Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 31/01/2014 @ 09:09:49, in Italia, visitato 1655 volte)
Pisa, 29 Gennaio 2014 Il comunicato di Africa Insieme e Rebeldia
Ci risiamo. Ancora una volta, la politica del Comune sui rom assume un solo e
unico volto: quello degli sgomberi. Con un intervento effettuato la scorsa
settimana, infatti, la Polizia Municipale ha notificato un'ordinanza di
allontanamento a quattro nuclei familiari del campo di Coltano.
Come noto, l'insediamento di Coltano è diviso in due aree: da un lato il
"villaggio", con le famose "casette" assegnate ai rom; dall'altro il "campo",
dove abitano famiglie che non sono rientrate nell'area attrezzata. Da mesi si
discute del destino di questa seconda area. Oggi l'amministrazione ha dato la
sua risposta: quattro nuclei verranno sgomberati, ma solo a due di questi è
stata proposta una dignitosa soluzione abitativa. Le altre famiglie - nelle
quali vi sono anche bambini - dovranno allontanarsi.
Ci risiamo, dunque: l'amministrazione comunale ripropone la consueta strada
degli anni passati. Nel frattempo, il mondo intorno a noi è cambiato. L'Italia
si è dotata di un programma nazionale denominato "Strategia di Inclusione", che
chiede di interrompere la spirale perversa degli sgomberi, e di avviare progetti
di inserimento abitativo.
La Regione Toscana ha creato
tavoli di lavoro con gli enti locali per trovare
soluzioni abitative e per scongiurare gli sgomberi forzati. Vi sono fondi
europei stanziati per progetti validi e innovativi, e già alcune città toscane
hanno avuto accesso a questi fondi. Il Comune di Pisa non ha presentato alcun
progetto ed è oggi il fanalino di coda delle politiche sociali sui rom, sia a
livello regionale che nazionale.
A pochi chilometri da Coltano, un altro campo - quello della Bigattiera - ha
suscitato
aspre polemiche nei mesi scorsi. Una
mozione del Consiglio Comunale
obbligava il Sindaco a ripristinare l'erogazione della luce elettrica e
dell'acqua corrente, e a garantire il trasporto scolastico dei bambini [per il
testo della mozione e il dibattito in aula si veda l'apposita pagina sul
sito
del Consiglio Comunale di Pisa]. Oggi, a quasi sei mesi di distanza, nulla si è
mosso, e quella comunità continua ad essere priva dei servizi essenziali.
Un
recente dossier dell'Associazione 21 Luglio - una delle più note
organizzazioni internazionali di tutela dei diritti umani - inserisce Pisa tra
le città dove più frequentemente sono violati i diritti dell'infanzia rom. Non è
proprio un bel biglietto da visita per un Sindaco che si definisce “amico
dell'infanzia”…
Ancora una volta, ci troviamo a proporre la soluzione più semplice. Si revochi
l'ordinanza di sgombero, e si apra un tavolo di lavoro con le famiglie
interessate, con la Regione e con le associazioni, per trovare soluzioni
condivise e rispettose dei diritti fondamentali. E' davvero così difficile
farlo?
Africa Insieme / Progetto Rebeldia
Di Fabrizio (del 30/01/2014 @ 09:00:02, in media, visitato 1496 volte)
Cronache che di ordinario razzismo
"Cosa pensi di quelli che rubano? Come si fa a imparare a non rubare?". Lo
chiede il giornalista Paolo Griseri a un bambino, in un'intervista video
pubblicata su La Repubblica. E ancora: "Hai già incontrato dei poliziotti? Che
tipi sono?".
Il bambino ha scritto una lettera a una delle sue insegnanti, raccontando quali
lavori vorrebbe fare da grande. "Il maestro, il poliziotto", come tantissimi
bambini.
Tra le altre cose, ha scritto che vorrebbe imparare "a non rubare". Da qui la
scelta di Griseri di recarsi presso il campo rom dove vive, almeno "fino a che
non arriva la macchina che spacca tutto" come specifica il bambino.
Troviamo particolare la scelta di sottoporre queste domande a un minore: gli si
chiede "cosa rubano" le persone che vivono nel campo, "come si fa". Gli si
chiede "cosa vengono a fare i poliziotti" a casa sua.
