Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 17/03/2010
COMUNICATO STAMPA 17 marzo 2010
MILANO, GRUPPO EVERYONE: ANNUNCIATO E CONFERMATO SGOMBERO COMUNITA’ ROM
DOMANI A FORLANINI
Autorità si mostrano irremovibili, nonostante la comunità Rom sia parte di un
progetto di integrazione e assistenza. Chiesto intervento Croce Rossa, per
evitare tragedie umanitarie riguardo ai molti malati, e Alto Commissario Onu per
i Diritti Umani. Le organizzazioni per i Diritti Umani inviano una lettera alle
più alte cariche dello Stato affinché impediscano in extremis un'incomprensibile
e crudele azione di pulizia etnica
“Abbiamo appreso poco fa che domattina, intorno alle 7, le Autorità di Forza
Pubblica provvederanno a sgomberare i 16 Rom romeni rifugiatisi in via Cavriana,
zona viale Forlanini, a Milano”. Lo annunciano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e
Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, organizzazione per i diritti
umani. “Le famiglie che risiedono in questo campo - tutte romene di etnia Rom -
avevano trovato in un comitato di cittadini antirazzisti locali, il ‘Gruppo di
sostegno Forlanini’, aiuto concreto in termine di generi alimentari,
abbigliamento, medicine, coperte e tende, oltre” spiegano gli attivisti,
“all’accompagnamento verso le strutture pubbliche, quali ospedali e pronto
soccorso, per la cura delle malattie, e consultori familiari e pediatrici, per
quanto concerne le vaccinazioni dei bimbi e la maternità delle donne.
All’interno del campo non autorizzato” proseguono Malini, Pegoraro e Picciau,
“si trovano donne, bambini e anziani affetti da gravi patologie da precarietà,
che necessiterebbero di immediata assistenza sanitaria e ricovero presso
strutture adibite a questo tipo di emergenze umanitarie. Per altro, il ‘Gruppo
di sostegno Forlanini‘, che lavora da oltre due anni nel campo, è riuscito ad
avviare un progetto di inserimento lavorativo presso alcune Aziende agricole
della provincia di Milano che collaborano con il Gruppo, per la coltivazione di
orti biologici. Tale progetto, inoltre” prosegue EveryOne, “prevede
l’inserimento dei giovani uomini e delle donne del campo, che, svolgendo questa
attività, potranno essere economicamente autosufficienti e provvedere ai loro
bisogni sia abitativi che alimentari. Ebbene, nonostante l’accorato appello alle
Istituzioni milanesi e alle autorità di Polizia competenti, ogni richiesta di
sospensione dello sgombero è stata freddamente respinta, nonostante non esista
alcuna alternativa alloggiativa per i Rom che verranno messi in mezzo alla
strada né un programma socio-assistenziale che li aiuti a integrarsi e a
sopravvivere”.
Il Gruppo EveryOne ha richiesto l’aiuto della Croce Rossa Italiana, affinché
domattina si rechi al campo, situato a poche centinaia di metri, entrando in
viale Forlanini, dai vecchi uffici Merzario in via Cavriana (vi si accede
attraverso un piccolo sentiero), e provveda all’assistenza umanitaria di tutte e
tutti coloro che, a causa dell’iniquità del provvedimento, ne avranno bisogno.
“Abbiamo inoltre inoltrato un documento” concludono i tre co-presidenti del
Gruppo EveryOne “all’attenzione dell’Alto Commissario ONU Navanethem Pillay, che
proprio qualche giorno fa ha stigmatizzato, nel corso del suo incontro in Senato
a Roma, l’atteggiamento discriminatorio portato avanti da istituzioni e autorità
italiane contro i Rom, al fine di un intervento urgente nei confronti del Comune
di Milano e delle autorità competenti”.
Contatti:
Gruppo EveryOne
+39 3408135204 :: +39 3313585406
info@everyonegroup.com ::
www.everyonegroup.com
Ciao,
vi inoltro in calce il comunicato relativo allo sgombero - preannunciato per
domani mattina - del campo di Forlanini-Cavriana di Milano, zona est.
