Perché negli articoli sul calcioscommesse la parola
evidenziata è
ZINGARI,
quando di zingari non c'è ombra?
Vorrei chiederlo ai vari Osservatori sul razzismo, se il
RAZZISMO sia una parolaccia da appioppare al solito noto di turno (di preferenza
un politico) o non una tara che riguarda l'informazione generale. In Italia si
mastica tanto POLITICA che SPORT (anzi, più SPORT che POLITICA) e sarebbe il
caso di essere meno "aristocratici" nel scegliere di cosa scrivere.
Altra domanda: Chi ci informa?
Non mi riferisco ai Corriere, Giornale, Repubblica, o canali televisivi
nazionali... intendo l'informazione diffusa degli ultimi decenni, con portali
internet, televisioni locali, social network ecc. Cosa significa informazione
diffusa: tante voci diverse o essere circondati dall'omologazione?
Se di omologazione si tratta, l'omologazione è razzista?
Non mi interessano qua gli esempi eclatanti di razzismo, di quelli tutti
sanno scrivere.
Facciamo un esempio terra-terra, quotidiano direi:
Uno dei tanti problemi della nostra bella Italia è la scarsa attenzione
ambientale della grande maggioranza dei cittadini. Un altro problema è
l'atteggiamento "disinvolto" degli Italiani di fronte a leggi, regole, doveri...
(salvo prendersela con gli altri quando le infrangono, perché lo vorremmo fare noi).
Questa primavera è entrato in vigore il
SISTRI, cioè il sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti. Al solito
c'è
chi si è adeguato e chi no.
Se parliamo di legge, non è importante se chi non si è adeguato l'ha fatto
per impossibilità finanziarie o per la solita furbizia italiota, perché
la legge prevede anche punizioni per chi non la rispetta. Ma è un dato di fatto
che molti Rom e Sinti da sempre campano con la raccolta del metallo e dei
rifiuti, e che non tutti hanno le possibilità finanziarie di adeguarsi alle
nuove regole.
Il risultato naturale di questo stato di cose è l'aumento dell'attività
repressiva delle forze dell'ordine contro i traffici illegali di rifiuti. Che
altro potrebbero fare?
A questo punto, entra in ballo il ruolo dell'informazione:
Quando viene fermato un camion con contenuto sospetto, non ci si dimentica
mai di aggiungere "rom e sinti" se per caso risultano alla guida o il furgone è
di loro proprietà. Etnicizzazione del reato? Anche, ma la
domanda è: se qualcuno trasporta sostanze inquinanti, qualcun altro gliele avrà
pure fornite. Che differenza c'è tra i due reati? Che il fornitore di veleni
resta sempre anonimo.
Ragionamento di chiusura: si parla di piccoli reati, che
ottengono l'onore della cronaca solo su quelle pagine e quei siti locali di cui
accennavo sopra. Ve la immaginate una simile redazione, che mette il nome (italiano) di qualche stimato concittadino, o (addirittura!)
di un possibile finanziatore locale? Potrà avere un futuro questo mezzo d'informazione?
Finisce così che il reato di uno ZINGARO nasconda l'omertà mediatica su un
sistema che fa campare zingari e no.
E, qua chiudo veramente, se torniamo al discorso precedente su informazione
diffusa ed omologazione": tra le fonti che consultiamo quotidianamente,
esistono media ZINGARI? Sono mai esistiti? Cosa si può fare per cambiare un
panorama così squilibrato?
Di Fabrizio (del 29/11/2012 @ 09:08:37, in media, visitato 1443 volte)
Nel riportare la notizia di un furto, o di una rapina, quanto conta la
cittadinanza di chi compie il reato? La risposta giusta sembra essere "dipende",
almeno da quanto abbiamo potuto constatare facendo una rapida ricerca negli
archivi di alcune agenzie.
Abbiamo inserito le parole "furto" e "rapina" nell'archivio dell'agenzia
relativo all'ultimo mese, e i risultati, relativi solo a questo ultimo periodo
-
metà ottobre, inizio novembre - evidenziano una diversità di comportamento: se
il crimine è compiuto da un cittadino straniero, l'indicazione della nazionalità
è sempre presente, molto spesso nel titolo; ma se il reato è ad opera di un
italiano, allora la nazionalità appare raramente nel testo, e mai, o quasi, nel
titolo.
