Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 20/03/2009
Di Fabrizio (pubblicato @ 10:23:42 in media, visitato 1697 volte)
Ricevo da Paolo Buffoni:
Se un non rom fosse fotografato di faccia e di profilo con un cartello e
un numero, cosa accadrebbe? A fare questa domanda è un prete cattolico che vive
tra i rom. Schedature di massa in Veneto, persecuzioni a Roma: l’apartheid è una
realtà. A questi temi è dedicato il servizio di apertura e la copertina [con il
titolo "La questione zingara"] del nuovo numero di Carta in edicola a Milano da
ven. 20/03
Nel frattempo, ecco un anticipo pubblicato online
Pierluigi Sullo [19 Marzo 2009]
Nelle scorse due settimane il telefono di Anna Pizzo ha squillato molto più del
solito. Lei è consigliera regionale, e il suo cellulare è solitamente
irrequieto, ma questa volta ha superato tutti i limiti e io, che vivo con lei,
mi stavo innervosendo. A chiamare in continuazione era un certo Sandro. Anna mi
ha infine spiegato chi è Sandro: è uno dei capifamiglia di una famiglia
allargata di Rom, una cinquantina, metà circa bambini e ragazzi, tutti
cittadini italiani. "E che vogliono da te?", ho domandato. Lei mi ha spiegato
che si erano aggrappati a quella unica piccola finestra aperta sulle istituzioni
per cercare di risolvere il loro problema. "E qual è il problema?". La
spiegazione è stata lunga.
Prima c’è un gruppo di Rom che, dal Veneto, si trasferiscono molti anni fa a
Roma per lavorare. Fanno i "calderash", lavorano con i metalli, e sono così
bravi che ogni anno si trasferiscono al nord, dove molte chiese affidano loro
lavori di restauro. Negli anni, finiscono per stabilirsi nell’ex Mattatoio
romano, abbandonato e vuoto. Poi accadono due cose. La giunta Veltroni decide di
aprire lì la Città dell’Altra economia, iniziativa ottima che però comporta lo
spostamento dei Rom un po’ più in là, sulla sponda del Tevere. Veltroni se ne va
e arriva Alemanno, e il giorno dopo che il prefetto di allora, Mosca, aveva
dichiarato "non ci saranno mai più sgomberi di Rom", la polizia si presenta in
forze al lungotevere Testaccio, fa staccare luce e acqua e intima ai Rom di
andarsene. Dove?, chiedono loro. Non si sa. Mettono in fila camper e roulottes e
si avviano in un largo giro che si conclude nell’estrema periferia sud, dalle
parti della università di Tor Vergata. Il rettore protesta, allora vengono
ancora spostati: a Tor Sapienza. Un’unica fontanella e niente luce, nonostante
loro abbiano già pagato l’allaccio all’Enel. Passano mesi, e i cinquanta di
Sandro decidono di andarsene: il posto, già inospitale, si è ulteriormente
affollato. Comincia così un’odissea dentro e attorno a Roma: Romanina, Ardeatina,
Capannelle, uno spiazzo momentaneamente libero dal mercato settimanale, un
parcheggio semi-abbandonato, il terreno che provvisoriamente un parroco affitta
loro a prezzo assai modico, ecc. Ogni volta si presenta un carabiniere, un
poliziotto, una presunta ronda di individui con pettorine fosforescenti, la
guardia privata di un istituto di ricerca, per intimare loro di andarsene.
Subito. I cinquanta Rom caricano ogni volta la decina di camper e roulottes e se
ne vanno: non cercano rogne, e telefonano all’unica persona delle istituzioni
che – evidentemente – è disposta ad ascoltarli. La quale chiama assessori e
presidenti di Municipio, e perfino centri sociali, per trovare uno slargo, uno
spazio, un posto qualunque dove gli zingari erranti possano fermarsi. Nel
frattempo, i bambini non possono più andare a scuola, com’è ovvio, anche se le
maestre e molti genitori della scuola che frequentavano, al Testaccio, hanno
raccolto firme in loro appoggio. La figlia grande di Sandro ha appena finito la
quinta elementare, in pagella ha tutti voti ottimi.
Però nessuno sembra provare interesse per questi connazionali di cultura Rom,
con nomi e cognomi italiani e la faccia delle brave persone, per cui si
supporrebbe che tutti gli stereotipi sui Rom sporchi e ladri e mendicanti e
ladri di bambini debbano fare più fatica a penetrare nelle menti, per non
parlare delle amministrazioni. E d’altra parte, non erano quasi tutti cittadini
italiani i Sinti che all’inizio di marzo 150 poliziotti – che avevano fatto
irruzione all’alba in 15 campi del Veneto – hanno fotografato di faccia e di
profilo, con addosso un cartello con le generalità e, in molti casi, un numero?
