Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 05/11/2008
Ricevo da Roberto Malini
Comune di Gaggiano; Prefettura di Gaggiano; Ministero degli Interni;
Parlamento Europeo; Commissione Europea; Corte Europea dei Diritti Umani; CERD -
United Nations
A cura del Nucleo PRC di Gaggiano e del Gruppo EveryOne
Firmare la petizione al link:
http://www.petitiononline.com/gagrom/
Gaggiano, 5 novembre 2008. Il Nucleo PRC di Gaggiano e il Gruppo EveryOne
invitano gli antirazzisti e tutte le persone che credono nel valore dei
diritti umani a sollevare un coro di voci indignate nei confronti delle autorità
del comune di Gaggiano (Milano), affinché recedano dal loro progetto di
sfrattare le famiglie Rom che vivono nella frazione di San Vito. Qualche giorno
fa infatti il Comune di Gaggiano ha comunicato lo sfratto ai nuclei familiari
della piccola comunità Rom, che vivono lì da più di dieci anni. Il gruppo è
composto da circa 20 persone di cui almeno 10 minorenni. I bambini frequentano
le scuole ed il loro futuro è adesso del tutto incerto. La zona abitata dai
sanvitesi d’adozione (molti dei quali con cittadinanza italiana) è adibita ad
orti ed i terreni sono, o sarebbe meglio dire erano, di loro proprietà. Sì,
perché per risolvere il problema della loro presenza il sindaco Miracoli, del PD,
non ha pensato a nulla di meglio che privarli delle loro modeste proprietà. I
vigili urbani hanno infatti denunciato le costruzioni abusive fatte sorgere sui
terreni e l’amministrazione comunale ha deciso di procedere all’acquisizione
degli stessi. Di fatto, in realtà, i Rom di San Vito avrebbero acquisito il
diritto alla proprietà o quantomeno all'usufrutto vitalizio di terreni e
abitazioni, mai messo in discussione quando il tempo dell'odio razziale non
aveva ancora iniziato a scorrere in Italia. Adesso però, sull'onda della vox
populi, istigata all'intolleranza da politici e media razzisti, nessun diritto è
più riconosciuto alle famiglie che hanno la sfortuna di appartenere all'etnia
più sgradita e vessata: i Rom, la nuova "black people", i nuovi ebrei. Ora che i
terreni sono di proprietà del Comune è arrivata l’ingiunzione di sfratto ed
arriverà la conseguente demolizione. Nessuna delle costruzioni è in muratura,
sono tutti chalet di legno senza acqua corrente e luce.
Da quando queste famiglie si sono trasferite a Gaggiano nulla è stato fatto
per assicurare un miglioramento delle loro condizioni di vita. “Qui il Comune ci
ha sempre trattato male”, ci ha raccontato uno di loro. “In altri comuni ci sono
campi pubblici attrezzati, qui dove il terreno è nostro, non ci hanno neanche
permesso di avere la corrente elettrica. Mia moglie deve lavare tutto a mano.
Provateci voi d’estate con tanti bambini!”. Un lungo periodo di segregazione e
discriminazione, che le Istituzioni locali avrebbero il dovere di risarcire,
riconoscendo alle famiglie la permanenza in loco, attuando piani di assistenza
sociale, fornendo servizi igienici, acqua e luce, attivando programmi seri di
desegregazione e - per la citadinanza - progetti di educazione all'antirazzismo.
