Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 22/06/2008
di Roberto Malini
Il caso di
Rebecca Covaciu e di suo padre, il
missionario cristiano evangelico Stelian, è emblematico del clima che
circonda oggi il popolo Rom in Italia. Le segnalazioni di atti di violenza,
minacce e insulti razzisti nei confronti di Rom, attuate da cittadini italiani,
neonazisti o membri delle forze dell'ordine ("presunti membri" sottolineano le
autorità) aumentano ogni giorno. Quando le vittime protestano o reclamano i loro
diritti attraverso associazioni per i Diritti Umani o i media, si verificano
ritorsioni immediate, sempre più dure. Alcuni Rom, soprattutto romeni,
sembrano essersi volatilizzati e le loro famiglie non ne hanno più notizia di
loro. Come denunciato dall'europarlamentare ungherese di etnia Rom Viktoria
Mohacsi, la pratica della sottrazione dei bambini Rom da parte delle autorità è
tuttora in atto e riguarda ormai centinaia di casi. Le madri Rom, che
improvvisamente si vedono sottrarre i loro piccoli, tentano in molti casi il
suicidio, "anche bevendo benzina o candeggina," ci ha detto un testimone.
Pesanti intimidazioni colpiscono ormai anche gli attivisti. "Affiancando il
Gruppo EveryOne nelle azioni di supporto alla famiglia Covaciu," ci ha confidato
ieri un volontario, "ho vissuto giorni di terrore. Chi tutela i Rom è trattato
dalle autorità con ostilità, come se fosse un criminale pericoloso o un
favoreggiatore di delinquenti. Viviamo in un regime dittatoriale che sta
operando una purga etnica, ma la complicità fra carnefici e media fa sì che la
tragedia umanitaria avvenga nell'indifferenza". Per fortuna l'Europa e le
Nazioni unite sono molto vicine alla rete antirazzista che si è creata in
Italia. Il commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg è
costantemente in contatto con il Gruppo EveryOne e il Coordinamento Nazionale
Antidiscriminazioni e in questi giorni effettuerà un audit presso le Istituzioni
italiane per identificare le azioni da intraprendere. Anche il Cerd (Comitato
delle Nazioni unite contro la discriminazione razziale) e l'Unicef sono in rete
con noi e intendono attuare interventi sia in relazione al caso di Rebecca che
in generale per combattere la persecuzione dei Rom. Non dimentichiamo, poi, il
sostegno alle campagne del Gruppo EveryOne e del Coordinamento Nazionale
Antdiscriminazioni che i radicali e alcuni gruppi politici europei ( ALDE, PSE,
Verts/ALE, Gruppo GUE/NGL ecc.) non fanno mai mancare. "La campagna per i
diritti del popolo Rom ci vedrà sempre accanto a voi," mi ha assicurato
recentemente Marco Pannella. Contemporaneamente, l'europarlamentare Viktoria
Mohacsi si impegna con grandi energie per divulgare la realtà di un'oppressione
che assume i contorni foschi di un nuovo olocausto. La nuova sinergia con
l'Associazione Thèm Romanò (Mondo Zingaro) e la crescita progressiva del
Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione ci assicurano la possibilità di
attuare strategie nazionali e internazionali a 360 gradi. Tornando al gravissimo
episodio di persecuzione della famiglia Covaciu, ricordiamo che Stelian è membro
del Gruppo EveryOne e che da molte parti questo particolare comincia ad essere
associato alle molteplici aggressioni che si sono verificate contro di lui.
Minacce gravi e intimidazioni di ogni genere hanno già toccato, ormai,
praticamente tutti i membri del Gruppo EveryOne, nonostante il Parlamento
europeo abbia intimato agli Stati membri dell'Unione di assicurare un clima di
collaborazione intorno alle organizzazioni che operano per i Diritti Umani e di
evitare di ostacolare il loro operato, fondamentale in una società democratica.
Dopo l'aggressione del 17 giugno e il pestaggio del 19, il giorno successivo, 20
giugno 2008, gli stessi agenti violenti, ancora in divisa e brandendo i
micidiali manganelli, sono tornati in Piazza Tirana e hanno setacciato la zona,
chiedendo con tono minaccioso ai Rom del posto dove potessero trovare Rebecca.
