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Di Fabrizio (del 30/09/2008 @ 17:35:45, in Italia, visitato 2727 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Pesaro, 30 settembre 2008 - La direzione sanitaria dell'Ospedale San Salvatore di Pesaro rifiuta le ragioni dell'intolleranza e riconosce senza eccezioni il diritto alla salute di tutti i pazienti "a partire proprio dai Rom, che più di tutti soffrono a causa della precarietà," ha commentato la dottoressa Adriana Vacca, portavoce dell'Azienda ospedaliera. Dopo qualche incomprensione iniziale, dovuta alla carenza di informazioni ricevute dall'Ospedale San Salvatore riguardo alla presenza di una comunità Rom in città, è nata una sinergia fra il San Salvatore, il Gruppo EveryOne e la neonata Associazione "La Ruota Rossa" (che rappresenta proprio i "nomadi" che vivono a Pesaro). Grazie a tale collaborazione, la situazione sanitaria dei Rom di Pesaro è decisamente migliorata e alcuni pazienti che soffrono di gravissime patologie (tumori maligni, cardiopatie, considerevoli handicap della persona) sono ora in cura e si può affermare senza dubbio che sono state evitate gravi tragedie umanitarie, nonostante la latitanza delle Istituzioni e l'irresponsabilità dei servizi sociali. "I nostri medici faranno sempre il possibile per garantire esami e cure ai pazienti Rom, ma il problema più urgente è la condizione in cui sono costretti a vivere," ha detto allargando le braccia un medico dell'ospedale pesarese, "perché non è tollerabile che esseri umani, fra cui malati e bambini, non abbiano alcun sostegno da parte delle Istituzioni. Non abbiamo la bacchetta magica e possiamo solo fare eco all'allarme sollevato dal Gruppo EveryOne: se non verranno attuati progetti a tutela di queste persone sfortunate, il freddo del prossimo inverno potrebbe causare situazioni umanitarie spaventose". Riguardo alla tutela dei pazienti Rom, l'Ospedale San Salvatore ribadisce che non solo si atterrà sempre alle normative relative al diritto alla salute degli stranieri regolari e irregolari (decreto legge 286 del 25 luglio 1998; DPR 394 del 31 agosto 1999; Circolare del Ministero della Salute n.5 del 24 marzo 2000; Piano Sanitario Nazionale 2002- 2004), che riguardano la prestazione di cure urgenti o essenziali, ma non rifiuterà in alcun caso di prestare assistenza medica a una persona malata, specie se la condizione di precarietà in cui vive rende "essenziale" anche la cura di un semplice raffreddore.

"Abbiamo illustrato nei dettagli al sindaco, durante un incontro, la tragedia delle famiglie Rom di Pesaro, supplicandolo di intervenire, per evitare che l'indigenza, l'emarginazione razziale e le gravi condizioni di salute dei 'nomadi' presenti in città potessero causare drammi atroci," dichiarano gli attivisti del Gruppo EveryOne, "ma nonostante gli impegni assunti, anche sulla stampa locale, i Rom sono stati abbandonati e sopravvivono in edifici fatiscenti, al freddo, senza acqua né corrente elettrica, senza alcun sostegno sociale. Abbiamo chiesto almeno un cassonetto per i rifiuti. Niente. Alcuni familiari, anche minorenni, avrebbero dovuto ricongiungersi ai loro parenti. Uno di loro, purtroppo, il giovanissimo Ciprian Danila, promesso sposo di una ragazza Rom di Pesaro, è morto bruciato vivo a Sesto San Giovanni, per colpa di una candela, ma soprattutto dell'emarginazione in cui era costretto. Se, come promesso, il programma di integrazione fosse partito all'inizio di settembre, sarebbe ancora vivo e lo vedremmo camminare per le strade di Pesaro".

Grazie alla collaborazione fra il San Salvatore, il Gruppo EveryOne e due persone straordinarie - Giancarlo e il sacerdote don Michele - Annamaria, bambina Rom di cinque anni, nata a Pesaro, ha ricevuto le cure per una brutta polmonite (una delle prime cause di mortalità infantile) ed è stata posta al riparo, con la sua famiglia, in una cittadina del Sud Italia, che si è offerta di accogliere il nucleo familiare, offrendo un alloggio confortevole e inserendo il capofamiglia in un programma di inserimento al lavoro, dopo essere venuta a conoscenza della situazione di persecuzione e incuria riservata ai Rom di Pesaro, dove - purtroppo - alle promesse di assistenza umanitarie e piani di integrazione dispensate dal sindaco e da alcuni assessori del Comune, non è seguito alcun progetto concreto.

Oggi la piccola Annamaria sarà iscritta a scuola e sono bastati pochi giorni in una casa riscaldata, con un'alimentazione adeguata e migliorare la tosse che la scuoteva giorno e notte. Giovedì 2 ottobre la Direzione sanitaria del San Salvatore incontrerà il Gruppo EveryOne e La Ruota Rossa per pianificare le modalità con cui sarà affrontata la gravissima emergenza sanitaria che si prefigura - salvo un intervento urgente della Provincia di Pesaro, allertata dall'organizzazione per i Diritti Umani - per l'inverno imminente, se le famiglie Rom di Pesaro non avranno una condizione alloggiativa e sociale dignitosa. "L'Ospedale San Salvatore di Pesaro è un esempio per tutta la sanità italiana," concludono gli attivisti EveryOne, "perché segue una direttiva etica, che trova nel Giuramento di Ippocrate i suoi fondamenti. Abbiamo segnalato l'Azienda ospedaliera marchigiana alla Commissione europea, per i principi esemplari che la caratterizzano, principi che pongono la salute dell'essere umano - al di là della sua razza o etnia - al centro di tutto. Sembra un concetto scontato, ma non è così, perché in tutta Italia si segnalano casi di pazienti Rom rifiutati o curati con estrema superficialità, di farmaci essenziali negati, di trattamenti discriminatori. Per sconfiggere il razzismo vi è bisogno di esempi positivi e in questo senso la condotta del San Salvatore è doppiamente preziosa: un sostegno necessario ai suoi pazienti Rom e un modello per le strutture sanitarie che, dimenticando Ippocrate, si sono lasciate travolgere dalla deriva razzista".

