Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 22/03/2011
Su richiesta e segnalazione del lettore Fiorenzo, ad
integrazione di quanto pubblicato
QUI (e relativi commenti), ecco un altro articolo tratto da Redattore
Sociale:
Il commento di don Mapelli: "Un'azione di cui si assumano la
responsabilità il comune, il prefetto o chi si vuole. Ma non noi. Sgomberi come
questo sono del tutto inutili, innalzano solo la tensione"
MILANO - "Quello che è successo oggi non ci vede d'accordo: è un'azione per la
quale non siamo stati interpellati". Questo il commento di don Massimo Mapelli,
responsabile del progetto sociale della Casa della carità all'interno del
campo nomadi comunale di via Triboniano, allo sgombero di tre famiglie avvenuto
in mattinata (vedi
lancio precedente).
"Queste famiglie stavano pian piano costruendo percorsi di uscita positiva che
iniziavano a concretizzarsi -continua il sacerdote-. Perciò sgomberi come questo
sono del tutto inutili: innalzano la tensione e non servono ad affrontare il
problema dal punto di vista sociale."
Per quanto riguarda l'accusa di offerta di denaro in cambio dell'abbandono del
campo, sollevata dal romeno Costantin Ventila anche a carico della Casa della
carità, don Mapelli replica: "Come agli altri abitanti del campo, abbiamo
chiesto anche a lui, che lavora regolarmente, di iniziare un percorso di uscita
dal campo e di inserimento sociale: molti altri hanno trovato una casa sul
mercato con il sostegno del Piano Maroni e poteva farlo anche lui. Detto questo,
non siamo stati sicuramente noi a ordinare l'azione di oggi nei suoi confronti.
Un'azione di cui si assumano la responsabilità il Comune, il Prefetto o chi si
vuole. Ma non noi"
Il Comune varerà il nuovo regolamento per il campo nomadi. La struttura verrà
gestita da un ente terzo rispetto a Comune e Sucar Drom. Ecco le lettere che i
sinti hanno inviato alla Gazzetta.
Gazzetta di Mantova
- GUENDALINA "Vogliono cacciarci"
- PAOLO "Perché cambiare il regolamento?"
- DEL BAR "Come fate a sapere che siamo sporchi?"
- SUCAR DROM "Ricordiamo i tanti passi avanti"
MANTOVA. Giro di vite del Comune sulla gestione del campo nomadi del Migliaretto. E' quanto prevede la nuova bozza di regolamento. Norme più severe
per scandire la convivenza tra famiglie Rom e Sinte e, soprattutto, la certezza
che si andrà verso la chiusura del campo, anche se ancora non si sa quando e
nemmeno quale sarà l'alternativa offerta ai residenti. I quali saranno
maggiormente responsabilizzati nella conduzione delle piazzole.
Nel senso che dovranno occuparsi della manutenzione ordinaria, prima affidata al
Comune, e che risponderanno direttamente degli eventuali danni arrecati alla
struttura. Rischiando anche l'espulsione nel caso non si attengano alla regole.
Aumenterà anche il canone giornaliero che ogni famiglia dovrà versare e
rincarerà anche il costo di acqua, luce e gas. E vi è anche una novità
sostanziale. Dal nuovo regolamento si evince che a gestire la struttura non
saranno più il Comune e i nomadi attraverso l'associazione Sucar drom, ma un
ente terzo. Le modalità per l'affidamento saranno decise in un secondo tempo
dalla giunta.
Ancora non è dato conoscere la reazione ufficiale delle rappresentanze dei
nomadi, anche se voci parlano di forti resistenze all'introduzione, all'articolo
4, della facoltà per l'ente gestore di proporre al sindaco l'espulsione di chi,
residente o meno, «non osserva il regolamento, commette reati contro il
patrimonio, crea disordini o risse all'interno dell'area e di chi risulta
insolvente nei pagamenti dei canoni» previsti dal regolamento.
