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Articoli del 07/04/2009

Di Fabrizio (pubblicato @ 12:59:06 in Europa, visitato 1607 volte)

(IBO Italia), Ferrara, 7/04/2009. Domani, 8 aprile, è il Romano Dives, la Giornata Internazionale delle popolazioni rom, sinte, kalé ("gitani" della penisola iberica), manouche (sinti francesi) e Romanichals (inglesi). L'8 aprile 1971 a Londra si riunì il primo Congresso dell'International Romani Union, riconosciuta dall'ONU nel 1979 come associazione mondiale non governativa. Nel 2002, l'8 aprile è diventato Romano Dives, dove Rom, Sinti, Kalò, Manouche e Romanichals portano fiori e candele (lumini) lungo le rive dei fiumi del mondo.

IBO Italia che da anni collabora con l'associazione Rom Pentru Rom di Panciu, in Romania, dedica la copertina e l'approfondimento del suo notiziario annuale, Notizie IBO, in uscita nei prossimi giorni, al centro “Pinochio” e al progetto “L'educazione fa la differenza” con un articolo di uno dei volontari in servizio civile.

Un punto di vista diverso dal solito, un giorno con i bambini del centro, caso decisamente unico in una piccola realtà di circa 9000 abitanti. Qui i ragazzi trovano uno spazio per imparare attraverso attività di ricreazione manuale, sport, teatro, giocoleria, ballo, ma anche insegnamenti di educazione all’igiene, stradale, alimentare, oltre ad alcuni momenti di alfabetizzazione.

Il progetto "L'educazione fa la differenza", finanziato dal Consiliul Judetean della Vrancea, attuato in partenariato con alcune istituzioni locali di Panciu e di Focsani (comune, scuole, Direzione per la Protezione dei Minori) si propone di sviluppare le "abilità di vita" di bambini di età compresa tra i sei e i quindici anni, rivolgendo particolare attenzione ai bimbi rom e coinvolgendo le loro famiglie e l'intera comunità locale. Lo scopo è quello di sviluppare qualità comunicative e comportamentali che permettano ai bambini di acquisire maggiori capacità in materia di alfabetizzazione, creatività e motricità. Una seconda fase del progetto coinvolge le famiglie della comunità rom, attraverso una campagna di sensibilizzazione sull'importanza dell'educazione formale e non formale.

La non formalità è l'idea chiave su cui è basato progetto: non formalità nell'educazione, che diventa quindi più libera e destrutturata, integrando tecniche ludiche e creative, non formalità nella comunicazione durante la campagna di sensibilizzazione rivolta agli adulti. Tutto questo portato avanti da un'associazione rom rumena.

Seguendo due dei ragazzi, Cristi e Cosmin in una delle loro giornate tipo riusciamo ad immergerci nel profondo di questa realtà, che assomiglia da vicino a molte delle nostre periferie. Il centro offre però una possibilità di riscatto e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il prossimo 2 maggio durante una due giorni di incontri e scoperte per chi non è mai uscito da Panciu e non ha mia preso un treno, i ragazzi si esibiranno all'ambasciata Italiana di Bucarest davanti ad istituzioni ed autorità.

Un centro che vuole proporre un modello, ma che cerca continuamente nuove iniziative, collaborazioni e confronti. A luglio e ad agosto per esempio, con i campi di lavoro e solidarietà, c'è spazio per animatori con esperienza in giocoleria, tetaro e musica, per trasformare l'estate rumena in qualcosa di speciale.

IBO Italia - Giacomo Locci
Ufficio Comunicazione
Via Montebello 46/a 44100 Ferrara
tel. +39.0532.243279 - 247396
fax +39.0532.245689
Cell.+39.347/8851793
skype contact: giacolocci
e-mail: promozione@iboitalia.org
www.iboitalia.org

PS: mi viene segnalato anche il sito di Rom Pentru Rom. l'associazione con cui collaborano. Il sito è in italiano, rumeno e inglese.


