Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 30/04/2009
Ricevo da Roberto Malini
Italia. Nuovo Decreto Sicurezza. Oggi riprende nelle Commissioni I e II
della Camera l'esame del ddl sicurezza (A.C. 2180). E' imminente approvazione.
Roma, 29 aprile 2009
Il Gruppo EveryOne ha inviato oggi a ciascun membro della Camera dei
Deputati, ai Senatori e per conoscenza agli Europarlamentari e alle personalità
politiche democratiche dell'Unione europea la seguente breve lettera e una
disamina del ddl in approvazione alla camera.
Illustri membri della camera dei Deputati,
oggi potete scrivere una pagina di civiltà o un'altra pagina di orrore e abusi.
Oggi potete dire "no" all'intolleranza che umilia e uccide, che trasforma le
vittime in "nemici pubblici" oppure potete piegare la testa all'odio razziale,
come fecero uomini nella Vostra posizione 71 anni fa. Presto potrete guardarVi
allo specchio e sapere se siete ancora uomini... o no. Roberto Malini,
Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne
Violazioni dei Diritti Umani e incongruenze amministrative del decreto
sicurezza
Il ddl si presenta a tutti gli effetti come una legge razziale, articolata in
una serie di articoli che violano la dignità, la sicurezza e i diritti
fondamentali di Rom, migranti e minori stranieri. E' un decreto che irride la
Carta dei diritti fondamentali nell'Unione europea e si pone quale fondamento
giuridico ai movimenti razzisti e xenofobi italiani ed europei. Non a caso
Maroni e il suo parto hanno ricevuto il più entusiastico consenso da parte di
tutti i gruppi neonazisti e razzisti italiani ed europei, ma anche
internazionali, come Stormfront o White Pride (p.e.
http://www.stormfront.org/forum/showthread.php?t=488893&page=10 ). Si
configurano nel decreto numerose violazioni della Carta dei diritti fondamentali
nell'Unione europea e delle Direttive Ue che garantiscono libera circolazione,
pari diritti e criteri di accoglienza e protezione ai rifugiati.
1) Riguardo alla disposizione che invitava i medici e il personale sanitario a
denunciare i clandestini richiedenti cure (art. 35, co. 5 T.U.), pare che la
maggioranza abbia deciso di ritirare l'articolo, anche se la stampa riporta
notizie secondo cui il governo non esclude di varare sia tale norma - che viola
lo stesso giuramento prestato dai medici - sia l'introduzione delle "ronde
padane", squadracce che già sono attive soprattutto dal nord al centro Italia e
la cui attività, di fatto, è la persecuzione di Rom, senzatetto e migranti
poveri.
Si intende tuttavia reintrodurre il prolungamento fino a 6 mesi di detenzione
nei Cie: l'immigrato trattato come criminale (i Cie, oltretutto, in Italia sono
luoghi di tortura e abuso quotidiano). Sei mesi sono una pena vera e propria ed
è una grave violazione dei diritti del profugo applicarla a persone non solo
innocenti, ma socialmente vulnerabili. Persone da proteggere, secondo la Carta
europea dei diritti fondamentali. L'Unione europea si misura anche su questo
fronte: è destinata a rinunciare alla cultura dei Diritti Umani, alla
Dichiarazione universale, alla Convezione di Ginevra per "difendersi" dalle
"invasioni" o saprà proseguire una via di accoglienza e rispetto? Siamo a un
bivio e l'Italia rappresenta la tentazione "oscura" che ci riporterebbe a tempi
di intolleranza e orrore.
2) Reato di soggiorno illegale. L'introduzione del reato è in contrasto con le
basi stesse del diritto e causerà drammi e problemi gravissimi, anche
nell'ipotesi di cancellazione della modifica dell'art. 35, co. 5 T.U., con
riferimento alla situazione dei genitori irregolari di minore iscritto a scuola:
i presidi saranno obbligati a sporgere denuncia nei loro confronti, divenendo
delatori a tutti gli effetti, a meno che non facciano obiezione di coscienza,
assumendosene i rischi, che nell'Italia di oggi possono significare il carcere.
Introdurre in un Paese membro Ue questo reato, che non corrisponde a un'azione
contro la società da parte del migrante, il quale, anzi, fugge da luoghi in cui
è perseguitato e soggetto a condizioni di vita impossibili, è un precedente di
enorme pericolosità e - come scritto sopra - stravolge le basi del diritto, il
significato stesso di "legge", che diviene strumentale alla xenofobia. L'unica
via civile è considerare l'immigrato come un profugo (quando si rifugia in un
Paese per evitare sofferenze intollerabili in patria) o un migrante (è evidente
che se stesse bene in patria, non affronterebbe il "viaggio della speranza").
