Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 06/03/2011
Una donna rom con le sue cose salvate dalla demolizione della baracca -
Repubblica.it
Sono arrivati alle 6.30 e hanno abbattuto baracche e roulotte. L'Arci, che
nel campo porta avanti un progetto di scolarizzazione: "Molti bambini, sul
pullman che li portava a scuola, ci chiedevano se al ritorno avrebbero ritrovato
le loro madri. Ma la metà di loro non sono venuti perché spaventati"
Sono arrivati all'alba, poco dopo le 6.30, e con ruspe e camion hanno abbattuto
alcune baracche e roulotte abusive all'interno del campo nomadi di Tor de Cenci:
sotto gli occhi di alcuni giornalisti e delle loro telecamere, l'azione di circa
70 agenti della municipale dell'VIII gruppo e del coordinamento operativo per
l'emergenza nomadi, guidati da Antonio Di Maggio, ha portato all'individuazione
di una cinquantina di persone non censite nel campo. Alcune di esse, 18 donne e
2 uomini, sono state condotte all'ufficio stranieri della questura per il
fotosegnalamento.
Momenti di preoccupazione e di tensione nel campo soprattutto da parte dei figli
delle donne condotte in questura, spaventati al momento dell'abbattimento delle
roulotte: molti di loro oggi non sono andati a scuola. A raccontare la
situazione del campo e la reazione delle persone che vi abitano è Paolo Perrini,
coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci, 15 anni di esperienza nel
campo a Tor de Cenci. Perrini parla della paura di una parte dei bambini del
campo durante l'azione di stamane e l'abbattimento delle abitazioni, con alcuni
di loro che hanno preferito correre a "rifugiarsi" negli altri container del
campo. In particolare, molto preoccupati si sono mostrati appunto i figli delle
donne condotte in questura: "Sul pullman che li portava a scuola questa mattina
ci domandavano quando avrebbero rivisto le loro madri e se le avrebbero trovate
al loro ritorno", dice Perrini che segnala il fatto che una delle conseguenze
dirette dell'azione è stata quella di far perdere un giorno di scuola ai
ragazzi. "Di solito- dice- ne accompagniamo a scuola circa 115, ma oggi non
erano più di 60".
Il coordinatore del progetto scolarizzazione dell'Arci spiega anche che fra i
cosiddetti "abusivi" individuati nel corso dell'azione ci sono anche figli e
nipoti degli abitanti "regolari", cioè le nuove generazioni nate nel corso degli
undici anni che sono trascorsi dal momento in cui furono assegnati i container:
"Nel 2000 le famiglie che ottennero i container avevano al loro interno molti
ragazzi fra i 10 e i 14 anni, che nel frattempo hanno a loro volta formato un
proprio nucleo familiare". Ci sono dunque almeno tre generazioni: i nonni che
hanno il container assegnato, i padri che li hanno lasciati al momento di
costruire la loro nuova famiglia, e i figli, che vivono con i loro genitori a
poca distanza dai container dei nonni.
Il campo di Tor de Cenci è uno dei campi tollerati in attesa di ricollocamento
e non fa parte dunque del gruppo di villaggi attrezzati: il Comune non vi ha
insediato un presidio sociale o socio-sanitario, non vi sono telecamere e non
c'è servizio di guardia, mentre la pulizia all'interno del campo è stata
affidata proprio a una cooperativa rom. "Gli abitanti del campo - riferisce
Perrini- hanno stabilito degli ottimi rapporti con il territorio" e vivono
fondamentalmente con la raccolta dei metalli e l'attività dei mercatini: "La
gran parte dei rom- dice- viene chiamata nel quartiere (e non solo) per lavori
di pulizia, di svuotamento di cantine e simili: il materiale che raccolgono
viene portato nel campo, dove viene effettuata una cernita per individuare
l'alluminio, il rame o il ferro".
