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Da
Roma_ex_Yugoslavia
IPS
By Vesna Peric Zimonjic
BELGRADO, 12 agosto (IPS) - Alcune settimane fa, la Serbia ha dato l'addio al
cantante folk
Saban Bajramovic, morto per arresto cardiaco all'età di 72 anni nella
città meridionale di Nis. Con un gesto insolito, il Presidente serbo Boris Tadic
ha partecipato al funerale, dando l'ultimo tributo al "Re della Musica Zingara"
Ma la presenza del Presidente non è stata l'unica cosa insolita.
"E' triste che (Bajramovic) se ne sia andato," ha detto a IPS Osman Balic,
attivista Rom. "Ma è anche un miracolo che sia vissuto così a lungo. Sono sicuro
che nella sua città natale di Nis non ci sono Rom di quell'età." Si ritiene che
a Nis vivano 25.000 Rom.
I Rom sono un popolo che migrò in Europa dall'India sin dal XIV secolo. Si
stima che 12 milioni vivano in Europa, affrontando deprivazioni e
discriminazioni.
Secondo gli studi di diversi gruppi Rom per i diritti umani, soltanto un Rom
serbo su 60 vive sino al 60° compleanno, e molti non superano l'età di 50.
"La più corta aspettativa di vita è tra i riciclatori di materiali, (un
commercio) popolare tra i Rom come mezzo per sopravvivere," ci ha detto Balic.
"La loro aspettativa di vita è di circa 45 anni, causa le condizioni
estremamente dure che li circondano."
La Serbia ha recentemente assunto la presidenza del "Decennio dell'Inclusione
Rom", l'iniziativa internazionale volta a migliorare lo status dei Rom tra il
2005 e il 2015. Nove paesi sono stati coinvolti nel progetto - Bulgaria,
Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Macedonia, Montenegro, Romania, Serbia e
Slovacchia.
Il mese scorso, si è aggiunta l'Albania, mentre la Bosnia-Herzegovina e la
Spagna stanno per farlo. La Slovenia ha la posizione di osservatrice.
Gli sforzi sono centrati sul miglioramento delle condizioni socio-economiche
di questo gruppo altamente marginalizzato, con punti prioritari all'istruzione,
impiego, sanità ed alloggio.
"Non c'è bisogno delle statistiche per vedere la povertà che prevale tra i
Rom," ha detto il vice Primo Ministro Bozidar Djelic in una recente conferenza
stampa. "Ci sono 593 insediamenti Rom attorno alle grandi città della Serbia,
senza nessuna infrastruttura o normali standard di vita."
Djelic ha detto che il nuovo governo che ha assunto la direzione in luglio
vorrebbe assegnare 500 milioni di dinari (10 milioni di dollari) invece dei 2,4
milioni programmati in precedenza, per misure per migliorare le condizioni di
vita dei Rom.
Ma la Serbia, come molte altre nazioni dell'ex Yugoslavia, non conosce il
numero esatto dei Rom nel paese. La Serbia ha una popolazione di 7,5 milioni. Il
censimento del 2002 pone il numero dei Rom in 108.000, ma Djelic puntualizza che
si ritiene che solo un Rom su tre ammette di appartenere a questo gruppo etnico.
In Bosnia-Herzegovina, il censimento del 1991 contava 6.868 Rom tra la
popolazione anteguerra di 4,3 milioni. Ma secondo il Comitato per i Rom interno
al Consiglio nazionale dei Ministri (governo federale), il numero è vicino a
70.000.
Il censimento 2001 in Croazia trovò 9.463 Rom su una popolazione di 4,4
milioni. Le organizzazioni Rom dicono che il numero reale è tra 30.000 e 40.000,
e la maggior parte non ha una fonte permanente di reddito.
I gruppi locali dei diritti hanno patito un colpo a luglio quando la Corte
Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la
Croazia non discriminava gli studenti Rom mettendoli in classi separate di
solo Rom, pratica frequente nei Balcani.
"Questa regola potrebbe avere un impatto su molti paesi in Europa," ha detto
Anita Danka del Centro Europeo per i Diritti dei Rom alla belgradese B92 RTV.
"La Corte non è stata capace di vedere che l'istruzione segregata può avere una
varietà di manifestazioni, inclusa la segregazione nelle scuole principali."
La segregazione esiste anche in Serbia, dove i bambini Rom per decenni sono
finiti in scuole speciali.
Le statistiche del Centro Informazione Rom mostrano che il 60% dei Rom
lasciano la scuola all'età di 10anni. Soltanto il 4% dei bambini Rom in Serbia
hanno frequentato la pre-scuola o gli asili.
La nascita di solito non viene registrata, dicono gli attivisti. La Serbia il
mese scorso ha lanciato una campagna per fornire documenti ai Rom.
"La linea di tendenza è la politica di fornire un'esistenza decente per i Rom
dopo molti anni di negligenza," ha detto Luan Koka dell'Organizzazione della
Stategia Nazionale per i Rom a IPS. (END/2008)
Da
Roma_und_Sinti
The Vancouver Sun Agence-France Presse - sabato 9 agosto 2008
GINEVRA - Un esperto sul razzismo delle Nazioni Unite, ha ammonito venerdì che
il razzismo e la xenofobia nella politica austriaca sono una "seria
preoccupazione" e lo stato dovrebbe mostrare più determinazione nell'affrontare
il problema.
Ion Diaconu, relatore sull'Austria del Comitato ONU per lo Sradicamento della
Discriminazione Razziale (CERD), ha detto che le tendenze razziste e xenofobe
erano evidenti nelle campagne politiche, nei media e nelle attitudini
pubbliche.
"La persistenza di discorsi razzisti contro Musulmani, Ebrei, Africani e
persone appartenenti a minoranze etniche nei circoli politici, nei media, su
Internet... è stato un aspetto di grave preoccupazione," ha detto al comitato
che sta rivedendo il caso austriaco.
L'Austria provocò un uragano nell'Unione Europea all'inizio del decennio
quando il leader dell'estrema destra Joerg Haider formò il governo assieme ai
Cristiano Democratici.
I leader europei hanno snobbato il governo austriaco fin quando Haider fece
parte della coalizione.
Haider, 58 anni, all'inizio del mese ha annunciato il suo ritorno alla
politica nazionale, dicendo che guiderà il nuovo partito BZO nelle elezioni
politiche del prossimo mese.
L'esperto ONU ha detto che il razzismo non infetta solo la politica ma anche
i media e la più ampia sfera sociale - citando articoli razzisti su differenti
pubblicazioni come anche che in diverse occasioni ad Africani o Latino Americani
è stato proibito di entrare nei bar o in altri spazi pubblici.
Diaconu ha detto anche che l'Austria ha bisogno di sviluppare un più "vasto"
processo di istruzione per permettere ai suoi cittadini di fare i conti col
passato nazista e rigettare le manifestazioni di nazionalismo estremo.
L'Austria fu parte del "Reich" nazista dal 1938 al 1945, e Adolf Hitler
nacque lì.
Dopo la guerra, molti Austriaci hanno provato a farsi passare come vittime
dei nazisti, ma la polemica scoppiò negli anni '80 quando emerse che il
presidente - ed ex segretario generale ONU - Kurt Waldheim, aveva celato
dettagli sul suo ruolo come ufficiale della Wehrmacht durante la guerra.
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