Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Di Fabrizio (del 31/10/2010 @ 09:35:01, in Italia, visitato 1867 volte)
Ciao a tutti, sperando di fare cosa gradita vi invio la
posizione unitaria di cgil cisl uil di Monza-Brianza in risposta a un odg
razzista e spietato della lega contro i rom.
ciao
Marta Pepe
CGIL CISL UIL Monza e Brianza, venuti a conoscenza degli ordini del giorni
sui Rom in discussione al Consiglio Provinciale di oggi, esprimono le seguenti
valutazioni.
Riteniamo che sia un fatto grave innanzitutto parlare di "espulsione su base
etnica" dei Rom dalla Provincia di Monza e Brianza perché questo termine, in
contrasto con le normative europee e nazionali vigenti, prefigura reato di
discriminazione razziale.
Sosteniamo che tutti i cittadini hanno diritto all'ordine e alla sicurezza così
come diciamo che la responsabilità penale è personale e che vanno perseguiti
tutti i reati da chiunque commessi. E' però preoccupante, a nostro avviso,
utilizzare stereotipi per incriminare una intera etnia, basandosi su pregiudizi
e non su dati concreti. Sosteniamo che ritenere una comunità collettivamente
responsabile di reati e contrastare la legislazione europea sulla libera
circolazione delle persone si configura come una palese manifestazione di
razzismo e intolleranza.
Ricordiamo infatti che oltre alle recenti posizioni espresse dal Papa e dal
Parlamento europeo, uno specifico articolo del Trattato di Lisbona vieta la
discriminazione basata su sesso, razza od origine etnica, religione o credo,
disabilità, età e orientamento sessuale e conferisce al Consiglio dell'UE un
chiaro mandato a svolgere le azioni necessarie per combattere queste
discriminazioni.
Parlare di degrado ambientale, di aumento di furti nelle abitazioni di Pescara,
Palermo e Alassio e di incendi di baracche e roulottes nei campi nomadi; pensare
di risolvere tutto chiedendo fondi al Ministero per attuare le stesse politiche
per cui il Governo francese è appena stato censurato dalla Commissione Europea
non serve a nessuno, così come non serve una visione esclusivamente repressiva
nei confronti della presenza delle popolazioni Rom e Sinti che vivono nel nostro
Territorio, prescindendo da ogni considerazione circa il loro stato personale e
giuridico.
Non riteniamo affatto che la politica degli sgomberi e dei rimpatri forzati
(sull'esempio francese) sia la risposta che un territorio come la Brianza, noto
per la sua storia di accoglienza, possa mettere in campo. Ci pare che risponda
invece solo a costruire un clima di insicurezza e paura finalizzato a
distogliere l'attenzione dai problemi urgenti da affrontare per risolvere la
situazione difficile del Paese.
Siamo favorevoli, invece, all'implementazione di tutte le azioni che possano
costruire reali processi di integrazione, come condizione per superare gli
aspetti critici della convivenza e garantire migliori condizioni di vita a tutte
le persone che vivono nella nostra Provincia.
Riteniamo perciò che la strada debba essere quella della cooperazione nel
territorio tra tutti i soggetti Istituzionali, sociali e sindacali per
realizzare quelle politiche di integrazione che ovunque si sono dimostrate la
vera arma per affermare i diritti dei cittadini, da quello della sicurezza e
cittadinanza, a quello della legalità contro la clandestinità.
Auspichiamo che il Consiglio Provinciale deliberando su un tema tanto delicato,
tenga in considerazione queste nostre osservazioni.
Genova - Si aprono martedì 2 Novembre al Teatro Stabile di Genova le
prenotazioni e le vendite per tutte le rappresentazioni dello spettacolo "Senza
Confini - Ebrei e zingari" di e con Moni Ovadia che sarà di scena alla Corte da
giovedì 11 a domenica 14 novembre.
