Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 17/07/2008
Da
L'Unità

di Rachele Gonnelli - I riccioli biondi, gli occhialetti rettangolari un po' scesi sul naso,
italiano perfetto con accento "padano". Quando Eva Rizzin si presenta - "sono
sinta, piacere" - sindaci, assessori, giudici, assistenti sociali rimangono
generalmente a bocca aperta per qualche secondo. È l'antitesi del paradigma che
li vuole tutti "brutti, sporchi e ladri".
Trent'anni, laurea a Trieste in scienze politiche sul suo gruppo etnico - i
sinti di origine tedesca - , master in geopolitica, quattro mesi di stage al
Parlamento Europeo, lavora a Mantova all'osservatorio contro le discriminazioni
finanziato da Comune e Provincia. E fa parte del consiglio direttivo della
Federazione "Rom e Sinti Insieme", una nuova organizzazione che raggruppa 22
associazioni di diverse comunità di rom e sinti, appunto, che si pone il
problema di una nuova interlocuzione con le istituzioni, più fondata sulla
partecipazione e la rivendicazione dei diritti finora negati che sulla gestione,
un po' magmatica, dell'esistente. "Finora - spiega lei - in Italia non si sa
bene come siano stati impiegati i fondi, a parte per la bonifica dei campi, ma
tutti gli interventi che ci sono stati avevano comunque un approccio
assistenzialista. Lavorando a Bruxelles e avendo modo di confrontare realtà
diverse, dove l'integrazione funziona, è chiaro invece che a determinare
l'efficacia dei progetti è sempre la responsabilizzazione".
Responsabilità. Per molti il problema è quello della legalità.
"La nostra realtà è molto eterogenea. Ci sono i rom che sono arrivati in Italia
intorno al XIV secolo e sono italiani, con cognomi italiani, e votano, come il
nostro presidente Nazareno Guarnieri. E ci sono moltissimi che, arrivati bambini
durante la guerra nella ex Jugoslavia, vivono qui da decenni senza documenti,
senza permesso di soggiorno o asilo, senza neanche la possibilità di richiederlo
perché magari l'atto di nascita è andato perso o distrutto con gli archivi dei
paesi d'origine. Ci sono i sinti come quelli di Venezia - molti non vivono nei
campi ma hanno casomai il problema del mutuo da pagare - e gli ultimi arrivati,
dalla Romania o dal Kosovo.
È innegabile che ci sono anche ladri e persone che vivono nel sottobosco della
malavita. Anche in Italia non si può negare che ci siano mafiosi e camorristi.
Ma la responsabilità penale è personale, no? Non si può processare un intero
popolo. Enfatizzare solo il lato negativo, appiattire i giudizi senza
verificarli, generalizzando e cavalcando l'onda della paura e soprattutto di una
campagna xenofoba costruita ad arte per trovare un capro espiatorio di fronte
alle mancanze dello stato sociale, alla riduzione di servizi per tutti, come
hanno fatto i mass media più influenti in Italia, è istigazione all'odio. Non è
informazione o libertà di espressione, perché anche quella ha dei limiti e delle
regole".
Si dice che gli zingari non lavorano e non mandano i figli a scuola.
"Trovare un lavoro è difficile per un italiano, figuriamoci per noi. Ci sono dei
lavori tradizionali. Molti bosniaci, macedoni, serbi prima della guerra
lavoravano come giostrai, musicisti, nei mercati dell'usato, nell'edilizia,
anche nelle fabbriche. Ma è difficile riuscire a ricostruirsi una vita dignitosa
quando sei continuamente soggetto a sgomberi forzati o ti rinchiudono in un
campo nomadi. Anche l'accesso alla scuola - per noi fondamentale per migliorare
le condizioni di chi oggi vive nei campi - non è così facile quando parti da una
situazione di degrado. E poi spesso agli insegnanti basta togliere i bambini
dalla strada, contenerli, e non hanno strumenti culturali per insegnare loro
niente, così alla fine vengono solo umiliati e i genitori finiscono per non
mandarceli più. Recentemente, nel '99, sono state riconosciute in Italia 12
nuove minoranze linguistiche ma noi no. Noi chiediamo che venga approvata la
proposta di legge presentata il 2 luglio 2007. E il rispetto della Direttiva
europea 2043 che stabilisce parità di trattamento delle persone al di là della
loro appartenenza etnica".
l'assemblea della Federazione Rom e Sinti
Eppure per integrare i bambini nelle scuole sono stati fatti progetti,
stanziati fondi. Anche a livello europeo, no?