In previsione del nuovo raid, però, il nostro gruppo e i suoi partner milanesi
avevano già spostato la famiglia in un luogo sicuro. A tutti gli antirazzisti,
un invito a centuplicare gli sforzi, perché l'arroganza e la violenza manifesta
da parte degli aguzzini, coperta pervicacemente e acriticamente dalle autorità,
non è segno di forza, ma di quel nervosismo incontrollato che appartiene ai
vili. Il coraggio non deve venir meno a nessuno, perché se quattro anni fa
eravamo in poche unità a fronteggiare gli abusi e i pogrom nei confronti delle
famiglie Rom, oggi siamo in migliaia. E se prima la stampa, le televisioni e le
radio attuavano una censura totale, riguardo a questo argomento (fatta eccezione
per network come radio Radicale, Radio Popolare e IndyMedia), oggi vi sono
decine di giornalisti democratici che diffondono regolarmente la cronaca della
persecuzione, rompendo la cortina di complicità e silenzio. Nessuno di voi,
amici antirazzisti, è solo.
Contatto:
Gruppo EveryOne
Tel. (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Da
Roma_ex_Yugoslavia
20.06.2008
Spettabili,
Signore e Signori, istituzioni, politici, attivisti...
Il 20 giugno è [stato] il Giorno internazionale del Rifugiato, ma per molti
anni la popolazione Rom è stata fuori dalle loro case, forzata a migrare e sono
rifugiati. La nostra reazione è simile a quella degli anni scorsi perché non
abbiamo visto cambi positivi. In questo giorno è meglio il dolore della
celebrazione. Questa è una chiamata per una nostra maggiore responsabilità ed
uno stimolo più effettivo nel risolvere le tematiche dei Rom rifugiati.
Il Congresso Nazionale Rom (RNC) come Federazione di movimenti Romani dei
diritti civili ed umani, organizzazione rivolta a combattere il razzismo
anti-Romani e gli abusi dei diritti umani sui Rom, continua a premere per un
miglioramento dei diritti dei Rom. RNC come organizzazione internazionale
con lo scopo di rappresentare e stimolare la partecipazione attiva e
l'integrazione del popolo Romani sui principi della moderna società europea è
tuttora preoccupata per i Rom rifugiati dal Kosovo. RNC sta scrivendo per
esprimere la propria grave preoccupazione sulla situazione irrisolta di molti
rifugiati della regione balcanica.
Oggi stiamo testimoniando contro la moderna deportazione dei rifugiati dai
paesi europei, con vecchi strumenti non democratici. Il maggior esempio non
umano è la situazione dei Rom rumeni in Italia. A questo aggiungiamo i
suggerimenti dei politici europei che dicono che ognuno è benvenuto eccetto
Rom. Se andiamo indietro di diversi anni, 8 anni dopo che la guerra in Kosovo è
finita, e i Rom sono ancora rifugiati senza nessun visibile meccanismo di
sviluppo. I Rom non sono stati inclusi nei negoziati per definire il futuro
status del Kosovo, anche se RNC ha fatto pressione in tutti questi anni per
migliorare la loro situazione.
La tragedia dei rifugiati Rom non è stata tenuta in conto seriamente da molti
soggetti, i rifugiati Rom non sono un "piccolo errore" ed un danno collaterale
delle guerre dei Balcani, specialmente se sono una minoranza senza stato, questo
è un momento urgente in cui la UE e gli altri soggetti internazionali devono
avere un serio approccio verso questa situazione che dura da 8 anni. I Rom
tuttora hanno di fronte violazioni della dignità e dei diritti umani basici in
Kosovo, quando volontariamente decidono di farvi ritorno, ma d'altra parte molti
Rom richiedenti asilo in paesi terzi europei, hanno di fronte gli sgomberi
forzati e le deportazioni.
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, RNC chiede nuovamente con
urgenza il miglioramento dei Rom rifugiati nella regione balcanica e la
definizione del loro status, tentando di focalizzare l'attenzione verso i Rom
rifugiati in seguito alla guerra del Kosovo e delle precedenti guerre
balcaniche. RNC intende fare pressione alle autorità internazionali per
implementare compiutamente tutti gli standard relativi ai rifugiati. Il 20
giugno, come Giorno Internazionale del Rifugiato, sembra ora un giorno comune,
abbiamo misure dichiarative visibili, ma non abbiamo misure visibili ed
effettive per tutto l'anno, forse soltanto i nomi degli alti rappresentanti sono
cambiati, ma la tragedia dei rifugiati Rom rimane soggetto di immensa
preoccupazione per tutti noi. Diritti dei rifugiati senza status legale sono
soltanto un'illusione.
