Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

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\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 30/06/2008 @ 12:05:15, in Italia, visitato 2817 volte)
SABATO 5 LUGLIO - DALLE 15:00 ALLE 19:00
in largo Cairoli, a Milano

Siamo donne e uomini, cittadini italiani e cittadini stranieri che hanno deciso di essere in piazza insieme per offrire alla nostra città una occasione di festa, di riflessione e di conoscenza reciproca.

Con tante voci vogliamo rompere il silenzio pesante che da troppo tempo incombe a Milano su episodi drammatici che per decisioni del Governo ricadono su individui e comunità che nelle nostre città hanno radicato le loro speranze di una vita migliore.

Retate sui mezzi pubblici, ronde notturne, espulsione dagli alloggi, campagne contro le moschee, sgomberi violenti, schedature etniche di Rom e Sinti: sono solo alcuni esempi di un crescendo impressionante che vede misure legislative e scelte governative che vogliono l'esercito nelle strade, la reclusione nei Cpt fino a 18 mesi e la criminalizzazione degli irregolari.

Eppure nella nostra città la società multietnica è ormai una realtà: italiani o stranieri, cristiani, musulmani o non credenti, viviamo tutti qui, frequentiamo le stesse scuole, lavoriamo fianco a fianco e facciamo tutti la stessa fatica per tirare a fine mese.

Siamo consapevoli che Milano, come molte altre città, è attraversata da manifestazioni sempre più evidenti di disgregazione sociale che colpiscono soprattutto i quartieri periferici, ma proprio perché viviamo in questa città e ne conosciamo i problemi, siamo convinti che per farvi fronte, legalità e sicurezza non possono essere interpretate solo come controllo e repressione.

La sicurezza va intesa come un sistema di garanzie per difendere i diritti umani: il diritto alla salute, all'educazione, al lavoro, alla casa, alla libertà di espressione.

La sfida è mettere in campo politiche urbane, abitative, sociali, culturali in grado di produrre solidarietà, partecipazione e rispetto dei diritti, attraverso percorsi democratici e condivisi.

Ci sono molti amministratori, forze politiche e mezzi di comunicazione che oggi continuano a seminare ostilità e conflitti, indicando negli stranieri e nei poveri il capro espiatorio per tutti i problemi sociali, economici e urbani che determinano la condizione precaria di ognuno di noi, gettando un'ombra inquietante sul presente e sul futuro della nostra comunità.

Una società che imbocca la strada della xenofobia e del razzismo diventerà sempre più insicura e invivibile, perché la sicurezza non può nascere dall'emarginazione, ma dall'accoglienza e dal riconoscimento dei diritti di tutti sulla base di valori irrinunciabili:

- i principi di uguaglianza, di rispetto delle diversità e di giustizia sociale, presenti nella Costituzione italiana, devono vivere concretamente nelle politiche e nelle azioni amministrative.
- non si possono imporre regole speciali che violino il principio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alle leggi.

È necessario che si levino mille e mille voci per chiedere:
- abolizione della legge Bossi - Fini perché costringe alla clandestinità
- regolarizzazione di tutti coloro che lavorano e vivono in Italia
- tempi certi e rapidi per il rilascio dei documenti senza tassazione e con trasferimento delle competenze agli enti locali
- introduzione di una legge organica per i richiedenti asilo politico e umanitario
- superamento di forme abitative ghettizzanti e su base etnica (i cosiddetti "campi nomadi"), garanzia di condizioni abitative dignitose e non discriminanti.
- no al pacchetto sicurezza
- no al reato di immigrazione clandestina
- chiusura dei CPT no alla schedatura etnica

per questi motivi vi invitiamo ad essere presenti
SABATO 5 LUGLIO - DALLE 15:00 ALLE 19:00
in largo Cairoli, a Milano

durante il pomeriggio sono previsti interventi e spettacoli
di Djiana Pavlovic, Mohamed Ba, Tommaso Vitale

promuovono: Arci, Camera del lavoro di Milano, Centro delle Culture, ass. Dimensioni diverse, ass. Punto Rosso, SdL Intercategoriale, Mosaico interculturale, ASMP, ass. Arci Todo Cambia, ass. Arci Zagridi, Comitato "Movimento Pais", Federacion ecuatoriana de Asociaciones, Scuole senza permesso, Circolo Arci "Blob", Associazione Antirazzista 3 Febbraio

partecipano inoltre: Partito Umanista; Ernesto Rossi pres. ass. Aven Amentza; Sinistra critica,

adesioni: retemigrantemilano@gmail.com

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Di Fabrizio (del 30/06/2008 @ 09:13:53, in conflitti, visitato 2175 volte)

Da Czech_Roma

25-06-2008 di Dominik Jun - Diversi genitori Rom hanno preso una drastica decisione nella città di Karlovy Vary. Piuttosto che mandare i loro bambini in una scuola "controllata" da un gruppo paramilitare di estrema destra, preferiscono tenerli a casa.