Prodotto da Promo Music, "Senza confini - Ebrei e zingari" è, come annota lo
stesso Ovadia che dello spettacolo è autore, regista e interprete: «Un recital
di canti, musiche, storie rom, sinti ed ebraiche che mettono in risonanza la
comune vocazione delle genti in esilio: una vocazione che proviene da tempi
remoti e che in tempi più vicini a noi si carica di un’assenza che sollecita un
ritorno, un’adesione, una passione, una responsabilità urgenti,
improcrastinabili. Senza confini è la nostra assunzione di responsabilità. La
sua forma si iscrive nella musica e nel teatro civile, arti rappresentative e
comunicative che possono e devono scardinare conformismi, meschine
ragionevolezze e convenienze nate dalla logica del privilegio per proclamare la
non negoziabilità della libertà e della dignità di ogni singolo essere umano e
di ogni gente». Ad accompagnare Moni Ovadia sulla scena c’è un gruppo di
musicisti composto da Ivanta Baltenau (voce), Paolo Rocca (clarinetto), Massimo
Marcer (tromba), Albert Florian Mihai (fisarmonica), Ennio D'Alessandro
(clarinetto), Marian Serban (cymbalon), Marin Tanasache (contrabbasso) e Virgil
Tanasache (violino). Suono di Mauro Pagiaro.
Gli ebrei e gli zingari (il popolo degli "uomini") hanno parallelamente
condiviso per secoli lo stesso destino di emarginati, di tollerati e di
perseguitati. Per ragioni simili o specifiche, hanno vissuto nel corso degli
anni la condizione di radicale "alterità" alle culture dominanti dell’occidente
cristiano. Gli ebrei per avere rifiutato la verità assoluta del Cristo che i
poteri ecclesiastici volevano imporre, gli zingari perché, pur avendo accolto il
Cristo, non vollero omologarsi a modelli di vita estranei al loro spirito di
libertà. Il comune nomadismo non fu storicamente una vocazione originaria, ma
solo una risposta di dignità e di indipendenza alle persecuzioni. I due popoli
chiedevano di vivere secondo la loro identità senza recare nocumento a nessuno.
Non fu loro concesso, se non in brevi periodi, ad arbitrio dei poteri
espressione delle maggioranze. Perché?
Commenta ancora Moni Ovadia: «Uniti dalla persecuzione dei sistemi tirannici che
mal sopportarono la loro cultura e le loro tradizioni improntate a un mondo
"senza confini", senza burocrazie, senza eserciti, senza retorica patriottarda,
gli ebrei e gli zingari hanno avuto per secoli storie simili, anche se
parallele. Poi, dopo il tentativo di sterminio nazista, gli ebrei hanno cambiato
la loro storia, hanno conquistato una terra, una nazione; il loro immenso
calvario ha avuto pieno riconoscimento e, anche se la condizione ebraica è
talora difficile, ancora sottoposta a pericolo, gli ebrei sono entrati nel
salotto buono del potere». Non così gli zingari. Anche per questo, pertanto -
aggiunge Ovadia per spiegare la genesi del suo spettacolo - «noi ebrei abbiamo
il dovere di alzare la voce contro la persecuzione di rom e di sinti, dobbiamo
denunciare come malvagia e perversa l’esibizione dell’amicizia verso gli ebrei
quando viene usata per legittimare la mano libera contro i nostri fratelli
"uomini" e contro ogni minoranza o alterità».
Per "Senza confini - Ebrei e zingari" – in scena alla Corte da giovedì 11 a
domenica 14 Novembre 2010 – sono validi tutti gli abbonamenti (Fisso, Libero e
Giovani), oltre che le consuete agevolazioni per studenti e gruppi organizzati
in collaborazione con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico.
Info: 010/5342300 www.teatrostabilegenova.itinfo@teatrostabilegenova.it orari:
feriali ore 20,30 - domenica ore 16 prezzi: 23,50 euro (1° settore), 16,00 euro
(2° settore). Prenotazioni a partire da martedì 2 novembre.