Così come non piacerebbe che dallo stesso articolo 4 sia sparito il riferimento
a due dei compiti principali per le istituzioni pubbliche e per chi gestisce un
campo nomadi: promuovere la scolarizzazione dei bambini e curare il rapporto tra
cittadini e nomadi per favorire l'integrazione nella comunità. «In commissione -
dice l'assessore al welfare Arnaldo De Pietri - valuteremo serenamente le
proposte delle associazioni che saranno portate dai dirigenti e che, in alcune
casi, sono già state condivise. Il fatto politico importante - sottolinea - è
che il regolamento porta in sè i presupposti per procedere ad un graduale
smantellamento del campo».
In questa direzione va anche la norma introdotta che prevede di non assegnare
più le piazzole che si rendessero libere per il trasferimento di famiglie
residenti. Per la prima volta la struttura di via Guerra viene definita «area
residenziale» per le famiglie Sinte e Rom (prima era semplicemente un "campo"
per permettere la sosta dei nomadi fornendo loro «servizi indispensabili per le
esigenze familiari»).
L'area comprende 25 piazzole (ognuna delle quali può ospitare sino a due nuclei
familiari), con a disposizione due prese elettriche. L'area al massimo può
ospitare 200 persone (prima non vi era alcun limite): i residenti possono stare
per un tempo illimitato; mentre i non residenti potranno fermarsi per un massimo
di 30 giorni rinnovabili (prima era previsto un solo rinnovo).
18 marzo 2011
Sul nuovo regolamento per il campo nomadi
sono arrivate in redazione lettere (alcune firmate con nomi di fantasia per
"timori _ scrivono _ di ritorsioni da parte del Comune") molto critiche nei
confronti delle nuove norme. Ecco la prima lettera
"Egregio Direttore della Gazzetta di Mantova, il Consiglio comunale sembra
intenzionato ad approvare un nuovo regolamento per chi come me vive nel
cosiddetto campo nomadi. Con il nuovo regolamento si vuole stravolgere le
modalità di pagamento degli oneri (affitto della piazzola, energia elettrica,
acqua, immondizie...). Per inciso, la casa non me l'ha data il Comune come a
Milano o a Roma, ce la metto io!
Mentre oggi andiamo liberamente, alla scadenza delle bollette, a pagare quanto
dovuto alla Tesoreria comunale in via Roma, con il nuovo regolamento dovremmo
pagare a un fantomatico Ente gestore. Mi chiedo: questo Ente gestore garantirà
gli stessi orari di sportello come fa oggi la Tesoreria comunale? Quanto dovrà
spendere il Comune per dare la possibilità all'Ente gestore di avere uno
sportello aperto tanti giorni e tante ore come la Tesoreria comunale?
L'impressione è che si voglia complicare la mia vita con l'obbiettivo trovare
delle scuse per cacciarmi in strada se il fantomatico giorno dei pagamenti sarò
lavoro o sarò ammalato."
Guendalina
abitante di viale Learco Guerra 23
Un altro abitante di Viale Learco Guerra 23
scrive sul regolamento che il Comune intende adottare per il campo nomadi. Anche
in questo caso fa ricorso a un nome di fantasia
"Egregio Direttore, il Comune ha intenzione di cambiare il regolamento del
luogo dove vivo, viale Learco Guerra 23. Razionalmente non ne capisco il motivo,
visto che l'attuale regolamento funziona e che tutti pagano regolarmente; ma si
sa ci sono le elezioni provinciali e quindi la cosa più semplice è dare addosso
a noi sinti mantovani.
Comunque non riesco proprio a capire il motivo per cui nel momento in cui non
pagassi l'energia elettrica mi cacciano in strada. Oggi se non pago mi tagliano
i fili della luce come a qualsiasi altro mantovano. Secondo Lei, Direttore,
stanno cercando scuse per smantellare il cosiddetto campo nomadi mandandoci via
da Mantova?"
