Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 03/07/2008
Ricevo da Giorgio Bezzecchi
Provocazione di Acli e Caritas che lanciano l'iniziativa ''Schediamoci
tutti'': raccolte oltre 200 schede con i dati biometrici di bambini da un mese a
14 anni. Oggi le due organizzazioni incontrano il prefetto
MILANO - "Mi chiamo Paolino, ho dieci anni e sono uno zingaro". E accanto
l'impronta del proprio polpastrello riprodotta a inchiostro. Così, inviando la
scheda con i propri dati biometrici, più di duecento bambini comaschi hanno
aderito all'iniziativa "Schediamoci tutti" lanciata nei giorni scorsi dall'Acli
e dalla Caritas di Como. Questa mattina, alle 11.30, i responsabili delle due
organizzazioni cattoliche incontreranno il Prefetto di Como, Sante
Frantellizzi, per spiegargli i motivi della "raccolta" e consegnargli
simbolicamente due schede, appartenenti a un bambino e a una bambina. Una
"provocazione" per mantenere viva l'attenzione pubblica sulla questione rom, sul
rischio discriminazione causato dallo scivolamento verso la paura. Nello
specifico, a essere simbolicamente contestato è il progetto annunciato nei
giorni scorsi dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di prendere le impronte
digitali anche ai rom minorenni.
"Il progetto nasce dall'esigenza di riflettere su questi temi - dice Luisa
Seveso, presidente dell'Acli di Como - "Non c'è intento polemico, ma la volontà
di ricordare che ci sono altri modi per affrontare il problema, cercando
l'inclusione e non ghettizzando un'etnia". "Visto che la soluzione delle
impronte è stata presentata come un vantaggio per i piccoli rom - aggiunge con
ironia Sonia Manighetti, coordinatrice del progetto per Acli - abbiamo pensato
che fosse giusto prenderle anche ai nostri bambini".
La scheda, da compilare e consegnare all'Acli (via Brambilla, 35) è stata
diffusa nei giorni scorsi attraverso i media. Più di duecento le schede finora
arrivate, compilate da bambini di un mese come di 14 anni di età (verosimilmente
assistiti dai genitori, che devono apporre la loro firma sulla scheda). "Ma
l'iniziativa è ancora in corso - aggiunge Luisa Seveso - continueremo anche nei
giorni successivi a raccogliere le schede". Prevista anche una raccolta firme
per i genitori, con tanto di orma digitale riprodotta accanto. (Francesco Abiuso)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Come autori di libri per bambini e ragazzi esprimiamo una forte
preoccupazione per le iniziative assunte recentemente dal Ministero dell’Interno
di usare come metodo di identificazione per i minori Rom la schedatura delle
impronte digitali.
Troppo spesso, nel documentarci per scrivere le nostre storie, abbiamo
incontrato leggi che “per il bene” di bambini emarginati e senza voce in
capitolo, hanno di fatto sancito ingiustizie e discriminazioni.
Se vogliamo far sì che i piccoli Rom non vivano fra i topi, cerchiamo di
integrarli con le loro famiglie, di mandarli a scuola, di toglierli da
situazioni di degrado, invece di fare le barricate quando si tenta di sistemarli
in situazioni più dignitose.
Qualora questa misura fosse effettivamente attuata, violando a nostro parere i
principi che regolano la convivenza civile come la Costituzione, la Convenzione
sui Diritti dell'Infanzia approvata dalle Nazioni Unite nel 1989 e ratificata
dall’Italia nel 1991, non potremmo fare a meno di provare un forte senso di
disagio nel proporre ai nostri piccoli lettori testi che parlano di solidarietà,
di incontro fra i popoli o narrano di violenze e prevaricazioni subite dai loro
coetanei come se fossero accadute nel passato e non potessero ripetersi mai più.
Non vorremmo appartenere a uno Stato che un giorno debba chiedere scusa alle sue
minoranze.