Claudia, una giovane donna rom, è stata sgomberata a gennaio dal campo ex
Osmatex di Sesto Fiorentino. Trasportata d'urgenza in ospedale qualche giorno
dopo, ha perso i due gemellini che portava in grembo
Firenze, 26 ottobre 2010 - Ha perso i due gemellini che aveva in grembo da
sette mesi la giovane donna rom che, sgomberata dal campo ex Osmatex di
Sesto Fiorentino il 16 gennaio 2010, è stata costretta a vivere in condizioni di
vita brutali.
Lo rende noto Matteo Pegoraro, del Gruppo EveryOne, affermando che il
Gruppo EveryOne ha depositato per questo epiosodio un atto di denuncia in
Procura nei confronti delle Istituzioni locali.
"Trasportata d'urgenza in ospedale nella giornata di domenica 24 e subito
ricoverata - scrive Pegoraro - , Claudia, già oggetto di un'incomprensibile
pressione poliziesca e giudiziaria, è stata informata dai medici che i suoi due
bambini non erano sopravvissuti, con tutta probabilità a causa di ripetuti
traumi e delle avverse condizioni di vita cui la donna è soggetta assieme ad
altre 185 persone romene di etnia Rom: senza una casa, senza pasti caldi né
medicinali e senza alcuna assistenza sociale da parte degli enti locali".
Prosegue Matteo Pegoraro che "Claudia, incarcerata nei mesi scorsi con
l'accusa di estorsione aggravata per aver richiesto 20 euro per rendere un
gattino ritrovato per strada alla legittima proprietaria, è stata - ancor prima
del processo - preventivamente oggetto di un'espulsione, per ordine del Prefetto
e del Questore di Firenze, per cinque anni dal territorio fiorentino, perché
considerata asociale e pericolosa per l'ordine pubblico. Successivamente assolta
dalla Procura per il reato di estorsione, è stata ed è tuttora oggetto di fermi
e perquisizioni da parte delle autorità, il più recente proprio all'uscita
dell'ospedale, dopo che era stata operata e suturata. Claudia, ovviamente
provata e terrorizzata dell'intera situazione, è riuscita a scappare grazie
all'aiuto dei suoi connazionali e ora è probabilmente ricercata e rischia anni
di carcere per non aver rispettato un provvedimento di espulsione che si
configura come illegittimo, anticostituzionale e contrario alle direttive
europee 38 sulla libera circolazione e 43 sulla non discriminazione. Oltretutto,
versa in una condizione psicofisica tragica".
Alunni Rom a Scuola, il Ministero esclude le associazioni sinte e rom
Prende avvio oggi il seminario "Alunni Rom a Scuola", organizzato dal Ministero
della Pubblica Istruzione (Dipartimento per l’Istruzione, Direzione Generale
per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione, la Comunicazione - Ufficio
VI) a Gardone Riviera. Al seminario non sono state invitate...
Per Maricica
Io non conosco il rumeno. Conosco però la lingua delle donne. Ed è attraverso
questa lingua che ci fa sorelle che ti parlo. Ho mille cose da dirti e in
effetti non so da dove cominciare. Potrei iniziare dal fatto che quando tu sei
finita in coma in...
+RESPECT, il progetto
La lotta alla discriminazione delle popolazioni rom e sinte: il contesto
europeo. Oggi, nel contesto della crisi economica globale, i sistemi regionali e
locali faticano a trovare risorse da investire in politiche di inclusione,
mentre la coesione...
Mantova, Festival Dosta! è ripartito, grazie a tutti!
Il Festival Dosta! è ripartito, lasciando a Mantova emozioni, passioni e tanta
conoscenza sui mondi sinti e rom. E’ nata U Velto Radio che offre ogni giorno
musica sinta e rom in tutto il mondo. Il Django’s Clan ha eccitato le tantissime
pers...
