Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 05/07/2008
Da
L'Unità
di Davide Madeddu
Il cappellano del carcere ospita nella comunità di Arborea i rom sfrattati da
Terralba, poco distante da Oristano. La storia è presto spiegata. Qualche
giorno fa la comunità rom di Terralba viene sfratta e le baracche, realizzate
abusivamente alla periferia del paese demolite. In soccorso delle 47 persone, 26
bimbi e 21 adulti arriva don Gianni Usai, cappellano del carcere di Isili e
fondatore della comunità Il Samaritano che mette a disposizione degli sfollati
un piazzale attrezzato nell'azienda agricola che ospita la comunità. «Cosa
potevo fare- spiega don Gianni - sono stati cacciati dal campo di Terralba e non
sapevano dove andare. Nei loro occhi ho letto la disperazione, mica potevo
tirarmi indietro o girare la faccia dall'altra parte. Eppoi è ora di finirla
con questa storia che i rom sono ladri e via dicendo. Se vivono ai margini è
perché nessuno li vuole vicino. Rispetto agli altri partono da una posizione
svantaggiata».
Don Gianni Usai, 63 anni è il fondatore della comunità che si occupa di dare
assistenza e supporto ai detenuti in espiazione esterna, ai sofferenti psichici
e alle vittime di violenze. Per 20 anni è stato cappellano della colonia penale
di Isili e conosce molto bene il mondo della sofferenza, della detenzione e le
difficoltà che incontra «chi vuole rientrare nel mondo dei normali». Per questo
motivo non ci sta a giocare la partita del «tutti contro gli zingari, perché non
vero che sono tutti ladri e non è vero che sono tutti fannulloni». Non è certo
un caso che sia stato proprio lui, non molto tempo fa (nel 2005) a battersi
perché i piccoli rom di Terralba potessero andare a scuola e imparare a leggere,
scrivere e studiare «e giocare come tutti i bimbi di 6 o 10 anni».
«Li conosco da quando erano piccolissimi, sono stati loro a chiedere il nostro
aiuto - racconta -, erano disperati e terrorizzati, hanno visto poi le loro case
buttate giù con le ruspe». Da Terralba alla comunità di Arborea il passo è
breve. «Abbiamo messo a disposizione un piazzale, sistemato il tendone e altri
strumenti perché possano vivere decentemente - racconta don Usai - d'altronde è
il minimo che si potesse fare per bimbi e famiglie che, per ignoranza altrui e
senza motivo, sono state emarginate dal mondo cosiddetto normale perché,
diciamolo chiaramente, chi è povero dà fastidio».
E nel nuovo campo, sistemato alla fine di una strada con gli alberi di
eucaliptus ai lati, e le coltivazioni floride, i bimbi hanno ripreso a
sorridere. «Qui da noi hanno scoperto i giocattoli, hanno scoperto i pelouches -
racconta ancora - ma quali ladri, ma lasciamo perdere queste cose. Questi sono
bimbi come tutti gli altri, non vedo perché si debba continuare con questa
discriminazione o magari pernsare a prendere le loro impronte, ma stiamo
scherzando?». Non nasconde le difficoltà incontrate per dare una mano alla
comunità rom don Gianni. «Molte amministrazioni comunali hanno paura di aiutare
queste persone perché temono una qualche rivolta delle popolazioni, e quindi
invece di intervenire stanno a guardare. Tutti molto spesso dimenticano che
l'aiuto puuò arrivare dando l'istruzione ai piccoli e insegnando un mestiere
agli adulti». Un argomento caro al fondatore della comunità, da tempo impegnato
in progetti di recupero e reinserimento degli ex detenuti in attività
lavorative. «Se non vengono messi in condizioni di imparare o di lavorare è
chiaro che nessuno poi li prenderà». Don Gianni però non nasconde le difficoltà
«provocate dal luogo comune che tutti gli zingari sono ladri». «I 26 minori
prima frequentavano le elementari di Terralba, adesso che sono in territorio di
Arborea non sappiamo se questi bimbi, che è bene ricordarlo sono nati in Italia
tra Oristano e Terralba, potranno frequentare le scuole o se invece dovremo
farne una da campo». Quanto alla proposta di prendere le impronte, don Usai non
ha dubbi. «Non esiste proprio, ma come potrà vivere un bimbo che "nasce
schedato"?»