Il Nucleo PRC locale si chiede - e chiederà alla giunta - cosa ne sarà ora dei
minori che avevano già intrapreso un percorso scolastico a Gaggiano e che
dovranno lasciare le case nei quali sono nati e gli amici che si sono fatti. “Io
me ne sarei andato anni fa, per come ci ha trattato l’Amministrazione di
Gaggiano” ci ha raccontato un capofamiglia “ma ogni volta i miei figli
piangevano perché sono nati qui e conoscono solo questo paese. Per il loro bene
sarei anche disposto a trasferirmi qui per sempre, se solo le istituzioni ci
aiutassero…”. L’aiuto invece non è arrivato mai. I bambini hanno iniziato a
frequentare le scuole solo grazie alla buona volontà di alcune maestre che ora
si stanno mobilitando nel tentativo di fermare l’amministrazione comunale e di
dare loro un’opportunità. È emblematico come l’unica presenza istituzionale che
gli abitanti del campo conoscono è il Comandante dei vigili urbani. Ci si
domanda cosa abbiano fatto i Servizi sociali di Gaggiano in questi anni? Se il
risultato è quello di permettere l’abbattimento di alcune baracche utilizzate da
due giovani coppie con neonati a carico e uno in arrivo (come avvenuto nel
luglio scorso), sembra non molto. Il Nucleo PRC di Gaggiano e il Gruppo EveryOne
chiedono alle Istituzioni di ottemperare agli obblighi di assistenza e
inclusione, secondo quanto previsto dalla Costituzione, dalla Direttive europee
e dalle normative internazionali sui diritti umani. E' un'emergenza umanitaria
cui devono rispondere tutti coloro che hanno un minimo di autorità e competenza,
a partire dall’Assistente Sociale Cigognini del comune di Gaggiano affinché,
anche se molto tardivamente, si faccia promotrice nei confronti dell’Assessore
ai Servizi sociali Perfetti di un’istanza per dare una possibilità a questi
bambini.
Ancora una volta i più deboli vengono maltrattati ed emarginati da chi (una
Giunta che comprende anche esponenti del PD, insieme ad altri di Forza Italia ed
UDC) ci si aspetterebbe potrebbe aiutarli.
È paradossale poi come venga usata come scusa l’abuso edilizio, proprio in un
comune che sta svendendo il territorio come sta facendo Gaggiano da alcuni anni.
Si mettono a cacciare i Rom per quattro baracche quando stanno costruendo
migliaia di metri cubi di nuove costruzione e palazzi alti 7 piani, anche in
barba al regolamento edilizio.
Il Nucleo PRC e il Gruppo EveryOne faranno il possibile per fermare questo vero
e proprio atto di prevaricazione, cercando di contrastare l’ottusità di
un’amministrazione che non ha fatto nulla per migliorare la vita di queste
persone in dieci anni ed ora, in chiave puramente elettorale (si voterà infatti
alle prossime amministrative di aprile) cerca di scavalcare le politiche
razziste della destra… da destra. In particolare, questa nuova violazione dei
diritti di una minoranza che in una democrazia, in un Paese civile dovrebbe
essere protetta e agevolata nei processi di inclusione, sarà sottoposta
all'attenzione della Commissione europea e degli organismi internazionali che
tutelano i diritti dei popoli.
Prefigurandosi, nel caso di uno sgombero senza alternative di alloggio, una
tragedia umanitaria, il Nucleo PRC e il Gruppo EveryOne si accingono a redarre
una denuncia per gravi abusi contro il popolo Rom da presentare alla Corte
Europea per i Diritti Umani e alla Corte Penale Internazionale de L'Aja. C’è
bisogno però della mobilitazione di tutti coloro che credono ancora in una
società che accoglie i più deboli e che considera la solidarietà, l’accoglienza
e lo scambio culturale una scelta di civiltà che porta arricchimento.
Nucleo PRC di Gaggiano - Gruppo EveryOne
Firmare la petizione al link:
http://www.petitiononline.com/gagrom/
Per ulteriori informazioni e contatti
PRC: w_nicoli@yahoo.it - 3492664424
(Elise)
Gruppo EveryOne:
www.everyonegroup.com ::
info@everyonegroup.com
334 8429527 - 331 3585406
Ricevo da Stefano Montesi
Venerdì 7 novembre 2008 - alle 21.45
Locanda Atlantide, via Lucani 22, san Lorenzo ROMA
Concerto gitano di musica rom, gypsy e, manouche
Czarde e canti tzigani, macedoni, bulgari ed internazionali.
Sirbe, turceasche, hore. Sonorità rom e balcaniche
Cristina Barzi, voce
Marian Serban, cymbalon
Albert Florian Mihai, fisarmonica
Sandu “Sandokhan” Gruia, contrabbasso a tre corde
Luca Pagliani, chitarra
GUESTS:
Marian Balog, voce
Augusto Creni, Pepe di Cicco e Francesco di Cicco, chitarre manouche.