"Strumenti anche finanziari ci sono, nel Fondo sociale europeo. Il presidente
della Commissione Barroso lo ha ricordato. Il problema è la volontà politica e
il sostegno popolare necessario agli amministratori per implementarli. In
Europa, ma anche Toscana, con il progetto "città sottili" e la proposta di legge
sulle decisioni partecipate, che stabilisce percorsi di confronto e
partecipazione delle popolazioni locali, ci sono esempi di buona prassi. Certo
se si vuole mandare a scuola i bambini rom non si può cominciare con il
prendergli le impronte".
Ma adesso le prenderanno a tutti, nel 2010. Anche agli italiani.
"Sì, intanto però per prima cosa prendono le nostre, quelle dei bambini sinti e
rom. Hanno anche detto che non si trattava di una schedatura ma di un
censimento. E che lo facevano per noi, per aiutarci. Poi si sono resi conto di
aver esagerato, di essere sotto i riflettori dell'Europa, e hanno cercato di
correggere. Ma la sostanza di una politica discriminatoria e razzista non
cambia. A Napoli tre giorni fa dalla Prefettura fatto girare un questionario in
cui si doveva indicare l'appartenenza etnica e religiosa. Poi non ci si può
meravigliare se le popolazioni insorgono, danno fuoco ai campi".
Pubblicato il: 17.07.08
Ricevo da Roberto Malini
Il governo non lo farà. Il ministero dell'Istruzione non lo farà. Ancora una
volta, dobbiamo farlo noi, avvalendoci, grazie a internet, dei media liberi, dei
portali e dei blog indipendenti, dei forum che si occupano di diritti umani.
Dobbiamo fare scuola, contro l'imbarbarimento morale e civile del nostro Paese.
E' necessario attivare programmi educativi che consentano alle nuove generazioni
di conoscere la Storia, la cultura, la vita del popolo Rom, opponendo la verità
alle calunnie discriminatorie portate avanti senza il minimo scrupolo da
politici, autorità e media. La deriva razzista coinvolge ormai i giovanissimi,
trascinati verso l'odio razziale dalla propaganda che leggono sui giornali e
ascoltano in tv. Tornano attuali testi deliranti come il saggio "L'uomo
delinquente" (1876) del razzista Cesare Lombroso, fondatore
dell'antropologia criminale e propugnatore di bieche teorie relative a legami
fra razza e crimine. Anticipando di sessant'anni gli scienziati della razza
fascisti e nazisti, Lombroso pose ipotesi pseudoscientifiche a fondamento
dell'odio razziale. Secondo lui, gli 'zingari' - "delinquenti antropologici" -
possedevano "tutti i vizi e le passioni: l'oziosità, l'ignavia, l'amore per
l'orgia, l'ira impetuosa, la ferocia e la vanità. Essi infatti assassinano
facilmente a scopo di lucro. Le loro donne sono più abili nel furto e vi
addestrano i loro bambini. (...) Hanno tendenze malvagie che ripetono la loro
origine da una organizzazione fisica, psicologica diversa da quella dell'uomo
normale". I movimenti razzisti italiani, che trovano esponenti, ormai, nelle più
alte cariche istituzionali, seguono metodicamente (e diffondono presso i loro
adepti) le teorie di Lombroso, finalizzate ad applicare all'interno dello Stato
italiano azioni di prevenzione e di purga atte a risolvere la "questione
zingara": arresti e condanne pretestuosi, sgomberi dagli insediamenti di
fortuna, deportazione, sottrazione di minori ai genitori (persino i neonati Rom,
ormai, vengono affidati, poche ore dopo il parto, a famiglie italiane o
comunità, perché i genitori non hanno una casa), operazioni punitive; tutto per
prevenire e combattere la riproduzione di un "popolo nato criminale". Evitando
di perseguire i gruppi organizzati di razzisti - e gli agenti violenti - che
attuano periodicamente azioni punitive nei confronti dei Rom, le Istituzioni
incoraggiano tali organizzazioni. Non a caso negli ultimi due anni si sono
verificati centinaia di casi di aggressione nei confronti di persone di etnia
Rom, con numerose vittime, ma nessuno degli autori di tali crimini è mai stato
identificato o punito. La censura attuata dai media, naturalmente, è un fattore
