Rom e Sinti da tutto il mondo

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Di Fabrizio (del 30/11/2010 @ 09:32:54, in musica e parole, visitato 2901 volte)

Da Polska_Roma

Requiem per Auschwitz

Introduzione

Il compositore Sinto olandese Roger "Moreno" Rathgreb ha composto un Requiem per Auschwitz; per tutte le vittime del regime nazista.

L'International Gipsy Festival di Tilburg ha preso l'iniziativa di rappresentare questo Requiem in più paesi europei possibile.

Dal 1997, l'International Gipsy Festival Tilburg organizza un festival annuale dove si esibiscono musicisti da tutta Europa, particolarmente musicisti di origine sinta e rom.

Presenta l'impatto di questa interessante cultura sulle altre forme artistiche europee, come la musica classica, il jazz, la musica pop, la musica folk, il dramma, la danza e le arti visuali.

Roger "Moreno" Rathgreb

Roger "Moreno" Rathgreb è un musicista. Come molti altri musicisti sinti è un autodidatta. In una fase della vita in cui era già un musicista affermato, iniziò a prendere annotazioni e a comporre. Alcuni anni fa, decise di comporre un Requiem per le vittime di Auschwitz. Un compito improbo: una composizione di sessanta minuti per un'orchestra sinfonica, coro e solisti. Iniziò a lavorarci, ma quando visitò Auschwitz, le emozioni scatenatesi erano troppo dolorose e causarono un grave blocco dello scrittore.

Alla fine del 2007, l'International Gipsy Festival gli chiese di completare la sua composizione, perché volevano presentarla in diverse città europee. Questa richiesta lo incoraggiò e lo ispirò. A maggio 2009 fu in grado di terminare il suo Requiem.

Il pezzo venne valutato da esperti compositori e direttori d'orchestra, tra gli altri Jean Lambrechts (Belgio), Riccardo Sahiti (Germania), Jeff Hamburg (USA) and Jirí Stárek (Repubblica Ceca). Vennero rimosse alcune imperfezioni. Tutti furono entusiasti della qualità del pezzo e furono convinti che meritasse di essere conosciuto.

Sotto gli auspici del Segretario Generale del Consiglio d'Europa, Thorbjørn Jagland, composto da Roger "Moreno" Rathgreb.

Oggetto

Il Requiem è stato composto da un musicista sinto; tuttavia, dovrebbe divenire un monumento a tutte le vittime di Auschwitz. Specificamente, intendiamo stimolare una memoria dell'Olocausto condivisa dalle organizzazioni ebraiche e rom/sinti ed i Comitati Nazionali nei paesi europei in cui avrà luogo il concerto.

Oltre 500.000 Rom e Sinti furono uccisi dai nazisti; una parte ancora dimenticata dell'Olocausto.

Rom e Sinti sono la più grande minoranza bell'Unione Europea ed in molti paesi sono attualmente vittime di gravi discriminazioni, deportazioni, uccisioni e pogrom.

Il Requiem vorrebbe portare ad un dialogo tra tutti i gruppi etnici europei, e forzare i governi a sviluppare le loro politiche riguardo le minoranze in generale ed i Rom e Sinti in particolare.

Il Requiem per Auschwitz è una potente dichiarazione sull'umana sofferenza.

Obiettivi

  1. Un arricchimento della cultura europea attraverso l'interpretazione di questo Requiem da parte di musicisti di più paesi europei possibile;
  2. Aggiungere una nuova dimensione - musicale - nel mantenere viva la memoria di Auschwitz in più paesi europei possibile;
  3. Acquisire una base più ampia per la memoria di Auschwitz.Chiediamo alle organizzazioni ebraiche, rom e sinte, assieme ad altre organizzazioni rilevanti, di supportare l'esecuzione del concerto nei loro rispettivi paesi;
  4. Collegando le esperienze dell'Olocausto e l'aumentato odio e razzismo contro Rom e Sinti nell'Europa attuale, diviene chiaro perché Rom e Sinti debbano permanentemente tenere in conto minacce e persecuzioni. Gli attivisti durante il concerto, come nelle esibizioni, un festival del documentario rom, incontri sull'attuale situazione dei Rom e dei Sinti in Europa, sottolineeranno questa continuità;
  5. Verrà promossa la collaborazione tra diverse comunità rom e sinte;
  6. Verrà stimolata la cooperazione tra le organizzazioni ebraiche, rom e sinte;
  7. Verrà favorito il rispetto di Rom e Sinti in quanto più grande minoranza in Europa.

Esecuzione del progetto

Il progetto verrà eseguito nelle capitali della Polonia, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca e Paesi Bassi.

La parte orchestrale del pezzo sarà eseguita dalla "Roma und Sinti Philharmoniker in Frankfurt am Main", l'unica orchestra filarmonica in Europa consistente in 75 musicisti professionisti rom e sinti, provenienti da Germania, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania. Il direttore dell'orchestra, Riccardo M. Sahiti, è lui stesso rom e lettore presso l'Accademia delle Arti di Francoforte.

I cori e gli assoli verranno adattati al paese dove il pezzo verrà presentato.

Il Requiem verrà diviso in tre pezzi. Durante gli intervalli tra i tre pezzi, noti musicisti, poeti ed attori - rappresentativi dei diversi gruppi vittime dell'Olocausto - dei paesi partecipanti, presenteranno brevi canzoni, poemi ed altre rappresentazioni relative al contenuto del Requiem, accompagnati da foto e proiezioni video.

La performance inaugurale avverrà ad Auschwitz il 2 agosto 2011. In questa giornata, i Rom ed i Sinti commemorano la liquidazione dello "Zigeunerlager" di Auschwitz, in una notte vennero uccisi 2.900 Rom e Sinti. Lo stesso giorno, il Memorial Auschwitz-Birkenau State Museum organizzerà una conferenza internazionale sui Rom e Sinti durante l'Olocausto ed anche sulla loro posizione nell'Europa dei giorni nostri. Negli altri paesi il progetto avrà luogo nel 2012.

Struttura organizzativa

1. Foundation Alfa/The International Gipsy Festival Tilburg, Paesi Bassi come capofila del progetto, ed in quanto tale ne ha la responsabilità finale: E' anche responsabile dello sviluppo del progetto nei Paesi Bassi.

