Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 07/06/2011 @ 09:46:06, in lavoro, visitato 1767 volte)

Ricevo da Alessandra Cangemi

Siamo un gruppo di una quindicina di cittadini milanesi della zona Lambrate-Rubattino che si sono conosciuti e uniti per un progetto comune.
Dallo sgombero del campo nomadi di via Rubattino nel novembre 2009 stiamo seguendo una famiglia rom di 6 persone nella faticosa impresa di inserimento abitativo e lavorativo. Nel .doc allegato è ben riassunta la nostra e loro esperienza di quest'ultimo anno e mezzo e c'è anche un appello che rivolgiamo a tutti, leggetela (chi vuole, la richieda scrivendomi ndr).

Ora però abbiamo avuto quest'idea per cercare di migliorare la loro situazione economica.

Alina (la mamma) ha trovato lavoro in una cascina di Melegnano dove coltiva verdure biologiche e con il benestare della proprietaria potrebbe avere delle verdure in conto-vendita da rivendere ad amici e conoscenti.
Con suo marito Sandu, una sera alla settimana potrebbe portare a Milano (zone di nord-est) con la macchina le verdure che la cascina produce e chi è interessato potrebbe ordinarle e venirle a ritirare in un luogo prescelto.

- si tratta di verdure biologiche appena colte
- a Km zero
- prodotte che più eticamente non si può
- Alina potrebbe tirar su qualche soldo per l'affitto
- in questo modo sosterremmo una cooperativa sociale
- potrebbe essere l'inizio di altri progetti da pensare insieme alla
cooperativa per dare lavoro e casa ad altre famiglie svantaggiate

Per ora si può scegliere tra 2 tipi di cassette di ortaggi bio (circa 3 kg di verdura) a 7,00 euro ciascuna

Cassetta A:
1 kg zucchine
1 kg coste
350 gr
lattuga gentile
1/2 kg catalogna
1 mazzo
basilico
prezzemolo

Cassetta B:
1 kg cime di rapa
1 kg
zucchine
350 gr lattuga canasta
1/2 kg catalogna
1 mazzo
basilico
prezzemolo

Purtroppo la scelta delle verdure in questo momento è un po' limitata, più avanti ci saranno anche pomodori, peperoni e fagiolini.

Entro lunedì a mezzogiorno ci devono ritornare i vostri ordini via mail.
La consegna in zona Lambrate/Feltre è lunedì 6 dalle 18 in poi in Via Pisani Dossi 12 (citofono Mandelli/Bianchi). Oppure anche la mattina dopo, se avete problemi, perché tanto qui c'è sempre qualcuno (non oltre perché non possiamo tenervela in frigo).
Ovviamente si può ordinare anche più di una cassetta...
Se ci sono richieste numerose provenienti da altre zone si potrebbero trovare anche altri punti di riferimento più comodi per la consegna.

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Di Fabrizio (del 06/06/2011 @ 09:33:07, in Italia, visitato 1261 volte)

Di Luigi Filipetto

Un lungo applauso al gitano con la fisarmonica. In questo sabato piovigginoso del 4 giugno la Comunità di Sant'Egidio ha organizzato al Polo Ferrara, zona Corvetto, un Living Together, a cui ha partecipato anche il sindaco Giuliano Pisapia. Sono accorsi in centinaia, bambini, giovani e adulti, italiani e immigrati delle più disparate nazionalità.

Sono passati appena cinque giorni dalla nomina del nuovo sindaco e l'impressione che se ne ricava è che ci vuole davvero poco per riportare una comunità cittadina a una dimensione di convivenza nella sua normalità. Libera dalle paure dell'altro create artificialmente. Non è che per un tocco magico una metropoli con tutte le sue problematiche viene trasformata nell'eden paradisiaco. E' solo che l'altro, l'immigrato, Giuliano Pisapia l'ha incontrato, gli ha stretto la mano, si è fatto fotografare insieme, si è seduto in mezzo a loro. Infatti, dopo un brevissimo saluto dal palco, ha detto: “ora mi fermo qui con voi, non sopra di voi, scendo giù in mezzo a voi”. E si è seduto in mezzo alla gente ad ascoltare la fisarmonica, il tamburo fare festa e osservare la gente che ballava felice. La persona Pisapia ha incontrato altre persone.