Non vi è crimine in queste imprese che individui e famiglie compiono: vi è
coraggio, amore per la famiglia, desiderio di riscatto. Vi sono termini precisi
per definire chi combatte e non aiuta questi fratelli umani: crudeltà, razzismo,
intolleranza, persecuzione.
E' importante rilevare come il fondamento ideologico dell'introduzione del reato
si ponga in antitesi con la Direttiva 115/2008 sui rimpatri, all'art. 2, co. 2,
che consente di non applicare le disposizioni della stessa Direttiva agli
stranieri per i quali il rimpatrio costituisce sanzione penale. Attraverso
l'introduzione del reato di clandestinità, il provvedimento di espulsione segue
automaticamente la condanna, aggirando le disposizioni che, nella Direttiva,
tutelano lo straniero "irregolare", a partire dal suo diritto al rimpatrio
volontario, senza permanenza nei Cie.
Maroni utilizza per cacciare i migranti anche l'art. 15, co. 1 lettera a) della
stessa Direttiva, che consente di dar luogo a detenzione e a rimpatrio
coatto qualora vi sia rischio di fuga dello straniero, ipotesi che in mancanza
di chiarimenti Ue può sempre essere ravvisata, consentendo ad amministratori
xenofobi di aggirare le norme Ue.
3) Obbligo per lo straniero di dimostrare la regolarità del soggiorno, se vuole
beneficiare dei servizi, a esclusione di quelli sanitari, per ora garantiti a
tutti, e se intende del perfezionare gli atti di stato civile (nascita,
matrimonio, riconoscimento dei figli, morte).
Riguardo ai servizi, si deve notare in particolare una grave violazione riguardo
a quelli scolastici: se i genitori saranno obbligati a esibire al presi il
permesso di soggiorno, questi sarà costretto in caso di soggiorno illegale dei
genitori a denunciarli, trattandosi di un reato perseguibile d'ufficio.
In merito alla registrazione della nascita, la facoltà di ottenere un permesso
di soggiorno da parte di una donna incinta non offre sufficienti tutele alla
richiedente, poiché il permesso può essere rilasciato solo dietro presentazione
di un passaporto in corso di validità.
Il riconoscimento del figlio naturale da parte del padre clandestino diventerà
un evento irrealizzabile, non essendo prevista la concessione di un permesso al
padre naturale. L'impossibilità di registrare i neonati allo stato civile sarà
fonte di angoscia per gli stranieri "irregolari" e causerà gravi drammi
umanitari. E' un'altra misura che nega i diritti dell'infanzia, oltre a
costituire persecuzione del migrante "clandestino".
4) Un altro punto da censurare senza mezzi termini è quello relativo all'obbligo
di dimostrare la regolarità del soggiorno per la celebrazione del matrimonio sul
suolo italiano. Viola il diritto, per il cittadino straniero e anche per
l'italiano, il diritto a costituire una famiglia legittima, perché lo Stato
impedirà a chiunque di unirsi in matrimonio a una persona irregolarmente
soggiornante. Si crea un precedente mai esistito nei Paesi democratici e civili.
Si teme che l'Italia, se potrà attuare queste disposizioni, possa costituire un
esempio di intolleranza che altri Paesi membri potrebbero seguire. "Tanto
l'Unione europea non prende provvedimenti rilevanti," potrebbero dire...
5) Obbligo di verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio ai fini
dell'iscrizione anagrafica. Vale per tutti (anche italiani e comunitari) e viola
il diritto alla libertà Comunedi
circolazione dei cittadini (italiani, in primo luogo). Notate che, in base alla
legge, la persona che abbia un alloggio non idoneo dovrebbe comunque essere
iscritta all'anagrafe come "senza fissa dimora". Non si vede quale effetto
positivo possa avere la modifica.
6) Il Comune avrà l'obbligo di certificare l'idoneità abitativa dell'alloggio ai
fini del ricongiungimento. Le condizioni richieste tuttavia sono difficili da
raggiungere anche per le famiglie italiane; non si tiene conto, inoltre, della
necessità di agevolare gruppi sociali vulnerabili, per consentire loro di
integrarsi. Rendendo loro le cose difficili o impossibili, non si fa che creare
nuova "irregolarità", nuova disoccupazione, nuove tragedie umanitarie.
Moltissimi edifici nei centri storici sono privi di idoneità abitativa, eppure
sono abitati da cittadini. La normativa europea prevede che si possano
richiedere, riguardo ai migranti, le caratteristiche di un alloggio considerato
"normale" nella regione dove lo straniero vive e comunque prevede criteri che
agevolino e non opprimano i migranti che cercano di costruirsi vite oneste e
regolari.