L'EDUCAZIONE FA LA DIFFERENZA
Un giornata insieme ai bambini del centro “Pinochio” di Panciu

di Sergio Dalla Ca' di Dio, volontario in servizio civile con IBO Italia

Cosmin arriva in cortile roteando un diablo. Suo fratello Cristi, uno dei dipendenti dell’associazione Rom pentru Rom, lo guarda con occhio affettuoso: i suoi 19 anni si sentono spesso quando parliamo, con le sue risate ingenue e spesso ancora adolescenziali, eppure quando si tratta di curare suo fratello diventa incredibilmente serio e maturo, sfoderando un occhio attento che a prima vista non si direbbe avere.

«Manuel, Manuel» mi chiama, in oltre 5 mesi non ha ancora fissato nella sua mente che io sono Sergio, alla romena Sergiu, e non Emmanuele / Manuel, e viceversa: vuole farmi vedere come usa bene il diablo, come lo fa saltare in aria.

Il diablo, lo suggerisce il nome stesso, è un oggetto diabolico: una clessidra di plastica pesante, di dimensioni medio grandi, che viene tenuta in equilibrio e spostata lungo un sottile cordino attaccato a due bacchette. Una persona manualmente negata come il sottoscritto non è nemmeno capace di farlo partire, uno scricciolo tutto nervi come Cosmin lo fa girare e saltare ovunque, con rapidità e sicurezza. Troppa per i miei gusti, visto che la sensazione è sempre quella che mi cada sulla testa da un momento all’ altro, soprattutto quando sordo a ogni divieto inizia a lanciarlo in aria all’interno dell’ ufficio.

Cosmin rappresenta un’ anomalia al centro “Pinochio” di Panciu, il centro di aggregazione giovanile che da due anni accoglie ragazzi romeni, sia di etnia rom che non, in barba a qualsiasi discriminazione di moda negli ultimi tempi: i suoi 10 anni lo mettono di diritto nel gruppo dei ragazzi più grandi, che da qualche tempo oltre alle consuete sfide di pallone e ping pong, svolgono attività di teatro con Dan, un animatore teatrante di Bucarest che, oltre a frequentare parecchie compagnie teatrali, ha prestato volontariato per più di un anno con Parada, l’ associazione fondata dal clown Miloud che da anni aiuta i ragazzi delle fogne della capitale. Con Dan, i ragazzi stanno provando uno spettacolo teatrale che porteranno “in scena” il 2 maggio all’Ambasciata d’Italia in presenza delle istituzioni del nostro paese: vederli concentrati e attenti nell’ora e mezza settimanale di prove lascia un miscuglio di soddisfazione e stupore sui volti di chi, come Ale e Rita, da parecchio tempo lavora con loro e conosce le enormi difficoltà di concentrazione.

“L’ anomalia Cosmin” arriva all’ora e mezza settimanale di prove (rigorosamente con diablo al seguito) già abbastanza provato dalle due ore precedenti: il suo metro e mezzo scarso di altezza, infatti, gli consente di partecipare, risultando comunque tra i più bassi, anche alle attività del gruppo dei bambini, dove Daniela e Ionelia, rispettivamente maestra e psicologa della scuola di Panciu, volontarie dell’ associazione, aiutano Stefania, volontaria in servizio civile, e Rita, nelle attività di animazione ed educazione non formale.

Il centro Pinochio è un caso decisamente unico in questa piccola realtà di circa 9000 abitanti. Qui i ragazzi trovano uno spazio per imparare attraverso attività di ricreazione manuale, gioco, teatro, giocoleria, ballo, ma anche insegnamenti di educazione all’igiene, stradale, alimentare, oltre ad alcuni momenti di alfabetizzazione. Viorel, Sara, Fernando, Cassandra frequentando il centro evitano di finire in strada a mendicare, o peggio ancora di rimanere a casa in compagnia dei padri, spesso imbottiti di alcool. Il centro è una realtà che ormai accoglie una media di 30 – 45 tra bambini e ragazzi (dai 3 ai 16 anni) ogni giorno, unica realtà ricreativa giovanile in tutta Panciu, ed è destinato a vedere questo numero crescere entro la fine dell’ anno, quando verrà aperta una mensa, che fornirà un pasto caldo che si affiancherà alla merenda che giornalmente i volontari in Servizio Civile con IBO Italia preparano e servono per i ragazzi.