2. The International Gipsy Festival Tilburg ha già un accordo di collaborazione con - Slovo 21, Khamoro World Roma Festival nella Repubblica Ceca;
- The Roma People Association per la Polonia;
- The Romedia Foundation per l'Ungheria;
- The National Centre for Roma Culture Romano Kher per la Romania.

3. I partner sono responsabili degli aspetti organizzativi e logistici del concerto nei rispettivi paesi. Cercheranno di realizzare i summenzionati scopi nei loro paesi con l'appoggio di rilevanti organizzazioni ed istituzioni nazionali.

Sinora le seguente persone hanno offerto il loro nome per il Comitato Internazionale di Raccomandazione:
- Václav Havel, ex presidente della Repubblica Ceca;
- Lászlo Andor, membro della Commissione Europea, responsabile per gli Affari del Lavoro e minoranze;
- Valeriu Nicolae, direttore del Policy Centre for Roma and other minorities (Bucarest);
- Ian Hancock, direttore del Program of Romani Studies and the Romani Archives and Documentation Center all'University of Texas di Austin.

La Anne Frank House sta preparando, in particolare per questo progetto, un'esposizione itinerante sui Rom e Sinti durante l'Olocausto e l'Europa di oggi, visti con gli occhi dei bambini.

L'International Auschwitz Committee assieme alla Jehudi Menuhin Foundation raccomanda caldamente il progetto. Istituzioni come l'Open Society Institute (Ungheria) lo Jewish Museum di Praga, la National Agency for Roma (Romania), e molte organizzazioni Rom e Sinti hanno offerto il parere e l'assistenza dei loro esperti per presentare con successo il progetto nei rispettivi paesi.

Team di gestione

Zoni Weisz, del consiglio di Dutch Auschwitz Committee.
Albert Siebelink, direttore International Gipsy Festival Tilburg.
Jef Helmer, ex direttore SPOLU International.

International Gipsyfestival | Stichting Alfa
00 31 (0)13 - 580 14 24
info@gipsyfestival.nl
www.gipsyfestival.nl

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Di Fabrizio (del 29/11/2010 @ 09:01:03, in Italia, visitato 1963 volte)

AbruzzoWeb

MONTESILVANO - Nasce a Montesilvano (Pescara) un circolo politico rom (leggi QUI ndr), ma Forza Nuova non ci sta e annuncia, per domattina, un sit-in davanti al Comune, nella giornata in cui sarà presentato ufficialmente il nuovo circolo cittadino del Movimento politico interculturale Bravalipé.

"Se a Montesilvano verrà aperto fisicamente un circolo politico rom - dichiara all'Ansa il segretario cittadino di Forza Nuova, Marco Forconi - organizzeremo una protesta a livello nazionale. Io ho rispetto per le minoranze etniche, ma critico il fatto che loro si vogliano porre come soggetto politico. Temo che il movimento possa avere un peso politico per eventuali voti di scambio e soprattutto che possa scendere in piazza per difendere i rom quando vengono arrestati".

Stando a quanto si legge sul blog del Movimento Bravalipé, "il circolo di Montesilvano vuole essere stimolo e proposta per la politica locale con la mobilitazione politica della minoranza rom".

"La strumentalizzazione della popolazione rom e la generalizzazione di fatti negativi - prosegue il post - hanno raggiunto livelli inaccettabili di pregiudizi e di discriminazione razziale verso le persone appartenenti alla minoranza romanì. Il reato è personale, mai di etnia".

Il movimento sottolinea, infine, che "l'assenza di un adeguato programma politico di integrazione culturale con e per la minoranza rom è un vantaggio per l'illegalità ed è uno svantaggio per la legalità.

IL MUSICISTA SPINELLI: ''DA FORZA NUOVA SCIACALLAGGIO POLITICO''

PESCARA - "Un atteggiamento razzista e xenofobo nei confronti di cittadini italiani incensurati. Questo é solo sciacallaggio politico, una cosa riprovevole".

Non usa mezzi termini Santino Spinelli, musicista (in arte Alexian), docente universitario e intellettuale, italiano di etnia rom, per giudicare la reazione di Forza Nuova, che ha organizzato un sit-in di protesta durante la presentazione, a Montesilvano (Pescara), del Movimento politico interculturale Bravalipé, minacciando di far "chiudere dopo un giorno" la sede.

"Quale può essere l'obiettivo di Forza Nuova? Togliere ai rom il diritto di candidarsi, di fare politica attiva? I rom - prosegue Spinelli - non sono cittadini di serie B. Buoni e cattivi non sono solo tra i rom, ma dappertutto. Quello che nasce a Montesilvano è un movimento interculturale, per la partecipazione e la valorizzazione della cultura rom. E ne fanno parte, accanto a cittadini italiani di etnia rom le cui famiglie vivono in Italia da seicento anni, anche immigrati non rom, regolari e incensurati".

"Forza Nuova - dice ancora Spinelli - deve imparare a capire di cosa di tratta quando si parla di cultura rom. Forse si ha paura che i rom entrino in politica per i consensi che potrebbero ottenere? Già molti rom sono consiglieri comunali in città italiane, mi viene in mente Pavia".

"Bisogna capire che la discriminazione porta all'emarginazione e questa alla devianza” - afferma Spinelli.

"Se la nostra società è malata - aggiunge - lo è di per sé. L'errore del singolo non può essere esteso a un'etnia. La protesta di Forza Nuova è una mancanza di rispetto non solo verso l'etnia rom, ma anche verso l'elettorato italiano".

"Inviterò il segretario cittadino di Forza Nuova a Montesilvano, Marco Forconi, al prossimo concerto del mio gruppo musicale - conclude Santino Spinelli - per dargli l'occasione di conoscere da vicino la cultura rom di cui personalmente mi definisco portatore sano".