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334 8429527 - (39) 331 3585406 - (+39) 334 3449180
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

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Di Sucar Drom (del 30/09/2008 @ 14:54:26, in media, visitato 1822 volte)
Le famiglie Campos e Rossetto, dopo l'ennesimo rinvio del processo per direttissima contro i loro congiunti, hanno pregato che sia attuato il silenzio stampa. Da questo momento sucardrom chiede a tutti gli organi di stampa di non intervenire.
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Di Fabrizio (del 30/09/2008 @ 09:26:58, in conflitti, visitato 2235 volte)

Da Mundo_Gitano (come accennato in post precedenti, in Colombia e in buona parte delle Americhe, i Rom sono ancora semi-nomadi)

pubblicato su Indymedia Colombia

Colombia, Accampamento Rom

NOMADISMO, SPOSTAMENTO FORZATO E RIPARAZIONE COLLETTIVA: IL CASO DEL POPOLO ROM
por YOSKA BIMBAY [1] lunedì 22 settembre 2008 at 6:14 PM
prorrom@gmail.com
Idee liberate per affrontare il rompicapo della riparazione collettiva ed integrale del popolo Rom

"I nostri spostamenti derivati dal conflitto armato non appaiono sicuramente nelle statistiche. I morti che ha messo il nostro popolo a causa delle guerre non contano per nessuno. I nostri dispersi per le guerre continuano sotto silenzio. La precarizzazione crescente dei nostri livelli di vita prodotta dalle violenze segue totalmente inosservata" [2].

In Colombia si inizia a riconoscere, almeno teoricamente, che il conflitto armato interno ha generato gravi impatti sul popolo Rom. Significa che questo riconoscimento, certamente ancora molto precario, è un primo passo perché lo stato colombiano pensi seriamente alla possibilità di includere i Rom nei suoi programmi di riparazione collettiva e simbolica.

Quanto scritto sopra discende da ciò che è espresso in un documento elaborato dalla Commissione Nazionale di Riparazione e Riconciliazione (CNRR) in cui, riferendosi ai soggetti della riparazione, menziona esplicitamente il popolo Rom. In particolare vi si legge: "che la riparazione tenga in considerazione i gruppi particolarmente vulnerabili come le comunità ed i popoli indigeni, le comunità afrodiscendenti ed il popolo Rom [3]." Anche se l'allusione, nel contesto del documento, è abbastanza periferica, trascina per il popolo Rom un'enorme importanza e può vedersi come un bilancio a favore del processo di riconoscimento dei suoi diritti collettivi.

Inoltre, in un importante studio della Procura Generale della Nazione [4], portato a conoscenza nel giugno 2007, in cui si esprimono i criteri per arrivare alla riparazione collettiva ed integrale dei gruppi etnici, il popolo Rom è incluso come uno dei soggetti collettivi di cui tener conto.

Che il popolo Rom, in maniera adeguata, sia tenuto in conto nei processi di riparazione collettiva e simbolica, in circostanze simili a quelle dei popoli indigeni, afrodiscendenti e razziali, è una scommessa politica che senza dubbio segnala un percorso per dare giustizia storica ad un popolo che è stato abitualmente e sistematicamente escluso dalle politiche pubbliche e dai programmi sociali governativi.

Col peso di essere invisibile per l'insieme del paese, il popolo Rom iniziò ad essere visto dagli attori armati, tanto illegali che legali, i quali con la voragine di violenza politica che scatenarono, lo colpirono in maniera negativa nella propria integrità etnica e culturale.

Senza essere un inventario esaustivo e solo in maniera indicativa, si può dire che tra i principali impatti che il conflitto armato interno ha provocato al popolo Rom, c'è quanto segue:

Si configurano territori del paese in cui i Rom esercitano le loro attività economiche tradizionali, alle quali per paura - derivate effettivamente da fattori obiettivi o fondate su fattori soggettivi - non circolano più o non lo fanno con frequenza ed intensità precedente. Diversi patrigruppi familiari, per timore delle azioni dei gruppi paramilitari che costantemente ricorrevano alle estorsioni per lasciarli lavorare o che apertamente rubavano loro mercanzie e prodotti, hanno optato per diminuire l'intensità, l'ampiezza e la frequenza dei loro itinerari, sin quasi a ridurla al minimo, così le reti ed i percorsi che pazientemente erano state costruite nell'esercizio dell'itinerare ancestrale sono rimaste inattive. Questa situazione è stata fatta propria da alcune kumpeniyi, associazioni di patrigruppi familiari Rom, come una forma di confinamento, che impedendo la mobilità si è tradotto negativamente sulle attività economiche tradizionali. Paradossalmente, mentre il numero dei senza casa nel paese è cresciuto in poco tempo in maniera esponenziale, i Rom che per natura si spostano da un luogo all'altro, non possono più farlo come in precedenza.

La vasta mobilità geografica del popolo Rom, imprescindibile per la realizzazione dei suoi principi e delle più importanti attività economiche, essendo di fatto notevolmente ridotta, si è presto trasformata in una crescente precarizzazione economica dei patrigruppi familiari, cosa che ha causato un allarmante impoverimento socioculturale, dovuto tra l'altro alla diminuzione del flusso degli ingressi monetari richiesti per il complimento delle cerimonie e rituali inerenti alla sua vita culturale, soprattutto relazionati alla lealtà, prestigio e status, hanno causato rotture ed indebolimenti dei suoi valori identitari.

Senza alcun dubbio non sono stati pochi gli spostamenti non volontari eseguiti da alcuni patrigruppi familiari come conseguenza del conflitto armato interno che equivocamente furono spiegati e compresi, tanto dalle istituzioni nazionali come dalla società maggioritaria, a partire dal tradizionale itinere che ha caratterizzato il popolo Rom. E così vari casi di spostamenti forzati di cui sono stati vittime distinti patrigruppi familiari, alla fine sono stati confusi con le dinamiche proprie di itinere e mobilità del popolo Rom. Questi spostamenti forzati, che sono avvenuti senza visibilità dalle istituzioni, hanno inciso nel debilitamento delle rete sociali di solidarietà, sovraccaricando i dispositivi di reciprocità e mutuo aiuto messi in moto per accogliere i patrigruppi familiari coinvolti.

