel marenostrum, cimitero liquido.

CPA, CEI,CARA? Cosa è quello strano posto ad ELMAS? le voci si rincorrono comunque resta la viva necessità di accogliere queste genti, perché la maggior parte di essi sono PROFUGHI, RICHIEDENTI ASILO, sono MIGRANTI, uomini e donne che vogliono VIVERE

NOI con altre associazioni di CAGLIARI provvediamo per quanto ci è possibile ad una prima assistenza.

Sono NECESSARI ABITI (pantaloni, jeans, tute, felpe, camicie, maglioni tshirt, giubbini, giubbotti, giacconi etc) per DONNE E UOMINI ma anche RAGAZZI e RAGAZZE e BIMBI, possibilmente in buono stato d'uso, BIANCHERIA INTIMA, VIVERI a LUNGA CONSERVAZIONE, ma anche SCARPE, ZAINI,BORSE

chiunque fosse interessato a collaborare con un gesto concreto può contattarci (da tutta la SARDEGNA con chiamata o sms al 3397916117 Eleonora - Gato Obrero - mentre per la zona del cagliaritano 3391033752 Mariangela - Sardegna Palestina -)

come sempre ma pensiamo sia inutile ripetervelo non disdegniamo anche contributi economici (utili sempre e comunque anche in questo caso)

Aspettiamo i vostri contributi
contattaci o visita il blog: http://gatoobrero.blogspot.com

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Di Sucar Drom (del 18/11/2008 @ 12:11:32, in blog, visitato 1579 volte)

Viaggio della memoria, Alemanno: "questo è il male assoluto"
Un viaggio duro, complesso, emozionante e tanto carico di significato, quello al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, cui si sono recati per tre giorni oltre 250 studenti romani, provenienti da 62 sc...

Parma, dieci vigili urbani accusati di razzismo
Napolitano auspica che "cadano vecchi pregiudizi. Occorre un clima di apertura e di apprezzamento verso gli stranieri che si fanno italiani: lavoratori, studenti, ricercatori, imprenditori, sportivi, manager. E' in un simile clima - riflette il capo dello Stato - che possono avere su...

Orbassano e Rivalta (TO), lite delle amministrazioni su cinque bambini rom
È di nuovo scontro tra le amministrazioni di Orbassano e Rivalta. Dopo la questione della viabilità intorno al nuovo centro commerciale della frazione rivaltese di Pasta, ora a far discutere sono cinque bambini ro...

Venezia, continuano le polemiche sul villaggio per i Sinti veneziani
La proposta di referendum sul nuovo villaggio a favore dei sinti veneziani approderà in consiglio comunale sia pure con il parere negativo delle commissioni congiunte. Lunedì pomeriggio nel municipio di Mestre...

Milano, il Pd si adegua sulle posizioni discriminanti del centro destra
Giorgio Bezzecchi (in foto) ha presentato il libro “i rom e l’azione pubblica” alla Commissione politiche sociali del Comune di Milano. Bezzecchi ha denunciato "macroscopiche esclusioni e il rischio crescente di trattamenti discriminatori o differenziali, come l'obbligo di sottoscrivere un Patto di legalità e socialità", sottolineando che "i ...

Rom e Sinti, il dramma delle adozioni facili
Bambini rom e sinti uguale bambini maltrattati: un’equazione assai diffusa nell’opinione pubblica, ma anche fra gli operatori di settore. Ha fatto scalpore in Italia la ricerca commissionata dalla Fondazione della Cei Migrantes al dipartimento di Psicologia e antropologia culturale dell’Università di Verona. Secondo questa ricerca sono infatti...

Roma, il Governo "caccia" il Prefetto Mosca
Alla fine anche il Prefetto Mosca è stato “cacciato” da Roma. Erano settimane che circolavano insistenti voci di un cambio alla guida della Prefettura di Roma, soprattutto perché Mosca aveva contr...

Non chiamarmi zingaro
È un pretesto ben curioso, quello che ha spinto Pino Petruzzelli a scrivere “Non chiamarmi zingaro”, la raccolta di racconti-interviste uscita qualche mese fa per Chiarelettere. “Sì, deve essere andata pro...

Lucca, il Consiglio comunale discute sulla situazione abitativa dei Sinti italiani
Nella seduta di giovedì 13 novembre, è stata nuovamente portata all'attenzione del consiglio dai gruppi PD e Rifondaziome Comunista la situazione della comunità Sinti stanziata in via della Scogliera...