Allego anche, per i soggetti che non conoscono la storia precedente, l'articolo
uscito a metà febbraio sulla pagina milanese del manifesto.
Sarebbe bene poter garantire documentazione fotografica e video.
Nel pomeriggio di oggi seguirà un'intervista a Radio popolare, nel programma
Popline.
Vi aspettiamo domani mattina, giovedì 18 marzo, h 6,30, in via Cavriana
(traversa di viale Forlanini), dopo la prima cascina per chi viene da viale
Forlanini.
GRUPPO DI SOSTEGNO FORLANINI
Vi chiedo di farlo girare ai vostri contatti. Grazie.
^^^^^^^^^^^^
Il GRUPPO DI SOSTEGNO FORLANINI (scendiamoincampo@gmail.com)
svolge la sua attività umanitaria all’interno del campo Rom di via Cavriana, in
stretta collaborazione con altre Associazioni di volontariato sociale milanesi.
Le famiglie che risiedono in questo campo sono ormai, con quello preannunciato
per domani, al loro decimo sgombero; hanno trovato nel nostro gruppo sostegno
concreto: generi alimentari, abbigliamento, medicine, coperte, tende, oltre
all’accompagnamento verso le strutture pubbliche (ospedali e pronto soccorso,
per la cura delle malattie, e consultori familiari e pediatrici, per quanto
concerne le vaccinazioni dei bimbi e la maternità delle donne). Infatti, molti
abitanti del campo soffrono di varie patologie (respiratorie, reumatiche,
traumatologiche) proprio per le cattive condizioni di vita in questa situazione,
nel totale disinteresse delle degli organi preposti alla tutela della salute
anche di questi cittadini/e.
Grazie al lavoro di due anni in questo campo, siamo riusciti ad avere un
rapporto di totale fiducia ma, soprattutto, ad essere un riferimento certo,
nell’assenza totale di ogni contatto positivo con le istituzioni ed il potere di
questa città. Ci stiamo adoperando per il loro inserimento lavorativo,
ostacolato da molte rigidità.
Gli abitanti sono una quindicina, tra giovani adulti soli, anziani in coppia o
singoli, una famiglia con la madre incinta e una bimba di nove mesi, ormai
giunta al suo settimo sgombero, e un nucleo familiare coi figli in Romania.
Chiamiamo alla mobilitazione e alla presenza la cittadinanza, le forze politiche
e sociali, gli organi di comunicazione, per impedire uno sgombero incivile e
brutale, come quello già sperimentato nelle precedenti occasioni.
L’appuntamento è per domani mattina, giovedì 18 marzo, h 6,30, in via Cavriana
(traversa di viale Forlanini).
Chi percorre il viale Forlanini in direzione aeroporto, alla periferia est
di Milano, a un certo punto, sulla sinistra, vede un muro; è l’ultimo rimasuglio
di una caserma in disarmo. Alcuni anni fa, ospitava circa 150 profughi del Corno
d’Africa (erano i reduci da via Lecco, e poi si sono dispersi, tra Bruzzano,
piazza Oberdan e altri luoghi più o meno nascosti di questa metropoli
inospitale). Il nostro Gruppo di sostegno Forlanini nacque allora, andando lì a
conoscere le storie tremende di uomini e donne, prodigandosi per le elementari
necessità di quegli “ospiti”, per la maggioranza in possesso del permesso
temporaneo perché rifugiati, ma come sempre disperati, discriminati, obbligati a
star nascosti e a non rivendicare alcunché: con un grande e diffuso sforzo di
solidarietà, garantito da associazioni, partiti e soprattutto “cittadini e
cittadine attive”, riuscimmo a garantire un’esistenza un po’ meno penosa a
quegli uomini e donne, ma sempre nella latitanza delle istituzioni. E arrivò lo
sgombero, preavviso della svolta sempre più militare impressa dalle autorità
alla questione immigrazione, tanto che la caserma fu abbattuta. Adesso, appunto,
restano solo il muro frontale e due corpi di guardia in muratura, nel frattempo