"Tre nomadi arrestate in A14 dopo furto" (20 ottobre), "Furti, arrestate due
polacche" (21 ottobre), "Romeno e bosniaco in manette dopo un colpo fallito" (23
ottobre), "Tre slavi arrestati per furto a Jesi" (29 ottobre), "Furto alcolici
in bar, arrestato romeno" ( 31 ottobre), "Furto in cantiere, arrestati 3 romeni"
(3 novembre), "Bosniaco arrestato per rapina ad anziana" (9 novembre) "Nomade
ucciso, arrestati i tre complici" (9 novembre), "Furto in azienda, arrestati 2
romeni" (13 novembre), "Rubano in villa, arrestati due serbi" (16 novembre),
"Bottino wurstel e pomodori, ventenne romeno condannato a Bolzano" (19
novembre): ecco i titoli con cui l'agenzia Ansa riporta alcune notizie. E gli
esempi di questo tipo sono diversi, anche monitorando altre agenzie: "Ladro col
‘gesso' a Catania, arrestato figlio dell'Imam", (29 ottobre), a "Roma:
Carabinieri, rubava nelle auto in sosta. Arrestata 42enne rom" (20 novembre),
entrambi pubblicati dall'agenzia Asca, oppure "Roma, cc arrestano due nomadi per
furti in automobili" (14 novembre), "Deposito AMA: 44enne romeno arrestato da
cc" (16 novembre), "Roma, ruba nelle auto in sosta: arrestata da cc 42enne
nomade" (20 novembre), pubblicati da Il Velino.
Non sono assenti i casi in cui viene indicata la nazionalità delle persone
coinvolte anche quando è italiana, ma sono più rari.
Emblematico il titolo di una notizia Ansa del 29 ottobre: "Furto e truffa,
badante denunciata da Cc" (29 ottobre): nel titolo non viene citata la
nazionalità, che si evince solo proseguendo la lettura dell'articolo. La signora
è italiana, ma il lettore leggendo solo il titolo potrebbe pensare che si tratti
di una cittadina straniera, essendo la parola "badante" utilizzata
prevalentemente per identificare le assistenti familiari straniere.
L'Asca il 7 novembre scrive "Roma: poliziotto libero da servizio sventa rapina
alle poste", e solo nel testo si indica che il ladro è "un 43enne romano"; il 9
novembre titola "Roma: Quarticciolo passato al setaccio dai Carabinieri. Due
arresti", specificando poi che i fermati sono un cittadino italiano e uno russo,
e il 15 novembre riporta "Roma: ladri in azione negli uffici VIII Municipio. Due
arresti", e nell'articolo scopriamo che sono "entrambi romani".
Il 3 novembre l'agenzia Il Velino scrive "Roma, arrestato 50enne che rubava
I-Phone5 aggredendo dipendente", e nel testo si specifica che è un "50enne
romano", così come nella notizia del 7 novembre "Roma, carabinieri sventano
rapina a sala bingo: 3 arresti".
In due casi, Il Velino riporta la nazionalità italiana anche nei titoli (3
novembre, "Torino, cc denunciano sei italiani per furto aggravato", 20 novembre,
"Roma, tenta rapina e picchia trans: arrestato 39enne romano").
Ma non è riportando la nazionalità, italiana o straniera che sia, che si
andrebbe nella giusta direzione. Il percorso da prendere è stato già indicato
nelle Linee guida elaborate dalla associazione Carta di Roma che sottolinea la
necessità di "usare con maggiore responsabilità e consapevolezza rispetto a
quanto avviene attualmente la nazionalità per nominare il/la protagonista di un
fatto di cronaca". E prosegue affermando che "Informazioni quali l'origine, la
religione, lo status giuridico -immigrato, richiedente asilo, rifugiato,
regolare/irregolare ecc.- non dovrebbero essere utilizzate per qualificare i
protagonisti se non sono rilevanti e pertinenti per la comprensione della
notizia". E la nazionalità, nel caso di un furto, o di una rapina, non sembra
essere un dettaglio rilevante.
Di Sucar Drom (del 28/11/2012 @ 09:07:06, in Italia, visitato 1427 volte)
La votazione del Consiglio comunale sull'osservazione, presentata
dall'AssociazioneSucar Drom,
al Piano del Governo del Territorio del Comune di
Mantova è stata una sconfitta. Una sconfitta non solo sul merito ma su una linea
politica di mediazione e di governo delle problematiche vissute dalle famiglie sinte in rapporto con il Comune di Mantova che ho sempre convintamente
sostenuto.
La proposta presentata e bocciata dal Consiglio comunale, con tutti i suoi
limiti, era l'unico modo che la legislazione urbanistica vigente offriva per
costruire un percorso serio di governo delle aspirazioni legittime di tanti sinti mantovani. Un percorso di mediazione che contemperava diritti e doveri nel
rispetto della legge a 360° e si consideri che i doveri prevalevano sui diritti,
ma questa è la legge oggi. Un percorso che avrebbe aiutato a chiudere quello che
tutti unanimemente considerano un ghetto, offrendo una concreta possibilità di
uscire da logiche assistenziali che tanto costano in termini morali ai
mantovani, appartenenti alla minoranza storica linguistica sinta, e che tanto
costano in termini di risorse finanziarie alla Comunità mantovana nella sua
interezza.