critico di successo per la campagna razzista in corso in Italia. Per rendersi
conto di quanto sia capillare il controllo delle Istituzioni sulla stampa
italiana è sufficiente analizzare quanto spazio sia stato dato alla divulgazione
della Risoluzione del Parlamento europeo sul censimento dei Rom in Italia,
approvata il 10 luglio 2008: brevi note di agenzia, rari commenti e publicazioni
di estratti del testo, nessun dibattito significativo, tanto che il popolo
italiano non è praticamente a conoscenza di un documento fondamentale nella
Storia dell'Unione europea. Al contrario, quotidiani, radio e televisioni hanno
offerto il massimo risalto ai commenti del ministro dell'Interno, del primo
ministro e di altri esponenti della destra al potere. E' una tattica che il
partito nazionalsocialista utilizzava spesso, quando le sue politiche ricevevano
critiche dall'esterno, per trasmettere al popolo la sensazione di essere guidati
da un governo forte e autorevole, tanto forte da permettersi di snobbare o
addirittura ridicolizzare l'Unione europea. Identico trattamento è stato
riservato alle dichiarazioni dell'Alto commissario alle Nazioni unite per i
diritti umani, che stigmatizzano la persecuzione dei Rom in Italia. Per
osservare de visu gli orrori che l'Italia riserva alle famiglie Rom, la
Commissione europea aveva deciso di inviare una delegazione, guidata da
specialisti (in primis, i leader del Gruppo EveryOne). Ripetendo la mossa della
Germania di Hitler - che nel 1941 invitò la Croce Rossa a visitare un campo di
concentramento per verificare le condizioni di vita riservate agli ebrei
deportati - il ministro Maroni ha preso tempo: l'indagine si farà a settembre e
sarà lo steso governo italiano a decidere l'itinerario e a presentare gli
insediamenti alla delegazione. I nazisti riuscirono a ingannare il mondo civile
con la messinscena di Theresienstadt, il "ghetto modello" che mascherava la
persecuzione e lo sterminio. Prima dell'ispezione, a Theresienstadt furono
ridipinte le facciate delle case, pulite le strade, piantate aiuole fiorite,
inaugurato un teatro musicale sulla piazza del mercato, colmate di prodotti di
ogni genere le vetrine delle botteghe. Quindi si provvide a ridurre il
sovraffollamento, trasferendo 7500 ebrei ad Auschwitz, verso le camere a gas. La
Croce Rossa giudicò umano ed accogliente il ghetto boemo e i nazisti poterono
continuare indisturbati ad attuare lo sterminio. L'idea del primo ministro (che
ieri ha affermato che le schedature etniche dei bambini Rom servono a...
proteggerli dai loro genitori degeneri) e del ministro dell'Interno ricalca
quella dei carnefici di Hitler: sistemare un insediamento o due, dotandoli di
acqua e servizi igienici, allontanare i Rom che potrebbero rendere dichiarazioni
non gradite al governo, organizzare una festa zingara con canti e balli, quindi
congedare con il più ampio e rassicurante dei sorrisi i commissari e i loro
accompagnatori. Non si illudano i nuovi aguzzini: le cose non andranno così.
segue: Ripartono le schedature etniche
Il governo italiano ignora la Risoluzione del Parlamento europeo sul
censimento dei Rom e le ammonizioni dell'Alto commissario ai Diritti Umani delle
Nazioni unite e dichiara di voler procedere con la schedatura dei Rom, adulti e
minori. "La minoranza Rom si è resa colpevole di reati che hanno colpito
negativamente l'opinione pubblica e dunque è necessario procedere," ha
commentato il ministro del'Interno. Secondo informazioni di buona attendibilità,
un primo censimento sperimentale, con una nuova scheda che prevede rilievo
impronte digitali (anche per i minori) foto segnaletiche di fronte e profilo,
indicazione dell'etnia, ma non della religione, inizierà domani, 16 luglio, da
alcuni dei più popolosi insediamenti abusivi sul Tevere. Ai Rom è stato detto -
secondo una testimonianza - che se rifiuteranno la schedatura, saranno espulsi
dall'Italia. Per evitare sit in e manifestazioni di protesta da parte degli
antirazzisti, le schedature saranno effettuate senza preavviso.