Mantova, l’Italia scopre il razzismo e le discriminazioni
L’associazione “per la sinistra” invita al dibattito pubblico “l’Italia scopre il razzismo e le discriminazioni, dialoghi tra il locale e il globale, A Mantova un’occasione di conoscenza e dibattito”. L'evento s...

Viterbo, razza = razzismo, riflessioni a settant’anni dalle leggi razziali
“Razza = Razzismo. Riflessioni a settant’anni dalle leggi razziali” è il titolo del convegno che si terrà giovedì 20 novembre alle 10.00 nella sala conferenze della Provincia...

Firenze, un osservatorio sull'informazione? Speriamo...
Si chiudono con proposte e impegni le giornate dell’Interdipendenza a Firenze. Tra i relatori anche Roberto Natale presidente Fnsi, che ricorda la Carta di Roma e lancia il progetto di un Osservatorio sull’informazione...

Facebook rimuove le pagine contro i Sinti e i Rom
Facebook ha annunciato oggi di aver rimosso dal proprio sito diverse pagine usate da qualche migliaia di italiani per incitare alla violenza, dopo che esponenti politici a livello europeo avevano accusato il sito di social networki...

Roma, Alemanno: i Sinti e i Rom fuori dal raccordo anulare
Dopo neppure ventiquattr’ore dalla sostituzione del prefetto Carlo Mosca che già il sindaco Alemanno ha cominciato a dettare l’agenda al suo successore Pecoraro (in foto). Il quale, con il nuovo incarico a Palazzo Valentini, assumerà anche il ru...

San Giuseppe Vesuviano (NA), divieto di sosta per i "nomadi"
Anche nel Sud Italia si emettono le ordinanze sindacali razziste contro le popolazioni sinte e rom. Ultimo in ordine di tempo il Comune di San Giuseppe Vesuviano, in Provincia di Napoli...

Mantova, se questa è democrazia...
Negli ultimi giorni due notizie hanno segnato politicamente la questione sinta e rom a Mantova: l’interpellanza in consiglio provinciale di Giovanni Fava, capogruppo della Lega Nord, e una deliberazione della giunta comunale di Mantova proposta dall’assessore Fabio Aldini...

Quanto vale la vita di un Rom o di uno straniero, sulle strade d'Italia?
5 novembre 2008. Bruno Radosavljevic, un Rom di origine croata, nato a Torino, investe ad Acilia, alle porte di Roma, 13 persone, di cui tre restano feriti in modo rilevante. Il giovane, che vive nel campo di Dragona, rischia di essere linciato dalla folla....

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Di Fabrizio (del 19/11/2008 @ 09:09:04, in Europa, visitato 1565 volte)

Da Roma_Francais

12-11-2008 20:00 Il rompicapo dell'integrazione dei Rom
Le associazioni chiedono la creazione di una cellula d'urgenza

Come favorire l'integrazione dei Rom nella metropoli? Di espulsione in espulsione, la situazione della gens du voyage originaria dell'Est Europa sembra insolubile. I reclami dei proprietari obbligano le forze dell'ordine a procedere all'evacuazione delle bidonvilles - come alla porte de Valenciennes, fine ottobre - rimandando per strada intere famiglie ed impedendo una scolarità normale ai bambini.

Cittadini europei
Con l'arrivo dell'inverno, le associazioni di aiuto alla gens du voyage lanciano un appello per la creazione di una cellula d'urgenza, che riunisca la prefettura, la metropoli e la città di Lille: "Non si potrà fare scomparire i Rom, perché sono cittadini dell'Unione Europea," spiega Gérard Minet, segretario federale della Lega dei diritti dell'uomo. "Occorre una risposta collettiva dei poteri pubblici, perché si smetta di rimbalzarsi la palla!"

La città di Lille, che assicura di lavorare a proposito, ricorda che si tratta di una competenza statale. A tal proposito, le espulsioni mirano ad evitare di lasciare peggiorare le situazioni sanitarie, come fu il caso negli anni precedenti, precisamente nel dicembre 2007, quando una Romnì aveva trovato la morte a causa di un incendio, in rue du Faubourg-d'Arras.

Da parte della prefettura, che lo scorso inverno aveva requisito l'ostello della gioventù di Lille per alloggiare delle famiglie, si ricorda che il dispositivo di alloggiamento invernale è stato allargato quest'anno, particolarmente a destinazione delle famiglie. Secondo le associazioni, per il momento non è prevista alcuna tavola rotonda.

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