Il voto del Consiglio comunale produrrà sicuramente nei prossimi anni un danno
economico non indifferente al Comune di Mantova e nelle esperienze già viste in
altre Città potrà produrre, per conseguenza, violazioni dei diritti umani con
ripercussioni che stento a pensare per la nostra comunità.
Rendo merito e ringrazio i tredici (13) Consiglieri comunali che hanno votato a
favore della proposta da me sottoscritta, in particolare ringrazio il Signor
Sindaco per il tentativo in extremis di mediazione e ringrazio i Consiglieri
Zecchini, Acerbi e Nicolini per i loro interventi. Purtroppo non è bastato.
Non ho capito la posizione dei tredici (13) Consiglieri che hanno votato contro.
A parte un appello al tema lavoro, che purtroppo oggi è sempre più difficile da
reperire, da parte del Consigliere De Marchi, gli altri consiglieri non si sono
espressi, ma riterrei doveroso un loro pronunciamento pubblico sulle motivazioni
della scelta che hanno fatto.
E' anche da evidenziare che sul tema del lavoro, dove mi sono speso in maniera
prioritaria in questi anni, l'Associazione Sucar Drom non ha mai ricevuto nessun
appoggio politico e/o istituzionale dalla Lega Nord e in particolare dal
Consigliere De Marchi. Giusto puntare sul lavoro ma poi bisogna spendersi
politicamente per realizzare gli inserimenti lavorativi, anche abbattendo
pregiudizi e stereotipi. Quindi mi chiedo legittimamente quanto sia sincero
questo appello e quanto invece non sia frutto di un'ideologia. Un'ideologia che
utilizza politicamente il “campo nomadi” per racimolare qualche decina di voti
ed arrivare a sedersi in Consiglio comunale.
La mia impressione è che il voto contrario sia stato frutto di tanti fattori.
Sicuramente la pochezza della risposta della Prof.ssa Treu, alla richiesta di
lumi del Consigliere Gianolio, penso abbia influito. Ad una domanda di
delucidazione tecnica, la risposta della Prof.ssa Treu è stata una
considerazione politica.
Un altro fattore è stato sicuramente il rimpasto in Giunta comunale che ha visto
escluso Arnaldo De Pietri che si era speso politicamente per costruire serie
possibilità di uscita alle famiglie dal cosiddetto “campo nomadi”.
Anche l'impossibilità di essere presente all'assessore Marco Cavarocchi, ieri in
Consiglio comunale penso possa aver influito.
Rimane il dubbio, inoltre, che alcuni Consiglieri comunali abbiano più votato di
pancia che non di testa, facendosi ingannare dalle sirene xenofobe.
Ma il fatto è indiscutibile: la linea politica di mediazione e di governo è
stata sconfitta in Consiglio comunale e nulla si vede all'orizzonte di serio e
costruttivo. Ne traggo le conseguenze e lunedì prossimo presenterò le mie
dimissioni nelle mani della Presidente Barbara Nardi e del Consiglio direttivo
dell'Associazione Sucar Drom perchè ritengo da oggi impercorribile alcun
percorso di mediazione e penso impraticabile nessun accordo con il Comune di
Mantova.
Carlo Berini Vice presidente, Associazione Sucar Drom
Leggi anche: Una occasione persa per i Sinti e per
Mantova
RADIOBASE
Che noia! Ogni volta che un consiglio di zona approva qualche delibera in
argomento, la Lega cerca di richiamare dagli inferi l'ombra di Zinagaropoli
attraverso il medium della stampa, e ci tocca rispondere alle solite infondate
accuse che vorrebbero questa amministrazione prona ai voleri delle comunità rom,
con le quali ovviamente Pisapia sarebbe in combutta.
Dico solo due cose sulla questione del limes e dei margini.
Primo, che grazie alla politica degli sgomberi della precedente amministrazione,
le comunità rom si sono limitate a girare in senso orario e antiorario intorno
ai confini di Milano come la famosa mula di Sant'Ambrogio. Quello che questa
amministrazione sta cercando di fare è esattamente il contrario: evitare di
sprecare soldi pubblici in azioni inutili. Se si vuole cominciare a metter mano
al "problema" rom e lavorare per una effettiva inclusione sociale delle comunità
rom e sinte, dobbiamo pensare a politiche di lungo periodo, non ad azioni
spettacolari, e smettere di muoverci secondo una logica emergenziale.
Secondo, bisogna combattere la progressiva marginalizzazione dei gruppi più
deboli e evitare che sul territorio sorgano e si radichino baraccopoli e
favelas, anche come conseguenza della crisi economica. Dobbiamo dunque avere il
coraggio, in generale, di spendere soldi pubblici per evitare che la crescente
marginalizzazione delle comunità più deboli diventi un problema sociale e di
sicurezza ingovernabile. Altro che cittadini discriminati! Questo è un
obbiettivo comune a tutti.