Per informazioni:
Gruppo EveryOne
Tel: (+ 39) 334-8429527 - (+ 39) 331-3585406
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Da
Roma_Daily_News

La diversità culturale è MISTO alla seconda edizione di
IRAF
L'Associazione Culturale TURN vi invita a raggiungerci al Cinema Estate in
Romania, Timisoara tra il 6 e il 10 di agosto e diventare parte di un enorme
fenomeno interculturale. La seconda edizione del Festival di Arte Romani
Internazionale - Misto, organizzato sotto l'egida del "Decennio dell'Inclusione
Rom 2005-2015" e dell'"Anno Europeo del Dialogo Interculturale Apre i suoi
Cancelli".
Come l'anno scorso, IRAF vi porta musica, danza, teatro, film, fotografia,
spettacoli pirotecnici e laboratori, presentazioni di libri, fiere artigiane,
attività informative, attività per bambini e attività per incarcerati, in un
evento che riunisce oltre 150 artisti di origine Rom ed oltre da Romania,
Spagna, Ungheria, Francia, Serbia, Repubblica Ceca. Soprattutto, quest'anno
una sfilata di venticinque capi di moda e chef ungheresi che vi aspettano con
una ciotola di gulash zingareschi pieni di vapore.
I 15 concerti presentano il fenomeno musicale zigano dai suoni dell'antica
tradizione alle ultime tendenze: spoon knocking,
beatbox, hip-hop, drum and bass, jazz, fanfara, musica classica e
flamenco.
- Boban Marcovic (Serbia), conosciuto come il miglior suonatore di tromba
dei Balcani;
- Puerto Flamenco (Spagna), vincitori di numerosi premi e partecipanti ai
più importanti festival di flamenco nel mondo;
- Félix Lajkó (Ungheria), uno dei più complessi artisti dall'Ungheria;
- Kal (Serbia), la banda Rom più cool dai sobborghi di Belgrado;
- Karavan Familia (Ungheria), uno dei nomi più importanti della scena
musicale mondiale zingara;
- Marius Mihalache, "il maestro del cimbalo" ed Ovidiu Lipan Tandarica,
"il miglior percussionista Rumeno di tutti i tempi" (Romania);
- Amaro Del (Serbia);
- Balkan Fanatic (Ungheria), un originale progetto che inietta il synth-pop,
l'hip-hop e la musica elettronica nei suoni tradizionali dell'Est Europa;
- Gipsy.cz (Repubblica Ceca), l'unica banda zingara hip-hop conosciuta
internazionalmente;
- DJ Click
(Francia), promuove un suono autentico che combina la febbre balcanica con
l'energia della musica elettronica;
- Estelle Goldfarb (Francia), il violinista che rompe le barriere tra la
musica tradizionale e quella moderna;
- DJ Vasile (Shukar Collective), uno dei padri fondatori della musica
elettronica in Romania;
- Dj Leizaboy (Romania), Dj
K-lu (Romania), Colombo de Niro (Romania), il più nuovo progetto jazz a
Timisoara.
Suona MISTO, non è vero?
Sponsors: Open Society Institute – Budapest, National Agency for the
Roma, The Administration of the Cultural Fund, The National Agency for
Supporting Youth Innitiatives, The National Youth Authority.
Partners: Banatul Philharmonic, The Maximum Security Penitentiary in
Timisoara, Resita Volunteer Center, OSUT, The Students' Cultural House
in Timisoara, The National Alliance of the Students' Organizations in
Romania, The German Cultural Center in Timisoara, The Resource Center
for Ethnocultural Diversity, The Students' Cultural House in Resita,
Cesky Rozhlas (Czech Radio).
Media partners: Radio Guerilla, TVR timisoara, 24 FUN, Suplimentul de
Cultura, Sunete, Alternativ, Dor de duca, 4elemente – Apollo, Cesky
Rozhlas (Czech Radio), Port.ro, studentTM
Questa è l'amicizia di uno
splendido inizio!