Per un popolo quantitativamente piccolo come quello dei Rom, con una popolazione in Colombia che secondo il Censimento Generale DANE del 2005 si stima in 4.832, ci si aspetta che la perdita di vite umane abbia impatto profondo sulla vita sociale e culturale, perdite che, resta inteso, aumentano progressivamente quando si presentano casi di morti violente e sparizioni forzate commesse dai gadyé (i non Rom), questo perché non solo le possibilità di fare giustizia scappano dall'orbita della Romaní Kriss, il proprio sistema giuridico, ma perché l'immaginario socialmente costruito prodotto dai ricordi accumulati nella memoria collettiva del popolo Rom sulle persecuzioni incessanti di cui è stato vittima per mano dei gadyé in diversi momenti storici e diverse parti del mondo, finiscono per rinforzare la marginalità, sostenuta dal timore verso le leggi e le istituzioni degli "altri", si espande. Gli assassinati ed  dispersi riportati all'interno dei patrigruppi familiari, indicano che tanto le Águilas Negras come i paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) con gli insorti, hanno la loro parte di responsabilità.

Nel maggio 2002 si diffuse, soprattutto nei circoli del movimento associativo internazionale del popolo Rom, una notizia [5] che confermava il timore generalizzato di una kumpania ubicata nel nord-est del paese, dovuto alle minacce, minacce ed estorsioni di cui erano oggetto alcuni patrigruppi familiari per mano delle strutture paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC). Alcuni degli Shere Romengue, autorità tradizionali, si videro forzati a pagare somme di denaro, si suppone in cambio di sicurezza e tranquillità. Altri, che rifiutarono di pagare queste estorsioni perché materialmente non potevano o non volevano farlo, dovettero spostarsi verso un'altra kumpeniyi in Venezuela. Questa situazione si mantenne, con qualche intermittenza, almeno per due anni.

Anche se certamente è necessario approfondire sugli impatti che il conflitto armato ha avuto sul popolo Rom, da parte del Proceso Organizativo del Pueblo Rom (Gitano) de Colombia (PRORROM), si considera ci siano elementi di giudizio sufficienti per proporre che se non si vuole commettere una dimenticanza storica imperdonbile, i Rom non possono essere esclusi dalle iniziative che si stanno costruendo sulla riparazione collettiva e su quella simbolica, sia nel quadro della Legge di Giustizia e Pace, che negli altri scenari. L'importante, in ogni caso, è che la società colombiana e lo Stato ricordino e non dimentichino mai che il popolo Rom è stato colpito nella sua integrità etnica e culturale per l'azione dei gruppi armati.

Qualsiasi proposta di riparazione collettiva che abbia come soggetto il popolo Rom, deve fondarsi nella formalizzazione del pieno riconoscimento della sua esistenza, il che porta implicitamente al tassativo riconoscimento dei suoi diritti collettivi. In questo contesto l'istituzione di un quadro giuridico che regoli le relazioni tra lo Stato colombiano ed il popolo Rom, che vada nella direzione di eliminare per sempre le asimmetrie discriminatorie ed odiose attualmente esistenti tra i diritti costituzionali e legalmente riconosciuti ai popoli indigeni e quelli che effettivamente e realmente sono riconosciuti a questo popolo, è una premessa imprescindibile e non procastinabile che deve contemplare qualsiasi proposta di riparazione collettiva che pretenda di fare giustizia con i Rom.

Girón (Santander), 17 de septiembre de 2008

Bibliografía
COMISIÓN NACIONAL DE REPARACIÓN Y RECONCILIACIÓN, (CNRR). Recomendación de criterios de reparación y de proporcionalidad restaurativa. CNRR. Bogotá, D.C. 2007. [152p.].

PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA, PRORROM. Sobre la paz y la guerra: Reflexiones de los invisibles de Colombia, presentadas en la sesión plenaria del Congreso Nacional de Paz y País el 11 de mayo de 2002. En: PRORROM. Tras el rastro de Melquíades. Memoria y resistencia de los Rom de Colombia. Colección O Lasho Drom No. 4. PRORROM. Bogotá, D.C. 2005. Pp. 147-150.

PROCURADURÍA GENERAL DE LA NACIÓN. Primero las víctimas. Criterios para la reparación integral víctimas individuales y grupos étnicos. Procuraduría General de la Nación. Agencia Canadiense para el Desarrollo Internacional. Bogotá, D.C. 2007. [325p.].

SAVETO KATAR LE ORGANIZATSI AY KUMPENIYI RROMANE ANDA´L AMERICHI (SKOKRA). ¡Un S.O.S. por los Rom de Colombia! Comunicado de prensa. Bogotá, D.C. 10 de mayo de 2002.

[1] Miembro de la Secretaría Operativa del Proceso Organizativo del Pueblo Rom (Gitano) de Colombia, PRORROM.
[2] PROCESO ORGANIZATIVO DEL PUEBLO ROM (GITANO) DE COLOMBIA, PRORROM. Sobre la paz y la guerra: Reflexiones de los invisibles de Colombia, presentadas en la sesión plenaria del Congreso Nacional de Paz y País del 11 de mayo de 2002. En: PRORROM. Tras el rastro de Melquíades. Memoria y resistencia de los Rom de Colombia. Colección O Lasho Drom No. 4. PRORROM. Bogotá, D.C. 2005. Pp. 147-150.
[3] El subrayado es nuestro. COMISIÓN NACIONAL DE REPARACIÓN Y RECONCILIACIÓN, (CNRR). Recomendación de criterios de reparación y de proporcionalidad restaurativa. CNRR. Bogotá, D.C. 2007. P. 25.
[4] PROCURADURÍA GENERAL DE LA NACIÓN. Primero las víctimas. Criterios para la reparación integral víctimas individuales y grupos étnicos. Procuraduría General de la Nación. Agencia Canadiense para el Desarrollo Internacional. Bogotá, D.C. 2007. Pp. 76-77.
[5] SAVETO KATAR LE ORGANIZATSI AY KUMPENIYI RROMANE ANDA´L AMERICHI (SKOKRA). ¡Un S.O.S. por los Rom de Colombia! Comunicado de prensa. Bogotá, D.C. 10 de mayo de 2002.

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Ricevo da Marco Brazzoduro

FONDAZIONE VILLA EMMA - RAGAZZI EBREI SALVATI

In collaborazione con
Istituto di cultura Sinta

Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna
Provincia di Modena
Comune di Modena
Comune di Nonantola
Casa delle culture di Modena
Memo - Multicentro educativo Sergio Neri

Venerdì 3 ottobre 2008

[ore 10-13: prima sessione]

Scritti segreti (laboratorio I)
Materiali-stimolo offerti ai corsisti e disposti in uno spazio: musica, oggetti, fotografie…
Pino Petruzzelli - scrittore, attore e autore teatrale - lavorerà sui risultati del laboratorio, componendo una narrazione collettiva.