"Quello che per noi sembra immondizia - spiega - per loro è vita, perché
ricavano il materiale per vivere, e per vivere onestamente: oltre ai metalli,
gli oggetti ancora utili vengono poi venduti nei mercatini organizzati il sabato
e la domenica". Si tratta di attività ancora informali, nonostante da tempo si
sia manifestata, fra le comunità rom, la necessità e la disponibilità a
regolamentarle: ogni tentativo attuato finora, però, non ha avuto successo.
Dall'Ama, sul versante del riciclaggio del metallo, finora ad esempio non è
arrivata nessuna apertura. Eppure, fra metallo e mercatini "si tratta di un
lavoro onesto: perché non li mettiamo nelle condizioni di farlo alla luce del
sole? Facciamoli campare!".
E del resto le alternative sono davvero poche: non sono mancati i tentativi, nel
corso del tempo, per provare ad inserire i giovani nel mercato del lavoro
locale. Risultati? "Con progetti di formazione lavoro abbiamo formato giovani
parrucchieri o giovani baristi, ma dopo i sei mesi di tirocinio, al momento
della formalizzazione del rapporto di lavoro, essa è sempre stata rifiutata:
quando il datore di lavoro legge sul permesso di soggiorno che il ragazzo abita
al campo rom di Tor de Cenci s'inventa qualsiasi cosa pur di non assumere". E
così molti abitanti del campo lavorano come ambulanti, spesso con partita iva:
attività che consente loro di avere un reddito dignitoso, ma sempre
nell'informalità e nella precarietà.
(04 marzo 2011)
Di Fabrizio (pubblicato @ 09:11:58 in casa, visitato 1680 volte)
Le madri zingare di Luník IX scrivono al Premier

Alcune bambini e mamme del ghetto Rom di Luník IX a Košice hanno indirizzato
una lettera aperta al primo Ministro Iveta Radičová per informarla della
situazione senza speranze nella quale versano.
Nella lettera, le madri ed i bambini zingari informano la Radičová che la gente
di Luník IX paga l'affitto delle case nonostante non esistano contratti. Che allo
stesso modo viene riscossa quotidianamente l'elettricità, in ragione di 6 euro
al giorno, da parte degli incaricati della città. Che insomma nel quartiere non
vige l'anarchia zingara ma l'irregolarità e l'arbitrio degli amministratori
locali.
"Scriviamo al Primo Ministro perché speriamo che l'Ispettorato del Commercio e
gli altri uffici ispettivi conducano una profonda verifica della situazione
della Direzione di Luník IX e dell'Associazione per la Casa di Kosice per
scoprire chi abbia gestito tanto irresponsabilmente, per quasi venti anni,
l'affitto degli appartamenti di Luník IX, e perché lo abbia fatto".
Secondo Gabriel Glovacký, un insegnante che opera nell'ambito della comunità Rom
di Košice, il quartiere è, come gli stessi abitanti definiscono "una trappola
sociale" che non prevede uscite.
"Prima della fine del 1989 il 94% dei Rom di Luník IX aveva una occupazione.
Attualmente il 94% di loro è disoccupato", sostiene Glovacký, spiegando come i
giovani del quartiere desiderino una vita diversa da quella dei genitori ma non
abbiano prospettive di cambiamento per le loro vite.
"La gente di Luník IX è probabilmente indebitata per le prossime tre o quattro
generazioni. Vivono in appartamenti in cui l'acqua viene erogata per un'ora due
volte al giorno, ma i debiti corrispondenti ad acqua, elettricità e
riscaldamento raggiungono totali di milioni di euro" ha continuato a spiegare Glovacký, sottolineando che persino i pochi zingari che hanno un lavoro non
guadagnano abbastanza per trovare una modesta abitazione lontano da Luník IX.
Simile anche l'opinione di Anna Koptová, Preside della scuola superiore di via
Galaktická, che spiega: "se il colore della tua pelle è scuro e la tua residenza
permanente è a Luník IX non hai speranze di trovare lavoro". Secondo la preside Koptová ci sono infatti tanti Rom colti ed abili che si trovano discriminati sul
mercato del lavoro.
Fotografie del 06/03/2011
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