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Articoli del 17/06/2008

Di Fabrizio (pubblicato @ 11:44:30 in Kumpanija, visitato 1947 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

La rivincita gitana : Col circo capirete la nostra anima

Repubblica - 13 giugno 2008 - PARIGI

Roulotte sgangherate e tutte con le porte aperte. Una capra legata a un albero. Bambini che sgambettano ovunque. Due ragazzi lavano una automobile assai più nuova delle loro case su ruote. Sullo sfondo, un silenzioso tendone di circo. Nel piccolo campo nomadi alla Porte de Champerret - nord ovest di Parigi, a pochi minuti di automobile dai Campi Elisi - si entra spostando una transenna di ferro. Ci viene incontro Delia, la quarantina con un viso di venti, capelli lunghi e denti d' oro. È la moglie di Alexandre Romanès, poeta, ex acrobata e domatore, ex liutista barocco con la passione di Monteverdi, creatore e direttore del circo che porta il suo nome. Un vero circo tzigano, con veri musicisti tzigani, con acrobati e giocolieri tzigani. Zingari con le stesse facce di quelli che, da noi, se si avvicinano ci allontaniamo.

Dal 14 al 22 giugno il piccolo campo del Cirque Romanès si installerà a Brescia perché il nuovo spettacolo "La regina delle pozzanghere" sarà ospite della nona edizione della Festa Internazionale del Circo Contemporaneo.

Dal 26 al 29 si sposterà a Mantova, nella rassegna "Teatro - Arlecchino d' oro".
Nel paese che vuole cacciare gli zingari, in terra di Lega, i bambini delle province più ricche si delizieranno sotto il tendone rattoppato e allegro di tessuti indiani; applaudiranno bambini come loro che però non vanno a scuola e già hanno un mestiere; e alla fine dello spettacolo - un gioiello di semplicità e poesia - chiederanno alla mamma un bombolone appena uscito fresco di frittura da una roulotte, e la mamma penserà che per una volta va bene dare soldi agli zingari, perché hanno lavorato e se li sono meritati.

«Quello che sta accadendo nel vostro paese ha un colpevole: l' Europa" esordisce Alexandre Romanès.

Sputa fuori il concetto e si vede che lo rimugina da tempo. «Dal 1989, anno della caduta del Muro, tutti i governi della Comunità sapevano che prima o poi la Romania e la Bulgaria sarebbero entrate in Europa. Hanno avuto decenni per mettersi d' accordo tra loro e dirsi: sappiamo che in questi due paesi ci sono due minoranze che versano in condizioni terribili.

Un problema così non di risolve nel momento in cui si pone. E adesso la casa brucia perché i responsabili politici di destra e di sinistra non sono stati previdenti: potevano comprare estintori e non l' hanno fatto».

Alexandre Romanès appartiene alla grande famiglia circense dei Bouglione, gitani piemontesi francesizzati (si pronuncia Boug-lione). «Veniamo dall' India, poi Afghanistan, Turchia, Grecia: siamo della tribù dei Sinti piemontesi e il cognome Bouglione l' abbiamo preso in Italia.

Quasi tutte le famiglie circensi italiane sono gitane». Romanès lascia il circo di suo padre («Mi sembrava un hangar, avevamo quaranta camion, e tutti in famiglia avevano diamanti al dito e Rolls Royce. Non era per me») poco più che adolescente e si mette a fare l' acrobata sulle "scale libere" per la strada. A vent' anni incontra una poetessa francese, Lydie Dattas: per lei e grazie a lei impara a leggere e scrivere, e inizia a leggere la poesia. Un giorno del '77, mentre sta facendo il numero in equilibrio sulle scale a pioli, lo avvicina Jean Genet. Insieme progettano un circo poetico. Avrebbe dovuto durare quattro ore. Genet voleva un cavallo arabo e un cigno nero. «Non l' abbiamo mai montato, quel circo: era troppo presto per me, dopo il rifiuto del tendone di mio padre. Di Genet sono stato amico, mai amante. Fino alla fine, quando l' accompagnavo a Villejuif, nell' ospedale dei tumori. E' morto a 76 anni nell' 86».

Nel frattempo Alexandre Romanès comincia a scrivere poesie. Nel '98 esce "Un peuple de promeneurs", un popolo di "passeggiatori". Nel grande e disperato campo nomadi di Nanterre (oggi smantellato) ha incontrato Delia, gitana rumena-ungherese, che ha già tre figli da un marito che se ne è andato.

