Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 29/06/2008
Ricevo da Roberto Malini
VENDIAMO OPERE DI PICASSO A PREZZI STRACCIATI PER AIUTARE IL FRATELLO ROM
VICTOR LACATUS, PAPA' DI UNA BAMBINA ASSASSINATA DAI RAZZISTI NEL ROGO DI
LIVORNO
Victor Lacatus, papà di Lenuca Carolea, la bimba assassinata dal gruppo razzista
GAPE a Livorno, dopo aver subito ogni genere di abuso, violenza e azione
persecutoria da parte della città di Livorno (fra cui una condanna a 18 mesi di
carcere per "abbandono di minore"), si trova in una condizione di povertà
estrema, senza un rifugio in cui riparare, senza alcuna possibilità di
provvedere alle esigenze della moglie e del papà anziano. Ha un'altra figlia
piccola in Romania, presso parenti, a cui vorrebbe inviare un po' di denaro,
per consentire loro di sopravvivere. Ha tentato di trasferirsi a Pisa, dove i
servizi sociali e le autorità politiche, contattati dal Gruppo EveryOne, non
solo hanno ignorato l'allarme disperato riguardante la sua situazione di
emarginazione e discriminazione razziale, ma l'hanno cacciato via in malo modo.
Livorno, che fu un tempo città dell'accoglienza, ha attuato autentici pogrom
istituzionali nei confronti dei Rom romeni che avevano cercato rifugio e asilo.
Dopo aver ridotto in condizioni penose i Rom locali, costringendo uomini, donne
e bambini a fuggire in Romania - verso la fame e l'esclusione sociale - o a
riparare in luoghi inospitali, fra immondizia, topi e parassiti, il sindaco di
Livorno ha dichiarato, con un gelido, larghissimo sorriso trionfale: "Ho
eliminato il problema dello sfruttamento dei minori nell'accattonaggio". "Ora
quei bambini," avrebbe dovuto aggiungere, "che sopravvivevano a stento tendendo
la mano ai più umani fra i livornesi, vivono nell'indigenza più totale, affamati
e affetti da ogni genere di infezione e malattia. Muoiono oppure sono stati
strappati dalle braccia delle mamme legittime, per alimentare il business delle
comunità per minori con problemi di famiglia. Muoiono, ma non chiedono più la
carità, come gli zingarelli di Auschwitz. Non meriteremmo un premio per il
nostro spirito umanitario, noi e i nostri predecessori tedeschi?"
Victor a Livorno ha incontrato solo odio, ostilità, inimicizia, violenza, morte.
Stiamo cercando di aiutarlo e bisogna agire subito. I membri del Gruppo EveryOne,
che si stanno occupando di numerose famiglie Rom in stato di assoluta emergenza
umanitaria, hanno attinto finora a ogni risorsa economica personale, anche
vendendo quadri e oggetti preziosi. Tuttavia mettiamo in vendita, per aiutare
Victor in questo momento di necessità, augurandoci di trovargli presto un riparo
e un lavoro, alcune LITOGRAFIE ORIGINALI DI PABLO PICASSO. Pablo Picasso aveva
origini Rom e manteneva un forte legame con il popolo 'nomade'.
Proponiamo qui la prima serie di 4 litografie, ognuna delle quali è accompagnata
dal seguente Certificato di Autenticità in inglese:
"Pablo Ruiz Picasso (1881-1973); Medium: stone lithograph; Size: 37 x 28 cm;
Edition: first edition, number 228 of 2226; Provenance: from the series '40
Dessins de Picasso en Marge du Buffon', Paris: Berggruen, 1957. References:
Bloch 326; Baer 1028/B/a; Goeppert / Cramer 84; Berggruen 272.
Pablo Picasso was born in Malaga, Spain on October 25, 1881. By the age of 15 he
was already technically skilled in drawing and painting. Picasso's highly
original style continuously evolved throughout his long career, expanding the
definition of what art could be. In addition to painting, he would explore
sculpture, ceramics and other art forms, and become one of the most influential
artists of the 1900s. Paintings from Picasso's blue period (1901-1904) depict
forlorn people painted in shades of blue, evoking feelings of sadness and
alienation. After his move to Paris in 1904, Picasso's rose period paintings
took on a warmer more optimistic mood. In 1907 he and French painter George
Braque pioneered cubism. By 1912 Picasso was incorporating newspaper print,
postage stamps and other materials into his paintings. This style is called
collage. By the late 1920s he turned toward a flat, cubist-related style. During
the 1930s his paintings became militant and political. Guernica (1937), a
masterpiece from this period depicts the terror of the bombing of the town of
Guernica during the Spanish civil war. Following World War II, Picasso's work
became less political and more gentle. He spent the remaining years of his life
in an exploration various historical styles of art, making several reproductions
of the work of earlier artists. Picasso died on April 8, 1973 at his home,
Notre-Dame-de-Vie in Mougin, France. He was buried on April 10 at his chateau
Vauvenagues, 170 kilometers from Mougin".