Pubblicato il: 05.07.08
Questa notte è morto Andrea Bertol, amico personale e figura storica
dell'Opera Nomadi Milanese e Nazionale.
Una malattia che non lascia speranze se l'è portato via e con lui un po' di
tutti noi.
Andrea fu uno dei maestri "Lacio Drom" ad occuparsi in prima persona della
scolarizzazione dei bambini rom, insieme ad alcuni che compaiono in questo
stesso indirizzario e da allora non aveva più abbandonato i problemi che
attanagliano la vita di queste comunità, rimanendoci vicino e seguendoci in ogni
occasione.
Il suo ricordo, così come il peso della sua assenza, rimarrà sempre parte di
noi.
Giorgio Bezzecchi - Maurizio Pagani
Ricevo da Marco Brazzoduro
Lunedì 7 luglio - dalle 17 alle 20 - Piazza dell'Esquilino, Roma
"Siamo tutte e tutti Rom". E' la parola d'ordine con cui l'Arci, invita a
partecipare il prossimo lunedì ad una raccolta volontaria di impronte.
"E' già iniziata la schedatura e la rilevazione delle impronte digitali dei rom,
minori compresi, nei campi nomadi - afferma in una nota il responsabile
immigrazione dell'Arci, Filippo Miraglia - con lo scopo di "censire" quanti vi
risiedono. Una misura fortemente voluta dal ministro Maroni, nonostante
l'indignazione con cui è stata accolta da gran parte dell'opinione
pubblica". "Forti perplessità sulla legittimità di un simile provvedimento -
ricorda Miraglia - ha espresso anche il Commissario europeo ai diritti umani.
Associazioni laiche e cattoliche, italiane e internazionali, intellettuali,
artisti, giornalisti, politici hanno denunciato il razzismo di questa misura
giudicata un grave vulnus della democrazia e della Convenzione per la tutela dei
diritti del fanciullo. Un atto discriminatorio e persecutorio".
"E' necessario - sottolinea quindi il responsabile immigrazione dell'Arci - dare
visibilità, anche con azioni simboliche, alla nostra indignazione. Il 7 luglio,
a Roma, in Piazza Esquilino, dalle 17 alle 20, l'Arci, col sostegno dell'Aned,
organizzerà una 'schedatura' pubblica e volontaria, raccogliendo le impronte
digitali delle cittadine e cittadini italiani che condividono la nostra
protesta. Centinaia di impronte che invieremo al ministro con un messaggio:
"siamo tutte e tutti rom". Con noi, a farsi "schedare", ci saranno anche Moni
Ovadia, Andrea Camilleri, Dacia Maraini, Ascanio Celestini e tanti altri. A
tutte le forze politiche di opposizione, alle forze democratiche, alle
associazioni, ai media, ai singoli - conclude Miraglia - chiediamo di aiutarci a
fermare questo scempio della vita civile e democratica del nostro paese, in cui
il razzismo è ormai pratica di governo".
Sommosse mailing list
Sommosse@inventati.org
https://www.autistici.org/mailman/listinfo/sommosse

A Milano lunedì 7 giugno, a partire dalle ore 14.00, si terrà un presidio
davanti alla Prefettura di Milano per chiedere la revoca dell’Ordinanza n. 3677,
30 maggio 2008, "Disposizioni urgenti di protezione civile per fronteggiare lo
stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel
territorio della regione Lombardia".
L’ordinanza, come ribadito dal Ministro Maroni, è già in vigore dal 30 maggio e
impone al Prefetto Lombardi, Commissario per l’emergenza "nomadi", di provvedere
immediatamente alle seguenti azioni:
- "monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi ed
individuazione degli insediamenti abusivi" (articolo 1, comma 2, punto "b");
- "identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei
familiari presenti nei luoghi di cui al punto b), attraverso rilievi
segnaletici" (articolo 1, comma 2, punto "c).