7) Introduzione del permesso di soggiorno a punti. Aumenta i problemi
burocratici, già gravi in Italia, dove le amministrazioni sono in grave ritardo,
costantemente, nel rispetto dei tempi di legge in merito al rilascio e al
rinnovo dei permessi. Inoltre toglie allo straniero le pari opportunità rispetto
al cittadino italiano. La società diventerebbe simile a quei film di
fantascienza in cui cittadini superiori avrebbero tutti i diritti, mentre quelli
inferiori, ridotti a "schiavi" dovrebbero vivere ringraziando e accondiscendendo
i loro "benefattori"... Si tenga conto che di fatto in Italia è già così la
condizione dei migranti "utili", mentre per quelli "inutili" (perché in
condizioni di povertà) vi sono solo abusi polizieschi e giudiziari, violenze
razziali, sottrazione di minori, sgomberi disumani, espulsioni de jure e de
facto.
8) Prova di conoscenza della lingua italiana per il permesso CE ai soggiornanti
di lungo periodo. Va rilevato che il possesso di tale permesso è condizione sine
qua non, per l'accesso ai servizi di assistenza sociale per invalidi. I
portatori di invalidità psichica resteranno senza tali servizi essenziali,
poiché spesso non sono in grado di superare il test. Anche gli anziani hanno
problemi con la lingua di un Paese nuovo. Basti pensare che molti ebrei
immigrati in Israele dopo la guerra parlano anche oggi quasi esclusivamente lo
Yiddish.
9) Introduzione di un aumento del contributo per il rilascio e il rinnovo del
permesso di soggiorno: da 8o a 200 euro. E' evidente la volontà di colpire una
fascia debole della popolazione, in un frangente di crisi economica
internazionale. Sembrano "piccole" perversità, ma nel loro insieme pongono gli
stranieri in una condizione di cittadini di serie b, c... z.
10) Come spiega correttamente Sergio Bruglio in una sua disamina del ddl, va
sottolineato il problema insito nel provvedimento di "condizionare la
conversione del permesso dei minori non accompagnati, al compimento della
maggiore età, alla maturazione di un soggiorno pregresso triennale. Vanifica
l'orientamento giurisprudenziale sviluppatosi in questi anni, rischia di
incentivare un'immigrazione di ragazzi al di sotto dei quindici anni e induce
all'abbandono dei progetti di inserimento i minori non accompagnati per i quali
la conversione dovesse risultare inevitabilmente preclusa".
Grazie a Sergio Bruglio
Da
Romanian_Roma
Divers.ro
27/04/2009 - I bambini rom possono andare in asili speciali a partire da
questo autunno, dice un comunicato stampa di "Amare Rromentza".
Harlau, Grajduri e Dolhesti delle contee di Iasi, Valea Seaca e Darmanesti di
Bacau, due quartieri di Buzau si Calaras partiranno il 13 settembre, ognuno con
un gruppo asilo bilingue romanes-rumeno.
Il Centro Rom "Amare Rromentza", iniziatore del progetto
"Istruzione di Qualità - un passo verso l'uguaglianza" è andato nelle
comunità rom del paese per stabilire dove ci fosse bisogno di creare asili
simili.
"Abbiamo fatto un sondaggio tra le comunità rom e siamo compiaciuti di aver
trovato una grande apertura," ha dichiarato Delia Grigore, presidente del Centro
Rom.
Un altro problema della squadra è stato trovare insegnanti e mediatori."Dato
che conoscere il romanes è obbligatorio e gli standard per gli insegnanti
d'asilo sono molto alti, è difficile trovare personale. Per esempio, abbiamo
trovato insegnanti che conoscevano il romanes, ma non erano qualificati come
insegnanti d'asilo, e quindi percepivano salari più bassi," dice Mihai Neacsu,
direttore del Centro Rom.
L'idea è nata a Delia Grigore, che ha visitato alcune scuole negli
USA. "C'è un tipo di istruzione bilingue che permette l'apprendimento della
lingua madre in parallelo col rumeno ed anche di coltivare le tradizioni rom",
ha spiegato Delia Grigore.
Il programma di questi asili è approvato dal Ministero dell'Istruzione ed
adattato per quanti insegnano in lingua rumena. Il progetto è sostenuto
finanziariamente dal Fondo Sociale Europeo.
Da
Roma_Francais
Marsiglia
Chkamebo?
Una testimonianza che fa vergognare...
Chkamebo?