Il progetto musicale di Officina Nomade e Gypsyliana (Cristina
Barzi), ha come obiettivo la sperimentazione di diverse sonorità appartenenti
alla storia contemporanea di una metropoli italiana come Roma.
Albert Florian Mihai, Marian Serban, Sandokhan Gruia e Marian
Balog come ospite, sono i migliori musicisti Rom che possiamo trovare
attualmente in Italia e provengono dalle regioni dell'est europeo,
(Romania e Slovakia).
Il trio Creni di Cicco è formato da tre indiavolate chitarre manouche suonate da
Augusto Creni, Pepe di Cicco e Frncesco di Cicco, bravi musicisti romani che da
anni interpretano con energia ed eleganza, propria dello swing manouche, il
favoloso gypsy jazz di Django Reinhardt.
A seguire selezioni musicali Dj Resident
Ingresso 5€
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:08:32 in casa, visitato 1638 volte)
Da
Chi rom... e chi no (Bentornati!)
Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli
Con questo documento i gruppi Chi rom e... chi no e OsservAzione propongono
alle istituzioni nazionali, internazionali e campane il superamento della logica
dei campi rom e la riqualificazione dell'area di Scampia nell'interesse di tutta
la collettività, così come è previsto dalla variante del piano regolatore
generale approvata nel 2004 dalla giunta della Regione Campania.
Siamo venuti a conoscenza di un progetto comunale che, nonostante le richieste,
non è stato possibile visionare. Sembra che il progetto preveda la realizzazione
di 5 villaggi – un nuovo modo per indicare i campi, – “temporanei”, con un
finanziamento di circa 7 milioni di euro.
Secondo alcune voci, l’amministrazione intende iniziare i lavori nell'arco di 15
giorni, mentre nei campi rom proseguono un lavoro attento e partecipato su tutte
le questioni che li riguardano da vicino (scuola, regolarizzazioni, questione
abitativa, ecc.).
La proposta che alleghiamo è parte di questo processo di confronto e riflessione
con i rom e diverse altre parti della città, in particolare il Comitato Spazio
pubblico, il Comitato con i rom, l’associazione Asunen romalen. Il documento
sarà presentato alla prefettura e agli organismi nazionali e internazionali
competenti, con l'auspicio che si possa scongiurare l'ipotesi di agire secondo
la purtroppo diffusa logica dell'emergenza e degli interventi straordinari,
discriminatori e ghettizzanti che nel caso specifico dei rom, li vedrebbe
destinatari di un piano avulso dalle necessarie politiche di sviluppo
(culturale, abitativo, lavorativo...) che dovrebbero riguardare ed essere
attuate nell'interesse di tutti, rom e non.
Chiediamo il vostro appoggio per sostenere questa battaglia culturale, per
dimostrare che queste idee sono patrimonio condiviso da tanti.
Le linee guida progettuali che si propongono nel presente documento partono dal
presupposto che le politiche che riguardano i rom devono tendere ad una
normalizzazione degli interventi, da riportare nell’alveo dell’ordinarietà, in
un’ottica reale di integrazione, nonché essere ispirate a principi di
uguaglianza dei diritti delle persone, così come chiaramente enunciato dal
nostro ordinamento giuridico nazionale – a partire dall’art. 3 della
Costituzione - integrato da quello sovranazionale.
Ciò significa che le politiche rivolte ai rom devono rifuggire la logica
dell’emergenza, della temporaneità e della specialità, soprattutto quando questi
paramentri vengono utilizzate per attuare piani che vedono i rom discriminati,
ovvero vittime di un trattamento sfavorevole o almeno meno vantaggioso rispetto
agli altri cittadini, italiani e stranieri, nella casa come nel lavoro, nella
scuola ecc.
Oltre a ciò, appare quanto mai urgente mettere in evidenza che le politiche
abitative non possono in alcun modo prescindere dall’affiancamento di interventi
volti alla regolarizzazione delle posizioni giuridiche, dall’incentivo al lavoro
e soprattutto da interventi sociali e culturali che permettano la crescita di
consapevolezza delle persone, la partecipazione attiva, l’attenzione verso gli
interessi collettivi, nonché il riconoscimento dei propri diritti così come
delle proprie potenzialità, insieme con gli altri cittadini non rom.