In fede,
Devlesa
Asmet Elezovski
Spokesman of Roma National Congress (RNC), ERTF delegate
asmetelezovski@yahoo.com
Ricevo da Maria Grazia Dicati
BARLETTA, 17 GIU - "Il sentimento per quanto accaduto, qualora le forze
dell'ordine accertino che si sia trattato di un atto di violenza, è di dura
condanna e biasimo". Così afferma Luigi Terrone, assessore comunale alla
sicurezza e legalità del Comune di Barletta, a proposito dell'incendio che nella
tarda serata di ieri nel campo nomadi alla periferia della città ha distrutto
una baracca temporaneamente disabitata. Un episodio sul quale indagano i
carabinieri di Barletta. Se fosse un atto doloso, sarebbe - per Terrone - la
prima volta che una cosa del genere accade in 30 anni di convivenza civile e
pacifica tra i rom che vivono nel campo e i barlettani: "questo - aggiunge -
crea sgomento e preoccupazione". "La città - conclude - deve prendere una
posizione univoca e netta perché quelli sono cittadini barlettani e a quanto
accaduto va data una spiegazione".
Azdovic Idriz, il capo della comunità Rom che vive nel campo nomadi di Barletta,
a Barberini, è convinto che qualcuno abbia dato fuoco alla baracca distrutta
dalle fiamme alle 23 di ieri, all'ingresso del campo.
"Li ho visti anche ieri sera quei due, sul loro motorino, come le altre volte,
che passano e dicono che devono bruciarci e ci chiamano bastardi e brutti
zingari, come hanno visto fare a Napoli. Ieri sera, però, non hanno detto nulla,
c'era già il fuoco, li ho visti in lontananza, forse erano venuti a godersi lo
spettacolo". La baracca era temporaneamente disabitata e nessuno è rimasto
ferito a causa dell'incendio. Anche di fronte al fatto che, secondo i vigili del
fuoco, non ci sono elementi certi che le fiamme siano state appiccate, Idriz
insiste. "È vero - dice - che non ci sono tracce di un incendio appiccato da
qualcuno,- ma le fiamme bruciano tutto ed è difficile, dopo, dire perché c'è
stato un incendio, le fiamme non nascono dal nulla". Stamattina Idriz ha
avvisato i proprietari della baracca distrutta, una famiglia che ha lasciato
Barletta da qualche tempo per andare in Montenegro ma che tra poco sarebbe
tornata a Barletta. "Non credevano a quello che gli ho detto - racconta - ora
dovranno ricostruire la loro casa: anche quel poco che c'era lì dentro è stato
distrutto". Masserizie, tre bombole di gas, quasi esaurite, e altri pochi
oggetti erano nella capanna bruciata, niente altro. I vigili del fuoco, che
hanno spento l'incendio, sono tornati anche stamane, insieme con i carabinieri
di Barletta, per accertare, di giorno, che non vi fossero elementi trascurati
nella notte per dire che le fiamme sono riconducibili a qualcosa e a qualcuno, e
- a quanto viene reso noto - non li hanno trovati. "Io e la mia famiglia, perché
siamo una famiglia - aggiunge Idriz - viviamo qui da quasi trent'anni e siamo
benvoluti da tutti, non solo nel quartiere, ma anche a Trani, ad Andria: i
nostri figli frequentano le scuole di questa città". "Se a dare fuoco alla
nostra baracca sono stati quei ragazzini e sono del quartiere - conclude - io
parlerò con i loro genitori, qui ci sono solo amici, e cercheremo di mettere
tutto a posto perché questa volta non è successo nulla, nessuno si è fatto male,
ma se non fosse andata così come avrebbero potuto stare a posto con la loro
coscienza?". La scuola è finita il 10 giugno scorso, e i bambini del campo erano
lì stamane. Una piccola si avvicina: "Frequento la terza elementare in via Paolo
Ricci - dice - e mi piace scrivere, sono brava". Alla domanda se racconterà in
un tema quanto accaduto ieri sera risponde: "Non lo so, che cosa è successo ieri
sera?". "Niente - le dice la mamma - niente, dormivi".
Fotografie del 22/06/2008
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