Milano, arriva il Festival Dosta!
Piacere di conoscervi! Siamo i Rom e i Sinti, ma molti per ignoranza o
cattiveria ci chiamano “zingari” o “nomadi”. Viviamo in mezzo a voi da circa
seicento anni ma ancora in pochi ci conoscono veramente...
Milano, la storia di Dorina: dallo sgombero al dormitorio
Un’insegnante racconta la vicenda della bambina rom: dalle baracche di via
Rubattino a viale Ortles E oggi è tornata con la famiglia sulla strada. Dorina
ha 11 anni, è una bella bamb...
Milano, quando le Istituzioni non ci sono...
Gentile Isabella Bossi Fedrigotti, da pochi giorni è iniziato il corso di lingua
italiana organizzato da mamme e papà di una scuola del quartiere intorno a
Rubattino e da un'idea nata dopo l'ultimo sgombero...
Oggi il quotidiano free press Leggo, edizione di Milano, titola: "Gli zingari
denunciano Maroni". Così, proprio così. E poi, "La Lega insorge: «Ingrati»".
Attendiamo titoli del tipo: "I negri ora pretendono un lavoro". Ma poi, ingrati
perché? De che?
Vabbé, così va il giornalismo (ANCHE il giornalismo) da queste parti. Ma
parliamo del merito. Dieci famiglie nomadi del campo di via Triboniano hanno
denunciato il sindaco, il prefetto e il ministro perché prima si erano visti
assegnare le case popolari previste dai "progetti di autonomia abitativa" e poi
se le sono viste negare perché altrimenti si penalizzerebbero i milanesi. Facile
pensare che siano state le pressioni della base della Lega a provocare il
dietrofront. È ovvio che le famiglie che avrebbero dovuto avere le case popolari
sono famiglie di persone che lavorano, con figli che vanno a scuola. Gente che
tra poco resterà letteralmente senza un tetto perché il campo di via Triboniano
sarà sgomberato. In pratica il comune dice: «Vi tiriamo giù il posto dove vivete
adesso, non vi diamo altra soluzione. Cazzi vostri». Romano La Russa dice: «Non
ci faremo intimidire dalle denunce di quattro rom o dalle predicozze
fintomoraliste di don Colmegna». Ecco, predicozze fintomoraliste. Don Colmegna,
già direttore della Caritas ambrosiana e della Città della Carità voluta dal
cardinale Martini, è uno che per Milano ha speso ogni energia della sua vita.
Magari un po’ di rispetto ci vorrebbe persino da Romano la Russa. Matteo Salvini,
della Lega, ha detto: «Una risata li seppellirà, anche se qualche giudice
buontempone che li ascolti, magari amico di don Colmegna, lo trovano pure.
Avanti con gli sgomberi, magari li aiuterà Gianfranco Fini». Vabbé, che dire?
Mi ricordo un servizio che trasmise il telegiornale, lo trovate su Youtube
oppure qui sotto. È datato 14 maggio 1991, si vede l’allora sindaco socialista
di Milano Paolo Pillitteri che litiga con un gruppo di tranvieri (immagino
leghisti, ma potrei sbagliarmi) che vogliono lo sgombero di un insediamento di
extracomunitari. Pillitteri litiga e urla: «Siete fascisti. Fascisti e
razzisti». Ora, io tutto avrei pensato ma mai e poi mai che avrei rimpianto
Paolo Pillitteri. E anche Tognoli, Borghini, figuriamoci Iso. A rimpiangere
Albertini non ci sono ancora arrivato ma mi sa che tra un po’…
Di Fabrizio (del 27/10/2010 @ 13:12:41, in Italia, visitato 1928 volte)
Rom a Milano: per risolvere i problemi occorre la forza della ragione non
la propaganda
Da settimane stiamo assistendo a Milano a uno spettacolo poco edificante sulla
vicenda del campo rom di via Triboniano, campo regolare che in passato era stato
indicato spesso come "modello".