Quanto detto non riguarda solo i rom, ma per restare sulla possibilità
dell'inclusione sociale dei rom, a mio parere, dobbiamo deciderci: o investiamo
risorse in un piano di lungo periodo volto a superare le condizioni di
marginalità, come han fatto con buoni risultati altri paesi europei (per esempio
la Spagna), oppure, se davvero si ritiene dimostrato che tutti i rom in quanto
tali, e senza eccezione alcuna, siano asociali e inadatti o non desiderosi di
partecipare alla vita di una più vasta comunità, allora è da domandarsi davvero
perché continuare a investire in eterno risorse per spostarli da destra a
sinistra, da sinistra a destra, da sopra a sotto, da sotto a sopra, e da un
paese comunitario all'altro. Bruciamoli tutti che ci costa meno!
Il "superamento" dei campi rom è l'obbiettivo dichiarato nel lungo periodo tanto
della vecchia quanto della nuova amministrazione. Non capisco dunque fino in
fondo le polemiche della Lega. Sarebbe invece interessante capire come sono
state spese le ingenti risorse del piano Maroni per la cosiddetta "emergenza
nomadi", visto che non mi pare si sia risolto nemmeno un pezzo del "problema".
La politica del superamento dei campi, in ogni modo, implica necessariamente che
da qualche parte i rom che vivono nei campi debbano andare, e le istituzioni
hanno qualche responsabilità a riguardo. Quello che il Consiglio di zona 2 ha
voluto sottolineare con la sua delibera è che tale politica non può funzionare
se non si ragiona ampiamente anche sul fronte dell'accompagnamento al lavoro, e
non solo su quello dell'abitazione. Niente di strano: se lavori, esci dal campo
anche con le tue gambe e non hai bisogno di ulteriore assistenza. Di più: senza
una politica che favorisca l'istruzione e l'inserimento lavorativo dei rom e dei
sinti, parlare di sicurezza e di legalità credo sia come abbaiare alla luna.
Bisogna creare le condizioni perché nel futuro queste persone escano dalla
condizione di estremo disagio sociale ed economico in cui sono spesso confinate:
solo allora si potranno combattere efficacemente le varie forme di criminalità
più o meno organizzata sviluppatesi in questi anni all'interno anche delle
comunità rom.
Nessuno si illude che percorsi di questo tipo possano funzionare immediatamente
in tutti i casi, ma se funzionassero per qualcuno, e soprattutto per i più
giovani, sarebbe già un bel passo avanti nella direzione del superamento della
marginalità per la popolazione rom e sinta. E d'altronde, meglio avere il
coraggio di scegliere una direzione e coerentemente prendere delle decisioni,
per quanto eventualmente impopolari, piuttosto che continuare a abbaiare alla
luna o a camminare in tondo, come notoriamente avevano il vizio di fare la mula
di Sant'Ambrogio e i rom a Milano al tempo di De Corato.
(N.d.a. Partito con la sua mula nottetempo da Porta Romana, e diretto a Pavia
con l'intento di scappare da Milano perché non voleva diventarne il vescovo,
Ambrogio si ritrovò a Porta Romana la mattina successiva. Aveva semplicemente
girato intorno alla città. Un'altra volta la fidata mula lo portò, si dice, solo
fino a Corbetta…)
Premessa necessaria, di fantomatici "codici degli zingari" ne sento parlare
da quando ero bambino, quell'età in cui ci dicevano "fai il bravo, oppure
gli zingari ti porteranno via" ("fai il bravo, oppure ti vendo agli
zingari" nella versione delle famiglie con più iniziativa economica).
Bufala metropolitana, ma proprio per questo impossibile da
smontare razionalmente. Ci sarà sempre chi ritornerà sula storia,
più o meno in buona fede.
Ai miei amici antirazzisti vorrei precisare: scrivere che è "impossibile
da smontare razionalmente", non significa che chi lo scriva metta la testa
sotto la sabbia. Il rischio è che si crei un teatro dei burattini con un copione
immutabile e, alla lunga, noioso.
La noia si può combattere in due modi (dipende da dove uno si schiera):
io invece mi faccio domande oziose: perché il codice
degli zingari e non, che so, il codice degli idraulici, dei
commercialisti o quello dei dottori quando scrivono le ricette?
Se il tabù è la proprietà da svaligiare, perché non prendersela
inventando un codice dei terroni, o degli albanesi, o dei
veneti? Forse perché il "nemico interno" è mobile: chi
era escluso 20 anni prima, ce lo ritroviamo vicino di casa, o
compagno di lavoro. Gli zingari, no, restano gli esclusi a
priori e quindi vanno sempre bene,
Dopo tutte queste chiacchiere, veniamo all'ultima segnalazione, è del 17
novembre scorso:
BLOGTAORMINAIl Codice degli Zingari a Taormina e Naxos? Rinvenuti strani segni nei citofoni di alcune palazzine a Giardini Naxos. Cc
avviano indagini. Il giallo del "14"
La parte interessante, secondo me, è l'ultima, che inizia con questa
spiegazione:
Il cosiddetto "linguaggio degli zingari" che viene diffuso in Italia è stato
formalmente redatto almeno venti anni fa e si caratterizza con alcuni segni di
cosiddetta "solidarietà criminale", che schedano l'immobile, indicando da chi è
abitato, il momento ed il contesto ambientale più opportuno in cui assaltarlo
per compiere furti.
