"Punti di approdo": un convegno venerdì 8 maggio al cinema Monviso per
illustrare le attività presenti e future per la popolazione zingara IL PROGETTO DEL COMUNE DI CUNEO PER L'INTEGRAZIONE DEI "SINTI": DALLA
ISTRUZIONE ALLA FORMAZIONE FINO ALL'INSERIMENTO LAVORATIVO
Rivivere le esperienze di un progetto innovativo, apprendere le metodologie,
rilanciare verso il futuro l'impegno per l'integrazione: questi gli intenti del
convegno "Punti di Approdo" in programma venerdì 8 maggio dalle 8,30 nel cinema
Monviso a Cuneo.
"Punti di Approdo" è il progetto voluto dal Comune di Cuneo per l'integrazione
della popolazione Sinti. Un progetto che ha visto nascere una rete d'intervento,
coordinata dal Comune insieme al Consorzio Il Mosaico, che ha raccolto le
energie e le professionalità di vari enti, come il Consorzio Socio Assistenziale
del Cuneese, le Cooperative Sociali Momo, Emmanuele e Oasi, l’Istituto
Comprensivo OltreStura, l’Agenzia di Formazione Agenform, il Centro per
l’impiego. Un progetto che ha realizzato laboratori di integrazione
multiculturale per i piccoli delle scuole elementari, percorsi di educazione con
i laboratori multimediali per gli alunni della scuola media, corsi di
orientamento al mondo del lavoro e inserimenti in azienda per gli adulti.
Finanziato da Regione Piemonte, Comune di Cuneo e Consorzio Il Mosaico, il
progetto Punti di Approdo si è avvalso dei fondi della legge 26 del 1993
"Interventi a favore della Popolazione Zingara" ed è stato concepito ed
organizzato intorno alla popolazione Sinti cuneese per poi ampliare le sue
prospettive affrontando nelle scuole i concetti di "diversità" ed "integrazione"
in modo completo ed innovativo.
La scelta del Cinema Monviso come luogo del convegno permetterà di apprezzare al
meglio i filmati ideati e realizzati dagli alunni delle tre classi della scuola
media dell'Istituto Comprensivo OltreStura attorno al concetto di integrazione.
Nel corso della mattinata è previsto l’intervento della professoressa Gobbo
dell'Università di Torino che affronterà le problematiche teoriche e le buone
prassi dell'integrazione interculturale; inoltre saranno chiamati a portare il
loro contributo di esperienza i diversi attori coinvolti nel progetto.
Il campo Rom di Ponticelli devastato dai raid incendiari nel maggio 2008
Il 7 maggio prossimo verrà celebrato il processo in Corte d’Appello relativo
ad A.V., la quindicenne rom accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli, lo
scorso maggio. A.V. ha voluto scrivere una lettera aperta al Capo dello Stato.
Il 10 maggio 2008, la piccola rom viene arrestata a Ponticelli, Napoli, dalla
polizia, mentre una folla inferocita l’ha accerchiata e si è scagliata contro di
lei. Il tentativo di linciaggio è stato innescato dalle urla di una giovane
madre che accusa la ragazzina di aver cercato di rapire la figlia neonata. A.V.
viene portata a Nisida, dove tuttora – dopo 10 mesi di carcere preventivo e
il primo grado di giudizio che l’ha condannata a 3 anni e 8 mesi – si trova.
Appena dopo l’arresto di A.V., gruppi di abitanti di Ponticelli attaccano i
campi rom con spranghe e taniche di benzina col pretesto dichiarato di
“vendicare” il rapimento della neonata.
L’udienza presso la Corte d’Appello di Napoli ci sembra un occasione per
riflettere sulla drammatica vicenda, per interrogarci sulla potenza che gli
stereotipi hanno sulla realtà, su come siamo oppressi dal crescente e sempre più
violento razzismo.
La vicenda è complessa e include certamente anche la volgarità e la
scorrettezza dei media, che hanno dato subito per certa ed assodata la
colpevolezza della ragazzina, e hanno addirittura continuato a trasmettere
ossessivamente la notizia mentre bande di gente armata di spranghe e molotov
assaltava i campi rom con all’interno bambini, donne ed anziani, costringendoli
a fuggire.