Paolo
abitante di viale Learco Guerra 23
Yuri del Bar, vicepresidente dell'associazione
Sucar Drom, critica le parole del consigliere comunale Romano, il quale ha
affermato che "la cultura sinta è ruberia o carità"
"Signor Direttore, il consigliere Carlo Romano vuole insegnarci come vivere.
Ha affermato pubblicamente che la cultura sinta, e quindi la mia cultura, è
ruberia o carità. Ha anche affermato che siamo sporchi e non paghiamo le
bollette. Le posizioni verso noi sinti mantovani del consigliere Romano le ho
lette nei libri di storia e le ho sentite raccontate da mia madre che è nata in
campo di concentramento. Tutti sappiamo come è finita...
Nei suoi mandati come Consigliere Comunale Carlo Romano non si è mai visto nei
pressi del cosiddetto ''campo nomadi'' e quindi mi chiedo: come fa a sapere che
noi siamo sporchi? Forse quando ero Consigliere comunale venivo alle sedute
sporco?
Devo ricordare al consigliere Romano che la stessa Regione Lombardia, guidata
dal suo partito, ha riconosciuto la scolarizzazione a Mantova dei bambini sinti
come modello da esportare anche in altre città. La Regione Lombardia è molto
attenta ed informata su queste dinamiche e su questi progetti, al contrario del
consigliere che sparla solo per fare presa sulla cittadinanza. Naturalmente
stando attento a non fare dichiarazioni che vadano contro l'altro partito di
maggioranza: la Lega Nord. Altrimenti ha paura di perdere il seggiolone in
consiglio.
Credo che in questi anni la nostra associazione abbia fatto un gran bel lavoro,
non vedo il motivo perché distruggerlo e cambiare con un altro ente gestore. In
generale le cose si cambiano quando vanno male, ma forse l'unica cosa che ha in
mente questa amministrazione è quella di fare fuori Sucar Drom, associazione
conosciuta e stimata sia in Italia che in Europa. Credo che il regolamento
dell'area di sosta di via Learco Guerra n. 23 debba essere ancora approfondito
prima di andare in Consiglio comunale, come eravamo d'accordo con l'Assessore
che ci aveva promesso un altro incontro. Ma le pressioni politiche alle spalle
dell'assessore hanno costretto questo ultimo a cedere per non avere problemi in
seguito. L'associazione Sucar Drom ha ricevuto nel 2009 euro 16.000,00 per la
gestione ma anche una parte della manutenzione degli impianti come quello
fognario e quello del verde. Caro Romano, cosa costerà ai mantovani la sola
gestione che sembra si voglia affidare all'Aster (ex Mantova Parking)?"
Yuri Del Bar
Vicepresidente Associazione Sucar Drom
"Il desiderio di evitare il dialogo e il
confronto aperto cercando di far accettare proposte che definire discutibili è
solo generoso verso chi le avanza, è apparso subito chiaro a chi come me ha
assistito nella serata di ieri all'incontro delle commissioni statuto e
regolamento e servizi sociali. Le commissioni si riunivano per discutere la
stesura di un nuovo regolamento per l'Area Attrezzata a Sosta per Sinti
italiani, da sempre dicitura corretta ma che i nostri politici, spesso in
difficoltà con la lingua italiana, non riescono ancora a pronunciare preferendo
quella più sbrigativa di campo nomadi.
Dopo una sbrigativa presentazione del nuovo regolamento da parte del dirigente
Ernesto Ghidoni, l' assessore Arnaldo De Pietri, chiedeva che non fosse
accettata la lettura di un intervento preparato dall'Associazione Sucar Drom
come proposto dai consiglieri di minoranza.
L'assessore riteneva che se il tenore dell'intervento fosse quello espresso
anche in articoli apparsi sui quotidiani, non era il caso di dare altro spazio
al confronto. Forse dimenticava che era apparso prima un lungo articolo sulla
Gazzetta di Mantova, che se non riportava fedelmente le sue parole o il suo
pensiero, non si è comunque sentito in obbligo di correggere o smentire.