Una scuola elementare di Karlovy Vary è diventata scena di un dramma insolito. Diversi attacchi ai bambini bianchi da parte dei Rom che vivono in un vicino ostello, hanno portato un partito di estrema destra, il Partito Nazionale, a formare una "Guardia Nazionale" per proteggere la scuola. Anche la polizia sta controllando la scuola, anche se a distanza. Adesso, i Rom della comunità hanno dichiarato che pure loro formeranno una pattuglia sociale per controllare l'auto nominata "Guardia Nazionale".

Nel frattempo, diversi genitori Romani hanno ritirato i loro bambini da scuola per paura di esacerbare le attuali tensioni. Milan Kovác è vice presidente del Gruppo Civico Rom di Karlovy Vary. Gli ho chiesto di spiegarmi cosa c'è dietro questa situazione:

"Nessun reclamo è stato presentato al consiglio cittadino su gente di questo insediamento che stia nocendo a qualcuno o distruggendo la proprietà. E anche la polizia ceca non ha osservato niente di particolarmente spiacevole - ciò significa che là non sta succedendo niente - qualcuno lo ha composto. La "Guardia Nazionale" è andata tra le case e distribuito volantini, così il punto è che si stavano agitando."

E cos'è realmente la cosiddetta Guardia Nazionale?

"Questa Guardia Nazionale è una creazione del Partito Nazionale, che è un partito che ha ricevuto appena lo 0,17% alle ultime elezioni. Facendo così, stanno solo tentando di rendersi più visibili. I media sono balzati su questa storia e per tutta la settimana ci hanno attaccato con falsità, disinformazione e hanno messo in bocca ai leader della nostra organizzazione parole mai dette. Tutto ciò sta dando pubblicità alla Guardia Nazionale."

"Sia che sia vero o no, ci sono stati alcuni genitori bianchi che hanno espresso gratitudine per la controversa ronda. Il crimine è un problema particolare tra le comunità Rom povere e molti Cechi bianchi si sentono spaventati. Tuttavia critiche di questo genere ai vigilantes fanno sì che la cosiddetta "Guardia Nazionale" sfrutti i pregiudizi razziali per rendere peggiore la situazione. Ma sinora, non hanno infranto nessuna legge - non hanno attaccato nessuno e dicono si essere disarmati. Ma in effetti lo sono, perché portano dei coltelli. Tuttavia, se non infrangi la legge, allora la polizia non può fare niente, ma hanno messo lo stesso dei poliziotti in incognito per controllare la situazione."

Chiaramente, misure estreme sembrano quasi normali in tempi di paura intensificata. Ma è da vedere se le comunità locali, i gruppi civici ed anche i media agiranno responsabilmente per promuovere l'integrazione a Karlovy Vary piuttosto che la segregazione.

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Di Fabrizio (del 29/06/2008 @ 09:28:50, in Italia, visitato 2478 volte)

Ricevo da Roberto Malini

VENDIAMO OPERE DI PICASSO A PREZZI STRACCIATI PER AIUTARE IL FRATELLO ROM VICTOR LACATUS, PAPA' DI UNA BAMBINA ASSASSINATA DAI RAZZISTI NEL ROGO DI LIVORNO

