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Articoli del 06/08/2008

Di Fabrizio (pubblicato @ 12:55:19 in musica e parole, visitato 2476 volte)

Ricevo da Luisa

Da GEYGER DISF

Ieri è stato presentato alla regione Puglia il programma del Festival della "Notte della Taranta", la cui XI edizione si terrà fra il 7 e il 23 agosto nei Comuni della Grecìa Salentina, per concludersi nel concertone finale di Melpignano, durante il quale è prevista la partecipazione di Caparezza, Aprés la classe, Sud Sound System, Radiodervish, Richard Galliano e Rokia Traore' (nei prossimi giorni maggiori informazioni).

Benché siano in molti, anche qui in Puglia, ad associare la "Notte della Taranta" quasi soltanto al concertone di Melpignano, in realtà da anni questo Festival di pizziche e contaminazioni folk è diventato itinerante, e per molti seguaci, "carovaniero" per tutto il Basso Salento, con circa 15 serate sparse fra Calimera e Alessano, passando per Otranto e Galatina. Per non parlare di tutte le rassegne, sagre, piccoli festivals ed eventi che costellano il Salento per tutta l’estate, fornendo ampiamente scelte alternative per una stessa serata.

Anche il pubblico è perciò eterogeneo ed itinerante. Ad uno stesso concerto del Festival, un terzo del pubblico è composto dalla popolazione locale- ma in buona parte sono migranti italianissimi. Un altro terzo è composto da vacanzieri con il culto dell’esotico, e l’ultimo terzo è costituito dai giovani travellers d’Italia e ormai anche d’Europa (l’anno scorso ho anche incontrato sudamericani). Al pubblico occorre aggiungere la non piccola comunità temporanea degli ambulanti e degli addetti ai lavori, dei giocolieri e degli artisti di strada, di chi organizza le varie rassegne e di chi fa commercio (anche di dischi, magliette e libri). A volte la distinzione fra festival e sagra s’assottiglia pericolosamente, a tutto vantaggio degli stands gastronomici, che pagano di più ai Comuni. Altre volte i vigili lasciano fare, e ciò rende la serata meno "istituzionalizzata" e "bottegaia".

Per molti giovani travellers il festival diventa davvero un’esperienza nomadica "per scelta", assai simile ai fasti dell’Umbria Jazz d’un tempo,durante la quale si incontrano, oltre il variegato mondo dell’ambulantato, anche gli "zingari", in particolare nelle celebrazioni di San Rocco a Torrepaduli. Bands di origine "zingara", come Mascarimirì di Claudio "Cavallo" Giagnotti, Crifiu, Ziringaglia, sono presenti in parecchie serate, ma in genere molte formazioni mixano ecletticamente ogni sorta di fonti musicali folk, etniche, world, afro, reggae. Vi sono poi serate particolari in cui si incontrano "maestri" e "regine", come a Sternatia lo scorso anno, Lucilla Galeazzi ed Esma Redzepova "the Queen of Gypsies" con il Canzoniere Grecanico Salentino.

Stratificazioni antiche, a volte rivendicate come "identitarie", e linee di fuga contemporanee si intrecciano in un meticciato culturale reso più eccitante da o’ sole, o’ mare, sex drugs and rock’n’roll, dai mille incontri occasionali a volte stimolanti, a volte divertenti, a volte convenzionali. Come sempre. Con la "paura" di tornare a casa, alla solita vita scuola-lavoro-famiglia. E sullo sfondo un Salento che con gli anni tende sempre più a "imborghesirsi", a sedentarizzarsi, a recintarsi, sempre meno "selvaggio" e "primitivo" sempre più "bottegaio". Prima di tutto lo "sviluppo", il "marketing del territorio", in funzione turistica: villaggi, resort, bed & breakfast, strade, porti, etc. L’alternativa fra nomadismo e sedentarietà oscilla fra le scorribande notturne e la noia vacanziera, compresenti sullo stesso territorio per qualche mese estivo.