Quando il bravissimo gitano con la fisarmonica ha preso il microfono, si è fatto silenzio e lui era emozionato. "Ho girato il mondo - ha detto – Amsterdam, Londra, Parigi, grandi città dove vai a cercare da vivere, dove si vive. Qui, in questa città non potevi neanche sorridere, eri come segnato a dito, ora però possiamo sorridere insieme".

Diciamolo chiaro: non è questione di stile, qui si tratta di una visione totalmente diversa di come si amministra una città. Di fronte a una amministrazione che ha fatto ben cinquecento sgomberi di rom in tre anni senza risolvere nessun problema e sprecando solo decine di migliaia di euro, che parla di zingaropoli, di no al voto agli immigrati, abbiamo ora un'amministrazione che si impegna responsabilmente per ridare a Milano il suo volto umano, ospitale, tollerante, dignitoso.

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Di Fabrizio (del 05/06/2011 @ 09:51:36, in Italia, visitato 1771 volte)

Segnalazione di Franco Marchi

di Sandra Amurri - 27 maggio 2011

Cio' che e' santo a Messina diventa il diavolo a Milano. Perche'? Perche' lo propone Pisapia. Il candidato che al primo turno ha sbaragliato la sindachessa uscente del Pdl e marcia con il vento in poppa verso il ballottaggio viene accusato da Berlusconi di voler trasformare la citta' meneghina in una Zingaropoli solo perche' uno dei punti del suo programma recita (pag. 27): "Anche nei confronti dei Rom come mostrano una serie di esempi positivi e' possibile fare passi avanti innanzitutto perche' nella maggioranza dei casi si tratta di cittadini italiani o comunitari. E' del tutto evidente che vanno contrastate le forme di sfruttamento dei minori e le attivita' illegali: e' possibile affrontare il problema casa guardando alle esperienze di autocostruzione, facilitare attivita' legali di artigianato e intrattenimento musicale per la frequenza a scuola e preparare l’uscita comunque negativa dei campi". Esattamente quello che ha deliberato il Comune di Messina, sindaco del Pdl quel Buzzanca condannato in Cassazione per peculato costretto dalla Corte d’Appello entro fine mese a scegliere tra la carica di sindaco e quella di deputato regionale. Entro pochi giorni, parola del ministro Sacconi, arriveranno 150 mila euro e 40 mila usciranno dalla casse del comune come da delibera approvata il 15 dicembre 2010. Totale 190 mila euro "per la realizzazione di case per famiglie Rom presenti sul territorio attraverso il sistema dell’autocostruzione supportata da tecnici comunali e da professionisti". Insomma a Milano dare una casa a 1361 Rom – fonte Sole 24 Ore – basta per aleggiare lo spettro di una citta' trasformata in una Zingaropoli. Non osiamo immaginare come sarebbe stato apostrofato Pisapia se avesse riportato nel suo programma l’analisi di Amnesty 2010, come si legge nella delibera della giunta messinese che descrive "la comunita' Rom come vittima di pregiudizio e stigmatizzazione territoriale e discriminazione istituzionale. I Rom continuano a vedersi negati i diritti di accesso all’istruzione e all’alloggio alle cure sanitarie e all’occupazione". Pensate solo come avrebbero apostrofato Pisapia se solo avesse ripreso una sola di queste civili parole. "E' davvero incredibile un governo che da' soldi alla sua parte politica e a Milano criminalizza Pisapia" afferma Elio Veltri, ex deputato Idv fuoriuscito in polemica con Di Pietro.

