Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 29/07/2008
Ricevo da Roberto Malini
COMUNICATO STAMPA 29 luglio 2008
NOMADI/PISA: RAZZISTI INCENDIANO BARACCHE, TRA CUI QUELLA DEI GENITORI DELLA
BAMBINA MORTA NEL ROGO DI LIVORNO
GRUPPO EVERYONE: "VICTOR ED ELENA LACATUS SONO ABBANDONATI A SE STESSI.
AUTORITA' TOSCANE E ITALIANE LI AIUTINO"
EVERYONE CHIEDE ACCOGLIENZA PER LE FAMIGLIE COLPITE AL GOVERNATORE DELLA TOSCANA
CLAUDIO MARTINI E SI APPELLA AL PRESIDENTE NAPOLITANO PER UNA FORTE PRESA DI
POSIZIONE CONTRO LA PERSECUZIONE DEI ROM IN ITALIA
Sabato 26 luglio, a Pisa, sotto il Ponte della Cittadella,
sulle sponde dell’Arno, intorno alle 15, un gruppo di razzisti ha appiccato
il fuoco all’insediamento Rom, composto da cinque baracche, dove vivevano
anche Victor ed Elena Lacatus, genitori della piccola Lenuca Carolea, morta
ad agosto dello scorso anno nell'ormai noto "rogo di Livorno", dove hanno
perso la vita altri tre bambini di etnia Rom. Le fiamme si sono subito
sviluppate investendo interamente le baracche e distruggendo anche tutto ciò che
vi era contenuto: vestiti, qualche suppellettile e tutti gli effetti
personali delle famiglie.
"Quando sono arrivato dalla stazione ho visto la baracca dove vivevamo invasa
da fiamme altissime, e i pompieri che cercavano invano di spegnere l'incendio.
Né nella mia casa di fortuna, né in quella dei miei amici e vicini, c’era niente
che potesse scatenare le fiamme" ha raccontato questa mattina Victor Lacatus
all'attivista Rom del Gruppo EveryOne Nico Grancea. "Ho rivissuto in un
attimo la notte in cui mia figlia Lenuca è morta, è stato terribile".
I testimoni Petrica C. e Costica M. hanno riferito al Gruppo EveryOne che "all'improvviso,
si è scatenato l'inferno sotto il Ponte della Cittadella. Le fiamme bruciavano
tutto con una furia impressionante". Altri testimoni riferiscono che le
fiamme si sono sprigionate contemporaneamente nelle cinque baracche e hanno
raggiunto il massimo potere distruttivo in pochi minuti. "Solo per una
coincidenza fortuita nessuno si trovava all'interno delle baracche"
affermano i leader di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e
Dario Picciau. "Tutti i Rom romeni della comunità colpita dal rogo hanno
subito nel recente passato intimidazioni, minacce e episodi di intolleranza da
parte di razzisti italiani". Sul luogo dell'incidente sono accorse diverse
volanti e veicoli di soccorso dei vigili del fuoco, ma non è stato possibile
salvare nulla di quanto contenevano le baracche. "La rapidità di diffusione
delle fiamme e il loro immediato e contemporaneo divampare in cinque diverse
baracche in assenza di vento fanno apparire attendibilissima la natura dolosa
del rogo" continuano gli attivisti. "Dopo aver descritto alle autorità le
dinamiche dell'incendio e lamentato i danni subiti, le famiglie Rom si sono
allontanate, senza che venisse offerto loro alcun sostegno materiale, sanitario
o psicologico. Palesemente sotto shock, si incamminavano verso
l'ignoto, come gli ebrei che fuggivano dai pogrom nei secoli scorsi. Dopo aver
abbandonato il luogo dell'incendio, i Rom non trovavano alcun riparo e dunque
si fermavano a dormire in un parco. Tra loro vi erano anche Victor ed Elena,
che poco dopo venivano sorpresi da alcuni agenti di polizia, condotti alla
stazione e costretti a salire su un treno, per essere deportati a Livorno.
"A Livorno sono stati nuovamente fermati dalle forze dell'ordine, che hanno
ascoltato la loro vicenda e li hanno obbligati a salire sul primo treno per
Pisa, dove si trovano tuttora, senza un riparo né assistenza" spiega Nico
Grancea.
"Victor ed Elena Lacatus hanno già attraversato tutto questo, ed è
inammissibile che l’orrenda storia del rogo di Livorno si ripeta a distanza di
nemmeno un anno" commentano Malini, Pegoraro e Picciau. "Sono distrutti, non
hanno possibilità di realizzare un progetto di vita e ogni giorno lottano per la
sopravvivenza: hanno altri due figli piccoli in Romania, ospitati da amici,
che vorrebbero accanto a sé per costruirsi un futuro come una comune famiglia,
con un lavoro, l’inserimento dei bambini a scuola, una casa e nient’altro.