Victor Lacatus, papà di Lenuca Carolea, la bimba assassinata dal gruppo razzista GAPE a Livorno, dopo aver subito ogni genere di abuso, violenza e azione persecutoria da parte della città di Livorno (fra cui una condanna a 18 mesi di carcere per "abbandono di minore"), si trova in una condizione di povertà estrema, senza un rifugio in cui riparare, senza alcuna possibilità di provvedere alle esigenze della moglie e del papà anziano. Ha un'altra figlia piccola in Romania, presso parenti, a cui vorrebbe inviare un po' di denaro, per consentire loro di sopravvivere. Ha tentato di trasferirsi a Pisa, dove i servizi sociali e le autorità politiche, contattati dal Gruppo EveryOne, non solo hanno ignorato l'allarme disperato riguardante la sua situazione di emarginazione e discriminazione razziale, ma l'hanno cacciato via in malo modo. Livorno, che fu un tempo città dell'accoglienza, ha attuato autentici pogrom istituzionali nei confronti dei Rom romeni che avevano cercato rifugio e asilo. Dopo aver ridotto in condizioni penose i Rom locali, costringendo uomini, donne e bambini a fuggire in Romania - verso la fame e l'esclusione sociale - o a riparare in luoghi inospitali, fra immondizia, topi e parassiti, il sindaco di Livorno ha dichiarato, con un gelido, larghissimo sorriso trionfale: "Ho eliminato il problema dello sfruttamento dei minori nell'accattonaggio". "Ora quei bambini," avrebbe dovuto aggiungere, "che sopravvivevano a stento tendendo la mano ai più umani fra i livornesi, vivono nell'indigenza più totale, affamati e affetti da ogni genere di infezione e malattia. Muoiono oppure sono stati strappati dalle braccia delle mamme legittime, per alimentare il business delle comunità per minori con problemi di famiglia. Muoiono, ma non chiedono più la carità, come gli zingarelli di Auschwitz. Non meriteremmo un premio per il nostro spirito umanitario, noi e i nostri predecessori tedeschi?"
Victor a Livorno ha incontrato solo odio, ostilità, inimicizia, violenza, morte.
Stiamo cercando di aiutarlo e bisogna agire subito. I membri del Gruppo EveryOne, che si stanno occupando di numerose famiglie Rom in stato di assoluta emergenza umanitaria, hanno attinto finora a ogni risorsa economica personale, anche vendendo quadri e oggetti preziosi. Tuttavia mettiamo in vendita, per aiutare Victor in questo momento di necessità, augurandoci di trovargli presto un riparo e un lavoro, alcune LITOGRAFIE ORIGINALI DI PABLO PICASSO. Pablo Picasso aveva origini Rom e manteneva un forte legame con il popolo 'nomade'.

Proponiamo qui la prima serie di 4 litografie, ognuna delle quali è accompagnata dal seguente Certificato di Autenticità in inglese:

"Pablo Ruiz Picasso (1881-1973); Medium: stone lithograph; Size: 37 x 28 cm; Edition: first edition, number 228 of 2226; Provenance: from the series '40 Dessins de Picasso en Marge du Buffon', Paris: Berggruen, 1957. References: Bloch 326; Baer 1028/B/a; Goeppert / Cramer 84; Berggruen 272.
Pablo Picasso was born in Malaga, Spain on October 25, 1881. By the age of 15 he was already technically skilled in drawing and painting. Picasso's highly original style continuously evolved throughout his long career, expanding the definition of what art could be. In addition to painting, he would explore sculpture, ceramics and other art forms, and become one of the most influential artists of the 1900s. Paintings from Picasso's blue period (1901-1904) depict forlorn people painted in shades of blue, evoking feelings of sadness and alienation. After his move to Paris in 1904, Picasso's rose period paintings took on a warmer more optimistic mood. In 1907 he and French painter George Braque pioneered cubism. By 1912 Picasso was incorporating newspaper print, postage stamps and other materials into his paintings. This style is called collage. By the late 1920s he turned toward a flat, cubist-related style. During the 1930s his paintings became militant and political. Guernica (1937), a masterpiece from this period depicts the terror of the bombing of the town of Guernica during the Spanish civil war. Following World War II, Picasso's work became less political and more gentle. He spent the remaining years of his life in an exploration various historical styles of art, making several reproductions of the work of earlier artists. Picasso died on April 8, 1973 at his home, Notre-Dame-de-Vie in Mougin, France. He was buried on April 10 at his chateau Vauvenagues, 170 kilometers from Mougin".

COME ACQUISTARE LE LITOGRAFIE? E' SEMPLICE. TELEFONATE A VICTOR LACATUS AL SEGUENTE NUMERO: 327 4489370 (CHIEDERE DI LUI). INVIARGLI TRAMITE WESTERN UNION, QUALE CONTRIBUTO, UN MINIMO DI 150 EURO PER OGNI LITOGRAFIA (LE LITO VALGONO ALMENO 2.000 EURO CAD.). QUINDI COMUNICATE L'AVVENUTO PAGAMENTO E INVIARE I PROPRI DATI PER LA SPEDIZIONE DELL'OPERA ALL'INDIRIZZO E-MAIL info@everyonegroup.com , SPECIFICANDO LA LITOGRAFIA SCELTA.

Grazie mille della vostra partecipazione a questa "asta online della solidarietà".

PER AVERE UN LAVORO, VICTOR DEVE OTTENERE UN DOMICILIO E IL CODICE FISCALE. E' NECESSARIO AIUTARE LA CARITAS CON SUGGERIMENTI LEGALI AFFINCHE' IL NOSTRO AMICO ROM POSSA AVERE QUEI DOCUMENTI INDISPENSABILI: CARITAS , TEL. 0586 884693 (SIMONA TITTI).