COME ACQUISTARE LE LITOGRAFIE? E' SEMPLICE. TELEFONATE A VICTOR LACATUS AL
SEGUENTE NUMERO: 327 4489370 (CHIEDERE DI LUI). INVIARGLI TRAMITE WESTERN UNION,
QUALE CONTRIBUTO, UN MINIMO DI 150 EURO PER OGNI LITOGRAFIA (LE LITO VALGONO
ALMENO 2.000 EURO CAD.). QUINDI COMUNICATE L'AVVENUTO PAGAMENTO E INVIARE I
PROPRI DATI PER LA SPEDIZIONE DELL'OPERA ALL'INDIRIZZO E-MAIL
info@everyonegroup.com ,
SPECIFICANDO LA LITOGRAFIA SCELTA.
Grazie mille della vostra partecipazione a questa "asta online della
solidarietà".
PER AVERE UN LAVORO, VICTOR DEVE OTTENERE UN DOMICILIO E IL CODICE FISCALE. E'
NECESSARIO AIUTARE LA CARITAS CON SUGGERIMENTI LEGALI AFFINCHE' IL NOSTRO AMICO
ROM POSSA AVERE QUEI DOCUMENTI INDISPENSABILI: CARITAS , TEL. 0586 884693
(SIMONA TITTI).
E' UTILE, SECONDO NOI, ANCHE SOLLECITARE IL COMUNE DI LIVORNO AFFINCHE' PROVVEDA
AD ATTUARE UN PROGRAMMA DI AIUTO E SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA LACATUS, GIA'
DISTRUTTA DA UN LUTTO ATROCE (SI PENSI CHE IL COMUNE HA MESSO IN SCENA UNO
SPETTACOLO, RECENTEMENTE, PROPRIO SUL ROGO DI LIVORNO, SENZA CHE VICTOR FOSSE
NEANCHE AVVERTITO!).
SE QUALCUNO FOSSE IN GRADO DI OFFRIRE ALLOGGIO E LAVORO A VICTOR O CONOSCESSE
CHI POSSA FARLO, SAREBBE UN BENE, PERCHE' A LIVORNO LA PERSECUZIONE RAZZIALE
CONTRO I ROM E' PARTICOLARMENTE FEROCE.
Gruppo EveryOne
Tel. (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (pubblicato @ 08:45:09 in casa, visitato 2226 volte)
Da
Roma_Daily_News
Sabato, 21 giugno 2008 - ISTANBUL –
Turkish Daily News
Operai della municipalità di Fatih-Istanbul giovedì hanno distrutto una casa
nel quartiere di
Sulukule, anche se dentro c'era ancora gente, così si è lamentato un
portavoce di un'organizzazione che combatte la trasformazione urbana dell'area.
La municipalità ha rifiutato le accuse.
Sulukule è sotto esame da quando un progetto di trasformazione urbano è
cominciato nell'area, il cui progetto vorrebbe eliminare lo spazio vitale e
minacciare la cultura del popolo Rom, che hanno vissuto nel quartiere da
secoli.. Ciononostante, la municipalità ha iniziato le demolizioni a
febbraio.
La casa al numero 15 di via Neslişah Camii è stata distrutta anche se non era
tra gli edifici indicati da distruggere come parte del progetto, ha reclamato
Hacer Foggo, rappresentante della Piattaforma Sulukule. "Gli abitanti hanno
pensato che fosse un terremoto. Nella casa c'erano due sorelle. Nessuno è stato
ferito nella demolizione, ma la casa è inabitabile," ha detto. Foggo ha anche
lamentato che, testimoniano i residenti del quartiere, la squadra di demolizione
ha detto "Abbiamo distrutto la casa per errore" e sono andati.
Mustafa Çiftçi, consigliere comunale per le aree rinnovabili, ha rigettato le
lamentele, dicendo che non c'è stata alcuna demolizione di un edificio che non
fosse vuoto. "Prendiamo rapporti per impedire situazioni come queste.
Distruggiamo edifici che siano assolutamente vuoti," ha detto Çiftçi.