"Vuoi trovare un lavoro per evitare di fare questo", afferma Griseri,
riferendosi ai furti.
Il bambino frequenta le elementari: deve davvero già pensare alla ricerca di
lavoro, per evitare di incappare in un destino che, dall'intervista, appare
segnato?
Forse il video voleva presentare un possibile modello di ‘inserimento sociale'.
Ma ci sembra che veicoli piuttosto stereotipi e pregiudizi, già dal titolo: Il
sogno del bambino rom: ‘Voglio imparare a non rubare'.
Qui il video.
di Fabrizio Casavola, con la collaborazione di
Jovica Jovic -
Scaricatelo gratuitamente
Perché
Quello che leggerete, è già stato pubblicato negli ultimi anni, sul mio blog
Mahalla ed anche da altre parti. Niente di nuovo, se non il tentativo di fare
ordine e cercare il filo del discorso.
Di fatti accaduti 70 anni fa, e che spesso hanno radici più antiche.
Nessuna pretesa di un scrivere un documento storico, solo vorrei vedere allo
specchio questa Memoria. Cercare, attraverso testimonianze di personaggi noti e
altri che non lo sono mai stati, di capire dopo tutto questo tempo come la
memoria può convivere, quanto ci appartiene e quanto invece sia distante.
Fate conto di fare una chiacchierata, seduti ad un tavolo, magari con una
tazza di brodo caldo in mano. Per capirsi, per condividere. Per sapere dove si
può finire. Pagine di canzoni, poesie e qualche riflessione.
La memoria è un lusso, il dialogo una necessità. Quindi, dopo averci pensato un
attimo, ho pensato bene che chiunque potesse scaricare gratis questi appunti.
Sperando che il lettore alla fine mi scriva... una lettera, un pensiero o una
cartolina.
Ringraziamenti
La foto di copertina è di Cristina Simen, e anche quelle del campo di
Rho dopo la demolizione. Le foto del campo di Rho in festa sono di Ivana
Kerecki, sua anche la registrazione del video finale della festa dello
Zecchino d'Oro
Voglio inoltre ringraziare: Doriana Chierici Casadio, Gaia Moretti, Carlo
Stasolla, Luca Bravi, Carlo Berini, Sergio Franzese, Federico Bevilacqua e
Alessandro Morazzini per i contributi e le istruttive e civili discussioni. Infine, un ringraziamento particolare al Teatro Officina per la
calda ospitalità che mi ha offerto.
Copyright Attribuzione Creative Commons 2.0
Pubblicato il 21 gennaio 2014
Lingua Italiano
Pagine 31
Formato del file PDF
Dimensioni del file 1.08 MB
La
libreria di Mahalla
e per gli amici e i lettori di Milano e dintorni,
RICORDATEVI L'APPUNTAMENTO DI STASERA!
Elena Gorolovà, portavoce del gruppo di donne colpite da
sterilizzazione coercitiva
Il Comitato di Helsinki ceco crea una legge per risarcire le persone
sterilizzate illegalmente - Prague, 14.1.2014 17:18, (ROMEA)
Czech Helsinki Committee, translated by Gwendolyn Albert
Il Comitato di Helsinki ceco (Chesky helsinsky vybor - ChHV) ha completato una
carta da usare come guida per il risarcimento delle persone sterilizzate
illegalmente. La ONG sta ora presentando la bozza di legge redatta al Parlamento
Ceco e al Ministro della Giustizia e chiede ad essi di pensare al più presto ad
un'adeguata soluzione al problema della sterilizzazione illegale.
La pratica di sterilizzare le persone senza il loro consenso informato è stata
eseguita, in passato, nel territorio della Repubblica Ceca. Fino al 1991, tale
prassi era frutto di una politica dello Stato volta a limitare la riproduzione
di gruppi considerati scomodi dal regime cecoslovacco.
Dopo il 1991, la Repubblica Ceca ha continuato ad eseguire la pratica di
sterilizzazione delle persone senza il loro consenso informato non adottando
misure legali atte a stabilire le condizioni entro le quali la sterilizzazione
potesse essere legale per legge, tra cui quella del consenso libero ed
informato. Centinaia di persone hanno perciò perso l'opportunità di avere figli,
cosa che ha portato molti traumi ad individui e persone.