Oggi la merenda ha previsto pane, burro, marmellata e the caldo. Ormai sono le sei e i ragazzi possono avviarsi a casa, le urla di Daniela si sentono fin dall’ ufficio: «Acasa copii!» (“A casa bambini!”), ma convincere tutti questi piccoli diavoletti è un’ impresa titanica anche per lei, splendido esempio di maestra “vecchio stampo”, di quelle che sanno sempre come comportarsi coi bambini e sanno farsi rispettare anche davanti a gruppi di 40 – 50 piccoli esagitati. Da un anno circa collabora col centro come volontaria, due giorni alla settimana, che diventano 4 tra le riunioni e i sempre più frequenti viaggi di rappresentanza a Focsani, città a 20 km da Panciu capoluogo della Vrancea, la contea dove operiamo. É bello vedere come sia lei che Ionelia si lascino travolgere sempre di più dai progetti dell’ associazione, sempre più consapevoli che la presenza italiana deve ridursi e col tempo andare a scomparire mentre la Rom pentru Rom deve continuare ad esistere basata solo su dipendenti e volontari romeni, rom e non rom. Daniela lo ha capito anche grazie alla visita in Italia effettuata a dicembre, che le ha dato un’occasione importante per crescere e capire meglio il disegno che è alla base del nostro lavoro giornaliero.

Anche Elena, presidente dell’ associazione, e Vasile, il responsabile delle strutture e della logistica, hanno avuto in questi anni la possibilità di conoscere la realtà italiana e di IBO Italia in particolare, mentre Mariana, la giovane e sveglissima segretaria dell’ associazione, si trova in questo momento a Lodi, ospite delle ACLI, sempre in prima fila a sostenere il progetto del centro Pinochio.

Animatori ed educatori della Rom pentru Rom sono da due anni agevolati dal progetto "L'educazione fa la differenza", finanziato dal Consiliul Judetean della Vrancea, attuato in partenariato con alcune istituzioni locali di Panciu e di Focsani (comune, scuole, Direzione per la Protezione dei Minori).

Il progetto si propone di sviluppare le "abilità di vita" di bambini di età compresa tra i sei e i quindici anni, rivolgendo particolare attenzione ai bimbi rom e coinvolgendo le loro famiglie e l'intera comunità locale. Lo scopo è quello di sviluppare qualità comunicative e comportamentali che permettano ai bambini di acquisire maggiori capacità in materia di alfabetizzazione, creatività e motricità. Una seconda fase del progetto coinvolge le famiglie della comunità rom, attraverso una campagna di sensibilizzazione sull'importanza dell'educazione formale e non formale. Infine ci si propone di risvegliare l'interesse dell'intera comunità locale di Panciu verso le attività che l'associazione Rom pentru Rom svolge per incoraggiare lo sviluppo delle abilità e delle qualità presenti nei bambini e nei giovani che frequentano il centro ricreativo. La non formalità è l'idea chiave su cui è basato progetto: non formalità nell'educazione, che diventa quindi più libera e destrutturata, integrando tecniche ludiche e creative, non formalità nella comunicazione durante la campagna di sensibilizzazione rivolta agli adulti.

I bambini si sono avviati a casa e i ragazzi sono in sala in attesa di iniziare le prove: Dan oggi non c’è, arriverà domani mattina da Bucarest e si tratterrà tutto il giorno: oggi quindi le prove prevedono l’altra parte dello spettacolo che verrà portato in Ambasciata. É il momento della breakdance, Ionuz salta come un matto sulle note di una canzone hip hop, Sandu si alza pesantemente sulle braccia, Loredana danza dolcemente, George e Adi si muovono in maniera goffa, come Cristi. Il gruppo di ballo è decisamente improvvisato e deve visibilmente migliorare in grazia e sintonia, l’ attenzione però è calamitata dal solito Cosmin che, abbandonato il diablo in un angolo, schizza a destra e sinistra come una pulce e continua ad appoggiarsi a testa in giù sulle mani come un cartone animato giapponese, in barba a qualsiasi tentativo di farlo desistere. Ci si gela il sangue ogni volta che lo vediamo nelle sue spericolate evoluzioni, nonostante sia al tempo stesso decisamente divertente seguire i suoi movimenti da trottola. Chiederemo a Dan di vietargli i volteggi più pericolosi, con la minaccia di togliergli il diablo per una settimana!

