Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 31/03/2011
Segnalazione di Marco Brazzoduro
Edizioni Corsare (Perugia - corsare@iol.it
- tel:075 584 7055 )
hanno appena pubblicato
"Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?"
di Eva Ciuk
prefazioni di Eva Rizzin e Livio Sossi
un libro, un DVD e molto di più...
un cortometraggio con cartone animato sui rom e ashkali del Kosovo,
le fotografie con cui si auto-presentano i bambini rom e sinti del Friuli
Venezia Giulia,
la descrizione dei laboratori che abbiamo proposto nelle scuole nell'ambito del
progetto “Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?”,
le domande e gli interrogativi dei bambini sul tema proposto e le risposte che
abbiamo dato,
la Convenzione sui diritti dell'infanzia dell'Unicef, TROOL-Tutti i ragazzi ora
on line...
…sono i contenuti del percorso di educazione alla multiculturalità e conoscenza
dei popoli rom e sinti
proposto in collaborazione con
l'UNICEF di Trieste e
OsservAzione - centro di studi e ricerca contro la discriminazione dei Rom e dei
Sinti in Italia (Firenze)
... il materiale contenuto è adatto ai bambini, ai genitori,
ma soprattutto agli insegnanti e agli educatori che si occupano di
multiculturalità.
Attraverso itinerari come quello proposto da Chi ha paura di cappuccetto
rosso? i bambini entreranno in possesso degli strumenti per interrompere il
circolo vizioso del pregiudizio, per guardare all’altro come un risorsa da
scoprire e conoscere e scacciare quindi il “lupo cattivo” attraverso l’arma
della conoscenza.
Eva Rizzin
Si tratta di un’operazione di attualizzazione: la fiaba perraultiana viene
ambientata nel campo degli sfollati interni di Plementina in Kosovo, ai nostri
giorni. Così diventa strumento di conoscenza e di lettura della realtà. “Le
fiabe – scrive Italo Calvino - sono vere.
Sono (…) una spiegazione generale della vita”. Così racconta la vita.
Livio Sossi
Perché serve un progetto come quello descritto nel volume "Chi ha paura di
Cappuccetto Rosso?"?
Negli ultimi anni in Italia abbiamo assistito ad un drammatico incremento di
intolleranza e di odio nei confronti delle comunità rom e sinti. L'ordinarietà
del pensiero razzista è stata legittimata soprattutto da un'informazione che non
avendo saputo condannare certe dichiarazioni discriminatorie di alcuni
personaggi pubblici ha contribuito a diffondere luoghi comuni e pregiudizi su
cui si fonda l'intolleranza.
Da queste riflessioni nasce l'idea di offrire ai bambini, ma forse anche agli
adulti, una fiaba che li aiuta a riflettere, a conoscere i propri coetanei e a
confrontarsi con il mondo e con il diverso, perchè la varietà del mondo è una
ricchezza e non una realtà che minaccia il nostro modo di vivere o il nostro
"benessere".
Ho chiesto ai bambini rom e ashkali del campo sfollati di Plementine/a in Kosovo
di raccontarsi, di far conoscere il loro mondo, le loro fiabe tradizionali, le
loro canzoni, filastrocche e giochi ai bambini che vivono nel mio paese. Loro
invece mi hanno raccontato la fiaba di Cappuccetto Rosso.
Il cortometraggio è parte del progetto educazione alla multiculturalità dal
titolo “Chi ha paura di Cappuccetto Rosso? – Siamo tutti bambini” che verrà
proposto e presentato nelle scuole primarie. Si tratta di una forma di
comunicazione a misura di bambino che si propone di stimolare l’analisi, la
curiosità e l’accettazione della diversità ed il confronto tra contesti, culture
e modi di vivere l’infanzia diversi.
Eva Ciuk

A Milano, il rom serbo Jovica Jovic insegna musica a domicilio. di
Michela Dell'Amico
Ore 17, lezione di fisarmonica. Il maestro? Arriva a domicilio, con la sua
'fisa' a bottoni e un grande sorriso. Jovica Jovic è un rom serbo, musicista di
fama internazionale, ma sempre appeso al permesso di soggiorno. Salvato
dall'espulsione, un anno fa, grazie alla passione per la musica del ministro
dell’Interno, Roberto Maroni (e a causa di un'ernia da curare). Insegna nelle
case di Milano con il metodo 'a orecchio', quello che lui apprese dal nonno, e
porta con sé le sue storia di vita rom.
