Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 30/03/2009

I ROM invisibili nella ex YUGOSLAVIA (1,2 milioni) - clicca sull'immagine
per vederla a grandezza originale e visualizzare le altre foto
Dal blog del
Circolo Pasolini Pavia
(la foto è presa da
VolontariatOggi.info Grazie a
Tom Welschen per la segnalazione)
Un futuro per otto famiglie rom: da un'emergenza a un'esperienza pilota.
Chiudersi in se stessi vivendo nella paura dell'altro rende impossibile
l'incontro e la condivisione. E' multisfaccettata, ben sintetizzando la sua
storia, la casa di Settimo torinese, periferia nord di Torino, ristrutturata da
otto famiglie Rom grazie al progetto "Dado" (vedi
QUI ndr), ideato dall'associazione Terra del Fuoco, sostenuta dalla
Compagnia di San Paolo e resa possibile grazie alla collaborazione della
Provincia di Torino, del Comune di Settimo e di una rete di soggetti pubblici e
privati, tra cui il Gruppo Abele e l'Ufficio pastorale migranti, che hanno
creduto in una modalità differente di affrontare un'emergenza per molti versi
scomoda: «Troppo spesso si fanno strada politiche che, con l'ansia di fare
ordine, producono esse stesse disordine - ha affermato Luigi Ciotti, presidente
del Gruppo Abele, intervenuto alle due giornate inaugurali del ristrutturato
"Dado" - vengono calpestati i diritti delle persone, a causa delle
generalizzazioni, delle semplificazioni e dei pregiudizi». Era il novembre del
2006 quando il campo rom di frazione Mappano (Borgaro) veniva distrutto da un
incendio. Per un centinaio di persone Rom, in maggioranza donne e bambini,
iniziava un'odissea alla ricerca di una sistemazione dignitosa, per ricominciare
a vivere. Il Comune di Borgaro ebbe molte resistenze a fronteggiare l'emergenza
e le associazioni Acmos e Terra del Fuoco, grazie al sostegno tenace del
comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana, accolsero nelle loro strutture
le famiglie sfollate, in attesa di una soluzione definitiva, giunta solo nel
mese di giugno del 2008, dopo quasi un anno di spostamenti, prima in un campo
allestito in Strada del Francese, a Torino, poi a Borgaro, in frazione
Villaretto. Per circa 40 tra gli abitanti del campo di Borgaro, si profilò
allora la possibilità di alloggiare presso l'edificio per l'emergenza abitativa
che il Comune di Settimo ha concesso e che viene consegnato a settembre di
quell'anno. Da quel momento, viene attivata la collaborazione con la cooperativa
sociale "Architettura delle convivenze", che propone un piano di lavori per la
realizzare la ristrutturazione dell'edificio, a cura degli stessi abitanti della
casa: «Una delle facce del Dado - ha affermato Michele Curto, presidente
dell'associazione Terra del Fuoco durante la giornata di convegno internazionale
che ha seguito la grande festa inaugurale di domenica 22 marzo - è quella della
fatica e delle difficoltà con cui ci siamo scontrati per affermare i diritti
delle persone accolte. Quella fatica che ci portiamo addosso anche in questo
momento di gioia, in cui le persone che hanno scelto di condividere per noi un
percorso di costruzione attiva del proprio futuro, ristrutturando per sé e per i
prossimi abitanti una casa, si sentono dire ancora molti no,in particolare nella
ricerca di un posto di lavoro dove essere Rom non una fonte di
discriminazione».Sul tema Rom e lavoro è intervenuto l'europarlamentare Vittorio
Agnoletto, il quale ha presentato il lavoro portato avanti a Strasburgo per
l'ottenimento di una maggiore attenzione sulla situazione sociale dei Rom e per
un loro più agevole accesso al mercato del lavoro nell'Unione europea: «con la
risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 11 marzo - ha spiegato
Agnoletto - si apre per il Dado e per esperienze che replicheranno questo
modello la possibilità di accedere a fondi europei che consentiranno di
proseguire sulla strada che oggi è stata tracciata da Terra del Fuoco e da
quanti hanno sostenuto il loro difficile lavoro». La paura nasce anche
attraverso la comunicazione mediatica, come ha spiegato Matteo Manzonetto,
rappresentante Erio (European Roma Information Office): «in Italia è necessaria
un'assunzione di responsabilità da parte del mondo della comunicazione.