Le sette e mezza arrivano rapidamente, le stufe da accendere ci chiamano e i ragazzi abbandonano il centro alla rinfusa. Cristi e Cosmin salutano e si avviano verso casa, il primo col suo fare ciondolante e l’ immancabile caciula, il berretto di lana, calato sulla testa, il secondo con le bacchette del diablo che roteano vorticosamente. Se non fossimo in una delle realtà più complicate della nuova Europa allargata sembrerebbero un duo comico in cerca di successo, nella realtà sono soltanto due ragazzi che cercano di sopravvivere dignitosamente alle difficoltà che la vita gli ha riservato: la Rom pentru Rom, con l’ aiuto di IBO Italia e dei suoi amici e sostenitori, fa il tifo per loro e per tutti i ragazzi del Centro Pinochio.

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:47:14 in scuola, visitato 1883 volte)

Da Romanian_Roma

by Sinziana Demian -30 marzo 2009

Un programma scolastico da agli studenti romanì ambiziosi la possibilità di ottenere la professione curativa.

CLUJ-NAPOCA, Romania - Guardando suo fratello più grande ricoverato dopo un serio incidente d'auto qualche anno fa, Alina Calin allora ragazzina, comprese gradualmente di non volere nient'altro che diventare dottore. Non solo decise che voleva salvare vite, considerò anche questo una buona strada per aiutare a combattere la discriminazione etnica, dice che da allora ha testimoniato nel sistema sanitario rumeno.

Sorella di altri quattro figli di una famiglia povera di Podu Iloaiei, piccola città vicino al confine orientale con la Moldavia, da allora Calin ha fatto molta strada. Adesso è una studentessa al terzo anno di medicina generale nella città nordorientale di Iasi, ed un modello per la sorella Mariana, che l'ha seguita iscrivendosi alla stessa università. Le due sono tra le prime destinatarie delle borse di studio per gli allievi romanì che cercano la laurea in medicina e farmacologia.

Attraverso un programma congiunto dell'Istituto Open Society di George Soros (vedi QUI ndr) e del noprofit regionale Fondo Istruzione Rom, la Romania è diventato il primo paese nell'Europa centrale ed orientale ad offrire queste borse di studio, come parte della più amplia iniziativa del Decennio dell'Inclusione Rom. La prossima sarà la Bulgaria, che ha iniziato quest'anno a sviluppare il programma.

"Ora sono più motivata che mai a fare bene e meritarmi realmente tutto ciò" ha detto Alina Calin. "E' per noi un incentivo incredibile a dare tutto ciò che abbiamo e lavorare per diventare professionisti responsabili."

Le borse di studio coprono le tasse scolastiche delle scuole accreditate dallo stato e delle scuole riconosciute ad indirizzo medico, come pure le spese vive. Basate sui risultati accademici, motivazione professionale, e capacità direzionali, 35 studenti non laureati e residenti di ogni angolo del paese sono stati selezionati l'autunno scorso per ricevere borse di studio sino a $ 6.000 all'anno. Gli studenti possono ricevere fondi supplementari partecipando a conferenze professionali o scegliendo studi di lingue incertificati come l'ESOL di Cambridge in inglese o lo Sprachdiplom in tedesco.

Il programma scolastico è sinora il più solido sforzo finanziario a sostenere l'avanzamento romanì nel settore sanitario rumeno. Programmi precedenti includevano la formazione di mediatori sanitari romanì e la creazione di posti speciali detassati per gli studenti romanì in diverse università mediche nel paese.

A parte la componente finanziaria, la borsa di studio comprende un campus di formazione giuridica di una settimana a settembre, proprio prima dell'inizio scolastico. Gli studenti apprendono sui differenti problemi con cui i Rom si confrontano e su come posizionarsi per portare avanti il cambiamento.