Al fine di rendere concreti i principi di cui sopra, si ritiene, come si esporrà
meglio in seguito che – anche per neutralizzare derive xenofobe, di allarme
sociale, nonché di opposizione delle popolazioni “autoctone”– un progetto che
riguarda gli abitanti rom di Scampia non possa prescindere dal riconoscimento e
dall’assunzione di responsabilità pubblica circa le problematiche della
cittadinanza tutta, anche per quanto riguarda le necessità alloggiative.
In particolare, l’area dove insistono gli insediamenti spontanei dei cittadini
rom, rientra in una più ampia zona territoriale, che deve essere presa in
considerazione in maniera complessiva e unitaria, se si vuole realizzare un
corretto intervento, al fine di restituire alla cittadinanza un territorio
vivibile e funzionale, attualmente senza alcuna destinazione fruibile, evitando
di concentrarsi sui soli rom. Ciò significa che l’area in questione, come da
piano regolatore, deve essere destinata al vantaggio del quartiere e dell’intera
città e deve essere dotata di servizi e strutture necessarie per la crescita e
il miglioramento delle condizioni di vita di tutte le persone, in primis di
quelle che abitano nel quartiere.
Pertanto, la risoluzione della problematica abitativa dei rom di Scampia, così
come ogni intervento che si voglia programmare nell’area in questione, non potrà
prescindere ed anzi si dovrà porre in armonia e in linea di continuità con la
destinazione ultima dell’area così come indicata nella Variante al P.R.G., DPGR
323/04, ovvero predisporre servizi e attività produttive, sociali e culturali,
nonché l’aumento della capacità alloggiativa. Così si legge testualmente all’art
132 com. 1 delle norme di attuazione della Variante al P.R.G.: «Nell’ambito
individuato nella scheda 60, la variante persegue l’obiettivo della
riqualificazione del tessuto urbano, attraverso la formazione di un insediamento
di attività per la produzione di beni e di servizi nell’area in corrispondenza
dell’immobile dimesso originariamente adibito a centrale del latte, al fine di
contribuire al processo di rivitalizzazione socio – economica dell’intera
periferia e degli insediamenti urbani dei comuni contermini».
La questione rom
Per quel che attiene in particolare la questione rom occorre evidenziare
alcuni aspetti rilevanti:
1) le linee di indirizzo indicate in ambito europeo delineano come obiettivo
prevalente, in relazione alle politiche di integrazione e miglioramento delle
condizioni di vita delle popolazioni rom, l’eliminazione dei campi nomadi e
delle baraccopoli, così come di ogni progetto segregante e ghettizzante;
2) in tal senso si menzionano in particolare le politiche sociali ed abitative
adottate dal governo spagnolo e dalla Fundación Europea Secretariado Gitano,
così come della maggior parte dei governi europei (Germania, Francia ecc);
3) la mancanza di interventi efficaci e tempestivi, nonché le politiche poste in
essere fino ad oggi in Italia, ispirate alla logica assistenziale e
discriminante con il confinamento dei rom in aree predisposte esclusivamente
alla loro allocazione (campi autorizzati, villaggi attrezzati, campi abusivi,
aree attrezzate, centri di accoglienza e di permanenza temporanea,ecc.), hanno
prodotto gravi danni in termini di aumento di xenofobia, razzismo, degrado e
marginalità sociale, abbandono scolastico, disoccupazione, insicurezza diffusa
ecc;
4) a dimostrazione del fallimento prodotto dalle politiche inefficaci e/o
assenti, vi è l’introduzione, nelle tre maggiori città italiane (Milano, Roma,
Napoli), di una legislazione emergenziale e derogatoria assimilabile a quella
atta ad affrontare catastrofi naturali e simili (art. 5 L.225/92.), che sancisce
ufficialmente lo stato di eccezione delle politiche che riguardano i rom;
5) diversamente esiste da lungo tempo un consolidato orientamento teorico e
pratico – sperimentato e sostenuto da professionisti, cittadini, associazioni,
gruppi, enti, istituzioni pubbliche e private, laiche e religiose – che,
mettendo in pratica metodologie ispirate al modello di intervento della
ricerca-azione partecipata, ha prodotto efficaci risultati in termini di
ricaduta sociale: integrazione, razionalizzazione della spesa pubblica,
diminuzione della criminalità, sicurezza pubblica, inserimento lavorativo di
giovani, crescita culturale, partecipazione attiva, cura degli spazi e degli
interessi collettivi;
6) tale modello ha visto e vede tuttora nel territorio di Scampia un luogo
privilegiato di intervento, in relazione alle sue caratteristiche: allocazione
periferica, altissima percentuale di giovani, presenza di area non utilizzate
ecc.