In Kosovo, come in tutti i paesi abbonati alle grandi tragedie, c'è sempre
una parola per significare l'assurdo. In albanese, si può dire Chkamebo?, che
significa "Che si può fare?" La prima volta che ho sentito questa parola, era
nel 2003 in un Kosovo che iniziava a sollevarsi dalla guerra. Abnora, una
piccola bambina di otto anni il cui padre era sparito dopo un'incursione
effettuata dalle truppe paramilitari serbe, il fratello ucciso da un colpo in
testa ed il cugino trovato in fondo ad un pozzo, aveva terminato questo elenco
con la parola: Chkamebo?
La seconda volta, è stato ieri a Marsiglia, dalla bocca di questo padre di
famiglia rom d'origine kosovara, venuto in Francia per chiedere asilo e gettato
col resto della sua famiglia, come un pacchetto di biancheria sporca dinanzi
alla porta del Centro di Cure di Médecins du Monde (MDM), dai camion del
servizio sociale (Service d'aide médicale d'urgence SAMU). Ennesimo episodio di
una serie che ci riguarda da dieci giorni.
Da qualche mese, la famiglia di origine rom, composta da 22 persone di cui 15
bambini, è fuggita dal Kosovo e dalle persecuzioni per venire in Francia,
attraverso una parte dell'Europa, stipata su un camion barcollante ed è arrivata
in Ungheria dove hanno chiesto loro, conformemente alle convenzioni di Dublino,
che depositassero una domanda d'asilo, domanda che fu in seguito rigettata.
Sono allora ripartiti su un vecchio camion traballante in direzione della
Francia, questa terra ancora ingiustamente conosciuta per il suo rispetto dei
"diritti dell'Uomo".
Presso Aix en Provence, sono stati fermati dalla polizia che sequestra
l'autocarro, piazza i suoi uomini di guardia prima di rilasciarli muniti di un
decreto di ricondotta alla frontiera, senza spiegare loro che potevano fare
ricorso entro 48 ore. I figli di età tra i 16 mesi e i 15 anni furono nel
frattempo rinchiusi in un pensionato separatamente e senza la loro madre.
Pensionato da cui fuggirono per ripartire in famiglia in direzione di Marsiglia.
Venerdì 10 aprile, sono quindi 22 persone di cui 15 minori per la maggior
parte molto giovani e due adolescenti che, dopo una notte passata sul cemento,
aspettavano davanti al centro di Médecins du Monde a Marsiglia per "chiedere
asilo". Non hanno capito che il rifiuto dell'Ungheria voleva dire l'ennesimo
rifiuto in tutti gli altri stati europei. Ma nessuno si era preso la pena di
spiegarglielo.
Neanche sapevano che MDM non gestisce le domande d'asilo. MDM è
un'organizzazione medicale che realizza cure. Cure per i "sans papier", cure per
i "senza diritti", per chi non ha nessun'altra possibilità di riceverne se non
lo facciamo noi. Cure per quelli che hanno la sfortuna di nascere altrove e la
cattiva idea di pensare che possono trovare una protezione in Europa.
Cominciamo quindi con quello che sappiamo fare e che è la nostra missione:
curarli, in particolare i bambini, di 11 mesi, 2, 4, 6. e 8 anni, che dopo
settimane di notti all'aperto soffrono di esaurimento, rinofaringiti acute,
bronchiti e otiti.
Alle 16.00, un alloggio d'urgenza è finalmente proposto per il fine settimana
di Pasqua, fine settimana in cui due dei bambini più piccoli saranno
ospedalizzati d'urgenza. E' l'inizio di una lunga settimana di negoziati per
trovare una soluzione d'alloggio fino a quando il loro ritorno sia organizzato
perché è la sola alternativa che si offre loro.
Allora, venerdì 18 aprile apertura del CASO. I camion di SAMU senza una
parola ci lasciano 15 minori e 7 adulti davanti alla porta, obbligandoci una
volta di più ad assumerci una missione che non è la nostra, ma la loro, oltre a
quelle accumulate delle autorità responsabili, cioè la prefettura, il Consiglio
Generale, la DASS (DIRECTION DES AFFAIRES SANITAIRES ET SOCIALES).
Tutti mostrano una bella unanimità nel loro rifiuto di garantire un tetto a
queste famiglie. Gli uni hanno come pretesto che i bambini "non sono maltrattati
dai genitori", gli altri che sono "senza documenti" o "accompagnati dai loro
genitori". Quanto alla DASS, le casse sono vuote, In breve, nessuno è
responsabile, né debitore di trovare loro un tetto.
