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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

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Articoli del 05/07/2008

Di Fabrizio (pubblicato @ 21:00:48 in Italia, visitato 1521 volte)

Da L'Unità

di Davide Madeddu

Il cappellano del carcere ospita nella comunità di Arborea i rom sfrattati da Terralba, poco distante da Oristano. La storia è presto spiegata. Qualche giorno fa la comunità rom di Terralba viene sfratta e le baracche, realizzate abusivamente alla periferia del paese demolite. In soccorso delle 47 persone, 26 bimbi e 21 adulti arriva don Gianni Usai, cappellano del carcere di Isili e fondatore della comunità Il Samaritano che mette a disposizione degli sfollati un piazzale attrezzato nell'azienda agricola che ospita la comunità. «Cosa potevo fare- spiega don Gianni - sono stati cacciati dal campo di Terralba e non sapevano dove andare. Nei loro occhi ho letto la disperazione, mica potevo tirarmi indietro o girare la faccia dall'altra parte. Eppoi è ora di finirla con questa storia che i rom sono ladri e via dicendo. Se vivono ai margini è perché nessuno li vuole vicino. Rispetto agli altri partono da una posizione svantaggiata».

Don Gianni Usai, 63 anni è il fondatore della comunità che si occupa di dare assistenza e supporto ai detenuti in espiazione esterna, ai sofferenti psichici e alle vittime di violenze. Per 20 anni è stato cappellano della colonia penale di Isili e conosce molto bene il mondo della sofferenza, della detenzione e le difficoltà che incontra «chi vuole rientrare nel mondo dei normali». Per questo motivo non ci sta a giocare la partita del «tutti contro gli zingari, perché non vero che sono tutti ladri e non è vero che sono tutti fannulloni». Non è certo un caso che sia stato proprio lui, non molto tempo fa (nel 2005) a battersi perché i piccoli rom di Terralba potessero andare a scuola e imparare a leggere, scrivere e studiare «e giocare come tutti i bimbi di 6 o 10 anni».

«Li conosco da quando erano piccolissimi, sono stati loro a chiedere il nostro aiuto - racconta -, erano disperati e terrorizzati, hanno visto poi le loro case buttate giù con le ruspe». Da Terralba alla comunità di Arborea il passo è breve. «Abbiamo messo a disposizione un piazzale, sistemato il tendone e altri strumenti perché possano vivere decentemente - racconta don Usai - d'altronde è il minimo che si potesse fare per bimbi e famiglie che, per ignoranza altrui e senza motivo, sono state emarginate dal mondo cosiddetto normale perché, diciamolo chiaramente, chi è povero dà fastidio».
E nel nuovo campo, sistemato alla fine di una strada con gli alberi di eucaliptus ai lati, e le coltivazioni floride, i bimbi hanno ripreso a sorridere. «Qui da noi hanno scoperto i giocattoli, hanno scoperto i pelouches - racconta ancora - ma quali ladri, ma lasciamo perdere queste cose. Questi sono bimbi come tutti gli altri, non vedo perché si debba continuare con questa discriminazione o magari pernsare a prendere le loro impronte, ma stiamo scherzando?». Non nasconde le difficoltà incontrate per dare una mano alla comunità rom don Gianni. «Molte amministrazioni comunali hanno paura di aiutare queste persone perché temono una qualche rivolta delle popolazioni, e quindi invece di intervenire stanno a guardare. Tutti molto spesso dimenticano che l'aiuto puuò arrivare dando l'istruzione ai piccoli e insegnando un mestiere agli adulti». Un argomento caro al fondatore della comunità, da tempo impegnato in progetti di recupero e reinserimento degli ex detenuti in attività lavorative. «Se non vengono messi in condizioni di imparare o di lavorare è chiaro che nessuno poi li prenderà». Don Gianni però non nasconde le difficoltà «provocate dal luogo comune che tutti gli zingari sono ladri». «I 26 minori prima frequentavano le elementari di Terralba, adesso che sono in territorio di Arborea non sappiamo se questi bimbi, che è bene ricordarlo sono nati in Italia tra Oristano e Terralba, potranno frequentare le scuole o se invece dovremo farne una da campo». Quanto alla proposta di prendere le impronte, don Usai non ha dubbi. «Non esiste proprio, ma come potrà vivere un bimbo che "nasce schedato"?»