"Dopo che la Repubblica Ceca è stata a lungo inattiva in questo senso nonostante
le ripetute critiche alla sua situazione provenienti sia a livello
internazionale che nazionale dai difensori dei diritti umani, il Comitato di
Helsinki ceco ha deciso di contribuire ad accelerare il processo di adozione di
misure legali atte ad assicurare l'effettiva e rapida implementazione del
risarcimento alle persone sterilizzate illegalmente tramite la presentazione di
questo materiale." ha dichiarato Michaela Tejnorovà, avvocato del ChHV. Una
ricerca statistica sul campo, che ha accompagnato la scrittura della bozza del
ChHV, ha mostrato come alcune donne stiano tuttora ricevendo risposte negative da
alcune istituzioni mediche relative all'ottenimento delle cartelle cliniche
relative alla loro sterilizzazione.
"Alcune donne erano scettiche sul collaborare con noi a riguardo di questa
problematica dato che, per molti anni, avevano provato e fallito
nell'ottenimento di un risarcimento. Riaprire questo tema ha riportato loro
memorie dolorose e ha ricordato loro tutte le diverse conseguenze di ciò che è
stato fatto loro, non solo quelle mediche." dice Elena Gorolovà del gruppo di
Donne colpite da Sterilizzazione Coercitiva che collabora col progetto del ChHV.
Altri articoli di Mahalla sulle sterilizzazioni forzate
La rosa sepolta
Dove ricercheremo noi le corone di fiori
Le musiche dei violini e le fiaccole delle sere
Dove saranno gli ori delle pupille
Le tenebre, le voci - quando traverso il pianto
Discenderanno i cavalieri di grigi mantelli
Sui prati senza colore, accennando. E di noi
Dietro quel trotto senza suono per le valli
D'esilio irrevocabili, seguiranno le immagini.
Ma il più distrutto destino è libertà
Odora eterna la rosa sepolta.
Dove splendeva la nostra fedele letizia
Altri ritroverà le corone di fiori.
Franco Fortini - Foglio di via (Einaudi 1946 - 1980)
Chi era Franco Fortini (la domanda è d'obbligo per i lettori più giovani)? Uno
dei maggiori intellettuali ed operatori culturali italiani della seconda metà
del secolo scorso. Rileggete la sua poesia con un occhio al
testo (in italiano)
di Gelem Gelem, e ditemi se non suonano simili.
Ne avevo già scritto
qualche settimana fa: c'è
anche una memoria nostra, recente - non occorre tornare alla preistoria, che era
capace di interloquire, di intercettare (quindi di iniziare a comprendere),
motivi profondi della cultura (la domanda ricorre:
cosa è la cultura
e a cosa serve?)
romanì, tanto di quelli che vivono senza speranza nei ghetti e nei campi, che di
quella fascia minoritaria di classe intellettuale.
Può essere, uso termini semplicistici, cultura alta (come in Franco Fortini),
cultura pop e folk (come con Bob Dylan), o soltanto memoria popolare (vedi
l'anno scorso). Le divisioni in generi non mi interessano, vanno tenute
assieme con la medesima dignità.
Leggi Scrivo, avendo in mente che la nostra cultura del recente passato,
aveva radici più antiche, ugualmente condivise. Ma queste radici possono
inaridirsi, anche dove sembrava avessero attecchito:
in difesa popolazione rom? Vi assicuro che qui in Italia i rom ci sono, e
sono proprio le persone più spregevoli e disoneste, maleducate e cattive che io
abbia mai visto. Non fraintendete, il fatto che abbiano subito un genocidio
durante l'ultima guerra mondiale non li giustifica affatto, non giustifica il
loro comportamento. Il degrado in cui vivono (e dove vogliono stare e continuare
a viverci) è frutto delle loro colpe,
Lorenzo Cardinali
Non bisogna avere paura delle parole, basta siano corrette. I rom, nella
stragrande maggioranza, vivono di di furti, per questo non sono simpatici a
nessuno, ma pochi, pubblicamente, lo ammettono. IC redazione
Nessuno stupore: può accadere a chiunque, forse in futuro persino a Rom e
Sinti. La responsabilità di percorrere assieme un pezzo di strada o di
allontanarci, è nostra.
