Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 16/06/2008
Ricevo da Ivana
Vi informiamo che la seguente
lettera, preparata da Jasmina Radivojevic su iniziativa di una ventina di
persone, è stata mandata alle varie associazioni, organizzazioni, stampa e altri
media, ansa, liste on-line e privati. Vi preghiamo di inoltrarla anche ai vostri
contatti. Grazie!
Cari amici,
è terribile quello che deve capitare alle persone all'inizio del Terzo
millennio! Sul continente europeo, nel paese fondatore della Comunità Europea.
Quando l'europarlamentare Rom ungherese Viktoria Mohacsi ha obbiettato la
mancanza della banca dati riguardante la comunità Rom in Italia, non ha certo
pensato a questi risvolti e alla schedatura. Ma alla possibilità di accedere ai
fondi EU per l'integrazione dei Rom.
Questa necessità di censire viene strumentalizzata dalle Istituzioni italiane
per una aperta discriminazione delle persone, il che è intollerabile.
Appartenere ad un'etnia diversa non è ne mai potrebbe essere la prerogativa ne
al comportamento deviante ne a quello virtuoso.
Ci troviamo davvero davanti al paradosso che questa situazione possa alimentare:
1) il divario tra Rom e Sinti italiani e Rom di altra cittadinanza o apolidi;
2) il divario tra gli italiani di diverse etnie;
3) la legittimazione del razzismo.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà alle famiglie che sono sottoposte a
questa barbarie e diamo pieno appoggio ad una richiesta dell' Osservatore
esterno tipo OSCE o di un altra associazione/organizzazione che nutre la fiducia
nella popolazione per poter raccogliere i dati anagrafici assieme alle
Istituzioni italiane.
Noi siamo indissolubilmente legati alla popolazione Rom, abbiamo sofferto spesso
insieme nella storia. Il campo di concentramento di Jasenovac, dove sono morte
alcune centinaia di migliaia di persone, è solo uno degli esempi che ci lega per
sempre. Anche nell'ultima guerra contro la Jugoslavia, condotta dalla Nato, gli
amici Rom e Sinti in Italia erano al nostro fianco a protestare contro la
guerra. Molti di loro erano fuggiti dal nostro paese in Italia proprio scappando
da questa guerra.
Oggi, in questo momento particolarmente triste per tutti noi nel vedere la
storia ripetersi, siamo solidali con i nostri fratelli Rom e Sinti. Oggi noi
dobbiamo e vogliamo essere a loro fianco.
Comunità serba di Milano
Ricevo da Ernesto Rossi
Egregi Signori, Direzione di Hydromania,
leggo casualmente sul
web la notizia, secondo la quale nel vostro parco acquatico sarebbe stato
vietato l’ingresso ad una famiglia, presentatasi allo sportello per pagare
l’entrata, in quanto ‘zingari’.
La notizia è riportata dal quotidiano la Repubblica di sabato 7 giugno scorso
(lettera firmata) e non
risulta smentita.
Naturalmente sono cose che possono sfuggire all’attenzione, e dunque spero di
fare cosa gradita per il vostro buon nome, segnalandovela.
Quello che non può sfuggire è –se vero- il fatto.
Vi prego dunque, compiuti i doverosi accertamenti , se ancora non fossero stati
eseguiti, sul comportamento del vostro personale, di smentire, o informare sui
provvedimenti presi, il quotidiano e coloro che vi scrivono per protestare.
Si tratterebbe infatti di un comportamento vergognoso prima ancora che illegale
e tale da mettere in forse la vostra licenza di esercizio. Infatti in questo
paese non è consentito, a differenza di quanto avveniva nella Germania nazista,
per fare un esempio, impedire l’accesso ad un esercizio pubblico sulla base di
discriminazioni relative all’aspetto delle persone, alla nazionalità o ad altre
caratteristiche individuali.
Appartenere ad un popolo è un fatto di natura, non un reato.
Nell’attesa di vostre informazioni, grazie per l’attenzione.