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Di Fabrizio (del 04/06/2011 @ 09:34:56, in Italia, visitato 1342 volte)

"Dietro un campo sosta che i cittadini non vogliono, c'è quasi sempre l'ennesimo centro commerciale, un grattacielo, un parcheggio da costruire, quasi mai quell'area sarà a disposizione della cittadinanza... informatevi sugli interessi immobiliari!" Considerazione amara, scrivevo così nel 2004. Una conferma:

La Nazione I cittadini sul piede di guerra per la realizzazione di una stazione ecologica di raccolta differenziata

Pisa, 2 giugno 2011 - La cosa più singolare è il nome: si chiama «Stazione ecologica centro di raccolta differenziata Oratoio», ma verrà realizzata a Putignano. Il nome è sbagliato — è ancora quello del primo progetto, quando si pensava appunto di realizzare la struttura a Oratoio, idea poi bocciata a furor di popolo — eppure compare nella delibera ufficiale approvata in giunta a metà maggio, con la quale poi si precisa che la stazione ecologica verrà invece fatta a Putignano, sotto il ponte delle Bocchette, nell'area che fino a poche settimane fa era occupata da un accampamento rom abusivo.

«Ci sono voluti anni per mandare via gli zingari e adesso arrivano i rifiuti. Un vero affare» sbottano i residenti del locale Comitato che cerca di opporsi all'arrivo dei cassoni dei rifiuti. «Forse siamo cittadini diversi da quelli di Oratoio? O forse non abbiamo alzato abbastanza la voce. Di sicuro siamo stati fregati da palazzo Gambacorti» dicono altri residenti (quasi tutti di via Benozzo Gozzoli, via delle Bocchette, via Fagiana, via Putignano, via Fiorentina) che hanno animato la protesta e il sit-in in sala delle Baleari, durante il consiglio comunale di martedì, agitando dei volantini con scritto «Vergogna». «Di sicuro siamo stati fregati due volte: la prima perché nessuno ci ha avvertito né detto niente, neppure il Consiglio territoriale di partecipazione che ha approvato all'unanimità dei presenti (14) la proposta di realizzare la stazione ecologica, senza nemmeno convocare un'assemblea pubblica. Un voto, quello del Ctp, del quale ha subito approfittato la giunta comunale che infatti nella delibera con la quale 'condanna' Putignano, parla appunto di scelta determinata dalle indicazioni favorevoli e unanimi del Ctp. E poi è stata tradita un'altra promessa: l'area sotto il ponte delle Bocchette era stata espropriata molti anni fa, ancora quando fu costruito il ponte, per realizzarvi un polmone verde in maniera da attutire l'impatto delle nuove infrastrutture (e questa è la destinazione del terreno). Vennero anche piantati decine di alberi. Ci sono voluti tutti questi anni per veder crescere le piante, ma i residenti non hanno mai potuto beneficiare di quel parco perché l'area è stata a lungo occupata dai rom. E adesso cosa succede? Quasi tutti gli alberi sono stati abbattuti, in fretta e furia senza dare tempo agli abitanti di fiatare. Un vero scempio. Giù gli alberi, avanti i rifiuti. No, non ci stiamo, va trovata un'altra soluzione».

Ma anche la politica ci ha messo lo zampino per cancellare ogni residua capacità di sopportazione dei residenti. In apertura del consiglio comunale, martedì, il capogruppo del Pdl, Giovanni Garzella, ha presentato un question time per chiedere spiegazioni e subito dopo ha proposto una mozione urgente con la quale si impegna il sindaco e la giunta a trovare un altro sito. Testo sul quale si sarebbe poi dovuto sviluppare il dibattito e il voto. Ma così non è stato. Ebbene, il consiglio ha infatti votato e riconosciuto l'urgenza della mozione, ma poi non c'è stato il tempo per la discussione. Tutto rinviato al 9 giugno nella speranza che, nel frattempo, i cassoni dei rifiuti non siano già arrivati.

Guglielmo Vezzosi

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Di Fabrizio (del 03/06/2011 @ 09:16:45, in Regole, visitato 1576 volte)

Da RomSinti@Politica

Cassazione: Illegittimo il rigetto dell’istanza di revoca della detenzione cautelare se le motivazioni rimandano a pregiudizi e stereotipi relativi al gruppo etnico Rom di appartenenza dell’imputato

Resa nota la decisione della Cassazione n. 17696/2010 in merito alla nota vicenda della minore Rom accusata di aver sottratto una neonata a Ponticelli (Na).