Vanna Cercenà, Emanuela Nava, Dino Ticli, Moony Witcher, Alberto Melis, Janna
Carioli, Angelo Petrosino, Francesco D’Adamo, Luisa Mattia, Emanuela Bussolati,
Arianna Papini, Guido Sgardoli, Roberto Denti, Giusi Quarenghi, Angela Nanetti,
Stefano Bordiglioni, Aquilino, Bruno Tognolini
Da
Roma_Daily_News
Secondo il rapporto annuale dell'Agenzia EU sui Diritti Fondamentali, la
Romania sta compiendo progressi nel combattere la discriminazione, ma ci sono
ancora problemi nel raccogliere dati sulla situazione dei gruppi etnici, come
anche sull'integrazione dei Rom.
***
Una ricerca condotta dall'agenzia Europea sui diritti umani, indica che la
Romania è tra i nove paesi EU che combattono attivamente contro razzismo e
xenofobia.
Secondo il rapporto, la Romania, assieme a Gran Bretagna, Irlanda, Francia,
Italia, Belgio e Bulgaria, è tra i paesi che applicano misure per la
discriminazione etnica o razziale. Dal lato opposto, ci sono paesi criticati per
non applicare sanzioni in quest'area - la Repubblica Ceca, Cipro, Danimarca,
Lituania, Germania, Polonia, Portogallo e Spagna.
La decisione dell'Associazione Rumena Football (RFA) di sanzionare
"ogni giocatore, dirigente o spettatore che discriminano in pubblico qualsiasi
altro individuo su criteri di razza, colore, lingua, religione od origine
etnica" è menzionata come una delle misure positive adottate dalla Romania.
D'altra parte, il rapporto critica Bucarest per non fornire dati statistici
sugli "abusi delle autorità contro i diritti umani" nel 2006. L'Agenzia ha
riportato che alcuni paesi incoraggiano la raccolta di dati sull'origine etnica,
ma altri paesi sono riluttanti nel farlo. Rispetto a ciò, Romania, Repubblica
Ceca e Finlandia sono criticati per non raccogliere dati sufficienti sulla
situazione delle minoranze etniche.
Inoltre, la Romania, assieme a Finlandia, Ungheria, Danimarca e Paesi Bassi,
è criticata anche per discriminazione sul posto di lavoro. E' citato uno
studio a tale riguardo, che mostra che il 60% dei Rumeni se avessero un'attività
propria non assumerebbero gente di etnia Rom.
D'altra parte, viene lodata l'iniziativa del Ministro Rumeno degli Interni e
delle Riforme Amministrative di stabilire posti speciali per l'etnia Rom
ed i membri di altre minoranze nazionali.
"I Rom di Romania e Bulgaria potrebbero essere esclusi dal sistema di
assicurazione sanitaria statale se risultassero disoccupati per lunghi periodi
di tempo o se fossero sprovvisti di documenti personali (in Romania e Slovenia)",
evidenzia il documento.
Viene anche presentata la situazione dei Rom Rumeni in Italia. Il
rapporto specifica che il 14 agosto 2007, tre OnG hanno spedito lettere ai primi
ministri di Italia e Romania, chiedendo loro di prendere misure per fermare gli
allontanamenti forzati dei Rom Rumeni dall'Italia, così come il loro bando da
questo paese.
DIVERS – www.divers.ro

CS90-2008: 02/07/2008 "La proposta avanzata dal ministro degli Interni Maroni è discriminatoria, sproporzionata e ingiustificata e, se messa in pratica, violerebbe gli standard internazionali sui diritti umani che vietano la discriminazione" - ha dichiarato oggi la Sezione Italiana di Amnesty International, in relazione all'intenzione dichiarata da parte del ministro degli Interni di rilevare le impronte digitali a tutti, bambini inclusi, nell'ambito dei censimenti dei campi rom, sulla base di ordinanze di protezione civile. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, "prevedere misure di controllo nei confronti di una specifica minoranza, o i cui effetti colpirebbero in particolare una minoranza, compresi i suoi componenti più vulnerabili, sarebbe infatti discriminatorio e costituirebbe un'ingiustificata restrizione alla vita privata". "Inoltre" - sottolinea la Sezione Italiana di Amnesty International - "le dichiarazioni del ministro Maroni contribuiscono a quell'escalation di insicurezza e di paura che abbiamo denunciato più volte e rispetto alla quale ci saremmo aspettati un chiaro e responsabile cambio di rotta da parte del Governo italiano; che invece appare sordo rispetto ai continui richiami delle organizzazioni internazionali - tra cui l'Osce e il Consiglio d'Europa - e cieco innanzi al rischio che il susseguirsi di dichiarazioni di questo tipo rendano più probabili gli attacchi xenofobi". FINE DEL COMUNICATO Roma, 2 luglio 2008 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
Ricevo da Eleonora Casula
Il 1 di luglio la Giunta regionale approva lo stanziamento di 500mila euro
per interventi di inclusione sociale in base alla legge 9 del 9 marzo 88 , nota
legge Tiziana, a favore dei rom ospitati in campi comunali, aggiungendo tale
somma al mezzo milione di euro che il Consiglio regionale ha inserito nella
Finanziaria 2008, finalizzato al risanamento dei campi sosta presenti nella
regione, mentre Giampietro Pili, sindaco del comune di Terralba, e, consigliere
provinciale eletto nelle file dell’UDS, è riuscito finalmente a far sgombrare e
distruggere un paio di baracchine di cittadini Rom, situate in un terreno
privato, di proprietà degli stessi, in agro del comune di Terralba.