Tutto questo è stato loro negato". Victor ed Elena Lacatus avevano incontrato il
18 luglio scorso l’eurodeputata Viktoria Mohacsì, al campo Rom di Tor di Quinto
a Roma, dove erano stati invitati ufficialmente da una delegazione del
Parlamento Europeo in qualità di testimoni della persecuzione che
colpisce il popolo Rom in Italia. "L’onorevole Mohacsì si era profondamente
commossa per la loro storia, e ha promesso di portare in Europa il loro caso,
all’attenzione della Commissione Europea. Nel frattempo" proseguono i membri di
EveryOne "chiediamo al presidente della Regione Toscana Claudio Martini,
che dal sito web della Regione promuove in prima pagina la firma del manifesto
antirazzista, e agli assessori regionali Gianni Salvadori ed Enrico Rossi, di
aiutare queste famiglie, e in particolare di provvedere quanto prima a un
inserimento sociale di Victor ed Elena Lacatus, che hanno già sofferto sulla
propria pelle incredibili pene quali vittime innocenti dell’odio razziale.
Chiediamo a Martini e a tutte le istituzioni toscane di dimostrare accoglienza,
solidarietà e lotta autentica al razzismo, e di rendersi disponibili al più
presto a incontrare queste persone e il nostro Gruppo al fine di porre rimedio
immediato a una situazione che, ogni giorno che passa, mette sempre più a
repentaglio molte vite umane. Il nostro appello" continuano "va anche al
Presidente Napolitano, affinché assuma una posizione forte, a nome della
democrazia, perché in Italia si ponga fine a una tragedia umana – quella del
popolo Rom –, indegna di un Paese civile".
Un press-kit fotografico di Victor ed Elena Lacatus è disponibile al link:
www.everyonegroup.com/downloads/victor.zip .
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527 – (+ 39) 331-3585406
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Da
Cittàpertutti
Rete Migranti Milano invita a partecipare al presidio che si terrà domani (a
partire dalle ore 11:30) davanti alla Prefettura, c.so Monforte per consegnare
simbolicamente al Prefetto di Milano le impronte raccolte nelle varie iniziative
promosse da diverse associazioni durante tutto il mese di luglio.
"Milano città aperta, libera e accogliente"
PRESIDIO E CONFERENZA STAMPA
Mercoledì 30 luglio 2008, ore 12.00, davanti alla prefettura di Milano,
c.so Monforte.
PRENDETEVI ANCHE LE NOSTRE IMPRONTE!
Una nuova iniziativa voluta e promossa dalla Rete Migrante di Milano per
denunciare la schedatura etnica e il nuovo "pacchetto sicurezza", dal 23 luglio
ormai legge dello Stato italiano.
Durante il presidio verranno consegnate al Prefetto Gian Valerio Lombardi le
impronte di cittadini milanesi raccolte durante l'evento dello scorso 5 luglio
in l.go Cairoli e in altre iniziative durante tutto il mese di luglio da
numerose associazioni.
Una consegna simbolica alla Prefettura di Milano per ribadire che legalità e
sicurezza non possono essere interpretate esclusivamente come controllo e
repressione, bensì vanno intese come un sistema di garanzie per difendere i
diritti umani: il diritto alla salute, all'educazione, al lavoro, alla casa,
alla libertà di espressione e di circolazione.
La sicurezza non può nascere dall'emarginazione, bensì dall'accoglienza e dal
riconoscimento dei diritti di tutti sulla base di valori di uguaglianza,
rispetto delle diversità e giustizia sociale.
Rete Migrante Milano
Da
Ticinonews
Petardi lanciati contro il campo nomadi di Gudo, che ospita circa 200
persone. Sconosciuti gli autori. Il commento di Mauro Tettamanti
Esplosione al campo nomadi di Gudo. La carovana è stata bruscamente svegliata
alle 2.00 di notte dall’esplosione di un fascio di petardi lanciato nel campo
con un biglietto minatorio. Lo scrive oggi il Corriere del Ticino. Il campo
ospita circa 200 persone. Secondo il portavoce del gruppo i petardi erano tenuti
insieme da nastro adesivo. Sono stati accesi e quindi lanciati tra le roulottes
verso le due della notte tra sabato e ieri. Per il momento restano sconosciuti
gli autori.
"Purtroppo - commenta il municipale bellinzonese e membro della commissione
cantonale nomadi Mauro Tettamanti - queste carovane fanno notizia solo
quando si presume che abbiamo compiuto dei reati o quando sono vittime di questi
episodi di intolleranza. Mi risulta che queste circa 200 persone sono presenti
da diverse settimane in Ticino, prima a Galbisio e poi a Gudo, e che non abbiamo
mai creato o avuto problemi”.
