Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Da
Roma_Francais
Fine della più grande baraccopoli di Francia
ALLOGGIO. Lo stato evacua il campo rom di
Saint-Ouen (Seine-Saint- Denis).
Solamente 24 famiglie coinvolte nel progetto di inserimento
Seduti al sole, gli uomini continuano a giocare a carte. Tuttavia, da qui a
qualche giorno, la più grande baraccopoli di Francia non sarà che mucchio di
rovine e di rifiuti. Da due anni, circa 650 Rom occupano questo terreno situato
a Saint-Ouen, Seine-Saint- Denis, nel quartiere dei magazzini in piena
riorganizzazione. La città di Parigi, proprietaria del terreno, e quella di Saint-Ouen
hanno firmato un accordo per costruirvi alloggi sociali. Indesiderabili, i Rom
sono dunque pregati di andare altrove. Ventiquattro famiglie sono state
selezionate dalla DDASS per integrarsi in un "villaggio d'inserimento". Gli
altri sono invitati a lasciare la Francia.
Delle 633 persone occupanti il più grande terreno libero di Francia, un
centinaio sono già partiti per la Romania, giovedì scorso, con un viaggio
offerto dall'ANAEM (Agenzia nazionale di accoglienza degli stranieri e dei
migranti), che ha retribuito questi "ritorni volontari" con 300 euro per adulto.
Domani, una seconda partenza dovrebbe contare nuovamente un centinaio di Rom.
Quanti rifiutano questi ritorni riceveranno un'ingiunzione a lasciare il
territorio francese (OQTF). Quanto alle voci di un'espulsione dal campo condotta
dalle forze di polizia e prevista domani, Paul Planque, primo assistente del
sindaco di Saint-Ouen, rassicura "Non siamo assolutamente in una fase
d'espulsione".
Accaldate, molte famiglie hanno già lasciato la baraccopoli per altri
terreni. A fianco delle baracche di fortuna in lamiera, il vecchio immobile
dell'EDF è già praticamente deserto. Al primo piano, la famiglia Covaciu si fa
discreta. I genitori ed i loro quattro figli sono tra i fortunati che
usufruiranno del "villaggio d'inserimento". Situato in rue de Clichy, sempre
nella zona dei docks, questo terreno accoglierà prima di tutto roulottes
attrezzate e poi, entro otto mesi, 25 case mobili. "Quando ho appreso la buona
notizia, ho pianto dalla gioia, - racconta la madre Violeta. - E' veramente bene
per i miei figli". I bambini saranno scolarizzati ed i genitori accompagnati
verso mestieri autorizzati. La madre vorrebbe fare lavori di casa, il padre,
lavorare nella ristorazione. Sinora la famiglia ha vissuto della vendita di
ferraglia e di mendicità.
All'interno della baraccopoli, le selezioni suscitano gelosie e
incomprensioni. "Perché loro e non noi?", tuona un giovane la cui famiglia non è
stata selezionata. La sua sorellina, Bianca, 8 anni, e secondo tutti, una
scolara modello. "Non ha mai saltato un giorno di scuola," sottolinea Coralie
Guillot, dell'associazione Parada, che si inquieta per il percorso scolare della
bambina: "Bianca avrebbe dovuto rientrare in CE1 tra qualche giorno, la sua
scolarizzazione, ben avviata, può interrompersi." "Sulle 94 famiglie che hanno
depositato una candidatura, solo 24 sono state selezionate secondo diversi
criteri: padronanza della lingua francese, sforzo di scolarizzazione dei figli e
capacità di lavorare in uno dei 62 mestieri aperti ai Rumeni e ai Bulgari dal
gennaio 2007. Sette altre famiglie con problemi sanitari saranno prese in
carico. "Occorre che questo tipo di villaggio d'inserimento resti a misura umana
perché l'inserimento funzioni," sottolinea il sotto prefetto
Olivier Dubaut. All'interno di progetti simili, solo 21 famiglie sono state
selezionate a Saint-Denis, e 18 a Aubervilliers. "E' la soluzione meno peggio,"
sospira Paul Planque che chiede una conferenza regionale. "L'alloggiamento dei
Rom non può essere di sola responsabilità dei comuni. Occorre una visione a
scala regionale, soprattutto quando l'Île-de-France è la regione più ricca
d'Europa."