La messa in evidenza di tali aspetti è finalizzata a rendere chiaro che le
indicazioni progettuali riportate nel seguente documento sono conformi e attuano
le prescrizioni di legge riguardanti le materie in oggetto, si fondano su un’
analisi locale, nazionale ed internazionale di esperienze pregresse e attuali, e
vantano risultati positivi conseguiti in applicazione della metodologica
teorico-pratica di intervento indicata.
Le abitazioni
Per quel che riguarda, in particolare, la questione abitativa dei rom è
necessario chiarire che non esiste un unico modello abitativo ma occorre mettere
in campo soluzioni differenti per garantire il diritto alla casa, in linea con
le potenzialità e i bisogni delle persone, evitando di operare scelte basate su
un’ipotetica cultura rom/nomade.
Pertanto si indicano diversi strumenti per sostenere l’abitare autonomo:
inserimento nelle liste dell’edilizia economica e popolare, assegnazione di
alloggio sociale ai sensi della legge 9/07, garanzia e/o integrazione
all’affitto di appartamenti e/o fabbricati da reperire sul libero mercato,
intermediazioni, agevolazioni e predisposizione di sistemi di garanzia per
l’acquisto di beni immobili (terreni edificabili e fabbricati), sostegno alla
ristrutturazione di edifici dismessi e/o abbandonati, ecc.
La proposta
Proposta progettuale di intervento nell’area nord occidentale di Napoli -
zone BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG. In ossequio a quanto
esposto sin’ora, si propone un intervento multi ambito (giuridico,
culturale/pedagogico, lavorativo e abitativo) nelle aree in cui insistono i
campi rom spontanei e zone limitrofi in particolare come da tavole di
zonizzazione : BB, EB, EA, ED e DB - ambito 7 art. 132 variante PRG, ovvero le
aree collocate al confine nord-occidentale del Comune di Napoli all’altezza
dell’Asse mediano - (futuro svincolo Scampia) - area ex centrale del latte (v.
all. 1).
Il progetto prevede l’utilizzo di strumenti urbanistici attuativi, per risolvere
l’attuale condizione abitativa dei rom presenti sul territorio di Scampia e
rispondere in parte alla necessità abitativa in cui si trovano i cittadini
italiani del luogo. In considerazione, infatti, della pressante domanda di
alloggi nel quartiere, nonché della contestuale necessità di individuare
soluzioni integrate che possano rispondere alle esigenze della collettività, la
soluzione proposta è potenzialmente in grado di rispondere alla necessità
abitativa di entrambe le comunità presenti nel quartiere, in modi tempi e
percentuali diverse, e scongiurare il verificarsi di opposizioni violente e
rivendicazioni collettive da parte di chi vive un eguale disagio.
Le soluzioni abitative dovranno rispettare inderogabilmente gli standard
abitativi previsti dalla normativa vigente per l’edilizia economica e popolare
anche in termini di diritto e doveri nell’uso dell’alloggio, con pagamento di
affitto e possibilità di riscatto,il pagamento delle utenze domestiche, ecc.
I siti dovranno essere dotati di opere di urbanizzazione primaria e secondaria
per un’utenza di tutto il quartiere, (scuole, centri culturali, centri sportivi,
aree destinate alla produzione e alla vendita, ecc.).
Il progetto deve preservare le aree agricole esistenti, in cooperazione con i
contadini della zona interpreti della memoria del luogo, nonché tutelare e
valorizzare il principale patrimonio verde dell’area nord di Napoli, di cui
l’area interessata è parte.
La destinazione agricola di questa parte di territorio potrebbe adempiere a
diverse funzioni: lavorativa con la formazione di cooperative agricole di
produzione e vendita, la costruzione di serre per la coltivazione di piante e
fiori e didattica con la creazione di orti didattici.