25 Novembre 2010 - 17:19

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Segnalazione di Davide Castronovo

Link da C6.tv per chi legge da Facebook

Milano. Luna lavora in un centro sociale del Comune, tra vecchietti che bevono bianco e Campari o giocano a carte. La guardano perché è carina, sorride e ha 16 anni. Potrebbe essere loro nipote. Una nipote che vive in un campo rom e che non si vergogna di dirlo a nessuno, che prepara caffé e si diverte, perché le piace darsi da fare, sentirsi indipendente e libera di sognare il suo futuro, in una casa però, con sua sorella. Servizio di Claudia Bellante

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Di Fabrizio (del 28/11/2010 @ 09:00:47, in Europa, visitato 2145 volte)

Da Roma_Benelux

Un "consiglio superiore dei Rom" che divide

Il "consiglio superiore dei Rom" non è ancora stato creato, che attira già critiche da tutte le parti, riportava mercoledì Le Soir. Diverse associazioni hanno deciso di non partecipare più al processo di creazione di questo consiglio.

"Si mischia tutto: Rom, Gitani, Gens du voyage. Ma i problemi degli uni non sono quelli degli altri," sottolinea Manuel Charpentier, del comitato nazionale della Gens du voyage. Al Congresso nazionale gitano, ci si rammarica che le questioni di fondo non siano affrontate.

All'ufficio del ministro Milquet, si tenta di sdrammatizzare. "Forniamo un ascolto, un metodo, un sostegno." I Rom e la gens du voyage lamentano anche che il Belgio non abbia denunciato ufficialmente l'atteggiamento della Francia verso di loro. "Ed oggi, le autorità vorrebbero creare un organo consultivo che assomiglia ad un guscio vuoto. Che prima agiscano, i problemi concreti si sanno." (belga / mb)

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Di Fabrizio (del 27/11/2010 @ 09:32:46, in Regole, visitato 2122 volte)

Quattro nomadi italiani saranno allontanati dal campo milanese di via Idro perché hanno alle spalle precedenti penali. Tutti e quattro, però, hanno presentato ricorso al Tar della Lombardia chiedendo l’annullamento del provvedimento, perché i reati commessi risalgono a un periodo precedente l’entrata in vigore del regolamento di gestione del campo.

I quattro nomadi, assistiti dall’avvocato Gilberto Pagani, hanno agito contro il Comune di Milano in seguito al provvedimento di espulsione dal campo di via Idro del capoluogo lombardo, per il quale saranno allontanate anche le loro famiglie.

Secondo il legale che sta seguendo il caso, alcune delle quattro vittime del provvedimento e le loro famiglie hanno subito la revoca dell’autorizzazione per condanne relative a reati contro il patrimonio, risalenti a quasi 30 anni fa: al 1982. Il decreto legislativo per la regolamentazione dei campi risale al 2009.

Secondo l’avvocato, "non c’è stata alcuna violazione da parte dei ricorrenti, o da parte degli altri soggetti indicati nel provvedimento di revoca, delle disposizioni e del regolamento varato nel 2009 proprio perché le condanne cui fa riferimento il provvedimento non sono di gran lunga precedenti all’entrata in vigore del regolamento stesso".

Pagani, inoltre, deduce "l’illegittimità e la nullità dei provvedimenti impugnati nel presente ricorso per eccesso di potere ed insussistenza del presupposto" e chiede che, il tribunale preposto sospenda il provvedimento in quanto i quattro nomadi e le loro famiglie, altrimenti, dovranno lasciare le loro case entro 48 ore.

Nicoletta Diella

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Di Fabrizio (del 27/11/2010 @ 09:19:48, in Europa, visitato 2108 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert

Skopje, 2010/11/22 09:08 - I residenti del più grande insediamento rom della Macedonia stanno abbandonando le sue strade sporche e gli alloggi di fortuna per cercare impiego e prosperità nell'Unione Europea, riporta oggi il portale informativo BalkanInsight.com. Valijant, tassista 34enne di Shuto Orizari, sta pensando di vendere la sua Lada arrugginita dell'era sovietica, col parabrezza incrinato due anni fa - la cui riparazione costerebbe un patrimonio. Dice: "Userò il mio denaro per andare in Francia dove vive mio fratello. Non ho intenzione di tornare, a meno che non debba. Farò là tutto ciò che posso."

Valijant spera di iniziare una vita migliore in Europa occidentale. Più o meno è convinto che anche se le autorità francesi lo prenderanno a lavorare senza permesso, farà lo stesso abbastanza soldi da comprarsi una nuova macchina.

Ogni giorno, un autobus pieno di persone lascia Shuto Orizari per l'Europa occidentale. La gente sta vendendo la propria casa e qualsiasi piccola proprietà posseduta per pagare il viaggio per sé e la propria famiglia. I biglietti verso la terra promessa costano circa 120 €.

Giovedì scorso, il ministro belga all'immigrazione, Melchior Wathelet, ha visitato Shuto Orizari per la seconda volta quest'anno, nel tentativo di far pressione sulle autorità locali perché fermino l'afflusso di emigrati verso il suo paese. Belgio, Germania, Svezia ed altri paesi UE hanno ammonito per la seconda volta quest'anno che da quando non sono più richiesti visti da Macedonia, Montenegro e Serbia dal dicembre 2009, il numero di richiedenti asilo da questi tre paesi è accresciuto di molto.

Shuto Orizari, tuttavia, è un mondo a sé. E' l'unico comune in Macedonia con un sindaco rom, radio e televisione in lingua romanes. Dei 20.000 residenti, il 75% è di etnia rom e sono tra i più poveri nel paese.

Vasti settori del quartiere residenziale non sono niente di più di uno slum. Le case sono coperte con tetti di lamiera, percorsi fangosi funzionano come strade e non esiste un sistema fognario. Solo la strada principale ha un livello "adeguato" di asfalto. I marciapiedi sono pieni di bancarelle improvvisate dove si vendono accessori, vestiti e DVD (quasi tutti piratati).

"Qui ho tutto ciò che voglio, la famiglia, gli amici, la ragazza che ho sposato, ma ho un bisogno disperato di lavoro. Ho bisogno di un lavoro decente per dar da mangiare ai miei due bambini e non dover vendere questa spazzatura tutto il giorno," dice Elvis, 26 anni, che vende DVD. Sostiene di aver lavorato per sei mesi in una discarica in Germania prima di essere rimpatriato in Macedonia.