Pubblicato il: 05.07.08

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 19:38:57 in Kumpanija, visitato 2055 volte)

Questa notte è morto Andrea Bertol, amico personale e figura storica dell'Opera Nomadi Milanese e Nazionale.

Una malattia che non lascia speranze se l'è portato via e con lui un po' di tutti noi.

Andrea fu uno dei maestri "Lacio Drom" ad occuparsi in prima persona della scolarizzazione dei bambini rom, insieme ad alcuni che compaiono in questo stesso indirizzario e da allora non aveva più abbandonato i problemi che attanagliano la vita di queste comunità, rimanendoci vicino e seguendoci in ogni occasione.

Il suo ricordo, così come il peso della sua assenza, rimarrà sempre parte di noi.

Giorgio Bezzecchi - Maurizio Pagani

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:24:00 in Italia, visitato 1542 volte)

Ricevo da Marco Brazzoduro

Lunedì 7 luglio - dalle 17 alle 20 - Piazza dell'Esquilino, Roma

"Siamo tutte e tutti Rom". E' la parola d'ordine con cui l'Arci, invita a partecipare il prossimo lunedì ad una raccolta volontaria di impronte.
"E' già iniziata la schedatura e la rilevazione delle impronte digitali dei rom, minori compresi, nei campi nomadi - afferma in una nota il responsabile immigrazione dell'Arci, Filippo Miraglia - con lo scopo di "censire" quanti vi risiedono. Una misura fortemente voluta dal ministro Maroni, nonostante l'indignazione con cui è stata accolta da gran parte dell'opinione pubblica". "Forti perplessità sulla legittimità di un simile provvedimento - ricorda Miraglia - ha espresso anche il Commissario europeo ai diritti umani. Associazioni laiche e cattoliche, italiane e internazionali, intellettuali, artisti, giornalisti, politici hanno denunciato il razzismo di questa misura giudicata un grave vulnus della democrazia e della Convenzione per la tutela dei diritti del fanciullo. Un atto discriminatorio e persecutorio".
 
"E' necessario - sottolinea quindi il responsabile immigrazione dell'Arci - dare visibilità, anche con azioni simboliche, alla nostra indignazione. Il 7 luglio, a Roma, in Piazza Esquilino, dalle 17 alle 20, l'Arci, col sostegno dell'Aned, organizzerà una 'schedatura' pubblica e volontaria, raccogliendo le impronte digitali delle cittadine e cittadini italiani che condividono la nostra protesta. Centinaia di impronte che invieremo al ministro con un messaggio: "siamo tutte e tutti rom". Con noi, a farsi "schedare", ci saranno anche Moni Ovadia, Andrea Camilleri, Dacia Maraini, Ascanio Celestini e tanti altri. A tutte le forze politiche di opposizione, alle forze democratiche, alle associazioni, ai media, ai singoli - conclude Miraglia - chiediamo di aiutarci a fermare questo scempio della vita civile e democratica del nostro paese, in cui il razzismo è ormai pratica di governo".

Sommosse mailing list
Sommosse@inventati.org
https://www.autistici.org/mailman/listinfo/sommosse

 
Di Sucar Drom (pubblicato @ 08:42:12 in Italia, visitato 1912 volte)

A Milano lunedì 7 giugno, a partire dalle ore 14.00, si terrà un presidio davanti alla Prefettura di Milano per chiedere la revoca dell’Ordinanza n. 3677, 30 maggio 2008, "Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio della regione Lombardia".

L’ordinanza, come ribadito dal Ministro Maroni, è già in vigore dal 30 maggio e impone al Prefetto Lombardi, Commissario per l’emergenza "nomadi", di provvedere immediatamente alle seguenti azioni:
- "monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi ed individuazione degli insediamenti abusivi" (articolo 1, comma 2, punto "b");
- "identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei luoghi di cui al punto b), attraverso rilievi segnaletici" (articolo 1, comma 2, punto "c).