Per ragioni di opportunità, il collegio di difesa ha reso noto soltanto oggi la decisione della Corte di Cassazione, V. sez. penale, n. 17696/2010 depositata il 7 maggio 2010, con la quale era stata annullata la decisione del Tribunale per i Minorenni di Napoli di respingere l'istanza di scarcerazione di A.V., la quindicenne Rom accusata di avere rapito una neonata a Ponticelli (NA) nel maggio 2008, avvenimento che scatenò la devastazione dei campi rom di Ponticelli. La minorenne Rom era stata condannata in primo grado alla pena detentiva di anni 3 e 8 mesi, sentenza poi confermata in appello. E' tuttora pendente il ricorso in Cassazione.

La decisione del Tribunale per i Minorenni di Napoli aveva suscitato perplessità e sconcerto presso il collegio di difesa dell'accusata, nonché presso organizzazioni di tutela dei diritti dei Rom, per il ricorso da parte del collegio giudicante ad affermazioni che rimandavano - piuttosto che a valutazioni sulla pericolosità sociale della singola imputata - a pregiudizi e stereotipi di matrice etnico- razziali nei confronti della popolazione Rom in generale.

Nel rigettare l'istanza di scarcerazione, infatti, il collegio giudicante aveva ritenuto che continuavano a sussistere i presupposti per la custodia cautelare derivanti dal pericolo di fuga e di recidiva in conseguenza del fatto che "l'appellante (sarebbe) pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom" per cui "sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano, infatti, misure inadeguate anche in considerazione della citata adesione agli schemi di vita Rom, che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole".

L'esame della situazione personale dell'interessata viene così filtrata attraverso la sua adesione a schemi di vita tipicizzati del popolo cui essa appartiene, che sarebbero caratterizzati in generale e tout court dal mancato rispetto delle regole.
A detta del collegio di difesa, sembrava dunque configurarsi nel giudizio della Corte un pericoloso principio per cui la mera appartenenza al gruppo etnico rom renderebbe di per sé inconciliabile l'applicazione delle misure cautelari a prescindere da una seria valutazione su basi personali ed individuali, mediante invece l'utilizzo di una "categorizzazione" o "profilo etnico".

La Corte di Cassazione ha accolto i rilievi della difesa sostenendo che "non è legittimo, in quanto riconducibile ad una visione per stereotipi (mal celatasi dietro ad un generico richiamo alla "comune esperienza") marcata da pregiudizi di tipo razziale, il riferimento agli schemi culturali dell'etnia di appartenenza".

La vicenda presa in esame dalla Cassazione richiama una recente giurisprudenza maturata in seno alla Corte europea dei diritti dell'uomo, nel caso Paraskeva Todorova c. Bulgaria (CEDU, sentenza dd. 25 marzo 2010, caso n. 37193/07).
Qui, una corte bulgara, nel condannare l'imputata di origine etniche Rom, aveva espressamente respinto la raccomandazione del pubblico ministero per l'applicazione della pena condizionale, dichiarando che una cultura di impunità era imperante entro la minoranza etnica Rom, così sottintendendo che la sentenza doveva fungere da esempio per l'intera medesima comunità. La Corte di Strasburgo ha quindi concluso che le autorità giudiziarie bulgare avevano violato il principio del processo giusto (art. 6 CEDU), in relazione a quello di non discriminazione (art. 14 CEDU).

Si ringrazia per la segnalazione l'avv. Cristian Valle, del Foro di Napoli.

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Di Fabrizio (del 02/06/2011 @ 09:27:50, in Italia, visitato 1341 volte)

Da circa tre settimane è affissa all'esterno dell'insediamento rom di Ponte a Quaracchi un'ordinanza del Comune di Sesto Fiorentino; si dice che il 30 maggio alle ore 9.00 l’area deve essere abbandonata dagli "occupanti abusivi".