"Molti dei miei amici sono andati e solo qualcuno è ritornato perché è stato rimandato indietro," spiega Elvis. "Sto programmando un altro viaggio."

I viaggi verso l'Europa occidentale sono organizzati dalla locale agenzia viaggi, Skay Wim-Travel. Anche se sulla porta è indicato "aperto", l'ingresso era chiuso e le luci spente quando ci siamo andati.

Ufficialmente l'agenzia vende biglietti per fare shopping a Bruxelles, Amburgo, Lione, Malmö, Parigi, Vienna, Stoccarda e altri popolari destinazioni nell'Europa occidentale. "Piacciono così tanto che la gente decide di fermarsi e di estendere lo shopping," dice un locale con una risata.

Venerdì il Parlamento macedone ha adottato una risoluzione volta ad aiutare i Rom e la loro "integrazione nella società".  Si suppone che la risoluzione si volta a convincere Bruxelles che Skopje sta affrontando seriamente la questione del numero crescente di emigrati dalla Macedonia.

Per Rahipa Muaremovová, madre di quattro figli, simili nobili parole non significano niente. "Non so cosa significhi integrazione," dice. "Perché non mi chiedi come vivo, o se sono in grado di mettere cibo sulla tavola ogni giorno?"

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Di Fabrizio (del 26/11/2010 @ 09:30:47, in Europa, visitato 2184 volte)

Da Roma_Francais (nb. i link sono in francese)

La-croix.com Una settimana ordinaria in un campo rom, par Paula BOYER

05/11/2010 18:28 - Tre mesi dopo l'inizio della polemica del luglio 2010 riguardo l'installazione dei Rom in Francia, l'inviata speciale di "La Croix", Paula Boyer, ha passato cinque giorni in un campo a Ormoy (Essonne) che conta 47 roulotte. Un campo incastrato tra strada, ferrovia e fiume, dove, lontano dai luoghi comuni, la vita è fatta soprattutto di espedienti, di miseria e dell'angoscia delle espulsioni.

L'accampamento Rom di Moulin Galant si estende su tre comuni: Corbeil, Ormoy et Villabé. La parte del campo che si trovava sul territorio del comune di Corbeil è stata evacuata il 7 ottobre 2010 (photo : Alain Keler/M.Y.O.P)

LUNEDI'

I salici ed i pioppi che costeggiano l'Essone nascondono una sordida realtà. Un campo s'è installato illegalmente nel 2008, ospitando circa 200 Rom, per la maggior parte originari di Timisoara e dintorni (Romania), ma la maggior parte presenti in Francia da tempo. Qui, niente elettricità, o acqua potabile, o sanitari (la legna serve da WC). All'ingresso, mucchi di rottami. Dentro, un insieme di mobili, panni stesi sulle corde, vecchi furgoni e una quarantina d roulotte, della stessa età, formano una sorta di reticolo di stradine.

Sulla destra, una trincea - un buon metro di profondità - accompagnata da un tumulo di terra: la città di Corbel ha realizzato questo lavoro per impedire ai Rom di tornare sul terreno da cui sono stati evacuati nel mese di ottobre 2010. Il campo è a cavallo di due altri comuni, Ormoy et Villabé, ed è stato sufficiente spingere le roulotte a 20 metri per sfuggire provvisoriamente all'espulsione.

Questa mattina, il campo è quasi vuoto. Molti bambini sono a scuola. Qualche uomo è partito a raccogliere ferraglia da rivendere o per lavorare in nero. Altri, uomini e donne, sono andati con i bambini a mendicare, sino a Parigi, prendendo la RER alla vicina stazione di Moulin-Galant.

Nel pomeriggio, il campo si risveglia. Le vetture si accostano alle roulotte. Le donne, che hanno finito di raccogliere l'acqua (vanno ad un idrante di un complesso residenziale lì vicino, con un bidone caricato su un carrello), lavano e pelano le patate. Gli uomini parlano a voce alta. I bambini corrono dappertutto. Le ragazze chiacchierano.

Pierre Germain e Yves Bouyer, due preti-operai in pensione, membri della Mission de France e militanti dell'Associazione di Solidarietà di Essonne con le famiglie rumene e rom, distribuiscono corrieri giuridici o amministrativi ricevuti dalle famiglie domiciliati presso di loro. Spesso arriva anche Paul Israël, un altro militante.

Vicino alla carovana di Robert, il "capo" (impossibile, malgrado le domande, sapere il perché di questo titolo), c'è festa. Dolci, frutta, soda e... preghiere. Un anniversario? O, come sembra, una cerimonia di ringraziamento?

Improvvisamente, una vettura si ferma all'ingresso del campo. Un'infermiera in pensione ne esce per distribuire vestiti. C'è la corsa, la ressa ed i pianti. Quelli che, come Roxana, abitano nelle roulotte più lontane, sono arrivati troppo tardi. Ne nasce una colluttazione, coltello alla mano. Poi la schermaglia viene evitata per miracolo.

MARTEDI'

Oggi c'è sciopero.; niente trasporti per recarsi ai propri "affari" a Parigi o altrove. Neanche la scuola. Il campo è animato. Gli uomini riparano le vetture, altri dividono i rottami. In fondo al campo, Petre brucia l'immondizia che s'è accumulata. La comunità urbana ha ritirato il cassonetto dopo che Corbeil aveva fatto evacuare il suo terreno.

Anche dei ratti enormi strisciano a due passi dagli abitanti. Nella sua minuscola roulotte, Roxana rumina ancora la sua collera: "Non ho avuto niente, mi manca tutto!" Non ha notizie di suo marito, espulso giovedì scorso. Ha ricevuto l'ordine di lasciare il territorio francese (in gergo amministrativo, si parla di ODTF) dove ha vissuto per oltre tre mesi.

Privato del titolo di soggiorno, di domicilio fisso e di risorse, rappresentava, secondo la prefettura, un "peso irragionevole per lo stato francese". Cittadino rumeno - e dunque europeo - può, con la sua carta d'identità, circolare liberamente nell'Unione (1). Quindi tornare ad Ormoy, dove il viavai Francia-Romania, volontario o forzato, è frequente.