Ma anche l’argomento "sono italiani" è debole: come spiega Tommaso Vitale,
sociologo e studioso dell’argomento, nel numero di Carta settimanale in uscita
domani [la cui copertina è dedicata alla "questione zingara"], in Italia si sono
inventati i "campi nomadi" e si è costruita – con la perdita di memoria
sull’Olocausto Rom e con un arsenale di schemi culturali razzisti – la figura
dell’"eterno straniero".
Negli ultimi giorni il cellulare di Anna si è placato, Sandro e i suoi hanno
trovato un posto: un campeggio di Bracciano, vicino Roma, dove potranno stare
per un mese pagando un prezzo molto scontato. Il proprietario del camping non ha
di questi pregiudizi, infatti è tedesco.
Segnalazione di Consuelo Pollini
Da
corriere.it - I nomadi al cavalcavia Bacula: l'ennesimo blitz, a giorni, è già
deciso. L'appello: alcuni vogliono integrarsi
Il campo rom al cavalcavia Bacula (Fotogramma)
MILANO - Prima che "quelli di Bacula", nella geografia delle migrazioni
metropolitane dei rom loro sono conosciuti come "quelli della Bovisasca".
Attorno alle 150 unità, questi nomadi, romeni, l'anno scorso vennero sgomberati
da un prato di via Bovisasca in una giornata calda e tesa che fece arrabbiare e
in certi frangenti vergognare — "Violati i diritti umani" disse la Curia —,
dopodiché gran parte degli immigrati finì appunto sotto il cavalcavia Bacula.
Là, nel sottosuolo, c'era l'arsenico regalo delle vecchie fabbriche chimiche,
mentre sul suolo galoppavano i topi; qui, è pure peggio. Per com'è posto, in
campo aperto, sotto il cavalcavia il vento arriva con raffiche che gelano e
spengono i fuocherelli. Ci son tanti bimbi. E adulti che spesso non lavorano,
campano di elemosina, si lasciano andare.
Nell'insieme, per la Diocesi, "la situazione non è degna di una città
civile". Milano, a sentire il Comune, agirà con l'ennesimo blitz. A giorni. È
già deciso. Sostiene la Diocesi, nello specifico con un cartello che unisce
Caritas, Casa della Carità, Acli e Padri somaschi: "L'esperienza dovrebbe
insegnare che se ci limiterà all'azione di forza i rom se ne andranno da questo
precario insediamento ma — poco dopo — troveranno un altro posto ancora più
nascosto, ancora più indecente, ancora più inumano, dove tentare di
sopravvivere". Ora, non si dice che debbano rimanere dove sono. Anzi: "In quelle
condizioni non possono più stare". Si dice, piuttosto, che non "bisogna
vanificare il lavoro svolto", non "bisogna far cadere queste disponibilità". Il
riferimento è alle stesse quattro realtà elencate prima, che sotto il cavalcavia
hanno quasi quotidianamente inviato operatori e volontari, e non soltanto
coperte e generi di prima necessità.
È un appello, quello della Diocesi. Un invito. Non è un monito, almeno a
leggerlo così come è scritto. Ecco un altro passaggio: "Parte delle persone
accampate ha mostrato la volontà di integrarsi. Vanno riconosciuti e
incoraggiati i comportamenti civili e virtuosi di chi non delinque". Per vedere
baracchette e tende, dovete scendere di sotto, dal ponte si vede poco; si
vedono, questo sì, i panni stesi sulla massicciata che costeggia i binari delle
Nord, e chi di voi è pendolare non può non averci fatto caso. Davanti alle
baracchette e alle tende, c'è un campo, non piano. Attorno al prato, cespugli
usati come bagni. A inizio mese, c'era stato un corteo della Lega, nel
quartiere. Lungo il tragitto, erano comparsi ragazzi dei centri sociali e del
Naga, i medici e gli infermieri che nel dopolavoro curano i clandestini. Avevano
gridato: "razzisti"; "fascisti". Nulla di che, ma leggere tensioni c'erano
comunque state. "Tutte tensioni inutili", aveva comunque detto il vicesindaco
Riccardo De Corato, "perché entro marzo i nomadi saranno allontanati. Sono già
previsti gli interventi per la impedire la rioccupazione attraverso la
realizzazione di una recinzione di tre metri e mezzo".