Nulla che in fondo non sia un déjà vu, da queste parti. Dove al tradizionale incontro/scontro fra contadini, zingari e classi agiate si è sovrapposto quello post-moderno fra migranti, vacanzieri, nuovi nomadi, artisti di strada, giocolieri, e… affaristi. Più i nuovi Rom arrivati di recente dalla ex Jugoslavia, e in particolare dal Kosovo, in seguito alle guerre etniche ed "umanitarie".

Il gruppo più antico di Rom in Italia, proveniente dai Balcani, si è insediato fin dal XV sec. nell’Italia centro-meridionale, fra Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Calabria. Esercitavano le attività di fabbri, mercanti di equini, giostrai. Fino agli anni successivi la seconda guerra mondiale durante la bella stagione giravano per i mercati con carrozzoni trainati da cavalli; svernavano vicino a qualche borgo, in stalle o fienili presi in affitto. Col tempo la lingua romani, già fortemente influenzata dai dialetti regionali, è stata quasi del tutto abbandonata o sopravvive nell’uso di alcune frasi gergali. Allo stesso modo, il nomadismo è diventato stagionale e i più si sono "fermati" in campi e baraccopoli alle periferie delle città.

La loro partecipazione ad alcune feste religiose le influenza in maniera determinante come nel caso della festa di S. Rocco a Torrepaduli e della festa dei SS. Cosma e Damiano a Riace (CZ). La presenza degli zingari è sensibilmente diversa da quella dei contadini:

"i contadini trascorrono la notte accampati in chiesa, seguono la processione cantando, suonano e danzano la tarantella solo in spazi e in momenti a margine della festa vera e propria; gli zingari si accampano in automobili, camion o furgoni, nei pressi del santuario. A Riace precedono la processione danzando; a Torrepaduli, dopo la processione, si impadroniscono del sagrato dando vita per tutta la notte a delle "ronde" di "pizzica". Qui agli zingari (e, in misura minore, ad altri marginali e a gente di malavita) spetta prevalentemente il ruolo di danzatori, ai contadini quello di suonatori di tamburello e di armonica a bocca. La tarantella ballata a Torrepaduli in occasione della festa di S. Rocco è detta la "scherma": due uomini si affrontano danzando, indice e medio della mano destra tesi a simulare la presenza di un coltello, e duellano fino a che uno dei due contendenti viene toccato per la terza volta dalle dita dell’avversario"(Nico Staiti).

La "pizzica-scherma" verrebbe dalla Calabria, dov’è chiamata anche "tarantella maffiusa", tipica non degli zingari, ma come danza di contadini, pastori, e gente di malavita. Ma i Rom salentini restano comunque gli interpreti principali della "scherma", e sono loro ad averla importata dalla Calabria nel Salento. Com’è tipico del nomadismo e degli zingari, sono questi ad aver svolto un ruolo di mediatori di tradizioni fra due diverse regioni dell’Italia meridionale, cosa impossibile fra culture "chiuse", e allo stesso tempo, a Torrepaduli come a Riace, svolgono un ruolo complementare rispetto agli altri partecipanti.

La grande capacità degli zingari, come sottolineava Luca Guglielminetti nel post di ieri, "La nuova musica zingara: il Jazz dei Balcani", è quella di costruire i brani musicali attraverso "l'apprendimento, come per la lingua parlata, di arie e melodie popolari dai luoghi di passaggio, e l'estro individuale particolarmente esaltato dalla pratica molto frequente dell'improvvisazione. È difficile individuare una musica originale zingara. Si possono riconoscere però stili diversi…".