"Prima di tutto abbiamo provato ad aiutarli a ripensare il modo in cui pensano di essere parte della minoranza romanì," ha detto Daniel Radulescu, formatore del campus e presidente della filiale di Bucarest di Sastipen (vedi QUI ndr), un programma europeo volto a migliorare la salute dei Rom. "Quando siamo partiti con questo campus, diversi studenti avevano una bassa autostima e si lamentavano di essere ripetutamente vittime di attitudini e pratiche discriminatorie. Altri confessavano che facevano di tutto per nascondere la loro etnia. Abbiamo cercato invece di motivarli e di far vedere questa come una sfida straordinaria. Hanno una grande opportunità di diventare leader e aiutare a rompere le vecchie barriere e pregiudizi."

A seguito di un laboratorio teorico di sei giorni, gli studenti poi vanno in diverse comunità romanì remote e sottosviluppate, per osservare di prima mano la critica situazione pratica. Alcuni, cresciuti in aree urbane o etnicamente miste,hanno ammesso di essere rimasti shoccati da ciò che hanno visto.

"Sapevo che stavano male, ma non capivo potesse essere così male," ha detto Aurelia Dulreghu, al terzo anno di balneo-fisioterapia e studentessa a Bucarest. "Vedere quelle condizioni di vita precarie mi ha frustrato enormemente, ma mi ha dato anche forza. Sono lieta che tra poco sarò in una posizione in grado di aiutarli io stessa."

Dulgheru, assieme ad altri due studenti romanì di Bucarest, si è già offerta come volontaria presso un nuovo centro medico che fornisce diagnosi gratuite in un quartiere della capitale a predominanza rom. Radulescu stima il loro impegno ma nel contempo sottolinea un "principio vitale" per tutti i futuri professionisti romanì della sanità: non dovranno offrire trattamento speciale ai pazienti rom.

NELLA COMUNITA'

"Una simile tendenza sfiderebbe l'intero scopo di che cosa stiamo provando a fare," ha detto Radulescu. "Non dobbiamo arrivare al punto dove i Rumeni discrimino i Rom o viceversa. Porterebbe in definitiva ad uno stato nello stato. La nostra unica possibilità ora è di adottare nuove pratiche ed imparare realmente cosa significhino mutuo rispetto e lavoro di squadra."

Nessuno sa quanti dottori romanì praticano in Romania, ma Radulescu ha detto che molti cercano di mantenere segreta la loro etnia. Anche se concede che le polarizzazioni sono difficili da cambiare in una società che vede pochi valori nell'etnicità romanì, ha detto che questo programma scolastico è un piccolo ma significativo passo nel dimostrare che i Rom possono avere successo. E' convinto che i dottori romanì possano ottenere credibilità e rispetto.

"Alla fine si sceglierà chi può trattarti meglio," dice. "Qualsiasi paziente preferirà il miglior dottore disponibile, e non posso credere che ci sarebbero problemi se il dottore fosse rom o di altra etnia. Non c'è differenza con altre professione dove i Rom sono attivi. Se sono bravi in quel che fanno, allora la gente chiede i loro servizi e diffonde attorno buone parole."

Il programma prova a costruire un regolare dialogo interculturale assegnando delle guide a tutti gli studenti romanì. Tipicamente i dottori nelle città dove gli studenti continuano i loro studenti, li assistono con consigli pratici ed oltre.

"Sto passando loro delle informazioni di quando mi stavo laureando," ha detto Cristina Agavriloaiei, che assiste le sorelle Calin ed un altra studentessa di Iasi. "Parliamo anche di personale medico, e tento di essere un amica per quanto posso. Rispetto le ragazze, e non penso mai che siano differenti da me e dagli altri colleghi."

Eugen Varga, studente al quinto anno di medicina generale nella città occidentale di Oradea, ricorda il primo incontro con la sua guida.

"La prima volta che abbiamo parlato assieme mi sono sentito importante. E' stato tutto improvvisamente differente, quando un dottore rumeno mi ha seguito realmente ed ha provato ad assicurarsi che stessi facendo tutto bene. Mi ha aiutato con dei libri e  mi ha preso assieme quando era in esercizio. Tutto questo per me è stato senza prezzo."

