Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 03/04/2009
Da
uni-service.it
Prefazione di Moni Ovadia
* Antun Blazevic (Tonizingaro)
"Caro fratello mio,
Ti scrivo questa lettera con le mie mani e tu sicuramente sarai sorpreso perché
quando sono andato via da casa, non sapevo quasi né leggere né scrivere, ma,
ringraziando la scolarizzazione che qui funziona a meraviglia, sono riuscito a
frequentare corsi serali di lingua italiana e adesso eccomi qui che scrivo e
leggo pure in italiano, è bellissimo...
Adesso i miei figli Alessandra e Gianfranco vanno a quella grande “Università”
che è gratis e di tutto questo devo ringraziare gli insegnanti che si sono
occupati di loro anno per anno...
Gli altri miei cinque figli vanno in diverse scuole: Daniela, Umberto e Mario
vanno alle superiori, Silvio invece sta alle medie.
L'ultimo, Roberto, luce dei miei occhi, va alle elementari e tutti gli
insegnanti sono molto contenti di lui. Sicuramente sarai sorpreso perché ho dato
tutti nomi italiani ai miei figli. C'è una spiegazione molto facile. Qui in
Italia tutti gli italiani danno ai loro figli i nomi dei santi protettori.
Siccome io sono qui da tanti anni ho deciso di dare ai miei figli i nomi delle
persone che proteggono i nostri diritti qui in Italia."
Tristezza ironica, gioia di vivere, speranza: sono i fili conduttori che
accompagneranno il lettore in questo viaggio.
Racconti e poesie si alternano con vivace ritmicità e sono lì a testimoniare la
quotidianità di questo popolo, i Rom ("per gli italiani zingari"), con la
speranza di sconfiggere l’ignoranza e l’intolleranza.
aprile 2009 - pagine 72, 10.50 EUR
Da
reterom
A tutti i cittadini
"Vieni, entra…"
5 Aprile 2009 - h 15,00
Porte aperte al Casilino 900
per una giornata di condivisione tra i residenti del campo e gli abitanti dei
vicini quartieri.
Forse non tutti siete a conoscenza che la storia del campo Casilino 900
inizia negli anni 60, quando le popolazioni rom hanno preso il posto degli
immigrati italiani che occupavano questo lembo di terra, all’angolo tra la via Casilina e la Palmiro Togliatti. Avendo ottenuto gli alloggi popolari, appunto,
gli italiani lasciarono lo spazio alla comunità nomade che si insediò nel campo,
attraversando non poche difficoltà fino ai nostri giorni.
Il Casilino 900 non è attrezzato con moduli abitativi prefabbricati, come altri
campi, ma realizzato in autocostruzione e senza un sistema di infrastrutture:
strade non asfaltate, nessuna rete fognaria, nessuna rete idrica (una sola
fontanella), wc chimici, generatori a benzina e stufe a legna. Viviamo in più
abitazioni di diversa fattura, in baracche (alcune fatiscenti) e in roulottes.
Negli ultimi anni sono stati fatti considerevoli passi avanti, come la crescita
del tasso di scolarizzazione dei bambini e dei minori del campo che è salito
all’80 % nell’anno scolastico 2008/2009, dal 40% che era nel 2003, grazie a una
mediazione e ad un intervento che ha coinvolto, oltre che i portavoce delle 4
etnie del campo, anche i giovani e le famiglie del Casilino 900.
Abbiamo ottenuto uno spazio domenicale per l’avvio di un “Mercatino Rom”, che
consente una piccola entrata a circa 60/70 famiglie per garantire la
sopravvivenza quotidiana. Numerose sono le associazioni, i movimenti ed anche i
singoli cittadini che in vari modi ci offrono il loro sostegno e il loro aiuto,
riuscendo a cogliere e valorizzare, nonostante tutto, quella parte di noi rom
che vuole riscattarsi, integrarsi e che cerca di vivere con onestà nella grande
metropoli romana.