E' UTILE, SECONDO NOI, ANCHE SOLLECITARE IL COMUNE DI LIVORNO AFFINCHE' PROVVEDA AD ATTUARE UN PROGRAMMA DI AIUTO E SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA LACATUS, GIA' DISTRUTTA DA UN LUTTO ATROCE (SI PENSI CHE IL COMUNE HA MESSO IN SCENA UNO SPETTACOLO, RECENTEMENTE, PROPRIO SUL ROGO DI LIVORNO, SENZA CHE VICTOR FOSSE NEANCHE AVVERTITO!).

SE QUALCUNO FOSSE IN GRADO DI OFFRIRE ALLOGGIO E LAVORO A VICTOR O CONOSCESSE CHI POSSA FARLO, SAREBBE UN BENE, PERCHE' A LIVORNO LA PERSECUZIONE RAZZIALE CONTRO I ROM E' PARTICOLARMENTE FEROCE.

Gruppo EveryOne
Tel. (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 29/06/2008 @ 08:45:09, in casa, visitato 2161 volte)

Da Roma_Daily_News

Sabato, 21 giugno 2008 - ISTANBUL – Turkish Daily News

Operai della municipalità di Fatih-Istanbul giovedì hanno distrutto una casa nel quartiere di Sulukule, anche se dentro c'era ancora gente, così si è lamentato un portavoce di un'organizzazione che combatte la trasformazione urbana dell'area. La municipalità ha rifiutato le accuse.

Sulukule è sotto esame da quando un progetto di trasformazione urbano è cominciato nell'area, il cui progetto vorrebbe eliminare lo spazio vitale e minacciare la cultura del popolo Rom, che hanno vissuto nel quartiere da secoli.. Ciononostante, la municipalità ha iniziato le demolizioni a febbraio.

La casa al numero 15 di via Neslişah Camii è stata distrutta anche se non era tra gli edifici indicati da distruggere come parte del progetto, ha reclamato Hacer Foggo, rappresentante della Piattaforma Sulukule. "Gli abitanti hanno pensato che fosse un terremoto. Nella casa c'erano due sorelle. Nessuno è stato ferito nella demolizione, ma la casa è inabitabile," ha detto. Foggo ha anche lamentato che, testimoniano i residenti del quartiere, la squadra di demolizione ha detto "Abbiamo distrutto la casa per errore" e sono andati.

Mustafa Çiftçi, consigliere comunale per le aree rinnovabili, ha rigettato le lamentele, dicendo che non c'è stata alcuna demolizione di un edificio che non fosse vuoto. "Prendiamo rapporti per impedire situazioni come queste. Distruggiamo edifici che siano assolutamente vuoti," ha detto Çiftçi.

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Di Fabrizio (del 29/06/2008 @ 07:09:46, in Italia, visitato 2033 volte)

Da Altrenotizie.org

Venerdì, 27 Giugno 2008 - 13:30 - di Rosa Ana De Santis

L’ultimo impeto giustizialista del ministro Maroni questa volta – forse - ha superato ogni pudore e ogni minima parvenza di buon senso. Va bene il coro sulla sicurezza, siamo abituati alla ingiusta e generalizzata condanna dell’immigrazione, ma ai bambini non eravamo ancora arrivati. Cosi lascia interdetti che mentre alla Camera dei Deputati la maggioranza propone – raccogliendo adesioni trasversali - una variazione del codice penale che introduce il reato di pedofilia culturale e, in primis, il termine stesso di pedofilia finora non presente nel codice, proprio perché all’infanzia si riconosce uno status speciale di attenzione e tutela, ci si dimentichi del tutto di questa specialità dei bambini quando si opera su altri fronti. Quelli di casa nostra. Si rischia di cadere nella tentazione di leggere oltre i fatti e di pensare che questa libertà di azione il Ministro possa prendersela senza nemmeno scomodare troppe giustificazioni, perché quei bambini sono rom o sinti. Non sarà per colpa dell’odore della povertà, dei panni sporchi, delle baracche in cui quei bambini vivono la loro piccola vita? Intanto però Maroni supera il suo camerata Borghezio, che per gli immigrati proponeva le impronte della pianta dei piedi. Sale il livello, insomma..

Certo è che quando qualcuno di loro è morto bruciato per colpa del freddo, di una candela dimenticata o di una bombola esplosa, allora la solidarietà “made in italy” impreziosita di lacrime e di edulcoranti etichette per quelle povere creature o per quegli angeli disgraziati, aveva l’assenso e il cordoglio di tutti. Una volta morti essere buoni non costa alla fine troppa fatica, allora sì che sono solo bambini. Anche se nomadi, da morti non danno troppo fastidio. Spesso i più sfruttati, i più venduti, i più abbandonati. I più in balìa di ogni forma di aggressione e violenza, fuori dai campi in cui vivono e dentro. Senza istruzione, costretti all’elemosina, vessati e puniti per ogni mancato incasso.