L'utilizzo di termini come "clandestino", già bandita da alcune agenzie
giornalistiche, la modalità con cui al pubblico viene proposta la cronaca di
episodi di violenza, di degrado, incidono profondamente sull'opinione pubblica».
Una posizione rafforzata dalle dichiarazioni di Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr
in Italia: «Nel nostro Paese ci scontriamo con una "procurata emergenza Rom" -
ha affermato Boldrini -. È forse oggettivamente possibile che una comunità che
non arriva a 150.000 componenti, composta in larga parte da donne e bambini,
stia "assediando" un Paese di circa 60 milioni di Italiani?». Ma il Dado è anche
un'opportunità, come ha ricordato Rosy Falsetta, Terra del Fuoco, e come hanno
sottolineato molti dei relatori intervenuti all'inaugurazione di domenica 22
marzo e al convegno del giorno seguente: «Il Dado è giallo - ha affemato
Ostalinda Maya Orvalle, rappresentante dell'ERRC (European Roma Rights Centre di
Budapest) - come un raggio di sole che dà speranza nella realizzazione di un
modello di politiche sociali differente, di accoglienza anziché emarginazione,
di inclusione contro l'esclusione». Dalla Romania è arrivato l'interessante
confronto con casi di social housing sperimentati con successo in Romania:
«Dall'auto-costruzione o ristrutturazione di case da parte dei gruppi Rom in
Romania, abbiamo constatato come i progetti di auto-recupero debbano essere
affiancati da interventi di inclusione sociale e dalla creazione di un
sistema-comunità. Abbiamo compreso in questo modo l'importanza di spezzare il
circolo della povertà e del disagio sociale che emargina i Rom che vivono in
Romania. È bello vedere che anche in Italia si sta lavorando in questa direzione
e auspichiamo una più stretta collaborazione tra i due Paesi su questi
fronti».La necessità di "aprirsi agli altri, aprendo ai diritti" è stata
sottolineata da Andrea Olivero, presidente delle Acli e portavoce del Forum del
terzo settore. Da Roma, il 18 marzo appena trascorso, è partita una campagna
nazionale contro il razzismo, che ha un cuore torinese: proprio nel Dado,
infatti, è nato il simbolo di questa campagna: lo "spauracchio", un piccolo
fantasmino giallo riprodotto su spillette, adesivi, poster e cartoncini, col
significato di tramutare in sorriso e disponibilità all'incontro le paure che
impediscono la comunicazione e la comprensione. Il sorriso è anche la chiave
dello spot sociale firmato da Mimmo Calopresti, interpretato da Francesca
Reggiani, Lello Arena, Salvatore Marino, Cumbo Sall e dal piccolo Viorel Samuel
Cirpaciu, uno dei bimbi che abitano al Dado. L'invito per tutti è quello di
uscire dalla rete di pregiudizi, accettando il confronto come strumento per
sconfiggere la paura.«Speriamo che ci siano molti "Dadi" in futuro - ha
affermato Romina, mediatrice culturale del Dado - e che questo modello di social
housing sia una modalità progettuale replicabile non solo per le persone Rom, ma
per chiunque voglia sperimentare una forte esperienza di convivenza e
partecipazione». Per Fredo Olivero, direttore generale dell'Ufficio pastorale
migranti: «È il modello dell'inclusione sociale quello vincente. I campi Rom non
solo creano emarginazione, ma hanno costi di gestione più elevati per la
collettività».Il Dado è dedicato alla memoria di Adriana e Adina Tanase, madre
di 33 anni e figlia di solo 20 mesi, che nella notte del 4 marzo 2005, alla
periferia di Torino, rimasero uccise nel crollo della palazzina uffici di quelle
che una volta erano le fonderie Ferrero. Arrivate in Italia da pochi giorni in
cerca di un futuro migliore, si sono trovate sole e sarebbero rimaste senza
nome, giustizia, lontane da casa. Le salme di Adriana e Adina sono state
riaccompagnate da Terra del Fuoco a Bacau, nel loro paese di origine. Ora la
loro storia vive tra le mura del Dado.