Tale provvedimento è inutile e discriminatorio. Inutile, perché il Prefetto
Lombardi potrebbe acquisire i dati precisi sulle presenze nei cosiddetti "campi
nomadi", direttamente dagli Uffici anagrafici comunali. Discriminatorio perché
porterà a fotosegnalare dei bambini in tenera età e non solo per la sola "colpa"
di vivere in un "campo nomadi".
Il Ministro Maroni, alla Camera dei Deputati, ha affermato che il "censimento"
sarà effettuato in tutti i "campi nomadi" senza alcuna distinzione, coinvolgendo
quindi anche Cittadini italiani. Il rilievo delle impronte digitali di Cittadini
italiani incensurati e di minori è anticostituzionale e discriminante.
Ad oggi le impronte digitali possono essere rilevate ad un Cittadino italiano
quando è arrestato o accusato di un reato. Inoltre, un Cittadino italiano che
richieda la carta d’identità elettronica (solo pochi Comuni lombardi offrono
questo servizio) è obbligato al rilievo dell’impronta dell’indice sinistro.
Questa misura è prevista anche per i minori con più di quindici anni. E’ da
rilevare che non è obbligatorio avere la Carta d’Identità, come documento
d’identificazione può valere ad esempio la patente di guida che non prevede il
rilievo delle impronte digitali. E comunque molti Comuni oggi non rilasciano la
carta d’identità elettronica perché non sono dotati della strumentazione
adeguata.
Secondo la normativa in vigore oggi in Italia un Cittadino italiano potrebbe
quindi non subire il rilievo delle impronte digitali e se volesse espatriare
potrebbe utilizzare il Passaporto. Oggi per il rilascio di questo documento
d’identità non vengono rilevate le impronte digitali.
In ultimo, è chiaro a tutti che questo "censimento" è rivolto solo ed
esclusivamente a Sinti e a Rom perché nei "campi nomadi" risiedono solo questi
Cittadini. Ma in Italia un’appartenente ad una minoranza etnica può essere
riconosciuto dallo Stato italiano per la sua appartenenza etnica solo
volontariamente, cioè deve essere lo stesso Cittadino che autonomamente e
volontariamente dichiara la propria appartenenza per poter godere dei diritti
sanciti dalla legge 482/1999.
In ultimo, non ci sarebbe nessun controllo su come questi dati sarebbero
utilizzati, tant’è che lo stesso Garante per la privacy ha rilevato che tali
modalità potrebbero coinvolgere delicati problemi di discriminazione, che
possono toccare anche la dignità delle persone e specialmente dei minori.
Per queste ragioni i Sinti italiani, insieme alle associazioni Sucar Drom e
Nevo Drom, presidieranno la Prefettura di Milano in Corso Monforte per chiedere
l’immediata revoca dell’Ordinanza n. 3677. I Sinti lombardi invitano tutti i
cittadini, i politici, gli intellettuali, i religiosi e la società civile a
partecipare per riaffermare i valori sanciti dalla Costituzione italiana.
Per informazioni Ministro di Culto Davide Casadio (MEZ), telefono 334 2511887,
e-mail casadio1970@libero.it,
sucardrom@sucardrom.191.it,
nevodrom@nevodrom.it
Ricevo da Roberto Malini
COMUNICATO STAMPA 4 luglio2008
SESTO FIORENTINO: EMERGENZA UMANITARIA PER OLTRE 120 ROM SGOMBERATI DAL
SINDACO GIANASSI, CHE RIFIUTA IL DIALOGO CON LE ASSOCIAZIONI
GRUPPO EVERYONE: "AZIONE INCIVILE. CHIEDIAMO LE IMMEDIATE DIMISSIONI DEL
SINDACO E L’INTERVENTO DELL’ANCI E DELLA COMMISSIONE EUROPEA"
Ieri notte, nella zona di Osmannoro, a Sesto Fiorentino (FI),
oltre 120 persone di etnia Rom, per la maggior parte donne, bambini e
minori sotto i 17 anni, si sono ritrovate senza alcun giaciglio in seguito
allo sgombero improvviso ordinato dal sindaco Gianni Gianassi del Partito
Democratico, nel corso del quale ogni baracca è stata demolita dalle
forze di Polizia, con tutti gli effetti personali dei Rom all’interno.