Ernesto Rossi
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:43:37 in casa, visitato 1873 volte)
Da
Roma_Daily_News
9 giugno 2008 By PELIN TURGUT -
Time.com
All'ombra dei merli bizantini, un gruppo di ragazze ridenti va avanti e
indietro fra le case cadenti, smettendo occasionalmente di vibrare le loro anche
e di roteare i loro polsi. Sono inseguite da diversi ragazzi urlanti, che le
afferrano e le spingono "in prigione" verso un angolo. I bambini del quartiere
impoverito di Sulukule a Istanbul - patria della più antica comunità rom del
mondo - chiamano questo gioco Poliziotti e Ballerine, versione locale di Guardie
e Ladri emendata per riflettere sulla loro esperienza di essere nati in una vita
di danza e caccia dalla polizia.
E' giovedì pomeriggio presto e i bambini giocano per strada invece di essere
a scuola. La ragione della loro assenza ingiustificata, d'altra parte, è la
paura. "I bambini sono spaventati," dice Dilek Turan, uno studente di
psicologia volontario a Sulukule. "Non vogliono andare a scuola perché sono
preoccupati di tornare a casa e non trovarla più." C'è una ragione: il piano
cittadino di demolire le loro case parte di un controverso progetto di
rinnovamento urbano in vista di Istanbul Capitale Culturale Europea nel 2010.
Fu in era bizantina che gli antenati dei bambini rom di Sulukule si
accamparono per la prima volta su questo particolare pezzo di terra, accanto al
Corno d'Oro e appena fuori dalle mura del V secolo della vecchia Costantinopoli.
La prima registrazione della comunità, circa nel 1050, si riferisce ad un gruppo
di persone, che si riteneva provenissero dall'India (dove, per la verità, molti
storici credono siano originari i Rom), accampati in tende nere fuori dalle mura
cittadine. Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli, alla comunità fu
garantito il permesso ufficiale del sultano Sultan Mehmet II di avere dimora in
quello che ora è Sulukule.
Per secoli la comunità rom si è guadagnata da vivere come indovini e
ballerini per la corte ottomana, e più tardi per i Turchi - una tradizione
portata sullo schermo nel film di James Bond Dalla Russia con Amore. Le
loro fortune ebbero una svolta negativa negli anni '90, quando le loro "case
d'intrattenimento" - abitazioni private dove le famiglie zingare cucinavano e
ballavano per i loro concittadini benestanti - furono chiuse con l'accusa di
gioco d'azzardo e prostituzione.
I Rom di Istanbul sono molto poveri, guadagnano in media circa $250 al mese, ma
la terra che abitano, una volta periferica e senza importanza, è ora un bene
immobiliare molto apprezzato a pochi minuti dal centro città. Se gli appaltatori
ed il comune locale hanno il loro senso, l'intero quartiere di Sulukule -
che ha 3.500 residenti - verrà raso al suolo entro la fine dell'anno per far
posto a 620 case signorili in stile neo-ottomano.
"Ogni giorno, ci domandiamo quale casa verrà demolita," dice Nese Ozan,
volontario della Piattaforma Sulukule, una coalizione di architetti, attivisti e
lavoratori sociali contro la demolizione. Ogni tre o quattro case derelitte di
un blocco, una è stata ridotta ad un mucchio di residui e di metallo ritorto.
Una X rossa segna le prossime, quelle in prima linea per le squadre di
demolizione.
Mustafa Demir, sindaco della municipalità conservatrice di Fatih che
sponsorizza il programma di demolizione, dice che c'è bisogno di un progetto di
rinnovamento sociale "per rimpiazzare i tuguri". Il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan
ha chiamato Sulukule "terribile" ed espresso stupore per le proteste
anti-demolizione. Che il quartiere abbia un disperato bisogno di risanamento è
chiaro, ma i critici accusano le autorità di aver mancato di includere una delle
più antiche comunità nei piani per lo sviluppo. Invece, ai Rom sono state
offerte due opzioni: possono vendere le loro proprietà a basso prezzo (o doversi
trovare di fronte all'esproprio), o traslocare nel quartiere popolare di Tasoluk,
a circa 25 miglia dalla città, e pagare un'ipoteca di oltre 15 anni che pochi
possono permettersi.
"La municipalità non capisce che se intende rinnovare quest'area, c'è bisogno
di fare in maniera che permetta alla comunità di continuare a vivere qui," dice
Ozan. "Non possono limitarsi a sgomberare tutti, radere l'area la suolo e
costruire un sobborgo. Questa è una comunità storica."