Avranno altre due bambine e Alexandre adotterà gli altri tre. Nel '94 montano un tendone dietro alla Place Clichy (per sei anni e fino alla morte il terreno glielo darà gratis una ricca aristocratica signora, madame Carmignani) e il piccolo Cirque Romanès inizia ad essere un punto di incontro di artisti. «Di molti non voglio fare nomi» dice Alexandre Romanès, «ma posso dire che Yehudi Menuhin veniva spesso e una volta mi disse: "Fino all' ultimo dei miei giorni non smetterò di pensare a voi"». Verso il 2003 Romanès invia a Gallimard un quaderno con le sue poesie scritte a mano. «Hanno riunito una commissione straordinaria di lettori.

Ben quattro. Erano poesie di uno zingaro!». Nel 2004, la grande casa editrice le pubblica con il titolo "Paroles perdues" e la prefazione di un altro poeta amico: Jean Grosjean (morto due anni fa).

Nel prossimo inverno uscirà una nuova raccolta. «Se non si crede nella poesia, se non si ha un' idea poetica della vita, allora non si potranno mai capire i gitani» dice Romanès. - LAURA PUTTI

Se volete saperne di più visitate il sito: www.festadelcirco.it 

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 10:09:43 in Kumpanija, visitato 1729 volte)

Ricevo da Marta Pistocchi

ciao,
questa è una lettera aperta a tutti gli amici dei Muzikanti ed in particolare di Jovica Jovic.
Fatela girare se lo ritenete opportuno e se credete che possa aiutarci.

Alcuni di voi già sanno che Jovica sta attraversando un difficile periodo della sua vita nel quale, tra le altre cose, sta cercando di regolarizzare la propria posizione in Italia.
Il momento politico, ahinoi si sa, non è è favorevole e le difficoltà che il nostro fisarmonicista sta incontrando sono molte; nonostante ciò crediamo nella possibilità di riuscire nel nostro intento.
La richiesta inoltrata tempo fa al Ministero della Cultura per avere il musicista Jovica in Italia è difatti andata a buon fine e il ministero ha rilasciato il Nulla Osta che permette l'ingresso alla frontiera italiana; questo ottimo risultato viene vanificato però da un altro provvedimento nei confronti di Jovica, un mandato di espulsione dovuto all'accertamento della sua posizione irregolare sul territorio italiano, precedente al Nulla Osta.

Per proseguire sulla strada della regolarizzazione Jovica ha bisogno del sostegno di uno studio legale, il che implica delle alte spese che la sua famiglia non può permettersi.
Per questo ci stiamo rivolgendo a voi, nella speranza di riuscire a creare una rete di persone che vuol bene a Jovica, che ne riconosce il valore di uomo e musicista ed è disponibile a dare il proprio contributo (economico ma non solo) per sostenere la causa del miglior fisarmonicista serbo di Milano.
Vi propongo di venirci a trovare venerdì 20 giugno (questo) alle Pecore -via fiori chiari 21- noi suoneremo dalle 22, ma vi aspettiamo anche da prima. Sarà un'occasione per incontrarci, informarci, raccogliere suggerimenti e forze, ed infine ringraziarvi a suon di musica e balli.
Per chi non potesse venire venerdì ma vorrebbe comunque aiutare Jovica, e per tutti quelli che vogliono saperne di più e meglio vi invito a scrivere a questo indirizzo: Ivana ivanak011@tiscali.it, che come sempre ci aiuta e ci sostiene e ci ama e che io ringrazio con tutto il cuore.
Spero di avere una calorosa risposta da tutti voi
a venerdì
marta

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:24:06 in scuola, visitato 1560 volte)

Da Roma_Shqiperia

http://www.fibre2fashion.com/news/daily-textile-industries-news/newsdetails.aspx?news_id=57891

Il 12 giugno è [stato] il Giorno Mondiale Contro il Lavoro Minorile e si è tenuto sotto il tema "La Scolarizzazione è la Giusta Risposta al Lavoro Minorile". In Albania, dove oltre 40.000 bambini lavorano invece di frequentare scuola, un progetto guidato da due unioni di insegnanti ha dimostrato come mettere in risalto l'importanza dell'istruzione per ottenere risultati concreti.

I membri delle due associazioni riconoscono che il loro lavoro non si limita al semplice insegnamento e che hanno anche responsabilità verso i bambini nel tempo extra-scolastico. Grazie a questo progetto, se i bambini non frequentano scuola o smettono di farlo, i genitori vanno a casa loro e discutono le ragioni coi genitori. Tentano assieme di trovare soluzioni, e convincerli sull'importanza vitale della scolarizzazione per il futuro dei bambini e delle famiglie.

L'autorità morale raggiunta dagli insegnanti nella comunità di solito li aiuta nel convincere i genitori. Oltre 2.400 bambini, inclusi parecchi della comunità rom,  sono ora tornati a scuola o sono stati salvati dall'abbandono scolastico grazie a questo progetto sindacale.