Non sarebbe la prima volta che le forze dell'ordine e l’azienda incaricata della raccolta rifiuti intervengono per queste operazioni; l'ultima è stata nel gennaio 2010 nell'area ex Osmatex: un intervento violento con le ruspe che distruggono ogni cosa incontrino (baracche, vestiti, giocattoli, medicinali o pentole). E la presenza di esseri umani è sempre vista più che altro come impedimento alla bonifica e al riutilizzo dei terreni. Questo recita anche l'attuale ordinanza: con le persone non è possibile rimuovere i rifiuti ed effettuare gli interventi di messa in sicurezza (vista la presenza di eternit bruciato durante l'incendio del 31 dicembre scorso); il "pericolo per la sicurezza e l'incolumità pubblica", si dice, non è limitato ai soli occupanti, ma esiste anche per coloro che vivono o lavorano nell’area.

Oggi come allora le Istituzioni, prima di disporre lo sgombero, non si sono preoccupate di conoscere le persone che hanno trovato rifugio in quella "discarica a cielo aperto", né di capire perché insistano così ostinatamente a rimanere nelle nostre città, anche se periodicamente cacciati da un luogo all'altro in condizioni sempre peggiori. Non è sempre stato così, le Istituzioni locali hanno affrontato in passato altre migrazioni (ad esempio con i rom dal Kosovo e dalla Macedonia) con atteggiamenti diversi e buoni risultati.

L'ordinanza indica la presenza di 30 persone, delle quali, si dice, non è possibile "una puntuale identificazione". La documentazione clinica di MEDU dice che la maggior parte delle famiglie sono stanziali e vivevano negli insediamenti oggetto di sgombero negli anni passati.

La Regione Toscana ha avviato a inizio anno un tavolo con i Comuni limitrofi: si è giunti a poco, se non a disporre risorse economiche per il rimpatrio dei rom in condizioni più difficili, ma a oggi non si ha notizia di contatto con gli occupanti.

La situazione attuale non è sostenibile e si sarebbe dovuto trovare una soluzione alternativa e allontanare gli occupanti fin dal 31 dicembre scorso ma, a cinque mesi di distanza, pare che lo sgombero sia l’unica soluzione, ancora una volta violando i diritti dei rom: la normativa internazionale indica come lo sgombero debba seguire un dialogo con gli occupanti e prevedere proposte alternative a breve e lungo termine. Se così non fosse la sfida sarà persa e un’esistenza dignitosa, l'istruzione per i bambini, la salute per le persone più vulnerabili resteranno parole. Ma si tratta di diritti fondamentali e, nell'interesse di tutti, non devono ammettere deroghe alla loro attuazione. Per loro stessa definizione.

Medici per i Diritti Umani Onlus - Firenze - 30 maggio 2011

La salute è un diritto di tutti. Nessuno escluso.
Medici per i Diritti Umani onlus
www.mediciperidirittiumani.org

Uffici:
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Tel. +390697844892/+393343929765 Fax. +390697844892
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Di Fabrizio (del 01/06/2011 @ 09:15:17, in Italia, visitato 1732 volte)

Ho aspettato qualche giorno a riportare la notizia qui sotto. Volevo vedere che reazione avrebbe suscitato, ma a parte questo link non ho trovato altro. Provate ad immaginare se le parti fossero state invertite: la campagna stampa (bipartisan) che si sarebbe sollevata, campi rom dati alle fiamme (come a Ponticelli), tanti Rom e Sinti onesti costretti a nascondere la loro appartenenza per continuare a lavorare (e vivere).

C'è una fievole speranza, col cambiamento di vento di questi giorni, che i miei diventino solo ricordi. A Milano, per esempio: la Moratti nella sua caccia al voto aveva calendarizzato lo sgombero (senza alternative) di alcuni campi regolari; col risultato che molti Rom per la prima volta hanno ritirato il certificato elettorale (e votato Pisapia). Una gran bella festa che ha visto mischiati Rom e cittadini della zona (se avete un account Facebook, QUI). Il lavoro di tanti per arrivare a questi risultati. Cittadini come tutti, finalmente...

Credo fortemente (Rom e Sinti a parte) che una delle letture chiave di queste amministrative sia proprio nel concetto di "cittadinanza". Chi ha perso, politiche precedenti a parte, ha continuato a ripetere in campagna elettorale il tema della divisione tra un NOI e un LORO (cioè: zingari, gay, musulmani ecc.) alla ricerca del voto moderato. Non riuscendo e non volendo capire che i moderati, fiaccati da anni di promesse non mantenute, non si ritrovavano più in questa DISCRIMINAZIONE, primo perché ingiusta e poi perché in questi anni non ha risolto nessuno dei problemi posti.