Saluti delle autorità
Silvia Facchini, Assessore Istruzione e Formazione Provincia di Modena
Adriana Querzè, Assessore Istruzione Comune di Modena
Pier Paolo Borsari, Sindaco di Nonantola
Stefano Vaccari, Presidente Fondazione Villa Emma

Presentazione del seminario
Maria Bacchi, Fondazione Villa Emma

[ore 15-18: seconda sessione]

Rom e Sinti: chi sono? da dove vengono? dove stanno andando?
ne discutono:
Luca Bravi, Università di Firenze
Eva Rizzin, Istituto di cultura sinta, Mantova
Yuri Del Bar, Consigliere comunale, Comunità sinta di Mantova
coordina: Stefano Liuzzo, musicologo e studioso delle culture rom e sinta

[ore 18,30-20: terza sessione]

Non chiamarmi zingaro
In viaggio con Pino Petruzzelli sulle tracce del suo ultimo libro, Edizioni Chiarelettere, 2008

Sabato 4 ottobre 2008

[ore 10-13: quarta sessione]

Luogo, movimento, identità: Gypsies, Travellers e Rom
Lectio magistralis di Judith Okely, Hull University
Nel corso dell’incontro scorreranno immagini e narrazioni di vita riguardanti Rom e Sinti.

[ore 15-18: quinta sessione]

Detti, interdetti e non detti (laboratorio II)
Riflessioni e scritture sul rapporto con ciò che non viene scritto,
a cura di Maria Bacchi e Nella Roveri, Fondazione Villa Emma

[ore 21.30: sesta sessione]

Juan Lorenzo e Flamenco libre: musica, canto, danza

Domenica 5 ottobre


[ore 10-13: settima sessione]

Scritti segreti (laboratorio III)
Pino Petruzzelli mette in scena le scritture dei corsisti.

riflessioni di:
Tommaso Vitale, Università di Milano-Bicocca.
Nazzareno Guarnieri, Presidente Federazione Rom e Sinti Insieme
Demir Mustafa, poeta rom macedone

[ore 15-18: ottava sessione]

La vita e altri cantieri: racconto filmico di un’esperienza
ne discutono:
Radames Gabrielli, Presidente Associazione Nevo Drom
Salvatore Saltarelli, Centro tutela contro le discriminazioni, Provincia autonoma di Bolzano

Da uno a tredici: il progetto delle Microaree a Modena
ne discutono:
Francesca Maletti, Assessore alle Politiche sociali, Comune di Modena
Giacomo De Barre e altri rappresentanti della Comunità sinta di Modena
Luca Puggioli, Coordinatore Ufficio nomadi e altri operatori del Centro stranieri - Comune di Modena

coordina: Walter Reggiani, Presidente Casa delle culture di Modena

In attesa del prossimo anno

Fausto Ciuffi, Direttore Fondazione Villa Emma

[Tutte le sessioni del Seminario (tranne l’ultima, che avrà luogo a Modena) si svolgeranno a Nonantola. Stiamo individuando e definendo, in questi giorni, spazi e sedi per lo svolgimento dei lavori e degli incontri aperti al pubblico. Ricordiamo, a tale proposito, che le sessioni dedicate al laboratorio sono a numero chiuso e riservate ai soli iscritti al Seminario di formazione, che riceveranno un regolare attestato. Avviamo quindi in questa fase - con la comunicazione del programma - la raccolta delle iscrizioni, per garantire ai tanti interessati un’adeguata accoglienza e notizie tempestive sulle modalità del soggiorno a Nonantola. Nel giro di poco tempo riceverete ulteriori informazioni sull’articolazione organizzativa di tutte le fasi dei nostri incontri, con indicazione di luoghi, momenti riservati ai pasti e alla convivialità, indirizzi e recapiti telefonici per la prenotazione dei pernottamenti.]

Per informazioni e iscrizioni
Fondazione Villa Emma
Alessandra Varvaro
segreteria@fondazionevillaemma.org
tel e fax 059 54719

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Di Fabrizio (del 29/09/2008 @ 17:11:50, in Italia, visitato 2322 volte)

Ricevo da Roberto Malini

Martedì 30 settembre alle ore 11, presso la sala del Consiglio comunale di Pesaro, sarà presentato un evento molto atteso in città: la visita al capoluogo marchigiano di Rigoberta Menchù, Premio Nobel per la pace e attivista per i diritti dei popoli indigeni, prevista per i primi di ottobre. L'attivista e scrittrice incontrerà alcune personalità cittadine e presenterà la sua nuova campagna per i diritti dei popoli discriminati.

I numerosi episodi di razzismo e xenofobia avvenuti nella città di Pesaro non sono mai stati stigmatizzati dalle autorità locali; al contrario, un assessore di sinistra ha affermato, recentemente, riferendosi ai Rom: ''Qui a Pesaro i nomadi non attecchiranno mai. Non c’è acqua per quei pesci, perché qui la gente lavora. Qui il nomade se ne va in fretta o viene allontanato. Gli amici spagnoli secondo me non hanno sbagliato del tutto a definirci razzisti''.

Nello scorso luglio il sindaco di Pesaro si impegnò pubblicamente, anche in alcune interviste pubblicate sui giornali locali, ad avviare un progetto di integrazione, in linea con le Direttive Ue e le leggi internazionali contro il razzismo e a tutela dei popoli. Il progetto avrebbe dovuto comprendere assistenza sociale per le persone Rom gravemente ammalate (vi sono casi di tumori maligni in fase avanzata, cardiopatie gravi, mutilazioni e handicap), la possibilità di accedere a un alloggio decoroso (il sindaco propose di consentire alla comunità Rom di riattare edifici fatiscenti nell'area cittadina), il ricongiungimento nelle famiglie di alcuni minori e un piano di inserimento professionale per le persone valide.

Purtroppo, nonostante il Gruppo EveryOne avesse proposto di contribuire, con sacrificio personale dei suoi membri, al progetto, ogni promessa è stata disattesa, con conseguenze drammatiche per le famiglie Rom, già provate da anni di indigenza, emarginazione e incuria a parte delle Istituzioni.