Da
Roma_Daily_News
Ustiben report from Grattan Puxon
Amnesty International riporta che in un numero di villaggi Romanì in
Ucraina, a tutti i residenti sono state prese le impronte digitali.
L'operazione di polizia, già completata in alcune località, include le
impronte ai bambini.
Nel contempo, la polizia ucraina sta fotografando ogni persona ed edificio
per fare un archivio dei Rom come gruppo etnico.
Il rapporto dice anche che la minoranza Rom nel paese è soggetta a minacce,
discriminazioni ed abusi sia da parte dei funzionari statali che da altre persone.
Da
Melting Pot

Intervista ad Antonio Moresco, autore del libro Zingari di Merda
Zingari di Merda racconta il viaggio verso la Romania di due italiani e un
rom sgomberato dalla città di Pavia a bordo di una vecchia BMW per “andare a
vedere da dove si mette in movimento tutta questa disperazione, l’origine di
questa ferita”.
Con il suo autore, Antonio Moresco, abbiamo commentato le recenti misure che
stigmatizzano i rom come più criminali di tutti i criminali, calamità naturale
d’emergenza a cui far fronte con provvedimenti speciali.
Domanda: Zingari di Merda è il titolo del libro, un epiteto che si
rivolge ad una popolazione che, pur non avendo mai dichiarato guerra a
nessuno, è da secoli attaccata - come in una guerra – dal mondo intero. La
discriminazione contro i rom negli ultimi mesi in Italia è diventata discorso
pubblico, la loro persecuzione oggi è legittima. Dire “Zingari di merda” non è
più un’offesa di matrice razzista, ma è considerata quasi un’affermazione
oggettiva.
Risposta: Il titolo rappresenta la forza dei popoli perseguitati da
secoli che utilizzano gli epiteti offensivi rovesciandoli con fierezza. Il
nostro accompagnatore si rivolgeva a se stesso e agli altri rom usando queste
parole, che aveva sentito dire contro di sè in Italia. E’ un titolo ambivalente
perché rispecchia al contempo la situazione spaventosa dell’Italia di questi
anni, dove un popolo dai comportamenti non omologati è di nuovo diventato capro
espiatorio di paure ed insicurezze su cui forze politiche fanno leva per
nascondere i gravi problemi dell’attualità, ma quando un paese imbocca le strade
delle discriminazioni si sveglia poi con le ossa rotte...
D: L’istituzione di un Commissario straordinario per una presunta
emergenza incarnata dai rom significa considerare la presenza di questo popolo
alla pari di una calamità naturale. E’ forse l’errore macroscopico di un potere
che, oggi come ieri, non sa rapportarsi con l’alterità? Tutto il discorso e con
esso le politiche prodotte sui popoli rom in Italia, anche quando si agisce in
nome dell’integrazione, nascono dall’applicazione di categorie organizzative a
loro estranee, si affronta la loro società partendo dal “noi” e dal “nostro”
modo di vivere.
R: Si dà sempre per scontato che il nostro modo di vivere sia quello
giusto, cosa evidentemente tutta da dimostrare. A volte anche chi accetta in
termini generali gli zingari in realtà vorrebbe sempre ricondurli a dinamiche di
vita simili alle proprie. In questi ultimi anni gli zingari incarnano
l’irriducibilità e la differenza, io ho scelto di rappresentarli senza censure.
Non ho cercato di farne un santino edificante ma ho mostrato degli esseri umani
con la loro forza, la loro diversità e il loro mistero. In genere ogni loro
comportamento è letto attraverso la deformazione incredibile del paragone. Ad
esempio la violenza nei confronti delle donne – che non mi sono sentito di
censurare nel mio racconto - sembra maggiormente grave e criminale se compiuta
da parte degli zingari, nonostante le cronache rivelino preoccupanti violenze
domestiche contro le donne nelle case degli italiani. Nel momento in cui è stato
stabilito che quello è il popolo che fa paura tutto viene visto in una maniera
deformata. E’ il meccanismo spaventoso che spesso accade nella storia, coltivato
e manipolato per coprire altre cose gravi.
D: La persecuzione contro i rom è oggi più che mai quotidiana, ma anche
il tuo libro ha inizio con una persecuzione, ossia dopo gli sgomberi dell’ex
Snia Viscosa a Pavia nell’agosto 2007, quando vengono lasciati per strada un
centinaio di donne, uomini e bambini.