Da
Altrenotizie.org
Venerdì, 27 Giugno 2008 - 13:30 - di Rosa Ana De Santis
L’ultimo impeto giustizialista del ministro Maroni questa volta – forse - ha
superato ogni pudore e ogni minima parvenza di buon senso. Va bene il coro sulla
sicurezza, siamo abituati alla ingiusta e generalizzata condanna
dell’immigrazione, ma ai bambini non eravamo ancora arrivati. Cosi lascia
interdetti che mentre alla Camera dei Deputati la maggioranza propone –
raccogliendo adesioni trasversali - una variazione del codice penale che
introduce il reato di pedofilia culturale e, in primis, il termine stesso di
pedofilia finora non presente nel codice, proprio perché all’infanzia si
riconosce uno status speciale di attenzione e tutela, ci si dimentichi del tutto
di questa specialità dei bambini quando si opera su altri fronti. Quelli di casa
nostra. Si rischia di cadere nella tentazione di leggere oltre i fatti e di
pensare che questa libertà di azione il Ministro possa prendersela senza nemmeno
scomodare troppe giustificazioni, perché quei bambini sono rom o sinti. Non sarà
per colpa dell’odore della povertà, dei panni sporchi, delle baracche in cui
quei bambini vivono la loro piccola vita? Intanto però Maroni supera il suo
camerata Borghezio, che per gli immigrati proponeva le impronte della pianta dei
piedi. Sale il livello, insomma..
Certo è che quando qualcuno di loro è morto bruciato per colpa del freddo, di
una candela dimenticata o di una bombola esplosa, allora la solidarietà “made in
italy” impreziosita di lacrime e di edulcoranti etichette per quelle povere
creature o per quegli angeli disgraziati, aveva l’assenso e il cordoglio di
tutti. Una volta morti essere buoni non costa alla fine troppa fatica, allora sì
che sono solo bambini. Anche se nomadi, da morti non danno troppo fastidio.
Spesso i più sfruttati, i più venduti, i più abbandonati. I più in balìa di ogni
forma di aggressione e violenza, fuori dai campi in cui vivono e dentro. Senza
istruzione, costretti all’elemosina, vessati e puniti per ogni mancato incasso.
Proprio a loro chiediamo svergognati il prezzo della nostra sicurezza, cadendo
nel vizio tutto nostrano delle formule facili. Saranno le impronte dei bambini a
garantire l’ordine pubblico e la sicurezza? Passa sui bambini la strada del
nostro vivere più sicuri? Il principio è sempre lo stesso: partiamo dai più
deboli. Riscuote facilmente clamore sui media, il governo forte e autoritario
impressiona cosi la psicologia della massa. Perché la massa queste cose le
premia, si sa.
Quando la società si allarma sull’onda di una percezione della violenza e
dell’insicurezza che supera la trama reale degli eventi, la rimozione dei più
elementari principi della nostra cultura lascia il passo alla cecità assoluta:
il pericolo è dietro l’angolo. Cosi come gli stranieri diventano tutti i
potenziali killer delle stragi di casa nostra e l’immigrazione si trasforma nel
trasporto sicuro e contagiante di malattie e droga, allo stesso modo - a quanto
pare - i bambini possono essere trattati ancor peggio degli adulti o,
semplicemente, come gli adulti.
Il Presidente del Comitato Italiano UNICEF
Vincenzo Spadafora non ha celato tutto il suo stupore e la sua contrarierà
al provvedimento, auspicando che possa trattarsi di una trovata tutta
provocatoria dell’ultim’ora che sfida senza riguardo i princìpi affermati nella
Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. Ancora più grave perché è soltanto
cronaca di ieri vedere la polizia fuori dai campi nomadi, in un clima
generalizzato – e a tratti ingovernabile - di intolleranza e di pesante
discriminazione. Sono favorevoli, non c’è da stupirsi, il sindaco di Milano
Moratti, Alemanno ha dato il suo assenso e il capo di gabinetto del ministro per
le Pari opportunità, Simonetta Matone, ex giudice minorile, vede in quanti sono
contrari un puro pregiudizio ideologico.
Sulle formule linguistiche poi possiamo anche intrattenerci a lungo: il Ministro
parla di campi nomadi e non rom, perché sa bene che all’interno ci sono
cittadini italiani come tutti gli altri; dichiara che farà un censimento e non
una schedatura etnica e che quest’operazione salvaguarderà i bambini, nomadi o
rom non si sa bene, dall’accattonaggio e da altre forme di sfruttamento di cui
sono vittime. Sfugge quale sia il nesso causale cosi determinante che porta
dalla schedature dei bambini, operazione riservata solitamente ai trasgressori e
non alle vittime, all’obiettivo di proteggerli e di condurli a una vita che veda
difesi i loro diritti fondamentali. Perché non farlo con tutti i bambini, se
questa è la nobile dignità del fine? Iniziamo a mandare i poliziotti nei
quartieri impenetrabili delle nostre città a collezionare le impronte dei figli
della mala? Manderemo le volanti a combattere l’abbandono scolastico?