Ora si dice che quel campo va abbattuto per un problema di viabilità dell'Expo.
Si è così aperto un confronto che ha definito una varietà di strumenti per
dare un'alternativa agli sfollati, tra i quali l'assegnazione di alcuni alloggi
pubblici non abitabili e da ristrutturare con i soldi del "fondo Maroni", da
affidarsi al privato sociale che li assegnerà alle famiglie interessate.
Una soluzione, pur parziale, di buon senso si era dunque profilata. Se non fosse
che la Lega, con una posizione ideologica e propagandistica, ha bloccato
l'Amministrazione Comunale, la quale invece si era già impegnata con le famiglie
rom e le organizzazioni del terzo settore , firmando accordi per l'assegnazione
degli alloggi.
Questa situazione di blocco − a nostro avviso irresponsabile − sta però
generando un clima di insicurezza sul futuro di molte famiglie, che a oggi non
hanno nessuna prospettiva al di fuori del più volte annunciato sgombero del
campo di Triboniano. La situazione è senz'altro aggravata dal fatto che sono
diversi i campi regolari che l'amministrazione ha dichiarato di voler chiudere
in tempi brevi.
Crediamo che questi prossimi giorni debbano vedere l'Amministrazione Comunale
produrre proposte alternative al campo per tutte le famiglie regolarmente
residenti, e chiediamo che si eviti in tutti i modi il ricorso alla forza, che
sarebbe ingiustificato e intollerabile.
Con questo presidio chiediamo a tutti i cittadini, oltre che alle forze
politiche e sociali, di mandare un segnale chiaro all'Amministrazione Comunale:
si usi la ragione per risolvere i problemi e si abbandoni la disumana politica
degli sgomberi senza soluzioni alternative. Non può passare sotto silenzio
l'importante risoluzione che il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha
preso il 21 ottobre 2010 (CM/ResChS(2010)8) all'unanimità contro l'Italia,
richiamando con forza lo stato italiano, a tutti i livelli, a garantire anche
per i rom i diritti all'abitazione sanciti nella Carta Sociale Europea.
La Camera del Lavoro di Milano, Arci Milano, Gruppo Abele Milano,
Associazione Rom e Sinti insieme, Aven Amentza, UPRE Roma
Le reazioni al verdetto di Vítkov (vedi
QUI ndr) e la lunghezza della sentenza non hanno sorpreso. Quanti
concordano con quella la trovano giustificata, e quelli che non sono d'accordo
si pongono delle domande. Oltre alle legittime opinioni sulla lunghezza della
condanna in relazione al crimine in questione, ci sono anche opinioni
(soprattutto su internet) che ripetono all'infinito le aperte invenzioni, le
bugie e gli stereotipi sulle vittime.
Tali ripetizioni evidentemente aiutano qualcuno ad evitare il doloroso
riconoscimento che siamo capaci della peggior sorte di atrocità, inclusa mandare
a fuoco un'intera famiglia. Questo vale per tutti quanti, che pur non
approvando le atrocità, tentano nei fatti di giustificarle riferendosi alle
"malefatte degli zingari" nel loro complesso. Sono guidati a ciò dall'antiziganismo,
che nella Repubblica Ceca si basa sulla nostra classica invidia. Durante le loro
generalizzazioni, gli antiziganisti spesso spandono bugie e calunnie sui Rom
[...]. Amano prendere esempi dai media sui Rom coinvolti in crimini. A loro non
importa che anche i non-Rom commettano i medesimi crimini, perché non è il
crimine in sé che loro importa - sono gli "zingari". I loro interlocutori in
queste discussioni su internet includono, naturalmente, neonazisti, razzisti, e
sociopatici incapaci di empatia. E' sintomatico che tutti si riferiscano agli
incendiari razzisti come ai "ragazzi di Vítkov".