GLI SGOMBERI. Vita da nomade suo malgrado, fatta di sgomberi come per tutti gli
altri: la sua abitazione, nel campo di accoglienza di Rho, è stata abbattuta
dalle ruspe. Distrutta anche la piccola chiesa (di cemento e mattoni) che aveva
costruito con il figlio, benedetta dal parroco ortodosso come da quello
cattolico, ma non dalla politica di Milano. Da circa un anno vive in affitto a Parabiago (a pochi chilometri dalla città), con la sua numerosa famiglia, anche
se riuscire a sopravvivere è una scommessa che si ripresenta ogni mese.
APRIRE A UN NOMADE. «Dopo averlo conosciuto» ricorda Cristina Simen, zia di uno
degli allievi di Jovica «ho visitato la sua famiglia nel campo e mi si è aperto
un mondo». Ma come si apre la porta di casa a un nomade? «Non abbiamo avuto
dubbi» risponde decisa nonna Paola «siamo rimasti commossi dall’umanità e dalla
semplicità di questo popolo che, in fondo, non ha nulla di diverso da noi».
Il progetto: una scuola per insegnare musica
Jovica insegna a suonare la fisarmonica a domicilio: un progetto di successo
Jovica aspetta di veder realizzato il suo sogno, la promessa del ministro
Maroni: una scuola tutta per sé, per insegnare a bambini, anziani e disabili.
Intanto, con l’aiuto della sua amica (anche lei allieva) Cristina Simen, gira
per le case dei suoi allievi milanesi: perché «chi suona non pensa mai male»,
garantisce, ma anzi, sviluppa le capacità del cervello.
I MUZIKANTI. «Ognuno di noi ha un nodo nella testa, perché muovere le dita delle
due mani nello stesso gesto è facile, ma muoverle ognuna per conto proprio è
difficile» spiega Jovica «suonando si scioglie questo nodo, si impara il ritmo e
il movimento del corpo, si fa anche ginnastica. Preferisco lavorare con chi non
sa nulla di musica, con chi impugna per la prima volta la 'fisa' e magari la
impugna al contrario. È infatti troppa la soddisfazione nel vederli poi suonare:
quel che serve è solo l'1% di talento e 99% di lavoro». Jovica vive da 40 anni
in Italia, suona ai matrimoni di mezza Europa da quando ne aveva 13, e poi
insieme alla sua band
I Muzikanti, o con artisti come Moni Ovadia, Piero Pelù e
Dario Fo. Ha partecipato a eventi simbolo per la città di Milano, suonando per
anni al binario 21, nel giorno della memoria della Shoah. Eppure la sua
permanenza in Italia resta sempre appesa a un filo.
Una vita da nomade e il desiderio di cittadinanza
Jovica Jovic è un rom serbo: è in Italia per la passione della musica
di Roberto Maroni
Nato a Belgrado nel 1952 in una famiglia di musicisti, Jovica ha imparato a
suonare ascoltando il nonno, «morto a 106 anni con il violino in mano», ricorda
sorridendo. Poi ha vissuto in Austria e in Germania, infine è arrivato in
Italia. Nel 1971 nella fabbrica Dallapè di Stradella costruiscono su misura per
lui una fisarmonica speciale: un pezzo unico, costato otto mesi di lavoro.
PROBLEMA DOCUMENTI. «Oggi queste fabbriche sono chiuse, nessuno suona e nessuno
insegna. È un vero peccato per uno strumento che l’Italia esportava nel mondo»,
dice con rammarico. Nel 2007, in viaggio per il funerale del padre, Jovica viene
bloccato all’aeroporto di Roma e, a causa di un visto non rinnovato, è rinchiuso
in un Cie (Centro di identificazione ed espulsione). Da allora inizia a
escogitare soluzioni per restare in regola con i documenti, l’ultima volta
concessi da Maroni per motivi di salute: è in lista d’attesa per operare
un’ernia e ha seri problemi di cuore. «Vorrei la cittadinanza» spiega «magari
per meriti artistici».