Sfugge il nesso soprattutto perché, ancor prima di approntare misure che nel
tempo possano giustificare scelte politiche di questo tipo attraverso i numeri
delle statistiche di un eventuale censimento come questo, esiste una questione
tutta morale che un’operazione di questo tipo non può non sollevare. Le
assonanze con il passato, con le foto di 50 anni fa, con i versi di Brecht sotto
le urla delle pulizie etniche, fanno ancora tremare. Si parte sempre con gli
zingari e, se nessuno vuole cadere nel paventare alcuni ricorsi storici, non si
può però non rilevare la costante per cui si parte sempre da loro.
Tutta la storia insegna quanto i gitani siano sempre stati catalizzatori
dell’odio collettivo nei momenti di maggiore tensione sociale, quanto
accanimento la società civile abbia sempre riservato al loro sistema di pensiero
e di cultura. Capri espiatori comodi e pronti all’uso, soprattutto perché
terribilmente indifesi, accettabili solo quando danzano il flamenco raffigurando
in scenografie ricche di colori e di fascino tutte le loro perseguitate
tradizioni. Se a farlo è uno come Cortès l’applauso del pubblico è garantito.
Purchè rimanga spettacolo.
A lanciare il monito che la convivenza pacifica e il miglioramento di alcune
condizioni di profondo disagio sociale con il popolo dei nomadi, anzi con i
popoli nomadi non passino attraverso l’approccio poliziesco e persecutorio, lo
dicono le tante associazioni che da tempo, attraverso diversi canali che vanno
dall’inserimento al lavoro, alla cultura, alla promozione di attività di
inserimento e di istruzione per i più piccoli, dimostrano come la strada
dell’incontro di culture sia faticosa, ma percorribile su un terreno che non è
certo quello annunciato dal nostro governo.
Non sarà per perdere tempo che il Garante dei Minori del Lazio, solo per fare un
esempio, insieme a “Save The Children” invitino a non cadere nella trappola
della paura instillata, istituiscano un centro d’ascolto, lavorino per
valorizzare un metodo di incontro e dialogo che trasformi le strutture di
accoglienza da semplici centri logistici in luoghi dove la dimensione
relazionale e la cultura pedagogica aiutino i più giovani, gli siano di supporto
e di conforto. Sarà proprio questo forse a impedire che le loro dimore diventino
baracche, che la loro vita abbia a cuore un sistema di regole che minime nella
loro neutralità, senza essere imbevute della nostra cultura, non li tengano ai
margini, non li segnino come diversi, estranei e - per dirla con i termini di
Emanuela Moroli e del suo libro sul tema del pregiudizio - perché non sia più,
come sempre è stato Zingaro chi sei? Nel dubbio ti odio.
Viene in mente il caso della bambina rom che, qualche anno fa nella
metropolitana di Roma, colta in pieno tentativo di rapina, venne malmenata. Le
furono fratturati entrambe i polsi. Grave e ancora più grave che il coro dei
commenti avesse di che difendere il buon cittadino vittima del borseggio, che
proprio non avrebbe potuto fare diversamente data l’inefficacia della nostra
polizia e della nostra giustizia. La bambina aveva allora 7 anni, ma i figli
degli zingari sono zingari e basta. Se fosse stata figlia di un impiegato del
catasto le sue fratture sarebbero costate un processo agli eroi codardi.
Allora pare proprio che il futuro sarà quello di schedare i bambini rom per
difenderli dai loro genitori sfruttatori e per inserirli come schedati, anzi
“censiti”, nella nostra società civile. Sembra che quasi potrà essere
giustificata la punizione corporale contro un bambino rom borseggiatore e le
donne porteranno i braccialetti segnaletici anti aggressione; e - perché no? -
potremo inventare una foto segnaletica per i poveri, dato che la povertà è una
malattia contagiosa e di grande problematicità sociale. Poi una "D" tessuta
sugli abiti per i drogati, ancora più grande se saranno stranieri e clandestini.
E’ un aggravante, è noto. Potremo rinunciare a segnalare la diversità delle
razze, sarebbe contento il nostro Ministro: il colore della pelle quando è nero
come Africa o nocciola come Medio Oriente basta da solo, senza schedature e
segnalazioni, a scatenare violenza, fino a rappresentare ancora oggi, in pieno
orgoglio di civiltà, il 43% delle forme di bullismo dei nostri bravi, bravissimi
ragazzi.
Nessuno vuole stendere un velo buono a tutti i costi su tutti, ma nessuno può
con il pretesto della sicurezza e della tutela, abdicare a ogni forma
lungimirante di strategia politica e ignorare che in questo modo, in questi
termini, non abbiamo dubbi che sarà un censimento, come sottolinea il nostro
Ministro. Il censimento di Erode.
Fotografie del 29/06/2008
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