Sono presenti nel campo tanti volontari che promuovono iniziative a vari
livelli: attività ricreative, di sostegno scolastico, e anche di formazione
sanitaria per prevenire le malattie. Inoltre c’è un progetto per la creazione di
una “cooperativa” dove le donne rom potranno essere impiegate in lavori di
sartoria, gli anziani nell’artigianato tradizionale, i giovani aiutati per
l’inserimento nel mondo del lavoro e i capifamiglia inseriti nelle società di
giardinaggio e nello smaltimento di rifiuti ingombranti.
Il campo, in molte occasioni, si è dimostrato disponibile al dialogo con le
autorità pubbliche, con i comitati di quartiere, anche attraverso tavole rotonde
per un serio confronto sulle problematiche che man mano si presentavano. Nei
mesi scorsi è stato firmato, in Campidoglio, un accordo tra i rappresentanti del
campo e il Sindaco di Roma. In questo accordo, storico per il popolo rom, il
Comune di Roma, in attesa del trasferimento in una nuova area attrezzata, si è
impegnato al ripristino nel campo dell’acqua e della luce: i residenti del campo
hanno organizzato un “comitato di sicurezza” al fine di far rispettare le regole
e allontanare chi delinque; in collaborazione con l’AMA i residenti hanno
lavorato per lo smaltimento della grande quantità di rifiuti che si era
accumulata nel tempo.
Proprio per significare la disponibilità da parte nostra al dialogo, rivolgiamo
alla cittadinanza le scuse e il rammarico per i fatti che possono aver
accresciuto la diffidenza, favorito la chiusura verso la cultura rom e
contribuito a creare quello stereotipo per cui: “rom uguale delinquenza”.
Rammarico che nasce proprio dalla certezza che la nostra cultura, la nostra
storia ha molto più da offrire di quanto comunemente si è a conoscenza. Noi con
voi condanniamo con forza ogni evento illegale, contro la dignità umana, cosa
che non è propria della nostra cultura, così come della vostra.
In questi ultimi mesi si sono verificati numerosi avvenimenti che hanno visto
coinvolti sia gli abitanti del campo che quelli del quartiere. Non sono certo
mancati momenti di tensione e duro confronto.

Il 5 aprile 2009 vuole essere una data importante e significativa di
crescita, dialogo, apertura, attraverso la condivisone di momenti, proprio qui
nel campo!
Apriamo le porte per mostrarvi che c’è una parte buona del Casilino 900 che
pochi conoscono, che troppe volte è invisibile: fatta di uomini, donne e bambini
rom che cercano di sopravvivere tra mille difficoltà e che vogliono integrarsi,
dialogare, lavorare e contribuire alla società nella quale si trovano; sono gli
stessi rom che allontanano i malfattori e i delinquenti all’interno del campo.
Sarà una gioia per noi, comunità rom del Casilino 900, condividere con voi le
iniziative, i traguardi, le ansie e i progetti, le nostre tradizioni e culture;
vedere con voi a che punto del cammino ci troviamo, individuare insieme i punti
in comune, elaborare con voi un’idea di dialogo capace di far crescere entrambi,
capace di aprire davvero le porte, per arrivare insieme a capire che siamo
davvero tutti… FIGLI DI UNO STESSO PADRE!
Vi aspettiamo il 5 Aprile, domenica delle palme, alle ore 15, sul piazzale
davanti al campo, per una celebrazione con la benedizione degli ulivi a cui
seguirà un dibattito-tavola rotonda su alcuni temi importanti della nostra vita.
Pianteremo un albero di ulivo simbolo di vita e di pace. Concluderemo con feste
e danze proprie della nostra cultura.
Gli abitanti del Casilino 900.
Sugli organi di stampa gira la notizia che questa volta lo sgombero del campo
ROM di via Bacula di lunedì 30 marzo (vedi
QUI ndr) è stato effettuato offrendo a tutti delle alternative
abitative.