Sulle fondamenta del successo 2008-2009, è stata lanciata una seconda edizione del programma. Come l'anno scorso, quando erano disponibili 60 borse di studio per solo 53 richiedenti. Robert Matei, coordinatore nazionale del programma con sede a Cluj, ritiene che questa volta la partecipazione sarà più sostanziosa, dato che gli studenti sono meglio informati ed hanno più tempo per preparare le loro richieste. Quanti hanno avuto una borsa di studio per l'anno in corso possono fare una nuova richiesta, purché ne abbiano i requisiti - il più importante, di aver passato tutti gli esami. Possono anche fare richiesta i cittadini moldavi di etnia romanì che studino in Romania.

Il Ministero della Sanità, ha bene accolto il programma. In una conferenza stampa di presentazione della seconda tranche di borse di studio, il sottosegretario Raed Arafat ha detto: "Dobbiamo appoggiare questi giovani ragazzi e ragazze, che stanno per ottenere grandi cose."

Sinziana Demian is a writer for Formula AS magazine in Bucharest. Photo by Ernstl.

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:36:42 in Europa, visitato 1841 volte)

Da Roma_Daily_News

Membro della giuria EU del Premio Giornalista 2008, Ivan Ivanov è Direttore Esecutivo di ERIO (Ufficio Informazione Rom Europei), un'organizzazione di consulenza internazionale che combatte la discriminazione contro i Rom. Ivan ci parla del concorso e, per segnare il Giorno Internazionale dei Rom dell'8 aprile, le sfide di fronte ai Rom nell'Europa di oggi.

Quanto è stato importante che il Premio Giornalista 2008 includeva anche un premio speciale sui Rom?

Sì è stato importante. Da una chiara evidenza che le tematiche rom hanno guadagnato riconoscimento a livello europeo. Il premio è specificatamente per le questioni anti-discriminazione. Dedicare un premio speciale ai Rom significa che la UE riconosce che sono uno dei gruppi più discriminati, a cui riservare speciale attenzione.

Pensa che ci siano molti giovani rom, come descritto nell'articolo di Mika Kontorousi (PDF in inglese, QUI ndr), che stanno rompendo con il "tradizionale" stile di vita delle loro comunità?

Sì, conosco molti giovani rom che pur rispettando molto le loro tradizioni, non le seguono tutte. Almeno quelle tradizioni che sono in contraddizione con la loro voglia di costruirsi una vita migliore, e che possono creare difficoltà per la loro integrazione nella società, o nella loro crescita scolastica e professionale.

Se potesse sfidare tre idee sbagliate comuni circa i Rom, quali sarebbero?

Prima di tutto: non tutti i Rom sono criminali e non tutti mendicano per le strade. Ingannare chi paga le tasse vivendo di benefici, non è il loro scopo di vita!

Seconda cosa, i Rom vogliono integrarsi... Vivere in ghetti segregati non è una loro scelta. Se potessero scegliere tra l'essere integrati nella società con accesso all'istruzione ed all'impiego, adeguata assistenza sanitaria e servizi sociali, un alloggio decente ed uno sviluppo libero dalla discriminazione, oppure vivere in estrema povertà in un posto che manca di acqua corrente ed elettricità che è lontano dalla comunità locale e da tutti i servizi e dove non ci sono trasporti - è chiaro che i Rom non sceglierebbero la seconda opzione.

Terzo, che i Rom non sono una tribù esotica. Non sono dei marginali, sono Europei che hanno influenzato la cultura europea e vissuto qui da almeno 700 anni. Non sono bravi soltanto a suonare musica, danzare e cantare. Se venisse data loro l'opportunità, sarebbero anche bravi politici, amministratori, avvocati, medici ed insegnanti.

I Rom sono apparsi nei media durante il 2008 per ragioni entrambe negative, vale a dire gli attacchi ai campi rom in Italia, e sviluppi più positivi come il primo Summit dei Rom Europei. Quali sono le sue speranze per il 2009?