Dopo una battaglia giornalistica durata certamente più di un anno, il caso è
diventato oramai di diffusione nazionale. La scorsa settimana, a tutta pagina,
le testate locali e non, pubblicavano interviste al sindaco “minacciato di
morte” dai Rom.
L’escalation si è avuta in questi giorni quando, oltre a leggere le più svariate
notizie sulla pericolosità degli zingari residenti a Terralba, si è assistito
attoniti a dichiarazioni e articoli che solo in un clima di razzismo plateale,
come quello che vige ora in Italia, si poteva verificare.
Alle 6 famiglie Rom, oltre che allo sporcare, all’inquinare, al rendere
incoltivabili i terreni prospicienti il campo, sarebbe sicuramente imputabile un
grave problema di pubblica sicurezza che imperverserebbe su Terralba.
A noi pare assurdo che un primo cittadino possa fare simili affermazioni, come
altrettanto troviamo irreale sapere che il signor Pili non si sia minimamente
interessato a risolvere il caso in altri modi, un simile trattamento
discriminatorio ci ricorda bandi medievali contro i rom.
Se è vero come pare che i cittadini Rom vivessero in situazioni igienico
sanitarie al limite, e sia stato ottemperato il decreto di sgombero, ci pare
assurdo che il primo cittadino non si sia massimamente operato per dare ai rom
una differente soluzione abitativa, come per altro prevedono le leggi vigenti.
E’ chiaro che il signor Pili poco ha fatto, anzi oseremo dire non ha fatto
niente altro se non fomentare ed incitare al razzismo, allarmando la popolazione
di Terralba e di tutta la provincia.
A pochi chilometri da Terralba, in comune di S.N.Arcidano sorge un altro campo
rom, uno dei primi campi sosta sardi, li da sempre le politiche comunali di
amministrazioni di centrosinistra e centrodestra hanno dimostrato lungimiranza e
volontà di inclusione, infatti il campo rom è operativo e funzionante, anzi
annualmente il comune ottiene fondi utilizzabili per creare ulteriori
infrastrutture ma soprattutto riesce a portare avanti progetti di inclusione
sociale. La comunità Arcidanese deve alla presenza di numerosi minori rom il
permanere in loco della scuola materna statale e scuole elementari.
Ci pare impossibile che il signor Pili ed il suo staff non sappiano
dell’esistenza della legge Tiziana e degli altri finanziamenti pubblici che
risolvono in modo dignitoso una problematica quasi inesistente, dato l’esiguo
numero di cittadini rom ( 60 su una popolazione residente di 10mila cittadini
italiani), in questa azione di ignoranza amministrativa notiamo una ferma
volontà politica: reprimere il diverso.
Infatti noi che quotidianamente leggiamo la stampa non dimentichiamo l’immediata
richiesta di Pili al governo nazionale al varo dei nuovissimi decreti sicurezza.