L’eventuale espansione residenziale sarà preferibilmente ubicata in stretta
relazione con quelle esistenti, in tal modo, con la fascia di rispetto dell’Asse
Mediano potenziata a verde pubblico Parco integrato con la Centrale del Latte,
il valore della restante area si trasformerebbe positivamente. La promozione di
progetti che coinvolgano le maestranze locali (rom e non rom) nella costruzione
degli alloggi e delle relative pertinenze.
Gli obiettivi che il progetto intende perseguire sono: il miglioramento della
qualità di vita dei cittadini; la promozione e il rafforzamento della coesione
sociale, in termini relazioni umane, mutuo aiuto, interessi collettivi ecc;
l’aumento del livello di sicurezza del quartiere e della città, in termini
migliore fruibilità degli spazi e dei servizi, nonché diminuzione dei reati che
generano allarme sociale; la crescita e il miglioramento del livello culturale
delle persone; la creazione di servizi per il quartiere (sportelli legali, asili
nido, foresteria/ostello e residenza universitaria, negozi ecc); il
miglioramento della capacità lavorativa del quartiere; l’individuazione di aree
adibite verde pubblico; la creazione di spazi artigianali e poli produttivi con
possibilità di vendita; la tutela e miglioramento dell’area agricola esistente
anche al fine di preservare e valorizzare il principale polmone verde della
città di Napoli, situato nell’area interessata dalla selva di Chiaiano; il
superamento delle soluzioni abitative e sociali temporanee e ghettizzanti;
l’aumento della capacità alloggiativa nel rispetto della normativa vigente in
particolare in tema di edilizia economica e popolare; miglioramento delle
competenze professionali attraverso percorsi di formazione e avviamento al
lavoro; miglioramento delle condizioni di base per la progettazione di un P.u.a.
e/o di ogni altro strumento urbanistico attuativo avente ad oggetto l’ambito 7,
ai sensi dell’art 132, norme di attuazione della variante al P.R.G. area
ex-centrale del latte Scampia.
Metodologia e ambiti di intervento
Tale progettualità deve attuarsi ispirandosi alla metodologia della ricerca
– azione partecipata e deve contemperare i seguenti aspetti:
A - Ambito giuridico. La presenza regolare sul territorio italiano dei
cittadini rom è un aspetto fondamentale e propedeutico al conseguimento degli
obiettivi che il progetto intende perseguire, in assenza della quale qualsiasi
intervento sarebbe un’inutile dispiego di mezzi e risorse. Pertanto, al fine di
regolarizzare la posizione giuridica dei rom è necessario analizzare diversi
aspetti giuridici e trovare gli strumenti idonei per superare gli ostacoli che
frequentemente impediscono l’effettivo esercizio dei diritti. A mero titolo
esemplificativo si indicano le problematiche più frequenti: il mancato
riconoscimento della cittadinanza italiana per l’impossibilità di dimostrare la
residenza legale ininterrottamente dalla nascita sino al compimento dei 18 anni,
le difficoltà di accertamento dello status di apolide, in considerazione della
situazione geo-politica dei territori della ex Jugoslavia a causa di guerre e
ridefinizione dei confini territoriali; le difficoltà di ottenere il rilascio
del permesso di soggiorno per coesione al coniuge, per ricongiungimento
familiare, nonché il rilascio della carta di soggiorno ecc per l’impossibilità
di ottenere dagli organi preposti la certificazione attestante l’idoneità
alloggiativa per chi vive in abitazioni che non rispondono ai requisiti di legge
(es. campi rom).
B - Ambito lavorativo e di sviluppo economico. L’attuazione delle
politiche del lavoro e l’aumento delle possibilità occupazionali rappresentano
un obiettivo prioritario del progetto, in quanto il raggiungimento della
autonomia economica delle persone è elemento essenziale in ogni processo di
autodeterminazione.