Questo tipo di "ibridazione", di "musica ibrida ai confini del mondo in un cocktail irresistibile di musiche balcaniche…ricche di echi arabi, turchi e mediorientali in un turbinio di ritmi etc." costituisce il contributo specifico della musica "zingara" alla musica "etnica" del Salento. La sua profondità (Liszt) riflette "un dato di precarietà sociale eccezionale" percepito con intensità e forza straordinarie, alla quale, forse, anche il più distratto vacanziero o migrante di ritorno, colto in un attimo di libertà fuori dalle consuete costrizioni del lavoro e del quotidiano, s’abbandona mollemente.

"Se il dato primario degli zingari è la capacità (necessità) di adattarsi a contesti sociali sempre nuovi, cui prestare attenzione per percepire quanto serve per sopravvivere, è ben possibile che, come per i neri americani, prestando orecchio a quanto le tradizioni musicali popolari fornivano nei contesti dei luoghi nei quali si aggiravano abbiano condotto a queste strepitose "sintesi" o "rivitalizzazioni" di tradizionali arie in forme dotate di una autonoma cifra stilistica" (Luca Guglielminetti).

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:34:30 in casa, visitato 2038 volte)

Da Roma_Francais

LE MONDE | 31.07.08 | 13h19

LAMEZIA TERME (ITALIE) ENVOYÉ SPÉCIAL - I fiori di plastica abbelliscono le finestre delle baracche. I bambini giocano in mezzo ai contenitori d'acqua. La biancheria asciuga sul filo spinato. Il campo rom di Lamezia Terme, in Calabria, incastrato tra la pendenza della ferrovia, il recinto dell'ospedale ed un muro di 4,5 metri di altezza per 50 di lunghezza, è un ghetto con un solo accesso, il tunnel sotto la strada ferrata.

"Il muro c'era già quando siamo arrivati, ma era più basso", si ricorda Massimo che è cresciuto qui. "Poco a poco, i residenti l'hanno alzato e messo del filo spinato per impedirci di saltare dall'altra parte." Massimo, cognome italiano come tutti quelli della famiglia: Berlingeri. Il muro separa dal resto della città degli italiani da generazioni, con meno diritti e condizioni di vita inumane.

"Zi' Antonio", la memoria del campo, ricorda in dialetto locale e con un forte accento calabrese: "Prima di andare a dormire, chiamo una dozzina di giovani che vengano coi bastoni e mi aiutino a cacciare i ratti dalla baracca." Attorno, si conviene. Se non sono i ratti, sono le blatte. Un alloggio degno: è quello che domandano le 84 famiglie che sono istallate in questo campo "provvisorio" dal 1982.

E se si parla loro del censimento dei Rom in corso, aggirano la questione con un gesto della mano. Qui, dove vive la più forte comunità rom del Sud dopo Napoli, non è questo il problema. Anche se siano riunite tutte le condizioni per accedere agli alloggi sociali, è tutto bloccato. "E' un vicolo cieco", riconosce il sindaco della città, Gianni Speranza. "Il rialloggiamento in stabili ad affitto moderato è la sola soluzione, e finirà per arrivare, ma quel giorno, spiega, temo una guerriglia contro i Rom."

I Rom sono accusati di provocare fumi tossici incendiando i pneumatici per ricavarne materiale da rivendere. Si rimprovera loro di avere trasformato i dintorni del campo in uno scarico di rifiuti ingombranti o tossici. "Più facile per i privati o le imprese girare un biglietto di 10 o 20 euro tra di loro per sbarazzarsi dei rifiuti, che seguire la filiera obbligatoria con i costi che comporta", spiega Antonio Rocca, dell'associazione Ciarapani. Da qui l'amalgama, Rom, criminalità. L'associazione vuole mostrare che esiste un'altra via: ha messo in piedi una cooperativa incaricata dal comune di raccogliere le immondizie. "Grazie al mio lavoro, sono riuscito a trovare un alloggio in città", spiega Massimo, fiero della sua uniforme di spazzino. "Sono dei cittadini. E' scandaloso rinchiuderli in un ghetto, quando avrebbero diritto, come tutti, alla scolarizzazione, alla formazione, alle opportunità di lavoro e ad un alloggio", spiega Marina Galati, presidente dell'associazione. Ma la paura ei Rom, denunciata dalla sinistra, dalle associazioni cattoliche e della difesa dei diritti, allontana tutte le soluzioni. Il muro di Lamezia Terme non è pronto a cadere.

