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La redazione
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 

Genova - Si aprono martedì 2 Novembre al Teatro Stabile di Genova le prenotazioni e le vendite per tutte le rappresentazioni dello spettacolo "Senza Confini - Ebrei e zingari" di e con Moni Ovadia che sarà di scena alla Corte da giovedì 11 a domenica 14 novembre.

Prodotto da Promo Music, "Senza confini - Ebrei e zingari" è, come annota lo stesso Ovadia che dello spettacolo è autore, regista e interprete: «Un recital di canti, musiche, storie rom, sinti ed ebraiche che mettono in risonanza la comune vocazione delle genti in esilio: una vocazione che proviene da tempi remoti e che in tempi più vicini a noi si carica di un’assenza che sollecita un ritorno, un’adesione, una passione, una responsabilità urgenti, improcrastinabili. Senza confini è la nostra assunzione di responsabilità. La sua forma si iscrive nella musica e nel teatro civile, arti rappresentative e comunicative che possono e devono scardinare conformismi, meschine ragionevolezze e convenienze nate dalla logica del privilegio per proclamare la non negoziabilità della libertà e della dignità di ogni singolo essere umano e di ogni gente». Ad accompagnare Moni Ovadia sulla scena c’è un gruppo di musicisti composto da Ivanta Baltenau (voce), Paolo Rocca (clarinetto), Massimo Marcer (tromba), Albert Florian Mihai (fisarmonica), Ennio D'Alessandro (clarinetto), Marian Serban (cymbalon), Marin Tanasache (contrabbasso) e Virgil Tanasache (violino). Suono di Mauro Pagiaro.

Gli ebrei e gli zingari (il popolo degli "uomini") hanno parallelamente condiviso per secoli lo stesso destino di emarginati, di tollerati e di perseguitati. Per ragioni simili o specifiche, hanno vissuto nel corso degli anni la condizione di radicale "alterità" alle culture dominanti dell’occidente cristiano. Gli ebrei per avere rifiutato la verità assoluta del Cristo che i poteri ecclesiastici volevano imporre, gli zingari perché, pur avendo accolto il Cristo, non vollero omologarsi a modelli di vita estranei al loro spirito di libertà. Il comune nomadismo non fu storicamente una vocazione originaria, ma solo una risposta di dignità e di indipendenza alle persecuzioni. I due popoli chiedevano di vivere secondo la loro identità senza recare nocumento a nessuno. Non fu loro concesso, se non in brevi periodi, ad arbitrio dei poteri espressione delle maggioranze. Perché?
Commenta ancora Moni Ovadia: «Uniti dalla persecuzione dei sistemi tirannici che mal sopportarono la loro cultura e le loro tradizioni improntate a un mondo "senza confini", senza burocrazie, senza eserciti, senza retorica patriottarda, gli ebrei e gli zingari hanno avuto per secoli storie simili, anche se parallele. Poi, dopo il tentativo di sterminio nazista, gli ebrei hanno cambiato la loro storia, hanno conquistato una terra, una nazione; il loro immenso calvario ha avuto pieno riconoscimento e, anche se la condizione ebraica è talora difficile, ancora sottoposta a pericolo, gli ebrei sono entrati nel salotto buono del potere». Non così gli zingari. Anche per questo, pertanto - aggiunge Ovadia per spiegare la genesi del suo spettacolo - «noi ebrei abbiamo il dovere di alzare la voce contro la persecuzione di rom e di sinti, dobbiamo denunciare come malvagia e perversa l’esibizione dell’amicizia verso gli ebrei quando viene usata per legittimare la mano libera contro i nostri fratelli "uomini" e contro ogni minoranza o alterità».

Per "Senza confini - Ebrei e zingari" – in scena alla Corte da giovedì 11 a domenica 14 Novembre 2010 – sono validi tutti gli abbonamenti (Fisso, Libero e Giovani), oltre che le consuete agevolazioni per studenti e gruppi organizzati in collaborazione con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico.