Proprio a loro chiediamo svergognati il prezzo della nostra sicurezza, cadendo nel vizio tutto nostrano delle formule facili. Saranno le impronte dei bambini a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza? Passa sui bambini la strada del nostro vivere più sicuri? Il principio è sempre lo stesso: partiamo dai più deboli. Riscuote facilmente clamore sui media, il governo forte e autoritario impressiona cosi la psicologia della massa. Perché la massa queste cose le premia, si sa.

Quando la società si allarma sull’onda di una percezione della violenza e dell’insicurezza che supera la trama reale degli eventi, la rimozione dei più elementari principi della nostra cultura lascia il passo alla cecità assoluta: il pericolo è dietro l’angolo. Cosi come gli stranieri diventano tutti i potenziali killer delle stragi di casa nostra e l’immigrazione si trasforma nel trasporto sicuro e contagiante di malattie e droga, allo stesso modo - a quanto pare - i bambini possono essere trattati ancor peggio degli adulti o, semplicemente, come gli adulti.

Il Presidente del Comitato Italiano UNICEF Vincenzo Spadafora non ha celato tutto il suo stupore e la sua contrarierà al provvedimento, auspicando che possa trattarsi di una trovata tutta provocatoria dell’ultim’ora che sfida senza riguardo i princìpi affermati nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. Ancora più grave perché è soltanto cronaca di ieri vedere la polizia fuori dai campi nomadi, in un clima generalizzato – e a tratti ingovernabile - di intolleranza e di pesante discriminazione. Sono favorevoli, non c’è da stupirsi, il sindaco di Milano Moratti, Alemanno ha dato il suo assenso e il capo di gabinetto del ministro per le Pari opportunità, Simonetta Matone, ex giudice minorile, vede in quanti sono contrari un puro pregiudizio ideologico.

Sulle formule linguistiche poi possiamo anche intrattenerci a lungo: il Ministro parla di campi nomadi e non rom, perché sa bene che all’interno ci sono cittadini italiani come tutti gli altri; dichiara che farà un censimento e non una schedatura etnica e che quest’operazione salvaguarderà i bambini, nomadi o rom non si sa bene, dall’accattonaggio e da altre forme di sfruttamento di cui sono vittime. Sfugge quale sia il nesso causale cosi determinante che porta dalla schedature dei bambini, operazione riservata solitamente ai trasgressori e non alle vittime, all’obiettivo di proteggerli e di condurli a una vita che veda difesi i loro diritti fondamentali. Perché non farlo con tutti i bambini, se questa è la nobile dignità del fine? Iniziamo a mandare i poliziotti nei quartieri impenetrabili delle nostre città a collezionare le impronte dei figli della mala? Manderemo le volanti a combattere l’abbandono scolastico?

Sfugge il nesso soprattutto perché, ancor prima di approntare misure che nel tempo possano giustificare scelte politiche di questo tipo attraverso i numeri delle statistiche di un eventuale censimento come questo, esiste una questione tutta morale che un’operazione di questo tipo non può non sollevare. Le assonanze con il passato, con le foto di 50 anni fa, con i versi di Brecht sotto le urla delle pulizie etniche, fanno ancora tremare. Si parte sempre con gli zingari e, se nessuno vuole cadere nel paventare alcuni ricorsi storici, non si può però non rilevare la costante per cui si parte sempre da loro.

Tutta la storia insegna quanto i gitani siano sempre stati catalizzatori dell’odio collettivo nei momenti di maggiore tensione sociale, quanto accanimento la società civile abbia sempre riservato al loro sistema di pensiero e di cultura. Capri espiatori comodi e pronti all’uso, soprattutto perché terribilmente indifesi, accettabili solo quando danzano il flamenco raffigurando in scenografie ricche di colori e di fascino tutte le loro perseguitate tradizioni. Se a farlo è uno come Cortès l’applauso del pubblico è garantito. Purchè rimanga spettacolo.

A lanciare il monito che la convivenza pacifica e il miglioramento di alcune condizioni di profondo disagio sociale con il popolo dei nomadi, anzi con i popoli nomadi non passino attraverso l’approccio poliziesco e persecutorio, lo dicono le tante associazioni che da tempo, attraverso diversi canali che vanno dall’inserimento al lavoro, alla cultura, alla promozione di attività di inserimento e di istruzione per i più piccoli, dimostrano come la strada dell’incontro di culture sia faticosa, ma percorribile su un terreno che non è certo quello annunciato dal nostro governo.