resi inagibili dall’accanimento dei successivi sgomberi. E’ in quest’ambiente,
tra le radure e la campagna retrostante, tra il fango, la neve e le sterpaglie,
che si sono poi venuti a insediare alcuni piccoli nuclei di rom, composti da
coppie di anziani, famigliole più o meno allargate con bimbi piccoli, ragazzi
soli, reduci da altri sgomberi, oppure in fuga da una Romania che ci viene
raccontata come tremenda, ma forse a suo modo non tanto diversa dalla Milano
ringhiosa di questi mesi. Ed è ricominciata, da poco più di un anno, una trafila
di solidarietà ancora più larga: ora il Gruppo ha una quarantina di componenti,
che acquistano generi di prima necessità, fanno accompagnamento sociale verso il
pronto soccorso o gli ambulatori medici (per una salute di grandi e piccini che
è sempre più minata dalle pessime condizioni ambientali), aiutano nelle minute
pratiche burocratiche, tentano l’approccio alla scuola, garantiscono la
fornitura di tende, coperte, vestiti, nella quotidianità come nelle punte più
acute degli sgomberi, quando viene distrutto tutto, dalle baracche agli affetti
personali o ai beni di proprietà - come per esempio un prezioso generatore -, ma
soprattutto si insulta la dignità. E siamo riusciti ad avviare un contatto
fiduciario, con soggetti che da tempo hanno perso ogni riferimento con la
cittadinanza, le istituzioni, il potere.
Siamo ormai al nono sgombero di questa realtà, che non ha mai impensierito
realmente gli abitanti del quartiere, cui basta il traffico frenetico del viale
e quel muro per non vedere quel luogo di perdizione. Eppure gli “ospiti” di quel
campo non si vogliono nascondere: ad aprile 2009, poco prima del primo sgombero,
a un’assemblea in piazza Ovidio con De Corato, indetta sulla sicurezza,
convincemmo due di quelle donne a intervenire pubblicamente; davanti a una
platea prima tumultuante e poi raggelata nell’ascolto, parlarono della loro vita
grama, della loro insicurezza, del degrado in cui non volontariamente vivevano,
dimostrando quanto erano “normali” gli “alieni” da cui ci sentiamo “minacciati”.
Ora il nostro gruppo intende intensificare la lotta a questa politica truce;
saremo presenti agli interventi che lì si preannunciano, abbiamo già raccolto
materiale per altri tre sgomberi, in modo da non lasciare sguarnite le
dotazioni; domani, giovedì, preannunceremo in Consiglio di zona (via Oglio 14, h
18) queste nostre intenzioni: più oltre, nella stessa seduta, una mozione della
Lega chiederà l’ennesimo sgombero.
E intendiamo denunciare questi comportamenti inumani nelle sedi ufficiali, alla
stampa e agli organi nazionali e internazionali a ciò preposti. Perché i “loro”
diritti sono i “nostri” diritti.
Purtroppo la polizia ha confermato lo sgombero del campo in via Forlanini per
domani 18 alle 7.30. Il campo è seguito da un ampio gruppo di solidarietà, che
ha attivato un 'progetto di inserimento lavorativo' (quello del vino rom), un
accompagnamento ai servizi sanitari, un aiuto materiale, il coordinamento con le
scuole, etc.
Chiedevano un aiuto e una presenza domattina.
Il campo si trova in via CAVRIANA
Si entra da Viale Forlanini, si passano i vecchi uffici di Merzario siti sulla
destra (palazzina anni 70 di 4/5 piani color marroncino).
Si procede sulla stretta via per circa 100mt. Sulla destra ad un certo punto si
vede una casetta prefabbricata in legno che non fa parte della comunità (stile
baita di montagna).
A quell'altezza vi è uno slargo (parola grossa ma due utilitarie in fila possono
essere parcheggiate)
Sulla sinistra della "baita" ci sono i nostri amici. Vi si accede tramite un
sentierino.