Generosamente, potrei intenderla come una spiegazione del fatto che il
"linguaggio degli zingari" in realtà è un codice di "solidarietà
criminale", e non è detto vada riferendosi agli zingari, ma non
so se tutti la intendano con la mia generosità. Anche perché subito dopo arriva questo paragrafo:
Ma quei segni apparsi nella riviera jonica sono davvero un segnale degli
zingari? A far pensare di sì potrebbe anche essere la presenza di non pochi
zingari in zona: alcuni si notano ad esempio spesso anche nella vicina stazione
di Villagonia, tra Taormina e Giardini.
Gli inquirenti, al momento, non escludono alcuna ipotesi ma al contempo
sottolineano che non bisogna allarmarsi.
Certo, non bisogna mica allarmarsi, lo dicono anche gli inquirenti. Ma
intanto viene segnalata la presenza di zingari (avete notato che la parola
corretta Rom non viene mai nominata?). Quale la ragione di questo inciso, se non
ribadire una leggenda metropolitana e sollevare allarme?
L'eventualità che si possa generare allarmismo senza che vi sia reale fondamento
è dovuta ad un fatto. [...] forse qualcuno ha lasciato un segno nelle zone dove
si è già recato a sottoscrivere nuovi contratti, indicando ad altri colleghi che
quell’area è stata già interessata dalle attività in oggetto.
Il giallo resta aperto e la prudenza è d'obbligo: i cittadini, insomma, tengano
gli occhi aperti e se dovessero notare qualcosa di anomalo non esitino a
segnalarlo alle Forze dell'Ordine. I Carabinieri stanno già indagando e si
attendono adesso sviluppi.
Quindi, potrebbe essere che siamo in presenza di un neonato "codice dei
rappresentanti porta a porta", che potrebbero essere poco graditi, ma mai
quanti i famigerati zingari. Come concludere la notizia? I "cittadini,
insomma, tengano gli occhi aperti e se dovessero notare qualcosa di anomalo non
esitino a segnalarlo alle Forze dell'Ordine", insomma, niente di diverso da
quel che farebbero in una qualsiasi altra circostanza quotidiana, anche senza
allarmismi o congetture strane.
Difatti, proprio oggi 26 novembre, sempre
BLOGTAORMINA ci aggiorna:
Ancora strani numeri sui citofoni nel comprensorio di Taormina ma non ci
sono riscontri che si tratti del temuto Codice degli zingari. L’ipotesi più
probabile resta quella di operatori “porta a porta” per contratti utenze
e viene da chiedermi cosa potrebbe succedere se per campare un povero rom
fosse costretto a fare il venditore porta-a-porta...
Di Fabrizio (del 26/11/2012 @ 09:09:24, in media, visitato 2651 volte)
Lunedì 3 dicembre, ore 18 - Libreria Popolare di via Tadino 18, Milano
Fabrizio Casavola (autore di Vicini Distanti) con alcuni abitanti del campo rom
comunale di via Idro, tutti nei panni degli imputati, risponderanno alle vostre
domande su perché gli zingari siano colpevoli di ogni malefatta. Se avanza
tempo, si racconterà anche come si vive e cosa si fa in un campo rom, e sul
rapporto che si è creato col mondo intorno.
Introduce e modera: Paolo Melissi (associazione Pluriversi)
Vicini Distanti (edizioni Ligera
- 2012) è la cronaca di 20 anni di vita di una comunità rom da sempre presente a
Milano. Attraverso interventi di mediatrici culturali, insegnati, giornalisti, dei
Rom stessi, scorrono i vari aspetti della loro vita: infanzia, scuola, lavoro...
con gli innumerevoli tentativi, alcuni riusciti e altri meno, di instaurare un
dialogo e un modo di convivere con la città attorno.
Dello stesso autore:
Luoghi comuni, guida turistica semiseria ai segreti, le
bellezze, i monumenti del campo rom comunale di via Idro.
PluriVersi è una associazione di promozione sociale che dedica le sue attività
al benessere psicofisico delle persone, e alla qualità dell'abitare e del
fruire di un luogo. Si occupa di promozione della culture e di valorizzazione
del patrimonio, ma anche di servizi per il benessere della persona, organizzando
servizi di supporto. L'associazione opera utilizzando un approccio
pluridisciplinare e pluriculturale.