Tale provvedimento è inutile e discriminatorio. Inutile, perché il Prefetto Lombardi potrebbe acquisire i dati precisi sulle presenze nei cosiddetti "campi nomadi", direttamente dagli Uffici anagrafici comunali. Discriminatorio perché porterà a fotosegnalare dei bambini in tenera età e non solo per la sola "colpa" di vivere in un "campo nomadi".

Il Ministro Maroni, alla Camera dei Deputati, ha affermato che il "censimento" sarà effettuato in tutti i "campi nomadi" senza alcuna distinzione, coinvolgendo quindi anche Cittadini italiani. Il rilievo delle impronte digitali di Cittadini italiani incensurati e di minori è anticostituzionale e discriminante.

Ad oggi le impronte digitali possono essere rilevate ad un Cittadino italiano quando è arrestato o accusato di un reato. Inoltre, un Cittadino italiano che richieda la carta d’identità elettronica (solo pochi Comuni lombardi offrono questo servizio) è obbligato al rilievo dell’impronta dell’indice sinistro. Questa misura è prevista anche per i minori con più di quindici anni. E’ da rilevare che non è obbligatorio avere la Carta d’Identità, come documento d’identificazione può valere ad esempio la patente di guida che non prevede il rilievo delle impronte digitali. E comunque molti Comuni oggi non rilasciano la carta d’identità elettronica perché non sono dotati della strumentazione adeguata.

Secondo la normativa in vigore oggi in Italia un Cittadino italiano potrebbe quindi non subire il rilievo delle impronte digitali e se volesse espatriare potrebbe utilizzare il Passaporto. Oggi per il rilascio di questo documento d’identità non vengono rilevate le impronte digitali.
In ultimo, è chiaro a tutti che questo "censimento" è rivolto solo ed esclusivamente a Sinti e a Rom perché nei "campi nomadi" risiedono solo questi Cittadini. Ma in Italia un’appartenente ad una minoranza etnica può essere riconosciuto dallo Stato italiano per la sua appartenenza etnica solo volontariamente, cioè deve essere lo stesso Cittadino che autonomamente e volontariamente dichiara la propria appartenenza per poter godere dei diritti sanciti dalla legge 482/1999.

In ultimo, non ci sarebbe nessun controllo su come questi dati sarebbero utilizzati, tant’è che lo stesso Garante per la privacy ha rilevato che tali modalità potrebbero coinvolgere delicati problemi di discriminazione, che possono toccare anche la dignità delle persone e specialmente dei minori.

Per queste ragioni i Sinti italiani, insieme alle associazioni Sucar Drom e Nevo Drom, presidieranno la Prefettura di Milano in Corso Monforte per chiedere l’immediata revoca dell’Ordinanza n. 3677. I Sinti lombardi invitano tutti i cittadini, i politici, gli intellettuali, i religiosi e la società civile a partecipare per riaffermare i valori sanciti dalla Costituzione italiana.

Per informazioni Ministro di Culto Davide Casadio (MEZ), telefono 334 2511887, e-mail casadio1970@libero.it, sucardrom@sucardrom.191.it, nevodrom@nevodrom.it

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 00:00:27 in Italia, visitato 1576 volte)

Ricevo da Roberto Malini

COMUNICATO STAMPA 4 luglio2008

SESTO FIORENTINO: EMERGENZA UMANITARIA PER OLTRE 120 ROM SGOMBERATI DAL SINDACO GIANASSI, CHE RIFIUTA IL DIALOGO CON LE ASSOCIAZIONI
GRUPPO EVERYONE: "AZIONE INCIVILE. CHIEDIAMO LE IMMEDIATE DIMISSIONI DEL SINDACO E L’INTERVENTO DELL’ANCI E DELLA COMMISSIONE EUROPEA"

Ieri notte, nella zona di Osmannoro, a Sesto Fiorentino (FI), oltre 120 persone di etnia Rom, per la maggior parte donne, bambini e minori sotto i 17 anni, si sono ritrovate senza alcun giaciglio in seguito allo sgombero improvviso ordinato dal sindaco Gianni Gianassi del Partito Democratico, nel corso del quale ogni baracca è stata demolita dalle forze di Polizia, con tutti gli effetti personali dei Rom all’interno. Bambini di pochi mesi, ragazzi e adulti sofferenti di diverse patologie cardiache si sono ritrovati in mezzo a una strada, senza assistenza sanitaria, senza acqua, senza un tetto sotto il quale dormire.