Info: 010/5342300 www.teatrostabilegenova.it info@teatrostabilegenova.it orari: feriali ore 20,30 - domenica ore 16 prezzi: 23,50 euro (1° settore), 16,00 euro (2° settore). Prenotazioni a partire da martedì 2 novembre.

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Di Fabrizio (del 29/10/2010 @ 09:58:17, in Italia, visitato 2010 volte)

La Nazione

Claudia, una giovane donna rom, è stata sgomberata a gennaio dal campo ex Osmatex di Sesto Fiorentino. Trasportata d'urgenza in ospedale qualche giorno dopo, ha perso i due gemellini che portava in grembo

Firenze, 26 ottobre 2010 - Ha perso i due gemellini che aveva in grembo da sette mesi la giovane donna rom che, sgomberata dal campo ex Osmatex di Sesto Fiorentino il 16 gennaio 2010, è stata costretta a vivere in condizioni di vita brutali.

Lo rende noto Matteo Pegoraro, del Gruppo EveryOne, affermando che il Gruppo EveryOne ha depositato per questo epiosodio un atto di denuncia in Procura nei confronti delle Istituzioni locali.

"Trasportata d'urgenza in ospedale nella giornata di domenica 24 e subito ricoverata - scrive Pegoraro - , Claudia, già oggetto di un'incomprensibile pressione poliziesca e giudiziaria, è stata informata dai medici che i suoi due bambini non erano sopravvissuti, con tutta probabilità a causa di ripetuti traumi e delle avverse condizioni di vita cui la donna è soggetta assieme ad altre 185 persone romene di etnia Rom: senza una casa, senza pasti caldi né medicinali e senza alcuna assistenza sociale da parte degli enti locali".

Prosegue Matteo Pegoraro che "Claudia, incarcerata nei mesi scorsi con l'accusa di estorsione aggravata per aver richiesto 20 euro per rendere un gattino ritrovato per strada alla legittima proprietaria, è stata - ancor prima del processo - preventivamente oggetto di un'espulsione, per ordine del Prefetto e del Questore di Firenze, per cinque anni dal territorio fiorentino, perché considerata asociale e pericolosa per l'ordine pubblico. Successivamente assolta dalla Procura per il reato di estorsione, è stata ed è tuttora oggetto di fermi e perquisizioni da parte delle autorità, il più recente proprio all'uscita dell'ospedale, dopo che era stata operata e suturata. Claudia, ovviamente provata e terrorizzata dell'intera situazione, è riuscita a scappare grazie all'aiuto dei suoi connazionali e ora è probabilmente ricercata e rischia anni di carcere per non aver rispettato un provvedimento di espulsione che si configura come illegittimo, anticostituzionale e contrario alle direttive europee 38 sulla libera circolazione e 43 sulla non discriminazione. Oltretutto, versa in una condizione psicofisica tragica".

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Di Fabrizio (del 29/10/2010 @ 09:27:01, in lavoro, visitato 2044 volte)

Segnalazione di Orhan Tahir

 Il link per chi legge da Facebook

Aldo, Bibi e i loro due figli restaurano una fonte battesimale

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Di Sucar Drom (del 28/10/2010 @ 09:36:50, in blog, visitato 2009 volte)

Roma, il 1° meeting della cultura romanì "Molti giudicano, pochi conoscono"
Il 25 e 26 Ottobre a Roma in Via Cavriglia n. 8 presso la sala convegno della Parrocchia S. Flumenzio dalle ore 10.00 alle ore 19.00 la Federazione Romanì e le associazioni aderenti con la ...

Alunni Rom a Scuola, il Ministero esclude le associazioni sinte e rom
Prende avvio oggi il seminario "Alunni Rom a Scuola", organizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione (Dipartimento per l’Istruzione, Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione, la Comunicazione - Ufficio VI) a Gardone Riviera. Al seminario non sono state invitate...

Per Maricica
Io non conosco il rumeno. Conosco però la lingua delle donne. Ed è attraverso questa lingua che ci fa sorelle che ti parlo. Ho mille cose da dirti e in effetti non so da dove cominciare. Potrei iniziare dal fatto che quando tu sei finita in coma in...