Ora dovrà arrivare il momento di uscire da questa continua campagna elettorale, governare ed affrontare i problemi. Che sono tanti e (non illudiamoci di bastare a noi stessi), dovranno essere affrontati da tutti, superando questo clima da "guerra civile a bassa intensità" che ci avvelena da anni. Il centrosinistra ha dimostrato che se supera le divisioni interne, può essere un'alternativa credibile. La destra si trova di fronte ad una svolta: lasciarsi alle spalle le parole d'ordine dello scontro di civiltà (che non compatta più i moderati, ma solo le frange estreme) ed evolvere in una destra che sia anche INCLUSIVA (come lo sono anche molti loro parenti europei).

Insisto: per cambiare c'è bisogno di TUTTI. L'editoriale di ieri di Sallusti è ancora fermo al "...io resto dell’idea che prima li mandiamo via dalle nostre città meglio è per tutti". Non capisce, non vuole capire, che di questo passo si prepara un'altra sconfitta.


Un vicino di casa italiano lo aveva rinchiuso in garage

Firenze, 29 mag. (TMNews) - Un tentativo di stupro su di un bambino rom di cinque anni e' stato sventato ieri sera per un soffio: le urla del piccolo hanno attirato l'attenzione dei vicini di casa, che sono intervenuti all'ultimo momento utile. Il reato stava per compiersi nella cantina di un'abitazione di Sesto Fiorentino, in via Signorini. Terribile protagonista, un fiorentino di 37 anni, che è stato arrestato con l'accusa di sequestro di persona, lesioni e violenza sessuale su un minore.

Il piccolo stava giocando sotto casa, quando l'uomo l'ha adescato per portarlo in garage, dove l'ha denudato e immobilizzato, per praticargli un'iniezione di una sostanza non ancora precisata, ma sicuramente allo scopo di stordirlo. Le urla del bambino sono state udite dai vicini, italiani, che sono accorsi. L'uomo nel frattempo si e' rifugiato in casa, ma poco dopo è stato prelevato dai carabinieri. Il minore invece è stato trasportato al Meyer per essere sottoposto a controlli.

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Di Fabrizio (del 31/05/2011 @ 09:37:21, in conflitti, visitato 2100 volte)

Da Roma_und_Sinti

Una donna si prende cura di sua figlia in un campo sinti in Germania [Photograph #33335] - United States Holocaust Memorial Museum

 Nella foto (QUI l'originale ndr) Theresia Seibel con sua figlia Rita. Alla finestra la zia del donatore, Nelka.

Date: 1946 - 1946
Locale: Wuerzburg, [Franconia] Germany
Credit: United States Holocaust Memorial Museum, courtesy of Rita Prigmore
Copyright: United States Holocaust Memorial Museum

Rita Reinhardt Seibel (ora Prigmore) è la figlia di Gabriel e Theresia (Winterstein) Reinhardt. Lei e sua gemella, Rolanda, nacquero il 3 marzo 1943 a Wuerzburg, dove i loro genitori lavoravano entrambe nel teatro cittadino. Gabriel (nato nel 1913) era originario di Marbach. Aveva per un certo periodo studiato musica al conservatorio di Stoccarda. Assieme ai suoi quattro fratelli, Gabriel aveva suonato in una banda e gestiva un'impresa di riparazione di violini. Precedentemente Gabriel aveva sposato un'altra donna, da cui aveva avuto un figlio, Rigo. La prima moglie di Gabriel venne deportata all'inizio degli anni '40, e poco dopo, lui venne informato della sua morte ad Auschwitz. Theresia (nata nel 1921) era di Mannheim. Da giovane frequentò la scuola in un convento e a 16 anni entrò nel teatro cittadino di Wuerzburg come cantante e ballerina. Nel 1941 diversi membri della famiglia di Theresia furono portati nel quartiere generale della Gestapo, dove furono costretti a firmare moduli di autorizzazione alla sterilizzazione. Vennero minacciati di deportazione in caso di rifiuto.