Questo era quello che il Tavolo Rom, composto da tutte le realtà associative
che si occupano di Rom e Sinti a Milano si auspicava, tanto è vero che nelle
ultime settimane, con diverse modalità, si era chiesto a Comune e Prefetto di
non procedere allo sgombero se non dopo aver trovato delle alternative
umanamente accettabili
Quello che è successo invece è il solito sgombero senza soluzioni.
Sì, perché va detto che le soluzioni offerte dal Comune, che le famiglie hanno
rifiutato, erano le soluzioni solite, quelle che prevedono lo smembramento delle
famiglie, tanto è vero che le quattro famiglie a cui è stata proposta una
soluzione diversa, che tenesse insieme le famiglie e non separasse donne, uomini
e bambini, l’ hanno accettata.
Quello che ci chiediamo è: perché solo quattro famiglie e non tutte?
Come si è potuto accettare che le altre famiglie fossero condannate a girare per
la città sotto la pioggia, senza riparo e senza cibo? Con quale criterio i
“meritevoli” sono stati accolti, e gli altri cacciati?
L’aggravante dello sgombero di via Bacula è proprio l’inganno,
Era stato detto che le soluzioni c’erano per tutti, e cosi non è stato.
Il risultato è che ancora una volta non si è affrontato il problema della
situazione disastrosa in cui vivono i Rom nella città di Milano, accampati in
campi di fortuna, senza un vero alloggio, senza acqua, senza servizi.
Dopo lo sgombero di Bacula ci sono solo ancora più famiglie con bambini
piccoli in giro per la città, sotto la pioggia e senza prospettiva se non quella
di finire in un altro luogo abusivo, da cui verranno di nuovo sgomberati, anche
perché le elezioni si avvicinano, e bisogna dimostrare fermezza contro i deboli.
Il Tavolo Rom non si stancherà di ribadire che questa politica è fallimentare,
umilia i diritti delle persone, metti donne, uomini e bambini in situazioni
inacettabili, e continuerà ad agire con tutti gli strumenti possibili, sia
politici che del diritto, affinché anche a Milano venga ristabilito il diritto
di tutti a condizioni di vita dignitose.
Tavolo Rom Milano
Da
Roma_Francais
Le
Courrier des Balkans Minoranze ed impiego in Bosnia "Il 99% dei Rrom sono
disoccupati" Dalla nostra corrispondente a Sarajevo. In linea: venerdì 27
marzo 2009
Come permettere ai Rom di trovare il loro posto nella società bosniaca?
Con l'istruzione ed il lavoro, rispondono in coro Sanela Bešić e Ramiz Sejdić,
due responsabili di OnG rrom a Sarajevo. Ebbene, secondo le statistiche
ufficiali, il 99% dei Rrom di Bosnia Erzegovina sono alla disoccupazione dalla
fine della guerra e della transizione liberale. E riguardo alla situazione
economica e dell'incompetenza dei loro rappresentanti politici, i Rrom rischiano
di subire per ancora molto tempo le discriminazioni e l'esclusione.
Par Vanessa Pfeiffer
©RIC, Sarajevo
Da qualche mese, si può leggere sui manifesti che ricoprono le strade di
Sarajevo "Anche noi, vogliamo una vita degna di un essere umano" [1].
Questa campagna di sensibilizzazione, iniziata dal Centro d'informazione rrom
(RIC) di Sarajevo, sostenuta dall'organizzazione umanitaria World Vision e dalla
Commissione Europea, si inscrive nel quadro della promozione del Piano d'azione
per i Rrom nei settori dell'impiego, dell'alloggio e della sanità (pubblicato a
gennaio 2009). L'adozione di quest'ultimo da parte del Consiglio dei Ministri il
3 luglio 2008, ha permesso alla Bosnia Erzegovina di diventare l'11° membro del
Decennio per l'Integrazione dei Rrom (2005-2015) [2].