Suo marito ha i 120 € necessari per l'autobus di ritorno? "No, ma loro te li anticipano e tu hai due settimane per rimborsare... 150 €", racconta Roxana senza voler dire chi sono "loro". "Mio marito ha cercato a lungo un vero lavoro, invano."

"Ora, stava rifacendo una casa, ci permette di mangiare", spiega questa giovane di 24 anni che ammette di aver mendicato e a volte rubato il mangiare per le sue tre figlie. Fortunatamente, l'anno scorso, dopo la nascita dell'ultima, ha potuto trascorrere alcuni mesi in un ostello per famiglie monoparentali. Come molti Rom, non è sposata col padre dei suoi figli.

"Essere separati è stato terribile, ma i piccoli erano al caldo," insiste Roxana sull'angoscia per il prossimo inverno. Perché restare in Francia se è così dura? "E' meno peggio della Romania! Qui, abbiamo la roulotte, questa è la differenza!"

Poco lontano Ionel, 37 anni, divide con la sua donna e quattro dei cinque figli due vecchie roulotte. "Se si gonfiano un po' i pneumatici, vanno ancora," ride. Lui vende giornali nelle stazioni. Proprietario di un furgone - "assicurato" insiste -, raccoglie anche oggetti ingombranti e ferraglia. Sua figlia Carina, 9 anni, sogna di diventare avvocato. "Per proteggerci", dice. E l'altro figlio? "Vive in Romania, sposato con una Rom che è ricca. La sua famiglia ha una casa!"

MERCOLEDI'

Appena 4 °C. Questa mattina, c'è un via-vai di furgoni e vetture caricate di ogni tipo di oggetti. "Qui, non siamo ladri," assicura con forza Robert, "lavoriamo. Abbiamo imparato a cavarcela. Sicuro, come dappertutto, alcuni ce la fanno meglio degli altri. La vita, è la seconda scuola."

Vende i rottami a 14 centesimi al Kg. E 2,40 € il rame. Un giorno sale, l'altro scende... "Quando arrivo ad una tonnellata a settimana, non guadagno 100 €, pagato il diesel." Da Robert ci sono sei bocche da sfamare: la sua compagna Eugenia e quattro figli.

Per fortuna, Eugenia ha una carta di soggiorno, quindi la CMU (copertura malattia universale) e l'indennità familiare, contrariamente alle altre donne furiose di essere "private della CAF, anche dopo dieci anni in Francia!"

Vicino alla sua roulotte, Maria è tutto un sorriso: suo marito, anche lui espulso giovedì scorso, arriva stasera, ha telefonato! "Vieni a bere un caffè!" Nella sua roulotte con le finestre rattoppate con lo scotch, l'acqua gocciola dal soffitto. I quattro bambini giocano sull'unico letto dove la famiglia si rannicchia la notte.

Maria prepara il caffè alla turca, in un pentolino. Dopo lascia il bruciatore acceso come calorifero. "La bombola del gas dura appena tre giorni. Fortunatamente, l'ho comprata da Carrefour a 20 €", sospira. Come molti altri, Maria fuma e beve caffè su caffè. "Per calmare la fame," spiegherà più tardi un'attivista delle associazioni.

Nel primo pomeriggio. quattro testimoni di Geova si avvicinano esprimendosi in rumeno. Vengono qui regolarmente. Per "reclutare"? Esclamano: "Vogliamo annunciare la buona novella e fare un po' di lavoro sociale."

Al calar della notte, Lazar ed un amico riescono a trasformare un barile in una stufa a legna. Dai vicini, un'altra stufa raccolta per strada è installata su un appoggio circolare per proteggere il fragile pavimento della roulotte. Una piastra metallica buca il tetto per lasciare passare il condotto d'areazione.

Stasera, queste due famiglie avranno caldo. I loro vicini più "ricchi" faranno funzionare una stufa a petrolio. La maggior parte si accontenterà, come Maria o Roxana, di un bruciatore a gas, oltre a qualche centimetro di coperte.

Stasera ancora riunione, a Évry, dei militanti delle associazioni. Dopo gli sgomberi di Fleury-Mérogis, Massy e Sainte-Geneviève-des-Bois, Ormoy è diventato il più grande campo dell'Essonne. Anche questo sarà sgomberato. Secondo gli uni, il tribunale si pronuncerà il 23 novembre. Gli altri credono che la procedura verrà interrotta.

Molti evocano il campo di Athis-Mons, in preda ai traffici di alcool e sigarette, l'affitto delle baracche gestito dal "capo" e forse prostituzione. "I militanti sono stanchi", dice una giovane che ha visto partire per la Romania i bambini che a fatica aveva iscritto a scuola. Segue allora un vivace dibattito e qualche nome d'uccello viene scambiato sugli "atteggiamenti" dei Rom...

Altri si domandano che fare di fronte alle attività criminose. Goyïta Epaillard, la presidente, conclude: "Che la polizia faccia il suo lavoro! Il nostro ruolo è di proteggere i Rom contro le ingiustizie e la negazione dei diritti, non di gestire la loro vita o quella dell'accampamento."

GIOVEDI'

Il termometro è sceso ancora. Vicino all'ingresso del campo stanno tre uomini ben vestiti. "Sono i dipendenti della città di Corbeil che vengono ad assicurarsi che non siamo tornati sul terreno evacuato," spiega Robert, berretto di pelo canadese sulle orecchie. Stamattina si scaglia contro tutti, compresi "i Rom che non puliscono" ed i militanti delle associazioni "troppo morbidi".

"Nell'Essonne, nessuno vuol fare qualcosa per noi. Sono dei razzisti. In Francia, da ventun anni, non ho mai visto un dipartimento come questo," si adira. Perché restare, allora? "E' il solo terreno che abbiamo trovato dopo l'espulsione di Créteil (Val-de-Marne). Se Ormoy ci caccia, dovremo alla fine partire." Dove? "Cercherò." La sua roulotte può muoversi? "Sono meccanico." Al limite, ne troverà un'altra, tra i 200 e i 400 €.