Ciprian Danila, il giovanissimo Rom che viveva a Sesto San Giovanni in condizioni di indigenza intollerabili ed è morto bruciato vivo nel rogo scatenato da una candela all'interno dell'edificio fatiscente in cui viveva: avrebbe dovuto ricongiungersi alla famiglia della sua fidanzata, che vive a Pesaro. Soltir Danila, 55 anni. Malato di cancro, avrebbe dovuto ricongiungersi alla sua famiglia ed essere curato presso l'Ospedale San Salvatore (ospedale che, una volta compresa la condizione sanitaria spaventosa in cui versano i Rom, ha scelto di curarli, secondo il codice deontologico). E' morto in Romania, senza poter accedere ai farmaci che avrebbero potuto salvarlo.

A Pesaro vivono altre persone Rom a rischio di vita, senza cure, in luoghi freddi e malsani. Solo lo spirito umanitario di alcuni cittadini - fra i quali spiccano per impegno e generosità Mariateresa, Maria, Elisa e il sacerdote don Roberto - ha impedito altri drammi irreparabili. Ma per l'amministrazione della città, non c'è posto per i Rom. Il tempo stringe, l'inverno è alle porte e nonostante le rassicurazioni del sindaco per i Rom di Pesaro non è stato fatto nulla.

Di fronte al rischio di tragedie umanitarie come quelle che stanno colpendo i Rom in molte città italiane, Il membri del Gruppo EveryOne, con le sole proprie risorse, hanno senza clamori iniziato ad organizzare piani si emergenza per la salvaguardia delle famiglie Rom presenti a Pesaro. La piccola Annamaria, malata di polmonite (una delle prime cause di morte infantile nel mondo) è stata curata e trasferita insieme alla sua famiglia al sicuro, al sud, lontano da Pesaro, in un Paese che ha scelto di accoglierla, di darle un alloggio e un'occasione di lavoro. Annamaria frequenterà le scuole locali e la sua brutta tosse, grazie al riscaldamento, alle cure mediche e a un'alimentazione adeguata, guarirà presto.

Un'altra famiglia è in procinto di partire, verso il sud, dove è attesa da alcuni uomini di buona volontà, fra cui l'eroico parroco don Michele, un uomo che non verrà dimenticato, quando la persecuzione dei Rom avrà termine. In questi giorni, il Gruppo EveryOne presenterà a Rigoberta - con cui ha una fraterna affinità nell'impegno per i diritti degli emarginati - un documento in cui è dettagliata la condizione di emarginazione e negazione di ogni diritto umano in cui si trovano i Rom di Pesaro, chiedendole di aggiungere la sua voce al coro delle proteste e di chiedere con voce ferma alle autorità locali di rispettare le Direttive Ue e le convenzioni internazionali che combattono il razzismo e promuovono la tolleranza fra i popoli. Prossimamente, inoltre, l'organizzazione presenterà il cortometraggio "Pesaro Zigeunerfrei", una denuncia della repressione delle famiglie Rom che cercano di sopravvivere nella città di Rossini (compositore che, peraltro, amava la cultura "zingara").

Mentre le organizzazioni per i diritti umani e i cittadini Pesaro assolvono i compiti per cui l'amministrazione è stata eletta, il comune di Pesaro ha l'ardire di parlare di Diritti Umani e accogliere una donna che si batte contro gli abusi e le violenze perpetrati da governi e istituzioni locali contro le minoranze etniche. Circa un anno fa Rigoberta, scambiata per una nomade, fu espulsa da un hotel di Cancun, in Messico. Ci auguriamo che l'amministrazione pesarese, che non può certo essere definita accogliente o tollerante nei confronti delle minoranze poiché attua una politica pesantemente discriminatoria contro le famiglie Rom che vivono in città, non riservi per sbaglio al premio nobel Rigoberta Menchù lo stesso trattamento che ha riservato alle persone di etnia Rom che si sono rifugiate a Pesaro e che a malapena sono lasciate camminare per le strade della città.

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334 8429527 - (39) 331 3585406 - (+39) 334 3449180
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 29/09/2008 @ 09:35:00, in Europa, visitato 2184 volte)

Da Czech_Roma

By Curtis M. Wong, Staff Writer, The Prague Post

24 settembre 2008 - La complessa proposta di Jiří Čunek, Ministro per lo Sviluppo Regionale, per affrontare i problemi della comunità Rom, sta incontrando pareri contrastanti tra i funzionari Rom ed i locali gruppi umanitari.

Pubblicata all'inizio di questo mese, la proposta di 30 pagine, che i funzionari ministeriali chiamano "uno sforzo motivazionale per le municipalità ceche", ha sollevato critiche da alcune autorità soprattutto perché suggerisce che i cittadini Rom siano divisi in tre gruppi basati sull'origine e sui livelli di reddito.

Secondo la proposta, il primo gruppo comprenderà le famiglie che vivono indipendentemente dai sussidi governativi. Il secondo cittadini Rom che hanno bisogno di qualche assistenza finanziaria e sociale, ed il terzo gruppo rappresenterà quelli che abusano degli aiuti governativi. I cittadini del terzo gruppo saranno soggetti a regolare supervisione degli operatori sociali e spostati in ostelli. La proposta, che i funzionari valutano di un miliardo di corone, stabilisce anche che solo i cittadini che lavorano nei progetti comunali, saranno eleggibili per aiuti finanziari ed alloggiativi.

Secondo Josef Baláž, consigliere di Čunek, queste designazioni agiranno semplicemente come linee guida per permettere alle singole municipalità per focalizzarsi sui diversi problemi di ognuno dei tre gruppi.

"Quando gli operatori sociali lavorano con queste persone su basi regolari e impiegano tempo con loro, comprendono che questa gente è su livelli differenti, e perciò ha esigenze diverse," ha detto Baláž.

Ma i funzionari Rom la pensano differentemente, dicendo che la proposta ha reminescenze della dittatura fascista ed infrange i loro diritti civili.

"Categorizzare i cittadini Rom in gruppi è contro le leggi sociali e costituzionali, e viola tutte le idee ed i messaggi della Rivoluzione di Velluto," ha detto Ivan Veselý, vice capo del consiglio governativo per la comunità Rom. Per molti cittadini Rom, segregare le persone in gruppi secondo il loro livello di reddito - che potenzialmente può dividere i gruppi familiari - ha le connotazioni da Olocausto. "E' essenzialmente la stessa idea che hanno i neonazisti," ha detto.