Credo sia molto importante una presenza
Tommaso Vitale

venerdì 19 marzo 2010 alle ore 21.30
All'ARCI TOM in Piazza Tom Benetollo 1, Quartiere Borgochiesanuova (sopra
supermercato FAMILA) Mantova
Vedi mappa
Per la prima volta a Mantova il nuovo gruppo musicale sinto che, nel solco della
tradizione, offre un mix esplosivo tra le generazioni passate e quella presente.
La musica de The Gipsyes Vaganes fonde i ritmi del jazz manouche e del flamenco
gitano con la tradizione musicale dei sinti estrakaria.
The Gipsyes Vaganes saranno a Mantova per promuovere Yuri Del Bar, un Sinto in
Consiglio comunale.
A seguire il concerto dei Sine Frontera.
SOTTOSCRIZIONE 3 € + TESSERA ARCI
L'evento su
Facebook
VERGOGNA!
Nella città delle bombe, I BRAVI RAGAZZI ROM DIVENTANO … INGOMBRANTI
E’ l’esperienza di imprenditoria Economica, Ambientale e Sociale più
significativa di Reggio Calabria e probabilmente dell’intero sud.
Un fiore all’occhiello – come in tanti si sono sempre affrettati sempre a dire
nei convegni o di fronte alle telecamere locali e nazionali –
Hanno deciso di ucciderla, cancellarla. Con un atto di sfrontato, calcolato
cinismo.
La cooperativa Rom 1995 la conoscono e l’apprezzano tutti.
Dal 1999 – epoca lontana della giunta Falcomatà – ha gestito in città il
servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti e beni durevoli. Lo ha fatto anche
nell’era Scopelliti.
Rappresenta un piccolo, grande miracolo; un mix riuscito di efficienza,
professionalità, disponibilità, solidarietà.
E’ un esempio raro ,soprattutto a queste latitudini, di integrazione umana e
sociale dimostrato dal fatto che per servizio di raccolta degli ingombranti sono
regolarmente impiegati dieci ragazzi Rom. Nomadi, zingari, insomma.
Hanno vinto e hanno fatto vincere una scommessa difficile. Contro ogni
scetticismo. Roba da non crederci -
Ora avranno un premio: saranno giocoforza licenziati. Ricacciati nel ghetto e
nella strada. Dove però loro, persone capaci e responsabili, non intendono
andare.
La cooperativa ROM 1995 è un frutto di Legalità, ama la Legalità. Gestisce un
bene confiscato alla ‘ndrangheta che con un duro e paziente lavoro è stato
ristrutturato. Ora la Legalità è tradita e ferita.
La cooperativa Rom è amica dell’Ambiente. Gestisce un servizio di alto valore
ecologico. Incalcolabile il numero di rifiuti ingombranti (dai vecchi televisori
ai frigoriferi, dai materassi alle scaffalature) strappati alle fiumare e ai
cassonetti in questi oltre dieci anni di lavoro.
La cooperativa ROM 1995 è evidentemente un lusso per la nostra città,
un’anomalia. Non è incline alle mediazioni di basso profilo. Perciò si è deciso
di spazzarla via?
Se motivi ragionevoli non ce ne sono,le ragioni vanno cercate, come spesso
accade, dietro le quinte.
I fatti sono quelli raccontati dai responsabili della stessa cooperativa in
conferenza stampa. Incontestabili. Leggere per capire.
Dopo il bando per la gestione del servizio di raccolta differenziata, il gioco
passa in mano alla Leonia. Per la cooperativa Rom 1995 non c’è posto. Il bando
prevederebbe la possibilità di subappaltare, ma si scopre a giochi fatti, che la
Leonia (Società a maggioranza del Comune) aveva dichiarato di non volersi
avvalere di questa possibilità. Scopelliti e la sua Amministrazione avevano
rassicurato: state tranquilli, vi sarà la continuità del vostro prezioso
servizio, sarà prevista una nuova convenzione con voi. Tutte bugie. La
possibilità di affidamento alla cooperativa nel bando non ci sarà. Non la si è
voluta inserire (l’Amministrazione avrebbe potuto disporre preventivamente in
tal senso) né è stata prevista la gestione diretta del servizio da parte dello
stesso Comune. Un motivo ci sarà.