Non sarà per perdere tempo che il Garante dei Minori del Lazio, solo per fare un esempio, insieme a “Save The Children” invitino a non cadere nella trappola della paura instillata, istituiscano un centro d’ascolto, lavorino per valorizzare un metodo di incontro e dialogo che trasformi le strutture di accoglienza da semplici centri logistici in luoghi dove la dimensione relazionale e la cultura pedagogica aiutino i più giovani, gli siano di supporto e di conforto. Sarà proprio questo forse a impedire che le loro dimore diventino baracche, che la loro vita abbia a cuore un sistema di regole che minime nella loro neutralità, senza essere imbevute della nostra cultura, non li tengano ai margini, non li segnino come diversi, estranei e - per dirla con i termini di Emanuela Moroli e del suo libro sul tema del pregiudizio - perché non sia più, come sempre è stato Zingaro chi sei? Nel dubbio ti odio.

Viene in mente il caso della bambina rom che, qualche anno fa nella metropolitana di Roma, colta in pieno tentativo di rapina, venne malmenata. Le furono fratturati entrambe i polsi. Grave e ancora più grave che il coro dei commenti avesse di che difendere il buon cittadino vittima del borseggio, che proprio non avrebbe potuto fare diversamente data l’inefficacia della nostra polizia e della nostra giustizia. La bambina aveva allora 7 anni, ma i figli degli zingari sono zingari e basta. Se fosse stata figlia di un impiegato del catasto le sue fratture sarebbero costate un processo agli eroi codardi.

Allora pare proprio che il futuro sarà quello di schedare i bambini rom per difenderli dai loro genitori sfruttatori e per inserirli come schedati, anzi “censiti”, nella nostra società civile. Sembra che quasi potrà essere giustificata la punizione corporale contro un bambino rom borseggiatore e le donne porteranno i braccialetti segnaletici anti aggressione; e - perché no? - potremo inventare una foto segnaletica per i poveri, dato che la povertà è una malattia contagiosa e di grande problematicità sociale. Poi una "D" tessuta sugli abiti per i drogati, ancora più grande se saranno stranieri e clandestini. E’ un aggravante, è noto. Potremo rinunciare a segnalare la diversità delle razze, sarebbe contento il nostro Ministro: il colore della pelle quando è nero come Africa o nocciola come Medio Oriente basta da solo, senza schedature e segnalazioni, a scatenare violenza, fino a rappresentare ancora oggi, in pieno orgoglio di civiltà, il 43% delle forme di bullismo dei nostri bravi, bravissimi ragazzi.

Nessuno vuole stendere un velo buono a tutti i costi su tutti, ma nessuno può con il pretesto della sicurezza e della tutela, abdicare a ogni forma lungimirante di strategia politica e ignorare che in questo modo, in questi termini, non abbiamo dubbi che sarà un censimento, come sottolinea il nostro Ministro. Il censimento di Erode.

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Di Fabrizio (del 28/06/2008 @ 22:09:52, in Italia, visitato 2752 volte)

di Dijana Pavlovic

[Dal quotidiano "L'Unita'" del 27 giugno 2008 col titolo "Schedatura etnica. L'impronta del razzismo".
Dijana Pavlovic e' nata nel 1976 in Serbia, vi ha vissuto e studiato fino al '99, laureandosi a Belgrado; dal 1999 vive e lavora a Milano; e' attrice drammatica, docente, mediatrice culturale]

Egregio signor Maroni, ministro dell'Interno,

Lei annuncia che verranno "censiti" i bambini rom, ma ci rassicura non sara' una "schedatura etnica", solo un semplice "censimento che riguardera' tutti i nomadi che vivono in Italia, minori compresi".

Che io sappia, quando si fa un censimento questo riguarda tutti i cittadini dello Stato, lo si fa secondo certe modalita' uguali per tutti e con finalita' chiare a tutti. Ma Lei per censimento intende forse entrare in un campo con 70 poliziotti, carabinieri, vigili urbani in assetto antisommossa e un furgone della polizia scientifica per rilevare le impronte digitali alle cinque di mattina della famiglia Bezzecchi, 35 cittadini italiani, senza precedenti penali?

Questo e' ben altra cosa. Si chiama schedatura etnica e lo sappiamo bene perche' l'abbiamo gia' vissuto nel passato. E dunque e' in atto una schedatura su base etnica che vuol dire che si sta creando un archivio parallelo. A cosa servira' l'archivio Rom? Nel passato, l'archivio che aveva creato l'"Ufficio di polizia per zingari" di Monaco, che aveva schedato ed arrestato piu' di 30.000 Rom tra il '35 e il '38, e' passato all'Rkpa di Berlino, cioe' alla Centrale di polizia criminale del Reich, sotto il controllo diretto di Himmler, il quale l'8 dicembre '38 ha emanato il Zigeunererlass, decreto fondamentale nella storia dello sterminio zingaro, perche' ha stabilito che, "in base all'esperienza e alle ricerche biologico-razziali, la questione zingara andava considerata una questione di razza".