I funzionari del Ministero per lo Sviluppo Regionale replicano che lo scopo della proposta è stato largamente male interpretato dai funzionari Rom come pure dai media. Infatti, la proposta pubblicata è una bozza che non doveva ancora essere resa pubblica. Ora le autorità adducono che il ministero è stato obbligato a pubblicare la proposta sul proprio sito web, dopo che i dettagli del documento sono stati resi pubblici dai media.

"Credetemi, non volevamo pubblicare il documento così presto, perché non era ancora completato," ha detto Baláž, aggiungendo che il documento all'inizio del mese era circolato per consultazioni soltanto tra nove membri del consiglio governativo per i la comunità Rom . "Mancano ancora molti capitoli che descrivono compiti che riguardano particolari ministeri, incluso quello per gli Affari Sociali e Lavorali e quello dell'Istruzione." Baláž si lamenta di aver iniziato a ricevere telefonate dai giornalisti una settimana dopo che il documento era stato distribuito ai membri della commissione. Attualmente, il ministero non ha una data stabilita per l'abbozzo finale della proposta.

Ma Veselý adduce che la prima bozza del documento è semplicemente uno sforzo per fare pubblicità a Čunek, presidente dei Cristiano Democratici, prima della caduta alle elezioni del Senato, un appunto che Baláž rifiuta.

"E' soltanto un gioco sporco collegato alla prossima campagna," dice. "Una volta che le elezioni saranno passate, la domanda è come i Cristiano Democratici agiranno con questo."

Martin Šimáček, direttore del programma di integrazione sociale per Člověk v tísni (Gente in difficoltà), una OnG con base a Praga, ha elogiato i recenti sforzi di Čunek, dicendo che la proposta è un benvenuto primo passo nella conoscenza governativa delle tematiche Rom.

"Questa potrebbe essere la migliore proposta che abbiamo mai visto," ha detto Šimáček, che per sette anni ha aiutato ad organizzare programmi educativi e sociali per i cittadini Rom a Kladno e Libčice nad Vltavou. Pur ammettendo che la proposta ha bisogno di alcune revisioni, ha aggiunto: "Ci sono tanti buoni suggerimenti... Sta creando l'opportunità di una discussione politica su questo tema così importante e complesso."

Šimáček ha applaudito particolarmente l'enfasi della proposta sull'istruzione. Il documento descrive un piano per offrire ulteriori sussidi alloggiativi alla famiglie Rom i cui figli frequentano la scuola.

Il numero dei cittadini Rom che vivono in ghetti è cresciuto di circa il 30% dal 1989, nonostante una serie di riforme governative disegnate per combattere il fenomeno. I funzionari stimano che 80.000 Rom vivano in 330 insediamenti simili in tutto il paese, dove sono segregati tanto geograficamente che socialmente.

Baláž ha sottolineato come l'enfasi della proposta nel garantire ulteriori aiuti ai cittadini impiegati nella municipalità, sia  un punto chiave.

"E' necessario motivare i comuni che vogliono risolvere questo problema, motivare la gente che vuole cambiare la propria vita," ha detto. "Questa concezione prima di tutto cerca di trovare la motivazione di tutti i soggetti chiave - i Rom che vivono in aree segregate, lo stato, le municipalità, le associazioni civiche e le OnG che lavorano con gli interessati."

Non è la prima volta che Čunek viene criticato per il suo approccio alle tematiche Rom. Nel 2006 Čunek, che era allora sindaco di Vsetín, Moravia settentrionale, spostò delle famiglie Rom dal centro città alle periferie o nei villaggi attorno.

Veselý rimane fiducioso che la proposta non riceverà in futuro l'approvazione governativa.

"Čunek [ha dato origine] ad un grande conflitto tra i cechi con basso reddito ed i residenti Rom con questa proposta, perché i cechi si domanderanno perché così tanti soldi e sforzi siano garantiti solo ai Rom," ha detto. "Se questa proposta fosse accettata, porterebbe vergogna internazionale alla Repubblica Ceca."

Hela Balínová contributed to this report.
Curtis M. Wong can be reached at news@praguepost.com

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Di Fabrizio (del 29/09/2008 @ 00:05:41, in Kumpanija, visitato 2015 volte)

Da Mundo_Gitano

 in inglese e spagnolo

Siviglia. 28 settembre 2008 - Mario Maya (Spagna 1937-2008) riconosciuto come uno fra i più grandi ballerini, compositori e coreografi nella storia del flamenco, è morto ieri nella sua casa a Siviglia circondato dai familiari. Maya era nato da una famiglia Rom di Granada ed aveva iniziato da ragazzino la sua carriera nelle Zambras del Sacromonte. Ha dedicato tutta la sua vita al flamenco, ha ricevuto dozzine di premi e girato il mondo con i suoi spettacoli. La sua prolifica carriera include la creazione degli spettacoli "Camelamos Naquerar" ("Vogliamo parlare" in Calo) e "Ay! Hondo" che furono cruciali nel enunciare la repressione e le discriminazioni storiche che i Gitani hanno sofferto in Spagna.

I suoi funerali, tenutisi ieri nella città di Siviglia, hanno visto la partecipazione di centinaia di persone e sono previsti eventi in diverse nazioni per commemorarlo.

Per chi capisce lo spagnolo, questo articolo uscito su EL PAIS

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Di Sucar Drom (del 28/09/2008 @ 11:24:41, in blog, visitato 2213 volte)

Bussolengo (VR), la Procura della Repubblica si accanisce?
Ieri mattina, presso il tribunale di Verona, si è svolta la seconda udienza che vedeva imputati i 3 Rom italiani, due uomini e una donna, accusati dai carabinieri di Bussolengo di aggressione e resistenza a pubblico ufficiale, il 5 settembre 2008, a Bussolengo, i...

Roma, abbasso il grigio
Dal 26 settembre al 5 ottobre è in mostra "Abbasso il Grigio", presso il Museo di Roma in Trastevere. L’esposizione è organizzata da "Gli Amici", un movimento della Comunità di Sant’Egidio che in diversi paesi d’Europa...

Milano, tragedia all'ex acciaieria Falk: muore ragazzino
Un ragazzino, probabilmente rom, di 12 o 14 anni è morto carbonizzato ieri notte nell'incendio divampato in un'area abbandonata delle ex-acciaieria Falk, a Sesto S. Giovanni. La zona della vecchia fabbrica è da tempo rifugio di nomadi e vagabondi. Il fuoco si sarebbe sviluppato intorno a mezzanotte. Il corpo del ragazzo sarebbe stato ...