Salvatore Aloïse
Article paru dans l'édition du 01.08.08

PS: Di Marina Galati, segnalo "Fare cittadinanza insieme ai rom"

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 08:56:08 in Italia, visitato 3585 volte)

28 luglio 2008 - Nei mesi scorsi l'Italia è stata sotto i riflettori per l'aumento degli attacchi e la crescita del pregiudizio razziale contro le sue comunità Rom e Sinti.

Opera Nomadi è la principale organizzazione che lavora con le comunità nomadi in Italia. Molti dei suoi componenti sono Rom e Sinti. Guida progetti sull'istruzione, la sanità, l'abitare e le relazioni comunitarie nelle città italiane, incluse Milano, Roma, Napoli e Padova.

Matilde Ceravolo, dell'MRG, ha parlato col Vice Presidente dell'Opera Nomadi, Maurizio Pagani (in foto), sul peggioramento della situazione per i Rom in Italia.

Quali sono le vostre relazioni con le autorità locali italiane?

I sindaci italiani tendono a delegare il lavoro con le comunità Rom a terze parti, spesso OnG. Il problema è che non coinvolgono o consultano le comunità stesse. Buona parte del lavoro dell'Opera Nomadi è facilitare il dialogo e la mediazione culturale.

Recentemente il lavoro è diventato sempre più difficile. Ci sono delle distinzioni tra le città, che dipendono dalla posizione politica dei sindaci, ma generalmente ci sono forti contraddizioni nelle politiche sociali implementate da tutti i partiti. Riguardo le comunità nomadi, il contesto politico e sociale è andato sempre più peggiorando durante gli ultimi due anni.

Può spiegare come la situazione delle comunità Rom e Sinti sta peggiorando in Italia? Cosa sta causando questa situazione?

Da luglio, il governo ha adottato misure discriminatorie, ad un livello mai visto nel passato. Le comunità Rom e Sinti si sentono minacciate ora come mai prima. Crediamo che ci sia un serio rischio di discriminazione etnica e che ci stiamo avvicinando verso il disegno di politiche pubbliche discriminatorie.

Tuttavia, questo non dev'essere visto soltanto come una parte di un'ondata anti-nomadi. Quanto sta accadendo adesso è parte di più vaste politiche migratorie. Negli ultimi anni, il dibattito politico sulla migrazione ha assunto forti toni demagogici. L'Italia è stata sul lato sbagliato di massicce migrazioni dall'Est Europa, soprattutto dalla Romania, da quando quel paese ha raggiunto la UE. Molti di quei migranti erano Rom rumeni, a cui è stata data l'unica possibilità di sistemarsi in campi alle periferie delle città, creando nuove baraccopoli. La presenza di queste comunità di Rom rumeni ha poi creato forti conflitti sociali nelle periferie, e questo ha recentemente attirato più attenzione sui Rom e si è trasformato in una crescente ondata di razzismo.

Campo di Rom rumeni, Milano - Paolo Poce

Ma la vera ragione per cui accadono questi esplosivi conflitti sociali è che l'improvvisa migrazione dalla Romania non è stata gestita adeguatamente. Non ci sono state politiche dell'emergenza, sono state abbandonate le politiche dell'integrazione. Le istituzioni non hanno facilitato il processo, non hanno offerto soluzioni, ed hanno terminato discriminando i migranti su base etnica. Le questioni sociali affrontate dai Rom sono state trattate come qualcosa di differente dall'assistenza sociale a cui hanno diritto gli altri cittadini.

Qual'è la sua opinione sulle misure che sta adottando il governo, come registrare tutti i Rom e prendere le impronte digitali ai bambini?