+RESPECT, il progetto
La lotta alla discriminazione delle popolazioni rom e sinte: il contesto europeo. Oggi, nel contesto della crisi economica globale, i sistemi regionali e locali faticano a trovare risorse da investire in politiche di inclusione, mentre la coesione...

Mantova, Festival Dosta! è ripartito, grazie a tutti!
Il Festival Dosta! è ripartito, lasciando a Mantova emozioni, passioni e tanta conoscenza sui mondi sinti e rom. E’ nata U Velto Radio che offre ogni giorno musica sinta e rom in tutto il mondo. Il Django’s Clan ha eccitato le tantissime pers...

Milano, arriva il Festival Dosta!
Piacere di conoscervi! Siamo i Rom e i Sinti, ma molti per ignoranza o cattiveria ci chiamano “zingari” o “nomadi”. Viviamo in mezzo a voi da circa seicento anni ma ancora in pochi ci conoscono veramente...

La Dichiarazione di Strasburgo, i Governi europei si mobilitano per aiutare Rom e Sinti
I rappresentanti dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, dell’Unione europea e delle comunità rom e sinte riuniti il 20 ottobre a Strasburgo, hanno condannato all’unanimità la diffusa discriminazione nei confronti dei rom, nonché l...

Milano, la storia di Dorina: dallo sgombero al dormitorio
Un’insegnante racconta la vicenda della bambina rom: dalle baracche di via Rubattino a viale Ortles E oggi è tornata con la famiglia sulla strada. Dorina ha 11 anni, è una bella bamb...

Milano, quando le Istituzioni non ci sono...
Gentile Isabella Bossi Fedrigotti, da pochi giorni è iniziato il corso di lingua italiana organizzato da mamme e papà di una scuola del quartiere intorno a Rubattino e da un'idea nata dopo l'ultimo sgombero...

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Di Fabrizio (del 28/10/2010 @ 09:32:32, in Italia, visitato 2096 volte)

Il Post 26 OTTOBRE 2010 di Stefano Nazzi

Oggi il quotidiano free press Leggo, edizione di Milano, titola: "Gli zingari denunciano Maroni". Così, proprio così. E poi, "La Lega insorge: «Ingrati»". Attendiamo titoli del tipo: "I negri ora pretendono un lavoro". Ma poi, ingrati perché? De che?

Vabbé, così va il giornalismo (ANCHE il giornalismo) da queste parti. Ma parliamo del merito. Dieci famiglie nomadi del campo di via Triboniano hanno denunciato il sindaco, il prefetto e il ministro perché prima si erano visti assegnare le case popolari previste dai "progetti di autonomia abitativa" e poi se le sono viste negare perché altrimenti si penalizzerebbero i milanesi. Facile pensare che siano state le pressioni della base della Lega a provocare il dietrofront. È ovvio che le famiglie che avrebbero dovuto avere le case popolari sono famiglie di persone che lavorano, con figli che vanno a scuola. Gente che tra poco resterà letteralmente senza un tetto perché il campo di via Triboniano sarà sgomberato. In pratica il comune dice: «Vi tiriamo giù il posto dove vivete adesso, non vi diamo altra soluzione. Cazzi vostri». Romano La Russa dice: «Non ci faremo intimidire dalle denunce di quattro rom o dalle predicozze fintomoraliste di don Colmegna». Ecco, predicozze fintomoraliste. Don Colmegna, già direttore della Caritas ambrosiana e della Città della Carità voluta dal cardinale Martini, è uno che per Milano ha speso ogni energia della sua vita. Magari un po’ di rispetto ci vorrebbe persino da Romano la Russa. Matteo Salvini, della Lega, ha detto: «Una risata li seppellirà, anche se qualche giudice buontempone che li ascolti, magari amico di don Colmegna, lo trovano pure. Avanti con gli sgomberi, magari li aiuterà Gianfranco Fini». Vabbé, che dire?