Riteniamo che le politiche agite da Pili siano errate e di chiara matrice
xenofoba, infatti invece di portare sconquasso tra la cittadinanza , un buon
amministratore dovrebbe tutelare tutti i cittadini, ma soprattutto dovrebbe
essere attento alle possibilità di finanziamento che da l’amministrazione
regionale. Un’amministrazione comunale ora come ora ha sempre necessità di
fondi, soprattutto per le politiche sociali e, a nostro vedere, nessuna
occasione migliore poteva essere quella sfruttare i finanziamenti previsti per
tutti quei comuni che ospitano i rom. Perché con i fondi previsti per legge
oltre che dare una sistemazione dignitosa ai cittadini rom si possono impiantare
progetti di inclusione finalizzati alla risoluzione di problematiche
conflittuali che potrebbero sorgere ma soprattutto educare al reciproco rispetto
delle diversità di tutti i cittadini.
Certamente se il sindaco di Terralba è per noi colpevole di un gravissimo atto
di discriminazione, non meno lo è il sindaco di Marrubiu, anch’egli sicuramente
poco ospitale e con una scarsissima conoscenza delle norme di tutela dell’etnia
Rom.
Si parla di stabili Ersat concessi, dopo una mediazione tra gli assessori
regionali competenti ed in particolare con l’interesse dell’ assessore alla
Sanità, ma il sindaco non vuole ospitare i Rom perché pare non vi siano
disponibilità abitative neanche per i cittadini di Marrubiu, anche qui non si
tiene conto delle leggi vigenti ma soprattutto si getta per aria la possibilità
di finanziamenti regionali che potrebbero in ogni modo essere utili ad un paese
come Marrubiu dove sicuramente l’inclusione sociale non è delle migliori, tanti
altri sindaci interpellati hanno “ovviamente” respinto i Rom, in solidarietà con
il sindaco di lavoro.
Diversamente accorso ed attento alle tematiche ci è sembrato il Prefetto, dottor
Tuveri, che in ogni modo ha lavorato per cercare soluzioni.
E’ per noi grave sia l’atteggiamento e le dichiarazioni di Pili ma soprattutto
il suo agire, incurante della presenza di anziani e minori, incitante l’odio
razziale e la discriminazione, ricco di teorie confuse su fantomatici odio
etnici e guerre tra bande di rom.
Non riusciamo a capire perché il sindaco abbia avuto questo interesse a creare
un caso nazionale mentre la Sardegna si è sempre distinta per la grande civiltà
nel promulgare leggi a favore dei cittadini migranti e soprattutto delle
minoranze Rom.
Ebbene finalmente si è scatenato il caso Terralba, tutti i giornali ne parlano,
i Rom di Terralba assurgono ad essere i più temibili d’Italia, i più
delinquenti, si leggeva di risse fra serbi e rom, quali serbi e quali rom
chiediamo noi, non ci sembra proprio di conoscere cittadini serbi, probabilmente
qualcuno che poco conosce le differenze culturali delle etnie rom addita come
serbi tutti i rom di religione ortodossa.
Non riusciamo a capacitarci delle motivazioni che hanno spinto il sindaco Pili a
creare questo caso, non riusciamo a capacitarci perché poco si sia fatto per
integrare questi cittadini.
Si è parlato dell’alto grado di rom con precedenti penali che avessero scelto
come dimora Terralba, si parla di tante problemi inesistenti.
Non possiamo però rimanere a guardare, non possiamo continuare a vedere simili
atti, uno dei più grandi sgomberi della Sardegna, ma soprattutto non può
rimanere impunito un sindaco che allontana del proprio comune minori che
comunque fino al compimento del diciottesimo anno di età hanno i medesimi
diritti dei minori italiani, incurante di ogni possibile disagio ulteriore di
questi giovani cittadini.
Per questi e tanti altri motivi, il nostro partito, alcune associazioni,
intendono far intervenire direttamente la Comunità Europea, ma anche e
soprattutto denunciare la grave violazione compiuta dal sindaco di Terralba alla
Corte di Strasburgo, affinché ad ogni cittadino sia riconosciuta pari dignità ma
soprattutto affinché nessun Sindaco abbia l’onere ed il diritto di intraprender
e battaglie etniche e xenofobe.
Eleonora Casula
PRC SE della Sardegna
Segreteria regionale
Area Diritti ed immigrazione
Alessandro Vinci
Consigliere provinciale PRC SE Oristano
Fotografie del 03/07/2008
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