Dal sito "Libera" - di don Ciotti
Da Roma_Italia (in calce una piccola bibliografia in inglese e romanes - in formato PDF)

Il 2008-09 sarà ricordato dagli attivisti per i diritti umani e dei Rom per la situazione estremamente difficile delle comunità Romanì in Italia. Il montare del razzismo e dei sentimenti anti-Romanì è eruttato a Napoli e Milano nel maggio 2008. Non solo, diverse politiche e misure legali adottate dalle pubbliche autorità, come il "censimento" in corso della popolazione Romanì e il trasferimento dei Rom in campi speciali sempre più ontani dai centri cittadini per "sanificare" i centri urbani sono apertamente abusi dei diritti e delle libertà individuali. La paura crescente e l'odio verso i Rom tra la popolazione generale da un lato e l'approccio ostile del governo nazionale e di alcune amministrazioni locali dall'altro, hanno creato un'atmosfera da caccia alle streghe diretta contro Rom e Sinti italiani da lungo tempo lì stabilitisi come pure contro i migranti Romanì di nuovo arrivo.
E' vero che i problemi dei Rom non si limitano alla sola Italia. I Rom stanno lottando per tenere testa alle violenze fisiche, segregazione e altre forme di discriminazione in tutta Europa. L'unicità del caso italiano è che il governo ai suoi livelli più alti ha fatto propria una politica che promuove l'animosità razziale e la xenofobia.
Questa rassegna di Roma Rights cerca di analizzare le dinamiche delle politiche, pratiche e sentimenti anti-Romanì in Italia. Henry Scicluna presenta un panorama sulle politiche e pratiche anti-Romanì del governo italiano a partire dal 2001, e contempla il riflesso di questi approcci xenofobici e spaventosi nel pubblico generale e nei media. Nota anche che l'ostilità verso i Rom ha radici che affondano nel passato sino ai recenti eventi.
Secondariamente, Lorenzo Trucco fornisce una descrizione delle disposizioni legali in Italia riguardanti i migranti in generale e quelli romanì in particolare, come pure i cittadini italiani di origine romanì. L'articolo nota che, per la maggior parte, l'approccio italiano per controllare la migrazione ed indirizzare le tematiche rom è stato punitivo. Nell'articolo seguente, Piero Colacicchi racconta le origini delle politiche del governo italiano per incoraggiare la creazione di campi speciali per Rom e le sue conseguenze negative. Quarto, Erika Szyszczak, già nel Comitato di Presidenza di ERRC, scrive su una delle questioni più polemiche all'interno del problema rom in Italia ed altrove, la cittadinanza e il suo significato nell'Unione Europea. Editorial Exclusion as State Policy (Rob Kushen) View it (Acrobat pdf format)! Notebook To Be a Citizen? (Erika Szyszczak) View it (Acrobat pdf format)! The Life and Death of Roma and Sinti in Italy : A Modern Tragedy (Henry Scicluna) View it (Acrobat pdf format)! Legal and Policy Developments in the Condition of Migrants and Roma in Italy (Lorenzo Trucco) View it (Acrobat pdf format)! Ethnic Profiling and Discrimination against Roma in Italy : New Developments in a Deep-Rooted Tradition (Piero Colacicchi) View it (Acrobat pdf format)! Advocacy D.H. and Others Tabled for Discussion One Year on View it (Acrobat pdf format)! Legal Defense Discrimination of Roma in Russia : An Update (Natasha Kravchuk) View it (Acrobat pdf format)! Stanislav Markelov: The death of a Roma rights defender View it (Acrobat pdf format)! Meet the ERRC “Discovering” Roma (Sinan Gokcen) View it (Acrobat pdf format)! Romanì Language Publication Internacionalno Konvencija vash e Hakjanegiri/ Chachipenengi/ Protekcija Sa e Bucharne Migrantongi thaj olengere Familijengere Manushengi/Membrong i/ View it (Acrobat pdf format)! Chronicle View it (Acrobat pdf format)! The European Roma Rights Centre is an international public interest law organisation which monitors the human rights situation of Roma and provides legal defence in cases of human rights abuse. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC on the web at http://www.errc. org To support the ERRC, please visit this link: http://www.errc. org/cikk. php?cikk= 2735 European Roma Rights Centre 1386 Budapest 62 P.O. Box 906/93 Hungary Tel: +36.1.413.2200 Fax: +36.1.413.2201
Fotografie del 30/03/2009
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