Mi ricordo un servizio che trasmise il telegiornale, lo trovate su Youtube oppure qui sotto. È datato 14 maggio 1991, si vede l’allora sindaco socialista di Milano Paolo Pillitteri che litiga con un gruppo di tranvieri (immagino leghisti, ma potrei sbagliarmi) che vogliono lo sgombero di un insediamento di extracomunitari. Pillitteri litiga e urla: «Siete fascisti. Fascisti e razzisti». Ora, io tutto avrei pensato ma mai e poi mai che avrei rimpianto Paolo Pillitteri. E anche Tognoli, Borghini, figuriamoci Iso. A rimpiangere Albertini non ci sono ancora arrivato ma mi sa che tra un po’…

 il link per chi legge da Facebook

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Di Fabrizio (del 27/10/2010 @ 13:12:41, in Italia, visitato 1872 volte)

Rom a Milano: per risolvere i problemi occorre la forza della ragione non la propaganda

Da settimane stiamo assistendo a Milano a uno spettacolo poco edificante sulla vicenda del campo rom di via Triboniano, campo regolare che in passato era stato indicato spesso come "modello".
Ora si dice che quel campo va abbattuto per un problema di viabilità dell'Expo. Si è così aperto un confronto che ha definito una varietà di strumenti per dare un'alternativa agli sfollati, tra i quali l'assegnazione di alcuni alloggi pubblici non abitabili e da ristrutturare con i soldi del "fondo Maroni", da affidarsi al privato sociale che li assegnerà alle famiglie interessate.

Una soluzione, pur parziale, di buon senso si era dunque profilata. Se non fosse che la Lega, con una posizione ideologica e propagandistica, ha bloccato l'Amministrazione Comunale, la quale invece si era già impegnata con le famiglie rom e le organizzazioni del terzo settore , firmando accordi per l'assegnazione degli alloggi.

Questa situazione di blocco − a nostro avviso irresponsabile − sta però generando un clima di insicurezza sul futuro di molte famiglie, che a oggi non hanno nessuna prospettiva al di fuori del più volte annunciato sgombero del campo di Triboniano. La situazione è senz'altro aggravata dal fatto che sono diversi i campi regolari che l'amministrazione ha dichiarato di voler chiudere in tempi brevi.

Crediamo che questi prossimi giorni debbano vedere l'Amministrazione Comunale produrre proposte alternative al campo per tutte le famiglie regolarmente residenti, e chiediamo che si eviti in tutti i modi il ricorso alla forza, che sarebbe ingiustificato e intollerabile.

Con questo presidio chiediamo a tutti i cittadini, oltre che alle forze politiche e sociali, di mandare un segnale chiaro all'Amministrazione Comunale: si usi la ragione per risolvere i problemi e si abbandoni la disumana politica degli sgomberi senza soluzioni alternative. Non può passare sotto silenzio l'importante risoluzione che il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha preso il 21 ottobre 2010 (CM/ResChS(2010)8) all'unanimità contro l'Italia, richiamando con forza lo stato italiano, a tutti i livelli, a garantire anche per i rom i diritti all'abitazione sanciti nella Carta Sociale Europea.

La Camera del Lavoro di Milano, Arci Milano, Gruppo Abele Milano, Associazione Rom e Sinti insieme, Aven Amentza, UPRE Roma

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Di Fabrizio (del 27/10/2010 @ 09:31:43, in conflitti, visitato 1690 volte)

Da Czech_Roma

Le reazioni al verdetto di Vítkov (vedi QUI ndr) e la lunghezza della sentenza non hanno sorpreso. Quanti concordano con quella la trovano giustificata, e quelli che non sono d'accordo si pongono delle domande. Oltre alle legittime opinioni sulla lunghezza della condanna in relazione al crimine in questione, ci sono anche opinioni (soprattutto su internet) che ripetono all'infinito le aperte invenzioni, le bugie e gli stereotipi sulle vittime.