Alle 16.00, una soluzione provvisoria viene trovata per sei di loro a partire
dall'indomani. Sotto condizione, ben inteso. Devono quindi firmare una lettera
nella quale si impegnano ad accettare di ritornare da dove provengono. Ma anche
lì, è complicato. La prefettura chiede che la lettera indichi "o di ritornare in
qualche altro paese in cui avremmo la nazionalità". E poi, la firma non ha
l'aria autentica. E comunque, la lettera è in francese, lingua che non
comprendono. In ogni caso (ripetiamo "in ogni caso"), per gli altri 16 e
soprattutto gli 11 bambini, non c'è una soluzione.
Alle 18.00, i capi famiglia decidono quindi di reinstallarsi in un hangar
abbandonato di fronte al Centro di Médecins du Monde. Una notte in più sul
marciapiede per sei di loro. E probabilmente molte altre ce ne saranno per gli
altri 18.
Simili in questo a migliaia di altre famiglie con bambini che sono fuggite
dalla guerra e si ritrovano a dormire sui marciapiedi delle nostre città,
vittime del gioco di ping-pong delle autorità e di una politica che si
incaponisce a fare della solidarietà un delitto.
Alle 18.00, quando la famiglia s'installa in mezzo a rifiuti e rovine, MDM
decide di fare quello che abbiamo l'abitudine di fare... a Kabul o Baghdad, in
stati destrutturati e deprivati. Cioè: assicurare la copertura dei bisogni
fondamentali di fornitura di acqua alla distribuzione di pannolini per i più
piccoli senza dimenticare prodotti alimentari e sacchi a pelo.
Il 19 aprile, i reclami dei vicini hanno suscitato l'intervento della polizia
che si manifesta a tre riprese nello spazio di 24 ore. I poliziotti chiamati per
un "furto con scasso" sono venuti con un cane. Ma non entrano nell'hangar non
volendo spaventare i bambini. Alla fine della conversazione, sono loro che,
mostrando in ciò più tolleranza dei vicini, reagiscono come "padri di famiglia"
e si dichiarano costernati da ciò che vedono.
E' finalmente la Protezione Civile che si che infine si muove dopo
mezzogiorno e dichiara il luogo "insalubre", ne mura l'ingresso e propone al
gruppo una notte presso un albergo, notti che diventano due dopo una
negoziazione.
Due notti in albergo... Quello che lo stato di salute dei bambini non aveva
permesso, è stato reso possibile dai reclami dei vicini. E' vero che loro, i
piccoli kosovari, non votano.
Alle 21.00 li accompagniamo. Là, gli cedono i nervi, ci dicono che non ne
possono più di questi rimpalli successivi ed insensati che li hanno condotti una
notte sul marciapiede, cinque in un centro d'alloggio d'urgenza in mezzo a
carcerati e senza fissa dimora, poi, ancora una notte sul cemento sotto la
pioggia. Ora, due notti in albergo, e dopo? Cosa stanno diventando?
Non è mancato il coraggio per arrivare sino a qui. In questa Europa che non
li vuole, che rifiuta loro la possibilità di immaginarsi un avvenire.
Un servizio d'alloggio per le urgenze che getta chi ha in carico sul
marciapiede, nello stesso modo che si sbarazza dei suoi rifiuti.
Istituzioni che richiedono ad un bambino ammalato di essere maltrattato (ma
il marciapiede non basta) a conformità di legge, o orfano prima di vedersi
eventualmente offrire un'accoglienza rispettabile.
Bambini che si sballottano dal marciapiede all'albergo e dall'albergo al
marciapiede.
Un'assistente d'urgenza motivata da criteri elettoralistici ma non dallo
stato di salute che undici bambini malati ed esauriti non hanno potuto ottenere.
Il maltrattamento istituzionale non potrebbe dunque essere alla stregua del
maltrattamento parentale, un motivo legittimo di assistenza?
Quella sera, all'albergo dove solo i reclami del vicinato avevano permesso
che fossero portati, non volevano che una cosa: lasciare la Francia ed andarsene
in Italia, dove hanno dei parenti, sempre in cerca di un sogno improbabile,
quello di un avvenire su una terra dove la loro vita non sia minacciata.
Un sogno promesso dall'annientamento sulle frontiere di un'Europa sorda, muta
e cieca.
Noi, Médecins du Monde, siamo colpevoli del delitto di solidarietà,
rivendichiamo il dovere dell'assistenza alle persone in pericolo ed abbiamo
lasciato a posto la nostra coscienza.
Cendrine LABAUME Coordinatrice MDM Marsiglia
[...]
Fotografie del 30/04/2009
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