Marie Barbier
"6.000 Rom nell'emergenza"
Malik Salemkour è vice-presidente della Lega dei diritti dell'uomo e
membro del collettivo Romeurope
Lo sgombero del più grande campo rom segna una svolta?
Si tratta di una nuova tappa della politica dello Stato che accompagna alcune
famiglie e ne espelle altre. Non è una novità, l'abbiamo già visto a Saint-Denis e Aubervilliers.
A Saint-Ouen, le grida d' allarme delle associazioni e delle famiglie finalmente
sono state ascoltate. Solo, sono state scelte appena 24 famiglie su 100. Le
altre sono invitate a lasciare il terreno o il territorio. Ma questi cittadini
europei, che hanno un progetto di vita in Francia, torneranno inevitabilmente ed
in tempi molto brevi.
Qual'è la situazione dei Rom in Francia?
I 6.000 Bulgari e Rumeni che vivono qua sono praticamente tutti
nell'emergenza. Sono i capri espiatori dello Stato. A livello di rispondere
all'uguaglianza dei diritti europei, li si tratta come cittadini di seconda
scelta. Lo Stato è troppo repressivo, non abbastanza nell'esame individuale.
La metà vive a Seine-Saint-Denis. Come si spiega?
Con le sue officine industriali ed i terreni abbandonati, questo dipartimento
accoglie molti mal-alloggiati. Contrariamente ad altri siti, come l'Hauts-de-Seine, l'espulsione
non è immediata. Possono sopravvivere.
Cosa pensa dei villaggi d'inserimento?
E' una soluzione transitoria accettabile per rispondere all'urgenza
dell'indegnità delle baraccopoli e rimettere queste persone nel diritto
all'abitare. Ma non può essere durevole, come le città di transito che sono
durate anni. La loro prima richiesta è d'integrarsi, di accedere ad alloggi di
diritto comune e ad un impiego, di uscire dal regime transitorio della Romania e
della Bulgaria (i rumeni e i bulgari non possono accedere in Francia che a 62
mestieri - NDLR).
Propos recueillis par M. B.
Da
Roma_Daily_News

I Rom combattono per un'istruzione più giusta
Per generazioni, milioni di Rom e Sinti - spesso chiamati zingari - sono
stati esclusi dalle scuole regolari in Europa. Ma la Corte Europea dei Diritti
Umani l'anno scorso ha stabilito che questa è una discriminazione, contro la più
grande minoranza etnica del continente.
Ray Furlong della BBC esamina quale impatto ha avuto il giudizio
Non c'è senso di vittoria nel piccolo appartamento di Berta Cervenakova.
I quattro figli, dai 13 ai 18 anni, vivono ancora nella stessa camera da
letto di otto anni fa, quando lei iniziò il suo ultimo ricorso di successo
contro la Repubblica Ceca. Il cadente blocco di appartamenti è ora un edificio
condannato.
Berta Cervenakova
L'anno scorso la Corte Europea riconobbe che la figlia di Berta, Nikola - ora
di 18 anni, aveva sofferto di discriminazione essendo stata mandata in una
scuola speciale per bambini disabili mentali, anche se non c'era niente di
sbagliato in lei.
"La presero da parte per un test psicologico. Mi dissero di aspettare fuori."
"Poi mi diedero qualcosa da firmare, e firmai. Diceva che era ritardata
mentalmente - ma non avevo idea di cosa significasse," ricorda.
Ha ricevuto un indennizzo di 4.000 €u. "Ma ciò non la ricompensa per gli anni
persi - gli anni dove impari a leggere, scrivere, far di conto. Non posso
mandarla a fare compere. Tutto quello che può fare ora è un lavoro manuale."
Ma il verdetto è stato visto dai gruppi Rom come uno strumento importante per
combattere una pratica che è comune in Europa - sono seguiti ricorsi in Grecia e
Croazia, mentre altri paesi hanno preso misure verso le classi desegregate.
Attitudini
Nonostante ciò, il vero cambiamento è lento da filtrare. I cechi hanno
abolito le scuole speciali nel 2006, quando sono cresciute le critiche attorno
ai casi in tribunale.
I critici dicono che l'unico cambiamento è nel nome sulla targa della porta
-ed una visita ad un'ex scuola speciale di Ostrava sembra confermarlo.
"Nel primo grado di una scuola normale, i bambini sanno contare sino a 20.