L'intero movimento sindacale albanese sta ora osservando il successo del progetto delle unioni di insegnanti, come un esempio degli sforzi per combattere il lavoro minorile. Durante una tavola rotonda tenuta dalla Confederazione Sindacale Internazionale a Tirana il 26 aprile 2008, alcuni sindacati hanno lanciato un appello per avere appoggio internazionale nella lotta contro il lavoro minorile nella fabbricazione dell'esportazione.

Il problema riguarda i settori dell'abbigliamento e delle calzature, dove le ditte subappaltano esternamente parte della produzione, ed alcune si avvalgono dell'uso di bambini, rendendo difficile la loro continuità scolastica. I prezzi indecenti che i compratori internazionali impongono alle ditte albanesi vanno un certo senso verso la spiegazione di questo sfruttamento e dell'esigenza di azione internazionale del sindacato.

International Trade Union Confederation

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:13:44 in Europa, visitato 1469 volte)

Segnalato da Maria Grazia Dicati

RAZZISMO SELVAGGIO IN ITALIA - Perdono sempre gli stessi

I gitani italiani, specialmente, e molti altri gruppi gitani del resto del mondo, si stanno rivolgendo a noi chiedendo aiuto. La maggioranza sono messaggi angosciati di una comunità allarmata davanti al sopraffacente trionfo della coalizione politica - alcuni dei partiti che la compongono sono di estrema destra - guidata da Silvio Berlusconi. Alcuni giorni prima che si producessero le inqualificabili aggressioni patite dai gitani di Ponticelli (Napoli), per mano di alcuni scalmanati che han dato fuoco alle loro umili baracche, un'organizzazione gitana italiana ci diceva: "Noi gitani siamo in pericolo in Italia. Abbiamo paura delle deportazioni dei gitani in Italia. Per favore - mi dice - inviate un comunicato al Governo italiano perché rispetti le Direttive comunitarie".

A nostro parere la paura che esprime il nostro interlocutore non è infondata. Le ultime dichiarazioni dei nuovi governanti italiani prefigurano ogni tipo di precarietà. Giudicate voi se non è così: Il nuovo sindaco di Roma, il post-fascista Gianni Alemanno, annunciò lunedì scorso che la sua prima misura come sindaco sarebbe stata demolire gli accampamenti gitani. "Procederemo a smantellare gli accampamenti nomadi che a Roma sono 25": Però i napoletani di Ponticelli si sono portati avanti. Niente da smantellare. Fuoco purificatore che è più rapido di montare camere a gas in stile nazi! Umberto Bossi, il leader della Lega Nord, è euforico. Questo soggetto parla di "caccia" . "Dobbiamo cacciare i clandestini", ha detto, provocando la sconfitta sinistra italiana. Come qualsiasi bullo di quartiere ha lanciato il suo proclama di guerra: "Non so cosa vorrà fare la sinistra, noi siamo pronti. Se vogliono lo scontro, i fucili sono caldi. Abbiamo 300.000 uomini, 300.000 martiri, pronti a combattere. E non stiamo giocando. Non siamo quattro gatti".

Però la cosa più triste è che Silvio Berlusconi, il rieletto presidente del Governo italiano, al vedere i suoi giovani esultanti salutando in stile fascista, ha confessato: "A vederli, ho pensato: la nuova falange romana siamo noi".

Alla vista della gravità dei fatti la UNION ROMANI, riconoscendo il sentire maggioritario dei gitani spagnoli e per la rappresentazione che si ostenta nella UNION ROMANI INTERNACIONAL, si propone iniziare le seguenti azioni:

Primo, Denunciare la gravità degli attentati sofferti dai gitani europei residenti in Italia e chiedere la solidarietà dei cittadini di qualsiasi paese di fronte alla violenza cieca ed assassina dei razzisti. Per questo chiediamo che si scrivano lettere dirette al Presidente del Governo italiano, inviandole direttamente alla sua residenza nel Quirinale (Roma) o alle ambasciate italiane in ogni paese. (L'indirizzo dell'Ambasciata italiana in Spagna è il seguente: Calle Lagasca, 98. Código postal 28006 Madrid)

Secondo: Sollecitare il Ministro degli Esteri di Spagna perché si interessi alla situazione dei gitani residenti in Italia, esprimendo la preoccupazione della comunità gitana spagnola per la situazione in cui possano trovarsi i gitani espulsi dalle loro dimore incendiate. Il nostro Governo è legittimato a fare questa consultazione in base a quanto previsto dalla Direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e risiedere liberamente nel territorio degli Stati membri. Effettivamente, trattandosi di una Direttiva e non dimenticando che ogni Stato membro può determinare la miglior forma di applicare le disposizioni del Diritto comunitario, è obbligatorio esercitare un lavoro critico e di vigilanza dei Governi perché le misure adottate nei distinti Stati membri conducano ad una applicazione del Diritto comunitario con la stessa efficacia e rigore con cui si applicano le norme interne dei suoi rispettivi Diritti nazionali.