Quello che è accaduto è un fatto gravissimo e vergognoso. Una vera ingiustizia
che ci tocca direttamente, tocca direttamente tutta la città e non solo-
DOBBIAMO MOBILITARCI, FARE QUALCOSA
Chiediamo una soluzione immediata e convincente affinché il servizio di raccolta
di rifiuti ingombranti e di gestione della ricicleria che sta per essere aperta
sia affidato, come per il passato, alla cooperativa Rom 1995.
Se c’è la volontà questo è ancora possibile. Deve essere possibile.
O forse i ROM che gestiscono un bene confiscato danno un cattivo esempio. E’
un’onta, un fatto insopportabile da restituire alla “normalità”.
Dobbiamo decidere cosa fare e da che parte stare. Per questi motivi chiediamo a
tutti di aderire al nostro appello.
Legambiente sta dalla parte dei ragazzi della Cooperativa ROM 1995. E voi?
SCHIERIAMOCI.
ANCHE NOI SCEGLIAMO ALMENO PER UNA VOLTA DI DIVENTARE INGOMBRANTI!
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Di questa
storia se n'è parlato più volte in Mahalla
Osservatorio sui Balcani - Fuori dall'ombra
12.03.2010 Da Capodistria, scrive Stefano Lusa
Foto di Fabrizio Giraldi
Era la più grave violazione dei diritti dell'uomo della sua storia recente.
Ora finalmente sanata. La Slovenia ha restituito ai cosiddetti ''cancellati'' i
loro diritti. In 13.000 potranno ora riottenere la residenza
La Slovenia ha posto rimedio alla più grande violazione dei diritti dell’uomo
nella sua storia recente. Il parlamento, infatti, ha varato una norma che
consentirà a quei cancellati, che non avevano potuto farlo sin ora, di
riottenere la residenza. Dei complessivi 25.761 sono ancora oltre 13.000 coloro
che non hanno regolato il loro status. Nessuno sa quanti di essi vivano ancora
in Slovenia e quanti sono coloro che, dopo anni passati all’estero, possano
essere interessati a riottenere la residenza.
Il ministro degli Interni Katarina Kresal, nel presentare[] il provvedimento,
aveva invitato i deputati ad approvarlo “se non già per un vincolo etico nei
confronti delle persone a cui lo stato 18 anni fa ha fatto un torto, per
rispetto della costituzione”. Da anni la polemica sui cancellati è altissima e
anche questa volta il centrodestra non ha lesinato strali nei confronti del
ministro e del provvedimento. Molto si è puntato sui risarcimenti che adesso i
cancellati potrebbero richiedere alle vuote casse dello stato. La Kresal non si
è scomposta più di tanto e come al solito ha continuato a ribadire l’importanza
del rispetto della costituzione, delle leggi e dei principi dello stato di
diritto.
Ora ci saranno tre anni di tempo per presentare formale richiesta. Quello che,
però, appare più importante è che, in qualche modo, si chiede scusa per quanto
accaduto. C’è voluta una generazione di politici nuovi. Troppo giovani per
essere sulla scena politica all’epoca dei fatti e per avere scheletri negli
armadi.
La cancellazione risale all’epoca della proclamazione dell’indipendenza.
Lubiana, si era impegnata a concedere la cittadinanza a tutti i residenti che si
erano trasferiti nella repubblica dalle altre parti della federazione. Gli
immigrati erano circa 200.000. In oltre 170.000 ottennero la cittadinanza.
All’epoca qualcuno decise di andarsene, altri non riuscirono a raccogliere la
documentazione necessaria o si videro respinta la domanda, altri ancora non
presentarono richiesta di cittadinanza, pur avendo intenzione di continuare a
vivere in Slovenia. Per loro cominciò una vera e propria via crucis. Le autorità
pensarono bene di depennarli dall’elenco dei residenti. L’operazione comportò
per loro la perdita di tutti i benefit di cui godevano. Persero il diritto al
lavoro, all’assistenza sanitaria, all’acquisto a prezzo agevolato della casa ed
altro ancora. In sintesi persero il diritto di continuare a vivere nella
repubblica e si trovarono d’un tratto ad essere clandestini nel paese dove
avevano vissuto per decenni o erano addirittura nati.