Prima di essere sterilizzata, Theresia aveva consapevolmente deciso con Gabriel di rimanere incinta. Quando venne chiamata per la procedura, era in attesa di tre mesi di due gemelle. Quando gli igienisti razziali lo scoprirono, lei e la sua famiglia vennero arrestati, mentre si contattò Berlino per decidere sul da farsi. La risposta fu che a Theresia doveva essere permesso di continuare la gravidanza, a condizione che i bambini venissero inviati, a nascita avvenuta, alla clinica dell'università di Wuerzburg. Lì c'era il dottor Werner Heyde, professore di neurologia e psichiatria, e membro chiave del programma di eutanasia nazista, che conduceva ricerche sui gemelli. A quanto pare, anche il dottor Joseph Mengele aveva un interesse personale sui gemelli di etnia sinti. Nel corso della gravidanza, Theresia e Gabriel erano sotto sorveglianza costante.

Non avendo più il permesso di lavorare al teatro della città, Theresia prese un lavoro come usciere e Gabriel andò a fare il fattorino per una compagnia farmaceutica. Le gemelle nacquero alla presenza del dottor Heyde. Avevano brevi pause a casa con i loro genitori, ma la maggior parte del tempo erano confinate in clinica. In un'occasione, le gemelle furono lasciate ai genitori per un servizio fotografico di propaganda sui genitori sinti, per passeggiare con le bambine lungo la Domstrasse a Wuerzburg. La seconda settimana di aprile, Theresia e Gabriel ricevettero un avviso preventivo per la deportazione.

Le bambine non erano incluse e Theresia andò immediatamente in clinica per vederle. Quando arrivò le dissero che non era possibile, ma Theresia si fece strada lo stesso. Trovò Rolanda che giaceva morta con la testa fasciata, vittima degli esperimenti di colorazione degli occhi. Isterica per la scoperta, Theresia afferrò la gemella superstite, Rita, e fuggì. Il giorno stesso o quello dopo, Rita fu sottratta ai genitori e riportata in clinica.

Theresia e Gabriel non la rividero per un anno. Pochi giorni a distanza dall'evento, il corpo di Rolanda venne restituito ai genitori che predisposero un adeguato funerale sinti. Una settimana dopo Theresia venne sterilizzata a forza. Gabriel perse il suo lavoro alla compagnia farmaceutica, ma non venne sterilizzato. Nel 1943 diversi membri della famiglia estesa di Theresia, incluso il fratello minore Otto Winterstein e lo zio Fritz Spindler, vennero deportati (sopravvissero entrambe). Nell'aprile 1944 Theresia ricevette misteriosamente una lettera dalla Croce Rossa tedesca a Wuerzburg, con le istruzioni per andare a riprendere Rita.

La famiglia Reinhardt rimase assieme sino al 1946 o al1947, quando la prima moglie di Gabriel, che in realtà era sopravvissuta alla guerra, tornò in Germania. Gabriel decise di tornare da lei ed il suo matrimonio con Theresia venne annullato dal tribunale USA di Stoccarda. Rita rimase con Theresia e non rivide suo padre sino al 1959. Nel 1962 Theresia si risposò con un soldato americano, che morì nel 1972. Rita soffrì di numerosi disturbi fisici (inclusi forti mal di testa e perdite accidentali di coscienza) per tutta la sua gioventù e l'età adulta, che sua madre attribuì al trattamento presso la clinica di Wuerzburg durante il periodo nazista.

Rita si sposò a 21 anni e subito dopo diede alla luce un figlio e una figlia. Lei e la sua famiglia emigrarono negli USA negli ani '70. Diversi anni dopo, Rita divorziò da suo marito (lasciando anche i figli) e tornò in Germania per aiutare sua madre nel gestire un'organizzazione sinti dei diritti umani, che cerca di aumenatre la consapevolezza sul destino dei Rom e dei Sinti durante l'Olocausto. Rita ora vive a Wuerzburg.