Di Fabrizio (del 26/01/2014 @ 09:02:40, in Europa, visitato 1544 volte)
I Rom residenti a Govanhill intendono essere parte della soluzione
by Catriona Stewart,
Columnist/reporter. Wednesday 08/01/2014
EveningTimes
[...]
Tutti parlano dei problemi più pubblicizzati nella comunità del South Side -
provvisorietà, sovraffollamento, crimine.
E' il tipo di discorsi che si ascoltano in continuazione dai residenti
stanchi dei problemi di
Govanhill... e della sua reputazione.
L'unica differenza è che questo gruppo è rom, la comunità regolarmente
accusata di scatenare i problemi.
"I problemi c'erano già prima del nostro arrivo," dice Marcela Adamova,
operatrice di sviluppo per i Rom presso Oxfam Scozia.
"Veniamo però colpevolizzati per cose non causate da noi. E' soltanto un
piccolo gruppo di persone che sta dando a tutti una cattiva reputazione."
Uno dei problemi principali, ritiene Marcela, è la mancanza di comunicazione
tra i residenti "storici" di Govanhill ed i Rom.
Come risposta, assieme ad Eva - Kourova, lavoratrice di comunità, ha
creato un nuovo centro comunitario in Albert Road per Rom e no.
Dice Eva: "Vogliamo che i Rom abbiano a disposizione gli stessi servizi di
chiunque altro a Govanhill; un posto dove incontrarsi e parlare. Ma speriamo che
anche gli altri abitanti del luogo prendano parte attiva a questo dialogo, tra i
due gruppi. "
"Qui una gran parte del problema sono la mancanza di comunicazione e
comprensione culturale."
I gruppi rom dalla Slovacchia e dalla Romania iniziarono ad arrivare a
Glasgow, e la maggioranza di loro si insediò a Govanhill.
Il rapporto più recente, Mapping the Roma Community in Scotland, stima ci
siano tra i 3.000 e i 4.000 Rom che vivono nella città.
Per una comunità piccola, l'influsso è stato enorme e la gente del posto ha
trovato difficoltà nell'accogliere questi nuovi vicini.
I Rom sono stati rimproverati di scaricare rifiuti abusivamente,
comportamenti antisociali e problemi alloggiativi come il sovraffollamento.
Dice Marcela, proveniente dalla Slovacchia: "Siamo arrivati a Glasgow per le
stesse ragioni degli altri gruppi - un'opportunità di vita migliore. Ma voci e
preconcetti possono rendere tutto difficile. Siamo una cultura di strada che gli
altri trovano scomoda. A noi piace, parlare e socializzare all'aperto, è così
che condividiamo le notizie e scopriamo cosa succede. Ma la gente pensa che
stiamo complottando. Inoltre, per noi non è insolito avere i nostri nonni che
vivono con noi o sostenere altri parenti, ma la gente si lamenta del
sovraffollamento. E poi, appartamenti in cui vivano sino a 20 persone, come dice
la stampa - in realtà è una cosa veramente rara. Non sono mai stata in un
appartamento con così tante persone."
Madalin Caladras, un giovane di 20 anni, negli ultimi cinque ha vissuto a Govanhill.
Eva e Marcela ritengono che potrebbe lavorare con loro - il suo inglese è
eccellente - ma Madalin ha altri progetti.
Madalin ritiene che la zona non sia più come quando arrivò ed ora spera di
trasferirsi in Francia - parla sia inglese che francese.
Dice: "Qui mi sento stabilito; arrivai perché mio zio era qui e parlava bene
della zona. Ma non è più come quando arrivai. Qua la gente combatterà per
strada, è abbastanza intimidante. La mia famiglia è a Parigi e così spero presto
di trasferirmi là."
Lenka Milkova ha vissuto quattro anni a Govanhill e ne ha fatto della zona la
sua dimora.
Aggiunge: "Qui mi sento bene. Sono felici di stare qui. E' molto meglio che
tornare indietro e sento per il bene dei miei figli che vivere qui è il mio
futuro e questo la chiamo casa. Le opportunità per noi potrebbero essere
migliori e mi preoccupo che i miei figli siano esposti alle discriminizioni di
altri gruppi giovanili, ma vogliamo lavorare e riuscire."
Marcela dice che ora l'obiettivo è lavorare per migliorare la vita della
prossima generazione di Rom.
