L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
Milano, 18 novembre 2008. Un grande graffito raffigurante la Ruota Rossa,
simbolo del popolo Rom, è apparso a Milano, proprio sulla pavimentazione di
piazza Duomo. Sotto il disegno - un cerchio rosso rubino con 16 raggi - la
scritta "Interrompete la persecuzione dei Rom". L'opera di denuncia civile è
stata realizzata dall'artista Alfred Breitman, che è rimasto per oltre mezz'ora,
in pieno giorno, a spiegarne i contenuti a un capannello di cittadini milanesi.
Quando sono intervenuti sul posto alcuni agenti di Polizia Municipale, Breitman
ha detto loro che il lavoro gli era stato commissionato dal Circolo culturale
"Goffredo Bezzecchi". Non era la verità, ma l'artista ha inteso rendere omaggio
a Goffredo Bezzecchi, Rom di 69 anni che vive a Milano ed è l'ultimo testimone
della persecuzione nazifascista degli "zingari" lombardi. Gli agenti hano
creduto ala spiegazione offerta da Breitman e si sono fermati a porre domande
all'artista, che ha tenuto anche a loro beneficio una breve lezione sul
Samudaripen, lo sterminio nazista del popolo Rom e sulle similitudine fra quel
crimine contro l'umanità e l'attuale persecuzione che Milano e l'Italia
perpetrano sempre contro il popolo "nomade". La performance di Breitman
costituisce la prima azione del Gruppo Watching The Sky, per denunciare con gli
strumenti dell'arte sociale e dell'arte di strada la più odiosa forma di
razzismo del nostro tempo. Alfred Breitmen ha abbandonato il luogo della
performance fra gli applausi di decine di cittadini, ivi compresi i vigili
urbani. L'opera d'arte, realizzata con colori naturali, è stata parzialmente
cancellata già nel pomeriggio.
Di Fabrizio (pubblicato @ 00:21:24 in Italia, visitato 1667 volte)
25 novembre 2008 - Tonio Dell'Olio
Il dossier dell'ultimo numero di Mosaico di pace sarebbe da far circolare
non solo nelle scuole ma anche tra gli amministratori pubblici e tra i
rappresentanti delle istituzioni. Racconta la presenza degli zingari in
Italia. Racconta delle loro origini e della loro cultura, delle
difficoltà e dell'orgoglio, della storia e delle storie. Finalmente si
capisce che rom e sinti non sono più nomadi da molti anni, che ce ne sono
islamici, cattolici, evangelici…, che sono italiani da molte generazioni,
che sono presenti anche nel mondo dello spettacolo e della cultura, che
insegnano all'università e scrivono libri. Si raccontano storie di
integrazioni riuscite, di bambini che vanno a scuola e di volontari che
condividono fatiche e sogni di questa gente che abita i margini del pianeta.
A leggere queste pagine si capisce bene che i muri tetragoni del
pregiudizio e dei luoghi comuni possono essere abbattuti solo sotto i colpi
della conoscenza della storia e dei volti.
Certo, il problema della sicurezza. Ma anche a questo proposito si
comprende bene che non è distruggendo e sfollando i campi e presidiando con
le forze dell'ordine ma piuttosto dando una mano a recuperare la dignità che
è scolpita nella natura di ciascuna e ciascuno.
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