Bambini di pochi mesi, ragazzi e adulti sofferenti di diverse patologie
cardiache si sono ritrovati in mezzo a una strada, senza assistenza
sanitaria, senza acqua, senza un tetto sotto il quale dormire.
"Ciò che è avvenuto" dichiarano i leader del Gruppo EveryOne Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau "è frutto della campagna
xenofoba e razziale propria delle Istituzioni italiane, e deve essere non solo
stigmatizzato dal Parlamento Europeo e dalla Commissione UE, ma
oggetto di una denuncia degli organismi internazionali per i diritti umani.
Veri e propri pogrom come questi" continuano gli attivisti "dimostrano quanto
anche le Istituzioni locali, indipendentemente dall’orientamento politico dei
suoi rappresentanti, stiano portando avanti con ogni mezzo una persecuzione
ai livelli del regime nazi-fascista degli anni Quaranta".
Questa mattina una delegazione di attivisti composta dal Gruppo EveryOne,
dall’associazione L’Aurora onlus di Firenze, dall’ex deputato Mercedes
Frias, dal Centro di Documentazione Carlo Giuliani e dai Verdi
della Toscana ha chiesto, presentandosi al Municipio di Sesto Fiorentino con
alcuni dei nuclei famigliari sgomberati, un urgente incontro con il sindaco
Gianassi per studiare una soluzione all’emergenza socio-sanitaria e abitativa
delle decine di famiglie coinvolte, molte delle quali si sono stabilite in
queste ore, temporaneamente, all’interno di una fabbrica abbandonata nelle
vicinanze dell’insediamento sgomberato.
"Il sindaco Gianassi," dichiara Matteo Pegoraro di EveryOne, componente la
delegazione "che aveva convocato per le 12 una conferenza stampa in merito allo
sgombero, ha impedito l’accesso all’interno del Municipio a noi attivisti,
con un cordone di Vigili Urbani che bloccava l’ingresso, e ha concesso
l’ingresso solo a tre giornalisti." Mercedes Frias, ex deputato di
Rifondazione Comunista, ha contattato al telefono direttamente il sindaco
Gianassi che, alla richiesta di un incontro, ha risposto: "Non me ne
frega un cazzo".
Alla richiesta di cinque attivisti di essere ricevuti al più presto per
ricercare una soluzione pacifica e costruttiva all’intera vicenda, il sindaco
ha accettato, ammettendo gli esponenti delle associazioni umanitarie ma
impedendo l’accesso a Mercedes Frias, che è stata costretta dai Vigili Urbani e
dai funzionari comunali a rimanere fuori.
"Gianassi si è subito presentato a noi con atteggiamento scontroso"
continua Pegoraro. "Ha affermato che lui agisce secondo la legge, e chi non è
residente a Sesto Fiorentino, e dunque tutte le oltre 120 persone sgomberate,
non è di sua competenza e non deve permanere nel territorio. Dopo di che" spiega
l’attivista "alla mia affermazione che non si possono lasciare dei bambini di
pochi mesi, donne e uomini malati in mezzo a una strada e che esistono
direttive e risoluzioni europee che tutelano il popolo Rom, ha concluso:
‘Denunciatemi’ e ha abbandonato l’incontro, iniziato da un paio di minuti".
Gli attivisti, minacciati da alcuni funzionari di essere allontanati dalla
Forza Pubblica se non avessero immediatamente lasciato il Municipio, sono
stati costretti a uscire.
"Non ci rimane" afferma EveryOne "che chiedere le immediate dimissioni del
sindaco Gianassi per il comportamento inconcepibile adottato anche nei
confronti di noi cittadini. Auspichiamo un intervento in tal senso da parte
dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e del suo presidente,
nonché sindaco di Firenze, Leonardo Domenici. Infine" concludono i
rappresentati del Gruppo "ci attiveremo affinché la Commissione Europea e gli
eurodeputati abbiano modo, già nella sessione plenaria di lunedì a Strasburgo,
di discutere di quest’emergenza e prendere provvedimenti. Solleciteremo
inoltre i Parlamentari italiani radicali affinché depositino al più
presto un'interrogazione urgente al Ministero dell'Interno".
Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Fotografie del 05/07/2008
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