Le scuole dell'area si sono attivate per aiutare gli alunni in classe e a
rimanere a scuola.
Marcela, 33 anni, due anni fa ha anche fondato il gruppo Romano Lav -
Voce Romanì in romanes - per dare sostegno ai Rom della zona.
Dice Eva: "Sono stati spesi un sacco di soldi e di sforzi in indagini,
relazioni scritte e impiegati, piuttosto che nel personale e nei servizi di
prima linea. Ma il problema principale è la comunicazione, e speriamo davvero
che gli abitanti di qui vengano a trovarci in Albert Road. Parlare tra noi - è
l'unico modo di risolvere i problemi."
Di Fabrizio (del 25/01/2014 @ 09:05:45, in scuola, visitato 2007 volte)
da
Scheda
Autori:
Daniela Sala
Credits:
Musiche: Grre en famille - "Roots culture"; Grre en famille - "Chacun pour soi"
Data: 18 dicembre, 2013 - 15:56
Sfantu Gheorghe è una piccola cittadina nel nord della
Romania che conta 60mila
abitanti e si trova nella regione storica della Transilvania. In questa zona la
minoranza seclera
(di lingua ungherese), costituisce circa il 75% della
popolazione, mentre nella sola Sfantu Gheorghe la popolazione di etnia rom è
stimata tra le 5 e le 6mila persone. Duemila di loro vivono ad
Orko, un
quartiere ghetto ai margini della città. Ufficialmente, almeno stando ai dati
dell'ultimo censimento, in tutta Sfantu Gheorghe le persone di etnia Rom non
sarebbero più di 200.
Nella sola scuola di Orko, la scuola San Filippo Neri che va dall'asilo alle
medie, i bambini iscritti sono più di 500. Tutti Rom. "Non è una scuola per Rom
- ci tiene a precisare Robert Kiss, direttore della scuola - chiunque può
iscrivere i propri figli qui". Semplicemente, spiega, è la scuola di questo
quartiere e trovandosi a ridosso del quartiere rom è normale che i genitori
iscrivano i propri figli qui. Peccato però che a ridosso della scuola abitino
anche famiglie di etnia ungherese: tutti i loro figli sono iscritti ad altre
scuole in città.
La scuola di Orko esiste grazie ad un prete, Markos Andras. Mandato qui
all'inizio degli anni '90, visto che la maggior parte dei rom qui sono di
religione cattolica, Andras fece costruire un luogo di ritrovo per gli abitanti
del luogo. In breve si rese conto che la maggior parte dei bambini e ragazzi di
Orko non sapeva né leggere né scrivere e i pochi che frequentavano le scuole in
città erano fortemente discriminati e abbandonavano gli studi dopo pochi anni.
Così nel 1999 la struttura è stata convertita in una scuola e da allora funziona
ininterrottamente. Lo spazio è poco e i bambini molti, così le lezioni si
svolgono in due turni, mattina e pomeriggio.
L'analfabetismo, rispetto a 15 anni fa è certamente in calo, ma i numeri
testimoniano un tasso di abbandono scolastico tuttora altissimo. Se infatti gli
alunni iscritti alla prima elementare sono 59, quelli di quinta sono meno della
metà, solo 23. E alle medie va ancora peggio: 25 in prima media, 18 in seconda e
solo 10 in terza.
Il caso di Orko è tutt'altro che è un caso isolato: nel 2006 30 città rumene
hanno ricevuto dei fondi dall'Unione europea per l'integrazione scolastica dei
minori rom e per 4 anni, fino al 2010 la regista e attivista per i diritti umani
rumena Mona Nicoara ha seguito e documentato le vite di 3 studenti Rom di Targu
Lapus per vedere come l'integrazione stava funzionando. Il risultato è il
documentario "Our school" (vedi
QUI, ndr.): i giovani protagonisti non solo alla fine non sono
integrati nelle scuole della città ma sono addirittura spostati in una "scuola
speciale" per disabili mentali. Nel 2007 la Corte europea per i diritti
dell'uomo ha condannato la segregazione scolastica dei rom come una violazione
della dignità umana. Sentenza ad oggi senza conseguenze.