Terzo: Chiedere alla Commissione delle Petizioni del Parlamento Europeo che, con carattere d'urgenza, inizi un'inchiesta sulla situazione che ha portato la comunità italiana di Ponticelli (Napoli) allo stato di contrapposizione che soffrono i gitani che vivono in quel luogo.

Quarto: Sollecitare i Gruppi Parlamentari del Parlamento Europeo che formulino, con carattere d'urgenza, le precise iniziative parlamentari che obblighino il Consiglio a chiedere nella Sessione Plenaria di Strasburgo e Bruxelles sulle misure che il Governo italiano possa aver preso per porre freno a queste aggressioni e per condannare i colpevoli delle stesse.

Quinto: L'Unión Romaní è convinta che l'immensa maggioranza dei cittadini italiani - inclusi i votanti di Berlusconi - rifiuta la violenza, venga da dove venga. Per questa ragione, attraverso la Unión Romaní Internacional, si propone stabilire, con le organizzazioni gitane italiane, un programma di mutua collaborazione al fine di mettere in campo le misure adeguate che garantiscano la difesa di questi cittadini europei che non hanno commesso alcun delitto se non quello di essere "poveri e gitani".

Sesto: Oggi stesso abbiamo avuto notizia che il Governo italiano si propone di indurire i mezzi contro l'immigrazione di modo tale che l'essere "clandestino" sarà un delitto compreso nel Codice Penale. In questo senso, Roberto Calderoli, nuovo Ministro italiano proveniente dalla Lega Nord, ha dichiarato che per non essere "clandestino": "Bisogna dimostrare se si è onesti, altrimenti, li si espelle dall'Italia".

Come Unión Romaní inizieremo i procedimenti per interporre una denuncia contro il Governo italiano per non adempimento della Direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei membri delle sue famiglie a circolare e risiedere liberamente nel territorio degli Stati membri. Quando venne promulgato a Maastricht, nell'anno 1992, il Trattato che porta il nome della famosa città olandese, i Capi di Stato e del Governo approvarono la Dichiarazione 19 al fine di chiarire le incertezze sull'applicazione del Diritto comunitario. I massimi dirigenti europei non avevano alcun dubbio che "per la coerenza e l'unità del processo di costruzione europea, è essenziale che tutti gli Stati membri traspongano integralmente e fedelmente nel loro Diritto nazionale le direttive comunitarie di cui siano destinatari nei luoghi disposti alle stesse".

Le Direttive sono lo strumento armonizzatore per eccellenza del Direttivo Comunitario perché tramite loro si realizza, dice l'art. 94 del Trattato, l'approccio delle disposizioni legali, regolamentari ed amministrative degli Stati membri, che incidano direttamente nella stabilità o nel funzionamento dell'Unione Europea.

Settimo: Per terminare proponiamo di elevare la nostra preoccupazione per la magnitudine e la gravità di questi accadimenti di fronte alle istanze internazionali più rappresentative. Così faremo di fronte al Consiglio d'Europa, davanti all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OCSE) e davanti alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.

Una volta ancora reclamiamo la solidarietà di tutti i democratici di Spagna e d'Europa. Nessuno può farsi giustizia da solo, perché quando ciò succede perdono sempre gli stessi: i più poveri, i più indifesi, quelli per cui non ci sono diritti, nella maggioranza dei casi, di essere lettere stampate su carta bagnata. Abbiamo bisogno del calore umano della società,per questo domandiamo l'appoggio di tutti i democratici europei a difesa dei Diritti Umani di quanti, essendo innocenti, si vedono aggrediti, vilipesi e stigmatizzati per delitti che non hanno commesso. Per terminare, come proprio riconosce la Commissione, ogni espulsione "deve essere motivata dalla situazione individuale" di persone specifiche, e non "deve significare un'espulsione di gruppo" di collettivi rispetto alle loro origini geografiche.

Speriamo che il fuoco di Ponticelli purifichi ed elimini l'odio e l'intolleranza che tante volte sono stati il germe delle più gravi tragedie nella storia d'Europa.

JUAN DE DIOS RAMÍREZ HEREDIA - Presidente de la Unión Romaní

 

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