"Ciò che è avvenuto" dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau "è frutto della campagna xenofoba e razziale propria delle Istituzioni italiane, e deve essere non solo stigmatizzato dal Parlamento Europeo e dalla Commissione UE, ma oggetto di una denuncia degli organismi internazionali per i diritti umani. Veri e propri pogrom come questi" continuano gli attivisti "dimostrano quanto anche le Istituzioni locali, indipendentemente dall’orientamento politico dei suoi rappresentanti, stiano portando avanti con ogni mezzo una persecuzione ai livelli del regime nazi-fascista degli anni Quaranta".

Questa mattina una delegazione di attivisti composta dal Gruppo EveryOne, dall’associazione L’Aurora onlus di Firenze, dall’ex deputato Mercedes Frias, dal Centro di Documentazione Carlo Giuliani e dai Verdi della Toscana ha chiesto, presentandosi al Municipio di Sesto Fiorentino con alcuni dei nuclei famigliari sgomberati, un urgente incontro con il sindaco Gianassi per studiare una soluzione all’emergenza socio-sanitaria e abitativa delle decine di famiglie coinvolte, molte delle quali si sono stabilite in queste ore, temporaneamente, all’interno di una fabbrica abbandonata nelle vicinanze dell’insediamento sgomberato.

"Il sindaco Gianassi," dichiara Matteo Pegoraro di EveryOne, componente la delegazione "che aveva convocato per le 12 una conferenza stampa in merito allo sgombero, ha impedito l’accesso all’interno del Municipio a noi attivisti, con un cordone di Vigili Urbani che bloccava l’ingresso, e ha concesso l’ingresso solo a tre giornalisti." Mercedes Frias, ex deputato di Rifondazione Comunista, ha contattato al telefono direttamente il sindaco Gianassi che, alla richiesta di un incontro, ha risposto: "Non me ne frega un cazzo".

Alla richiesta di cinque attivisti di essere ricevuti al più presto per ricercare una soluzione pacifica e costruttiva all’intera vicenda, il sindaco ha accettato, ammettendo gli esponenti delle associazioni umanitarie ma impedendo l’accesso a Mercedes Frias, che è stata costretta dai Vigili Urbani e dai funzionari comunali a rimanere fuori.

"Gianassi si è subito presentato a noi con atteggiamento scontroso" continua Pegoraro. "Ha affermato che lui agisce secondo la legge, e chi non è residente a Sesto Fiorentino, e dunque tutte le oltre 120 persone sgomberate, non è di sua competenza e non deve permanere nel territorio. Dopo di che" spiega l’attivista "alla mia affermazione che non si possono lasciare dei bambini di pochi mesi, donne e uomini malati in mezzo a una strada e che esistono direttive e risoluzioni europee che tutelano il popolo Rom, ha concluso: ‘Denunciatemi’ e ha abbandonato l’incontro, iniziato da un paio di minuti".

Gli attivisti, minacciati da alcuni funzionari di essere allontanati dalla Forza Pubblica se non avessero immediatamente lasciato il Municipio, sono stati costretti a uscire.

"Non ci rimane" afferma EveryOne "che chiedere le immediate dimissioni del sindaco Gianassi per il comportamento inconcepibile adottato anche nei confronti di noi cittadini. Auspichiamo un intervento in tal senso da parte dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e del suo presidente, nonché sindaco di Firenze, Leonardo Domenici. Infine" concludono i rappresentati del Gruppo "ci attiveremo affinché la Commissione Europea e gli eurodeputati abbiano modo, già nella sessione plenaria di lunedì a Strasburgo, di discutere di quest’emergenza e prendere provvedimenti. Solleciteremo inoltre i Parlamentari italiani radicali affinché depositino al più presto un'interrogazione urgente al Ministero dell'Interno".

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

 

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