Avevamo in precedenza denunciato i Prefetti di Roma, Milano e Napoli a cui è stato dato il ruolo di "Commissari Speciali sull'Emergenza Rom" col compito di sviluppare il censimento della popolazione Rom, dicendo che questo non sarebbe stato un comune censimento della popolazione, ma sarebbe stato basato sull'etnia... Avevamo ragione.

Metà della gente Zingara nel paese sono cittadini italiani, che hanno gli stessi documenti di ogni altro cittadino italiano. Nondimeno, come parte di questo censimento, è richiesto loro di mostrare i loro documenti, che vengono fotografati e tenuti in uno speciale archivio parallelo, differente dal registro civile usato per tutti gli altri, Sfortunatamente, anche la Croce Rossa Italiana sta partecipando al censimento.

Riguardo alle impronte, anche se molto ne è stato scritto, al momento è accaduto in pochi casi, con l'eccezione di Napoli. A Roma, il Commissario Speciale ha avuto il coraggio di dichiarare che rifiutava di prendere le impronte, tranne in casi eccezionali, dove fosse altrimenti impossibile identificare la persona.

La società civile, e specificatamente l'Opera Nomadi, cosa stanno facendo per rispondere a questa situazione?

Abbiamo immediatamente preso alcune azioni legali. Sono informato di due casi in Lombardia dove sono stati citati i diretti responsabili della presa di impronte (polizia e carabinieri). L'Opera Nomadi sta appoggiando una famiglia di Rom italiani fornendo assistenza legale al caso.

Abbiamo anche deciso di denunciare pubblicamente la sfaccettatura discriminatoria di questa misura. Critichiamo la mancanza di politiche pubbliche effettive nell'affrontare i problemi delle comunità nomadi. Siamo a conoscenza che i problemi esistono, ma sinora non abbiamo visto nessuna politica volta ad affrontare problemi come l'accesso all'istruzione, al  lavoro, alla casa, di queste comunità. Abbiamo scritto al Prefetto di Milano offrendo di incontrarsi e discutere tutti questi argomenti. Stiamo ancora aspettando una risposta, e siamo ancora aperti al dialogo.

La società civile generalmente ha  esercitato una pressione critica su chi deve prendere le decisioni. La "Federazione Rom e Sinti", che include rappresentanti di ogni comunità, è stata molto attiva.

Roberto Maroni, Ministro degli Interni, sta presentando la presa delle impronte come un'azione umanitaria. Ha dichiarato che lo scopo è fornire cittadinanza a quei bambini che sono stati "venduti, abbandonati, lasciati a chissà chi". Può commentare?

In Italia abbiamo un immenso problema dei bambini nati senza cittadinanza. Riguarda principalmente i Rom dell'ex-Yugoslavia, che non hanno assolutamente documenti d'identità o cittadinanza. Non viene neanche assegnato loro un certificato di apolidia. Stimiamo che siano circa 15-20.000. Opera Nomadi non può ma accoglierebbe con favore una decisione che garantisse loro la cittadinanza.

Sfortunatamente, quello che il signor Maroni suggerisce, riguardo solo i minori che sono stati vittime di violenze terribili, che sono stati allontanati dai genitori dai tribunali, o quelli che non hanno famiglia. Secondo l'Osservatorio Minori, nel 2007 c'erano 8.000 casi simili nei registri (il numero reale è chiaramente superiore). Molti di questi casi sono di stranieri, ma i Rom sono probabilmente non più di poche centinaia. Molti di questi bambini vengono dal Maghreb. Sono messi sotto la protezione dei servizi sociali, ma perdono la loro condizione quando compiono diciott'anni. A loro non viene fornito nemmeno un permesso di lavoro, e spesso rimangono senza cittadinanza.