Libreria Popolare di via Tadino
Via Alessandro Tadino, 18, 20124 Milano - Tel. 02-29.51.3268
info@libreriapopolare.it Dal 1974 un luogo di incontri, discussioni, confronti, iniziative...
Orari:
lunedì 15.30-19.30
mar-sab 9.30-19.30
dom 10-13
Di Fabrizio (del 24/11/2012 @ 09:02:17, in Italia, visitato 2094 volte)
Giorno di votazione, dopo tanto parlare. Non mi interessa fare propaganda ad
un candidato o all'altro, altrimenti avrei scritto prima. In settimana ho
fatto una ricerca sui diversi candidati, e volevo condividerla. Elencati qui
sotto in rigoroso ordine alfabetico, ho spulciato nei loro siti per vedere
quante volte ricorresse la parola "zingari" (lo so che è peggiorativa, ma se
indico la parola ROM, spesso viene confusa con Roma o con altri termini che
iniziano allo stesso modo):
Bersani Pier Luigi: Zero. Nella sezione
DIRITTI si accenna a quello di Jus Solis.
Puppato Laura:
Una (un accenno all'Olocausto in polemica col sindaco di Fossalta
di Piave).
Renzi Matteo: manca un box di ricerca sul
sito ufficiale, esiste una pagina
DIRITTI con 6 punti.
Tabacci Bruno: manca un box di ricerca sul
sito ufficiale, è molto difficile tramite l'home page risalire
al programma.
Vendola Nichi: Zero. Manca un box di
ricerca sul sito ufficiale, esiste nel programma una sezione
DIRITTI.
Sul sito del
Partito Democratico dedicato alle primarie, ci sono invece 111
risultati spalmati su 10 pagine, ma gli interventi quasi mai sono dei candidati.
Ho rifatto la ricerca con Google, aggiungendo al nome del candidato le parole
ZINGARI SINTI. Ecco i risultati:
Analizzando questi risultati, ho tratto alcune conclusioni:
Matteo Renzi ottiene un buon "ranking" in quanto è l'unico
sindaco in lizza, e quindi è più facile che il suo nome compaia accomunato a
politiche locali (sgomberi, rilocazioni, assistenza ecc. ad esempio, è quasi un
ospite fisso del blog
Nazionerom). Discorso simile per Bruno Tabacci, che pure
ricopre incarichi amministrativi e che comunque si piazza penultimo. Nichi Vendola è il più
visibile anche grazie al
discorso seguito alla vittoria di Pisapia dell'anno scorso, ma in Puglia ha
anche promosso
incontri a tema di carattere europeo. Laura Puppato,
evidentemente, anche su questo sconta la scarsa attenzione che i media
hanno dedicato alla sua candidatura ma, paradossalmente, è l'unica che cita UNA volta nel suo sito la parola ZINGARI. E come mai così tante segnalazioni per Pier Luigi Bersani?
Più in generale, se incrociamo i dati delle due ricerche, appare evidente
come la parola ZINGARI resti un tabù, quando ci si rivolga a potenziali
elettori, viceversa sempre più spesso un politico in cerca di visibilità viene
accostato (da un media imparziale come un motore di ricerca) alla parola
ZINGARO, sino alla sovraesposizione. Difatti, spulciando a caso i risultati
della ricerca, quasi sempre il candidato elencato non c'entra assolutamente col
tema trattato: trattasi di accostamenti casuali o dall'intento chiaramente
polemico.
Potrà succedere che prima o poi qualcuno di loro, investito di incarichi
nazionali, debba affrontare l'argomento. Figuratevi che è successo persino al
Primo Ministro attuale, alla faccia di quanto possa essere tecnico o sanguisuga:
Il come e il quando, non lo so. Credo che se dovesse dipendere da questi
candidati, accadrebbe il più tardi possibile, più facilmente in occasione di
qualche ricorrenza o tragedia, quando si sente la necessità di riscoprirsi
fratelli ed uniti come nazione.
C'è invece bisogno di investire nel futuro, non nel passato. Magari, senza
inventarsi altre novità, basterebbe portare a casa qualcosa di cui ogni tanto si
sente parlare, ma che poi finisce sempre in dimenticatoio:
Non credo nei miracoli, nessuno regalerà questi risultati se non saranno i
Rom, i Sinti, i Caminanti a richiederlo, assieme alle loro organizzazioni ed
assieme alle amministrazioni locali.