Il ricercatore rom britannico Adrian Marsh vede un programma più scuro al
lavoro. "Quello che abbiamo è la municipalità più religiosa del paese che si
confronta con quello che ritiene storicamente il gruppo più irreligioso ed
immorale," dice. "Se rigenerassero la comunità in maniera inclusiva, avrebbero
3.000 voti extra, ma non stanno agendo così. Perché? Perché considerano la
comunità di Sulukule irrecuperabile." Soluzioni a lungo termine come permettere
ai Rom di impiantare music halls legali ed ottenere un guadagno, non sono
gradite alle autorità locali dominate dagli islamisti, perché non intendono
promuovere questo tipo di intrattenimento, ragiona Marsh.
Questo è molto più certo: disperdere la comunità rom di Sulukule distruggerà
la loro cultura, che è legata alla vita comunale. Famiglie estese condividono
case e forme musicali, usando le strade come estensione delle loro stanze. "Sulukule
presenta un modo di vita unico," ha concluso un gruppo di ricerca sul design
urbano dell'University College di Londra. "Questo dev'essere tenuto in conto e
preservato quando viene introdotto un nuovo sviluppo per l'area."
La Piattaforma Sulukule ha richiesto un'ingiunzione del tribunale contro la
demolizione ed il parlamento ha ha nominato un comitato di studio. Ma i
bulldozer non aspettano. Il gioco di Poliziotti e Ballerine non sta andando bene
per lo spettacolo.
http://www.redattoresociale.it/
18.09 - 12/06/2008 I dati raccolti dalle Forze dell'ordine durante le operazioni
di schedatura nei campi andranno a finire in un archivio speciale. E' quanto
emerso dall'incontro tra Michele Tortora, rappresentante del Prefetto, e alcune
associazioni
MILANO – I dati raccolti dalle Forze dell'ordine durante le operazioni di
schedatura nei campi rom andranno a finire in un archivio speciale, custodito
presso la Prefettura. È quanto emerso oggi dall'incontro tra Michele Tortora,
rappresentante del Prefetto, e alcune associazioni tra cui Opera nomadi,
OsservAzione, Federazione Rom e Sinti insieme, Romanodrom (vedi lancio nel
notiziario di ieri).
“È una decisione che conferma le nostre preoccupazioni -commenta Maurizio
Pagani, presidente dell'Opera nomadi-. La creazione di un archivio a carattere
etnico è un provvedimento di cui non possiamo conoscere il passo successivo”.
Amareggiato anche Giorgio Bezzecchi, rom e vice-presidente dell'Opera Nomadi:
“Sia io che mio padre Goffredo (ex deportato nel campo di Lipari durante il
fascismo, ndr) siamo stati profondamente umiliati -dice-. La mia battaglia
continua, anche con l'appoggio di varie associazioni tra cui l'Anpi, l'Unione
delle comunità ebraiche italiane e gli ex deportati”.
I promotori dell'incontro hanno fatto due richieste al rappresentate del
Prefetto: rivedere le modalità con cui viene fatto il censimento nei campi e
coinvolgere preventivamente le associazioni che operano nei campi e i rom. La
risposta è attesa entro due o tre giorni. Alla discussione hanno partecipato
anche alcuni esponenti politici tra cui l'eurodeputato Vittorio Agnoletto e il
consigliere regionale di Rifondazione Comunista Luciano Muhlbauer. “Lunedì
presenterò un'interrogazione alla Commissione europea -ha detto Vittorio
Agnoletto- per sapere se la creazione di un archivio speciale per i cittadini
rom è compatibile con la Carta dei diritti dell'Unione”.
Al presidio che ha preceduto il confronto in Prefettura ha partecipato anche
Giorgio Vallery, ex presidente di Opera Nomadi che negli anni Sessanta e
Settanta ha lavorato a Palazzo Marino per la gestione della questione rom. “Il
Comune si è fatto sfuggire di mano il problema -commenta-: non lo ha seguito con
lo stesso impegno che aveva messo all'inizio quando aveva iniziato un percorso
d'integrazione vero”. (Ilaria Sesana)
© Copyright Redattore Sociale
Fotografie del 16/06/2008
Nessuna fotografia trovata.
|