“Quella dei nomadi - conclude Tettamanti - è una storia che si ripete tutte le
estati anche perché in Ticino mancano le strutture che per legge, ma anche solo
per una questione di civiltà, dovremmo mettere loro a disposizione".
Come ricorderete, infatti, non è la prima volta che le carovane di nomadi
vengono prese di mira. Anni fa fa a Biasca colpi di fucile erano stati esplosi
contro i nomadi accampati vicino all’autostrada.
joe.p./sacha
Da
Roma_Daily_News
Posted By ALISON LANGLEY REVIEW STAFF WRITER - Martedì (22 luglio ndr)
Adam Horvath ha viaggiato da Toronto a Niagara Falls per convincere il Ministro
della Giustizia, Rob Nicholson, che suo padre non è un criminale.
"Voglio provare che mio padre è innocente. Voglio dirgli che vogliamo solo
vivere come una famiglia normale," ha detto.
Il ragazzo tredicenne e sua madre Erika sperano di incontrare il parlamentare
a Niagara Falls per discutere sulla prevista estradizione di suo padre verso la
nativa Ungheria.
Adolf Horvath sta per tornare in patria dopo che le autorità ungheresi ne
hanno richiesto l'estradizione per essere processato per quelle che la sua
famiglia lamenta essere accuse non provate.
Recentemente, l'ordine di estradizione è stato sostenuto dalla Corte
d'Appello dell'Ontario e dalla Corte Suprema Canadese.
Adolf, 51 anni, si è nascosto da marzo ed il Canada ha emesso un mandato di
cattura per il suo arresto.
"Non aveva altra scelta," ha detto Erika sulla decisione del marito di
rendersi irreperibile.
Circa 15 supporter del rifugiato Rom si sono riuniti davanti all'ufficio di
Nicholson in St. Paul Avenue per appellarsi al ministro perché riconsideri
l'ordine di estradizione.
"E' l'unica persona che può fermare l'estradizione è spero che lo farà perché
non è giusto. Questa non è giustizia," ha detto Erika.
The Niagara Falls Review
Di Fabrizio (pubblicato @ 00:17:25 in media, visitato 2205 volte)
Dal blog
R-esistenza Infinita
(La notizia la trovate
QUA ndr)
Allora, cari legaioli, quel che resta di bossi è in Romania. No, non è andato
là – come ha cercato di farvi credere – per continuare la guerra allo sporco
zingaro, in casa sua, ma ad assistere alle riprese del kolossal TV su Alberto da
Giussano. È una produzione richiesta ed ottenuta da berlusconi a saccà, e di cui
esiste abbondante letteratura nelle intercettazioni telefoniche che nemmeno il
faraone è riuscito a bloccare. Una di quelle cose legate allo scambio di figa,
che tanto onore ha posto sulle italiche teste. "Se ti do una figa, tu mi dai un
Senatore del centrosinistra?"
È bellissima questa cosa: mentre in Italia la politica di propaganda
populista, porta gli italioti ad incendiare i campi Rom, in Romania bossi
assiste alla carica di 20.000 Rom che fingono di essere il popolo padano. E c’è
di peggio: i 2.500 cavalli usati per la ricostruzione della battaglia di
Legnano, saranno arabi.
Questa coerenza che tutto ricopre, questi uomini duri che hanno la faccia di
calderoli, a cui avete affidato il governo di uno stato, su cui sputano … Io
trovo che sia fantastico, come è fantastica la rivisitazione storiche che bossi
(per sua stessa ammissione, un ignorante) fa della storia. Alberto da Giussano è
il centralismo dello stato.
Queste sono le cose che mi danno quel sottile piacere di pensare a voi,
imbecilli, che andate in giro con gli elmetti cornuti in testa. Voi, che siete
rappresentati da bossi, calderoli, maroni e borghezio.
E così, mentre in casa nostra si porta avanti la deportazione xenofoba di un
popolo inerme, fatto anche di donne e bambini, il massimo rappresentante della
lega va a godere dello sfruttamento di 20.000 comparse Rom, pagate quattro lire
e un pugno di polenta, nel rispetto della logica del profitto e dello
sfruttamento.
Giustizia vorrebbe che quei 2.500 cavalli arabi venissero puntati contro
l’ignobile spettatore, e che quelle 20.000 comparse assumessero il ruolo di
protagonisti, issando lance e bastoni per cacciare l’invasore.
Non accadrà, peccato!
Per la cronaca, la RAI partecipa alla produzione della fiction di propaganda
leghista, ottenuta per intercessione del mercante di figa, che costa solamente
30 milioni di dollari. Da dove provengano i danari lo sapete, sì?
Rita Pani (APOLIDE)
Fotografie del 29/07/2008
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