Sulla provinciale davanti al campo, stamattina non è parcheggiata nessuna macchina. Sembra che tutti siano in giro per i loro affari. In ogni caso, i bambini sono a scuola, tranne quelli che non hanno il veicolo paterno ad accompagnarli. Una frequenza costosa. "Sono 1 € al giorno o 3 litri di carburante a settimana", sospira una mamma.

Nella sua roulotte, Roxana è felice. Christian è di ritorno e non finisce di abbracciare le figlie. Cambia loro i pannolini, dona frutta sciroppata dalla Romania, sorride alla sua donna. Questi cinque si amano, impossibile dubitarne.

Di primo pomeriggio, Caroline, Hélène e Borys, dell'associazione Intermèdes Robinson, carichi di giochi, libri, carte, matite, penne si sistemano su pezzi di cartone e propongono attività curriculari a tutti i piccoli non scolarizzati. "Fanno progressi, parlano meglio il francese," insiste Hélène. In un anno una delle sue colleghe, Sophie, è riuscita a mandare a scuola 19 dei 50 bambini del campo.

Poco dopo la loro partenza, si presenta con grandi baffi neri e completo nero impeccabile, Bibbia alla mano. E' un pastore protestante rumeno installato nella regione parigina. Chiama cinque persone ad assisterlo nel culto dentro la "chiesa", in effetti una roulotte per cui i Rom si sono autotassati. Tra i partecipanti, Mariana, la donna di Lazar, una cattolica imparentata con P. Germain e anche dei testimoni di Geova.

Sincretismo che non sorprende questa donna, costretta a letto la maggior parte del tempo (attende una nuova operazione ginecologica): "Se c'è un Dio, ce n'è uno solo, lo stesso per tutti!" E' più preoccupata per le bollette portate a casa da scuola da sua figlia: 20 € per la mensa, 40 € per lo studio. "Non ho soldi, cosa succederà?" s'interroga, ripetendo: "la vita è dura!"

All'ingresso del campo, Robert ha in mano un volantino di Jean-Pierre Bechter, il sindaco UMP uscente di Corbeil. Attento alle proteste degli abitanti che si lamentano dei furti in aumento, fa campagna (2) sul tema: "Ho eliminato le baraccopoli create dai Rom sul nostro territorio."

VENERDI'

La trincea che separa il campo dal territorio di Corbeil s'è riempita d'immondizia. Attorno, i ratti sono sempre più numerosi. Davanti alla sua roulotte, Monica spazza le foglie. Sua madre vive in Romania grazie alla piccola pensione di suo padre, custode statale ai tempi di Ceausescu. "Allora, là per noi era meglio. Si guadagnava poco, ma tutti lavoravano ed i Rom erano meno discriminati di oggi."

In Francia da quindici anni, Monica erra da un campo all'altro. "E' dura. Non voglio più parlare, se no piango," dice. "Vorremmo un lavoro ed un alloggio stabili," insiste suo marito. Stamattina, il prezzo del rottame è sceso a 9,5 centesimi al kg. Arriva un gruppo di giovani. La conversazione si anima attorno ad un unico tema: "Anche Ormoy ci caccerà?"

(1) Il progetto di legge sull'immigrazione attualmente in discussione al Parlamento prevede misure più restrittive.
(2) La giunta comunale è dimissionaria, a Corbeil-Essonne ci saranno nuove elezioni il 5 e il 12 dicembre.

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Di Fabrizio (del 26/11/2010 @ 09:17:02, in casa, visitato 2265 volte)

Corriere della Sera Famiglia nomade fa sgomberare gli abusivi: quell'alloggio era assegnato a noi

MILANO - Rosa quasi non ci credeva più, e invece. Dieci anni di attesa ma alla fine anche lei e la sua famiglia - marito e quattro figli, sinti italiani del campo di via Idro - dopo tutta la trafila erano riusciti a scalare la classifica dell'Aler e ottenere una casa. Peccato solo che quando si sono presentati a prenderne possesso l'abbiano trovata già abusivamente occupata. Da una famiglia italiana a sua volta, che solo ieri è stata a sua volta sfrattata: inizialmente aveva pensato di rivolgersi a sua volta alla Casa della Carità, ma in serata ha evidentemente trovato il modo di arrangiarsi altrimenti.
«Adesso ci manca soltanto - ironizzava ieri don Virginio Colmegna con amarezza - che qualcuno scateni la campagna sugli italiani che vengono sfrattati per far posto agli zingari...».
L'episodio, in verità, rappresenta un capitolo parallelo rispetto al problema dello svuotamento di quell'altro - più famoso - campo rom di via Triboniano: quello interessato dalle polemiche degli ultimi mesi sulle famose case Aler che il Piano Maroni sottoscritto dal Comune destinava, prima che il Comune stesso cambiasse idea, ai percorsi di uscita dei suoi occupanti. Un'area complessa, una parte della quale - il vecchio settore bosniaco - si è peraltro già svuotata quasi del tutto un po' alla volta senza tanto rumore, attraverso gli itinerari più vari e l'individuazione di alloggi anche sul mercato privato: salvo la presenza di un'ultima famiglia, attualmente «circondata» dalle altre di origine romena tuttora in attesa di una soluzione.

Ma la famiglia di Rosa non c'entrava nulla con tutto questo. Quella di Rosa, come altre famiglie italiane del campo di via Idro, è solo una di quelle che da molti anni hanno fatto una semplice, regolare domanda in cui segnalare i propri requisiti per l'assegnazione di una casa popolare. E alla fine Rosa ce l'ha fatta: presentatevi in via Vincenzo da Seregno - diceva la lettera che le era arrivata qualche giorno fa - e andate a vivere nella casa che vi è stata assegnata. Solo che quando ci sono arrivati hanno trovato la porta chiusa e un'altra famiglia già dentro da anni. Anche in questo caso una donna con un marito e quattro figli, di origine calabrese. La variazione sul tema è che questa volta gli abusivi erano loro, e a dover chiedere l'intervento della polizia sono stati gli «altri».
La polizia è intervenuta ieri. E così nel pomeriggio è stato lui, l'occupante abusivo italiano, a ritrovarsi in strada con i mobili: le sue proteste davanti alle telecamere e ai fotografi non sono servite. E oggi la famiglia di Rosa, salvo sorprese, entrerà nella sua nuova casa.