C'è, tuttavia, un segno di speranza. Persone comuni e ragionevoli hanno
iniziato a partecipare a queste discussioni sempre più spesso. Questa gente non
si fa prendere dal gioco a chi grida più forte, e dai suoi soliti trucchi, e
sembra sentire un bisogno di esprimersi più forte che nel passato.
Tutto ciò sta avvenendo sulla pagina Facebook "Non sono d'accordo con la
condanna per i Ragazzi di Vítkov", o durante "eventi" in Facebook come quello
chiamato "Nel caso di Vítkov chiediamo la stessa punizione per i genitori di
Natálka!"
"I genitori che lasciano bruciare il loro figlio non meritano milioni di
corone, ma la prigione". Questa è la richiesta di Petra Ramešová, František Fanz
e Bára Pertlová, fondatori dell'evento Facebook intitolato "Nel caso di Vítkov
chiediamo la stessa punizione per i genitori di Natálka!" Tutti e tre, e non
sono soli, stanno ovviamente commettendo il reato di diffamazione ma, ancora più
importante, stanno cinicamente mentendo per parlare male dei Rom e giustificare
il tentato assassinio della famiglia rom.
Le testimonianze rese in tribunale dai genitori e dai nonni di Natálka
differiscono tra loro in alcuni dettagli, ma ci sono diverse possibili ragioni
per questo: la commozione per il fuoco stesso, il fatto che gli eventi accaddero
più di un anno fa, ed altre ragioni naturali. In nessuna circostanza la loro
testimonianza o quella di chiunque altro ha portato alla conclusione che abbiano
"lasciato bruciare la loro bambina". Al contrario, sono stati loro che hanno
portato via Natálka dal fuoco. Non ci sono neppure indicazioni, come sostenuto
da qualcuno, che durante l'assalto non fossero a casa ma nel pub, o che avessero
in casa merce rubata, a cui tenevano più della loro figlia. Tutto ciò è pura
diffamazione inventata da chi odia i Rom nel loro complesso. Molti di loro
presentano anonimamente le loro opinioni.
Il comportamento di questi antiziganisti, neonazisti e razzisti porta
tensioni sociali e violenza come gli incendi ed altri attacchi violenti commessi
contro i Rom. Il tentato omicidio di Vítkov è stato solo uno dei tanti. Dal
punto di vista dei media, ci ha mostrato solo la cima dell'iceberg della
crociata anti-Rom. Dove finirà, nessuno lo sa - e per questo è un bene che i
"Ragazzi di Vítkov" siano stati condannati dal sistema giudiziario (la sentenza
non ha ancora avuto effetto). Attraverso il tribunale, la società ha fatto
sapere che l'antiziganismo, il razzismo e le violenze ad essi collegate sono
fenomeni completamente inaccettabili.
Di Fabrizio (del 27/10/2010 @ 09:28:54, in Regole, visitato 1854 volte)
Segnalazione di Franco Marchi
Corriere della Sera- Iniziativa di dieci nomadi del Triboniano. A
settembre avevano firmato i «progetti di autonomia abitativa»
MILANO - Dieci rom del campo milanese di via Triboniano hanno presentato
un ricorso, in sede civile, contro il sindaco di Milano Letizia Moratti, il
prefetto Gian Valerio Lombardi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni:
chiedono che vengano loro assegnate le case popolari in adempimento a quei
«progetti di autonomia abitativa» che in settembre erano stati
prima sottoscritti dall'amministrazione comunale e dalla Prefettura e poi
«bloccati». Gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, che hanno presentato
il ricorso al Tribunale di Milano, fanno riferimento all'accordo siglato nei
mesi scorsi dal Comune e dalla Prefettura, con cui sono state individuate «le
famiglie rom destinatarie degli alloggi Aler (di edilizia popolare, ndr)» con
«l'assegnazione nominativa a famiglie attualmente residenti nel campo Triboniano»,
che dovrebbe essere sgomberato nelle prossime settimane. I nomadi nel ricorso
chiamano in causa anche il ministro Maroni e in particolare
ciò che il ministro dichiarò il 27 settembre scorso: «Nella conferenza
stampa - spiegano i legali dei rom - Maroni affermò che i ricorrenti (come gli
altri destinatari dei 25 alloggi, individuati da Casa della carità, Ceas e
Consorzio Farsi Prossimo) non avrebbero potuto acquisire gli alloggi indicati
nei rispettivi progetti, bensì altri, che sarebbero stati reperiti facendo leva
"sul gran cuore di Milano"».
«COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO» - A un mese da quelle affermazioni, si
legge ancora nel ricorso, i nomadi «non hanno potuto fare ingresso negli alloggi
loro assegnati» e il prefetto «non ha più convocato alcun abitante del campo di
via Triboniano per la sottoscrizione dei progetti di autonomia». Nel frattempo,
spiegano ancora i legali, «amministratori e politici hanno ripetutamente
dichiarato alla stampa che
ai rom non sarebbe mai stata data alcuna casa popolare». Per questo i nomadi
chiedono che il Tribunale accerti e dichiari «il carattere discriminatorio del
comportamento tenuto dalle amministrazioni convenute» e ordini «di dare pieno e
esatto adempimento» ai progetti di alloggio nelle case popolari, «assumendo ogni
necessario provvedimento affinché ai ricorrenti sia consentito prendere possesso
degli alloggi stessi e sospendendo, sino alla materiale assegnazione dei
predetti alloggi, i provvedimenti di allontanamento o sgombero dal campo nomadi
ove i ricorrenti attualmente risiedono; pagando ai ricorrenti gli importi
indicati nei progetti e infine garantendo ai "referenti del presidio sociale"
che hanno sottoscritto detti progetti il rimborso delle spese necessarie per la
ristrutturazione degli alloggi».
«COSE GIUSTE» - Alle dieci famiglie rom è arrivato il sostegno di don
Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità: «Stanno affermando cose
giuste», ha detto il sacerdote. «Mi auguro che questo atto possa sbloccare la
situazione. Sono ancora convinto che si possa continuare nel cammino che avevamo
iniziato e che mira a sistemare non solo queste, ma anche un altro centinaio di
famiglie».
A dicembre scadono i poteri straordinari conferiti dal Governo al Prefetto di
Milano Gian Valerio Lombardi. «Entro quella data bisogna anche destinare tutte
le risorse previste per l'accompagnamento sociale, abitativo e lavorativo dei
rom - ha aggiunto don Colmegna -. Per questo spero che il ricorso diventi uno
stimolo ad accelerare il percorso di superamento dei campi».
Di Fabrizio (del 26/10/2010 @ 09:57:09, in scuola, visitato 2753 volte)
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Categoria: Corti della realtà Durata: 21' 05'' Trasmesso su: Inedita Ente: Fondazione Scuole civiche di Milano (Scuola di Cinema, Televisione
e nuovi media)
Milano è una delle città d’Italia con il più alto numero di rom. Nel corso degli
ultimi anni i campi nomadi sono aumentati in maniera esponenziale. In tre scuole
del quartiere di Lambrate (quelle di via Feltre, via Cima, via Pini) un esempio
di integrazione e solidarietà è venuto alla luce, e ha visto come protagoniste
le maestre e le mamme degli studenti. Dal settembre 2008 trentotto bambini che
abitavano nel campo rom di via Ribattino, hanno iniziato a frequentare le classi
delle elementari. Un percorso complicato, soprattutto nel momento in cui il
campo di via Ribattino è stato sgomberato, disperdendo le famiglie e i ragazzi
che frequentavano le scuole.
di Emanuele Cucca, Sara Fasullo, Rossella Midili e Francesca Picchi
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