Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 24/04/2009
Ricevo da
Roberto Malini
Nella foto di Steed Gamero, Codrean Ciuraru, Rom romeno. Ha subito
diversi episodi di intolleranza e violenza razzista, anche da parte di agenti
delle forze dell'ordine. Dopo aver denunciato i suoi aguzzini in divisa, è stato
minacciato e costretto a fuggire all'estero. Il suo caso è uguale a quelli di
centinaia di suoi concittadini di etnia Rom in Italia.
Bruxelles, 22 aprile 2009. L'Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra)
pubblica oggi il suo rapporto su minoranze e migranti. Il rapporto Fra ha un
valore statistico assoluto, basandosi su un campione di 25 mila interviste,
oltre che sui rapporti delle Organizzazioni per i Diritti Umani che basano le
loro ricerche su verifiche effettive, testimonianze e documenti. Secondo i dati,
il 50 per cento dei Rom, in Europa, percepisce una forte esclusione sociale e ha
subito nel corso degli ultimi dodici mesi almeno un'aggressione razzista.
Seguono africani sub-sahariani (41%) e nordafricani (36%). Riguardo ai rapporti
con le autorità, l'82% non denuncia le violenze subite; secondo il 62% ''tanto
non cambierebbe niente''. I nordafricani, secondo il rapporto, percepiscono
maggiormente l'atmosfera discriminatoria nel paese in cui vivono: sono il 94%
degli intervistati), seguiti dai Rom in Ungheria (discriminazione percepita dal
90%). In Italia, il pregiudizio è percepito dal 77% dei romeni (ma se si dovesse
considerare un campione di Rom romeni, arriveremmo al 98%) e dal 76% degli
albanesi. Sempre nel nostro Paese, l’89% dei romeni e l’82% degli albanesi e dei
nordafricani non ha conoscenza di associazioni che possano realmente aiutarli di
fronte a episodi di discriminazione. Il 52% dei nordafricani, in Italia, è stato
colpito da atti razzisti negli ultimi dodici mesi: è il settimo gruppo fra i
dieci più discriminati in Europa. Riguardo ai controlli delle forze dell'ordine,
il 74% dei nordafricani ritiene che le autorità prendano di mira i migranti,
solo a causa della loro etnia. Morten Kjaerum, direttore dell’Agenzia europea
per i diritti fondamentali (Fra), ha dichiarato che è ormai necessario
promuovere politiche più mirate per curare il male sociale del razzismo affinché
“migliaia di casi di crimini razzisti non restino invisibili".
Da
Kelebek
Chiedo scusa della mia assenza, che spero sia provvisoria... in questi giorni
ci si sveglia più verso le tre che verso le quattro per lavorare. Comunque
voglio dare più risalto a un commento fatto ieri sera da Maria su questo blog.
Trattandosi di un commento, si tratta di un testo scritto di getto, senza
riferimenti. Ma credo che sia importante pubblicarlo comunque. Tra parentesi, è
interessante la differenza tra la pratica tradizionale dei Rom - altroché Family
Day - in cui è normale che i membri meno sfortunati della grande familja
allargata si prendano cura dei bambini dei più disastrati, e la visione di certi
magistrati e operatori sociali. Ovviamente, chi ha tolto i bambini al padre/zio
potrebbe avere ragione in termini strettamente legali: la persecuzione, più che
nella loro azione, sta nella mancanza di reazione o di interesse di altri per la
vicenda. Ti segnalo l'ennesima ignobile persecuzione contro una persona rom. Si
tratta del bosniaco Zafir Hamidovic fermato con i suoi due figli perchè la
bambina somigliava a Denise Pipitone, la piccola scomparsa alcuni anni fa.
L'hanno accusato di essere il rapitore di Denise; il dna lo ha scagionato da
questa accusa ma parzialmente in quanto soltanto il bambino è risultato essere
suo figlio; la bambina è figlia di un cugino e Zafir l'ha in affido fin da
piccola. Una cosa è accertata, la piccola NON è Denise Pipitone. Malgrado, però,
le cose si siano parzialmente chiarite, o chiarite per l'accusa più infamante, i
due bambini gli sono stati tolti e affidati a una casa famiglia. Sono passati 15
giorni, i piccoli sono traumatizzati sconvolti, la madre disperata come il padre
ha detto piangendo. Ecco io mi domando, se zafir non fosse stato un rom bosniaco
avrebbe dovuto subire questo terribile affronto, non ancora sanato, in quanto i
bambini non gli sono stati restituiti? Adesso è indagato per due reati di cui
uno riguarda l'aver mentito riguardo alla bambina, il non aver detto subito,
voglio dire, che era figlia "adottiva". E nemmeno il bambino comunque, suo con
certezza a prova di dna, non gli è stato ad oggi ridato. Se Zafir Hamidovic
fosse stato un'italiano, un inglese, un americano, un francese, avrebbe avuto
simile trattamento? Credo di no, quantomeno avrebbe subito gli inevitabili
accertamenti in modo ben meno pesante . Ma zafir è un rom bosniaco e quindi non
merita nessun rispetto o cautela, e i bambini nessuna misericordia. maria
Da
Roma_Italia
Laura Clarke, 15/04/2009
L'Antica Sartoria Rom produce vestiti su misura ispirati al design romanì
del XIX secolo
Entrare nel laboratorio tessile di Via Nomentana 952 è come entrare in
un altro mondo. Qui l'uniformità unisex delle confezioni odierne lascia il passo
ad indumenti di straordinaria femminilità e stile. Manichini vestiti di velluto
o cashmere, corsetti e lunghe file di gonne a fiori punteggiano il locale.