La disumana ferocia con cui sono state devastate le povere baracche dove
vivevano i rom è il frutto di una politica che, con le sue scelte
vergognosamente razziste, esaspera senza ritegno le più riprovevoli pulsioni
xenofobe, alimenta a proprio uso e consumo una incessante guerra tra poveri e
innesca l’inaridimento crescente di valori fondanti la cultura del nostro paese,
come la solidarietà, la tutela dei più deboli e l’aspirazione alla giustizia
sociale.
In questa situazione, è nostra opinione che il processo ad A.V. avrebbe
dovuto essere condotto con il massimo dell’impegno, dell’approfondimento e della
trasparenza, con la coscienza dell’importanza e del significato delle decisioni
che si andavano ad assumere. Noi denunciamo che tutto ciò non si è verificato e
che, al contrario, vi è stato un accanimento giudiziario.
L’avvocato della ragazzina, convinto della sua innocenza e del fatto che il
racconto dell’accusatrice e unica testimone presentasse delle incongruenze, ha
cercato di impostare un’analisi più approfondita, ma nessuno dei nodi sollevati
è stato preso in considerazione.
La sentenza di primo grado si è chiusa con una condanna a tre anni e otto
mesi per sequestro di persona consumato con l’aggravante della minorata difesa
della persona offesa. Se la sentenza fosse confermata in appello, sarebbe il
primo ed unico caso in Italia di un tale tipo di reato da parte di un rom.
Noi riteniamo che l’asprezza della pena rivela la precisa volontà di
infliggere una condanna esemplare, cioè ispirata non alla reale concretezza
delle prove, ma invischiata di questo clima da caccia alle streghe.
Denunciamo che, anche se paradossalmente la ragazzina fosse colpevole, gravi
e inaccettabili sono le violazioni dei diritti fondamentali che ha subito
durante il processo, tra cui la mancata traduzione degli atti nella lingua di
origine e il rifiuto di concedere il patrocinio a spese dello Stato. E’
inaccettabile, poi e soprattutto, che il Tribunale non abbia voluto concedere
nessuna chance formativa e rieducativa ad una minore non accompagnata e, per
altro, incensurata.
Il rifiuto da parte del Tribunale di concedere misure alternative alla
carcerazione è stato motivato col fatto che non c’è stata alcuna confessione da
parte della minore, che infatti si è sempre professata innocente pur sapendo
che, se avesse ammesso la responsabilità, sarebbe uscita dal carcere e affidata
ai servizi sociali.
Purtroppo, è molto frequente che gli stranieri, consapevoli del clima di
pesante pregiudizio che nel nostro paese dilaga, preferiscono addossarsi colpe
che non hanno per ottenere sconti di pena. A.V., pur conscia di ciò, ha scelto
di continuare ad affermare la propria innocenza. Almeno questo dovrebbe indurci
a riflettere.
Aspettiamo con fiducia la decisione della Corte d’Appello di Napoli.
La Repubblica Ceca prenderà parte al Concorso Canoro Eurovisione 2009, che si
terrà a Mosca, dal 12 al 16 maggio 2009.
I
Gipsy.cz, che in precedenza aveva preso parte alle finali nazionali ceche
sia nel 2007 che nel 2008, sono stati scelti dalla Česká televize (ČT) per
rappresentare il paese a Mosca.
"Aven Romale" (Venite Zingari), è la canzone [...] che verrà presentata [testo
e video]
Uno dei più grandi talenti apparsi nella Repubblica Ceca durante gli
ultimi decenni fa l'impressione di una rivelazione. Il rapper Radosvav "Zingaro"
Banga si è unito ad un elite di una squadra zigana guidata dal violinista
Vojta Lavička, e - con la nonchalance ed l'eleganza dei leggendari
direttori d'orchestra zingari -mixa un esplosivo medley di rap, musica zingara,
etno, funky e pop, che - a parte una necessaria porzione di sana aggressività -
non manca di humour, un distaccato punto di vista, ed ironia.
un incontro sul "Porrajmós". Dalla persecuzione nazifascista alle
attuali politiche anti-rom (con presentazione del doppio DVD "A forza di
essere vento"). Relatore: Paolo Finzi, redattore della rivista
anarchica "A"
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