Ma, se possibile, mi inquieta di piu' il Suo annuncio che i primi a essere schedati saranno i minori e se sorpresi a elemosinare saranno sottratti ai loro genitori. Un vero e proprio atto di violenza e discriminazione che nessuna questione di sicurezza puo' giustificare, tanto piu' se si considera che dei 152.000 rom presenti in Italia, secondo lo stesso Ministero degli Interni, la meta' ha meno di 16 anni. Senza tener conto che in Italia sotto i 14 anni non si e' punibili e che in questo modo si criminalizza un intero popolo, senza distinzione. Come accade con gli adulti, cosi' anche le migliaia di bambini Rom che vanno a scuola, che cercano faticosamente di aprirsi una strada verso un futuro "normale", per Lei sono pericolosissimi criminali da schedare e da tenere d'occhio.

Non e' anticostituzionale, illegale e contro la Convenzione dell'Onu sui diritti dei fanciulli?

Ma a Lei dovrebbe importare della legge e del diritto, oppure e' solo importante solleticare il ventre del Suo popolo? Prendersela con dei bambini, anche se rubano o chiedono l'elemosina e' molto piu' facile che avere a che fare con la piu' potente organizzazione criminale, la 'ndrangheta, che e' padrona del territorio negli ordinati vialetti della sua Varese, come in tutta la Lombardia e il nord Italia. Secondo i dati della commissione antimafia e dell'Eurispes questi bravi adulti hanno un fatturato annuo di 36 miliardi di euro (altro che finanziarie di Tremonti), tra traffico di droga, appalti, traffico d'armi e altri sciocchezze certo molto meno gravi dei furtarelli di qualche ragazzino. Ma questo avveniva anche pochi anni fa: cosa c'era di piu' facile di prendersela con ebrei e zingari? Nessuno di loro reagiva e l'ordine era garantito.

Certo, Lei quando ci annuncia queste cose, sorridendo serafico dai salotti tv parlando di sicurezza, forse non pensa ai forni crematori che invece molti Suoi simpatici seguaci in camicia verde invocano impunemente nelle ronde e negli agguati agli "zingari", ma forse a nuove forme di campi di concentramento si'. Mi fa venire i brividi la Sua rassicurazione che questo serve a garantire ai bambini rom "condizioni dignitose" in piena attuazione dei patti di sicurezza di alcune citta'. In questi ghetti moderni uomini, donne e bambini di etnia rom, che siano cittadini italiani, comunitari o no, verranno sottoposti alla segregazione di un regime speciale che viola qualunque norma di diritto, di umanita' e perfino di buon senso e nega un futuro dignitoso ai nostri bambini.

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Di Fabrizio (del 28/06/2008 @ 13:40:39, in blog, visitato 1948 volte)

Da La voix des Rroms

NO alla schedatura etnica dei Rrom, con o senza impronte digitali

Il ministro dell'interno italiano, il leghista Roberto Maroni, ha annunciato recentemente la sua intenzione di procedere con il rilievo delle impronte digitali dei Rrom che si trovano in Italia, compresi i bambini. Con deplorevole cinismo, giustifica questa misura discriminatoria con la necessità di proteggere i minori!

La proposta è stata stigmatizzata da personalità italiane della politica e della cultura, dalla società civile, dall'Unicef, dalla Commissione europea e dal Consiglio di Europa. Maroni, tuttavia, continua a sostenere il suo progetto. Il governo Berlusconi è criticato in Europa e nel mondo democratico per le sue politiche persecutorie nei confronti dei Rrom. L'Indipendent ha definito questo suo atteggiamento, nell'editoriale del 27 giugno, "un raptus di crudeltà" e ha definito il ministro Maroni come un uomo "tristemente noto per il suo atteggiamento xenofobico". L'editoriale si conclude con questa lapidaria considerazione: "Ogni atto di violenza popolare contro gli stranieri, ogni caso di discriminazione ufficiale nei confronti dei Rrom diminuisce la pretesa del Paese di essere considerato una nazione civile".

Siamo completamente d'accordo e diciamo NO a un atteggiamento che richiama gli anni più foschi della Storia europea e mondiale. Non dimentichiamo che i Rrom sono stati usati spesso come cavie per le politiche di persecuzione e sterminio, come quei bambini Rrom cecoslovacchi sui quali i nazisti sperimentarono lo Zyklon B, prima di utilizzarlo nelle camere a gas.

Firmate la petizione contro la schedatura etnica dei Rom e impedite il ritorno della peste bruna

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Di Sucar Drom (del 28/06/2008 @ 11:51:37, in blog, visitato 2328 volte)

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Di Fabrizio (del 28/06/2008 @ 08:50:44, in scuola, visitato 2258 volte)

Da Roma_Francais

venerdì 20.06.2008, 04:51 - La Voix du Nord

Il sindaco di Wimille non ha l'intenzione scolarizzare i bambini Rom presenti su un terreno della città. Una decisione contraria alla legge. L'eletto auspica che la questione sia discussa alla CAB.