Tali ripetizioni evidentemente aiutano qualcuno ad evitare il doloroso riconoscimento che siamo capaci della peggior sorte di atrocità, inclusa mandare a fuoco un'intera famiglia. Questo vale per tutti quanti, che pur non approvando le atrocità, tentano nei fatti di giustificarle riferendosi alle "malefatte degli zingari" nel loro complesso. Sono guidati a ciò dall'antiziganismo, che nella Repubblica Ceca si basa sulla nostra classica invidia. Durante le loro generalizzazioni, gli antiziganisti spesso spandono bugie e calunnie sui Rom [...]. Amano prendere esempi dai media sui Rom coinvolti in crimini. A loro non importa che anche i non-Rom commettano i medesimi crimini, perché non è il crimine in sé che loro importa - sono gli "zingari". I loro interlocutori in queste discussioni su internet includono, naturalmente, neonazisti, razzisti, e sociopatici incapaci di empatia. E' sintomatico che tutti si riferiscano agli incendiari razzisti come ai "ragazzi di Vítkov".

C'è, tuttavia, un segno di speranza. Persone comuni e ragionevoli hanno iniziato a partecipare a queste discussioni sempre più spesso. Questa gente non si fa prendere dal gioco a chi grida più forte, e dai suoi soliti trucchi, e sembra sentire un bisogno di esprimersi più forte che nel passato.

Tutto ciò sta avvenendo sulla pagina Facebook "Non sono d'accordo con la condanna per i Ragazzi di Vítkov", o durante "eventi" in Facebook come quello chiamato "Nel caso di Vítkov chiediamo la stessa punizione per i genitori di Natálka!"

"I genitori che lasciano bruciare il loro figlio non meritano milioni di corone, ma la prigione". Questa è la richiesta di Petra Ramešová, František Fanz e Bára Pertlová, fondatori dell'evento Facebook intitolato "Nel caso di Vítkov chiediamo la stessa punizione per i genitori di Natálka!" Tutti e tre, e non sono soli, stanno ovviamente commettendo il reato di diffamazione ma, ancora più importante, stanno cinicamente mentendo per parlare male dei Rom e giustificare il tentato assassinio della famiglia rom.

Le testimonianze rese in tribunale dai genitori e dai nonni di Natálka differiscono tra loro in alcuni dettagli, ma ci sono diverse possibili ragioni per questo: la commozione per il fuoco stesso, il fatto che gli eventi accaddero più di un anno fa, ed altre ragioni naturali. In nessuna circostanza la loro testimonianza o quella di chiunque altro ha portato alla conclusione che abbiano "lasciato bruciare la loro bambina". Al contrario, sono stati loro che hanno portato via Natálka dal fuoco. Non ci sono neppure indicazioni, come sostenuto da qualcuno, che durante l'assalto non fossero a casa ma nel pub, o che avessero in casa merce rubata, a cui tenevano più della loro figlia. Tutto ciò è pura diffamazione inventata da chi odia i Rom nel loro complesso. Molti di loro presentano anonimamente le loro opinioni.

Il comportamento di questi antiziganisti, neonazisti e razzisti porta tensioni sociali e violenza come gli incendi ed altri attacchi violenti commessi contro i Rom. Il tentato omicidio di Vítkov è stato solo uno dei tanti. Dal punto di vista dei media, ci ha mostrato solo la cima dell'iceberg della crociata anti-Rom. Dove finirà, nessuno lo sa - e per questo è un bene che i "Ragazzi di Vítkov" siano stati condannati dal sistema giudiziario (la sentenza non ha ancora avuto effetto). Attraverso il tribunale, la società ha fatto sapere che l'antiziganismo, il razzismo e le violenze ad essi collegate sono fenomeni completamente inaccettabili.