Qui, arrivano solo a 5 - anche se vogliamo insegnargli i numeri sopra il 10,"
dice il direttore Jindrich Otzipka della scuola Ibsen.
Mi porta in giro. Nell'ottavo grado, una classe di quattordicenni, c'è un
colorato alfabeto sul muro.
Normalmente, i bambini lo imparerebbero durante il quarto rado. Ma questi
bambini dimenticano le cose, quindi bisogna continuare a ripeterle," dice.
"Rimprovero i genitori. Non leggono ai loro bambini. I Rom non apprezzano che
ci si debba applicare per riuscire. Vivono alla giornata." Immagini simili sono
un luogo comune nella Repubblica Ceca, e mi sono state espresse anche da altri
insegnanti. Il Ministro dell'Istruzione, Ondrej Liska, dice che cambiare gli
atteggiamenti è la sfida più grande.
"Non possiamo dire a quanti insegnano così: dovete andare. Porterebbe al
collasso del sistema scolastico."
"Voglio vedere in due anni che gli insegnanti nelle scuole con un'alta
percentuale di bambini Rom abbiano una formazione appropriata e voglio vedere un
cambiamento in queste scuole - ma non posso dire: domani dovete cambiare la
filosofia con cui avete insegnato per 20 anni."
Scelte
Ma i membri della comunità Rom mi dicono che i anche i genitori devono
assumersi più responsabilità per come i loro bambini proseguono a scuola.
Radek Bhanga, rapper Rom
"Non sono andato alla scuola speciale perché i miei genitori sono stati
rigorosi con me," dice
Radek Bhanga,
un rapper Rom che ha ottenuto un vasto pubblico interraziale - mischiando
l'hip-hop con i suoni tradizionali zingari.
E' diventato famoso per aver sfidato quello che chiama la "mentalità
vittimistica" dei Rom cechi.
"Il popolo ceco è razzista e xenofobo. Ma molti Zingari sono peggio. Non
mandano i figli a scuola perché non vogliono che diventino "bianchi". E' un
grosso errore. Possiamo parlare di razzismo. Ma viviamo in un paese democratico
e ognuno può scegliere."
Sinti
Dopo aver parlato con Radek, mi dirigo in Germania - dove ci sono stati
problemi simili nel mandare i bambini Sinti nelle scuole regolari. Voglio vedere
che effetto hanno avuto 30 anni di sforzi stridenti per l'integrazione.
La mia visita alla scuola speciale di Straubing, Baviera, è più ottimistica
della visita alla scuola di Ostrava. Le lezioni che vedo sembrano molto più
esigenti. Ma ancora. i Sinti sono sotto rappresentati in maniera massiccia.
"Le famiglie Sinti vedono questa scuola come la loro scuola," dice il
direttore Wolfgang
Steinbach.
"Ci mandano i loro bambini, e noi cerchiamo di inserirli nella scuola
normale. Ma loro preferiscono che i loro bambini siano in una scuola dove ci
sono altri Sinti."
Assistenti Sinti agli insegnanti come Manuela e Nadia aiutano i bambini ad
entrare nel circuito scolastico regolare
Frequentano classi speciali con assistenti Sinti per prepararli a
rientrare nella scuola principale.
In una classe , ho incontrato Leo - che sarà trasferito l'anno prossimo
nella scuola normale.
Leo ha un carattere insolente e divertente, con le guancie tozze e capelli
sparati neri.
Dice che il lavoro in questa scuola è frustrante e che le assistenti Sinti
nella nuova scuola lo faranno sentire come a casa. Ma c'è voluto un anno per
persuadere i suoi genitori a trasferirlo.
L'esperienza qui è un ammonimento a chiunque si aspetti cambiamenti rapidi
nella Repubblica Ceca dopo la decisione di Strasburgo.
Ma Jim Goldston, l'avvocato che rappresenta Berta Cervenakova, dice che quel
giudizio è tuttora un momento cruciale.
"I genitori dei bambini nelle scuole speciali o sotto gli standard sono loro
stessi i prodotti di uno sviluppo istruttivo discriminatorio. Questo interesserà
le scelte dei loro figli."
"Così ci sono problemi con molte delle comunità coinvolte, ma la difficoltà
principale resta che il governo renda chiaro che la discriminazione deve
finire."
Published: 2008/08/28 00:19:51 GMT
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