Il sito di Forza Italia ha uno sfogatoio...
Oggi Aldo Cazzullo sul corsera svela al grande pubblico una pagina presente nel sito ufficiale di Forza Italia. La pagina ha come titolo “sinistra tolleranza”. Ogni persona può lasciare il suo messaggio e Cazzullo ne estrapola diversi. Tutti dal tenore a...

La Bibbia in diretta tv, Benigni, il Papa, una famiglia sinta e una famiglia rom
Sarà un evento mondiale e al centro del mondo ci sarà Roberto Benigni. Il 5 ottobre a Roma l'attore leggerà la Bibbia insieme a Papa Benedetto XVI e a due autorevoli rappresentanti della Chie...

Brescia, vedere sentire: itinerari nella disabilità sensoriale
Questa mattina eravamo nella sede della Provincia di Brescia alla presentazione del convegno “vedere sentire: itinerari nella disabilità sensoriale” che si terrà il 2 e il 3 ottobre, a Brescia presso la Sala conferenze UBI Banca, in piazza Almici...

Roma, è iniziato il processo per l'omicidio di Giovanna Reggiani
E' iniziato con la ricostruzione di quello che accadde il 30 ottobre del 2007, nei pressi della stazione ferroviaria di Torre di Quinto, il processo per l'omicidio di Giovanna Reggiani, la 47enne morta dopo essere stata rapinata e violentata, sostiene l'accusa, dal...

La Santa Sede attacca il Governo italiano
Un dicastero della Santa Sede attacca pesantemente il governo italiano in tema di immigrazione. Ieri monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale delle migrazioni, ha dichiarato, in un’intervista alla Radio Vaticana, che con le norme restrittive sui...

Roma, costa 1.000 euro la scolarizzazione di un bambino rom
Salvo Di Maggio (Cooperativa Ermes) risponde alle polemiche sugli sprechi dei progetti per scolarizzazione dei rom nella capitale, sollevate dall'assessore all'istruzione e dall'ultimo libro di Vespa. «Il costo medio di ogni bambino che va a scuola è di 1.000 euro, altro che 9...

Verona, il Sindaco ha paura e denuncia i sinti
Ieri mattina circa un centinaio di poliziotti hanno perquisito il “campo nomadi” di via Sogare a Verona. L’ordine di perquisizione è stato firmato dal Pubblico ministero Maria Federica Ormanni della Procura della Repubblica di Verona...

La fine della democrazia di opinione
La semplificazione del quadro politico alle ultime elezioni e l’ampia investitura popolare ottenuta dal Pdl (e di conseguenza dal governo del presidente Berlusconi) ha posto nel paese la questione del rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia di opinione...

Servizi segreti, una verità invisibile dietro il delitto Reggiani?
"Sono rassegnato all'idea di essere condannato, ma spero nella giustizia divina". Ha detto così, il 25 settembre scorso, Romolus Nicolae Mailat, il romeno di 24 anni imputato davanti ai giudici della III Corte d'Assise di Roma per l'omicidio di Giovanna Reggiani...

Il "vangelo" secondo Gentilini
L’Unità ha pubblicato un articolo commentando alcuni passaggi del discorso tenuto da Gentilini a Venezia, il 14 settembre 2008. Potete vedere e ascoltare discorso nella sezione “il video della settimana” di questo spazio web. Di seguito l’articolo dal sito di Ferdinando Camon...

L'Osservatore romano, clima di paura e di intolleranza
"Intristisce" quando, dal mondo politico, "arrivano segnali" che "alimentano un clima di paura e di intolleranza, tanto che nella dimensione locale del vivere si accentuano tendenze di chiusura autarchica e di arroccamento sociale". ''Un invito a valutare criticamente le scelte che criminalizzano l'immigrazione ind...

Roma, sulla scuola Alemanno parte male
''Via la patria potestà ai rom che non mandano i figli a scuola''. E' questo l'annuncio fatto dal Sindaco di Roma, Gianni Alemanno in un'intervista pubblicata oggi da ''Libero''. ''Vorrei essere chiaro - spiega Alemanno - i genitori che non mandano i figli a scuola saranno sanzionati per il reato d'interruzione ...

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Di Fabrizio (del 28/09/2008 @ 09:29:48, in Europa, visitato 2126 volte)

Da Hungarian_Roma

Cafebabel - 23 settembre - Budapest: il giorno delle dimostrazioni By Linda

Il 21 settembre, il centro di Budapest ha assistito a tre manifestazioni di persone differenti che portavano messaggi tra loro contrastanti. Manifestanti della Carta Democratica Ungherese, della minoranza Rom e dei gruppi dell'estrema destra hanno tenuto contemporaneamente le loro dimostrazioni e sfilato nel centro di Budapest.

La prima manifestazione organizzata dalla Carta Democratica Ungherese ha radunato circa 4.500 partecipanti. La fondazione della Carta Democratica Ungherese è stata patrocinata a luglio dal Primo Ministro Ferenc Gyurcsany dopo che i gruppi dell'estrema destra avevano attaccato i partecipanti dell'annuale parata del "Gay Pride" (i dimostranti anti gay avevano scagliato contro ai partecipanti alla parata delle uova nel tentativo di interrompere la loro marcia). Lo scopo della Carta Democratica Ungherese è di "mobilitare la maggioranza pacifica" e di "testimoniare assieme contro ai radicali". I manifestanti, incluso il Primo Ministro Ferenc Gyurcsany (PS), diversi ministri e altre personalità pubbliche, si sono riuniti su entrambe i lati del Ponte Sospeso e poi hanno marciato verso il Parlamento. I partiti dell'opposizione tuttavia hanno accusato i socialisti di deviare l'attenzione dai seri problemi economici del paese e dell'impotenza del suo governo di minoranza nell'incitare il timore pubblico.

I Rom hanno sfilato separatamente per la pace il rispetto della legge e contro il fascismo vicino al Parlamento. Una dimostrazione di circa un migliaio di persone che più tardi hanno raggiunto i partecipanti della Carta Democratica Ungherese per dirigersi assieme verso il Parlamento.