I rom? «Seminateci bene», dice Jovica, «perché noi daremo buoni frutti. Ci sono
rom che in altri Paesi sono l’orgoglio della nazione, che si integrano e
lavorano al meglio. Ma di loro non se ne parla. Si vedono sempre e solo
sgomberi, furti, degrado. Chiediamo documenti, in modo da poter affittare una
casa o comprare una macchina, avere un’assicurazione. Tutte cose che
porterebbero soldi alla società e una vita migliore a noi. I rom sono un libro
che resta chiuso: nessuno ci conosce, ma quando succede spesso l’incontro è
destinato a durare»
L'ALLIEVA CRISTINA. Come quello avvenuto per caso con Cristina: «Ho preso un
volantino per strada» ricorda «perché ero incuriosita dalla possibilità di
imparare a suonare la fisarmonica, e così ci siamo conosciuti. Alla fine ho
incontrato la sua famiglia, e lui la mia. E l'idea delle lezioni a domicilio, da
dove nasce? «È un progetto che stiamo portando avanti insieme. Vorremmo trovare
fondi per aprire una scuola di musica per bambini, magari anche stranieri, rom e
disagiati. Coinvolgere nello studio bimbi che altrimenti non potrebbero
permetterselo e magari salvarli dalla strada». Il video
Sabato, 26 Marzo 2011
Napoli Magazine
Sabato 2 aprile 2011, dalle ore 22, al Tinghel Tanghel (Via Telesino 25 –
Materdei) gli 'O Rom presentano in anteprima il loro primo lavoro discografico:
"Vacanze Romanes". Il titolo, sarcastico è dedicato a tutti coloro i quali
ancora credono che i popoli Rom e Sinti vivano nei campi perchè amano fare
"campeggio". Il Contributo al concerto è di 5€.
Il disco, prodotto da Carmine D'Aniello e Carlo Licenziato e arrangiato dallo
stesso D'Aniello insieme a Carmine Guarracino, contiene diversi brani in lingua
romanes e mira, anche a dimostrare come i popoli rom sappiano adeguarsi alle
culture, musicali in particolare, dei luoghi in cui trovano. Un pò come accade a
Riace per la tarantella dei S.Cosimo e Damiano (protettori dei popoli nomadi).
'O Rom è una gypsy band italo-rumena, nata nel 2008, che propone uno spettacolo
brillante e dal ritmo travolgente, un vero e proprio viaggio attraverso le
suggestioni della musica Rom, Balcanica e popolare dell’Italia del Sud.
Lo scopo del gruppo è anche quello di avvicinare le persone ai popoli Rom e
Sinti, comunemente chiamati “Zingari”, e alla loro cultura, per sfatare quei
luoghi comuni che anni di persecuzioni gli hanno cucito addosso.
‘O Rom nasce anche grazie all’esperienza con il gruppo Balkanjia del chitarrista
e arrangiatore Carmine Guarracino e si ispira ad artisti del calibro di Adnan
Hozic, Saban Bairamovic, Taraf De Haidouks, Mostar Sevdah Reunion, ed anche Manu
Chao, Police e Buena Vista Social Club.
'O Rom:
Carmine D'Aniello - voce, chitarra acustica, tammorre
Carmine Guarracino – chitarre
Ilie Pepica – violino
Ion Tita - fisarmonica
Ilie Zbanghiu - contrabbasso
Amedeo Della Rocca – percussioni
http://www.orom.it
http://www.facebook.com/#!/pages/o-Rom/51231308837
L’associazione culturale tInG(h)El TaNg(h)eL opera nel campo delle arti visive e
corporee dal 2000. Propone corsi e progetti che possano mirare a favorire
attraverso tutte le forme d’arte lo sviluppo della creatività e
dell’espressività.
Direzione Artistica Tinghel Tanghel: Tiziana Verdoscia
info&prenotazioni: 328 4753405 – events@tinghel.org -
www.tinghel.org
ass. cult. tInG(h)El TaNg(H)eL
via A. Telesino, 25 (materdei) - Napoli
Fotografie del 31/03/2011
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