Favorendo l’indipendenza economica e lavorativa, inoltre, l’amministrazione
assolverà il proprio ruolo propositivo e incentivatore di risorse, evitando di
cadere nel circolo vizioso dell’assistenza e della dipendenza. Ciò può avvenire
attraverso la messa in atto di una serie di azioni, anche avvalendosi degli
strumenti e dei servizi già attivi, quali ad esempio: il microcredito, la
concessione di licenze per il commercio, l’avviamento a percorsi formativi e
professionalizzanti, il sostegno alla creazione di cooperative. Un’idea molto
interessante riguarda la possibilità di concretizzare degli accordi con
imprenditori locali e finanziatori internazionali disponibili a sostenere
progetti imprenditoriali riguardanti la zona agricola esistente, su cui da
diverso tempo, sulla base delle competenze esistenti e in accordo con i
contadini locali si sta riflettendo.
C - Ambito sociale, culturale e pedagogico. L’area pedagogico culturale
del progetto considera la cultura sia come fattore fondamentale di coesione e
d’integrazione sociale, da cui deriva la valorizzazione delle identità e delle
attitudini territoriali sia come forma di espressione plurale, partecipata e
libera.
In quest’ottica è necessario attivare processi culturali che potenzino e
favoriscano la crescita, la conoscenza e le relazioni tra gli individui e
valorizzino lo scambio tra culture. La musica, il teatro, il gioco, il cinema,
le feste, gli eventi culturali sono strumenti privilegiati e sperimentati per
garantire la convivenza pacifica e armonica tra le persone.
In particolare il progetto ritiene fondamentale la creazione di un centro
culturale-pedagogico per bambini, giovani e adulti inteso quale luogo aperto,
pubblico e fruibile, catalizzatore di iniziative e esperienze innovative
nell’ambito delle arti, della musica, della danza e della cultura considerata
nei suoi molteplici aspetti.
La proposta progettuale in quanto tale, può essere migliorata e rivista sulla
base delle indicazioni e delle riflessioni che vorranno essere proposte e che il
gruppo di lavoro sarà ben felice di accogliere.
Per info e contatti ambito7@gmail.com
A cura di Associazione chi rom e… chi no, Associazione OsservAzione. In
collaborazione con Associazione Asunen Romalen, Comitato Spazio Pubblico,
Comitato con i Rom.
Da
Vita.it
di Daniele Biella - È quello compiuto dalla parlamentare europea Victoria
Mohacsi, rom ungherese, accompagnata per i campi abusivi d'Italia dai volontari
del gruppo Everyone. Le testimonianze raccolte finiscono sul web e al parlamento
Ue
"Ho attraversato l'Europa per analizzare le condizioni di vita dei rom e il
loro grado di integrazione. Non avevo mai assistito a violazioni di diritti
umani così gravi come quelle che le istituzioni italiane rivolgono alla mia
gente". Suonano gravi le parole che usa Victoria Mohacsi, rom ungherese
membro del Parlamento europeo, all'indomani della fine del suo ‘tour degli
orrori' fra i campi nomadi abusivi delle periferie italiane.
Dal 17 al 20 ottobre 2008 l'europarlamentare ha visitato una decina di
insediamenti rom tra Firenze, Bologna, Pesaro, Padova e Sesto San Giovanni
(provincia di Milano, teatro dell'ultima tragedia di un mese fa, quando un
ragazzino è morto carbonizzato nel sonno per un incendio accidentale nella
fabbrica dismessa dove dormiva), accompagnata da una delegazione formata da
alcuni attivisti per i diritti umani del gruppo Everyone e da una troupe
ungherese di riprese documentarie.
La Mohacsi e i suoi collaboratori hanno ispezionato i luoghi in cui vivono gli
ultimi Rom romeni rimasti in Italia, alcune comunità di Rom e Sinti italiani,
insediamenti di famiglie Rom originarie dei Paesi della ex Jugoslavia. "La
delegazione ha raccolto documentazione riguardo alla condizione dei ‘nomadi' in
Italia, intervistando decine di testimoni della persecuzione e filmando i luoghi
in cui i Rom convivono con topi, parassiti e disperazione", fa sapere il gruppo
Everyone, "Stiamo preparando un dossier illustrato da fotografie, per raccontare
all'Ue le fasi del drammatico viaggio in Italia compiuto da una coraggiosa
parlamentare europea che si batte da quindici anni contro la tragedia del
razzismo che sta annientando il suo popolo". Un riassunto dell'esperienza
italiana della europarlamentare, anch'esso corredato da fotografie, è già
disponibile sul sito web
everyonegroup.org
Fotografie del 05/11/2008
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