L'uniformità del locale fa da forte contrasto ai colori degli abiti in mostra:
verde mela, blu cielo, rosso fuoco, rosa albicocca. Questa è l'Antica
Sartoria Rom, una cooperativa di Romnià che producono abiti su misura
ispirati al disegno tradizionale romanì del XIX secolo.
L'iniziativa prese vita nel campo di Via della Martora - Via Collatina a Roma
est, dove un gruppo di donne rom voleva guadagnarsi da vivere ma senza imparare
un nuovo lavoro. "La formazione professionale è complicata per gli adulti," dice
la coordinatrice del progetto Alessandra Carmen Rocco, un'Italiana diplomata
artistica con un diploma di conservatorio, che si è avvicinata ai Rom per la sua
passione per la loro musica. "Prima di tutto, di solito non è pagata, poi c'è
l'opposizione dei mariti, e per finire, chi guarderà tutti i bambini?"
Inizialmente, le donne consideravano due opzioni: babysitting ("le donne rom
sono eccellenti babysitter, dato che le ragazze curano i fratelli e le sorelle
più giovani sin dalla tenera età," dice Rocco) ed aprire un ristorante ("I Rom
cucinano molto bene e la loro cucina è il risultato del contatto con le diverse
comunità ospitanti), ma tutti e due gli schemi sono stati rapidamente
abbandonati per ragioni pratiche. Poi un giorno le donne hanno prodotto a mano
un vestito e così è nata l'idea della sartoria.
"Il progetto si adattava perfettamente perché le ragazze rom imparano a
cucire a mano da molto giovani," spiega Rocco. "Inoltre, i Rom hanno mantenuto
la distinzione tra il proprio modo di vestire e quello della comunità ospitante.
Le tradizioni - gonne lunghe, cinturini stretti, corsetti attillati - sono
rimasti." Le donne hanno continuato a fare una serie di indumenti, che vendono
per i campi. Inizialmente i vestiti hanno sollevato entusiasmo, ma visto che
erano fatti a mano, sono presto stati messi da parte, dando una cattiva nomea
all'iniziativa.
Nel frattempo il gruppo ha deciso di focalizzarsi nel cucire vestiti
ispirati agli stili tradizionali del XIX secolo. "Le donne vivono in condizioni
che ricordano [quei tempi], senza elettricità o acqua corrente,e vogliono che i
loro vestiti riflettano questo," spiega Rocco. I membri hanno contattato le
anziane Romnià che vivono nei campi attorno a Roma, per sapere come la gente si
vestiva in quel periodo e sono tornate con una serie di modelli. Poi i fondi
sono stati assicurati dalla provincia di Roma per acquistare macchine da cucire,
impiantare un laboratorio e fornire una formazione più approfondita.
All'inizio le donne hanno presentato i propri lavori alla Centrale Montemartini
in Via Ostiense nel dicembre 2003. Da allora sono apparse all'evento AltaRoma haute
couture il presso il Parco Auditorium della Musica, a MACRO, parte di una
collezione preparata dal designer milanese Romeo Gigli (vedi
QUI ndr), al Club La Palma nell'area Portonaccio per il lancio della
cooperativa nel 2006 e, più recentemente, alla Città dell’Altra Economia al
Testaccio. Dopo anni di lavoro in locali inadeguati, nel 2005 finalmente è stato
garantito loro dal consiglio municipale locale l'uso indefinito dello spazio in
via Nomentana, come riconoscimento del contributo dato dal rogetto
all'integrazione degli stranieri nell'area.
La sartoria produce principalmente vestiti da donne - gonne, top, cappotti,
scialli - ma anche vestiti e gilet maschili, gli indumenti sono fatti soltanto
con fibre naturali e tipicamente includono intricati ricami disegnati usando
pezzi di vetro, perline, lustrini e cristalli Swarovsk. Molti dei tessuti sono
originari direttamente della Romania e sono portati in Italia dalla capo
cucitrice Gabi
Raducan che, a differenza di molti Rom di oggi, continua a seguire uno stile di
vita nomade, viaggiando su e giù tra i due paesi. I prezzi variano dai 90 ai
1.000 €uro o più, a seconda del vestito, tipo e quantità del materiale usato e
del ricamo adoperato. Attualmente il laboratorio impiega sette donne, che
guadagnano 500 €uro al mese. Molti clienti sono dei privati che si avvicinano
alla sartoria per varie ragioni compresa la ricerca di un abito da matrimonio.
Il 2009 è iniziato male con l'allagamento del laboratorio dovuto alle
pesanti precipitazioni della fine dell'anno scorso. Inoltre la comunità rom di
Roma sta fronteggiando un sovvertimento dovuto ai piani delle autorità cittadine
di smantellare i numerosi campi non autorizzati e trasferire i loro abitanti
fuori dal Grande Raccordo Anulare (GRA). Però, Rocco dice che la mossa non ha
riguardato le lavoratrici tessili, che vivono nel campo autorizzato di Via della
Cesarina, non lontano dal laboratorio.
A dispetto di queste difficoltà ha grandi speranze per quest'anno. In
primo luogo le donne stanno organizzando un'altra esposizione di moda dove
introdurranno anche una linea di vestiti per bambini. In aggiunto hanno appena
lanciato un sito web
per presentare e promuovere il loro lavoro, che offre ai potenziali clienti
un'idea migliore della bellezza ed unicità degli indumenti che offrono.
Antica Sartoria Rom
Via Nomentana 952
tel. 339/2357366 (Carmen)
anticasartoriarom@libero.it
www.anticasartoriarom.it
Fotografie del 24/04/2009
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