R: Il libro parte dal lavoro di volontariato di Giovanni Giovannetti
all’ex Snia Viscosa; dalla lotta e dalla vicinanza profonda con le persone che
vivevano accampate lì è nata l’idea di rintracciare queste famiglie nel sud
della Romania, dove molti di loro sono andati a ripararsi dopo la cacciata.
Siamo andati quindi fino a Listaeva, un paese dove gli zingari vivevano nelle
buche sotto terra, abbiamo visto le condizioni in cui vivevano le persone,
facendo a turno le guardie notturne per proteggere i propri bambini da topi di
un metro. E’ allora evidente che queste persone non emigrano in Italia perché
sono dei profittatori. Eppure a Pavia il Sindaco del Partito Democratico si è
comportato in maniera indistinguibile dalle destre che siamo abituati a vedere
come razziste e forcaiole. Se hanno creduto che inseguire questi comportamenti
xenofobi avrebbe portato ad un incasso elettorale, la dimostrazione della
mancanza di lungimiranza storica è stata plateale con il risultato delle
elezioni.
D: Nel tuo viaggio in Romania ti soffermi a descrivere la posizione
economica imposta a questo popolo dal sistema economico, che pretende che
restino immobili a vivere delle briciole del mercato globalizzato basato proprio
sugli scambi attraverso le frontiere. Tu sottolinei la contraddizione tra
fissità economica imposta e spinta al movimento degli esseri umani, che si
spostano per cercare di sfruttare le opportunità dello sviluppo, sottraendosi a
ruoli previsti per loro da non si sa bene chi.
R: Il tentativo di ancorarli ad una posizione è una miopia e tradisce
la mancanza di lungimiranza storica: i popoli si sono sempre spostati, anche nel
recente passato i popoli hanno sempre migrato, è incredibile che l’Italia non
riesca ad affrontare in termini equilibrati e giusti le migrazioni e il
desiderio di migliorare la propria sorte.
Anche nelle baracchine di Slatina le televisioni scalcagnate delle giovani
famiglie rom trasmettevano di continuo quanto è bella, ricca e luminosa la vita
in Italia e negli altri paesi.
Queste persone giovani cercano giustamente di avere una piccola parte in questa
ricchezza. Poi ci sono i meccanismi economici diseguali che fanno sì che in
Italia con l’elemosina in una giornata una zingara possa guadagnare 20-30 euro,
che in Romania non guadagna neanche un operaio. Questi meccanismi vanno molto
bene quando sono le fabbriche italiane, ad esempio Pirelli, che sfruttano questi
salari estremamente bassi ed impiantano in Romania le loro attività.
Paradossalmente gli stessi meccanismi che portano le persone a migliorare la
propria condizione sfruttando le differenze del valore della moneta romena
rispetto a quella italiana e quindi immigrando in Italia, generano invece
violenza ed ipocrisia. Le situazioni di vita che ho visto nel nostro viaggio
sembravano quelle del Bangladesh post alluvione e non quelle di un luogo così
vicino a casa nostra.
D: La schedatura, il tentativo di presidiare e censire i campi nomadi, la
folle idea di rilevare le impronte digitali rappresentano forse l’illusione di
bloccare e imbrigliare la determinazione degli uomini ed in particolare di
questo popolo a partecipare al benessere negato?
R: Io ne sono convinto. Queste iniziative vengono gettate in pasto
alle persone galvanizzate dalle campagne politiche e mediatiche, ma non hanno
senso perché gli spostamenti umani non si possono fermare.
Persino all’epoca dei romani, che facevano guerre pazzesche ed erano sotto le
armi per decenni per tenere fuori i cosiddetti barbari, per secoli e secoli poi
quelle stesse popolazioni che loro volevano escludere sono passate sul
territorio italiano.
A mio avviso più è determinata ed efficace la capacità di sigillare le frontiere
più l’effetto boomerang è devastante. Quello che vediamo oggi è una politica
miope oltre che criminale ed inaccettabile su molti piani.
Zingari di merda
di Antonio Moresco
Fotografie di Giovanni Giovannetti
Effigie Edizioni
Neva Cocchi, Progetto Melting Pot Europa - mercoledì 16 luglio 2008
Fotografie del 17/07/2008
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