Paolo Foschini
24 novembre 2010

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Di Anna Luridiana (del 25/11/2010 @ 09:41:47, in Kumpanija, visitato 3533 volte)

Da Mundo_Gitano

IPSnews.net Di Emilio Godoy

Città del Messico, 12 ottobre 2010

Nella storia "Gente Bella", il dittatore messicano della situazione, invia una missione in Europa per importare 300 famiglie, così da "sbiancare la razza (quella india n.d.t.) e farla finita con la pigrizia". L'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe però lo imbroglia e gli invia, dietro compenso in oro, degli zingari.

Questo aneddoto storico-sociale del politico messicano di sinistra e scrittore Eraclio Zepeda, nato nel 1937, è un velato riferimento al Presidente Porfìrio Diaz (1830-1015) e rappresenta il persistente stereotipo negativo dei rom (zingari) che spiega in parte la loro invisibilità ancora oggi, nonostante questi ultimi abbiano profonde radici in Messico.

Ysmed Nebarak, vive ad Acapulco, sulla costa pacifica meridionale del Messico. Conosce questa invisibilità. Suo nonno, un ungherese che arrivò in Messico attorno al 1920, raccontò alla madre di Ysmed (sua figlia), la storia della sua prima moglie, che era rom (gitana).
"Francamente non so nulla degli antenati di mio nonno, perché lui non volle mai palarci di loro", ha raccontato Ysmed.

In questo Paese dell'America Latina, con 107 milioni di abitanti, vivono 15.850 gitani – o rom come preferiscono essere chiamati – stando al censimento del 2000, realizzato dall'Istituto Nazionale di Statistica e Geografia. Secondo alcuni ricercatori però la cifra è da considerarsi sottostimata a causa dei criteri limitativi utilizzati per classificare i membri del gruppo etnico.

Le attività principali della comunità rom messicana consistono nella vendita di tessuti, vestiti, automobili, camion e gioielli, ed inoltre nell'esibirsi e nell'insegnare il canto e la danza.

"I rom sono stati de-storicizzati, privati propria storia. Essi infatti non compaiono nella storia del Messico" ci ha detto David Lagunas, della scuola Nazionale di Antropologia e Storia.
"Conosciamo molto poco di loro, cosa che porta a far sorgere stereotipi e immagini negative nei loro confronti. Il Messico è un mix di gruppi con storie e passato differenti fra loro".
Secondo l'antropologo, spagnolo di nascita, il fatto che il popolo rom amministri il proprio tempo, il proprio lavoro ed il proprio denaro in maniera non convenzionale, fa sì che la società più tradizionalista sia diffidente e sospettosa verso di loro.

Lagunas sa bene di che cosa parla, avendo passato dieci anni con i rom dell'Andalusia, nel sud della Spagna, e in Catalogna, a nordest, vivendo nei loro caravan e vendendo abiti nei loro mercati, mentre scriveva la sua tesi di laurea.

La prima ondata di rom arrivò in Messico nel 1890. Provenivano dalla Ungheria, dalla Polonia, e dalla Russia per stabilirsi nelle Americhe, principalmente negli Stati Uniti e in Brasile, ma anche in Argentina, Cile, Colombia Ecuador, Uruguay e Venezuela.
Nel periodo fra la prima e la seconda Guerra Mondiale, molti altri rom lasciarono l'Ungheria per il Messico ed altri paesi sudamericani.
Nel 1931, quando vi era già una grande comunità rom in Messico, le leggi sull'immigrazione vennero riformate con lo scopo di impedire loro di stabilirsi nel Paese, essendo cresciuto il numero delle denunce per attività criminose.
Il maggior afflusso dei rom avvenne nel 1969.
Venivano dalla Spagna e si stabilirono principalmente nel centrale quartiere di Juàres a Città del Messico. Lì si dedicarono soprattutto alla vendita di tessuti e di abbigliamento in cuoio.
Oggi ci sono delle comunità rom nella capitale e nelle città di Veracruz, sulla costa orientale del Messico, e Puebla a sud, a Guadalajara ad ovest e a Monterrey a nordest.
Ma la comunità più conosciuta è quella di San Luis Potosì, nel Messico centrale.

Uno dei più importanti rappresentanti della cultura rom, il leader Pablo Luvinoff venne ucciso in un ospedale della capitale messicana, nonostante un poliziotto fosse di piantone fuori dalla sua camera.
Dal 2004 Luvinoff era scampato a tre attentati maturati dalla disputa per il controllo della comunità rom nella capitale. Dopo il suo assassinio, le autorità arrestarono diversi sospetti, tutti rom.

Nonostante sia noto che i rom, in Messico come in altri Paesi, siano discriminati, non sono mai state inoltrate molte proteste nei loro confronti.
Nel 2006 la Commissione Nazionale per la Prevenzione delle Discriminazioni, un ente governativo, investigò sul caso di un membro della comunità rom dello stato della Baja *California , ma alla fine la denuncia fu ritirata.

In anni recenti, diversi autori e fotografi hanno cercato di combattere l'ignoranza sulla comunità rom in Messico, ma sono stati circondati dal silenzio.
Nel 2001, il ricercatore Ricardo Pèrez Romero pubblicò "La lumea de noi – Memoria de los ludar de Mexico". "Lumea de noi" signific "la nostra gente" in Rumeno. Il libro racconta la storia e la vita giorno per giorno del popolo Ludar, rom della Romania.

"Piel de carpa; Los gitanos de Mexico", un libro di egual rilievo, fatto da alcuni fotografi messicani, dalla ricercatrice Ruth Campos Cabello e dall'artista e fotografo spagnolo Antonio Garcìa, venne pubblicato nel 2007.

"I gitani sono come gli indigeni: esistono molti gruppi differenti", dice Lorenzo Armendariz, un fotografo messicano molto conosciuto per i suoi ritratti di gruppi etnici differenti.
"Fra di loro i nomadi viaggiano ancora con le tende della famiglia, e i loro gruppi includono clowns, maghi e danzatori, nonostante l'attrazione principale sia l'ipnosi di massa".