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Di Fabrizio (del 30/05/2011 @ 09:39:19, in Europa, visitato 1451 volte)

Da Hungarian_Roma

25/05/2011 - Saranno da compensare tre persone rom ingiustamente condannate per il tentato omicidio di una famiglia nel 2008. Alla fine del 2008, qualcuno gettò tre molotov contro la casa di una famiglia rom nel villaggio di Tarnabod dell'Ungheria nord orientale. Fu a rischio la vita di quattro persone, ma fortunatamente non morì nessuno. La polizia arrestò quattro giovani rom e li accusò di tentato omicidio.

Successivamente i giovani furono condannati e passarono 11 mesi in prigione. Nel frattempo, la polizia arrestò i veri colpevoli di quell'attacco e di altri commessi contro altre famiglie rom. In totale morirono sei persone per quella serie di attacchi anti-Rom.

La decisione di compensare i giovani innocenti è stata presa dalla corte distrettuale di Heves nella città di Eger.I giovani riceveranno un risarcimento per l'importo di diversi milioni di fiorini ungheresi.

ih, translated by Gwendolyn Albert

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Di Fabrizio (del 29/05/2011 @ 09:39:01, in casa, visitato 1495 volte)

Quattro miliardi di lire del 1997. Questa, secondo il Corriere della Sera, la cifra che la giunta di Milano di centrodestra voleva investire per "un villaggio organizzato di tutto punto, dalle piazzole per le roulotte con allacciamenti per la luce e per il gas, ai campi di calcio". In favore di chi e di che cosa? Ma dei nomadi, no? Chi altri?

"E' la prima volta che Milano cerca di risolvere con grande dignità e finanziamenti cospicui il problema dei nomadi, tuttora sparsi in campi obsoleti ai margini dei quartieri periferici", dichiarava il vicesindaco Riccardo De Corato (e il Corriere specificava: "con orgoglio").

Altro che il programma del Pisapia candidato sindaco della sinistra: un "autentico stupidario" che, secondo le parole dello stesso De Corato, in versione aggiornata 2011, "dietro l'ambigua parola 'autocostruzione' intende dare case cascine ristrutturate a tutti i rom abusivi".

"Milano il Paese di Bengodi. Ha ragione Bossi, la città sarà zingaropoli", tuona oggi De Corato. Vuoi mettere con Nomadopoli, quel villaggio organizzato di tutto punto, auspicato dalla sua collega Ombretta Colli nel 1997?

Il vice sindaco e assessore alla Sicurezza, candidato al Consiglio Comunale di Milano come secondo capolista per il Popolo della Libertà, continua prevedendo catastrofi: "A Milano 6.500 se ne sono andati grazie a oltre 500 sgomberi. Ora ne rimangono 1500. Ma con quella lauta prospettiva faranno immediata marcia indietro. La voce correrà fino in Romania dove i rom sono 2 milioni. Che dunque busseranno alla porta per avere anche loro una casa o un rustico tutto per loro". "A questo punto - aggiunge De Corato – è interessante sapere in quale quartiere sorgerà questa immensa zingaropoli. Dove verranno costruite queste palazzine per i nomadi, quali sono le cascine dove troveranno posto rom romeni, sinti siciliani e spagnoli con camper e roulotte".

Eh sì, qui è la voce dell'esperienza che parla. Forse De Corato ricorda ancora i cittadini di Rozzano che si erano messi di traverso perché quel villaggio perfetto, vicino a casa loro, non lo volevano proprio.

"Il sindaco Pds di Rozzano boccia il campo Rom al Gratosoglio" titolava il Corriere. Sì, il sindaco Pds, la signora Maria Rosa Malinverno, una pericolosa estremista, che fece addirittura un ricorso al Tar contro quella Nomadopoli detta anche "Villaggio Lambro meridionale", fiore all'occhiello delle politiche sociali della giunta Albertini.

"Rozzano sta esagerando, dimentica che il terreno è di Milano. Noi chiudiamo due villaggi dove i nomadi erano in condizioni disperate e ne apriamo un altro dove vivranno dignitosamente" aveva risposto l'assessore Ombretta Colli. "Poi, certo, capisco i disagi e le proteste dei cittadini: hanno perfettamente ragione. Ma le leggi sui nomadi e i clandestini non le facciamo noi".

Poi le fecero loro.

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