Andrea Galli
19 marzo 2009
Ticinonline il portale della Svizzera Italiana
Gli zingari li rubano davvero i bambini? La risposta nello spettacolo "Ma
ke razza di treno"
BELLINZONA - In occasione della Giornata Cantonale della memoria e della
giornata mondiale contro il razzismo, andrà in scena sabato prossimo, alle 20.30
allo Spazio Aperto di Bellinzona, lo spettacolo "Ma ke razza di treno" con la
compagnia Sugo d'inchiostro.

Nelle stazioni e nei treni nessuno é a casa. È tutto un brulicare di
viaggiatori, ognuno con il proprio bagaglio di sogni e paure. Una massa informe
dove tutti si sfiorano senza riconoscersi. Ma un giorno una musica
misteriosa e una notizia di cronaca spingono tre viaggiatori a togliersi la
maschera e a mettere a confronto le proprie storie nello scompartimento di un
treno.
Qual'è il filo che lega la studentessa che vorrebbe viaggiare, l’uomo impegnato
allergico agli stranieri e il clandestino rumeno col violino? E poi: gli zingari
li rubano davvero i bambini?
Uno spettacolo che scava fra i pregiudizi e gli stereotipi della vita
quotidiana, organizzato dalla Commissione Cantonale per l'integrazione degli
stranieri e la lotta contro il razzismo, dalla Commissione Cantonale Nomadi e
dall'Associazione Specchiati e Rifletti.
Interpreti: Simone Jaquet-Richardet, Marco Mottai, Francesco Mariotta
LABORATORIO DI SVILUPPO LOCALE PARTECIPATIVO IV Edizione – Marzo-Giugno 2009
Organizzazione e Coordinamento: Prof. Andrea Membretti
Supervisione: Prof. Angelo Bugatti
Informazioni e contatti:
andrea.membretti@unipv.it
Comune di Pavia Settore Servizi Sociali
Università di Pavia - Facoltà di Ingegneria
CdL Ingegneria Edile/Architettura
Corso di Sociologia Urbana e del Territorio
Il Laboratorio di Sviluppo Locale Partecipativo
Il Laboratorio - a cui partecipano gli studenti del 4° anno del CdL in
Ingegneria Edile/Architettura, unitamente ad alcuni esperti esterni - è una
attività correlata al Corso di Sociologia Urbana e del Territorio; le sue
attività di studio e di ricerca progettuale si focalizzano sui temi dello
sviluppo socio-economico e territoriale di Pavia e provincia, con particolare
attenzione al rapporto tra dinamiche partecipative, qualità della vita e
dimensioni dell’abitare.
I Sinti abitano Pavia.
La quarta edizione del Laboratorio è dedicata al tema dell’abitare in
riferimento alle comunità di Sinti che vivono stabilmente nella città di Pavia,
all’interno dei cosiddetti “campi nomadi”. L’obiettivo generale del Laboratorio
è quello di contribuire, tramite uno studio partecipativo di natura progettuale
che coinvolga direttamente i Sinti pavesi, a fare emergere possibili soluzioni
insediative in alternativa al modello dei “campi”: soluzioni che siano in grado
di coniugare il rispetto della norme vigenti con le esigenze e la cultura di cui
sono portatori i destinatari dell’intervento, favorendo nel contempo una
dialettica costruttiva con il resto della città e della popolazione in essa
residente.
I seminari pubblici
Il Laboratorio prevede, come inquadramento generale del tema trattato, la
realizzazione dei seguenti incontri:
• 26 marzo, ore 18: Presentazione del Laboratorio presso
l’insediamento sinti di P.le Europa (sulla destra del Palazzo Esposizioni), con
la partecipazione degli studenti, della comunità sinta e del Comune di Pavia
• 30 marzo, ore 14: Lezione aperta sull’antiziganismo
presso l’insediamento sinti di Via Bramante (Borgo Ticino), con Andrea Membretti
(sociologo) e con Erasmo Formica (Associazione Sinti Italiani di Pavia)
• 6 aprile, ore 18, Sala Conferenze della Prefettura (p.zza Guicciardi):
Zingari: storia di un’emergenza annunciata, presentazione - in
anteprima pavese, con la partecipazione dell’autrice e del Prefetto di Pavia –
dell’omonimo volume (Liguori, 2008) di Anna Rita Calabrò, docente di Sociologia,
Università di Pavia
• 15 aprile, ore 14, aula A2 di Ingegneria: Politiche locali per i
rom e per i sinti in Italia, presentazione (in anteprima pavese e con la
partecipazione di alcuni degli autori) del volume collettivo (a cura di T.