Le OnG rrom si attivano al fine di applicare le misure concrete prese nei
mesi scorsi a livello nazionale. Per esempio, questo Piano d'azione prevede che
le imprese bosniache che assumessero dei Rrom beneficerebbero di alcuni
vantaggi, tra cui un aiuto finanziario dallo Stato.
Così, una delle priorità di questo Piano d'azione è, senza sorpresa,
l'accesso all'impiego. Questa misura condiziona molto evidentemente l'accesso
ala sanità e l'ottenimento di alloggi decenti e mira a far uscire questa
popolazione da una situazione di estrema precarietà, essendo oggi i Rrom la
minoranza nazionale più numerosa e più povera del paese. Il tasso di
disoccupazione è certamente molto elevato in Bosnia Erzegovina (circa il 47%
della popolazione ed il Cantone di Sarajevo conta 71.000 persone alla ricerca di
un impiego), ma la minoranza rrom è particolarmente toccata da questo fenomeno.
In effetti, il 99% dei Rrom di Bosnia Erzegovina è alla disoccupazione (sapendo
che il paese conta tra i 76.000 ed i 100.000 Rrom secondo le stime delle OnG
locali) e tra quanti di loro hanno un lavoro, solamente il 2-3% lavorano nel
settore pubblico. Nel Cantone di Sarajevo, solo l'1% dei Rrom hanno un impiego
per una comunità che non cessa di crescere e che conta attualmente tra le 8.000
e le 10.000 persone [3]. Per (soprav)vivere, una gran parte
della comunità rrom recupera e rivende materiale di ogni sorta di materiale
(ferro, alluminio, ecc.) destinato al riciclaggio. D' altronde, il Piano
d'azione preconizza lo sviluppo nel settore ambientale, favorendo il loro
accesso ai Rrom.
Le Courrier de la Bosnie-Herzégovine ha incontrato nel febbraio
2009 due dei membri del Consiglio dei Rrom di Bosnia Erzegovina [Vijeće Roma BiH].
Sanela Bešić è coordinatrice del Consiglio dei Rrom e del Centro d'informazione
rrom (RIC) di Sarajevo. E' pure rappresentante dei Rrom di Bosnia Erzegovina al
Forum europeo dei Rrom e membro del Comitato per i Rrom del Consiglio dei
Ministri. Ramiz Sejdić è, quanto a lui, presidente dell'associazione "Prosperità
dei Rrom" di Sarajevo e mediatore nell'ambito del programma "Pristup" (Accesso)
che fornisce aiuto in materia di orientamento e impiego. Tutti e due ci hanno
confidato le difficoltà con le quali si sono confrontati nella loro lotta
quotidiana per l'integrazione dei Rrom nella società bosniaca. Un'integrazione
che passa soprattutto per il loro inserimento nel mercato del lavoro.
Malgrado le difficoltà, sono determinati a proseguire nei loro sforzi per
costruire l'avvenire dei Rrom di Bosnia Erzegovina, anche se l'appello al
rispetto dei diritti delle minoranze lanciato dalle istituzioni europee ed
internazionali, come da alcune OnG rrom e non rrom, non sembra essere realmente
inteso dalle autorità bosniache. Queste affermano di avere questioni più
importanti da affrontare, in vista della situazione economica, politica e
sociale della Bosnia.
"In Bosnia Erzegovina, i tre popoli principale [bosniaco, croato e serbo]
lottano per il potere. Non abbiamo posto in questo dibattito, siamo la loro
ultima preoccupazione", dichiara Sanela Bešić. "Tutti parlano della crisi
economica ma per noi, è crisi da più di dieci anni...", aggiunge. Ricorda come
la guerra sia stata una vera rottura per i Rrom, nel senso che la
maggioranza di loro non hanno più ritrovato l'impiego che avevano nelle officine
prima del conflitto.