Campo di Rom rumeni, Milano - Paolo Poce

In questa situazione, che il signor Maroni voglia loro garantire la cittadinanza è certamente una buona notizia. Nondimeno, dev'essere chiaro che è solo una forma di protezione per un gruppo molto specifico. Non cambia il fatto che la legge italiana sulla cittadinanza abbia bisogno di una riformulazione radicale. Non è accettabile che famiglie che sono qui da 4 generazioni non possano ancora ottenere la cittadinanza.

Due notti fa un campo Rom ha preso fuoco a Roma. Il giorno prima i corpi di due ragazze Rom che erano annegate sono state lasciate nell'indifferenza sulla spiaggia di Napoli. E' questa la cima dell'iceberg del razzismo contro i Rom?

Io penso si debba essere molto prudenti con affermazioni simili. Nello stesso modo in cui il rigetto dei Rom è diventato molto più visibile, è anche vero che parte dei media e della società civile è troppo incline ad interpretare ogni fatto come una manifestazione di razzismo. E' molto importante verificare la credibilità delle informazioni prima di darle per assodate. Per esempio, non c'è prova che al campo sia stato dato fuoco di proposito. Al momento, sembra più probabile che sia stato solo un incidente.

Riguardo al caso delle due ragazze affogate. Sfortunatamente, credo che sia un sintomo della nostra società malata. Non credo che l'episodio sia accaduto per l'etnia delle ragazze. Lo stesso sarebbe probabilmente successo con chiunque altro.

 
Di Fabrizio (pubblicato @ 08:46:00 in Europa, visitato 2137 volte)

Da Nordic_Roma

31 luglio 2008 1:50am BST - By Agnieszka Flak and Julie Breton

HELSINKI (Reuters) - Aurelia non porta più con sé sua figlia di quattro anni a mendicare per le strade della capitale Helsinki. La donna Rom di 35 anni ha troppa paura che le prendano la bambina per darla in affido.

La Finlandia sta perseguendo i Rom, o zingari, che elemosinano con i loro bambini, minacciando di rimandare madri e figli nel loro paese di origine o di dare i bambini in affido. Lo scopo, dicono le autorità, è di proteggere i bambini.

Ma i gruppi dei diritti umani dicono che la mossa, introdotta alla fine del 2007, è sinora una delle più dure misure anti-Rom d'Europa, e costituisce una forma di ricatto che divide le famiglie invece di proteggerle.

La Finlandia non è sola nell'introdurre misure che i critici dicono essere discriminatorie contro i Rom. L'esecutivo dell'Unione Europea ha sollecitato gli stati membri ad offrire migliori opportunità ai Rom, cui spesso non vengono date pari opportunità di avanzare socialmente.

I Rom dell'Est Europa sono stimati in 9-12 milioni, sono il settore della società più povero nella regione, e molti sono fuggiti nei più ricchi stati occidentali, in cerca di una vita migliore. Ma, spesso, hanno trovato soltanto negligenza, discriminazione e schiacciante povertà.

In Italia, il governo è stato severamente criticato per il piano di prendere le impronte digitali ai Rom, inclusi i bambini, come componente di un severo provvedimento sui crimini, che molti italiani imputano agli immigrati.

I critici dicono che le misure proposte portano alla discriminazione etnica ed alla violazione delle regole UE. L'Italia ha replicato che le impronte verranno prese a tutti i cittadini, una mossa per disinnescare le critiche.

Astrid Thors, Ministra Finlandese per le Migrazioni e gli Affari UE, ha difeso la posizione del suo paese, dicendo che le autorità devono reagire se i bambini sono in pericolo.

"Stiamo cercando di agire nell'interesse dei bambini - Può essere problematico, ma è anche bene che la gente che arriva qui sappia che questa è la regola," ha detto.

Aurelia, che ha rifiutato di dare il suo cognome, elemosina ancora ma le entrate sono diminuite da quando ha smesso di portare sua figlia.