Anche il partito di estrema destra Jobbik ha tenuto una riunione presso l'abituale ritrovo di Piazza degli Eroi, ma a differenza dei precedenti ritrovi, il pubblico si limitava questa volta a tre-quattrocento persone. Seguendo i ben noti discorsi infiammatori dei leader della destra, hanno iniziato a marciare verso il monumento ai Soviet in Piazza Szabadsag. L'idea originale era di commemorare le vittime del regime comunista e del "crimine zingaro" mettendo scarpe vuote al monumento ai Soviet. Tuttavia, i circa duecento manifestanti presto si sono scontrati con la polizia dopo che avevano lanciato molotov e pietre alla statua. Una bottiglia molotov ha colpito anche una macchina della polizia, e i dimostranti hanno aperto gli idranti, hanno pure capovolto diversi banchi e contenitori dei rifiuti. La polizia ha risposto usando i gas ed i rivoltosi sono stati dispersi in breve tempo. Cinque poliziotti sono stati feriti e 15 persone sono state arrestate con l'accusa di vandalismo.

Le dimostrazioni a Budapest non sono finite, dato che diverse OnG stanno preparandosi per tenere una manifestazione indipendente il 4 ottobre e una marcia intitolata Tarka Magyar (ungheresi multicolore) contro la violenza e l'esclusione. I gruppi dicono che "l'ultra politicizzata" Carta Democratica Ungherese non può ottenere questi obiettivi, e si aspettano 100.000 manifestanti.

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Di Fabrizio (del 27/09/2008 @ 09:47:44, in Italia, visitato 2229 volte)

Sinora non ho scritto niente sulla morte del rom quattordicenne a Sesto, per un incendio nell'area ex Falk. Più che altro per incapacità di esprimere qualcosa che non fosse già stato scritto, che si traduce - in parole povere - in un sentimento di "pietas" per questa giovane morte, un'analisi sommaria dei traffici di persone che portano giovani rumeni a perdersi nelle nostre aree abbandonate... Oppure, visto dall'altra parte, pensare che in fondo era solo un vagabondo in meno, e che a vivere "borderline" è normale finire così.

Ripeto: niente che non sia già stato scritto. Quante segnalazioni simili, soprattutto nel periodo invernale, potete trovare nell'archivio degli articoli che ho scritto in precedenza? Cambia qualcosa? Anche sul caso di Livorno dell'anno scorso, uno dei tanti dove la causa potrebbe essere dolosa, la magistratura tace. Passata la dovuta commozione, resta solo un senso di sconfitta e di già visto...

Ritorno adesso sull'argomento, adesso che la memoria pian piano cancella questo ENNESIMO morto, con un articolo preso dal blog ilKuda, che ha questa novità rispetto a tutto quello che si è scritto: vede la notizia da vicino, probabilmente non è un attivista o un esperto delle cronache Rom, ma mantiene la capacità di interrogarsi. Di questi tempi non è poco.

Quanto spazio merita un 14enne bruciato?

Poco, direi. Perché se mercoledì mattina in un rogo all'interno delle ex-Falk è morto carbonizzato un ragazzo di 14 anni, già ieri la notizia era fuori dalle home page dei principali quotidiani on-line e credo che oggi non ne parli più nessuno.

Vittima del degrado, vittima della povertà, vittima delle occupazioni abusive. Un po' se l'è anche cercata, come Abdul, se invece di starsene tra le rovine di una ex fabbrica fosse andato in albergo queste cose non sarebbero successe, o meglio ancora, perché non è rimasto in Romania?

Qualcuno ha aggiunto qualcosa all’esistenza di Daniele. Chiedeva l’elemosina ai semafori, probabilmente sfruttato da qualche banda. Molti, ragazzi come lui, si prostituiscono. Nessuna scuola, nessun aiuto, nessuna assistenza. La sua giornata era un provare a cavarsela nella minor sofferenza possibile. Sempre sofferenza era. Nel suo giaciglio tra la sporcizia, in mezzo ad altri come lui, provava a darsi pace, a sentire attorno a sè il senso della normalità. Hanno raccontato che l’incendio è nato dalla fiammella di una candela, unica luce possibile nella notte tra le rovine della Falck, in una palazzina che di uomini donne bambini ne ospitava, si dice, altri trenta.

Forza Italia di Sesto non ha perso tempo e ha fatto uscire un bel comunicato: "non possono fare altro che ribadire quanto più volte chiesto in consiglio comunale e cioè un controllo del territorio massimo attraverso le forze di polizia - magari impiegando anche l'esercito nel pattugliamento (...) Quanto accaduto è il risultato di una situazione di degrado urbano e sociale voluta dal Sindaco e dalla Sinistra a Sesto San Giovanni. E' ormai tempo di cambiare. Occorre il pugno di ferro nei controlli del territorio. Giusto ieri sera grazie al consigliere di quartiere Michele Izzi che ha richiesto l'intervento delle forze dell'ordine in via Molino Tuono sono stati fermati tre cittadini romeni e sgomberate le baracche provvisorie e fatti allontanare i furgoni accampati in violazione dell'ordinanza sindacale esistente in materia."

Forse ai solerti consiglieri forzaitalioti bisogna chiarire un paio di cose:
- l'area ex-Falk non è pubblica ma privata, di proprietà del ben noto Caltagirone, amico di Berlusconi e suocero di Casini, per intenderci;
- l'amico Caltagirone non ha permesso che gli educatori di strada entrassero nelle aree ex-Falk impedendo di fatto ogni intervento del comune sul territorio;
- ogni giorno passo per via Trento per andare al lavoro, spesso i carabinieri stazionano all'ingresso delle zone abbandonate, spesso vedo persone che si fermano, parlano con loro, presentano i documenti ed entrano nell'area. Sono le persone che lì vivono perché in Italia non siamo in grado di dar loro accoglienza migliore, salvo essere i primi ad andare a comprare i loro bancali o cercare di sfruttarli nei cantieri facendoli lavorare in nero e senza sicurezza;
- se anche mandassero l'esercito in giro per l'ex Falk (cosa che dubito piacerà a Caltagirone) l'unico risultato sarebbe che le persone che lì vivono si sposterebbero da un'altra parte. Proprio come è successo dopo gli sgomberi di Milano.

Ma queste cose sul comunicato di Forza Italia stonavano. E poi tanto oggi già nessuno parla del ragazzino bruciato. Probabilmente nessuno vuole l'esercito, ma basta fare un po' di demagogia spiccia.

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