La cancellazione avvenne in maniera arbitraria e del tutto illegalmente. In ogni
modo quell’operazione, fatta in gran segreto, poté contare su un consenso
sociale altissimo. L’opinione pubblica d’altronde pensava che, in fondo, quelli
erano potenziali nemici, oppositori dell’indipendenza slovena. In ogni modo
avevano avuto la possibilità di regolare la loro posizione e non avevano voluto
farlo. La cosa ovviamente non era vera, anche perché nessuno aveva spiegato loro
che se non avessero ottenuto la cittadinanza avrebbero perso anche i diritti
legati alla residenza.
Il problema dei cancellati cominciò ad emergere negli anni successivi. Le loro
tristi storie iniziarono ad essere raccontate dai giornali e già 15 anni fa il
neo nominato tutore dei diritti civili puntò il dito sulla questione sin dal suo
primo rapporto. Era facile rendersi conto che ci si trovava di fronte ad una
palese violazione dei diritti dell’uomo, orchestrata consapevolmente o meno
all’epoca del primo governo sloveno democraticamente eletto, formato da una
coalizione di centrodestra. Quando, poco dopo, il centrosinistra prese in mano
per più di un decennio le redini del paese non si preoccupò di porre rimedio
alla questione.
Il problema finì di fronte ai giudici della Corte costituzionale. Il primo
ricorso venne presentato nel 1994. Per arrivare ad una sentenza si dovette
attendere ben 5 anni. L’Alta corte stabilì l’illegalità della cancellazione e
diede 6 mesi di tempo al legislatore per correre ai ripari. Da quel momento i
politici, loro malgrado, cercarono una soluzione. Venne approvata una prima
legge che consentiva ai cancellati ancora in Slovenia di regolare la loro
residenza, successivamente vennero approvate delle modifiche alla legge sulla
cittadinanza che apriva loro le porte all’ottenimento del passaporto sloveno.
La questione era diventata materia di scontro politico. Intanto i cancellati
avevano costituito una loro associazione. A battersi per i loro diritti oramai
erano scesi in campo Amnesty International, l’Istituto per la pace e le altre
organizzazioni impegnate sul fronte della tutela dei diritti dell'uomo. Al loro
fianco c’era anche un ex giudice della Corte costituzionale, Matevž Krivic, che
divenne il loro portavoce.
La battaglia continuò con nuovi ricorsi alla Corte costituzionale. I giudici
stabilirono che la residenza doveva essere riconosciuta retroattivamente, sin
dal momento della cancellazione. Il governo allora preparò un’apposita legge e
l’opposizione indisse un referendum. Nel 2004 il 94% degli elettori disse no
alla normativa, ma la partecipazione al voto fu solo del 31%. Si proseguì con
manifestazioni, scioperi della fame e ricorsi al Tribunale europeo per i diritti
dell’uomo.
La Slovenia, che era uscita dallo sfaldamento della Federazione jugoslava con
l’immagine di un paese ordinato, si trovava a dover rispondere di una palese
violazione dei diritti umani, ormai sotto gli occhi della comunità
internazionale.
L’impegno a risolvere definitivamente la questione è comunque venuto dal nuovo
governo. La soluzione della questione dei cancellati è stata persino inserita
nell’accordo di coalizione. Molti però dubitavano che si avesse realmente
intenzione di fare sul serio.
Il ministro degli Interni Katarina Kresal ha stupito tutti e non ha mancato di
precisare che era intenzionata a chiudere la vicenda anche a rischio della sua
popolarità. Il ministero, così, con gran sgomento dell’opposizione, prima ha
fornito il
dato esatto dei cancellati, poi ha portato a conclusione il
procedimento di riconoscimento della loro residenza con effetto retroattivo per
coloro che avevano già regolato il loro status ed infine ha fatto approvare la
legge che risolverà definitivamente il problema anche per gli altri.
Fotografie del 17/03/2010
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