František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert

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Di Fabrizio (del 27/10/2010 @ 09:28:54, in Regole, visitato 1803 volte)

Segnalazione di Franco Marchi

Corriere della Sera - Iniziativa di dieci nomadi del Triboniano. A settembre avevano firmato i «progetti di autonomia abitativa»


MILANO - Dieci rom del campo milanese di via Triboniano hanno presentato un ricorso, in sede civile, contro il sindaco di Milano Letizia Moratti, il prefetto Gian Valerio Lombardi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni: chiedono che vengano loro assegnate le case popolari in adempimento a quei «progetti di autonomia abitativa» che in settembre erano stati prima sottoscritti dall'amministrazione comunale e dalla Prefettura e poi «bloccati». Gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, che hanno presentato il ricorso al Tribunale di Milano, fanno riferimento all'accordo siglato nei mesi scorsi dal Comune e dalla Prefettura, con cui sono state individuate «le famiglie rom destinatarie degli alloggi Aler (di edilizia popolare, ndr)» con «l'assegnazione nominativa a famiglie attualmente residenti nel campo Triboniano», che dovrebbe essere sgomberato nelle prossime settimane. I nomadi nel ricorso chiamano in causa anche il ministro Maroni e in particolare ciò che il ministro dichiarò il 27 settembre scorso: «Nella conferenza stampa - spiegano i legali dei rom - Maroni affermò che i ricorrenti (come gli altri destinatari dei 25 alloggi, individuati da Casa della carità, Ceas e Consorzio Farsi Prossimo) non avrebbero potuto acquisire gli alloggi indicati nei rispettivi progetti, bensì altri, che sarebbero stati reperiti facendo leva "sul gran cuore di Milano"».

«COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO» - A un mese da quelle affermazioni, si legge ancora nel ricorso, i nomadi «non hanno potuto fare ingresso negli alloggi loro assegnati» e il prefetto «non ha più convocato alcun abitante del campo di via Triboniano per la sottoscrizione dei progetti di autonomia». Nel frattempo, spiegano ancora i legali, «amministratori e politici hanno ripetutamente dichiarato alla stampa che ai rom non sarebbe mai stata data alcuna casa popolare». Per questo i nomadi chiedono che il Tribunale accerti e dichiari «il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dalle amministrazioni convenute» e ordini «di dare pieno e esatto adempimento» ai progetti di alloggio nelle case popolari, «assumendo ogni necessario provvedimento affinché ai ricorrenti sia consentito prendere possesso degli alloggi stessi e sospendendo, sino alla materiale assegnazione dei predetti alloggi, i provvedimenti di allontanamento o sgombero dal campo nomadi ove i ricorrenti attualmente risiedono; pagando ai ricorrenti gli importi indicati nei progetti e infine garantendo ai "referenti del presidio sociale" che hanno sottoscritto detti progetti il rimborso delle spese necessarie per la ristrutturazione degli alloggi».

«COSE GIUSTE» - Alle dieci famiglie rom è arrivato il sostegno di don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità: «Stanno affermando cose giuste», ha detto il sacerdote. «Mi auguro che questo atto possa sbloccare la situazione. Sono ancora convinto che si possa continuare nel cammino che avevamo iniziato e che mira a sistemare non solo queste, ma anche un altro centinaio di famiglie».
A dicembre scadono i poteri straordinari conferiti dal Governo al Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi. «Entro quella data bisogna anche destinare tutte le risorse previste per l'accompagnamento sociale, abitativo e lavorativo dei rom - ha aggiunto don Colmegna -. Per questo spero che il ricorso diventi uno stimolo ad accelerare il percorso di superamento dei campi».

Redazione online
25 ottobre 2010

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Di Fabrizio (del 26/10/2010 @ 09:57:09, in scuola, visitato 2704 volte)

clicca sul logo per vedere il filmato

Categoria: Corti della realtà
Durata: 21' 05''
Trasmesso su: Inedita
Ente: Fondazione Scuole civiche di Milano (Scuola di Cinema, Televisione e nuovi media)

Milano è una delle città d’Italia con il più alto numero di rom. Nel corso degli ultimi anni i campi nomadi sono aumentati in maniera esponenziale. In tre scuole del quartiere di Lambrate (quelle di via Feltre, via Cima, via Pini) un esempio di integrazione e solidarietà è venuto alla luce, e ha visto come protagoniste le maestre e le mamme degli studenti. Dal settembre 2008 trentotto bambini che abitavano nel campo rom di via Ribattino, hanno iniziato a frequentare le classi delle elementari. Un percorso complicato, soprattutto nel momento in cui il campo di via Ribattino è stato sgomberato, disperdendo le famiglie e i ragazzi che frequentavano le scuole.