Parte del piano d'azione della Commissione Europea è lo stabilirsi di una Piattaforma di Integrazione Sociale dei Rom. Un altro sviluppo interessante è la proposta di organizzare un altro summit rom nel 2010, che valuterebbe cosa è stato realizzato dal primo summit del 2008. Penso che questa sia una buona idea, specialmente se questo è organizzato su basi regolari - per esempio ogni due o tre anni.

Secondo il suo punto di vista, quali sono i principali ostacoli che ancora rimangono da essere superati?

Ci sono molti ostacoli che creano difficoltà all'integrazione dei Rom. Molti dicono che c'è mancanza di volontà politica: è vero che negli ultimi due anni la UE ha mostrato volontà politica, ma manca ancora l'impegno politico.

C'è bisogno di politiche UE globali che coprano tutti i campi dove i Rom affrontano l'esclusione e la discriminazione, inclusa l'esecuzione di tutta la legislazione esistente.

Migliorare la situazione dei Rom dev'essere anche una responsabilità condivisa tra la UE ed i differenti Stati Membri con un chiaro collegamento sviluppato tra la UE e le politiche nazionali che riguardano i Rom.

Pregiudizi e stereotipi sono seri ostacoli da superare ed i media come pare le campagne come "Per la Diversità Contro la Discriminazione" hanno un ruolo importante da giocare. E' anche necessario incoraggiare la promozione della diversità nei campi dell'istruzione e dell'impiego, come pure sviluppare curriculum scolastici sensibili e mettere in atto regole sui posti di lavoro.

Inoltre, i Rom dovrebbero partecipare ai processi decisionali come pure nell'esecuzione di queste politiche. Non dovrebbero essere beneficiari passivi di politiche disegnate per loro da qualcun altro e svolte senza la loro partecipazione e senza prendere in considerazione la loro opinione e specificità etnica.

To learn more about ERIO’s work visit their website.
European Roma Information Office (ERIO) website: http://www.erionet.org
First European Roma Summit: http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=423&langId=en&eventsId=105&furtherEvents=yes

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:24:35 in Italia, visitato 1878 volte)

Dal blog del Circolo Pasolini di Pavia

[Giorgio Trigila ci ha inviato questo prezioso articolo da "Il Giornale di Voghera"]. Il Tar rinfresca tristi ricordi. Dieci anni fa, a Voghera il voto dell'intolleranza di Giorgio Silvani