In più, Sanela Bešić evoca casi in cui i Rrom hanno salari tre volte
inferiori ai non-Rrom per esercitare la stessa professione. Inoltre, i giovani
rrom diplomati fanno fatica a trovare un impiego qualificato. Ciò malgrado, le
OnG intendono continuare a sostenere l'istruzione. Una vera scommessa sul
futuro.
Per esempio, attraverso il programma "Pristup", Ramiz Sejdić permette ai Rrom
che lo desiderano di proseguire negli studi da dove li avevano interrotti,
grazie ad un accordo stabilito con diverse scuole primarie e secondarie del
cantone di Sarajevo. Inoltre questo programma, sostenuto dall'ambasciata di
Spagna e lanciato nel 2007 dall'AECID (Agenzia Spagnola per la Cooperazione
Internazionale e lo Sviluppo), favorisce l'accesso al lavoro dei Rrom nel
Cantone di Sarajevo aiutandoli a effettuare tutti i passi necessari per la
ricerca di un lavoro. Ugualmente assicura di seguire i candidati per studiare la
loro integrazione nel mercato del lavoro. L'agenzia conta quattro impiegati, di
cui due Rrom, ed ha aperto le porte tre mesi fa nel centro di Sarajevo.
Questa esperienza è unica in Bosnia Erzegovina ed i risultati ottenuti in
Spagna (dove si trovano 70 agenzie di questo tipo) e negli altri paesi dei
Balcani - in particolare in Romania - incoraggiano ad estendere questo programma
al Cantone di Tuzla, una delle regioni del paese che conta più Rrom.
Ramiz Sejdić insiste sulla buona accoglienza che è riservata a quanti
vogliono beneficiare di questi programmi. Alcuni hanno bisogno di essere
ascoltati e rassicurati in interviste che durano dai 30 ai 45 minuti. "Quando
vanno ad iscriversi come richiedenti lavoro, li si iscrive in due minuti, poi
non li si ricorda mai più", precisa. Quanto all'agenzia, contatta regolarmente i
suoi candidati per proporre loro offerte d'impiego, soprattutto nel settore
delle pulizie o della vendita. L'agenzia conta oggi 95 tirocinanti e 5 di loro
sono riusciti a trovare un lavoro nel Cantone di Sarajevo. Sono manutentori e
giardinieri (parchi, fiumi).
Tuttavia, molti Rrom non credono più in questo tipo di programma e Ramiz
Sejdić spiega che la maggior parte del suo lavoro, in quanto mediatore, è di
riconquistare la loro fiducia.
Questa diffidenza s'esprime ugualmente riguardo ai leader politici rrom.
Molti di loro dimenticano la loro comunità una volta arrivati a posti
importanti. Questa mancanza di fiducia nelle elite politiche è un serio freno ad
una mobilitazione politica più importante delle comunità rrom. La figura di
leader è totalmente svuotata di credibilità.
Sanela Bešić e Ramiz Sejdić concordano nel dire che i Rrom che si sono
iscritti ad un partito politico o un sindacato bosniaco non difendono più laloro
comunità, ma unicamente il loro proprio interesse e quello della loro
organizzazione. Secondo loro, solo la creazione di un partito politico o di un
sindacato rrom in Bosnia Erzegovina sarebbe suscettibile di risolvere questo
problema di rappresentazione, permettendo alla comunità rrom ed ai suoi
leader di pesare nel paesaggio politico bosniaco. Per restare fedeli al detto
"niente per noi senza di noi" [4].
[1] I mi želimo život dostojan čovjeka
[2] Il Primo Ministro di Bosnia Erzegovina, Nikola Spiric, ha
firmato la Dichiarazione del Decennio il 4 settembre 2008, nel corso della 14^
riunione dei membri del Decennio dei Rrom a Belgrado.
[3] Tutte queste cifre sono approssimative, dato che è molto
difficile recensire il numero esatto dei Rrom, soprattutto a causa delle
migrazioni economiche.
[4] "Ništa za nas bez nas"
Fotografie del 03/04/2009
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