"Mendicare è ancora meglio che avere fame nel paese da cui arrivo," ha detto, agitando il bicchiere di plastica vuoto sul marciapiede vicino alla stazione di Helsinki.

"Alcune delle mie amiche sono andate via perché hanno sentito che i loro bambini sarebbero stati prese. Io non ho altra possibilità. Non ho altri sistemi migliori per appoggiare la mia famiglia a casa."

PIU' ORGANIZZATI

Il governo stima che vivano in Finlandia circa 10.000 Rom, anche se dicono che il numero potrebbe essere molto più alto, perché tracciare i loro movimenti è quasi impossibile.

Molti Rom arrivano dalla Romania e dalla Bulgaria, che hanno raggiunto l'Unione Europea nel 2007.

Quelli arrivati recentemente spesso dormono in tende o in comunità improvvisate sugli svincoli autostradali e raramente hanno accesso al servizio sanitario per prendersi cura delle loro famiglie.

Per legge, i Rom non possono essere deportati, a meno ché non commettano un crimine serio. Mendicare non è illegale.

Quando i Rom mendicanti, una presenza ubiqua nella capitale norvegese Oslo, apparvero per la prima volta l'anno scorso nelle strade di Helsinki, causarono fermento nei media locali e misero in evidenza una certa intolleranza verso gli stranieri.

I Rom non sono l'unico gruppo che ha affrontato la discriminazione in Finlandia, dove spesso la gente è ostile verso i nuovi venuti sino ai recenti segni  che l'economia avrebbe sofferto se il paese non avesse adottato un approccio più positivo.

Con un clima duro ed una lingua parlata solo da pochi, la Finlandia sta ora cercando di attrarre gli immigrati per puntellare un'economia indebolita dal rapido invecchiamento della popolazione europea ed una forza lavoro ristretta.

La popolazione della Finlandia è di circa 5,3 milioni e ci sono circa 122.000 stranieri, la maggior parte dalla Russia e dall'Estonia.

Mentre il numero dei mendicanti Rom in Finlandia è ancora piccolo - meno di 100 secondo uno studio del ministro degli interni - la polizia dice che stanno diventando più organizzati ed aggressivi, a volte arrivano su mini bus noleggiati alla bisogna per la loro giornata lavorativa ad Helsinki.

E la presenza dei bambini ha fatto arrabbiare alcuni Finlandesi.

Outi Parkkinen, una madre che vive a Helsinki, ha detto che non potrebbe contribuire a suddividere la colpa dopo aver visto bambini dormire per strada ad una temperatura sotto zero.

Chiede: "La gente dice che la Finlandia non è aperta all'immigrazione ogni volta che si parla dell'arrivo dei Rom. Dovremmo forse lasciarli vagare e rischiare che qualcuno di questi bambini muoia?"

Thors ha detto che la Romania deve assumersi la responsabilità dell'integrazione della sua minoranza nomadica e prevenire che migliaia di persone inondino le altre città europee.

Pure altri stati nordici hanno iniziato a reprimere, specialmente da quando il numero dei mendicanti Rom è cresciuto dal 2007.

Le lamentele contro i mendicanti aggressivi ad Oslo hanno portato l'anno scorso i politici norvegesi a discutere il divieto di elemosina.

Anche se questa proposta è caduta, è nuovamente dibattito aperto che nuovi gruppi di Rom mendicanti, principalmente dalla Romania, hanno iniziato ad arrivare nella città più cara d'Europa.

Circa cinque anni fa, la Danimarca cercava di mettere i bambini Rom in classi speciali e di ritirare gli assegni di disoccupazione ai genitori Rom se i loro figli non frequentavano la scuola. Tutte e due le pratiche sono state ritenute illegali e da allora sono cessate.

(Additional reporting by Sakari Suoninen and Sami Torma in Helsinki, Kim McLaughlin in Copenhagen, Adam Cox in Stockholm and John Acher in Oslo; Editing by Clar Ni Chonghaile)

 

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