Vitale): Politiche possibili. Abitare la città con i rom e con i sinti (Carocci,
2009)
• 20 aprile, ore 14, aula 8 di Ingegneria: Tra ghettizzazione,
persecuzione ed espulsione: il difficile rapporto tra comunità zigane e
territorio. Confronto con il regista e sceneggiatore Francesco Scarpelli,
a partire dalla visione di alcuni estratti dai suoi documentari su Rom e Sinti
nell’area milanese
• 22 aprile, ore 14, aula A2 di Ingegneria: Partecipazione
collettiva e gestione degli insediamenti sinti e rom: il caso di Buccinasco e il
caso di Voghera, con Ernesto Rossi e Augusto Luisi, dell’Associazione
ApertaMente di Buccinasco (Milano) e con Laura Giusti, volontaria Opera Nomadi
di Voghera
• 27 aprile, ore 14, aula 8 di Ingegneria: Realizzare insediamenti
con i Sinti e con i Rom: esperienze a confronto, con Armando de
Salvatore, associazione Architettura delle Convivenze (Milano)
Da
Bulgarian_Roma
Lunedì, 16 marzo 2009 - Diverse centinaia di dipendenti della
compagnia di raccolta rifiuti Novera si sono riuniti per protestare fuori dal
municipio di Sofia lo scorso 16 marzo chiedendo il mantenimento del posto di
lavoro e il pagamento dei salari.
Secondo diverse cronache, il numero dei dipendenti di Novera varierebbe tra i
300 e i 1000.
I dipendenti, la maggior parte dei quali sono Rom, chiedono la preservazione
del loro lavoro alla luce della decisione del sindaco Boiko Borissov di
concludere la concessione a Novera alcuni giorni fa, concessione che
originariamente doveva terminare solo nel 2014.
La protesta è seguita ad una settimana di recriminazioni tra Borissov e
Novera, che ha lasciato il centro della città coperto di rifiuti per circa una
settimana.
Novera rimprovera alla città di aver ritardato il pagamento di milioni di
leva alla compagnia, mentre il municipio rimprovera a Novera di averlo ricattato
per ottenere più fondi, rifiutando di raccogliere la spazzatura.
Ora i dipendenti di Novera hanno chiesto garanzie sul mantenimento del loro
lavoro. Secondo il giornale Dnevnik, hanno minacciato di commettere illegalità
pur di dare da mangiare ai loro figli, se questo non accadesse.
Alla polizia è stato chiesto di controllare la protesta. Secondo il
municipio, non è stata autorizzata e dev'essere sgomberata.
SOMMARIO: Protesta dei lavoratori delle pulizie cittadine - 16 marzo 2009
| 14:27 | FOCUS News Agency
Sofia. I lavoratori di Novera, la compagnia che sino a pochi giorni fa aveva
l'appalto municipale per le pulizie delle strade, ha inscenato una protesta
pacifica. I Rom hanno iniziato a sfilare da tre punti a Sofia e si sono riuniti
davanti al municipio. Non hanno intralciato il traffico. Hanno insistito sul
mantenimento dei loro lavori e in un incontro col sindaco Boyko Borisov. Si sono
dispersi quando la polizia gliel'ha chiesto.
"Simpatizziamo con le richieste dei lavoratori e li comprendiamo, ma la
protesta non è stata organizzata dalla compagnia e dalla sua dirigenza," ha
detto Dimitar Dimitrov, portavoce di Novera.
Ha aggiunto che Novera ha oltre 2.000 dipendenti.
"Sinora i lavoratori sono stati pagati. Nessuno è stato dismesso o
licenziato. Quando i legali si informeranno sui motivi per cui la municipalità
ha rescisso il contratto, prenderemo le misure necessarie. I lavoratori chiedono
la sicurezza del lavoro e probabilmente è questa la ragione della loro protesta
spontanea," ha aggiunto.
"La municipalità di Sofia non ha dato il permesso per la protesta dei
lavoratori di Novera," ha detto il sindaco Boyko Borisov.
"Non capisco le ragioni della protesta visto che hanno rifiutato di lavorare
per dieci giorni, senza nessuna ragione. Dopo dieci giorni hanno lasciato Sofia
in crisi. Abbiamo pagato Novera con 18 milioni di BGN per due mesi. Da anni i
cittadini si chiedono perché vengono pagati così tanti soldi per un lavoro che
non viene finito," ha detto.
Fotografie del 20/03/2009
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