Di Fabrizio (del 24/01/2014 @ 09:03:17, in Italia, visitato 1912 volte)
Volantino distribuito stamattina all'apertura del
Terzo Forum delle politiche sociali, presso il Teatro Elfo Puccini in
Corso Buenos Aires, 33 MILANO
E' passato un anno dall'ultimo Forum delle Politiche Sociali. In questo lasso
di tempo abbiamo cercato più volte di richiamare l'attenzione
dell'Amministrazione comunale sulla grave situazione del campo rom di via Idro,
comunale e regolare, abbandonato a sé stesso da ormai troppo tempo.
Abbiamo chiesto che tornasse a occuparsi del campo, tempestivamente e con
adeguate risorse economiche e umane, riqualificando gli spazi comuni,
ripristinando la legalità e le basilari condizioni di sicurezza e vivibilità,
individuando un "gestore" capace e affidabile, coinvolgendo
i cittadini della
zona 2 e il Consiglio di Zona.
Abbiamo avuto vari incontri con l'assessore Granelli, siamo stati ascoltati e
rassicurati, ma alle parole sono seguiti pochi fatti. Proprio pochi e di poco
rilievo.
Intanto la situazione si è ulteriormente deteriorata. Alcune famiglie sono state
costrette a scappare dal campo perdendo tutto quello che avevano. In una
sciagurata lite ci è scappato il morto. Altre famiglie ricevono quotidiane
minacce e si sono rassegnate a lasciare a loro volta il campo, ma per loro non
si riesce ancora a trovare una soluzione adeguata.
Per effetto di questa situazione è diminuita la frequenza scolastica e si sono
del tutto interrotte le attività volontarie - educative, ricreative e sociali ‑
condotte nel campo e in particolar modo nel Centro polifunzionale, che è stato
devastato nell'indifferenza generale e risulta ormai inutilizzabile.
Poteva andare diversamente? Pensiamo di sì, e comunque non crediamo che possa
essere tutto attribuito alla cattiva sorte. Per il campo di via Idro si sarebbe
almeno potuto tentare di fare qualcosa, ma non si è fatto niente. Se ciò è
dovuto a una scelta non lo sappiamo, ma se fosse così, è evidente che non si è
trattato di una scelta giudiziosa.
Allo stato delle cose, la riqualificazione del campo è diventata, se non
impossibile, certamente molto difficile e il problema della comunità rom di via
Idro, formata da un centinaio di cittadini italiani, resta irrisolto.
Ed è questo problema che vorremmo sottoporre all'attenzione del Forum,
accogliendo l'invito dell'assessore Majorino ‑ che finora si è tenuto fuori
dalla questione di via Idro, come se non lo riguardasse. Non ci aspettiamo che
sia risolto in questi giorni, ma non vorremmo che tra un Forum e l'altro le cose
restino così come sono, o trovino il modo di peggiorare.
La Rete delle associazioni e degli amici della Comunità rom di via Idro
ciclostilato in proprio - 24 gennaio 2014
Di Fabrizio (del 23/01/2014 @ 09:10:01, in Italia, visitato 1558 volte)
Posted
on 15 gennaio 2014
La voce degli attivisti rom e sinti
Come accaduto per i miei genitori, che hanno vissuto
sotto i ponti per due anni. Ed è lì che mio padre è stato colpito da un ictus.
Di Gladiola Lacramioara Lacatus.
Molti dei rom che abitano in Italia, in particolare nella regione in cui vivo
io, la Calabria, sono arrivati da altri Paesi per vari motivi, come la ricerca
di un lavoro per poter mantenere i propri figli.
Cercano di dare loro un futuro migliore.
Arrivati qui, però, si ritrovano spesso a vivere in pessime condizioni, perché
la maggior parte di loro non ha il documento d'identità, il codice fiscale, e
per avere questi documenti devono essere in possesso di alcuni requisiti, come
un alloggio e una retribuzione.
Il punto è che per entrare in possesso di questi requisiti hanno bisogno di
un
lavoro regolare e non in nero. E per dei rom che si ritrovano spesso costretti a
vivere nei campi, isolati dal resto del mondo, questo non è affatto scontato.
Senza questi criteri e documenti non possono usufruire del servizio medico
sanitario.