di Emanuele Cucca, Sara Fasullo, Rossella Midili e Francesca Picchi

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Di Fabrizio (del 26/10/2010 @ 09:09:12, in Italia, visitato 1623 volte)

Invio, per opportuna conoscenza, il comunicato di Africa Insieme sulla vicenda delle intimidazioni del Comandante della Polizia Municipale di Pisa, dott. Massimo Bortoluzzi, contro un gruppo di rom. Ulteriori materiali sulla vicenda sono disponibili all'apposita pagina del nostro sito: http://www.denuncia.africainsieme.net/
Un caro saluto
Sergio Bontempelli, associazione Africa Insieme

 Il link per chi legge da Facebook

La scorsa settimana, al campo rom di Cisanello sotto sgombero, è avvenuto un fatto straordinariamente grave. Il Comandante della Polizia Municipale, dott. Massimo Bortoluzzi, la mattina del 13 Ottobre si è recato di persona al campo, ha rivolto parole ingiuriose e offensive agli attoniti capifamiglia rom, minacciandoli di rivolgersi alla Procura dei minori per sottrarre loro i bambini.

L'Associazione Africa Insieme dispone di una breve registrazione del colloquio intercorso tra i rom e il dott. Bortoluzzi. Le parole di quest'ultimo lasciano poco spazio all'immaginazione: «a me di venì qui [...] mi girano le palle, è chiaro?», «andate dove cazzo volete, ma ve ne dovete andare». Frasi ingiuriose e offensive, rivolte a persone che si rivolgevano al Comandante con cortesia e deferenza: un comportamento inqualificabile, da parte di un funzionario preposto alla tutela dell'ordine.

Non basta. Il Comandante ha invitato i rom a trasferirsi in altri Comuni (nella registrazione si sente dire distintamente «andate in un altro Comune e mi va benissimo... perché non andate a Cascina? Andate a S. Giuliano...»; e ancora: «andate... a Livorno... dove volete...»). Poi, ha annunciato la "linea dura" sui bambini: «perché qui adotteremo la linea dura... ma dura... e l'adotterò attraverso la Procura dei minori nei confronti dei bambini, eh? Ve lo dico subito...».

Il Comandante dovrebbe sapere che sottrarre i bambini alle loro famiglie è un atto estremo, che nel nostro ordinamento è consentito solo in casi molto gravi (quando, cioè, è chiaramente impossibile una loro permanenza nelle famiglie di origine). Oltretutto, la procedura richiede l'intervento di assistenti sociali qualificati e competenti, che assistano i bambini e le famiglie. Il Comandante, però, usa questo argomento come minaccia per far paura: si può immaginare cosa significhi, per una mamma, vedersi portar via il proprio bambino.

La cosa è tanto più grave, perché il Comandante è intervenuto proprio quando era in corso una difficile trattativa tra la nostra associazione e il Comune: pochi giorni prima, si era tenuta una riunione alla Società della Salute per discutere delle politiche in materia di rom e sinti. Il giorno prima dell'intervento del Comandante, personale dei Servizi Sociali aveva visitato il campo per valutare eventuali iniziative di inserimento sociale o abitativo in favore di alcune famiglie. Lo sgombero era stato sospeso, in attesa di ulteriori decisioni da parte della Giunta. Non c'era dunque alcun motivo per un intervento del Comandante della Polizia Municipale, né tantomeno per un intervento così pesante e aggressivo.

L'Associazione Africa Insieme ha scritto al Sindaco per chiedere spiegazioni su questo comportamento. Ci auguriamo che l'iniziativa del dott. Bortoluzzi non sia stata concordata con la Giunta, e che le autorità politiche di questa città prendano gli opportuni provvedimenti.

Associazione Africa Insieme
Pisa
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