Nel 1994, quando il famoso fotografo aveva 33 anni, scoprì che suo nonno, che era conosciuto semplicemente come "el hùngaro", era un rom. Dopo questa scoperta Armendariz cominciò a farsi coinvolgere nel mondo dei rom messicani, vivendo con loro per lunghi periodi ed allestendo mostre fotografiche.
Decise di sposarsi secondo i riti rom, e per far questo, dovette essere prima adottato da una famiglia della comunità.

"Avrei voluto conoscere qualunque cosa avesse a che fare con la storia e le usanze dei miei antenati" ha detto Nebarak , il cui nonno allevava polli.

Come nel libro "Cent'anni di Solitudine" del premio Nobel colombiano Gabriel Garcìa Màrquez, alcuni gruppi di rom girano il Messico con proiettori per pellicole a batterie per pellicole, trasportati nei loro camion, portando film in villaggi e città.
Anche il padre di Luvinoff, girava con un camion dove trasportava un proiettore da 35mm e una collezione di vecchi film messicani.

"Non abbiamo visto progressi in termini di politiche sociali, come in altri Paesi" ci ha detto Lagunas, laureato alla Pubblica Università di Barcellona, nel nordest della Spagna.

"Le nostre associazioni politiche non si sono di fatto mobilitate/espresse, e le nostre questioni non sono nell'agenda dei politici; non c'è nessun riconoscimento dei diritti dei rom".

Dove invece l'accattivante mondo dei rom non è passato inosservato è nelle soap-opera dei diversi Paesi dell'America Latina, Messico compreso.
Il più grande network televisivo del Messico, Televisa, trasmise nel 1970 la soap "Yesenia", dove la protagonista era una giovane donna rom, e ne fece un remake nel 1987.

TVAzteca, il secondo network messicano per importanza, in coproduzione con Telemundo, network statunitense in lingua spagnola, stanno, fino a d oggi, trasmettendo una serie chiamata "Gitanas" (donne rom).

Luvinoff, l'ultimo patriarca della comunità rom, partecipò come consulente alla sceneggiatura sia in "Gitanas" sia nel remake di "Yesenia"

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Di Fabrizio (del 25/11/2010 @ 09:06:41, in scuola, visitato 1993 volte)

Segnalazione di Stefano Pasta

Incrocinews.it Lo stillicidio degli allontanamenti non mina la determinazione di questo ragazzo rom, della sua sorellina e dei suoi cuginetti a continuare a studiare 23.11.2010 di Silvio MENGOTTO

Marius, quindicenne rom analfabeta, da due mesi ha iniziato un corso di alfabetizzazione presso un circolo Acli nel quartiere Rubattino: viene seguito da alcuni insegnanti e volontari della Comunità di Sant’Egidio. Marius si vuole integrare e trovare un lavoro. Da settembre è stato sgomberato cinque volte, vive con la mamma Vasilica, la sorella Alexandra di otto anni, il papà e due nonni.

Il quinto sgombero risale a venerdì 19 novembre in via Caduti di Marcinelle. Alle sei del mattino vengono allontanate diverse famiglie, tutte provenienti da diversi sgomberi di via Rubattino, tra cui quella di Marius. Coinvolti anche cinque bambini che frequentavano regolarmente le scuole di Crescenzago (molto distanti) e di via Pini.

La famiglia di Marius aveva raggiunto la sorella Flora, presente da molti anni a Milano. Marius parla solo il romanì, la lingua rom; l’apprendimento dell’italiano è faticoso, ma non impossibile. A volte al gioco preferisce lo studio.

Dopo l’ultimo sgombero la famiglia di Marius si era trasferita a cinquanta metri dal vecchio capannone abbandonato, nascondendosi sul fondo di una scarpata che confina con un muro di cinta. Nello spazio di mezzo metro vivevano all’aria aperta dodici persone, senza tenda e senza alcun riparo, sotto la pioggia. Per molti giorni Marius e la sorella Alexandra hanno vissuto in quello spazio per il semplice motivo che le rispettive scuole erano vicine.

Ogni domenica mattina i volontari di Sant’Egidio accompagnano i rom per una doccia in un campo sportivo. La doccia è fredda, ma i rom non la trascurano perché è l’unica occasione settimanale per potersi lavare e Marius non la perde mai. "A volte - dice Annelise, insegnante - ha vergogna nel venire a lezione perché ha le scarpe infangate ed è zuppo di umidità per la notte trascorsa sotto la pioggia".

La prima notte dopo lo sgombero Marius l’ha trascorsa al freddo sotto un cavalcavia con tutta la famiglia. Nonostante i tentativi di cercare lavoro, i genitori di Marius sono scoraggiati e tentati di ritornare in Romania, ma anche laggiù la situazione non sarebbe rosea. Con il lavoro cercano anche strade di integrazione come la scolarizzazione per i loro figli che, al contrario dei genitori, vorrebbero rimanere a Milano per continuare a studiare.

Oggi Marius è seguito da volontari che, alternandosi, organizzano lezioni di italiano, letteratura e scrittura, svolte nella sede del circolo Acli in via Conte Rosso. Questa preparazione è indispensabile perché nel gennaio prossimo Marius vuole sostenere l’esame per una borsa-lavoro da apprendista. Insieme a mamma Vasilica partecipa anche al corso di lingua italiana per stranieri ogni sabato pomeriggio nella parrocchia di S. Crisostomo in via Padova, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio.

Mamma Vasilisca si commuove ogni volta che vede il figlio studiare con passione. "Spesso - dice Annelise - Marius arriva per le lezioni bagnato, ma la cartella e i quaderni sono asciutti, i compiti fatti. Lo stillicidio degli sgomberi continui non mina la determinazione di Marius e della sua sorellina e dei suoi cuginetti a continuare a studiare anche se ogni spostamento la scuola diventa più lontana da raggiungere, anche se hanno dormito all’aperto, anche se non sanno dove potranno dormire la notte". Nel caos dell’ultimo sgombero Marius è arrivato in ritardo alla lezione, ma paradossalmente, dice Annelise, "il suo volto era euforico di gioia. La vera notizia era la nascita della piccola cuginetta avvenuta nella stessa mattinata dello sgombero".

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