In questo momento in cui le scuole prendono le iscrizioni per il prossimo rientro, i bambini Rom di Boulonnais rischiano un altro anno di essere privati del corso. Antoine Logié, sindaco di Wimille, ci ha confermato che non auspicava l'immediata scolarizzazione dei bambini sul terreno del suo comune, vicino alla rotonda dell'uscita A16 Wimereux-Wimille. "C'è un problema che supera in gran parte la competenza del mio comune."

Occorre che sia discusso a livello della Comunità d'agglomerazione di Boulonnais. Il nostro deputato (Jack Lang, nota) potrebbe anche interessarsi dell'affare. Dal suo lato i volontari dell'associazione Agir avec les Roms non si scoraggiano: "Iscriveremo i bambini in comune nei prossimi giorni," garantisce Jeadette Vaillant, presidente della Lega dei diritti dell'uomo. "Ci incontreremo con i genitori di sette bambini che hanno l'età per andare alle scuole primarie." Per "affrontare" il sindaco, l' associazione non iscriverà i dodici più piccoli. Sei adolescenti saranno iscritti al collegio. "Non abbiamo voglia di andare allo scontro," insiste J. Vaillant. "Ma siamo sostenuti dall'ispettorato accademico." I Rom possono anche contare su di un alleato di peso: la legge, chiara sull'argomento. Dalla legge Ferry del 1882 modificata nel 1959, i bambini della comunità della gens du voyage dipendono dal diritto comune e la loro scolarità è obbligatoria sino a 16 anni. D'altra parte, il Codice dell'istruzione fa obbligo al sindaco d'effettuare un censimento di tutti i bambini presenti sul suolo del suo comune ed in età d' andare a scuola.

O. M.

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Di Fabrizio (del 27/06/2008 @ 11:59:20, in casa, visitato 2463 volte)

Da L'Espresso local

di Sergio Campofiorito - "Finalmente!" esclamano in coro i due giovani sinti che da una settimana stanno lavorando nell’area a nord dell’ex foro Boario per costruirsi la propria abitazione nuova. Torso nudo e cappellino da baseball per contrastare il sole cocente, pelle abbronzata, sudore e fatica, loro sono contenti lo stesso. Juri Pavan ha 23 anni, il suo "collega muratore" Reggy, 17, vivono nel campo nomadi di corso Australia da 12 anni. In poco meno di una settimana hanno già messo su i quattro muri portanti del primo condominio: saranno tre in tutto, le palazzine dei sinti, e ospiteranno dodici alloggi.

Mauro Maurizi, 40 anni, muratore da 26, è il capocantiere alla dipendenze della ditta Cpm: è lui che guida i due ragazzi tra calce e mattoni: "Nonostante l’inesperienza stanno facendo un ottimo lavoro - commenta il capo - non si può chiedere più di tanto ma tra circa sei mesi contiamo di arrivare al tetto".
Da lunedì a venerdì, ogni giorno sveglia all’alba e otto ore di duro lavoro. Ma guai lamentarsene, anzi. Virgilio Pavan, 49 anni, giostraio originario di Este e consigliere nazionale dell’associazione Opera Nomadi, guarda i suoi ragazzi: "In questo campo vivono undici famiglie per un totale di 35 persone, di cui molti bambini. Attendiamo da vent’anni la realizzazione di queste case, finalmente i fondi sono stati sbloccati e adesso ci mettiamo al lavoro con tanta felicità. Ci teniamo a ribadire che non siamo rumeni o slavi o magrebini, siamo italiani in tutto e per tutto: basta discriminarci".

I ragazzi, che hanno seguito un corso per l’autocostruzione, guadagnano 800 euro al mese, di cui 300 trattenuti come anticipo sull’affitto. Gli appartamenti, infatti resteranno proprietà del Comune. Sulle polemiche esplose dalla Lega nei giorni scorsi, Juri e Reggy ribattono duro: "Da vent’anni i sinti aspettano queste case, adesso che ce le stiamo costruendo da soli, le meritiamo".

Intanto, l’altra sera la giunta ha dato via libera al secondo stralcio del progetto, autorizzando la spesa di 418 mila euro per le altre due casette, mentre 400 mila erano stati già stanziati dal ministero della Solidarietà sociale presieduto dell’allora ministro di Rifondazione, Paolo Ferrero.

Il gelo invernale o la canicola estiva patita dagli occupanti del campo nomadi in tutti questi anni saranno presto soltanto un lontano ricordo.

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