Fortunatamente la maggioranza dei presenti non era dello stesso avviso, e pure
se non sono mancati altri tentativi per affossare il confronto, il consigliere
Romano ha infatti ricordato che bisogna bere l'amaro calice (speriamo non sia
olio di ricino), l'intervento è stato letto, offrendo la possibilità tardiva e
comunque alla fine evasa di poter presentare un nuovo regolamento che non
risultasse solo, come è dimostrato sarà, un atto che renderà ancor più difficile
la vita a determinate persone già svantaggiate, ma anche un documento
raffazzonato e approssimativo che evidenzierà i suoi limiti e la sua
scorrettezza al momento di metterlo in atto.
Forse per ottenere una cosa più condivisa e più costruttiva sarebbe bastato che
i rappresentanti dell'assessorato al welfare ricordassero a se stessi e ai
presenti i passi in avanti che in passato si sono potuti fare, e che ancora
sarebbero stati possibili, puntando a quel modo di agire conosciuto come
collaborazione.
Luca Dotti
Associazione Sucar Drom
NdR: altre lettere inviate alla Gazzetta di Mantova, su
U VELTO
Tanya Mangalakova | Sofia 18 marzo 2011
La popolazione rurale in Bulgaria potrebbe scomparire in 50 anni: questo
l'allarme lanciato dall'Accademia delle Scienze Bulgara. Molti centri abitati
rischiano di trasformarsi in villaggi fantasma. In un efficiente utilizzo dei
fondi europei una possibile via d'uscita
Tra 50 anni la popolazione rurale della Bulgaria potrebbe scomparire. E questo
l'allarme lanciato da esperti dell'Accademia
delle Scienze Bulgara (BAN). Al
momento in Bulgaria ci sono ben 200 villaggi fantasma, località che pur essendo
ancora presenti sulla carta geografica e amministrativa, sono totalmente privi
di popolazione. In altri 500 villaggi gli abitanti non sono più di dieci o
venti.
La popolazione rurale è diminuita di circa il 60%, mostra uno studio sulle
prospettive demografiche eseguito dalla BAN sotto la direzione del professor
Nikolay Tzenov. Un secolo fa la Bulgaria era un paese agricolo, e allora solo il
20% della popolazione viveva in città. Nonostante l'ingresso nell'Unione
europea, oggi la Bulgaria continua ad avere seri problemi demografici, che si
rivelano particolarmente gravi nelle zone rurali. Secondo gli esperti, i motivi
principali per cui i villaggi si svuotano sono le cattive condizioni di vita e
la chiusura delle scuole locali e degli ospedali periferici.
"Il processo di abbandono delle campagne era iniziato già al tempo del comunismo
quando, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, era cominciata
l'urbanizzazione del Paese", spiega ad OBC la professoressa Marta Sugareva della
BAN. Secondo la Sugareva, le regioni più spopolate sono quelle lungo le
frontiere, che più di tutte soffrono della insufficiente infrastruttura
stradale. La regione maggiormente segnata dal fenomeno è la Bulgaria
nord-occidentale, nelle provincie di Vidin, Vratza e Montana.
Crisi demografica e questione di genere
Negli ultimi anni in Bulgaria si osserva un aggravarsi della crisi
demografica: la popolazione diminuisce, i giovani emigrano all'estero e nel
Paese restano soprattutto anziani. La popolazione bulgara è diminuita di circa
600mila unità negli ultimi dieci anni, secondo i primi dati dell'ultimo
censimento, tenuto nel mese di febbraio 2011. I cittadini bulgari sarebbero
passati da 7,9 a 7,3 milioni. A preoccupare è soprattutto la situazione delle
zone rurali, dove l'abbandono ha portato a una forte depressione economica e
sociale.
Lo svuotamento dei villaggi ha anche una dimensione di genere. Solitamente gli
uomini in età da matrimoni sono molti di più delle donne Secondo la Sugareva, le
donne emigrano più spesso in città per studiare all'università, mentre molti
uomini non proseguono gli studi e restano nel villaggio. Specularmente, nei
centri universitari le giovani donne sono molto di più degli uomini. Tutto
questo rende più difficile la creazione di coppie stabili.