Ed è questa la situazione che vivono anche i miei genitori, arrivati in Italia
dalla Romania, i quali sono oggi ospiti presso una casa d'accoglienza per
persone in difficoltà. I miei genitori hanno vissuto sotto un ponte per circa
due anni ed è lì che mio padre ebbe un ictus, che lo ha limitato nella
deambulazione e uso della parola.
Nonostante adesso siano in una struttura e non più per strada, non hanno i
documenti e l'assistenza medico sanitaria, e questo perché mia madre non ha
trovato un lavoro.
Sono 5 anni che non sento la voce di mio padre, che non posso avere una
conversazione con lui, spesso mi ritrovo a piangere e a volte a darmi la colpa
di tutto ciò.
Abbiamo problemi con i farmaci che sono molto costosi e non possiamo
permetterceli: mamma chiede spesso aiuto a persone che hanno l'assistenza
medica, ma questo non potrà farlo ancora per molto.
Grazie all'aiuto delle suore presso le quali sono ospite, abbiamo portato mio
padre in comune per iscriverlo all'anagrafe, però ci hanno detto che se non ha
un lavoro fisso non può essere iscritto all'anagrafe.
Io e mia sorella siamo ospiti presso una casa famiglia da 6 anni, da quando
abbiamo avuto un incidente nel campo dove alloggiavamo (vivevamo dentro una
baracca costruita dai nostri genitori).
E' difficile vivere in queste condizioni soprattutto per le persone malate, che
hanno difficoltà nel trovare lavoro.
Spesso si crede che i rom non vogliano vivere nelle case e non vogliano lavorare
come tutti gli altri cittadini. Ma non è vero. Sono le difficoltà che incontrano
qui in Italia, la vita nei campi, la discriminazione e i
pregiudizi diffusi nei
loro confronti, che li spingono ai margini della società.
Spero che un giorno l'Italia diventi un Paese dove anche i rom potranno vivere
normalmente. Insieme agli italiani. Senza più discriminazioni e pregiudizi.
*nella foto Gladiola
Mercoledì 29 gennaio, ore 20.45
Libreria Popolare, via Tadino 18 - Milano
Incontro con l'autrice Hajrija (Maria) Seferovic in compagnia
di Frances Oliver Catania e Fabrizio Casavola
Un piccolo libro che rappresenta una scommessa: avevamo incontrato qualche
anno fa questa anziana signora in un suo momento di grave difficoltà.
Assieme, si è provato ad affrontare i problemi (ancora irrisolti) e ci si è
conosciuti meglio.
Sempre assieme, si è messo per iscritto tutto quello che Maria Seferovic
ricordava di una vita, suo malgrado, avventurosa, i consigli e le conoscenze che
avrebbe potuto dare a qualche concittadino più giovane. Partendo da quello che
può interessare tutti noi: COME STAR BENE E COSA CUCINARE, aggiungendo qualche
altro rimedio e ricetta, e farcendo il tutto con qualche racconto nato proprio
nel suo nord est milanese.
Vi proponiamo, durante questo incontro, di provare a rifare lo stesso percorso
di conoscenza e di amicizia, parlando di viaggi e della cultura che nasce dal
continuo spostarsi, di rimedi naturali, di cucina (esotica?), concedendole un
sipario che le è stato a lungo negato.
Ed infine, la storia, grande e piccola: i due conflitti che hanno segnato la sua
vita. Perché, ci ritroviamo a due giorni dalle celebrazioni del Giorno della
Memoria, e visto che il rischio è di dimenticarsene subito, un buon modo per
tenere viva la memoria è cominciare a conoscersi, attraverso quella cultura che
è il vivere quotidiano.
Maria Seferovic forse l'avete intravista per la prima volta ripresa nel film
"Io, la mia famiglia rom e Woody Allen", arrancare con un carrello della spesa
nelle campagne lombarde. Nasce a Travnik (attuale Bosnia) nel 1938, prima di
cinque figli. La famiglia si spostava spesso per guadagnarsi da vivere con la
vendita di cavalli, e facendo pentole e piatti di rame che vendevano ai mercati.
Dalla fine degli anni '60 con la sua kumpanja alterna soggiorni in Italia e
nell'ex Jugoslavia, che abbandona definitivamente allo scoppio del conflitto
negli anni '90.
Attualmente risiede nel nord est milanese. Anche se scrive lentamente e a
fatica, è un'autentica enciclopedia vivente.
|