Tenendo conto che sono due cose importanti, ma non danno da mangiare, e neanche
lavoro o casa o scuola... Che è quello che, a fatica, può mobilitare
un Rom o un Sinto (almeno, credo sia questa la sua declinazione pratica
della parola DIRITTI). Quindi, i risultati nazionali delle politiche per i Rom,
Sinti, Caminanti, verranno PER FORZA come spinta da quello che si riuscirà ad
ottenere a livello locale. Suggerisco due riletture:
Di Fabrizio (del 23/11/2012 @ 09:04:51, in Regole, visitato 1741 volte)
Abusi polizieschi contro Rom, migranti ed attivisti, i dati sulla Russia
davanti al Comitato ONU contro la Tortura - 7 novembre 2012
I dati della Russia su torture e maltrattamenti sono sotto esame del Comitato
ONU contro la Tortura. Venerdì 9 e lunedì 12 novembre [sono stati] ascoltati
funzionari russi per coinvolgerli nel rispetto da parte della Russia della
Convenzione ONU contro la tortura ed altri trattamenti crudeli, inumani o
degradanti.
ADC Memorial, con il
sostegno di FIDH, ha fornito attraverso un
rapporto pubblico prove sugli abusi polizieschi contro Rom, migranti ed
attivisti. Nel contesto di questa repressione crescente contro le voci
dissidenti ed i popoli marginalizzati nella Russia odierna, questo rapporto è
un'opportunità per l'organismo di controllo dell'ONU di richiamare la Russia a
riformare la sua legislazione e rivedere le sue politiche per far terminare gli
abusi della polizia. ADC Memorial, e FIDH richiamano la Russia a rispettare le
dignità fondamentali e l'integrità di tutte le persone sul suo territorio, senza
discriminazioni.
Il memorandum
ADC - FIDH documenta gli abusi giornalieri patiti da segmenti specifici
della popolazione russa, gruppi marginalizzati come Rom, migranti e lesbiche,
gay, bisessuali e transgender (LGBT), e voci dissidenti come attivisti sociali,
giornalisti e difensori dei diritti umani. Questi abusi vanno dalla profilazione
etnica agli abusi quotidiani delle autorità per "operazioni speciali", pestaggi
e torture nelle stazioni di polizia, che talvolta portano alla morte. Non solo
violano le convenzioni internazionali che proibiscono la tortura, ma sono anche
in evidente contraddizione con la nuova legislazione russa, entrata in vigore
nel marzo 2011, che afferma principi di responsabilità della polizia e di non
discriminazione nei confronti di minoranze etniche, linguistiche o di altro
tipo.
Riesame della Federazione Russa da parte del Comitato ONU contro la
Tortura
Osservazioni finali del Comitato contro la Tortura (online
dopo la revisione)
Altri rapporti di ONG e documenti relativi alla revisione:
clicca qui
Rom: vittime quotidiane della violenza poliziesca
La relazione
presentata al Comitato conferma che i Rom sono un bersaglio specifico della
polizia russa, come pure gli abusi giornalieri a cui sono sottoposti. Tra gli
agenti rimangono diffusi stereotipi negativi che legano l'origine rom a
comportamenti criminali, e nella polizia sono comuni atteggiamenti intolleranti
e xenofobi. I Rom sono particolarmente oggetto di torture e maltrattamenti, a
causa di pratiche poliziesche diffuse come controllo ingiustificato dei
documenti, detenzioni arbitrarie e fermo nello stazioni di polizia. Avvengono
costantemente "operazioni speciali" - cioè raid negli accampamenti rom, per
scoprire crimini commessi da loro specificatamente - raid caratterizzati da
trattamenti discriminatori e degradanti. Le strade per il ricorso interno sono
difficili nella pratica, e così si crea un clima di impunità per le forze
dell'ordine. I documenti riportano casi di pestaggi di uomini e donne rom in
determinate stazioni di polizia, che talvolta portano a morte mascherata da
suicidio. Portano alla luce anche casi di detenzione illegale, maltrattamenti e
violenze specifiche di genere contro le donne rom.
Migranti: dagli stereotipi xenofobi agli abusi sistematici di potere
e ai crimini razziali
Il rapporto fa luce anche sulla situazione dei migranti, un altro settore
vulnerabile della popolazione russa. Oltre 10 milioni di stranieri entrano ogni
anno in Russia, inclusi molti stagionali che arrivano dall'Asia Centrale e dal
Caucaso Meridionale in cerca di lavoro. Queste persone costituiscono uno dei
gruppi più vulnerabili nella società, vittime di stereotipi xenofobi e percepiti
non solo come "alieni" alla società russa, ma anche come "delinquenti" che
violano la legge sull'immigrazione. In questo contesto, la profilazione etnica,
i controlli casuali dei documenti e le confische illegali delle loro
documentazioni, sono diventate pratiche diffuse. Vengono regolarmente condotte
operazioni su larga scala "per sopprimere l'immigrazione illegale", mantenendo i
migranti in un clima di paura costante. Queste operazioni danno luogo ad
estorsioni di tangenti, insulti razzisti, intimidazioni ed altri abusi di
potere. Sono abusi comunemente riservati ai migranti ed incontrano un'impunità
totale. Questo senso di impunità di cui godono le forze dell'ordine crea le
condizioni per crimini contro gli immigrati, e può portarli ad essere oggetti di
sequestri, sparizioni forzate, minacce e pestaggi nei commissariati di polizia,
nonché a coercizioni psicologiche pari alla tortura.