In buona parte dei villaggi bulgari la struttura di genere e quella
generazionale sono alterate. Nelle generazioni più anziane, a dominare è la
componente femminile. Secondo la Sugareva questo dipende dal fatto che le donne
hanno una prospettiva di vita sensibilmente più alta degli uomini. Secondo vari
studi condotti in Europa orientale, gli uomini si sono rivelati più sensibili
rispetto agli scossoni sociali della transizione verso l'economia di mercato,
segnata da insicurezza, stress e disoccupazione. Risultato: oggi i villaggi
bulgari sono pieni di vedove anziane.
Mancanza di opportunità
Le ragioni dello svuotamento dei villaggi talvolta vanno oltre le mancanze
dell'infrastruttura stradale, o della chiusura di scuole e ospedali. Talvolta è
la criminalità il problema principale.
Un caso rimbalzato sui media bulgari è quello del villaggio di Mechka, nella
regione di Pleven. Su Facebook è stata creata una pagina che raccoglie video
sulla difficile situazione del villaggio. Qui molti abitanti anziani lamentano
furti e maltrattamenti soprattutto da parte di giovani della locale comunità
rom.
"Alcuni degli abitanti locali ormai allevano le galline in casa, per paura che
queste vengano rubate. Molte abitazioni sono abbandonate, oppure si vendono a
prezzi stracciati a causa della situazione", ha dichiarato un abitante del
villaggio al quotidiano 24 chasa.
Il problema, secondo la professoressa Sugareva, è dovuto principalmente alla
mancanza di opportunità lavorative, ma anche alla separazione della comunità
bulgara da quella rom, che qui è molto chiusa su se stessa. "I rom di Mechka,
per tradizione, sono stanziali, ma non mandano i figli a scuola e tendono a
sposarsi molto giovani, quasi sempre prima di aver raggiunto la maggiore età",
sostiene la Sugareva, che ha seguito il caso del villaggio da vicino.
Questa regione della Bulgaria, in realtà non è isolata, e il villaggio si trova
vicino all'arteria che da Pleven porta a
Belene, sito su cui dovrebbe essere
costruita la nuova centrale atomica. Qui, però, il turismo non è sviluppato, e
mancano altre possibilità lavorative importanti. "In questa zona della Bulgaria,
purtroppo, non c'è futuro", sostiene la Sugareva. "Qui non c'è movimento né
comunicazione, le persone vivono in isolamento e hanno paura uno dell'altro"
Agire in fretta
L'unico modo per fermare lo svuotamento dei villaggi è creare opportunità,
come succede nei paesi più sviluppati dell'Ue. Secondo Borislav Borisov,
presidente dell'Associazione dei villaggi bulgari, la previsione che tra 50 anni
non ci sarà più popolazione rurale è esagerata. Un'analisi dell'associazione
mostra che esistono villaggi vitali, con potenziale per lo sviluppo nel turismo
rurale e nell'agricoltura. Secondo Borisov, 7-800 villaggi in Bulgaria hanno
ottimo potenziale, altri 1500 discrete possibilità di sviluppo.
Borisov racconta che molti investitori hanno contattato l'associazione che
presiede per cercare collaborazione. I piani di investire in aree rurali, però,
sono spesso naufragati a causa dell'inefficienza amministrativa, della
corruzione e della mancanza di incentivi.
Oggi i fondi europei per lo sviluppo restano un miraggio per molte zone rurali
della Bulgaria. La creazione di opportunità nel campo del turismo oppure nella
produzione agricola restano un'eccezione piuttosto che la regola. La questione è
capire se la politica e gli amministratori avranno o meno la lucidità e la
voglia di ascoltare i segnali preoccupanti che arrivano dagli esperti sulla
situazione nelle aree rurali. Dalla capacità di assicurare un accesso effettivo
ai fondi europei dipende oggi una parte importante del destino dei villaggi
bulgari.
Fotografie del 22/03/2011
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