Nei giorni scorsi, a dieci anni di distanza, il TAR della Lombardia ha  inviato una comunicazione abbastanza grottesca ai promotori del ricorso  presentato nel marzo 1999 (il giornalista Antonio Airò e l'Associazione Insieme  di Voghera) con il quale si chiedeva di sospendere l'effettuazione dei due  tristemente noti referendum cittadini su campo nomadi e centro di accoglienza. Nella comunicazione il Tribunale Amministrativo chiede ai "ricorrenti" se  esista ancora la volontà di proseguire in quel tentativo, allora vanificato da una prima sentenza negativa, o se si possa procedere all'archiviazione.  Anche se si tratta di un atto dovuto, la verifica di certi tempi assurdi  della giustizia lascia un po' "senza parole", come nella settimana enigmistica. La notizia però è una buona occasione per non "archiviare" quel che accadde  nella nostra città proprio in questi giorni, dieci anni fa. E' infatti utile  ricordare che allora Voghera conquistò clamorosi spazi  nelle cronache nazionali, grazie (sic!) proprio a quei due referendum locali  promossi dai consiglieri comunali allora all'opposizione: Daniele Salerno, esponente dell'UDR e oggi assessore al bilancio in quota Forza Italia, e  Giuseppe Aneomanti di Alleanza Nazionale. La consultazione venne resa possibile  da una rilevante raccolta di firme e sostenuti da una campagna di allarmismo al  limite della xenofobia dalle forze del centro destra (e forse non solo ).  Nonostante le forti resistenze di molti cittadini, le proteste, i clamori  riportati da articoli sui principali quotidiani italiani e addirittura alcune  vibrate interrogazioni parlamentari, le due consultazioni vennero ammesse dall' amministrazione cittadina di allora e accorpate al referendum nazionale sull' abolizione della quota proporzionale. Così accadde che il 18 aprile 1999, il 59% dei vogheresi ammessi alle urne  (circa 20 mila su 36 mila iscritti alle liste elettorali) andò a votare e al  primo quesito, che chiedeva 2se si era favorevoli alla realizzazione di un  campo di sosta per le popolazioni di etnia tradizionalmente nomade o seminomade", l'81,36% (16.200 voti) rispose no contro il 18,64% di "sì" (3.700  voti). Al secondo quesito, che domandava "se si era favorevoli alla  realizzazione di un centro di prima accoglienza destinato ad ospitare cittadini  extracomunitari" rispose negativamente il 72,55% (circa 14.500 voti) contro il  27,45% di "sì" (5.500 voti).  Poco importa che alla fine più della metà dei cittadini non si pronunciò o  non sostenne l'iniziativa. L'esito del referendum colpì nel segno. I due  progetti, a lungo trascinati in estenuanti dibattiti, furono affossati e a  nulla valsero le reazioni indignate di alcune forze politiche e sociali, di  semplici cittadini, del volontariato, della comunità religiosa (quest'ultima  peraltro piuttosto "tiepidina") che, fino all'ultimo, avevano denunciato il  carattere discriminatorio e la gravissima dimostrazione di intolleranza. "Considerando che i due referendum erano comunque solo consultivi e che è  tutta da provare la validità di una consultazione direttamente mirata su  persone e gruppi etnici, e quindi in contrasto con i principi costituzionali,  chiediamo all'Amministrazione Comunale e al Sindaco Scotti (Ulivo) di procedere  comunque per fronteggiare le emergenze e le necessità più volte sottolineate e  non più rinviabili così come chiediamo alla città di recuperare i valori della  solidarietà e dell'attenzione verso i deboli che sono prerogativa  irrinunciabile del vivere civile di una comunità". Così si leggeva nel commento  post-voto sottoscritto da chi aveva sempre sostenuto la necessità di dare una  sistemazione ai cittadini sinti, da anni miseramente segregati nel cortile  della ex caserma e di dotare la città di un riferimento per le numerose  emergenze sociali, sottolineate anche da inquietanti dati dell'Osservatorio  Voghera " Cantiere di Solidarietà 1999".  Per un attimo la Giunta di centrosinistra sembrò davvero non voler sottostare  e, dopo l'esito del voto, ribadì che la consultazione era da considerarsi  "equivoca e comunque non vincolante", aggiungendo che "si sentiva comunque in  dovere di intervenire con misure idonee volte a rimuovere le gravi condizioni  di emarginazione sociale esistenti". Un inutile colpo di coda che finì nel  nulla, visto che appena un anno dopo iniziò "l'era Torriani" e,  paradossalmente, due anni fa il governo di centro destra decise di realizzare  il campo per i Sinti cittadini, facendosene pubblico vanto tanto da rinnegare  la "minaccia" di allora e sbandierarlo come  "fiore all'occhiello"  pubblicizzato in tutto il Paese.   Per tornare alla richiesta a dir poco "tardiva" del TAR, con cui abbiamo  aperto questo articolo, gli interessati hanno naturalmente risposto di non aver  alcuna intenzione di proseguire. Non potevano fare diversamente visto che la  frittata è stata fatta da tempo e che Voghera ha già versato allora una bella  quota di intolleranza e di scarso civismo. Per carità, le occasioni per  rinnovare atteggiamenti di intolleranza e disattenzione non sono mancate in  questi dieci anni. In più di un frangente il governo cittadino ha dimostrato  scarsissima disponibilità verso i problemi delle emergenze sociali cittadine,  verso i più deboli, gli emarginati del nostro territorio, con provvedimenti  talvolta sconcertanti (come le multe a chi chiede l'elemosina davanti alle  chiese, certi sgomberi messi in atto alla periferia della città…  fino a  sfiorare il ridicolo con quel divieto di sedersi sulle panchine nelle ore  serali che ha fatto il giro d'Italia…). Magari al peggio non c'è limite, ma è  anche vero che dieci anni fa Voghera raggiunse comunque un livello  difficilmente superabile. 

"Il Giornale di Voghera", 3 Aprile 2009

 

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