Militanti antifascisti, antirazzisti e LGBT vittime di brutalità
poliziesche
Anche le voci dissidenti, al pari dei gruppi marginalizzati, sono soggette a
molestie da parte della polizia. Violenze e minacce sono usate spesso dagli
agenti per scopi politici come misure repressive contro quanti esprimono
attivamente la loro posizione politica o sociale. Come dichiarato nel rapporto,
"lo stato spesso cerca di giustificare la persecuzione degli attivisti,
riferendosi alla necessità di combattere l'estremismo, che diventa in realtà
lotta al non conformismo". Il rapporto documenta diverse minacce, aggressioni e
pestaggi di attivisti sociali, in particolare antifascisti, antirazzisti ed
attivisti per i diritti LGBT. Lungi dal diminuire, queste pratiche sono
diventate su larga scala dalla fine del 2011. Il rapporto evidenzia la brutale
repressione delle proteste tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012. In questo
contesto, gli attivisti LGBT soffrono di doppia discriminazione, in quanto
membri di un gruppo marginalizzato interessato ad un forte stigma sociale, e
voci dissidenti che richiedono diritti e libertà, gli attivisti LGBT sono perciò
vittime di attacchi e pestaggi, ed anche di abusi d'autorità da parte della
polizia e di pressioni da parte delle agenzie statali.
Nessun progresso senza responsabilità
ADC Memorial
e FIDH chiedono alla Russia di rispettare i propri obblighi internazionali nel
quadro della Convenzione contro la Tortura ed i principi dei diritti umani
sanciti nella sua riforma del 2011; chiedono allo stato di prendere le misure
necessarie per porre le pratiche di polizia in linea con gli standard sui
diritti umani. Impunità, mancanza di responsabilità e l'invariabile
atteggiamento "benevolo" delle agenzie investigative e dei tribunali nei
confronti dei crimini commessi dai rappresentanti della legge, creano terreno
fertile per abusi di autorità, violenze e torture. Non c'è riforma che può
risolvere questi problemi fino a quando questi crimini non verranno indagati,
perseguiti e puniti. Inoltre i gruppi a rischio quali le minoranze etniche e le
altre, gli attivisti politici ed i difensori dei diritti LGBT devono ricevere
una protezione speciale.
ADC Memorial
e FIDH sperano che lil rapporto sulla Russia del Comitato contro la Tortura
fornisca un'opportunità per evidenziare le carenze del sistema legale e
della giustizia in Russia, e di formulare raccomandazioni concrete a
porre fine alle diffuse pratiche poliziesche della tortura, e di altri
trattamenti crudeli, inumani e degradanti.
Di Fabrizio (del 22/11/2012 @ 09:06:17, in media, visitato 1582 volte)
Vola
Alto Bando di Concorso 2012
Realizza un cortometraggio sul tema dello ius soli, che ne
affronti uno o più aspetti con un reportage o una storia di fantasia utilizzando
liberamente qualsiasi linguaggio espressivo.
L'Associazione Marco Formigoni ritiene che questo sia oggi uno dei temi cruciali
per la democrazia, la convivenza, il rispetto dei diritti della persona umana,
la lotta alle ingiustizie e alle sperequazioni, e che quindi vada incoraggiata
la capacità di coglierne e raccontarne aspetti, contraddizioni, prospettive.
In Italia non vige lo ius soli, cioè il diritto di avere la cittadinanza del
suolo, del luogo in cui si è nati. Vige lo ius sanguinis, cioè conta la
discendenza, il sangue dei genitori. In pochi casi chi nasce in Italia da
genitori stranieri può ottenere la cittadinanza ma a prezzo di lente e complesse
procedure. In altri Paesi come USA, Brasile, Argentina, Francia si è cittadini
se si è nati sul posto, si ottiene la cittadinanza direttamente o con alcuni
procedimenti abbastanza semplici.
Nei Paesi in cui vige lo ius sanguinis, come l'Italia, cresce una popolazione di
senza diritti, popolazione di serie B al servizio di chi ha pieni diritti. Ne
derivano disuguaglianze, ingiustizie, persecuzioni, si alimenta una cultura
razzista. Molti immigrati non hanno più neppure legami con i Paesi d'origine da
cui sono fuggiti per motivi politici o economici, e vivono da apolidi di fatto
senza alcun tipo di tutela.
Ci sono molte proposte e pressioni per modificare la legislazione italiana in
materia e sanare una fonte di tragedie e iniquità che se non affrontate
determineranno crescenti squilibri. Ma le resistenze sono forti e trovano
consensi nel timore dello straniero e nelle contraddizioni che crea la crisi
economica.
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